Deathhearts: demon's flowers, Fantasy-drammatico-romantico....( non lo so nemmeno io)

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Hakkai 4Ever
view post Posted on 10/6/2007, 14:37




Eccezzione solo per oggi

Act 4
Gli ultimi emissari


A
raik.
Quella che un tempo era una ragazza, ora era diventata un angelo degli inferi. Un tempo, una ragazza solare, decisa ed impulsiva, ora divenuta una creatura riflessiva, vendicativa e precisa, sommando tutte queste qualità si ha un cocktail letale, una creatura terribile ma affidabile, fedele ma imprevedibile.
I suoi capelli rossi e le sue grandi ali angeliche del medesimo colore la rappresentavano alla perfezione. La sua frusta a tre corde inoltre rappresentava il suo temperamento.

Araik camminava lungo le vie della città distrutta, passi lenti ma sicuri, uno davanti all’altro. Camminava mentre, con la coda dell’occhio, perlustrava freneticamente i dintorni. Anche quando notò una strana figura incappucciata che gli si parava davanti, lei non accennò a fermarsi. La figura dovette allungare una mano e chiamarla per attirare la sua attenzione.
Lei si fermò, lui era di qualche metro dietro di lei, ma Araik non si voltò continuava a guardare avanti. << cosa cerchi, Anima errante?>> chiese lei con tono di superiorità.
<< io? Io cerco solo delle informazioni>> disse il frate sfregandosi le mani e abbassandosi il cappuccio.
<< Anima errante, chi vuoi ingannare? Tu sai fin troppe cose su questo luogo e su questa storia>>
Disse lei con il solito tono. La figura si sfregò nuovamente le mani. << Io non capisco quello che vuole dirmi, Creatura angelica>>
<< Capisci fin troppo bene, tu puoi ingannare il povero Isaac ma non me>>
La figura fece un’espressione rassegnata << Acuta, ragazza>>
Simur iniziò a camminare freneticamente avanti e indietro, La ragazza si stava scocciando e stava voltando la testa. << Allora?>>
Il tono della figura cambiò, da sottomesso e introverso, a arrogante e solenne.
<< Araik, giusto? Sei molto intelligente, troppo per i miei gusti>>
<< sai cosa ci faccio con i tuoi gusti?>> Il tono d’Araik era divenuto molto più diretto.
<< non lo voglio sapere! Io ti voglio solo avvertire, non interferire, piccolo angelo >>
<< Io non ho bisogno di interferire, il tuo piano fallirà, non è bello fare il doppio giochista>>
<< tu non interferire e basta>>
<< come ho già detto, io non ho bisogno di interferire, Isaac, piccolo e povero diavolo, è molto debole psicologicamente in questo periodo ma si accorgerà del tuo giochetto>>
<< io devo ancora incominciare>>
<< sarà meglio non farlo, non lo merita>>
<< come, non se lo merita? Io credevo che anche tu fossi contro di lui, è un tuo nemico, no?>>
<< sì, ma se proverai ad ingannarlo sarò costretta ad inquadrare anche te come tale, come nemico>>
Simur scosse la testa. << perché Dovrei diventare un tuo nemico?>>
<< Isaac sta combattendo la sua guerra, quella è la sua storia, non mi è mai piaciuta la gente che s’impiccia nelle vicende altrui>>
Simur scosse di nuovo la testa.
<< ma ha infranto delle regole, non trovi? Perfino lei le ha infrante… io devo solo punirli>>
Araik si voltò del tutto. << Punirli?! Tu gli vuoi ingannare, potresti ucciderli subito ma ti diverti troppo a vederli soffrire, non è così?>>
Simur assunse un’espressione seria. << anche tu fai soffrire le persone>>
Lei sogghignò, come per spregio nei confronti del frate. << Io non faccio soffrire le persone, io le uccido>>
<< e credi sia meglio?>>
<< a volte sì>>
<< come vuoi>> Simur, indietreggiò di qualche passo e poi si voltò, se ne stava andando quando si ricordò di avere un’ultima domanda.
Si voltò e disse: << Come hai fatto a riconoscermi?>>
Lei lo guardò appena.
<< ho visto la tua schifosa faccia sorridente… quando sono morta>>
Araik si morse il labbro superiore, e con la lingua leccò un po’ del suo sangue. Dopo averlo assaporato sospirò.
<< ho ancora molti rimpianti che mi legano a questa vita, come posso farli sparire?>>

