Medieval spells of war, di 315, fantasy

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hoshiyo
view post Posted on 9/6/2007, 13:16




Dunque,finalmente mi decido...Per farla breve,questa è solo la trama scritta del fumetto che sto scrivendo.
Ho pensato a due cose prima di dar vita a questa pazzia (il mio fumetto diventerà una SAGA,lo giuro):
1- Ogni grnade autore di fumetti o manga ha anche scritto i romanzi della sua opera.
2- E' un modo come un'altro per annotare tutte le scene,inventarne di nuove e tenere bene insieme la trama.
Dunque,non voglio indugiare oltre,per cui,diamo inizio alle danze!!!

NOTE: Presto nella mia firma potrete vedere le immagini dei personaggi.Giusto se magari la storia vi avrà stuzzicato ^^.

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Medieval Spells Of War

“Ancora qualche minuto e tramonterà il sole.”

Ryan bevve un lungo sorso dal suo boccale di legno e stese i piedi davanti al camino, lasciando che il calore delle fiamme gli irradiasse le suole degli stivali.
Riusciva a sentirlo chiaramente il calore.Non quello fisico.Quello potenziale.
L’energia del fuoco era forse il potere che più apprezzava.
Qualcosa di vibrante,caotico,sempre in cerca di spazio da occupare.
Quando faceva sua l’energia del fuoco,Ryan si sentiva rinascere ogni volta,travolto da quella fitta di potere che gli attraversava le vene e lo faceva pulsare di vera e propria potenza.
Chiuse gli occhi e si rilassò.
Anche a mente sgombra,gli era impossibile non avvertire il potere delle cose attorno.Era una parte di lui.La Magia gli scorreva nella mente come nel corpo,e lui la avvertiva sempre anche attorno a sè.

Nonostante mancasse un’ora al tramonto del sole,la sala grande della “Flame of Hagar” era buia da morire,ad eccezione della zona illuminata dal camino,piccolo e
costruito con mattoni grossi e grigi.
Sull’arco curvo era incastonato un ovale di corno di Drago,un oggetto raro e di fattura squisita, grande quanto il pugno di un uomo,liscio come il marmo,di color verde salvia,con striature biancastre e un piccolo e dettagliato disegno graffiato con inchiostro nero.
Era rappresentata una donna dai lunghi capelli,una dama forse,che piangeva su di una lapide a forma di guglia.
Ryan puntò i suoi occhi nocciola su quell’oggetto e lo fissò intensamente.
Aveva sempre visto l’ovale da quando era solo un bambino,quando Hagar glielo mostrava.
Eppure aveva l’impressione che fosse qualcosa di più,di un semplice oggetto.
Quando aveva chiesto ad Hagar dove l’aveva trovato, o comprato,l’uomo aveva sempre cambiato argomento.Lo guardava con occhi colpevoli.
Qualcuno entrò nella sala.Ryan non si voltò nemmeno.
La camminata pesante e ritmica e così pochi passi che potevano portare solo dietro al bancone della locanda.
- Olà,ragazzo.Pensavo fossi già partito. -
La voce di Hagar era profonda come un burrone,grave e spesso severa.
Sembrava calzare a pennello dato il suo aspetto:
Altissimo e grosso,portava i segni evidenti di un passato da ex guerriero.
Spalle larghe e possenti,braccia forti,tozze,grosse e mani enormi,quasi sempre odorose di malto.
Il torace era pressoché largo quanto quello di un uomo normale e mezzo.
Le gambe erano altrettanto possenti e spesso era difficile trovare dei calzoni adatti al suo fisico,perciò il più delle volte bisognava farli su misura.
Il volto di Hagar era quello di un cinquantacinquenne che non dimostra i suoi veri anni. I capelli,lunghi sotto le spalle e la barba lunga sul petto,erano di un caldo castano ,per nulla ingrigito dal tempo.
Fra i due occhi,di cui uno attraversato da tre cicatrici,si ergeva un grosso naso.
Nonostante l’aspetto,Hagar era capace di incredibili gentilezze ed era preciso e delicato in qualunque lavoro si cimentasse.
Ed era un cuoco.Un ottimo cuoco.E nessuno lo sapeva meglio di Ryan

- Salve Hagar.Bè,non manca molto. -
Il ragazzo sorseggiò ancora dal suo boccale di birra.
Hagar cominciò a pulire con un panno alcuni boccali tutti uguali.
Nella locanda non c’era un’anima viva e per qualche minuto nessuno dei due parlò.
- Vuoi altra birra,Ryan?-
- Che c’è,vuoi farmi ubriacare?Partirò fra meno di mezz’ora e non posso andare via sbronzo. -
Posò il boccale sul tavolo a fianco a sé e senza voltarsi,continuò a parlare.
- Però,mi mancherà la tua birra,Hagar,la più buona di tutte.Veramente. -
L’uomo dietro il bancone sbattè un pugno sul legno.
“ Ecco,lo sapevo…” pensò Ryan,per niente sorpreso.
- Andiamo Ryan!!Non puoi continuare a fingere che vada tutto bene.Non posso far finta di essere felice che tu te ne vada.
Dannazione,ragazzo,ti ho cresciuto come un figlio,e adesso tu mi ripaghi così?! -

- Ohi,ohi,Hagar,ne avevamo già parlato.E’ da un meso che ne parliamo.Pensavo ti fossi arreso. -
- Ebbene,ti sei sbagliato.Non mi arrenderò mai.Non voglio che tu getti via l’unica possibilità che hai per vivere in pace come una persona normale.-
- Appunto.Io sono uno stregone.Non sono una persona normale. - disse Ryan come se nulla fosse.
- Bè,potresti sempre vivere in pace.Andando via da qui,finirai per metterti contro
persone che è meglio non farsi nemiche.E tu vuoi questo.Vuoi che diventino tue nemiche. -
La risata di Ryan fu spaventosa.Sembrava quella di un folle.
- Sei perspicace Hagar…non ho bisogno di farmele nemiche,lo sai.Lo sono già,e non aspettano altro che uccidermi.Pensi che con il loro potere non mi troverebbero,presto o tardi,in questo villaggio sperduto?-

Hagar si morse il labbro.Ma rispose comunque.
- Il tuo Pentacolo Sacro ti protegge dagli occhi della magia.Nessuno ti troverà più.Non devi partire,Ryan.Devi solo dimenticare.- ed indicò una catena appesa al collo di Ryan le cui due estremità erano legate ad un oggetto dalla forma particolare fatto d’oro.Un oggetto che non avevano tutti.
Stavolta fu Ryan ad esplodere.Si alzò di scatto dalla sedia,che crollò per terra, e si voltò ad affrontarlo di pieno petto:
- COME PUOI DIRE QUESTO?! -
La figura di Hagar era enorme sul ragazzo ma questo non bastava a spaventarlo.
- Ryan,per i Venti di Vespro!! Io non voglio che tu ti faccia ammazzare!!! -
- Non puoi chiedermi di dimenticare! Io non voglio questa vita! -
Il volto di Ryan si trasformò da infuriato a stanco.
Stanco e deluso.
- Allora non capisci…- sussurrò,con voce flebile…

… Un abbraccio caldo fra tre persone.Un uomo grande e grosso,dai capelli e la corta barba castana.Un bambino di sei anni con capelli spettinati e il volto felice.
Una bambina dalla carnagione rossastra,e lisci e lucidi capelli neri che ondeggiavano sotto le esili spalle. Sorrideva anche lei abbracciandosi con il bambino e l’uomo. I piccoli portavano una veste nera con un grosso cappuccio e una fusciacca cremisi in vita….

… Un enorme prato verde con un vasto lago cristallino. Più a Nord,un castello fortificato con una torre altissima e un grosso muro di cinta attorno al suo perimetro.
Fuori,dov’era il lago,una sola,grande quercia si ergeva in tutti i suoi quattro metri
nello sconfinato prato.
“ E’ bellissimo questo posto,vero Hagar?” diceva un bambino.
“ Certo!”
E rimanevano seduti sulla radice contorta della quercia a farsi cullare dal vento…

… Un sedicenne dai capelli ondeggianti sotto il collo correva felice verso una quercia,anche se la tunica nera gli sbatteva sui piedi:
“Hei!Ragazzi!Ho una grande notizia!Sono stato scelto per diventare un Druido!!”
Una ragazza seduta fra le radici nodose dell’albero,lo guardava con gli occhi un po’ lucidi.
Il giovane non sapeva se fosse per la commozione o il dispiacere.
La ragazza aveva la carnagione più scura di quella del ragazzo,e i suoi capelli erano lisci e nerissimi.Portava un orecchino con una piuma bianca e viola,e una collana di filigrana con perline viola e piccole foglie dure e verdi.
Sul suo bel volto si era dipinto un sorriso triste:
“ Stai facendo carriera,Ryan…te ne andrai per la tua strada…complimenti,sono davvero contenta per te…sul serio!!”
L’uomo con loro aveva una casacca sporca ed aveva una scopa in mano:
“Ho cresciuto un potente stregone!!Per i Venti di Vespro….”
Ma anche i suoi occhi erano lucidi…..

- Niente è andato come doveva andare… - disse il giovane uomo con i bruni capelli nuovamente corti,spettinati e a punta,e con occhi più seri e meno brillanti degli anni della fanciullezza che lo avevano abbandonato.
Erano occhi un po’ a mandorla,scuri e profondi.Un espressione misteriosa e diffidente era impressa nello sguardo.

Hagar si avvicinò piano verso di lui,ma ad un metro di distanza,Ryan sollevò la pesante sedia con una mano e si rimise seduto con un tonfo davanti al camino.
Il vecchio arrestò il passo.
- Niente è andato come doveva andare,Ryan…per questo credo sia inutile e doloroso che tu compia questo viaggio.Cosa credi di risolvere…non hai già sofferto abbastanza?Non sei già stato tradito troppe volte? -
Il pugno di Ryan si strinse sul tavolo:
- Sappi che di quella dannata accademia non m’ importa niente… - pareva un cane ringhioso. - L’unica ragione per cui mi metto in viaggio,è per diventare abbastanza forte da padronare il potere del Calice… -
- NO! Ryan,tu non puoi farlo! Quell’incantesimo è proibito! -
- Smettila di dire cose come questa,Hagar…mi sembri davvero un vecchio della tua età quando parli in questo modo… -
- Non ti do il permesso di mancarmi di rispetto,tu che sei ancora un poppante al mio confronto..! -

Ryan si voltò appena: - Allora perché non mi lasci crescere?E’ per mezzo della mia ingenuità….che sono stato usato in quel modo. -
- Tu vuoi usare il Maximo Incantesimo Universale…un metodo pericolosissimo,un rito senza pietà…per avere… -
- Due risposte…Ma due risposte che nessuno può darmi,se non quel Maximo Incantesimo Universale che tu pronunci con così tanto timore…Fai bene,amico mio…
Uno stregone dalla potenza media come la mia non potrebbe ancora domarlo.
Il Calice della Sapienza è un frutto dorato in mezzo a quelli dell’albero delle formule.
Se potessi porre al Calice due domande… -
Bevve un sorso di birra.
- Potrei riuscire a riportare in vita Ari…e a scoprire il segreto per uccidere un Druido… In questo modo,vendicherò Ari,che è morta per me,tutti i ragazzi innocenti dell’accademia e te… -
- Io non voglio la vendetta.Voglio la pace.Per me e per te.Sei il mio unico figlio…l’unica persona a me cara.Anche se non sei sangue del mio sangue,per me rappresenti il figlio che non ho mai avuto. –

Ryan si voltò verso di lui,sul viso un’espressione raddolcita:
- Per me è un onore essere figlio tuo.Ti voglio bene come un vero padre.Perchè l’uomo che mi ha cresciuto e insegnato i valori della vita sei tu.
Proprio per questo dovresti capire il mio stato d’animo…Hagar,perché non parti con me?-

Il vecchio assunse un’espressione stanca e amareggiata.
- Credi che se potessi non verrei?Non partirei da subito?!
Non sono più giovane ragazzo mio…sembro forte e possente…ma la mia è solo una maschera.
In verità sono vecchio e comincio ad avere i miei fastidi,come se non bastasse… -
Si scostò una ciocca dall’occhi cicatrizzato.Era plumbeo e senza luce.
- Sono anche mezzo orbo.Una volta,forse…avrei potuto aiutarti.Ma ora…ora sono un vecchio che ti creerebbe solo fastidi.Non voglio più impugnare una lama in mano…-
Gardò oltre il bancone,dove facevano sfoggio con modestia ciotole di verdure,pezzi di carne essiccata,vasetti contenti miele e salse…per poi guardare sul lungo e largo bancone,dove erano sparsi boccali di legno con il manico di ferro,alcuni sporchi,altri puliti.

- Sei l’uomo più forte che io conosca,Hagar…sei ancora un potente guerriero.-
Il vecchio sorrise amaramente: - Sei diventato abile quanto me…forse di più.-
- No,non è così…tu non sarai mai un peso per me…Hagar,se diventerò forte abbastanza potrò ridare la vista al tuo occhio destro…-
Per un momento il viso del vecchio si illuminò,come quando un uomo sogna.
Ma quella luce si spense rapidamente,così in fretta,che nemmeno l’occhio attento di Ryan la scorse:
- No,figliolo,lascia perdere.Per me,che non capisco nulla di magia,sei fortissimo…ma se tu dici che non è così…e comunque non desidero la vista…questa mezza cecità mi ricorda tutti i giorni quanto la guerra sia una cosa stolta e senza valore.
Mi ricorda che le lame non riescono a portare che morte e dolore,non gloria e rispetto. -

Ryan non seppe in che modo ribattere alle sagge parole di quell’uomo.
La guerra l’avevano vissuta sulla loro pelle per due anni.Due anni in cui erano stati costretti ad uccidere per sopravvivere.
Due anni in cui erano dovuti fuggire dalla costante ricerca degli Anziani Druidi dell’Accademia
di Stregoneria di Naga.
Una disperata fuga per tenere lontano dagli occhi la morte dell’epoca che finiva in quella Grande Guerra.
Per scacciare dal cuore l’immagine piena di dolore di quella giovane ragazza che giaceva in un lago di sangue in uno dei Giardini di quell’Accademia…quella che fino a due anni fa era stata la loro casa…

- Ti capisco Hagar.Tu hai deciso che per te questa vita va bene.Io però non l’accetto.Io desidero la vendetta sopra ogni cosa.Ma desidero saziare la mia sete di conoscenza,che tu sai è grande.
Voglio viaggiare,voglio scoprire.Voglio che le personi innocenti che hanno pagato crimini non loro siano ripagate.-
- Ari è morta.E’ proibito resuscitare un morto.Non sai cosa potrebbe accaderti.-
- Ari è la mia vita…- sibilò Ryan con l’immagine di lei stesa su quel prato sporca di sangue davanti agli occhi.
- Lei si merita di vivere,perché è la donna più nobile e buona che conosca.E perché io ho tradito il suo amore.Non lo farò unn’altra volta.Partirò Hagar,fra meno di un’ora….Con o senza di te.-

A quel punto,Hagar distese le mani,rilassò il volto,piegò la testa verso il basso.Raggiunse con due passi il figlio adottivo,gli posò una mano sulla spalla e gli sussurrò:
- Mi arrendo Ryan.Non potrò convincerti a rinunciare.Sei saggio e forte come tuo padre…Lui sarebbe stato fiero di te.-
- Sappi che l’unico padre che ho sei tu.Non ho bisogno di altro.Grazie di aver capito…per me è importante.-

Un’ora esatta dopo,un uomo sulla ventina con uno zaino di pelle e un mantello di tela nera,usciva dal sentiero isolato che lo avrebbe portato fuori le mura del vilaggio isolato fra le montagne.Sulla fronte,il calore delle dita di suo padre ancora lo accompagnava lontano da casa.
“Nel nome della buona sorte della Stella di Aurora,accetta la mia benedizione,Ryan,figlio di Hagar dei Morren.”
Il giovane stregone si portò una mano guantata di pelle nera alla fronte,ammirando il riverbero del sole arancione acceso,che calava lentamente dietro le colline fuori dal villaggio.
“Ancora qualche minuto e tramonterà il sole.” Pensò.
Ancora un passo e vent’anni della sua vita sarebbero stati gettati alle spalle.



