Two Hearts And A Fruits Basket, * Versione restaurata *

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@iola@
view post Posted on 8/4/2008, 18:41 by: @iola@




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L'estate era alle porte, e il caldo di fine Maggio si fece prepotentemente sentire; le pesanti tende scarlatte dei dormitori Grifondoro incrementavano la sgdradevole sensazione di asfissia dovuta al clima afoso.
"Quasi quasi le stacco via..." pensò Nessa che se ne stava sdraiata sul suo letto, osservando le sfere di luce che trapelavano dalle finestre e si posavano sul tessuto scuro.
Improvvisamente la testa di Magda spuntò dal groviglio di tende, simile un curioso palloncino dall'aria contrariata, muovendo la bocca senza però emettere alcun suono: la guadò per un attimo perplessa, prima di togliersi i due piccoli tappi di cotone che si era infilata nelle orecchie.
- Quindi, o le dici tu di piantarla o giuro che la butto dalla Torre di Astronomia! - disse con aria nervosa.
- Che succede?! - chiese di rimando, guardando l'amica con apprensione.
- Colette! - si limitò a sibilare, prima che la sua testa sparisse così com'era apparsa.
Nessa si mise a sedere sul letto e con uno strattone tirò le tende che la circondavano: fece giusto in tempo a spostarsi di lato e scansare un calamaio vuoto, che l'avrebbe colpita diritta in fronte.
Cloette era nel pieno di una delle sue crisi di nervi, e lanciava per aria il contenuto del suo baule sbraitando furiosa.
- Ma cos... - stava per dire prima che un maglione rosa fatto a mano le arrivasse dritto in faccia.
- Non è giusto! - strillava l'amica brandendo un libro di Incantesimi che andò a schiantarsi contro il comodiano di Magda - Anche io voglio andare alla festa di Lumacorno!
- E' impazzita! - commentò Magda esasperata mentre tentava di ripararsi dietro la porta dalla raffica di oggetti scagliati per aria.
- Persino quella vacca di Lucy Summers ha rimediato un'invito! Rimarrò l'unica ragazza del sesto anno a non partecipare! Diventerò presidentessa del Club degli Sfigati!
Nessa si alzò dal letto, mentre un portagioie di legno finemente intagliato sfiorava il suo orecchio destro.
- Colette, sta ferma! - gridò all'amica, che parve non sentira.
- Ho fatto come ha detto Magda! Ho chiesto a Jack Witter di portarmi alla festa! E lui mi ha detto che ci andava con un'alta! Ho fatto la figura della deficente! - continuò a strillare Colette, che tra le lacrime continuava imperterrita a scagliare nella stanza tutto ciò che le capitava a tiro.
Nessa scoccò un'occhiata truce a Magda che si fece piccola piccola dietro la porta di legno, contro la quale si era appena disintegrata una boccettina di profumo.
- Devo elemosinare un invito quando delle brutte vacche ne rimediano uno senza problemi! NON E' GIUSTO!
-Colette, ascolta...
- Perchè non c'è un solo idiota a cui venga in mente di invitarmi? Perchè?
- Colette...
- Persino un'Acromatula verrebbe considerata più...
- Pietrificus Totalus!
Ci fu un guizzo di luce e Colette rimase immobile come una statua, la mano destra alzata nel tentativo di lanciare l'ennesimo libro, l'espressione frustrata scolpita in volto.
Nessa infilò la bacchetta nella cintura dei jeans e si ripulì dal viso una goccia di inchiostro dovuta alla distruzione di un calamaio, questa volta pieno.
- Bene... a mali estremi, estremi rimedi! -