Intono a lei tutto cambiò. Era sera, molti anni prima.
Un parcheggio con una discesa che porta ai garage, un cortiletto e un giardino dove non viene tagliata l’erba, tutto circondato da alti condomini di periferia.
C’erano molti bambini. Lei gli riconobbe tutti.
Un bambino con i capelli neri corti e gli occhi azzurri: Isaac, 10 anni.
Una bambina che correva qua e la: Sarah, 8 anni.
Un’altra bambina: Elena 12 anni.
C’era poi una bambina prepotente, capelli rossi, occhi castani: Chiara 12 anni, lei Molto tempo prima, prima di trasformarsi.
C’erano altri bambini ma non si soffermò a guardarli. Avevano fatto una conta e si erano messi a giocare a nascondino. Giocarono per un po’, Isaac contava e Chiara si era nascosta dietro una macchina, non lontano dalla tana. Appena smise la conta, lui si allontanò un attimo e la ragazzina si scagliò per fare “tana”, lui la vide e prese a corsa per fare lo stesso.
Arrivarono circa nello stesso momento. Iniziò una discussione come accade spesso tra bambini.Lei lo spinse per terra e lui iniziò a piangere. Isaac era un gran piagnone, piangeva sempre, essendo piccolino non poteva affrontare alla pari i più grandi e allora piangeva e faceva la vittima. Tutti andarono a veder cosa era successo. Chiara si scusò ma lui continuò per un po’.
Araik continuò a guardarli, era come uno spettro in quel luogo, i bambini non la vedevano, ma in realtà erano loro gli spettri, semplici ricordi dell’angelo. Araik si sentì un po’ in colpa, forse quella volta aveva avuto una reazione esagerata. Ma erano solo dei bambini.
Tornò alla realtà. Sola tra le macerie. Anche se divenuta un angelo caduto, provava dei sentimenti, anche se pochi e confusi. Ricordava spesso il passato, quando erano bambini e giocavano tutti assieme. Lei, Isaac, Sarah ed Elena, insieme naturalmente a molti altri bambini del quartiere.
Ma loro quattro erano più uniti, più vicini tra loro di quanto fossero con tutti gli altri, si volevano bene. Molto bene, fin da piccoli. Quando crebbero, iniziarono a smettere di scendere nel parcheggio a giocare e si persero di vista con gli altri bambini. Ma loro quattro no. Isaac continuava a vedere Elena e sua sorella Sarah perché erano vicini di casa, e lei era diventata compagna di scuola di Elena e quindi s’incontravano spesso tutti a casa delle sorelle. Si divertivano e si volevano ancora più bene, anche se non lo volevano dimostrare tra litigi e sbeffeggi.
Araik si mise una mano tra i capelli, doveva smettere di pensare, doveva tornare alla realtà.
Riprese a camminare scacciando i pensieri, ma più provava a scacciarli e più tornavano.
Una voce da dentro gli disse:
- Devi vedere il futuro come voto di scuola anche se brutto, dovrai metterti sotto e rimediare, e se qualcuno verrà a rimproverarti perché la tua media non è migliorata potrai almeno rinfacciarli il fatto di averci provato, non rassegnarti…per nessun motivo-
 
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-Yurika-
view post Posted on 11/6/2007, 09:23




Wah! Amici fin da bambini! Com'è che Isaac sta in mezzo a tutte queste ragazze? XD Scherzo X°° *rotola* Bello l'angelo caduto! *.* Anche Simur diventa una figura sempre più interessante...
 