"La Morte d’Oro è arrivata in città."

Non era cosa rara incontrare un giovane uomo girovago di quei tempi.
Le persone fuggivano di casa per trovare un posto migliore in cui vivere,dopo che la Grande Guerra,con la sua barbaria e crudeltà,aveva devastato campi,villaggi e ucciso migliaia di uomini.

Le Terre Centrali erano da sempre le più attaccate dell’intero continente.
Era una terra a tratti fertile e prosperosa,con pianure abbastanza grandi da ospitare due città grandi e qualche sparuto villaggio, a tratti inospitale e ostile,laddove le altissime montagne della catena montuosa dei Gravda si stagliavano,circondando le famose pianure così bramate dai popoli che volevano prosperare e aumentare.
La catena più alta dei Gravda si estendeva in semicerchio da Nord attorno alla terra piana,punteggiata quà e là da alcune colline, e proprio nel mezzo di quel semicerchio,si diramavano due strisce di monti piccoli e tondeggianti,che dividevano la terra in tre parti.Erano chiamate Tre Vite,poiché quelli erano i migliori posti dove vivere.Quelle zone,fra montagne e pianure,erano le più abitate delle Terre Centrali.
A ovest dei Gravda c’era Ilÿ Zarion,la Foresta Leggiadra: era la dimora degli Elfi,che da più di duecento anni non si facevano vedere,se non per essere invitati alle Corti dei Re e nelle Accademie di Magia.
Ancora più ad ovest di Ilÿ Zarion c’erano le Terre Costiere,che vivevano di mare.
Ad Est delle terre centrali,vi erano le Steppe Perdute,luoghi inospitali e sterili che gli uomini avevano abbandonato,e che venivano attraversati da branchi di demoni dalle sembianze animalesche.Gli unici uomini che vivevano il quelle terre,erano nomadi che si spostavano alla ricerca di manufatti demoniaci e piante speciali.
Le Steppe Perdute si estendevano per leghe e leghe verso Est,e si diramavano leggermente verso il Sud delle Terre Centrali.Quella zona era inesplorata.Si diceva che oltre quella stretta fascia desertica,ci fosse il mare,puntellato di isole da cui provenivano i Draghi d’Acqua.
Infine a Nord,dietro le montagne alte dei Gravda,vi era una terra collinosa e boscosa,che in quasi tutto l’anno era prigioniera dell’inverno.Era il regno Assoluto del popolo di Meandris.

Ryan osservava una cartina di pergamena di tutte le Terre Centrali,mentre beveva birra in un tavolo isolato di una locanda.Aveva viaggiato un giorno intero per lasciare più distanza possibile fra il Villaggio Sopravvissuto e sé stesso.Era arrivato in una cittadina di nome Tamlo.
Adesso si trovava a circa una lega dalla Valle dei Mutanti.
A dispetto del nome,era una valle piuttosto piccola,circondata da una cornice di alberi antichissimi immuni alla magia che la proteggevano dagli aggressori esterni,poiché in essa vivevano tre esseri mostruosi non riconosciuti in nessuna famiglia animale.
Gli stregoni erano molto interessati alle proprietà del loro sangue,delle loro lacrime,denti,pelo o piume.

Ryan estrasse dalla tasca dei pantaloni un altro rotolino di pergamena più piccolo e sporco di un liquido rosso ed essiccato.

“ L’alterazione della normalità fuoriesce sottoforma di diverso.Della Diversa Natura,portami il Sangue del Mutante di Terra.”

Il giovane stregone sapeva bene cosa voleva dire quel messaggio.Ci aveva studiato per un mese,prima di scoprire quella risposta.Doveva prendere il sangue del Mutante di Terra,uno dei tre mostri che vivevano nella Valle.Era forse il più grosso,e lui non sapeva bene quale fosse il suo potere ne come fosse veramente fatto,ma sperò in cuor suo che non sapesse utilizzare alcun tipo di magia.
Accartocciò piano la pergamena e se la rimise in tasca.Per trovare quel informazione,una persona a lui cara aveva perso la vita. “ Per un foglio…Una vita per un foglio…” pensò.
Bevve ancora un sorso di birra e fece una smorfia.Era così disgustosa che gli faceva sentire la mancanza di quella di Hagar.
La lasciò e si mise a riflettere.Poi qualcuno lo chiamò:

- Heilà,amico.- disse una giovane voce.
Dietro il bancone coperto di stendardi,un ragazzo sui quindici anni,con una cassa di bottiglie smerigliate fra le braccia,lo fissava in cerca di risposta.
- Olà,capo.Qualcosa non va?-
- Mio padre vuole sapere se ti fermerai alla locanda per stanotte.Dice che è importante.-
Ryan ci riflette su per qualche minuto,poi rispose:
- Credo proprio di no.E’ successo qualcosa?-
- Devi lasciare il villaggio.Noi siamo gli unici locandieri ancora aperti,ma fra un po’ chiuderemo portoni e catene attorno alle finestre.Sta per arrivare,l’hanno vista.-
Il ragazzino tremava leggermente,ma non emetteva un suono,per sembrare coraggioso.

- Chi sta arrivando?- chiese Ryan.Con tutto quello che aveva in testa,non aveva pensato ad altro.
Il ragazzo spalancò gli occhi e la bocca:
- Come,chi?!Un cacciatore che è tornato al villaggio ha avvistato la Morte d’Oro nel boschetto prima della Valle dei Mutanti.Dice che il suo compagno è stato preso in ostaggio da lei e forse verrà nella città!! - adesso il giovanotto aveva le guance rosse.

Ryan non sembrava spaventato.Piuttosto indifferente:
- Chi è questa Morte d’Oro?Mi sembra di averne sentito parlare…-
La bocca del ragazzo si aprì per qualche secondo senza emettere un suono…poi esclamò:
- Ma…come…La Morte d’Oro,è colei che ha condotto il popolo guerriero di Meandris,nella Grande Guerra di due anni fa!!E’ una terribile guerriera,crudele,spietata ed esperta in tutte le arti.Nessun altro cavaliere,soldato o mercenario è paragonabile a lei per forza e valore!!E’ famosissima in tutte le Terre Centrali!Com’è possibile che tu non la conosca,straniero? -

Lo stregone non sembrava nemmeno ascoltarlo.Era appollaiato sull’alto sgabello con la testa fra le mani,i gomiti appoggiati al bancone.
Il giovane locandiere aspettò,guardandolo da vari punti.
Aveva un’aria così assente…ma si poteva sapere chi era??Lo squadrò meglio…non era come gli altri uomini,almeno non troppo:

Era parecchio alto,sicuramente superava il metro e ottanta.
Snello,dal fisico asciutto e dai muscoli definiti,ma per nulla esagerati.
Aveva i capelli scuri,parecchio corti e dal taglio non frequente fra gli uomini dell’epoca.I brevi ciuffetti si alzavano in direzioni differenti,più corti sulla nuca,e poi più lunghi sotto il collo,dove si appoggiavano verticalmente.La fronte era incorniciata da due ciocche gemelle,lunghe sulle guance rispetto alla zazzera e ogni tanto si posavano davanti agli occhi.
Anche questi erano castani e un po’ a mandorla,l’espressione misteriosa e beffarda.
Il viso era squadrato dagli zigomi alti e grandi,e la guancia destra era solcata da una cicatrice sottile e scura,che si interrompeva tre dita sotto l’occhio.

Comunque,poteva definirsi un uomo normale.Ma i suoi vestiti erano davvero singolari.Da quelle parti abiti come quelli se li potevano permettere solo i proprietari terrieri più importanti e i nobili,anche se li indossavano di rado.Gli stregoni tornati dai viaggi nel futuro avevano vestiti come quelli e li avevano cuciti per le persone di quel epoca.Ma li portavano in pochissimi,quasi sempre gli artisti di strada o gli stregoni e i fattucchieri,per darsi un’aria esotica:
pantaloni con tasche dal tessuto ruvido e resistente (…I jeans,per intenderci! Nd.315),gonne corte sopra le ginocchia,maglie di pelle,cinture,stivali con inserti di metallo,scarpette di stoffa ,guanti senza dita…

Il forestiero portava dei jeans blu scuro,con delle cinghie di cuoio che gli scendevano sui fianchi.
Una maglia nera con maniche lunghe arrotolate sopra i gomiti e sotto una più larga e grigia.
Portava guanti neri senza dita,con cerchietti di metallo alle estremità e polsiere di metallo,con piccole punte.
Al collo aveva una catena piuttosto grossa con un ciondolo dorato alle estremità,dalla forma strana e una collana di filigrana con perline viola e foglie verdi.Sopra di queste una grossa sciarpa di stoffa grigia,con le code dietro la schiena.
Ai piedi calzava stivali di cuoio con una placchetta di metallo sui risvolti.
“Un tipo originale,tutto sommato” pensò il ragazzo.

- Mi hai ascoltato?-
- Sì,certo.La morte d’Oro…una donna guerriera generale dell’esercito dei Meandriani…So che i tre quarti dei bottini di guerra sono andati a loro.Ma non l’ho mai vista. -
- Oh,forestiero…quel popolo ha la lotta e la ferocia nel sangue.Mio zio è stato in guerra per un anno e dice che ha visto la Morte d’Oro in volto,anche se da lontano.
Mi ha detto che è impossibile distogliere lo sguardo da lei quando la si intravede: è di una bellezza indescrivibile. - disse arrossendo.

- Ma davvero? – fu il commento senza interesse di Ryan.
- Sì,sull’onore di mio padre.Dicono che la crudeltà dei suoi gesti si trasformi in grazia se vengono compiuti da lei.Il suo aspetto è simile a quello della Dea del Fuoco.-
- In che senso?-
- Ha lunghi capelli color dell’oro,brillanti sotto il sole,per questo è chiamata Morte d’Oro.I suoi occhi sono fatti di cristallo puro.Azzurri,freddi,penetranti.La sua pelle è chiara e non ha una cicatrice di guerra.Mio zio disse che era talmente bella da far paura.Alcuni dei guerrieri più valorosi sono stati uccisi dalla sua spada perché non volevano distruggere una creatura come quella.
E chi tentava di fermarla,di ucciderla,cadeva sotto le sue lame gemelle.-

- Che assurdità,amico…esistono tante belle donne in questo paese,per fortuna.Io ne conosco alcune non male. - “Una in particolare,vero Ari?” pensò dentro di se.
- Ma questa donna è eccezionale!Non esistono più i semidèi!Le è l’ultima nata!- protestò il ragazzo.
- I semidèi…mortali con l’aspetto di divinità.Capelli dorati e occhi d’acqua…Pensala come vuoi…Io dico che se ha questa fama è per la sua abilità in guerra,non per il suo aspetto.-
- Guarda questo.- e il giovanotto gli porse una pergamena strappata dal muro.

Era un cartello dei ricercati.Per la Morte d’Oro i sovrani dei regni più importanti offrivano 10.000 corone.
“Abbastanza da poter vivere nell’ozio e dare eredità a propri figli” pensò Ryan.
Nel dipinto,una giovane donna con una lunga treccia e dei vestiti di pelle e stoffa ricoperti da poche sezioni d’armatura,impugnava una specie d’arma a doppia lama,dal manico centrale dorato e due lame gemelle dalla punta ricurva.Una sola lama era lunga un metro e quaranta.

Ryan fischiò: - Per tutti i Venti!Una bella somma eh?-
- Già.Ma preferisco vivere,piuttosto che morire.Non penso che la Morte d’Oro,che è una mercenaria importante,vorrebbe qualcosa da me,un comune figlio di locandiere.-
Ryan si alzò e gli diede una scrollata sulla testa:
- Sei un ragazzo saggio.Grazie per avermi informato.Me ne andrò subito.Tieni il denaro.-
E detto questo si alzò ed uscì dalla locandina,diretto nuovamente verso le mura di quella cittadina.
Calcolò che a distanza di un’ora,partendo fuori dal cancello,sarebbe arrivato ai confini del bosco prima della Valle dei Mutanti,e ancora prima che il sole fosse tramontato.
Si avviò per le stradine isolate di Tamlo fino a raggiungere i cancelli.
Le sentinelle lo fecero passare senza domande.Probabilmente avevano gran fretta di chiudere le porte della città.
Con il cartello Ricercati ancora in mano,Ryan si mise a camminare nella direzione destra del sentiero che si diramava fino al bosco.Continuò a guardare per un po’ il cartello,soffermandosi sull’arma della giovane guerriera.
“Mi sembra di aver visto questa spada in un libro di Oggetti Magici Sacri.Se la memoria non mi inganna quest’arma va usata con la magia…questa donna è una comune mortale,anche se porta i segni degli Dèi sul suo corpo.Che sia stata benedetta alla nascita?”
Ci pensò un po’,ma non trovando soluzione decise di dedicarsi al suo scopo principale:Trovare il Mutante di Terra nella Valle e prendere il suo sangue.Il resto sarebbe venuto dopo.
Guardò un’ultima volta l’immagine sul foglio e poi lo gettò nell’erba.
“Tutto sommato è carina…” pensò con noncuranza. “Molto carina”.


"Il combattimento col Mutante."

Nel bosco precedente alla valle,si respirava un’aria terribile,cupa,opprimente e di cadavere.
Appoggiato in modo innaturale ad un albero,c’era un uomo,che a giudicare da vestiti,sembrava un cacciatore.
Era morto.
Sulla sua gola,c’era una ferita profonda e il collo,il petto e la bocca erano coperti di sangue ancora fresco.Gli occhi spalancati in un’espressione di terrore puro lo rendevano un’obbrobio.
A sei metri da lui,una banda di sette soldati armati di lance e scudi,erano nelle stesse condizioni.
Morti,ammassati gli uni sugli altri,coperti di ferite profonde e sanguinanti.

Una giovane donna camminava lentamente fra gli alberi neri.Appesi a delle cinghie di cuoi sui fianchi,portava due pugnali identici dal taglio orientale,con la lama lunga un avambraccio e il centro della croce d’oro dell’impugnatura era costituito da una metà di un grosso rubino.
Ognuno dei due pugnali aveva una metà,che messe insieme formavano il rubino originale,grosso quanto una mano.

Ad un certo punto,la ragazza si accasciò ai piedi di un albero dalle grosse radici,tenendosi la testa con una mano.Le bruciava un po’,e la fatica del cammino senza sosta che conduceva da tre giorni rendeva il dolore più intenso.
Decise di riposare un po’,mentre puliva le lame dei suoi pugnali sporchi di sangue rappreso.
“Da quanto tempo non mangio?” pensò la ragazza,scostandosi la frangia chiara dagli occhi.
Passò qualche minuto,in cui i suoi occhi tentarono di trovare un frutto,un animale che potesse sfamarla.
In un mese,aveva percorso la strada fra le montagne del centro dei Gravda,arrivando nella Seconda Vita,dove i villaggi e le città più importanti si stavano riprendendo dalla crudeltà di quella guerra a cui anche lei aveva partecipato.
Ora,a meno di un miglio di distanza,stava per raggiungere il suo primo obbiettivo.Il Mutante di Terra della Valle era lì,e aspettava solo di morire sotto la sua mano.

