Eccezzione solo per oggi
Act 4
Gli ultimi emissariA
raik.
Quella che un tempo era una ragazza, ora era diventata un angelo degli inferi. Un tempo, una ragazza solare, decisa ed impulsiva, ora divenuta una creatura riflessiva, vendicativa e precisa, sommando tutte queste qualità si ha un cocktail letale, una creatura terribile ma affidabile, fedele ma imprevedibile.
I suoi capelli rossi e le sue grandi ali angeliche del medesimo colore la rappresentavano alla perfezione. La sua frusta a tre corde inoltre rappresentava il suo temperamento.
Araik camminava lungo le vie della città distrutta, passi lenti ma sicuri, uno davanti all’altro. Camminava mentre, con la coda dell’occhio, perlustrava freneticamente i dintorni. Anche quando notò una strana figura incappucciata che gli si parava davanti, lei non accennò a fermarsi. La figura dovette allungare una mano e chiamarla per attirare la sua attenzione.
Lei si fermò, lui era di qualche metro dietro di lei, ma Araik non si voltò continuava a guardare avanti. << cosa cerchi, Anima errante?>> chiese lei con tono di superiorità.
<< io? Io cerco solo delle informazioni>> disse il frate sfregandosi le mani e abbassandosi il cappuccio.
<< Anima errante, chi vuoi ingannare? Tu sai fin troppe cose su questo luogo e su questa storia>>
Disse lei con il solito tono. La figura si sfregò nuovamente le mani. << Io non capisco quello che vuole dirmi, Creatura angelica>>
<< Capisci fin troppo bene, tu puoi ingannare il povero Isaac ma non me>>
La figura fece un’espressione rassegnata << Acuta, ragazza>>
Simur iniziò a camminare freneticamente avanti e indietro, La ragazza si stava scocciando e stava voltando la testa. << Allora?>>
Il tono della figura cambiò, da sottomesso e introverso, a arrogante e solenne.
<< Araik, giusto? Sei molto intelligente, troppo per i miei gusti>>
<< sai cosa ci faccio con i tuoi gusti?>> Il tono d’Araik era divenuto molto più diretto.
<< non lo voglio sapere! Io ti voglio solo avvertire, non interferire, piccolo angelo >>
<< Io non ho bisogno di interferire, il tuo piano fallirà, non è bello fare il doppio giochista>>
<< tu non interferire e basta>>
<< come ho già detto, io non ho bisogno di interferire, Isaac, piccolo e povero diavolo, è molto debole psicologicamente in questo periodo ma si accorgerà del tuo giochetto>>
<< io devo ancora incominciare>>
<< sarà meglio non farlo, non lo merita>>
<< come, non se lo merita? Io credevo che anche tu fossi contro di lui, è un tuo nemico, no?>>
<< sì, ma se proverai ad ingannarlo sarò costretta ad inquadrare anche te come tale, come nemico>>
Simur scosse la testa. << perché Dovrei diventare un tuo nemico?>>
<< Isaac sta combattendo la sua guerra, quella è la sua storia, non mi è mai piaciuta la gente che s’impiccia nelle vicende altrui>>
Simur scosse di nuovo la testa.
<< ma ha infranto delle regole, non trovi? Perfino lei le ha infrante… io devo solo punirli>>
Araik si voltò del tutto. << Punirli?! Tu gli vuoi ingannare, potresti ucciderli subito ma ti diverti troppo a vederli soffrire, non è così?>>
Simur assunse un’espressione seria. << anche tu fai soffrire le persone>>
Lei sogghignò, come per spregio nei confronti del frate. << Io non faccio soffrire le persone, io le uccido>>
<< e credi sia meglio?>>
<< a volte sì>>
<< come vuoi>> Simur, indietreggiò di qualche passo e poi si voltò, se ne stava andando quando si ricordò di avere un’ultima domanda.
Si voltò e disse: << Come hai fatto a riconoscermi?>>
Lei lo guardò appena.
<< ho visto la tua schifosa faccia sorridente… quando sono morta>>
Araik si morse il labbro superiore, e con la lingua leccò un po’ del suo sangue. Dopo averlo assaporato sospirò.
<< ho ancora molti rimpianti che mi legano a questa vita, come posso farli sparire?>>
Intono a lei tutto cambiò. Era sera, molti anni prima.
Un parcheggio con una discesa che porta ai garage, un cortiletto e un giardino dove non viene tagliata l’erba, tutto circondato da alti condomini di periferia.
C’erano molti bambini. Lei gli riconobbe tutti.
Un bambino con i capelli neri corti e gli occhi azzurri: Isaac, 10 anni.
Una bambina che correva qua e la: Sarah, 8 anni.
Un’altra bambina: Elena 12 anni.
C’era poi una bambina prepotente, capelli rossi, occhi castani: Chiara 12 anni, lei Molto tempo prima, prima di trasformarsi.
C’erano altri bambini ma non si soffermò a guardarli. Avevano fatto una conta e si erano messi a giocare a nascondino. Giocarono per un po’, Isaac contava e Chiara si era nascosta dietro una macchina, non lontano dalla tana. Appena smise la conta, lui si allontanò un attimo e la ragazzina si scagliò per fare “tana”, lui la vide e prese a corsa per fare lo stesso.
Arrivarono circa nello stesso momento. Iniziò una discussione come accade spesso tra bambini.Lei lo spinse per terra e lui iniziò a piangere. Isaac era un gran piagnone, piangeva sempre, essendo piccolino non poteva affrontare alla pari i più grandi e allora piangeva e faceva la vittima. Tutti andarono a veder cosa era successo. Chiara si scusò ma lui continuò per un po’.
Araik continuò a guardarli, era come uno spettro in quel luogo, i bambini non la vedevano, ma in realtà erano loro gli spettri, semplici ricordi dell’angelo. Araik si sentì un po’ in colpa, forse quella volta aveva avuto una reazione esagerata. Ma erano solo dei bambini.
Tornò alla realtà. Sola tra le macerie. Anche se divenuta un angelo caduto, provava dei sentimenti, anche se pochi e confusi. Ricordava spesso il passato, quando erano bambini e giocavano tutti assieme. Lei, Isaac, Sarah ed Elena, insieme naturalmente a molti altri bambini del quartiere.
Ma loro quattro erano più uniti, più vicini tra loro di quanto fossero con tutti gli altri, si volevano bene. Molto bene, fin da piccoli. Quando crebbero, iniziarono a smettere di scendere nel parcheggio a giocare e si persero di vista con gli altri bambini. Ma loro quattro no. Isaac continuava a vedere Elena e sua sorella Sarah perché erano vicini di casa, e lei era diventata compagna di scuola di Elena e quindi s’incontravano spesso tutti a casa delle sorelle. Si divertivano e si volevano ancora più bene, anche se non lo volevano dimostrare tra litigi e sbeffeggi.
Araik si mise una mano tra i capelli, doveva smettere di pensare, doveva tornare alla realtà.
Riprese a camminare scacciando i pensieri, ma più provava a scacciarli e più tornavano.
Una voce da dentro gli disse:
- Devi vedere il futuro come voto di scuola anche se brutto, dovrai metterti sotto e rimediare, e se qualcuno verrà a rimproverarti perché la tua media non è migliorata potrai almeno rinfacciarli il fatto di averci provato, non rassegnarti…per nessun motivo-