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Hakkai 4Ever
view post Posted on 11/6/2007, 10:49




aspetta e spera....simur.....sarà fin troppo interessante ( e scassa balle^^)

Act 5 Ritorni

Isaac stava parlando con Sarah, Aveva preso dalla dispensa un pacchetto di patatine.
<< tieni>> disse lui porgendogliele.
<< grazie, ma sei sicuro che siano buone?>> chiese lei un po’ indecisa se prenderle o No.
<< senti, la data di scadenza e fra tre anni e il pacchetto è chiuso… ne deduco che sono buone>>
Lei le prese e le aprì, insieme incominciarono a mangiarle. << queste patatine, vengono da quella scorta?>>
<< no>> rispose lui dopo aver preso due patatine con la mano << quella scorta è terminata>> aggiunse poi.
<<ah, ok>>
Mangiarono per un po’, il tempo di finire il pacchetto. Poi passarono alle cose serie.
<< dove credi sia, ora?>> chiese Sarah con aria interrogativa, << non lo so, io credo che occorrerebbe incominciare dalla torre>>.
<< si hai ragione, e poi, in quale altro luogo?>>
<< non lo so. Probabilmente la torre è l’unico nostro punto di riferimento>>
<< hai ragione, quindi andiamo verso la torre?!>>
<< forse dopo, ora ho bisogno di fare una cosa>>
<< cosa?>>
<<riflettere… sul tetto>> Isaac uscì dalla porta distrutta e si diresse verso la rampa di scale che portava al tetto, anche se la città era stata attaccata dai demoni e la gente sterminata, le strutture come i palazzi e le strade di quel quartiere erano per le maggior parti intatte. Sarah rimase da sola e andò in terrazza a guardare la città fumante. << come il solito, io qui da sola come se fossi stupida e lui da gran genio e protagonista fugge a riflettere>>