Osservò el silenzio più assoluto un punto buio fra alcuni alberi.Rimase in ascolto.Le sue orecchie udirono un lieve fruscio,così sottile che una persona normale non avrebbe potuto udirlo.
Ma lei era diversa: dopo qualche secondo,una figura nascosta in un mantello nero si fece avanti con passo felpato.Aveva un cappuccio nero e una gobba.Puzzava di cadavere.

- Sssalve…un’umana da quessste parti…che cossa rara…-
La voce della persona,se era una persona era melliflua,tagliente e,visto come sibilava,inquietante.
La ragazza non fece alcun movimento.Si limitò a fissare la creatura che aveva in piedi,a qualche metro di distanza.
Nonostante fosse più debole del normale,la ragazza emanava un’aria di sicurezza e timore impressionante.Lo sguardo era di una freddezza e durezza fuori dal comune.
Non parlò.

- Qual’e il motivo della tua vissita in questo sssuqallido boschetto?-
La creatura mostro una mano storta,rugosa e dalle unghie lunghe e appuntite.
Da sotto il cappuccio,sbucò una ciocca ondulata di capelli bianchi.
- Perché non rispondi?Ti metto cosssì tanta paura? -
- Piuttosto ribrezzo.- disse seccamente la ragazza.
S’infilò il pugnale nelle cinghie,si sistemò i gomiti sopra le ginocchia e lasciò le braccia penzoloni.
Sembrava la persona più tranquilla del mondo.
- Fai velocemente….Cosa sei?Vuoi qualcosa da me?-

Il pugno della creatura si strinse,alzò lo sguardo,e la sua faccia divenne visibile.
Aveva il volto di una donna vecchissima,bianco e pieno di rughe profonde.Gli occhi erano di un rosso scarlatto e le pupille inesistenti.Schiuse le labbra in un ghigno maligno,e i denti sembravano quelli di una giovane;forti,bianchissimi e affilati.I canini sporgevano delle labbra rinsecchite:
- Ah!Una cosa…anche noi creature dannate sssiamo “qualcuno” e abbiamo un nome…-
- Tienilo per te il tuo nome…mi basta sapere che sei un vampiro…è così giusto?-
- Conossssci bene la mia razza…-
- Solo voi vampiri avete un fetore di cadavere così intenso….Ti ho sentita a metri di distanza.-
- Per me quesssto è un complimento…- disse inchinandosi.
Poi,all’improvviso,schizzò in avanti velocemente e il cappuccio scivolò dalla testa candida.
Spalancò le fauci,pronta a mordere la ragazza seduta,con lo sguardo chino.
Sembrava addormentata.
A qualche passo dalla bocca della vampiressa,la ragazza si scansò con una velocità impressionante.
Si trovò dietro la vampiressa e con uno strattone la spinse per terra,lontano da lei.

Il mostro,infuriato,si alzò e scatto in avanti,ma la ragazza gli recise il collo di netto.
Il pugnale scintillava nel buio,coperto di sangue scuro.Il corpo della vampiressa si incenerì e sparì fra l’erba.
La ragazza prese a correre come una saetta fra gli alberi,orientandosi verso est.
“Quella sciagurata mi starà dietro finche non mi avrà ucciso.” Pensò con tranquillità.
“Ma fuori da questo bosco magico è più indifesa di un neonato.”
Continuò a correre,nonostante il cerchio alla testa le facesse male da dar fastidio.


Ryan era arrivato ai margini del bosco,proprio davanti alla Valle.Una Distesa piatta e verde,che in apparenza non aveva nulla di anormale.Ma l’atmosfera era carica di potere.
Ryan avvertiva l’elettricità nel corpo,lo faceva sentire pieno di adrenalina.Il battito del cuore era più veloce.Gli occhi schizzavano da una parte all’altra,fulminei.


“Calmati,Ryan,rilassati.Come fai sempre.Sei un portento.” Si spronò mentalmente.
Scese piano per la discesa sulla Valle.Appena toccò terra,un brivido dietro la schiena lo percorse.
Accidenti.Quella non era né magia nera,né magia bianca.Solo magia neutra.
Era l’unico tipo di potenza che poteva essere avvertita solo da uno stregone,o una strega.
Qualcuno che avesse La Magia dentro di sé.
Era la potenza dell’inespresso.Un potere che esisteva e basta.Senza bisogno di manifestarsi.

Ryan si nascose dietro una roccia chiuse gli occhi e si concentrò.Riusciva ad avvertire lo stesso potenziale di magia in tutta l’area che circoscriveva.Nessuna variazione.Osservò il terreno li attorno.C’erano impronte grandi quanto un tavolo da pranzo e alcuni solchi nel terreno,come di
artigli enormi che avevano attecchito.
Il ragazzo deglutì.Era veramente UNA BESTIA.Era ENORME.
“Bene,vuol dire che ci sarà più gusto!”
Strinse in mano il suo Pentacolo Sacro e uscì dal nascondiglio.
Percorse una buona zona della Valle,in cerca di quella bestia.
Camminò per quasi mezz’ora,sempre attento a non incontrare gli altri due Mutanti.Doveva già avere il suo bel daffare con quello di Terra,voleva evitare quello di Fuoco e quello d’Aria.
- Dannazione…una bestia di quelle dimensioni,dove si sarà nascosta?!-
Fece un altro passo,ma poi crollò a terra: - Ma…il terremoto?!! - esclamò.
La Terra si spaccò improvvisamente in due.Dalle crepe scure emerse una zampa di proporzioni enormi.Aveva artigli impressionanti,più grandi e spesse delle zanne di un mammut.
Un corpo tozzo e peloso emerse dalla crepa che diventava sempre più larga.Il pelo era folto e bruno,ma in alcune zone,sotto il ventre,sul muso e sulla schiena c’erano strisce color verde.
Il muso del mostro si alzò,e si spalancò per far uscire un potente ruggito.In quella bocca che poteva contenere due o tre uomini,stavano due file di denti seghettati alti più di venti centimetri.Sembrava non avesse orecchie e gli occhi erano chiusi,accecati dalla luce del sole.
“ Per tutti i venti!Una specie di talpa troppo cresciuta!” pensò Ryan scansandosi dalle zolle che cadevano.
Il Mostro emanava un potere intensissimo,che fece male agli occhi del ragazzo.
“ Ecco perché non riuscivo a localizzarlo!Era sotto terra!Come faccio a farlo calmare?”

Il Mutante si dimenava come se fosse fuori di senno,agitandosi tutto e con la sua mole devastava il terreno attorno a sé.Ryan dovette far ricorso a quasi tutte le sue energie per correre e scansare le fauci del mostro,saltando e correndo a più non posso.
Non poteva fare quel fuggi-fuggi per tutto il tempo.Doveva prendere l’iniziativa.
Spiccò un balzo laterale e si aggrappò alla pelliccia del mostro.
Quello si inarcò su sé stesso,ruggendo e ululando di rabbia.Ryan sembrava una bambola di pezza per come veniva sbattuto qua e là,appeso alla cresta pelosa dell’animale.
Con fatica si issò sulla schiena del Mutante e si mantenne forte con le gambe.

Cercò in fretta il potere dentro di sé.Aprì la mente e un filamento d’energia attraversò le sue vene.
Conosceva quel energia:Il fuoco lo stava chiamando.
Gli parlava in una lingua sconosciuta alla maggior parte degli uomini.
Ryan congiunse le mani davanti a se,mirando alla base del collo del mostro.Non voleva ucciderlo,soltanto stordirlo.Il fuoco lo avrebbe fatto infuriare al principio,ma ryan sapeva cosa fare.
La lingua del Fuoco gli scorreva nella mente:Si preparò a dargli un ordine:

Sussurrò: - Vitlae Lem.- e nelle sue mani nacque una fiamma.
La fece crescere,poi ad alta voce gridò: - Leman Bres!! – e la fiamma divenne un globo.
Lo tenne sospeso sulla sua mano e lo scagliò sul collo del mostro,saltando via.
Si sentì una forte esplosione,e il mostro urlò disperato.
I suoi piccoli occhi si aprirono e per un attimo Ryan potè vedere che erano gialli,come quelli di un gatto.
“ Ma com’è nata una bestia così?!” pensò,sarcasticamente.
Corse lontano da lui,anche se la bestia si muoveva velocemente a grandi passi.Inarcava il collo per il dolore e si contorceva,ma non smetteva di rincorrere il ragazzo.
- NON TI E’ BASTATO??!!!- urlò Ryan. Invocò un altro globo di fuoco,stavolta più grande.
Spiccò un balzo e glielo lanciò in bocca….

Era certo che gli avrebbe bruciato la gola…ma il mostro utilizzò il globo e glielo risferrò sottoforma di fiammata.Ryan si scansò per un pelo,con il cuore in gola.
Aveva rischiato di finire bruciato dal suo stesso incantesimo.

Per l’ultima volta,mirò un nuovo globo infuocato grande quanto una zampa del mostro.Concentrò la magia del fuoco più pura che poteva in quel globo,ma stavolta lo scagliò negli occhi del Mutante.
Questi vennero accecati ancora prima che il fuoco magico li toccasse,e poi esplosero in una danza fiammeggiante.
Ryan stremato cadde in ginocchio,ma si spotò presto,per non essere calpestato dal mostro impazzito.
Rotolò per terra,stanco dei continui spostamenti.Nonostante questo,riprese a correre verso una zona della valle coperta di rocce appuntite.Forse lì il bestione avrebbe avuto del filo da torcere.
Corse e corse,ma era così stanco che gli sembrava di non raggiungere mai la meta.
Si voltò,quando il mutante ululò.Lo sentì abbattersi al suolo.
Ryan si fermò ed osservò il cielo.Il sole stava tramontando e nel riverbero scarlatto gli sembrò di vedere un’ombra nera.
Si schermò gli occhi con una mano.Una figura dai lunghi capelli volteggiò in aria e un lampo rossastro avvolse quelle che dovevano essere le sue mani.
Rimase ad osservare,senza capire veramente.

La ragazza aveva corso.Aveva corso senza sosta per più di un’ora e mezza.Aveva intravisto la forma verdeggiante della Valle dei Mutanti e vi si era gettata aumentando la velocità.
Sentiva un forte odore di bruciato,e si era diretta verso quella direzione.Un mastodontico animale bruno si stava dimenando nell’alba,sollevando grossi pezzi di terra per aria e le era sembrato di vedere anche un uomo coinvolto nel macello.
“ Non ucciderà quel mostro.” Pensò.
La puzza di fumo veniva dal mostro.Dietro la schiena aveva del fumo grigiastro che si innalzava al cielo e anche dalla sua bocca usciva del fumo.
Che fosse stato quel uomo?Non aveva importanza.

Spiccò un balzo impressionante,alto fino agli occhi del mostro.I suoi due pugnali,uno per mano vennero incrociati,e per un istante i due frammenti gemelli del rubino si incrociarono.
I pugnali vennero avvolti in una luce rossa,una specie di fulmine a ciel sereno.
Un’arma lunghissima prese il posto dei pugnali nelle piccole mani della ragazza.
Un bastone dorato tondo e cavo,con due punte ricurve alle estremità.Nel mezzo era incastonato un rubino pentagonale.Dalle cavità del bastone uscirono due lame gemelle lunghe un metro e quaranta ciascuna.Erano più sottile verso l’origine e ampie nel centro.Le punte aguzze erano ricurve.

Fece girare l’arma fra le mani,ferendo il mostro in vari punti del grosso corpo.
Nonostante fosse un po’ troppo lento,la mole compensava.Era resistente e il più delle volte la terribile arma della ragazza affettava solo i peli.
Lei spiccò un altro salto e si posò sul lungo muso del Mutante,poi,con un colpo deciso,gli affondò entrambe le lame nella fronte,facendo schizzare fiotti di sangue dappertutto e provocando uno spasmo di dolore al suo enorme avversario.
Continuò a combatterlo,e sembrava non stancarsi mai.L’estenuante incontro andò avanti per un’ ora.
Controllò che l’uomo non si muovesse dal suo posto.Era in condizioni buone,solo un po’ infangato.
Continuò a tartassare il mostro di ferite,ma sembrava non volesse cedere.
Il cerchio alla testa divenne un dolore bruciante.Si allontanò di qualche passo,lontano dai due.
Il ragazzo la vide tenersi la fronte e lo sentì urlare: - stai bene?-
Lei non gli rispose nemmeno.Doveva uccidere quel essere e rubare il suo sangue.Era troppo importante.Non poteva perdere o lasciarlo a quello.
Non poteva neppure morire.Aveva ancora troppo da fare.
Decise di colpirlo con uno dei suoi colpi migliori.
Si bloccò,in piedi ed immobile come una statua,a gli occhi chiusi,mentre il mostro gli andava incontro.


Ryan osservò la ragazza che aveva davanti.Era rimasto spiazziato dalla crudeltà con cui combatteva quel mutante e soprattutto,dalla sua abilità fuori dal comune.
Saltava come un elfo,correva velocissimo e la forza di ogni attacco gli sembrava aumentare di volta in volta.
E quell’arma…era spettacolare.Poco fa erano due pugnali gemelli e un minuto dopo un’unica grossa spada a doppia lama.Doveva pesare più di cinquanta chili,con tutto quel oro,l’acciaio e la pietra grossa quanto il suo pugno.
Tutto era partito da quel Rubino grosso al centro della nuova arma.
Aveva visto che i due pugnali ne avevano ognuno una metà.
“Un’arma magica…” pensò.Era certo di averla vista,da qualche parte in un libro…era ancora più sicuro che fosse l’unico modello esistente.Come poteva avercelo lei?

Provò a sentire l’aura della ragazza.Era piena d’energia vitale,ma non emetteva nulla di magico.
Era una mortale qualunque,eppure….

Durante quel ora in cui aveva ripreso le forze,aveva potuto osservarla.
Mai vista una donna come quella.Alla prima impressione,le avrebbe dato sedici anni.Le sembrava abbastanza alta,però,sul metro e settanta.
Il suo corpo era snello e atletico,con gambe lunghe e sode.Aveva il ventre piatto,e le sue forme erano perfette,ne grosse ne piccole e le braccia roteavano e menavano fendenti,mostrando spalle toniche e polsi sottili.

Vestiva una maglia nera sbracciata che aderiva perfettamente alle sue curve e una cortissima gonna elastica verde scuro.
Sulla vita da adolescente portava un cinturone di cuoio doppio marrone,dalle grosse borchie e la fibbia lavorata d’oro,che gli ricadeva su fianco.A questo cinturone erano appesi due portanti,per i pugnali.Sotto il cinturone,c’era una cintura più piccola di pelle nera coperta di puntine di metallo.
Una fascia di cuoio gli attraversava il busto partendo dal fianco sinistro e girando sulla spalla destra,per poi allacciarsi dietro sempre sul fianco sinistro.
Gli avambracci erano protetti da vari accessori in metallo:Quello sinistro portava una polsiera lunga dieci centimetri di ferro,e sopra un cinturino di pelle nera con puntine di metallo,che si avvolgeva due volte sull’avambraccio.Al destro portava una polsiera lunga tutto l’avambraccio nera con punte di metallo più grosse del primo.Sotto questa polsiera,c’erano delle bende strette.Sotto la spalla destra,erano allacciati due cinturini di cuoio vicini.
Ne aveva uno uguale al collo,con una grossa fibbia d’oro e glielo copriva quasi del tutto.
Ai piedi portava degli anfibi neri con cerchi di ferro sulle caviglie e sul polpaccio e da dentro l’anfibio sinistro spuntavano altre bende.

Aveva intravisto appena il viso della ragazza,ma vedeva con chiarezza che i suoi capelli erano lunghissimi e biondissimi.Gli occhi,quei pochi secondi in cui era riuscito a vederli,erano di un azzurro chiarissimo e penetrante,come un lago ghiacciat oin pieno inverno e splendevano alla luce del sole morente.
“Per tutti i venti.La Morte d’Oro è qui.QUI e sta combattendo contro il mio avversario.”