****

Quando Nessa raggiunse nella Sala Grande per l'ora di cena Colette si era appena calmata dopo aver pianto a dirotto per circa un'ora: l'aveva lasciata nei dormitori in compagnia di Magda che, presa dai sensi di colpa per averla spinta a chiedere un invito a Jack Witter, ora tentava di rimediare per quanto possibile.
Le ci era voluto un secolo per convincere l'amica che non andare alla festa di fine anno non era poi tutta questa tragedia, e ora si ritrovava con un gran mal di testa e un dormitorio ridotto a campo di battaglia.
Giunta al tavolo dei Grifondoro si lasciò cadere stancamente su di una panca, con un moto di nausea alla vista delle pietanze che le si paravano davanti: allungò la mano per afferrare un calice di succo di zucca ghiacciato, ma prima che potesse prenderlo questo si spostò di lato scivolandole dalle dita.
Lo ossevò per un secondo con aria irritata, prima di cercare nuovamente di afferrarlo, ma anche questa volta scattò nella direzione opposta beffandosi di lei.
Alzò lo sguardo, e scorse a poca di stanza il sorriso di Sirius Black che brandiva la bacchetta con aria divertita: gli lanciò un'occhiata obligua e si allungò a prendere un pò di pasticcio di carne.
Stava per affondare la forchetta nel piatto che si era appena riempita, quando anche questo si spostò, facendole infilzare il legno della tavola.
Evidentemente Sirius Black non era al corrente di una cosa: mai provocare Nessa Waston se affetta da mal di testa, e soprattutto se munita di bacchetta e coltello come in quel momento.
Visto che non aveva per niente fame, quindi rinunciare alla cena non era poi tutto questo sacrificio, si alzò e si avviò nella Sala d'Ingresso dove puntò verso i battenti del grande portone di quercia, con la speranza che un pò di aria fresca avrebbe giovato alla sua emicrania.
Il parco era inondato dalla luce del crepuscolo, che infondeva alla superfice immobile del lago suggestive sfumature di colore; Nessa si avvicinò alla riva, e sedendosi sulla grossa radice di un vecchio albero, sfilò scarpe e calze, immergendo i piedi in acqua: una piacevole sensazione di freschezza la percorse, e subito sentì il groviglio doloroso allentare nella sua testa.
Rimase lì appolaiata a fissare i suoi piedi che si muovevano lentamente increspando la superfice del lago, annullando ogni pensiero e riflessione.
- Non dovresti saltare i pasti, Waston...
Nessa si voltò di scatto presa alla sprovvista, e per poco non perse l'equilibrio rischiando di cadere dalla radice: Sirius era poggiato al tronco dell'albero e la guardava da dietro una ciocca di capelli neri che ricadeva distrattamente sugli occhi.
- Non pensavo che un paio di bicchieri ribelli ti facessero passare la fame! - aggiunse con un sorrisetto.
- Non ne avevo per niente... - disse lei tornando a fissarsi i piedi.
- Credevo che il mio scherzo ti avesse scioccata! - continuò lui provocatorio.
- Effettivamente il tuo umorismo è tanto scarso da rimanerne sconvolti!
Ad un certo punto un'idea le balenò nella mente: puntò la bacchetta verso la superfice del lago, dalla quale si levò uno spruzzo energico che andò a colpire Sirius dritto in faccia.
Scoppiò a ridere alla vista del ragazzo sgrondante d'acqua, che sfoggiava un'espressione di totale stupore:
- Non pensavo che due goccie d'acqua scioccassero in grande Sirius Black! - disse continuando a sorridere.
Il tempo di riprendersi e anche lui sfoderò la bacchettà, puntandola verso la grossa radice sulla quale Nessa stava seduta, che cominciò a muoversi e contorcersi sepre di più: si aggrappò più saldamente possibile ad essa, ma ciò non le evitò di cadere rovinosamente tra le acque del lago.
Quado riemerse vide il Grifondoro sorridere soddisfatto, con l'aria di uno che sta assaporando il dolce gusto della vendetta, aria che continuò a conservare mentre la osservava arrancare verso la riva.
- Mi sembravi accaldata, Waston! - la schernì, quando ebbe messo piede sull'erba, fradicia dalla testa ai piedi.
Nessa rimase immobile, sgrondando acqua da ogni parte: sentiva la divisa appiccicata addosso e i capelli zuppi dalla radice alle punte.
Alzò lo sguardo e fissò il ragazzo con aria minacciosa, prima di scoppiare in una risata: questa volta se l'era proprio cercata.
- Te la farò pagare, Black! - disse con un sorriso che tradiva la minaccia.
- Davrei temere le minacce di un pulcino bagnato?!
- Sì!
- Ah, sì?! Beh, vediamo!
Nessa avanzò alzando il baccio della bacchetta, ma era troppo vicina e lui con un gesto repentino le afferò il polso bloccandolo: si ritrovavano di nuovo faccia a faccia, e di nuovo nell'aria parve diffondersi elettricità.
- Questa volta ti ho presa, Waston... - sussurò, alzandole il mento con la mano libera.
Si fissarono per qualche istante: una strana consapevolezza cominciò a svilupparsi nella mente di Nessa.
"Non muoverò un passo questa volta..."
"Anche volendo non ci riusciresti!"
"Forse dovrei però..."
"E lasciarti inghiottire dai rimorsi?!"
"No... io non..."