Isaac arrivò sul tetto, intorno a lui la città era fumante, anche se in complesso le strutture erano rimaste in piedi, riportavano, lo stesso, molti segni della battaglia, come interi pezzi di palazzo staccati e crollati a terra o macchine in fiamme, o esplose. La città poteva dare l’impressione di essere completamente distrutta, ma un occhio attento avrebbe notato sicuramente come stava veramente.
<< non capisco perché sia sparita, di certo non può essersene andata, non può>>
Isaac camminava freneticamente a destra e a sinistra.
<< dove sei? Perché sei scappata? Forse la maledizione si è scolta appena sarei morto e quindi anche essendo tornato Lei è libera…
Sì, deve essere per forza così, ma se è così ormai è finita…>>
Isaac aveva appena finito la frase quando vide una piuma rossa cadergli accanto, rimase a bocca aperta come uno scemo.
<< riflettici Isaac, non può essere così, ti sei dimenticato di Sarah. Se anche con la tua morte si fosse sciolto il legame, quello di Sarah è rimasto intatto perché non è morta>> disse una voce alle spalle del ragazzo.
Lui si voltò velocemente e vide un angelo rosso.
Le parole uscirono a mala pena << A…Ar…Araik…>>
L’angelo sorrise e si avvicinò.
Lui spostò rapidamente la mano sulla schiena dove di solito stava il fodero e la spada, l’aveva lasciata in casa. Il volto d’Isaac prese un’espressione strana, tra la sorpresa e la rassegnazione. Era spacciato.
Lei si accorse di tutto e il suo sorriso divenne ancora più profondo e la sua voce acquisì un tono di rimprovero. << Isaac sei sempre il solito, trovi sempre il modo di rovinare tutto, vero?>>
Araik si voltò. << Eh, bhè, combatteremo un’altra volta, non mi piace essere sleale, se non ti sconfiggo in una lotta alla pari non potrò ritenermi soddisfatta>>
<< mi dispiace?>>
Araik alzò le spalle. << e te lo chiedi?>>
<< non ne sono sicuro>>
<< bah, non m’importa molti il fatto che ti dispiace o no, sono infastidita dal fatto che non ne sei sicuro. Si prospetta un periodo difficile, stanno succedendo troppe cose strane, devi essere deciso e sicuro di te, e devi tenere gli occhi aperti>> Araik fece qualche passo in avanti e aprì le ali, pronta a volare via. Isaac allungò la mano quasi per afferrarla. << perché… Perché sei diversa?>> lei ripiegò per un attimo le ali e girò il volto mostrando al ragazzo il suo profilo. << diversa da chi?>>
Lui fece qualche passo traballante. << da tutti, da chiunque è stato colpito da questi eventi, da me, da Sarah, da tutti>>
Lei si voltò del tutto e allungò la mano avvicinandola a quella del ragazzo sempre tesa.
<< in realtà ti chiedi perché sono diversa da Lei? Vero?>>
Lui abbassò la testa rassegnandosi alla realtà. << si>>
<< povero sciocco>> Araik aprì di nuovo le ali per alzarsi in volo.
Il silenzio fu interrotto da una vocina, che ripeteva le loro frasi prendendosi gioco di loro.
<< Perché sei diversa amorino mio? Diversa da chi tesoro bello? Da tutti. No, tu volevi dire da Lei! Brutto tesorino mi tradisci? Me n’ero resa conto, è da un po’ di tempo che…>>
La vocina fu interrotta da Araik e Isaac all’unisono: << Ti pentiresti di terminare la frase, demone bastardo>>.
Appena i due si resero conto di aver detto la stessa frase allo stesso momento, si guardarono negli occhi e arrossirono.
<< scusate davvero, speravo di farvi ridere invece vi ho fatto solo agitare>> disse la voce, questa volta più seria.
<< fatti vedere>> urlò Isaac.
Davanti a loro apparve un’armatura vuota al suo interno. Lucida e argentea con alcuni graffi. L’elmo con due grandi corna a diavolo e con una grande spada seghettata alla mano destra, una voce robotica ma irritante:
<< eccomi qui, mi chiamavate?!>>
Araik estrasse la sua espressione più cattiva e Isaac, alle spalle della ragazza, era rimasto sorpreso.
<< Arteth, uno dei generarli di Anele?>> chiese Isaac.
<< sì>> rispose quella strana figura indicandosi con l’indice. << e sono il vostro nuovo incubo. Sono qui per porre fine alla vostra patetica scenetta, Lei, Lui, l’altro, oh! Mi avete stancato>>
Araik si avvicinò facendo apparire la sua frusta. << vattene, e non farti più vedere>>
<< ehi, non posso, Lei mi ha mandato qui, e devo compiere la mia missione, uccidere Isaac>>
Isaac cambiò la sua espressione, da sorpreso a spaventato.
<< Isaac sbrigati a prendere la spada, io non ho voglia di farmi un nuovo nemico, e credo che lui non ti aspetterà. Sbrigati>> Araik si alzò in volo e diede una frustata a terra vicino alla nuova figura, poi sparì tra le nubi. Lasciando ognuno al proprio destino.
Isaac corse verso le scale, ma il ragazzo lo fermò. << dove credi di andare?>> chiese il nuovo nemico mentre tendendo la mano faceva cadere dal cielo delle strane creature: degli scheletri, con una gran falce in mano, e a coprirli, una coperta nera strappata.
Il ragazzo estrasse il suo repertorio d’arti marziali tenendo testa alle creature, ma senza spada non poteva che intrattenerle.
Ci furono degli spari rivolti alle creature. Quelle colpite divennero sabbia e furono spazzate via dal vento. Ci furono altri spari, e altri ancora, fino a che le creature non furono tutte distrutte. Dalle scale sbucò Sarah con una pistola in mano e l’altra nella fondina, aveva anche la spada d’Isaac e gliela lanciò. Lui la prese al volo e la tolse dal fodero. << a noi due, armatura…>> disse Il ragazzo con un sorriso maligno, non più spaventato da quando aveva tra le mani la spada.
<< e io?>> chiese Sarah preoccupata.
<< va bene, a noi tre… ma non suona bene!>> ribatte Isaac. << smettetela! Siete patetici>> Gli interruppe il demone.
<< patetici? Tu conosci solo questa parola?>> domandò Isaac.
<< scusa Isaac, non vorrei interrompere la tua chiacchierata ma, da quando t’intrattieni con i demoni?>> chiese Sarah.
<< hai ragione! Io non parlo con i demoni!>>
Lo scatto d’Isaac fu veloce ed improvviso, riversò dei colpi molto rapidi che furono parati dallo spadone del nemico. Sarah non sparò. Aveva paura di colpire Isaac. Ci furono altri colpi parati. Qualche sparo dato quando il ragazzo era abbastanza lontano dal nemico, e altri colpi, lo scontro sembrava eterno e senza vincitori. Isaac con una mossa evasiva si scostò dal nemico per riprendere fiato, ma l’armatura gli corse subito incontro impedendoglielo. Lo scontro andò avanti per molto tempo e il ragazzo si stava stancando. Sarah intervenne molte volte ma era tutto inutile. L’armatura sembrava imbattibile. Sarah si parò davanti al nemico per fermarlo ma lui non le diede molto peso, con un poderoso calcio la fece volare, svenuta, a qualche metro di distanza.