Avrebbe voluto rendersi utile,non tanto per aiutare lei,ma per fare in modo che non uccidesse il mostro.Sembrava davvero infuriata,e colpiva il mostro nei punti vitali.
Prima o poi,con quel arma l’avrebbe ucciso.Lui doveva impedire a quella piccola furia di eliminare l’unico esemplare esistente di quella specie.Era veramente importante!!!

Si alzò,cominciò a correre verso di lei,ma si bloccò,quando la vide irrigidirsi tutta e assumere una posizione precisa con la spada: - stia bene?- gridò.
Rimase a vedere che faceva.Sentiva la magia di quel arma diffondersi attorno alla ragazza.Era qualcosa di molto potente e penetrante.La Morte d’Oro era rossa in volto e aveva l’affanno.
Avrebbe sopportato l’energia prepotente della sua stessa arma?
Si tenne pronto.


La Morte d’Oro sentì l’arma che le tremava sotto le mani.Sentì la sua burbera potenza insinuarsi nella sua testa.”Forse non sono nelle migliori condizioni per farlo…” pensò con il respiro corto.
“ Ma lo devo fare.Solo così lo ucciderò.”
Sentì il mal di testa bruciante che gli rombava nelle orecchie.Tossicchiò,con un fremito di debolezza: “Forse queste sono le migliori condizioni per farlo…” osservò la ragazza.
“ Morirà anche lui.E’ finita.”

Raccolse con entrambe le mani i manici d’oro dell’arma,e li tenne perfettamente orizzontali.
Trasmise l’energia del suo dolore nel rubino.Lo vide brillare.Era il momento di scagliare il colpo di grazia.
Prese fiato e grido con quanta voce aveva in gola: - STRAGE DELLA FEBBRE ROSSA!-
e colpì l’aria.Intorno a se il calore divenne insopportabile ma lei non lo avvertiva.Un’onda incandescente d’aria vibrò velocissima fino al mostro e lo colpì in pieno petto con il suo bruciore insostenibile.
Il Mutante cominciò a friggere letteralmente.Bruciò all’interno della sua testa,come se un incendio fosse avvampato nel cervello.Si innalzò in tutti i suoi metri d’altezza,gridando straziato e disperato.La terribile febbre si abbattè su di lui consumandogli l’anima.
Si schiantò al suolo dopo cinque minuti e la ragazza svenne sulla sua postazione.
La spada si ritrasformò in due pugnali.
Il mostro emanava ancora fumo e un ragazzo a qualche passo da entrambi osservava esterrefatto la scena.


Gli abitanti della città di Tamlo udirono per tutto il pomeriggio scossoni e terremoti fin nelle case più interne della città.Le sentinelle avevano ritrovato nel boschetto un cacciatore sgozzato e la truppa di soldati inviati a cercare la Morte d’Oro uccisi da colpi crudeli e pesanti.
Le sentinelle giurarono di aver sentito i latrati delle bestie Mutanti della Valle, e giudicarono che non fosse segno di buon auspicio.
La notte nasceva più cupa che mai su Tamlo.Gli abitanti della città temevano ancora per la loro vita,gli adulti vegliavano nervosi davanti ai focolari,i bambini sognavano una splendida giovane dai capelli biondi e gli occhi azzurri che veniva a portarli nel regno dei morti.


"La prima tregua."

…Vide un gigantesco mostro dal folto pelo che combatteva furioso. I suoi artigli affondavano nel terreno e lo spazzavano via. Le sue fauci si spalancavano per emettere tremendi ruggiti di rabbia.
Le buche da cui usciva erano enormi e avevano distrutto la terra lì intorno.

Sentì il battito del suo cuore che aumentava per la stanchezza. Sentì il forte dolore alla testa,e si tastò la fronte. Era bollente,così come il resto del viso.
Fu così che accadde. Tutto il dolore e il caldo dentro la sua testa si trasferirono in quel rubino pieno di potere. Sentì le lame vibrare,bramose di scagliare il colpo mortale.
- STRAGE DELLA FEBBRE ROSSA! -

Un’onda di febbre,un colpo di malessere,più potente di un veleno.
La SUA febbre. Quella che gli angosciava il sogno,o meglio il ricordo di quel istante durante il dormiveglia.
Che dolore…che caldo…

- Sei sveglia?- disse qualcuno nella penombra.
Sbattendo gli occhi alcune figure divennero ben distinguibili.
Un soffitto di legno marcio…lo sguardo si spostò di lato.Un tavolino di legno con una candela sopra consumata a metà.
Gli occhi osservarono una mano,guantata di nero e con le dita scoperte.
“ Questa è la mia mano…ma dove sono finita?” pensò la Morte d’Oro.
La ragazza si drizzò a sedere con un po’ di fatica.Si guardò attorno:
La stanza era ampia abbastanza,con un letto,quello dov’era sdraiata lei,da un lato,e il focolare dall’altro.Vicino al camino c’era un tavolo con due sgabelli malridotti.
Dal tetto sbucava qualche ciuffo di paglia secca.

- Stai bene?- disse una voce maschile.Lei si voltò verso il punto da cui proveniva.
Un ragazzo era appoggiato al muro,braccia conserte e un piede contro la parete.
La fissava serio,con aria diffidente e un po’ sul “chi va là”.
La ragazza non volle parlare,ma non lo avrebbe fatto comunque,visto che le mancavano le forze.
Rimase a fissare a sua volta il giovane,con la sua solita aria fredda e distaccata.
Per un po’ lui ricambiò il suo sguardo,poi andò verso il focolare e tolse un calderone bollente da sotto la fiamma.
Poi versò un piatto di zuppa in una scodella scheggiata.La sollevò,ma il liquido caldo colò dal fondo.Allora il ragazzo la posò con uno sbuffo, puntò un dito contro la scodella e disse: - Ren.-
La scodella si sanò da ogni crepa,come nuova.

Lei sgranò per un secondo gli occhi.Era uno stregone!
Non se ne era resa conto quando lo aveva visto nella Valle dei Mutanti.
Già,la Valle.Ma adesso dov’era?E lui?La teneva in ostaggio?Le aveva fatto un incantesimo per indebolirla?
Nonostante i suoi dubbi,rimase immobile a guardarlo preparare le porzioni.
Non perse il sangue freddo.
Quando si avvicinò a lei,con la zuppa fumante in mano,rimase ferma,senza afferrarla.
Lui la guardò,facendogli cenno con la testa.Le passò a lato,rimanendo in piedi.

- Non è un intruglio magico.Non è avvelenata,non aver paura.-
Le sopracciglia di lei s’incurvarono verso il basso.Come osava quel insulso fattucchiere insinuare che lei avesse paura?
Nonostante ciò,non proferì parola.Guardò fisso davanti a sé.
Lui sospirò e le lasciò la scodella sul tavolino,con un cucchiaio dentro.
Lei si aspettava che se ne andasse a mangiare per conto suo.Le sembrava innocuo.
Appena avrebbe riacquistato le sue forze di sempre se ne sarebbe andata.
Non l’avrebbe ucciso,perché il codice d’onore di un guerriero vietava di voltare le spalle alla fiducia.A meno che lui non avesse tentato di sfruttarla in qualche modo,per esempio,consegnandola alle forze dell’ordine di Tamlo,per riscuotere la taglia che c’era sulla sua testa.
Ma in quel momento,era veramente troppo debole.E sarebbe stato meglio non rischiare.
In più era anche uno stregone.Di basso o alto livello non era importante.
Sapeva usare la magia,e questo la rese più prudente che mai.

Intanto notò che lui stava ancora aspettando fermo accanto al letto.
Prese a parlarle: - Non ci credi?Sei diffidente,eh…d’accordo.-
Il ragazzo bevve un lungo sorso dalla sua scodella.
Bevve piano,per non scottarsi la lingua.Poi l’appoggiò accanto a quella di lei sul tavolaccio.
- Gustosa…ecco,adesso hai la conferma che è una semplice zuppa.-
Ma lei non volle mollare.Rimase a fissarlo senza emettere un fiato.
Lui le aveva dimostrato che la zuppa era normale…ma se lui avesse avvelenato solo la sua scodella?Dopotutto,poteva farlo con la magia,senza essere visto.
Si adagiò al cuscino,guardandosi attorno in cerca delle sue lame gemelle.

Sentì un rumore strascicato e si voltò,in tempo per vedere lo stregone che si sedeva su uno degli sgabelli accanto a lei.
Aveva un’aria contrariata e spazientita in volto:
- Adesso te lo spiegherò con la tua lingua;Ingurgita alla svelta quella zuppa perché non ho tempo da perdere con te e i tuoi capricci.Se ci tieni a guarire in fretta e dileguarti per la tua strada,vedi di mangiare.Ti offrirò il mio aiuto se non mi giocherai un brutto tiro,altrimenti ti mollerò qua in balia dell’influenza e ti lascerò morire.-

La ragazza era stupita dall’improvviso cambio di tono e maniera dello stregone.Nonostante ciò si tenne la sensazione dentro,senza rivelare nulla all’esterno.
Le mani sotto le lenzuola le prudevano dalla voglia di dare un pugno su quella boriosa guancia sfregiata.Lo guardò malissimo,ma sembrava che anche lui fosse freddo come il ghiaccio.
“Questo insulso non sa con chi sta parlando.” Pensò fermamente, “smetterai di fare il duro dopo che ti avrò puntato una lama alla gola.” Pensò piena di rammarico.
Farsi parlare così era per lei una cosa non solo umiliante,ma offensiva.
Nessuno aveva diritto o potere di parlare a quel tono.Soltanto per questo,gliel’avrebbe fatta pagare.
Senza guardarlo in volto,prese piano la scodella e ne assaggiò un boccone.
Non avrebbe voluto ammetterlo,ma era buona.Forse perché la fame era dilaniante nel suo stomaco vuoto ormai da tre giorni.
Sentì il sospiro do soddisfazione da parte dell’ stregone e si odiò per aver ceduto così facilmente al suo istinto.


Ryan osservò la ragazza che aveva davanti a sé,mangiare piano e non poteva crederci.
E dire che,se mai avesse dovuto incontrare la Morte d’Oro,si aspettava uno scontro epico,magari magia contro lama.Si aspettava di vedere una donna superiore a tutto e che combatteva su un campo di guerra.
In effetti,se doveva precisare,l’aveva vista in questo frangente.
Era accaduto così in fretta:Lui stava combattendo contro quella creatura malefica,e proprio mentre si era voltato per attaccarla,un ombra gli aveva tagliato la strada.
Una figura splendente sotto il sole che cominciava a calare.
Dei movimenti agili e aggraziati,una chioma fluttuante nell’aria.
Aveva visto combattere la Morte d’Oro senza poter far nulla,perché sembrava veramente in grado di ammazzare chiunque.Aveva una ferocia,una freddezza,una crudeltà nell’infliggere i suoi colpi micidiali che lui ne era rimasto completamente soggiogato.
La bravura di quella ragazza nelle arti guerriere era strabiliante,superiore ai normali livelli umani.
Anche la sua aura,pur essendo di una semplice umana,le sembrava incredibilmente forte.
I due pugnali che aveva unito si erano trasformati in un'unica potente arma sotto il suo naso,e Ryan aveva sentito l’energia traboccare da quella pietra vermiglia,vogliosa di distruggere.
Come poteva un’umana qualunque maneggiare così abilmente un’arma magica di quella potenza,ancora se lo stava domandando…ma quella ragazza,a ben pensarci,non era come gli altri…

Un’Ariana…non avrebbe mai creduto di vederne una.
Gli Ariani nelle Terre Centrali avevano vissuto in prosperità da millenni.
I libri e le pergamene dell’Archivio dell’Accademia di Magia di Naga,quella che fino a due anni fa era stata la casa di Ryan,parlavano di loro come di un prodigio della natura.

Erano in principio un popolo di semplici uomini venuti dall’estremo mare del Nord,che poi si erano stanziati in quelle terre,con il favore della Stella Polare,la loro Dea-Guida..
Ella voleva che la fede dei suoi uomini venisse ricambiata,e diede ad ogni figlio delle prime generazioni una traccia di sé.
Nacquero cos’ uomini e donne dai capelli biondi come le spighe di grano nei campi d’estate, e con gli occhi più azzurri del cielo dominato dai draghi.
Vissero in prosperità per più di mille anni.
Quando gli uomini dai capelli e gli occhi scuri iniziarono a battersi e fare guerre,gli Ariani prima si nascosero,per evitare la catastrofe.
Ma erano pur sempre uomini…e il cuore degli uomini è sempre pieno di desideri e tentazioni.
La tentazione di dominare sugli altri,di essere degli Dèì a tutti gli effetti,li fece diventare battaglieri e crudeli.Non ascoltarono i saggi consigli della Stella Polare,che li abbandonò al loro tragico destino.
Gli Ariani,uomini dall’aspetto di un Dio,crollarono tutti sotto i vessili degli altri uomini,estinguendosi per sempre.
Nessun uomo o donna dagli occhi azzurri e i capelli biondi nacque sulla terra per millenni e millenni.

…Ryan aveva l’ultima Ariana sulla faccia della terra davanti agli occhi.
Quando il ragazzino della locanda gliene aveva parlato,non ci aveva dato peso.Ma ora che ce l’aveva davanti,in carne e ossa,si rendeva conto di quanto potesse valere quella donna.
Era un tesoro vivente.
Gli ArciMaghi e le altre entità più importanti del Mondo della Magia avrebbero pagato corone e corone per poterla avere dalla propria parte,studiarne le caratteristiche e i poteri nascosti,se ne aveva.
Ryan tentò di nuovo di studiarne l’aura,ma le sembrava sempre quella di un’umana dall’energia molto sviluppata.Non avvertiva niente di magico in lei.
Era un’umana.Un’umana con le sembianze di una Dea.
Lo dimostrava il fatto che anche lei si stancava come ogni uomo o donna,anche se sembrava impossibile.

Si alzò,per permetterle di mangiare in pace.
Anche lui si rifocillò,pensando agli ultimi avvenimenti.
Certo,lui era sempre stato pronto a cambiare le cose se doveva.
Dopo gli avvenimenti di due anni fa,era abituato a scappare,a programmare piani,a combattere.
Aveva viaggiato solo da due giorni,e già era successo di tutto.
Aveva combattuto il Mutante della Terra nella famigerata Valle.Aveva visto la Morte d’Oro combattere e poi l’aveva soccorsa nel pieno della sua fragilità.
E adesso cosa avrebbe dovuto fare?Lasciarla andare dopo la guarigione?
E se avesse tentato di ucciderlo?con quelle armi mitologiche,anche lui correva il rischio di perire…
Ma aveva troppo da fare,per morire così facilmente.
La guardò di sottecchi.

Era seduta dritta nel letto,coperta fino ai fianchi.Aveva una postura ottima,e uno sguardo fiero e coraggioso.Le sembrava davvero una donna d’onore,e se era una guerriera a tutti gli effetti,avrebbe rispettato il codice dei guerrieri che vietava di uccidere chi aiutava.
Ovviamente non poteva abbassare la guardia.
Per sicurezza,e per lasciarsela alle spalle definitivamente,l’avrebbe lasciata appena fosse guarita,così avrebbe potuto continuare per la sua strada.

Finì di mangiare,ma si accorse che la ragazza osserva il piatto senza una parola.
Le andò vicino,tentando un approccio migliore dell’ultimo che aveva avuto con lei.
Dopotutto,era pur sempre una donna.
“Tutte le donne si sciolgono davanti alle gentilezze” pensò.
- C’è qualcosa che posso fare per te?-
Lei lo osservò di nuovo,diffidente come prima.Poi osservò il piatto semivuoto.Riprese a mangiare,ma i suoi occhi si chiusero,mentre chiudeva le labbra sul cucchiaio di legno.
- Scotta ancora?-
Lei posò il piatto.
Ryan capì.Voleva dell’acqua.Ma perché non lo chiedeva?!Pensò.
Dal secchio colmo che aveva riempito prese un boccale dal tavolo e lo riempì,a mò di brocca.
Glielo portò e lei lo afferrò con cautela.

