Io non amo, 4/06/07 prova su Dragon Ball

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sonsimo
view post Posted on 24/7/2007, 21:25




Titolo: Io non amo
Genere: introspettivo
Personaggi: Bulma e Vegeta
Rating: verde
Tipologia: one-shot
Disclaimer: i personaggi di Dragon Ball non mi appartengono e questa storia non è scritta per scopo di lucro. Tutto è proprietà di Akira Toriyama.
Introduzione: "E adesso è giunto il momento di dirtelo, stupida donna, adesso mi volterò verso di te, incontrerò i tuoi occhi in lacrime senza battere ciglio, perché le tue lacrime non hanno alcun effetto su di me, e ti darò la tua risposta". Breve one-shot incentrata su Vegeta e le sue emozioni represse. Temporalmente collocabile subito dopo il Cell Game, quando Trunks è ancora molto piccolo.




Nota: le parti in corsivo pensieri di Vegeta. Buona lettura!



Io non amo




“Vegeta… Vegeta io… io ti amo, lo sai! Io…io vorrei sapere se tu…insomma, ormai si può proprio dire che stiamo insieme, no? Mi… mi piacerebbe che tu mi dicessi, almeno una volta, che anche tu mi… mi ami…”



“Perché non mi guardi , Vegeta?




Non so cosa voglia dire amare, e per questo io non amo. Non amo questo posto, non amo la vita, e soprattutto non amo te. Non ti amo, è del tutto inutile che io adesso guardi i tuoi occhi colmi di lacrime non versate, i tuoi occhi che mi accusano e mi supplicano al tempo stesso. Io non amo e non amerò mai, né te né nessun altro, non preoccuparti. Ma non sarà uno sciocco momento di debolezza a mettere in bilico tutto quello che è stata la mia vita fino ad adesso. Non saranno un paio di occhi tristi a farmi ritornare sui miei passi. Arrenditi, io non amo, e nulla di ciò che farai potrà mai cambiare questo.

Mi piacerebbe chiederti, che cosa vuol dire per te amare? Ti lascerei riflettere prima di rispondermi, ti direi di prenderti del tempo. Di non liquidarmi con una sciocca frase da manuale, una insulsa accozzaglia di parole strappalacrime del tipo: “Amare è donare il proprio cuore ad un’altra persona…”. Mi provocheresti solo un eccesso di risate. Il cuore…un muscolo che pompa il sangue, ecco che cos’è il cuore. Non c’è niente di romantico, niente di dolce e smielato, ci fa vivere e nient’altro. A volte accelera il suo naturale ritmo, in particolari circostanze. Paura, eccitazione, sgomento, tutte queste sensazioni possono provocare cambiamenti nel suo lento pulsare. La battaglia, il sapore del sangue, la sensazione di appagamento che provo costringendo in ginocchio il mio avversario, sono queste le sensazioni che di tanto in tanto mi ricordano della presenza di un cuore anche nel mio petto. E’ assurdo associare l’immagine del cuore all’amore, perché l’amore non è una sensazione, almeno credo, in verità io non so dire con esattezza che cosa sia. E per quanto tu possa dire o fare, il tuo cuore rimarrà per sempre tuo, finché non smetterà di battere, fino all’ultimo istante della tua vita, quando finalmente non ne avrai più bisogno e lo restituirai alla terra da cui ha avuto origine. Non puoi donarlo ad un’altra persona, perché a quell’altra persona tu non apparterrai mai completamente. Una parte del tuo animo, la più intima e la più profonda, non sarà mai condivisibile materialmente con chi ti sta accanto. E’ incorporea, informe, indefinita, sfocata, e allo stesso tempo nitida, e ingombrante, talmente ingombrante che a volte hai la sensazione che ti possa soffocare, e che non ti permetta di vedere nient’altro, niente di quello che è posto al di fuori di te. A volte capita di proiettarsi così a fondo nelle profondità intricate e inconsistenti del proprio animo che si rischia di perdersi per sempre, di perdere il contatto con la realtà, di ritrovarsi fuori dal mondo, e dentro di sé, isolati da tutto e tutti. Ma in tali momenti non ci si sente soli, perché finalmente si ha piena consapevolezza di se stessi, e “te stesso”, ricordalo, è l’unica persona che sicuramente, qualunque cosa accada, non ti abbandonerà mai. E “me stesso” significa colpa, significa sangue e morte, e cuori che hanno smesso di battere schiacciati da me. Il cuore, tienilo bene a mente, non ha niente a che fare con l’amore. E l’amore non ha niente a che fare con la nobiltà d’animo, devi convincertene! L’amore è egoismo. Vorrei porti un’altra domanda, perché ami? So già che non sapresti che dire, e allora sarò io a rispondere. Ami per riflesso. Ami per abitudine, perché fin da quando sei venuta al mondo sei stata amata. Ma se ciò non fosse successo, se tu non avessi mai sperimentato su di te gli effetti di questo sentimento, no, allora stanne pur certa, l’amore sarebbe l’ultimo dei tuoi pensieri. Lungo tutta quella che è stata la tua vita fino ad adesso, l’amore ti ha dato sicurezza, ti ha fatto sentire protetta, e ti sei illusa di poter vivere così per sempre. Forse puoi farlo, non ho la presunzione e nemmeno l’interesse per dirti di no, per negarti di continuare a vivere dentro la tua tranquilla e calda bolla di sapone. Ma non con me. L’amore non è per me, non voglio né darlo né riceverlo, non saprei che farmene. Io non sono come te, non sono come tutti voi, io non ho paura di rimanere da solo, io sono sempre stato solo, e non voglio cambiare le cose, sto bene così. Ho bisogno di rimanere così, è vitale per me ricordare ogni giorno, per ogni istante della mia vita, chi sono veramente. Non posso permettermi di dimenticarlo. Io non posso vacillare. In me e soltanto in me è conservata la memoria di un intero popolo, e quel popolo, te lo assicuro, non amava. E quindi io non amo, e ne vado fiero. Perché così non ho catene, sono libero, libero di andarmene quando voglio da questo stupido pianeta, da te, da quel bambino che dici essere mio figlio. Ho notato come lo guardi, sai? Forse non sembra, ma so osservare, e ti ho osservato attentamente nel tuo rapportarti a quell’esserino. E in fondo ai tuoi occhi ho scorto qualcosa che non mi era mai capitato di vedere, prima d’ora. Tu guardi quel bambino come se non avessi mai visto niente di più bello in vita tua, persino quando è sporco e in lacrime, tu lo guardi come se fosse la più grande meraviglia mai posta davanti ai tuoi occhi. E io non riesco proprio a capirne il motivo. Perché io non ho mai ricevuto uno sguardo del genere, da parte di nessuno. Per quello che posso ricordare, nemmeno da parte di mia madre. Ed io stesso non credo di essere capace di elargire a qualcuno quello sguardo, e a dirtela tutta non vedo nemmeno il motivo per il quale dovrei farlo. Perché quando guardo quel bambino, io non vedo nient’altro che uno scricciolo ancora troppo debole per essere sottoposto all’addestramento al quale un membro della sua razza, e del suo rango soprattutto, è destinato sin dalla nascita. Non provo amore nei suoi confronti come non ne provo nei tuoi, e questa è l’unica cosa certa che so dell’amore. Non so che cosa sia, non so a che serva e perché, ma so che non è per me. E che non lo voglio per me. Voi stupidi terrestri, che vi crogiolate nelle vostre debolezze, che trascinate giorno dopo giorno le vostre inutili esistenze, tenetevi pure il vostro amore, il principe dei sayian non sa che farsene. E adesso è giunto il momento di dirtelo, stupida donna, adesso mi volterò verso di te, incontrerò i tuoi occhi in lacrime senza battere ciglio, perché le tue lacrime non hanno alcun effetto su di me, e ti darò la tua risposta. Ti dirò che io non ti amo, che io non amo.



