Riso Salato

« Older   Newer »
  Share  
Any Ikisy
view post Posted on 9/5/2011, 18:43




Fandom: Dragon Trainer
Rating: Verde
Personaggi/Pairing: Stoik, Hiccup, Sdentato
Lunghezza: 1.562 parole
Genere: Fluff, Generale, Slice of life
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della DreamWorks che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Dragon Trainer, appartengono solo a me.
Note dell’Autore: Presupponiamo che il manuale dei draghi sia aggiornato ogni qualvolta vengano scoperte nuove informazioni riguardo un drago, e che tra i pionieri di questo tentativo di enciclopedia ci sia il nonno di Hiccup.



image


Diversamente da ogni altro drago, le Furie Buie non riuscivano a controllare la potenza distruttiva inaudita del fuoco a cui davano origine nei loro polmoni; nel loro caso si parlava di veri e propri cumuli di energia esplosiva repressa, anziché spruzzi di materiale infiammabile.

Sapevano come direzionarsi, non sbagliavano un colpo, ma permettere loro di accendere il fuoco nel camino di casa equivaleva ad incendiare l’intera abitazione. Per questo l’unico a cui gli abitanti di Berk permettevano di tenerne una in casa era Stoik, il capo del villaggio.

«Ti dico che è vero, papà! Sdentato riesce a sorridere!»

«Non dire assurdità, Hic. È un drago!»

«L’ha già fatto due volte: ad Astrid e a me…»

«Ricordami di chiederglielo, allora, quando la vedo.»

Ancora una volta, un enfatico sospiro carico di esasperazione proruppe nel silenzio lasciato da quelle ultime parole, disturbando il sonno leggero del drago che giaceva su un rudimentale tappeto di foglie accanto al focolare; poco più un là, Stoik mescolava svogliatamente la minestra, le fiamme lambivano le pareti della pentola scaldando solo in parte la sua cena.

Hiccup parlava e puliva il pesce dalle lische e dalle interiora, mentre in cucina si propagava un profumo appetitoso in grado di risvegliare lo stomaco; suo figlio era un cuoco vichingo provetto.

«Se te lo faccio vedere mi credi?»

«Hic…»

«Dai papà! Ti prego!»


«Per una volta nella tua vita potresti per favore ascoltarmi?»

«Sei in combutta con loro ormai; tu non sei un vichingo.

Tu non sei mio figlio.»


«Scu… scusa, papà.»

Una fitta dolorosa percorse le membra stanche dell’uomo, mentre avvertiva quel senso di smarrimento e rivedeva la delusione sul viso carico di aspettative di suo figlio; probabilmente anche Hic si era reso conto di aver toccato un tasto dolente, subito prima di scusarsi in modo impacciato.

«E va bene… vediamo questo smagliante sorriso.»

Ebbe comunque l’impressione che fosse abbattuto, quando abbassò lo sguardo dal suo, e la tensione che si venne a creare lo mise in agitazione; si grattò nervosamente il retro del collo con le unghie spezzate, chiedendosi quanto curate dovessero essere al contrario quelle di Hiccup, che non aveva mai combattuto contro un drago in vita sua.

Aveva ereditato da sua madre la forma allungata del viso, senz’altro, così come la passione per la cucina e l’inadeguatezza al combattimento; la dolcezza, da un certo punto di vista, per cui non c’era spazio nelle loro terre fredde ed aride.

Forse si stava sbagliando: probabilmente si era semplicemente dovuto adattare ad un padre protettivo e sempre pronto a difenderlo, ma che non era in grado di rincasare puntualmente ad ora di cena.

«Sdentato~»

Riportò l’attenzione sul drago, il cui interesse era stato attirato a sua volta dal pungente odore di branzino sulle mani di Hic, più che dal tentativo che fece il ragazzo per schiarirsi la voce con fare falsamente innocente.

«Puoi farmi un bel sorriso?~»

L’animale lo guardava spaesato; forse incuriosito, si corresse Stoik: mentre girava la zuppa di pesce, pensò che teneva in casa una fiera decisamente troppo altezzosa per ostentare smarrimento.