- Sei una donna prudente.Ma devi fidarti,perché se ti mantieni continuamente in allarme,finirai per stancarti più di adesso.Puoi mangiare e bere finchè puoi,ma devi riposarti e rilassarti per guarire del tutto.-
Tentò di posarle una mano sulla fronte per sentire la temperatura,ma lei lo scostò brutalmente.
Lo guardò in cagnesco,arrabbiata.
- Giuralo!Giuralo sul tuo nome che non commetterai carognate!- esclamò,sputando le parole come se non vedesse l’ora di farlo.
Ryan la fissò sconcertato.
Lei continuò a bassa voce: - Se tradirai la parola data ti ucciderò con le mie sole mani.-
Nonostante l’aspetto,la sua voce era inquietante.Sapeva come mettere paura alle persone e Ryan lo capì dalla sicurezza con cui lei lo aveva minacciato.
- Giuro sul nome mio e di mio padre che non commetterò alcuna vigliaccheria.Puoi fidarti di me.-
La ragazza abbassò lo sguardo.
Ora che aveva dato la sua parola,Ryan doveva chiedere un pegno in cambio.
- Io ho dato pengo della mia fiducia giurando sull’anima di mio padre,che gli Dèi abbiano favore di lui.- poi pensò di rivolgersi a lei con più rispetto ancora,per farle capire che non c’era veramente niente che lui potesse farle.
- Milady,io vi rispetto ma vi chiedo di prestare un giuramento.Giurate che non volterete la faccia all’aiuto che vi sto offrendo contro il mio tempo.-
Lei lo fissò,ma stavolta il suo sguardo era più rilassato e traspariva in modo sottile la sorpresa che provava per essere stata chiamata con il “lei formale.”
- Io lo giuro sulla sacralità degli dèi.- e la sua voce era seria e controllata.
- Perfetto,milady.Ora,se lei vuole guarire in fretta,mi permetterà di visitarla?Come ha visto sono uno stregone e posso aiutarla a guarire più in fretta.-
Lei tornò a guardarlo male.
- Non voglio nessuna cura magica.Nessun intruglio o pozione.Voglio guarire normalmente.-

Questo rallentava Ryan di un po’.Sarebbe voluto partire subito.Doveva ancora raccogliere il sangue del Mutante.Ed erano passate già tre ore da quando aveva trovato quella capanna abbandonata e vi si era rifugiato insieme alla ragazza.
Ma decise di non farla arrabbiare.Poteva ancora aspettare un po’.
- Se così desiderate…- ma non potè continuare. – Mi direste,se non vi reco offesa,qual è il vostro nome?-
Lei riflettè bene,poi parlò: - Il mio nome è Endria,signore.- disse abbassando il capo.
- Mi inchinerei se potessi ma non ho la forza di farlo.Vi chiedo scusa.-
“E’ così educata…non ci posso credere che sia una guerriera così tremenda”.
- Non è importante…adesso cosa volete fare?-
- Io…per favore,non usate questo tono.Preferisco parlare con più semplicità.E ora voglio riposare.-
- Ehmm…d’accordo.Come vuoi.E comunque il mio nome è Ryan.Potrai chiamarmi,se ti servirà aiuto.-
Endria lo fissò a lungo prima di addormentarsi.
Lui rimase seduto a vegliarla.Aveva un’aria così fragile.Ancora non poteva credere che aveva compiuto atrocità così grandi.Persino lui si era sentito in colpa per molti mesi,per le persone che avevano perso la vita a causa sua durante la Grande Guerra di due anni fa.
Si ricordò all’improvviso che lui l’aveva già vista.

Proprio durante quella guerra.Lei guidava un battaglione di soldati forti e crudeli,e le sue grida di carica si sentivano dapperttutto,nel campo di battaglia.Ed era come lui l’aveva vista nel cartello.
I lunghi capelli erano legati in una treccia,portava pantaloni e casacca di pelle sfilata,e pezzi d’armatura sparsi.Ginocchiere di metallo,stivali alti sopra il ginocchio,polsiere e spalliere appuntite,grandissime sopra le piccole spalle della guerriera.

Invece adesso era lì,e dormiva tranquilla in quel letto sconcio e ammuffito dal vecchiume.
Il suo volto non aveva tracce di cicatrici,o imperfezioni dovute al suo mestiere,anzi,la pella era liscia e chiara,delicatissima.
La frangia bionda era molto lunga e folta,e le ricadeva sui grandi occhi con grazia,velandoli come una tenda di seta.Le lunghe ciglia,a differenza di tutte le donne,erano di un biondo castano molto chiaro,e quando sbattevano rilucevano di minuscole scintille di colore.
Le sue labbra erano rosee e chiare,per via della febbre.Ryan immaginò che in piena salute fossero colorite e luminose come una ciliegia.
La mano portava un guanto di maglia morbida nero senza dita,ma lui notò che era affusolata,non troppo grande e dalle dita agili e pulite.Persino le sue unghie erano lucide e ben tagliate.
Mentre la portava in braccio verso quella capanna,che aveva trovato miracolosamente fuori la valle,
aveva notato che era tanto leggera da non stancarsi affatto.Era molto magra,di sicuro perché non mangiava da un po’,ma i suoi piccoli muscoli erano sodi e tonici.
Non solo doveva guarire dalla febbre,ma doveva riprendere peso al più presto,se non voleva peggiorare.
Le sistemò sulle spalle la coperta,e la sentì irrigidirsi sotto il suo tocco.
Era sempre all’erta?Sentiva il pericolo dapperttutto?Lasciò che la coperta ricadesse sulle spalle di lei,e poi si alzò per andare fuori.

Passò un’ora e al suo ritorno la trovò sveglia fuori sul prato davanti alla capanna.
Aveva trovato le sue lame e stava tentando degli affondi nel vuoto,con estrema precisione.
Le combinazioni erano sempre varie e il corpo si muoveva con una coordinazione impressionate.
Ryan la osservò da lontano,impressionato.Ma si riprese subito.Adesso lei costituiva un pericolo grave,con quei pugnali magici.
Si ricordò del suo giuramento.Gli dèi ascoltavano quando si giurava su di loro.Si avvicinò tentando una camminata rilassata.
Endria lo vide ma continuò ad allenarsi.
- Mi sorprendi,Endria.Vuoi guarire con il corso naturale delle cose,ma ti stai allenando nel pieno della convalescenza.Non guarirai mai in questo modo!- le disse in tono deciso.
- Devo allenarmi.Non posso perdere il tono e l’abitudine.-
- Sei tu che usi quei pugnali.Chi li sa usare meglio di te?-
Lei non smise e li fece roteare fra le mani.
- Nessuno sa usarli.Per cui devo farlo io al meglio.Comunque senza fare nulla non resisto.-
E fece una ruota di lato,completamente incurante del fatto che addosso aveva un minigonna cortissima e strech.
Ryan s’impressionò di come era riuscita a nascondergli la vista delle sue mutande.
- Sei una tipica ragazza con l’argento vivo addosso.-
Lei continuò per altri cinque minuti in cui Ryan rimase ad osservarla e a studiare la sua tecnica.
Non l’aveva mai vista,anche se era stato in guerra.
Era un misto ben fatto di mosse agili e di colpi menati con forza tremenda.Il tutto era accompagnato da una somma precisione e tempismo.Ogni colpo,anche il più semplice,sembrava mortale.
Ad un certo punto,Endria si trattenne la fronte,e si accasciò in ginocchio sull’erba.
Allarmato,Ryan corse a soccorrerla.Lei aveva lasciato i pugnali e si tava abbracciando,tutta tremante.
- Per tutti i venti,Endria!!Ti avevo avvertito!Ci tieni così poco alla tua salute?!-
Esclamò arrabbiato.Era anche più imprudente di lui,a quanto vedeva!
- Lasciami…non ho bisogno di te,mi passerà.- sibilò lei.
- Smettila di vaneggiare e lasciati aiu…-
- NON TOCCARMI!- gridò.
La sua voce era squillante e chiara.Lui mollò subito la presa dalle sue spalle.
Endria si alzò per tornare da sola alla capanna,ma mosse solo cinque passi,prima di svenire davanti alla porta.
Ryan corse subito da lei e la riportò in braccio dentro la stanza.
“Potevo saperlo solo io…” pensò con fare saggio.
La infilò sotto le coperte,prese i pugnali e li appese ad un chiodo.
Endria era febbricitante e tutta rossa in volto.
“ Ma come può rischiare così’” pensò Ryan infuriato.Preparò pezze bagnate e una tisana di erbe medicinali e si preparò ad una dura nottata.


"Parole in contrasto e libere conoscenze."

La seconda nottata nella capanna fuori la Valle dei Mutanti fu un inferno.
Endria era debole fisicamente per via della perdita di peso,e la febbre le era salita moltissimo.
Era caldissima,ma nonostante ciò aveva freddo e tremava come una foglia,e Ryan aveva dovuto metterle addosso la sua maglia nera,che era due volte più grande della taglia della ragazza.
Purtroppo quel posto vecchio e abbandonato disponeva di ben poco per curare un ammalato.
Non c’erano nemmeno coperte di scorta e quindi il povero stregone l’aveva coperta con quella che già stava sul letto,alcuni stracci di lana puliti e il suo mantello e la sciarpa grigia da cui non si separava mai.
La febbre della ragazza era salita parecchio nelle due ore successive al secondo svenimento,e non riusciva nemmeno a mangiare.
Ryan la nutrì di tisane di camomilla e altre piante mediche che aveva trovato nei pressi della capanna,quando era uscito.
Purtroppo più di tanto non poteva fare,e aveva giurato sul nome di Hagar che non avrebbe usato la magia per guarirla.E dire che la maggior parte delle persone,dopo un paio di resistenze,si lasciava curare volentieri dagli stregoni,pur di non soffrire.
Invece Endria no.Era testarda e cocciuta.Cosa aveva la magia per disprezzarla tanto?
Ryan non lo capiva,ma non ci pensò più di tanto.In quel momento doveva curarla,altrimenti rischiava di peggiorare seriamente.Rimase tutta la notte a vegliarla,a farla bere quando aveva sete e a coprirla se sentiva più freddo.
Non ebbe un solo minuto per progettare il continuo del viaggio sulla catena dei Gravda.
Endria poi,come paziente non era il massimo.Rifiutava in continuazione di mangiare,anche se Ryan le diceva che doveva recuperare il peso perduto,beveva di malavoglia le amare tisane curative e spesso rigettava le cure in un secchio vicino al letto.In più non riusciva a dormire per più d’un ora senza avere attacchi di freddo e salite improvvise di febbre,che sfiorò più di una volta i 41°.
Ryan era quasi in preda ad un attacco isterico.
“Quella non è una donna.E’ un demone!!Una bambina capricciosa e viziata.Spero di non avere mai figli!” pensava al massimo livello di nervosismo.
Alle prime luci dell’alba,cominciarono a vedersi i miglioramenti.
La febbre era calata,ed Endria volle togliersi qualche strato di coperte da dosso.
Dormì come un sasso in tranquillità fino alle dieci del mattino.

Dalle finestre senza vetri della capanna filtrarono forti raggi di sole.
Endria si coprì gli occhi con una mano,e si guardò intorno.
Il tavolo accanto a se era un cumulo di scodelle crepate piene a metà degli intrugli amarognoli che lo stregone le aveva rifilato per curarla.
Il fuoco era ancora acceso,ma non era altro che una misera fiammella in cima ad una catasta annerita di legna.
Su di uno sgabello dalle gambe storte,Ryan lo stregone dormiva con le braccia conserte e la testa penzoloni nel vuoto.Non aveva più addosso la sua maglia nera con le maniche arrotolate sui gomiti,ma una più corta di maniche e dal collo slargato di colore grigio.
Emanava stanchezza da ogni angolazione.
Endria lo guardò,in dubbio se svegliarlo o lasciarlo dormire.
Nonostante fosse passata una tremenda nottata,si sentiva molto meglio.

Si guardò addosso,e vide che portava quella maglia,e per “l’occasione” le maniche erano state srotolate e le andavano ben oltre le mani.
Si abbracciò,quasi vergognosa. “Quel uomo mi ha toccata troppo.Che ne è del mio onore?”
Si domandò indispettita.Se la sfilò e al posto di quella prese lo straccio di lana più grosso che trovò e se lo avvolse sulle spalle,lasciando ricadere i biondi capelli dietro la schiena.
Si alzò debolmente e si infilò gli anfibi accanto al letto.
Andò in cerca di qualcosa da mangiare vicino al focolare, trovò un calderone di rame pieno di zuppa di carne.Lo annusò e notò che aveva un odore insolito.Si insospettì e prese un mestolo di legno per raccoglierne un po’.
Cosa doveva fare?Mangiarlo oppure no?Nonostante il giuramento fatto sul proprio padre,per quanto ne sapeva,lo stregone poteva anche essere orfano.
Si sentì debole tutto ad un tratto,e lo stomaco fece le capriole.Aveva troppa fame per rimanere a pensare ulteriormente.Diede una lunga sorsata silenziosa dal mestolo e assaporò il gustoso sapore della carne.Non capì di che specie era…ma non aveva importanza al momento.Se ne versò un’abbondante porzione in una scodella semi pulita e prese posto su uno sgabello.Mangiò tutto e si fece altre due passate.Non aveva mai mangiato così tanto in un solo pasto.
Quando lo stregone si svegliò,Endria aveva vuotato quasi tutto il pentolone.

Quando lui si svegliò,lei rimase a guardare come si alzava,prendendo a tempi brevi cucchiai di zuppa.
Ryan non sembrava in sé.Aveva i capelli scompigliati in una maniera pazzesca,e gli occhi erano aperti,ma lei dubitava fortemente che fosse già nel mondo reale.
Lo guardò mentre si strofinava lentamente le palpebre,sbadigliava e si stiracchiava.
Sembrava un fascio di nervi e passò in varie posizioni prima di distendersi del tutto.
Si diede anche una grattata sul didietro,e questo Endria lo trovò disgustoso.Si rivoltò e prese di nuovo a mangiare piano.

Quando Ryan fu sveglio del tutto,si stupì di trovarla seduta e a mangiare.
Allora sorrise e salutò in tono “assonnato-allegro”
- Buongiorno!Come va questa mattina?-
Endria ingoiò un altro cucchiaio della sua terza porzione di zuppa e disse: - Meglio.-
- Ah,ehmm…c’è ancora un po’ di zuppa?-
- No.-

Gli occhi di Ryan si dilatarono. - Co…Come?-
Si trattenne lo stomaco,che brontolò rumorosamente.
- Veramente?Non c’è più zuppa?Ma…Ma era un calderone intero!-
Endria non alzò nemmeno lo sguardo dalla scodella,perfettamente apposto con la coscienza.
- L’ho finita. -
- Oh…Perbacco!Per tutti venti!Un calderone intero…Io che credevo non fossi una buona forchetta!-
Ryan notò che Endria non aveva più la sua maglietta addosso.
- Dov’è la maglia che ti avevo messo addosso?-
- L’ho stesa sul letto.-
Ryan la trovò,se la rinfilò e ci chiuse attorno alle maniche i cerchi di metallo protettivi.Si arrotolò le maniche sui gomiti e si diede una scrollata ai capelli con le mani.
- Perché non c’è l’avevi addosso? -
- Non voglio che mi presti i tuoi abiti.La prossima volta che vorrai vestirmi non farlo.-
- Perché,visto che stavi così male?-
- Non trovo corretto che tu mi tocchi così spesso.-
- Ti giuro che l’ho fatto in buona fede e senza doppi scopi.-
- Non è affar mio.Tieni le mani a posto,chiaro?-
In salute come in malattia,aveva sempre un tono di comando e superiorità.
Ryan la trovò alquanto fastidiosa. “Donna o Uomo” pensò “Nessuno può trattare gli altri in questo modo.”