Isaac era stato gettato a terra e il demone stava per infierirli il colpo di grazia, quando una luce nera e viola attraversò il mostro. L’armatura si sfece e la spada cadde pesantemente a terra.
Isaac si rialzò. << chi…>>
<< io>> disse una voce dalla scalinata. Simur. << ti ho visto in difficoltà e…>>
<< grazie>>
<< non c’è problema. D'altronde abbiamo lo stesso obbiettivo>>
<< non credo, in ogni modo, la ringrazio>> Isaac prese in braccio Sarah e la portò in casa. Il monaco rimase sul tetto non molto soddisfatto. La luce di mezzogiorno sembrò quasi spezzare il manto di nuvole senza riuscirci.
 
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Hakkai 4Ever
view post Posted on 12/6/2007, 08:31




Act 6 Una sola domanda: Perché?

“Una mano calda incontra una mano fredda, un vivo incontra un morto, un ricco incontra un povero, il bene incontra il male…
Una sola stretta di mano può decidere molti destini.
Quanto dovrò aspettare per vedere la mia mano incontrare la tua?”


Isaac aveva lasciato la casa, dopo aver sistemato Sarah nel letto svenuta, e si era diretto alla torre. Lungo la strada aveva visto molti fiori ma non si era soffermato a distruggerli. Continuò il suo cammino fino ad arrivare ai piedi della torre. Affianco ad un gran pezzo di muro stava Simur con le braccia conserte e la testa bassa, sembrava dormisse. Appena Isaac lo notò rallentò il passo e tentò di non farsi vedere, camminando sulle punte come un idiota mentre attraversava la piazza.
<< Isaac, ragazzo mio, sei tornato dove tutto ha avuto inizio… sospettavo>> Sussurrò Simur alzando il capo. Isaac fece un’espressione scocciata.
Simur si scostò dal muro e si avvicinò al ragazzo. << Credi che Il capo dei demoni sia ancora qui?>> chiese il frate, il ragazzo si voltò e lo guardò con tristezza.
<< perché sei qui?>> domandò il ragazzo.
<< come ti ho già detto, io sono un esorcista, caccio demoni, e la torre n’è piena>>
Isaac rimase sorpreso. Se la torre traboccava di demoni voleva significava che Lei era tornata lì.
<< mi toccherà salirla tutta un’altra volta>>
<< Isaac, non sapevo che tu avevi già Percorso tutta la torre fino alla cima >>
<< non importa. Non c’è di cui parlare>>
<< e invece sì, e dimmi com’è fatta…>>
<< non ho tempo. Devo andare>>
<< hai avvertito Sarah della tua decisione?>>
<< no, ma è meglio così, non dovrebbe addentrarsi è troppo pericoloso>>
<< ma anche lei è coinvolta, no?>>
<< non importa>>
Isaac si avviò superando il frate e avvicinandosi al gran portone della torre.
<< stai attento! Sento delle presenze molto forti provenienti da là dentro>> esclamò il frate, un attimo prima che il ragazzo entrasse.