«Giuro— mi ha sorriso una volta. Solo… in che occasione!»

«Non ricordi cosa stavi facendo?»

«No, è solo una vaga sensazione… provavo ad avvicinarlo, mi sembra. Però non ne sono sicuro…»

«Forse mentre lo ammaestravi.»

«Non l’ho ammaestrato, papà: fa sempre quello che gli pare!»

Lo aveva cavalcato, quel drago; Stoik presuppose che le Furie Buie, quella in particolare, non fossero disposte a rinunciare al loro orgoglio poi così facilmente, ma evitò di farglielo notare.

«Ora ricordo! Gli avevo appena portato da mangiare; era affamato e ancora non si fidava di me, così… oh—»

Non capì l’esitazione di suo figlio, né perché avesse smesso improvvisamente di parlare, ma sicuramente rimase ancora più confuso quando lo vide afferrare uno dei pesci che stava pulendo per portarselo alla bocca, prima di morderlo con evidente ribrezzo dipinto in volto.

Per un momento, ponderò l’idea di portarlo a far visitare da qualcuno, magari chiedere all’Anziana; si alzò lentamente dallo sgabello, avvicinandosi alle sue spalle per coprirle con entrambe le mani, dimenticandosi inevitabilmente della fame. Tuttavia, poco prima di voltare Hiccup e chiedergli se si sentisse bene, notò con la coda dell’occhio che Sdentato stava arricciando curiosamente il naso squamato.

Si bloccò sul posto, indeciso se allarmarsi o meno; poteva compatirlo se, a quella vista, stesse decidendo di rivalutare la sanità mentale di suo figlio. Sperò che non fosse così, ad ogni modo.

«Guarda, papà…»

Si sentì sussurrare all’orecchio ad un volume tale da non essere percepito dalla Furia Buia.

Stoik non avrebbe mai pensato ad un sorriso, se un drago gli avesse mostrato una simile smorfia, quanto più ad un tentativo di intimorirlo. Di fronte a sé, trovò le labbra del drago tirate innaturalmente all’indietro, ma nessuna fila di denti si celava dietro le gengive umide e smussate; fu come se in realtà l’animale volesse mostrarsi in qualche modo senza difese, attento ad avere l’attenzione di entrambi, in modo da non doversi ripetere in quella che probabilmente non era l’unico a reputare una follia.

«Visto? Te l’avevo detto!»

Esplose la realizzazione palpabile di suo figlio, che per altro parve allarmare ulteriormente Sdentato. Osservò di sfuggita il fondo della gola del drago, dove il polmone del gas si univa a quello del calore dando origine alle spaventose fiammate che minacciavano da sette generazioni Berk, ma proprio grazie a suo figlio scoprì che c’era qualcosa di più profondo di cui accorgersi.

Comunque, a lui sembrò solo un tentativo malriuscito di accontentare un povero disperato, più che una dimostrazione di felicità.

«Bravo Sdentato!»

Hic porse a Sdentato il pesce che precedente aveva morso, e di cui probabilmente aveva inghiottito il boccone senza che se ne rendesse conto, prima di accoccolarsi contro di lui e stringerlo in un abbraccio affettuoso che l’animale sembrò accettare, seppur riluttante.

Riso salato; così lo avrebbe definito, pensò mente accarezzava i capelli di suo figlio, spettinandoli appena, e vedendo il drago leccarsi il muso con la lingua scarsamente biforcuta si disse che avrebbe scritto una nota sulle caratteristiche fisiche delle Furie Buie in proposito.

Poi vide i denti della bestia, così vicini a suo figlio.

Erano minacciosi, lo portò a constatare la forza dell’abitudine.


«Come fai a sapere cosa mangia un drago?»

«Lo capisci dalla sua dentatura, Stoik.

I carnivori hanno denti acuminati, tagliano la carne come artigli…»



Morti Sussurranti, Spaccaossa, Boscaioli…

Si rese conto di quanto fosse settoriale la conoscenza di cui disponevano riguardo l’alimentazione dei draghi, nonostante fosse stato proprio suo padre uno dei pionieri che si occupò della loro classificazione affinché in futuro ci si potesse difendere adeguatamente; in compenso, il manuale riportava ogni tipo di offensiva da loro praticata; con una nostalgica nota in parte: “Estremamente pericoloso. Uccidere a vista.”