- Sentì un po’,cara:Mi hai fatto passare una nottataccia,avanti e indietro fra zuppe,medicine e te che ti lamentavi in quel letto.Avrei potuto benissimo lasciarti a sfogare la febbre nel modo più naturale possibile,ovvero senza fare nulla e aspettando che calasse da sola. -
Incrociò le braccia al petto,inchiodando il suo sguardo a quello di lei.Più lo guardava con quel aria di superiorità,più lui si innervosiva.
Certamente la donzella era abile e bella,ma altrettanto antipatica e ingrata.

- Sei stata una pessima malata,capricciosa e mai obbediente.Come credevi di guarire con il tuo solo orgoglio ancora non lo capisco…e ti lamenti anche che io abbia toccato il tuo corpicino tremante solo per averti voluto AIUTARE?!E inoltre hai avuto il coraggio di divorare tutto quello che avevo cucinato,certo per te,ma anche PER ME.Senti,milady…finchè è un giuramento,va bene,ma non farmi perdere la pazienza.-

Lei mollò la scodella per terra e si alzò in piedi,a fronteggiarlo meglio.
- TU,perdere la pazienza?Se provi a fare qualche passo falso ti capiterà qualcosa di brutto.Molto brutto.-
- Il tuo senso dell’onore non ti impedisce di fare del male a chi ti porge aiuto?-
- Certamente,ma se…PERDERAI LA PAZIENZA,come hai detto tu...allora vuol dire che la perderò anche io.Non sarà piacevole,per te,ovviamente. -
- Essia.Vedremo chi la spunterà.-
Endria raccolse lo straccio dallo sgabello e uscì fuori dalla capanna sbattendo la porta.
Ryan diede un calcio alla scodella per terra,frantumandola.
Come inizio non era stato idilliaco.


Endria diede un calcetto ad una pietra nell’erba.
Fuori dalla capannella abbandonata,c’era un grosso prato di erba ancora straordinariamente verde,nonostante l’approssimarsi dell’inverno nelle Terre Centrali.
La ragazza aveva camminato a passo svelto,lasciando profondi solchi per terra,piena di rabbia e rammarico,per poi fermarsi di botto e sedersi su di un masso illuminato dal sole.
Endria non sentiva nulla nell’aria.Bè,certamente,pur essendo un’umana,sapeva se in un posto si trovasse la magia.Le sensazioni e i sentimenti che i vari influssi davano agli umani facevano capire se si trattasse di un posto governato dalla magia bianca o da quella nera.
Certo,solo se ce n’era una grossa quantità.Agli umani senza poteri la magia si manifestava rarissimamente,cioè,si lasciava “Percepire” rarissimamente.
Endria si mise a pensare a come poteva un luogo infestato da creature come quelle nella Valle dei Mutanti non essere percepito sensitivamente dalle persone.
Sarebbe dovuto traboccare di magia….

Prese a torcersi le dita delle mani,facendo scricchiolare le falangi.
Ricordava il combattimento recentemente avvenuto contro il primo Mutante,quello della Terra.
Era un essere unico nel suo genere,ma non le aveva dimostrato di possedere chissà quali poteri.
Forse era stato in grado di far venire il terremoto nell’ambiente che lo circondava e di correre sottoterra,anche se la sua mole era impressionante,ma per il resto nulla.
Era delusa di questo.
Credeva di aver trovato un valido avversario,seppur bestia.
Adesso che ci pensava…doveva ancora prendere il sangue di quel dannato!
Come poteva?!Erano passati due giorni da quando l’aveva ammazzato!!E se il suo sangue si fosse già indurito,all’interno del corpo senza vita?!Sarebbe stato uno sforzo inutile…e più praticabile.
Esisteva solo quello come esemplare di quella razza misteriosa!
Endria si diede un pugno sul ginocchio.
Come aveva potuto dimenticarsene??!!Cosa le succedeva?!Tutta quella rabbia…era colpa di quel dannato fattucchiere senza spina dorsale…

Come se i suoi pensieri fossero stai pubblici,il ragazzo comparve a qualche metro dalla roccia su cui era seduta,con le mani dietro la schiena e l’enorme sciarpa grigia attorno al collo,che gli copriva la bocca.
Endria non aveva nessuna intenzione di parlargli,perciò si affrettò ad alzarsi e andarsene,ma Ryan la chiamò da lontano.
- Vengo a portare un dono di pace!!- urlò.
“Un dono di pace…” pensò lei,alquanto confusa.Nessuno in tutta la sua vita le aveva mai chiesto scusa per qualcosa o addirittura portato un dono.
Forse l’unico dono che aveva ricevuto in vita sua…erano stati quei pugnali che l’avevano resa tanto temuta fra i migliori guerrieri del continente.Ma a pensare bene a quella cosa…non erano stati un dono.Erano delle cose che doveva avere per forza.

Si voltò e lo vide che correva verso di lei.Si fermò e le mostrò davanti agli occhi una boccetta tonda di vetro.Era tonda e panciuta,a stento entrava in una mano.
Dentro c’era un liquido rosso scuro,protetta da un tappo in sughero impermeabile che non permetteva di uscire dalla piccola apertura.
- Cos’è?- chiese lei in tono brusco.Se voleva darle altre medicine,non ne aveva bisogno,grazie.
- E’ il motivo per cui sei andata ad accoppare quel mostro,no?-
Sul volto dello stregone era dipinto un sorriso compiaciuto e beffardo,come di chi sa di aver appena sorpreso qualcuno.
Endria sgranò gli occhi,dimenticandosi per u secondo di non dare a vedere le sue emozioni.
Non poteva crederci!In quella boccetta c’era…
- …Il sangue del Mutante.- sussurrò.
- Proprio così.Chiunque voglia uccidere un essere come quello,è per avere la sua essenza,giusto?-
Poi senza aspettare la risposta gliela porse.
- Prendila.E’ tua.Te la sei guadagnata per diritto.E’ il primo estratto della ultime vene ancora calde.-
- cosa intendi dire?-
- Che ne ho una boccetta anche per me.-
Ed estrasse da sotto la maglia una copia gemella della sua.
-Perché fai questo?- chiese Endria a bassa voce. – Perché mi offri un dono dopo quello che è successo?-

Il sorriso dal volto di Ryan scomparve.Rimase a fissare la sua boccetta con i suoi cupi occhi a mandorla.
- Endria…perché cercavi il sangue di quel mostro?- chiese seriamente.
- io ho un motivo per farlo.Sai che dovrai continuare una lunga ricerca dopo questo obbiettivo?-
- Lo so.-

Ryan si mise a sedere sulla roccia di prima e fece un gesto con la mano per invitare lei a fare altrettanto.
Endria non protesto e si fidò fin da subito.Nessuno le aveva mai fatto un dono.Avrebbe dovuto prendere lei quel sangue…invece lo stregone le aveva risparmiato la fatica,non si era dimenticato del suo obbiettivo.Era stato…com’era stato?Non potè dirlo…Sciocco?Ingenuo?Falso?O semplicemente…Buono?
Prese posto accanto a lui e rimasero in silenzio a guardare le foglie che venivano trasportate dal vento.
- Sai perché in questa valle l’erba è verde e il sole radioso in pieno autunno?- le domandò Ryan,con fare saggio.
- No.-
- Perché…nella Valle dei Mutanti è sempre primavera.Se stiamo fino a mezzogiorno qui fuori,potremo vedere il Mutante d’Aria solcare le nubi con le sue ali maestose.
Si dice che sia un grosso volatile ma non so che aspetto abbia.-
- Come conosci queste cose?-
- Le ho studiate tanto tempo fa.-
- Capisco.-

Rimasero in silenzio ancora qualche minuto.

- Conosci il potere del Sangue del Mutante?- chiese ancora Ryan.-
- Sì.E’ il Primo Valore della Natura.-
- I Valori della Natura sono elementi chiave di un unico tesoro.-
- E’ così.Il Maximo Incantesimo Universale…-
- …Il Calice della Sapienza.- finì la frase Endria.Entrambi guardarono le loro boccette.
- Endria,vorrei sapere…come fai a conoscere questo incantesimo…Non lo conosce nemmeno la maggior parte degli stregoni… -
- Mi è stato insegnato che la conoscenza più pura risiede in un calice mistico che viene invocato tramite un sacrificio.I Valori della Natura sono gli oggetti da sacrificare.
Il loro potere unito darà vita al Calice della Sapienza e risponderà a due domande a cui nessuno sa dare una risposta concreta.-
- Mi sorprendi…credevo che queste cose non venissero insegnate alle persone senza poteri.-
- Ho avuto un privilegio.-

- Io sono uno stregone…ma nessuno mi ha mai raccontato di questo Calice.Fu una persona a scoprirlo per me.- i suoi occhi si rabbuiarono.
- E ora quella persona verrà ripagata come merita.Conosci i nomi degli altri Valori?-
- Non è possibile.-
- Sei brava.I Valori si mostrano da soli con un indizio.Ora che il primo è stato trovato,che pensi che sarà il secondo?-
- Non saprei…qualcosa di quasi impossibile da trovare.Qualcosa che mette a rischio la vita di chi lo cerca.-
- Sapevi perché questi “ingredienti” diciamo così…sono chiamati Valori della Natura?-
- Questo no.-
- Sono i corrispondenti dei simboli del mondo.Ce ne sono due per ogni tipo.Il Sangue del Mutante si porta in dono al Calice come segno della Diversità Inspiegabile del mondo;qualcosa che esiste così ma che non è mai stato visto.-
- Ne comprendo la ragione.Non esistono altri esseri come quello.-
- Già.Il Sangue è il primo dei Valori e il primo del simbolo della Bestia.-
- simbolo della Bestia?-
- Sì,è uno dei simboli.Gli altri cinque sono i simboli della Luce,Tenebra,Acqua,Fuoco e Terra.
Sono i componenti del mondo.Esistono per noi e noi li vediamo.-
- Sei molto sapiente.Sei stato istruito da qualche stregone famoso?-
Gli occhi di Ryan si socchiusero,fino a diventare due fessure
- Bè,una specie….-
- Perché se sei stato istruito per diventare uno stregone non conoscevi questo incantesimo?-
- E’ una storia veramente lunga.Ti annoieresti ad ascoltarla.-
- Non intendo violare i tuoi ricordi.-
- E’ una cosa che nessuno dovrebbe fare.Solo che sono curioso e assetato di sapere.Perchè tu cerchi di invocare il Maximo incantesimo Universale?-
- Non ho ragione di dirtelo.-
- Come immaginavo.Essia,non voglio violare i tuoi ricordi.-
Si alzò,e si incamminò verso la capanna.A sei metri di distanza si voltò e le domandò ad alta voce:
- Ti senti bene ora?!-
- Meglio!-
- Allora tra un po’ preparerò qualcos’altro per me.E tu dovrai prendere la medicina!!Non hai scampo!-
Si voltò e prese a correre fino alla catapecchia.
Endria rimase seduta con lo straccio chiuso fra le mani.
Non aveva scampo.Lei non poteva evocare un incantesimo,visto che non sapeva usare la magia.
Probabilmente quello stregone sarebbe diventato importante per i suoi scopi.


Il Segreto dell’Ariano.

Durante il secondo giorno,Endria non vide Ryan per più di mezz’ora di seguito.Il ragazzo uscì per tutto il dì e quando tornò,verso pomeriggio tardi,aveva portato con sè un mantello nero della taglia della ragazza e alcune verdure per mangiare.
Era stato al mercato di Tamlo.
Endria era veramente sorpresa di ricevere quei doni dallo stregone.
Era abituata a cavarsela da sola in qualunque situazione,dalla più semplice alla più tragica.
Nessuno aveva mai trovato piacere nello stare in sua compagnia e tutti,in una specie di timore reverenziale,la rispettavano,tenendo le distanze.
Inoltre chi si trovava sulla sua strada,finiva morto.Tutti avevano paura.

Invece Ryan sembrava diverso.La trattava in modo gentile,anche se spesso le parlava in maniera dura e sgarbata,perché lei gli faceva perdere la pazienza.La trattava come una bambina scontrosa e se da un lato Endria odiava quel comportamento fin troppo confidenziale per uno che conosceva da soli due giorni,dall’altro questo suo modo di fare a volte cortese,a volte insopportabile,la confondeva.
Perché faceva questo?
Cosa lo spingeva ad essere così benevolo con lei?
Endria sapeva che era una cosa stupida da parte del ragazzo.Lei non avrebbe mai perso il suo tempo a prendersi cura di una sconosciuta.Per di più di una guerriera-killer con una taglia di 10.000 corone sulla testa.
Non lo avrebbe fatto per la sua famiglia.Figurarsi per uno sconosciuto,pericoloso o innocuo che fosse.
C’era da considerare che Ryan doveva anche trovare,come lei,il resto dei valori della Natura.
Perché perdeva il suo tempo così?E se il secondo Valore avesse dato il suo indizio,e lui l’avesse perso?E se LEI lo avesse perso?!
Voleva andare via da quel posticino isolato.Voleva sparire e non rivedere mai più quello strano stregone ozioso.Lei non voleva l’aiuto e la commiserazione di nessuno.Sapeva che Ryan per lei provava questi sentimenti così oltraggiosi,così squallidi.
La gente la conosceva come una donna superiore al resto degli uomini,forte,invincibile e semidivina.Anche se lei sapeva che queste erano maschere.Maschere che non poteva togliersi,per apparire in modo diverso.
Quello era il suo modo di vivere.Quella era la sua essenza.
E tutte quelle attenzioni la confondevano e la disagiavano.
“Ma perché non ha paura di me?”
Sedeva silenziosa sul davanzale della finestra sgangherata senza vetri.
“Basta mostrare una debolezza per far cambiare l’opinione di sé.Non sono così forte,dunque?”
E questa cosa,il fatto di non sembrare forte a Ryan,la faceva infuriare.
Lei doveva fare così,perché quello era il suo destino.Odiare,ammazzare,vivere di solitudine.
Non c’era posto nel suo cuore per buoni sentimenti.Li aveva sempre scacciati.
Nessuno gli aveva mai insegnato come si viveva di pace e amore.
Endria sapeva vivere solo di guerra e odio.


Ryan era uscito una seconda volta per tornare a Tamlo,ormai sicuro che Endria non sarebbe scappata dalla capanna.Aveva un peso sullo stomaco,una specie di senso di colpa,per aver messo comunque un’incantesimo di protezione attorno l’abitazione,per sapere a distanza se avesse cercato di fuggire.
Per quanto si sforzasse di fidarsi di quella donna,non era ancora capace.
Ryan aveva immaginato che Endria dovesse aver sofferto di qualche avvenimento davvero triste e drammatico in passato,per avere un carattere del genere.
Non aveva mai conosciuto una persona più chiusa e gelida di lei.
Il suo carattere coincideva perfettamente con il suo aspetto e il suo modo di vivere.
Glaciale,cinica e senza compassione.Non ne aveva nemmeno per se stessa!Non le importava di essere ammalata,per lei era importante combattere,combattere e combattere.
Lui non lo prese per fanatismo,ma per un vero e proprio compito.
Così come lui doveva portare a termine il suo.Trovare i Valori della Natura per evocare il Maximo Incantesimo Universale,per porgli due domande.
Una era certa.L’altra…non sapeva se avrebbe dovuto aspettare tutto quel tempo.
Avrebbe voluto rispondere da solo alla seconda domanda.
Il vero problema era che lui non doveva perdere così tanto tempo,e doveva diventare più forte,una vera minaccia per il mondo dei maghi.Le sue possibilità erano ottime.
Non per nulla,era stato un Druido,per due mesi.
Insolito,per uno che Druido doveva rimanerci fino alla morte,a meno che non avesse avuto il privilegio di essere immortale.Se solo non avesse scoperto…sarebbe diventato vittima di tranelli abominevoli?Avrebbe partecipato senza capire al compiersi di una catastrofe?
Le cose erano più difficili e pericolose adesso…Ma lui sentiva che era giusto così.