“Sento la tua voce, la tua presenza. Sento il rumore dei tuoi passi e il tuo odore di passato…
Tu sei qui, ed io verrò ad incontrarti di nuovo. Ad affrontarti di nuovo. Ad ucciderti definitivamente, e non importa quanti demoni hai piazzato qua e là per bloccarmi la strada, perché io arriverò con nuova forza, soprattutto ora che mi sono reso conto della verità…
Tu fuggi da me evocando demoni, ma io ti cerco uccidendoli…
Tu cerchi il legame che abita dentro di me, e io cerco il ricordo che è rinchiuso in te…

A volte mi chiedo: perché non ci accontentiamo semplicemente dell’altro?”

Una ventata d’aria fredda e una vampata di ricordi travolsero il ragazzo.
Isaac ispezionò la sala di base della torre, era proprio come la ricordava. La sala d’ingresso era ampia e scura, con un colonnato che la rifiniva. Una scalinata che saliva a chiocciola affiancando le pareti della torre per un paio di piani fino a raggiungere la sala successiva, come il ragazzo ricordava, ogni sala era sorvegliata da un guardiano demoniaco, ma Isaac non vedeva nessuno. Fece dei passi indecisi, ma vedendo che non c’era nessuno, abbassò la guardia e si diresse verso la scala. Un rumore e un tonfo. Isaac fece appena in tempo ad allontanarsi. Il ragazzo mise a fuoco il nemico. Un grosso Minotauro di pelle nera e che sembrava impalpabile, con il corpo fumante e con in mano una mazza spinata con catena:
<< Umano, tu non puoi passare da questa sala…>> la sua voce ansimante e fredda echeggiava nel salone.
<< Io devo passare, e risparmiami la solita solfa! Io passo e basta>> Isaac sfoderò la spada dal fodero legato alla schiena e si avvicinò al demone.
<< ho detto che non puoi passare!>> il demone scagliò la catena contro il ragazzo, ma questo con un abile salto andò ad appoggiarsi ad un alto capitello di una colonna.
Il demone rimase sorpreso e mentre ritirava a se la catena disse: << veloce ed abile, inizio a dubitare sulla tua umanità…>>
<< io sono umanissimo, e solo che ho dovuto imparare a fare queste cose per sconfiggervi…>> disse Isaac mentre con un altro salto tornava a terra.
<< hai imparato bene>> urlò il demone mentre con un movimento faceva saettare la catena nel salone. Isaac aspettò che il catenaccio gli fosse vicino prima di schivarlo con un agile salto, e poi un altro e un altro.
Il Minotauro ritirò un’altra volta la catena e Isaac tornò ancora a terra.
<< Mi sorprendi, sei veramente abile, è tanto che non mi divertivo così>> esclamò il nemico.
<< è tanto? Suvvia ti ha creato Lei, al massimo hai due anni, non fare finta di essere un demone millenario…
Dì la verità, non ti sei mai divertito così>> rispose Isaac mentre si sistemava i capelli con la mano.
Il Minotauro abbassò lo sguardo. << hai ragione, ma mi sto divertendo lo stesso…>> il Minotauro si interruppe, fece qualche passo avanti e alzò la testa con uno sguardo furibondo, la catena si ritirò nell’asta e l’arma del demone divenne una semplice mazza spinata. Il nemico riprese la frase:
<<… ma l’incontro deve finire, ora morirai…>>
Isaac si scagliò contro il nemico con la spada stretta tra le mani:
<< finire? Io devo ancora incominciare!>>