Non riuscì a formulare un'altro pensiero: la sua mente fu come atrofizzata per un lunghissimo istante, durante il quale Sirius aveva ridotto di qualche millimetro la distanza tra loro.
Sentiva il suo profumo, le inondava i polmoni e la mente, si sentiva stordita.
Era così... così...
- Torna dentro Waston... o prenderai un raffredore... - disse prima di voltarsi e dirigersi verso il Castello.
Osservò la sua schiena allontanarsi sempre più con espressione vacua.
Su di una cosa aveva ragione: anche volendo, questa volta non avrebbe mosso un passo.


****

Provava una strana ma piacevole sensazione di tepore, schiuse gli occhi assonnati per poi chiuderli quasi subito, accecati dalla sfera di luce che la colpiva in pieno volto. Si mise a sedere al centro del letto tra le coperte scarlatte, lanciando uno sguardo fuori dalla finestra, dove il sole non ancora alto spuntava oltre le cime degli alberi della Foresta Proibita.
Scostò le lunghe tende che le rivelarono la stanza silenziosa: doveva essere presto, eppure i letti di Magda e Colette erano vuoti e in ordine.
Con un vago moto di stupore Nessa poggio i piedi nudi sul pavimento freddo, ed era quasi giunta al suo baule quando uno strano cigolio la indusse a voltarsi: la porta di legno si apriva lentamente rivelando prima una mano, poi una scarpa e infine quel volto che la fece rimanere lì piantata, tra il letto a baldacchino e il comodino di Magda.
Sirius Black la squadrò dall'alto in basso con un cipiglio divertito.

"Che cavolo ci fa quì?!" si chiese continuando a fissarlo, senza rompere l'innaturale silenzio.
"C'è l'hai davanti, no?! Chiediglielo!"<i>
"Perchè l'allarme del dormitorio non ha suonato?!"
<i>"Chiedigli anche questo!"

"E soprattutto, perchè divolo indosso dei pantaloncini così corti per dormire?!"
"In questo caso, se fossi in te rivedrei le mie priorità!"
"Ma tu sei in me!"
"Ti sembra il caso di mettersi a fare questi discorsi psicologici?!"

Sirius si avvicinò, senza toglierle gli occhi di dosso, fissandola con espressione indecifrabile.
Si sentiva paralizzata, incapace di muovere un muscolo, e lo fu ancor di più quando si chinò su di lei e le poggiò delicatamente la mano sul viso: le punte dei loro nasi si sfiorarono, la bocca di Sirius era ad un centimetro dalla sua... un millimetro...

- Nessa... - sussurò con la sua voce profonda.

Socchiuse gli occhi arrendendosi all'inevitabile.

- Nessa... - ripetè lui.

Un'ultima fugace visione delle labbra di Sirius Back.

- Nessa! Nessa, è tardi svegliati!

La voce di Colette la fece sobbalzare: si trovava seduta al centro di quel letto da cui credeva essersi appena alzata, sentì i passi veloci delle amiche che scendevano le scale del dormitorio dirette a colazione.
Sprofondò nuovamente la testa nel cuscino.

"No! Mi rifiuto di fare questo genere di sogni!" pensò con tutta sè stessa.
"I sogni nascondono i nostri più forti desideri!"
"Io non desidero baciare Sirius Black!"
"Continua a ripetertelo... ma io so cosa stai pensando nel profondo!"
"Sì, uccidere quell'idiota!"
"No..."
"Ah, no?! Sentiamo..."
"Stupida Colette..."






 
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