Però il problema restava.Doveva sbarazzarsi di Endria,perché era un peso.
Lo teneva stanziato a Tamlo già da due giorni e mezzo e lui aveva urgenza di partire.
In più il secondo Valore non si era ancora manifestato.Cosa aspettava?Si prendeva gioco di lui?
Ryan sapeva aspettare e assorbire le burle…ma era orgoglioso più di quanto si potesse pensare.
Ma nessuno aveva mai capito com’era veramente il carattere dello stregone,tranne forse Ari e Hagar.
Era eclettico.L’unico aggettivo per definirlo era eclettico.La sua anima era colma di lati diversi,che lo rendevano a volte allegro,socievole,anche un po’ burlone,a tratti scontroso,taciturno,solitario.
A volte dava l’impressione di essere un sempliciotto senza problemi,forse per il fatto che affrontava i suoi problemi in tranquillità,senza tanta fretta.
Poi spiazzava le persone con discorsi talmente saggi e veri da prenderlo per un genio.Aveva una capacità d’analisi e una curiosità insaziabile.
Ma questi tratti del suo carattere variopinto si mostravano a tempi indeterminati.
Era eclettico,non c’era altro modo per definirlo.Un mistero.
Forse era per questo che le persone spesso non sapevano come comportarsi con lui.
La gente lo rispettava,lo stimava,ma di nascosto lo odiava,lo invidiava,o lo compativa.

Al ritorno dal mercato di Tamlo,Ryan aveva portato un mantello nero di buona fattura per Endria,così,visto che aveva notato che lei non lo possedeva,e vestiva con abiti corti e leggeri.
Era un abbigliamento insolito,per una ragazza così giovane.
Di solito le giovani non potevano comprarsi Abiti del Futuro,perché i padri di famiglia li trovavano osceni e ridicoli,un insulto alle tradizioni tessili dell’epoca.
Solo i saltimbanchi li portavano,o coloro che usavano i poteri.Certo,ultimamente i guerrieri indossavano i pantaloni in foggia ruvida come i suoi,ma non tutti si erano convertiti a questa comodità.Ryan li compativa non poco.Se avessero saputo come si stava bene con quei vestiti addosso…
Endria non era propriamente coperta,visto le braccia e le lunghe gambe nude.
Probabilmente,considerando il soggetto,Ryan pensò che vestisse a quel modo per stare più comoda e per fare continuamente prova di resistenza.Al freddo,stare così scoperta non doveva essere una passeggiata…

Endria non sembrava aver gradito l’offerta del mantello,ma lui,nonostante s’innervosisse per l’ingratitudine nei confronti del suo gesto,decise di non dire nulla,come aveva fatto per il cibo.
Non capiva i perché di tale insicurezza da parte di Endria nel sentirsi aiutata.
O almeno,lui pensava si trattasse di insicurezza,soggezione.
Mangiarono nuovamente verso le quattro,ma Endria stava in un angolo della catapecchia,Ryan in un altro.Era una situazione spiacevole e imbarazzante,visto che non conversavano da quel incontro sulla roccia,prima di mezzogiorno.
Ryan,nonostante il sentimento che provava per Ari,in quei due anni,non era rimasto in disparte.
Era stato con delle donne,fanciulle belle e desiderose di averlo come sposo.
Nonostante lui non fosse un donnaiolo,aveva parecchie corteggiatrici,e nel Villaggio Sopravvissuto in cui aveva vissuto,assieme ad Hagar,non era mai stato lasciato in pace,per più di una settimana.
Ryan sapeva conversare con le donne,ma Endria non le sembrava nemmeno interessata alle parole.
Era così taciturna…parlava solo se strettamente necessario e con frasi corte e dirette.
E non lo guardava quasi mai in faccia,ad eccezione di quando litigavano.
Mentre mangiavano,Ryan si era scoperto più volte a guardarla con attenzione.
Le prime volte si era imposto di lasciar perdere,che era inutile.
Alle altre aveva lasciato perdere e l’aveva guardata attentamente,più che per ammirare la sua particolare bellezza,per esaminarla.
Non dimostrava un’età particolare.Era molto alta,in base ai criteri dell’epoca.Di solito le altre donne non superavano il metro e sessanta,o se erano fortunate,il metro e sessantacinque.
Ryan calcolò che Endria dovesse misurare all’incirca un metro e settantatre d’altezza,un fatto quasi straordinario.Il suo corpo,pur essendo quello di una guerriera,era privo di segni indelebili,a meno che non ne avesse sotto i vestiti.
Carnalmente Ryan desiderò di osservarla senza alcuna veste addosso.
Poi tornò a esaminarla in modo più razionale.
Era alta,e,se avesse recuperato il peso forma,snella.Non magra,ma con il giusto peso,perfettamente bilanciata con la sua altezza.In più non era troppo muscolosa,e le sue curve non erano grandi come quelle delle altre ragazze,ma nemmeno inesistenti.Era discretamente formosa.
Ryan si complimentò mentalmente con lei,aveva un corpo perfetto.
In quei due giorni aveva visto un miglioramento nelle sue condizioni fisiche.Un poco di carne attorno le braccia,il viso più roseo e le guance più tonde,anche se il suo volto rimaneva aggraziato e delicato.Non era duro e spigoloso,e i tratti erano angelici.Naso piccolo e aggraziato,occhi grandi e penetranti,assottigliati leggermente verso l’esterno,e temibili quando mostrava uno sguardo di rabbia.
I capelli erano lisci,morbidi e luminosi e molto lunghi.Ryan aveva notato che se stava in piedi,i capelli di Endria erano pari e superavano di uno o due centimetri il fondoschiena.
Aveva la frangia lunga che le ricadeva sugli occhi e quelle che per una donna dovevano essere le basette,erano lunghe sul seno,e le sporgevano davanti alle orecchie,ricadendo sul petto…

Avrebbe analizzato la ragazza ancora un po’,ma qualcosa attirò la sua attenzione.
Sentì una forte corrente magica.Una brezza,qualcosa che gli fischò in un orecchio.
Si voltò verso la porta,il posto da cui proveniva.
Si alzò di scatto e uscì nel prato,seguito da Endria.
Vide un cerchio bruciato nell’erba.Era stato tracciato da quella corrente pungente che Ryan aveva avvertito all’improvviso ed era preciso e di un materiale che non sembrava terra.
- Forse ci siamo.E’ il segnale,l’indizio!- disse Ryan deciso.
Dietro di lui,Endria rispose: - Finalmente…-
Si avvicinarono con cautela al cerchio,ma Ryan indicò a Endria di stare lontana con una mano.
Alzò una mano su una parte del cerchio,ma nessuna barriera lo respinse.
Allora infilò piano un piede all’interno del cerchio.
Non accadde nulla al principio,ma da un momento all’altro,una forte corrente lo invase nel corpo.Era come se attraversasse i vestiti,fino ad entrargli nelle vene ad una velocità elevatissima.
Sentì una strano suono…un sussurro senza note,un fischio mai pronunciato nelle orecchie.
Cercò di rimanere concentrato in se stesso,o temeva di perdere il controllo su di sé.
Poteva commettere qualche sciocchezza,in preda a quella voce muta.
Rilasciò un’apertura piccolissima nella sua testa,per poter ascoltare il suono misterioso della corrente magica…

Qualcuno ha preso l’essenza del diverso...quel qualcuno potrà raccogliere il prossimo tassello per un mosaico ancora incompleto…

A Ryan sembrò di vedere una luce d’oro attorno a se…tutto al di fuori del cerchio magico era nero come la notte più buia….tutto tranne una figura…una sagoma delicata e aggraziata in quel buio.
I suoi lunghi capelli ondeggiavano leggermente in quel oscurità senza forma…

Dove il buio regna nel piena del giorno,qualcosa brillerà sempre,nascosto agli occhi del mortale…
La Luce Nascosta è il Segreto dell’Ariano,rivelatore nella divina sapienza…

La voce si allontanò sempre di più dalla mente di Ryan,fino a che non sparì del tutto e lui si accasciò all’interno del cerchio tracciato nell’erba,con la testa fra le mani.
Endria corse da lui,e lo spostò da quel simbolo strano.Lo fece uscire dal cerchio e gli tolse le mani dal volto.Lo guardò fisso,finchè lui non aprì gli occhi e ricambiò.
- Endria…Adesso lo so…-
La ragazza lo aiutò a sedersi e gli chiese cosa era successo nel cerchio.

- Perché,sono scomparso?-
- Bè,all’improvviso…il tuo corpo è sparito.Non potevo far nulla,perciò ho aspettato che accadesse qualcosa.-
- Sì,è stata la scelta migliore.Adesso ti racconterò,ma prima devo capire una cosa.-
Si alzò in piedi e si avvicinò al cerchio.Poi fece cenno ad Endria di avvicinarsi e le disse di entrare all’interno del cerchio.
Lei lo squadrò bene,ma non sentiva nulla.Non avvertiva nessuna sensazione,bella o brutta.
Ryan la guardava e dai suoi occhi sembrava volesse incoraggiarla.
Mise un piede nell’erba all’interno della circonferenza,piano,poi un altro.
Rimase ferma in piedi,e dopo due secondi,il cerchio si illuminò di una luce sfavillante.
Endria ebbe un piccolo fremito di panico,ma Ryan al di fuori del cerchio osservava la luce attorno a lei.
Provò a chiamarlo: - Riesci a vedermi?-
- Sì.Ora puoi uscire,così come sei entrata.
Endria uscì piano,e la luce si dissolse nel nulla.
Anche la traccia del cerchio sparì,e l’erba ritornò verde in quel punto.

- Perché il cerchio si è illuminato quando ci sono entrata dentro?-
Non riuscì a capire il significato dello sguardo dipinto sul volto di Ryan.Era assorto,come se stesse riflettendo.
Poi aprì la bocca per parlare,ma la sua voce non aveva sfumature.
- Il secondo Valore della Natura è la Luce Nascosta nel Segreto dell’Ariano.-
Indicò il volto di lei con un dito.Il suo volto era serio,ma una smorfia di pietà lo attraversò in un secondo.
- Endria,l’ultima di questa razza sei tu.Tu sei il Segreto dell’Ariano.-

Un fulmine squarciò il cielo in quel frangente.La pioggia cominciò a cadere veloce,abbeverando la natura.Il cielo si oscurò,e lo scroscio era stordente nelle orecchie dei due giovani.
Sembrava che il buio visto da Ryan all’interno del cerchio magico,fosse sceso sulla terra per essere visibile a tutti.

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Insieme.

I due erano rimasti sotto la pioggia.
Cosa potevano dire?Cosa potevano fare?
Si lasciarono schiaffeggiare dall’acqua scrosciante senza dire una parola.

Per quasi tutta la notte,Ryan escogitò un piano per mettersi in viaggio,e automaticamente quel piano includeva anche la guerriera.Certo non se lo aspettava proprio.
Ripensò alle parole di Endria,quel mattino sulla roccia in mezzo al prato:

“…qualcosa di quasi impossibile da trovare.Qualcosa che mette a rischio la vita di chi lo cerca.”

“Ora che ci rifletto” pensò Ryan,con un sorriso sarcastico. “ Non mi è andata così male.Non ho rischiato la vita per trovare il secondo Valore.O forse sì?”
Si voltò appena per osservare di nascosto Endria,che era seduta sul letto ad affilare le lame dei suoi pugnali con una pietra liscia.Il suo volto era assorto,concentrato sul suo lavoro,come se fosse distante dal resto del mondo.
O almeno questo era quello che credeva.
- La smetti di fissarmi?- chiese lei senza nemmeno voltarsi.
- Ah...perdonami.- e si voltò,preso da una specie d’imbarazzo.

Il giorno dopo,Endria era del tutto guarita.La febbre non le saliva più dallo scorso pomeriggio,e si sentiva di nuovo piena di forze,così com’era abituata ad essere.Per confermarlo,era andata a spaccare la legna per il fuoco dell’ultimo pasto in quella catapecchia.
Ryan dovette dirle che aveva spaccato ciocchi per altri tre giorni.
Dopo mangiato,Endria era pronta per partire.Doveva andarsene e cercare il terzo Valore,ma qualcosa non le impediva di lasciare il posto.Pensava e ripensava alle parole di Ryan.

“Ci vuole davvero uno con poteri per poter invocare questo incantesimo.Ed io,per quanto possa essere un Valore,non sono in grado di chiamarlo a me.Ryan mi potrebbe essere utile.”
Quasi stupita si ritrovò ad ammettere che cominciava a chiamare anche per nome lo stregone.
Del resto,aveva lasciato perdere molte resistenze.Lui non aveva fatto più nulla che potesse insospettirla,ma lei controllava lo stesso il contenuto dei piatti,se sotto il letto erano nascoste lame a tradimento ecc.
Nella sua mente,il pensiero continuo:
“ Se non ha paura di me,qual è il suo scopo?Uno normale preferirebbe dare la mia testa e accaparrarsi 10.000 corone,piuttosto che offrirmi la sua lealtà.Ci perderebbe e basta.
Sono molte le persone che mi vogliono uccidere.”
Sarebbe voluta uscire da quel problema con le sue sole forze,ma si trovava costretta a legarsi con Ryan.Il destino poteva essere beffardo,a volte.

Lo stregone aveva finito di preparare il suo piccolo bagaglio.Nello zaino di tela c’erano i soldi che si era portato dalla Flame of Hagar ,dei quali due corone e sette pezzi d’argento erano stati spesi per il mantello e il cibo;
La sua boccetta con il sangue del Mutante,che aveva ibernato all’interno per permettere al liquido di conservarsi;
Il suo coltellino corto,utile per tagliare erbe,corde,ma anche per farsi la barba;
Un barattolo di legno con un unguento per le ferite superficiali,altamente potente,ma altamente difficile da preparare;
La mappa delle Terre Centrali;
Un foglio di pergamena e un pennino con gli appunti più importanti.Vi aveva già apportato l’indizi del Sangue del Mutante e quello del Segreto dell’Ariano.