Ci furono molti colpi, la mazza contro la spada. Isaac si sorprese. A dispetto della sua stazza, il demone, era veramente veloce e preciso.
Il ragazzo schivò un potente colpo di mazza che si andò a incastrare al muro, e si appoggiò con i piedi ad essa per darsi uno slancio per un attacco frontale molto rapido. Il nemico non ce la fece a parare il colpo, per colpa della velocità che aveva acquisito il ragazzo e subì una serie di colpi con la spada, Isaac lo attraversò colpendolo più volte e si ritrovò alle spalle del demone.
Il Minotauro staccò la mazza e fece una serie di piroette facendo volteggiare la sua arma in modo spaventoso. Isaac indietreggiò con una serie di capriole e non fu colpito fino a che non si ritrovò con le spalle al muro, ma grazie ad una sfortuna sfacciata, la serie di piroette finì proprio in quel momento, e il ragazzo percepì solo una forte ventata. Accortosi della situazione, n’approfittò per fuggire dall’angolo in cui si era cacciato, passò tra le gambe del demone colpendolo con la spada proprio in mezzo.
Il Minotauro fece un verso strano, tra il dolore cieco e la rabbia cieca, inginocchiandosi e portando lo zampone sinistro nel punto colpito. Il ragazzo avrebbe potuto approfittarne per colpire ma fu distratto, ebbe una specie di visione, vide la cima della torre bagnata dalla pioggia e il volto d’Anele in penombra, la sua bocca che si muoveva salutandolo.
I gemiti provocati dal demone che si rialzava riportavano il ragazzo alla realtà. Strinse di nuovo la spada tra le mani e sospirò qualcosa:

- Non ti preoccupare, sto arrivando ad ucciderti –

Ricominciò una serie di colpi. Questa volta, Isaac, dovette indietreggiare abbastanza a causa della potenza degli impatti da permettere al demone di sfoderare di nuovo la catena.
Il catenaccio saettò di nuovo colpendo ogni parete del salone, ogni colonna, ogni angolo. Isaac schivò varie volte la catena e la usò come appoggio per avanzare con dei balzi.
Mentre la catena era ancora in aria, mentre stava ancora invadendo la sala, Isaac era arrivato di fronte al nemico. Obliquo a mezz’aria dopo l’ennesimo scatto.
Il Minotauro non avrebbe fatto in tempo a ritirare la catena e appena se ne rese conto i suoi occhi rossi si spalancarono provando per la prima e l’ultima volta la paura.

Un colpo.

Isaac lo preparò e la spada iniziò ad emanare uno strano fumo rosso.
Un colpo orizzontale, da sinistra a destra.
La testa del demone fu tagliata a metà orizzontalmente. Un lampo di luce nera e violacea e il demone scomparve, lasciando cadere la gran mazza spinata.

La spada smise di brillare e il ragazzo la risistemò nel fodero. Camminò tranquillamente asciugandosi il sudore dalla fronte fino ad arrivare alla scalinata. Salì le scale con calma. Apparve qualche demone, come quelli incontrati sul tetto di casa sua, ma lui li sistemò tutti con dei colpi ben piazzati. Pochi passi e arrivò davanti ad una maestosa porta.

Silenzio...
Isaac si appoggiò con le spalle alla porta e scivolò lentamente fino a toccare terra.
Silenzio...
I pensieri tornarono, come un booberang....
di nuovo i ricordi e le domande...


 
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Hakkai 4Ever
view post Posted on 14/6/2007, 11:34




Act 7
L’hai fatto per me?


“ Quale parte della mia vita vorrei rivivere?
A volte me lo chiedo, ma la risposta è sempre la stessa. Quella parte:
quella subito dopo l’invasione della città da parte dei demoni e quella subito prima della tua pazzia. Qualcuno potrebbe pensare che è stato un periodo di paura e tristezza. Che quello sia stato un periodo dove la felicità e il benessere erano spariti e dove i cuori erano traboccanti d’odio. Eppure quella è stata la parte più emozionante della mia vita, quella dove eravamo molto vicini: tu, Sarah ed io. Il nostro legame si era compresso…
Eravamo diventati una squadra, una potente squadra… Devo però dire che se dovessi davvero riviverlo avrei delle perlpessità…
Perché se quello è stato il momento più emozionante il periodo immediatamente successivo è stato il più triste e cupo…Forse non sceglierei nessun momento, preferirei restare nel presente. Ricordare è bello, ma rivivere un momento preciso è una cosa troppo difficile”

Il fuocherello della sera prima si era spento.
L’effimera luce di un sole scapo e triste illuminò il viso d’Isaac. Il ragazzo si alzò e guadò quello che stava accadendo. Si trovavano in un palazzo in costruzione nella periferia, Isaac si affacciò dal balcone.
Sotto a lui, palizzate di legno costruite dai cittadini per difendersi, inutili.
Accanto al ragazzo arrivò Elena.
<< che ne pensi?>> chiese lei alludendo a qualcosa.
<< io credo che moriranno tutti>> rispose lui.
Sarah sbucò alle spalle dei due ed esclamò qualcosa << Come Isaac, non dai nessuna fiducia all’operazione Dasper? >>
Loro la chiamavano così: operazione Dasper.