Un momento, c’è qualcosa che non torna. I tuoi occhi non sono colmi di lacrime come mi sarei aspettato, sono… ridenti. Nel tuo sguardo non c’è accusa, non c’è supplica, ma solo…gioia? E soprattutto, c’è quel lampo, quello stesso lampo che brilla in te ogni volta che guardi Trunks come se fosse la cosa più bella del mondo. Ma adesso non stai guardando il bambino, stai guardando… me…

Tutto questo mi confonde e mi lascia interdetto, perché non l’avevo previsto. E, a giudicare dalla risata che ti sfugge adesso, il mio stupore deve essere evidente. E devo dire che tale stupore aumenta smisuratamente, ora che la tua risata ha provocato dentro di me qualcosa di strano, qualcosa che non mi so spiegare. Un’improvvisa ondata di calore ha avvolto il mio petto, e mio malgrado, almeno a me stesso, posso ammettere che si tratta di una sensazione alquanto piacevole. Trattieni un attimo le tue risate, e riesci a parlarmi:


“Andiamo, Vegeta, non crederai davvero che io sia così sciocca da aspettarmi che tu mi dica che mi ami! “


Avvicini il tuo viso al mio, mi dai un piccolo bacio sulla guancia e mi sussurri poche parole all’orecchio:

“Io non ho bisogno di sentirmelo dire”


Ti stacchi da me, ti volti e ti allontani. Quando sei ormai in fondo al corridoio, mi guardi un'altra volta:


“Sbrigati, la cena è pronta!”


Bene, meglio così, almeno non ho dovuto risponderti. Non sono stato costretto a farti notare che no, io non amo. E questo calore che sento in me non è nulla, solo un’illusione. Questo desiderio di averti di nuovo vicina come qualche secondo fa, di averti sempre vicina come qualche secondo fa, non è niente, davvero. Non significa niente. Questa vocina sommessa dentro di me, che da un po’ di tempo sento sempre più spesso, che mi sussurra che proprio perché non so cosa sia l’amore non posso dire di non provarlo, si sbaglia. Io sono il principe dei saiyan, e non amo.





FINE

Edited by sonsimo - 26/7/2007, 10:33
 
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