Lo ricordava forte, determinato ed altruista, Stoik, ma forse in realtà suo padre non era altro che un uomo pauroso e violento; si sentì sempre più vergognosamente simile a lui, quando temette che Hiccup venisse stretto in una morsa letale da quella Furia Buia orgogliosamente posata ed elegante, totalmente in contrasto con la loro umile dimora in legno grezzo e ferro battuto.

«Gli piace essere accarezzato sotto all’orecchio— prova.»

Il colore dei capelli e la forma degli occhi non erano le uniche caratteristiche che Hiccup aveva ereditato da lui, si consolò. Anche l’impaccio gli rammentava che quello fosse suo figlio, nonostante tutto.

Non sarebbe comunque riuscito a far parte di quel familiare quadretto, si disse; la cornice era troppo piccola per comprendere anche la sua stazza corpulenta. Forse, se il drago avesse scansato un po’ la coda, sarebbe entrato almeno il suo viso… sperò.

Raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva, allungò una mano sul capo dell’animale, accarezzando quelle che presupponeva fossero le sue orecchie; lentamente, senza tradire la benché minima insicurezza, scese lungo la mandibola affusolata, cercando di trasmettere sensazioni piacevoli a Sdentato, finché non intercettò maldestramente le sue labbra.

Subito scattò a distanza di sicurezza, suscitando nell’animale stesso una reazione in risposta: estrasse i denti, esponendoli alla sua vista, e ringhiò sulla difensiva.

«Papà! Ma che fai?»

Fu la voce di suo figlio a tranquillizzarlo, ricordandogli che non c’era motivo per cui aver paura; abbassando la guardia, Stoik si accorse inoltre che i denti della Furia Buia non sembravano affatto adeguati allo sminuzzamento della carne: erano corti ed arrotondati, come sassi di fiume.

Non poteva catturare una preda con denti simili. Né sminuzzarla.

Non erano i denti di un cacciatore. Eppure si nutriva di pesce.

«Tienigli la bocca aperta, Hic.»

«Perché?»

«Fallo e basta. Voglio vedere una cosa.»

Si avvicinò nuovamente, per niente convinto che la sua intuizione avrebbe trovato conferma; si chiese come avrebbe classificato una Furia Buia suo padre, e se non fosse proprio merito della sua influenza che la pagina dedicata alla specie di categoria Mistero fosse praticamente immacolata.

Il ragazzo porse un altro pesce al drago, sperando che vederlo all’opera fosse sufficiente: dubitava che mettere la mano in bocca a Sdentato gli avrebbe impedito di serrare le fauci; conoscendolo, non si sarebbe fatto poi tanti scrupoli, se non per il sapore sgradevole della sua carne che gli avrebbe impastato a lungo il palato.

Stoik ebbe il tempo per osservare con calma il boccone scendere per intero lungo l’esofago, prima che l’animale sembrasse riscuotersi e prendesse a guardarsi attorno circospetto.

Inconsciamente si avvicinò ancora, realizzando una sola plausibile conclusione…

«Denti da… latte

… Prima che l’odore di bruciato riscuotesse anche Hiccup.

Ma ormai era troppo tardi per supposizioni e teorie.

«Papà! La zuppa!»

«Oh, cavolo, mi sono dimenticato di mescolare!»











Contenitore: Coppetta; “co protagonista o protagonista femminile. Il protagonista della storia dovrà essere o uno dei co-protagonisti del fandom da te scelto o un personaggio femminile del fandom.”

Gusti: Stracciatella; “ci devono essere dei flash back all’interno della storia”
Cioccolato bianco; “qualcuno con un sorriso IMPRESSIONANTE”

Guarnizione: Sciroppo “finale aperto o finale con bacio”

 
Top
0 replies since 9/5/2011, 18:39   82 views
  Share