“ma per capire tutto questo c’è bisogno di fare dei passi indietro”

Ottobre ’04
Nella città iniziarono a succedere cose strane. Dei demoni si erano stanziati nel centro storico. In una città come Flaretown i demoni non erano mai arrivati, e gli esorcisti nemmeno la consideravano una tappa nei loro viaggi. Il problema era che i demoni stanziati erano molti e combattivi. In poco i mostri iniziarono a cacciare anche pubblicamente. La città cadde nel panico. Una strana nebbia circondava la città e chiunque si addentava non tornava più. I cittadini impugnarono i fucili e le pistole o qualunque altra arma possedessero in casa e iniziarono ad organizzarsi. Ogni contatto con l’esterno era tagliato e per il resto del mondo tutto quello non stava accadendo.
Dopo un mese di distruzione e paura, urla e morti, la popolazione rimanente si era preparata una strategia per sconfiggere il capo dei demoni.
I ragazzi si erano salvati e nascosti nel palazzo allontanandosi da tutti gli altri. Per i cittadini loro erano morti, e per i demoni non esistevano.
La strategia creata dalla popolazione era semplice. Si sarebbero divisi in gruppi e sarebbero entrati dalle varie porte che portavano al centro storico. I fucili avrebbero aperto la strada e i cittadini avrebbero raggiunto il loro leader.

Isaac diceva che la spedizione avrebbe portato alla disperazione totale, e a Sarah venne la brillante idea di chiamarla operazione Dasper, senza un motivo preciso.

“ dovrei aver chiarito tutto”

<< L’operazione Dasper fallirà in modo clamoroso e tutti moriranno>> disse Isaac.
Elena sorrise e mise una mano sulla spalla del ragazzo. << è inutile che dici queste cose, da quello che abbiamo deciso anche noi parteciperemo all’operazione>>
Isaac si scansò. << No, sbagliato, noi attueremo il nostro piano lo stesso giorno dell’operazione e basta, non avremmo affatto a che fare con essa, n’approfitteremo per trovare i demoni impegnati e cogliere il loro capo di sorpresa>>
<< giusto, giusto……>> Sarah stava dalla parte d’Isaac e assecondava ogni sua parola.
Attesero il pomeriggio. Una prima banda armata di cittadini passò e poi andò un’altra. L’operazione stava iniziando.
Elena tornò all’interno, prese l’arco e lo guardò con acume.
Isaac la raggiunse. << qualche problema?>> chiese lui.
<< si, le frecce sono finite, dovrò utilizzare una spada>>
<< prendila, fra poco scenderemo e entreremo in azione e ti troveremo una spada,ok?>>
<< sopravvivremo?>>
<< non sono io a deciderlo>>
<< chi sarà?>>
<< il destino…>>
Lei gettò l’arco a terra e l’abbraccio. << avremo mai un’occasione per farlo ancora?>>
<< cosa?>>
<<questo, un abbraccio, una chiacchierata, una qualunque cosa>>
<< probabilmente questa cosa ci segnerà per sempre…>>
Lei strinse l’abbraccio e iniziò a piangere. << ricordami perché combattiamo!>>
<< per il bene delle persone a noi care>>
Arrivò Sarah. Elena interruppe l’abbraccio e si asciugò velocemente le lacrime per non far sospettare nulla alla sorella.
<< che succede?>> domandò Sarah.
<< nulla>> risposero all’unisono i due ragazzi.
Tornarono sul balcone a guardare quella gente carica di belle parole e ideali che in realtà non valevano nulla. Sarebbero morte e le loro anime non avrebbero trovato pace a causa dei rimpianti.
Un pomeriggio rosso.
Isaac sospirò, Sarah sospirò, Elena sorrise.
 
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