“Direi che è tutto a posto.” Pensò.Adesso c’erano solo due cose che doveva fare.Comprare un buon cavallo (cosa un po’ difficile,viste le sue possibilità economiche) e convincere Endria a partire con lui (cosa praticamente impossibile,vista il soggetto da convincere).
Decise di togliersi dai piedi quella più difficile:

- Dunque…come già sai abbiamo scoperto che sei un Valore della Natura…bè,non è che sia una cosa spiacevole…solo,vedi,una specie di fardello da portare…alla fin fine è solo un atto simbolico.-

Ma Endria sembrava non seguirlo.Ryan si avvicinò cautamente a lei,anche perché in mano aveva quei suoi pugnali ed era estremamente pericolosa.
- Mi ascolti?-
- Lo capisco.Non mi sento diversa da prima solo perché ho scoperto di essere un Valore.Ma stavo riflettendo sul fatto che qualcuno mi userà per dar vita ad un incantesimo.-
E detto ciò,fissò negli occhi Ryan.Sembrava arrabbiata.
- Tu conosci qualcuno oltre a te e me che cerca di invocare quel potere?-
- …No.-
- Penso che non ci sia un’altra soluzione,ora.-
- Cosa intendi dire?-

Lei si alzò,camminando lentamente con le mani dietro la schiena.I suoi pugnali gemelli dondolavano sui fianchi,ben stretti nelle loro cinghie.
- Tu sei uno stregone.Potente o scarso non so,ma hai pur sempre dei poteri magici.-
- Sì.-
Ryan preferì non rivelarle che era anche più forte di quello che pensava lei.
- Solo tu potresti invocarlo e io devo trovare gli altri Valori.-
Lo stregone sgranò gli occhi,cosciente di quello che lei stava per dirgli,così l’anticipò:
- Io ti ho anche giurato lealtà.Potresti fidarti solo di me,e anche se sei un Valore,non ti metterei mai in pericolo.-
Endria si voltò verso di lui. -Parli sul serio?-
- Sì.Vedi,non sempre tutto è come sembra.Se ti dico che sei un elemento per invocare il Calice della Sapienza,non vuol dire che dovrai morire.-
Ryan raccolse le idee,per spiegargliele più chiaramente.
- Il Calice potrebbe volere la tua vita,per essere invocato.Ma io posso far sì che tu non debba sacrificarti del tutto.Potresti fidarti di me,Endria.Avevo il progetto di portarti in viaggio con me,perché così saremo più forti,più abili nelle ricerche e potremo darci una mano.Il gioco vale la candela,ma il percorso sarà duro e oscuro.-
Prese fiato,poi incrociò le dita delle mani davanti a sé,in attesa.
- Cosa mi rispondi?-
Lei ci pensò un po’,poi domandò:

- Oltre a chiamare l’incantesimo,a cosa servirei?Sono ricercata e personalmente ho parecchi nemici.Molti di loro sono vivi e reclamano solo la mia morte.In più i sovrani dei regni farebbero di tutto per avermi dalla loro parte.Potrebbero offrirmi una lealtà più sicura e valente della tua.
Dici che il gioco vale ancora la candela?-

- Eccome,mia cara.Sei o non sei la più abile e feroce dei guerrieri in questa terra?Alla fine,vivi o morti,i tuoi nemici dipendono dalle tue leggi personali.-
Fece una pausa ad effetto,poi con un sorriso furbo,concluse:
- A meno che tu non abbia timore dei tuoi avversari,e preferisci evitare di farti trovare in compagnia di uno stregone.O credi che io non mi sappia difendere dalle entità del mio campo?-

Ryan ci aveva visto giusto. Quel insinuazione aveva punzecchiato l’orgoglio della giovane guerriera,che batté un pugno sul tavolo,esclamando:
- Hai veramente una scarsa opinione della mia fama!Ebbene,stregone,non sai con chi hai a che fare.
Potrebbero farti del male,vedendoti con me.
E’ tutto a tuo rischio.L’affare per me è conveniente,è per te che non sono così sicura.-
- Vuol dire che ti preoccupi per me?- tentò di canzonarla lui.
Nonostante la battuta,lei non sorrise.Endria non sorrideva mai.
- No.- disse seccamente.
- Allora se è solo per questo,io rischio volentieri.D’altronde,o molto da guadagnare e nulla da perdere.-
- Lo stesso vale per me.-
- E’ deciso,allora.-

Sì,era deciso.C’erano ancora dubbi,domande,problemi e scarsissima fiducia da entrambe le parti.
Ma il viaggio lo avrebbero continuato,insieme.

Si avventurarono di nuovo nel bosco che circoscriveva la Valle dei Mutanti verso il crepuscolo,per non essere visti da possibili viaggiatori.
Il pericolo era Endria:non si poteva andare in giro con lei come se nulla fosse.Il problema era la sua fama,tutti la conoscevano e tutti,per paura o vendetta,volevano la sua fine.
Per evitare di entrare nuovamente a Tamlo,presero la direzione del bosco infestato dalla magia,come lo chiamava Endria.
Avevano deciso di spostarsi,perché un indizio del Calice non si rivelava mai nello stesso posto,e in più lasciava una scia di potere così magnetica che ogni strega o stregone,come una calamita,ne veniva attirato.
Si avventurarono nella zona ovest del bosco,in modo da poter risalire verso nord fra gli alberi,e poi ritrovarsi su uno dei due bracci di monti bassi che si diramavano dalla catena principale dei Gravda.
Da lì avrebbero deciso il da farsi.Nel frattempo era pericoloso rimanere nei dintorni della Valle,visto che i due Mutanti potevano aver notato la “scomparsa” del loro simile e anche il bosco stesso era abitato da creature oscure.
I due ragazzi litigavano quasi per ogni cosa,dalla direzione da prendere fra gli alberi,dagli orari in cui fermarsi a riposarsi ed altro ancora.
Ryan diceva che Endria fosse veramente troppo attiva,frettolosa e sfuggente e l’aveva accusata che era per la sua mania di strafare in continuazione che ancora non erano arrivati da nessuna parte e non avevano trovato il Terzo Valore.
Endria dal canto suo criticava Ryan per la sua lentezza nel camminare,nell’esaminare i luoghi sicuri e quelli pericolosi,e del fatto che pareva sempre assorto nei suoi pensieri e non concludeva niente che potesse andare a vantaggio della loro ricerca e del loro stato.

Insomma,come compagni di viaggio erano un vero disastro.
Ma presto un piccolo incidente avrebbe fatto cambiare entrambi.
E’ risaputo che per imparare una lezione importante bisogna sbagliare.
Ebbene,loro sbagliarono:
Il terzo giorno di viaggio la loro tensione era salita a livelli insopportabili.Quasi non si parlavano,ed erano contrastanti in ogni discussione.Ognuno faceva degli errori,ma nessuno dei due ammetteva i propri sbagli,orgogliosi com’erano,e finivano per sfogarsi in litigate inutili e velenifere.
Il risultato era che,dopo essersi calmati,non osavano chiedere scusa,per non essere presi per deboli.
Ognuno subiva parte del carattere dell’altro.
Ryan si era scoperto orgoglioso ed ostinato più di prima,a furia di batti beccare con la giovane guerriera.E ammetteva con più difficoltà i suoi sbagli.
Endria si trovava spesso in condizione di torto,una cosa che non le era mai capitata e si ritrovava a confrontare i suoi metodi con quelli dello stregone,assolutamente diversi dai suoi.

I due avevano trovato una piccola radura circondata da alberi minori,dopo una salita faticosa su per la parte alta della foresta.
Avevano deciso di accamparsi,dopo varie ipotesi,perché era già sera,e non mangiavano dal mattino.
Purtroppo nel bosco infestato,la selvaggina scarseggiava,e le bestie più grandi erano nascoste nei loro antri,più pericolose lì che fra gli alberi.Gli uccelli non si vedevano,visto che amavano la luce.
Il bosco era così buio e fitto che la luce del sole filtrava appena per poter vedere dove si camminava.
Il terreno,per cambiare,era infestato d’insetti,la maggior parte velenosi,e le piante altrettanto.Alcune,formati da un lungo stelo grassoccio,erano fiori grandi e dai colori brillanti,con una bocca all’interno che sputava veleno.Mangiavano gli scoiattoli e li ingoiavano come se fossero briciole di pane.
Ad Endria quel posto dava il disgusto.Accusava la magia di aver generato dal nulla quelle creature inutili e luride,degli esseri di cui vergognarsi.

Endria aveva cacciato nei dintorni della radura e aveva trovato una coppia di conigli,con l’intenzione di divorarli a cena,tanto erano affamati.
Ryan era più nervoso che mai,visto che il Terzo Valore ancora non aveva manifestato il suo indizio.
La convivenza forzata con Endria,che rendeva tutto più difficile,la magia dell’ambinete che lo confondeva da quella del Valore,che andava svanendo lentamente.
Se l’indizio non si manifestava al più presto,la traccia di magia tipica dei Valori,così pungente,sarebbe svanita e non avrebbero più avuto una pista da seguire.

Si sentiva così carico che aveva lanciato una fiamma nel mucchio di legna preparato per cucinare,
con grande rabbia della ragazza,che manifestava apertamente il suo disgusto per quelle “pratiche insulse adatte solo ai nullafacenti e ai viscidi.”
- Perché hai acceso il fuoco così?!- aveva esclamato.
- Senti Endria,non ti ci mettere anche tu.Sono nervoso e affamato e ho fretta.-
- Non vuol dire niente!-
- Sì,invece!Con la magia si fa tutto più in fretta,e molto meglio.-
- Certo,perché solo un verme dalle ossa molli potrebbe affidarsi del tutto alla stregoneria!-
- Ma se non ne sai niente!Ci vuole più energia a formulare un incantesimo di quella che ci metti tu a scuoiare uno di quei conigli!-
- Io vedo solo che chi caccia,cammina più veloce fa più turni di guardia sono io.-
- Questo perché tu hai insistito.Sei incoerente,lo sai?Prima ti fai in quattro per dimostrare che sei la più forte.Adesso ti lamenti perché io ho acceso un fuoco più velocemente di come faresti tu?!!-

Endria si alzò in piedi,furiosa e oltraggiata.
- Sei solo un buono a nulla!Ti credi così potente solo perché sei uno stregone e sai evocare una fiamma dal nulla!Senza la tua stregoneria non saresti in grado di camminare!
Chi fra noi potrebbe vivere in mondo senza magia incolumi.Tu o io?-
Ryan prese a pensare che forse lei aveva ragione.Forse lui faceva troppo affidamento sui suoi poteri.E se si fossero trovati in un luogo dove la magia è inefficace?E se la magia stessa lo avesse abbandonato?
Non poteva farle capire che aveva in parte ragione.Era già abbastanza orgogliosa e impavida di per sé.
- Io sono un uomo normale.Hai capito?!Un uomo NORMALE!La magia mi distingue da te e da altri sanguinari solo perché io,a differenza di voi,so domanre il sovrannaturale!
- Pensi di essere migliore di chi non ha poteri?Guarda cosa si può diventare solo con la forza della propria determinazione!- urlava Endria indicandosi.
- Se essere importante per te vuol dire diventare un barbaro assassino,allora preferisco rimanere un viscido fattucchiere,così come dici tu!E poi pretendi di voler invocare un’incantesimo di alto livello?Tu sei pazza!-
Endria rimase colpita.Pazza?!Lei non era pazza,lui lo era, a fidarsi così di un’arte rubata agli dèi!
Da sola lei era riuscita afare cose che lui si sarebbe sognato.E per la questione dell’incantesimo,non erano affari suoi!Lo sapeva lei perché era costretta ad utilizzare quell’infimo trucco per portare indietro quella persona!!
-Allora sei è così che la pensi…ci perderai tu!Io me ne vado.Non intendo dividere il mio cammino con un verme come te!Addio,stregone!-
E detto questo prese uno dei conigli e scappò fra gli alberi.
- No!Aspet…- ma Ryan non finì nemmeno la frase.Era inutile chiamarla.Ed era inutile seguirla.
Nonostante potesse ascoltare la sua aura furiosa,era troppo lento rispetto a lei.si sarebbe solo perso.
Doveva rimanere lì a trattenere quel potere che lasciavano i Valori,per non perdersi.
Ma Endria era un Valore.Se lo lasciava,sarebbe stato impossibile continuare.
Ryan sorrise fra sé e sé.
Anche senza volerlo,quella piccola testarda era diventata una parte importante della sua vita e non poteva lasciarla.Le serviva.
Decise di aspettare un po’,sicuro che sarebbe tornata da sola.La sua opinione della guerriera era alquanto tenera,per il soggetto a cui era affibiata.
Ryan la considerava un po’ come una bambina,capricciosa e viziata certo,ma confusa.
Avrebbe capito i suoi errori e sarebbe tornata,ma lui non si aspettava delle scuse.
Sarebbe stato troppo strano per essere vero.

Endria aveva corso.Corso fino a che non avesse più sentito la voce dello stregone e l’odore del fuoco.
Aveva sorpassato alberi,cespugli e rami caduti per cinque minuti.
Non credeva di aver coperto una distanza così grande in quel tempo così breve.
Si mise seduta sotto un’albero dalle grosse radici.Si ricoprì per bene con il mantello,rabbrividendo leggermente dietro la schiena.Come aveva potuto?come aveva potuto abbassarsi al suo livello?
Farsi curare,come se fosse un’inferma,accettare un mantello che non poteva ripagare…lo tolse immediatamente,gettandolo lontano.
Non era incoerente,come diceva lui.Se lei affermava di essere indipendente da lui e la sua magia,lo avrebbe dimostrato.Non aveva bisogno di quello stupido mantello.
Si alzò,si sgranchì le gambe e camminò per un pòin cerca di legna per accendere un fuocherello abbastanza vispo per cucinare quel coniglio che aveva cacciato.
Trovò alcuni rami,ma il fuoco sembrava non voler nascere.Lei ci provò e riprovò,con tutto il suo impengo.
“Tu farai anche prima di me con i tuoi trucchetti,ma io so cos’è la fatica del lavoro” si diceva,come se parlasse con lui.
Alla fine ci riuscì.Il fuoco attecchì ai rametti umidi di muschio,ma non erano abbastanza per cuocere l’intero coniglio.Ne staccò la testa con uno strattone,la gettò via,poi squarciò con uno dei suoi pugnali il petto,grosso e pieno di carne rossa di sangue ancora fresco.
Il resto lo gettò lontano,nell’erba.
Mangiò piano e di malavoglia,lo stomaco ancora contratto per la rabbia.
Da tempo non faceva scatti come quelli che le uscivano spontanei quando litigava con Ryan.Era abituata a tenere il sangue freddo.

- Chi sssi rivede…- sibilò qualcuno nell’ombra.
Endria si voltò di scatto,nell’esatta posizione da cui veniva il sussurro.
- Sssono qui…riesssci a vedermi?-
- Dannata vecchiaccia infernale…capiti nel momento giusto.- disse Endria sollevandosi e pulendosi la bocca sporca di sangue di coniglio con il dorso della mano.
- Ho proprio bisogno di sfogarmi un po’.-

La vecchia vampiressa che aveva tentato di attaccarla una settimana prima,si fece avanti,avvolta nel suo mantello nero,con il cappuccio tirato sugli occhi.
- Giovane guerriera…non pensavo ti avrei rivisto.E’ proprio un’occassssione d’oro.-
E indicò verso di lei con la sua mano rugosa e avvizzita.
- D’oro come quella chioma folta cosssì brillante.Ho decisso che farò di quella chioma una corda,da appendere al mio mantello cossì vecchio.-
Si indicò gli esili fianchi scheletrici sotto la scura stoffa.
- Se ci tieni tanto a prenderti i capelli,fatti avanti.- la incitò Endria,tirando i pugnali in aria con abili mosse.
- E non ssolo!Il tuo sangue di giovane donna sarà un fresssco sorssso per la mia arida gola!!-
Lanciò un urlo agghiacciante e si scaraventò contro di lei,con le lunghe unghie pronte trafiggerla.
Endria la scartò facilmente,e le infilzò un pugnale nella schiena.
La vampiressa urlò,inarcandosi all’indietro e il suo sangue scuro schizzò in tute le direzioni.
Ma si riprese in un lampo,scagliandosi di nuovo contro la ragazza,spalancando la bocca affamata.
Endria parò ogni colpo con le mani,e più di tre volte diede alla vecchia vampiressa calci così potenti che la spedivano a qualche metro da lei.
Si rese conto però che,come ogni creatura dannata,il suo corpo era resistente e agile.
Se non fosse stato per il fatto che lei era un delle atlete più abili,oltre che guerriera,sarebbe già crollata sfinita.
Ma combatté e combatté,insaziabile.La feriva con le sue mosse,con le sue armi,la trattava peggio di come si trattava un semplice nemico.
Sfogò solo una parte della sua rabbia,divertendosi a umiliare e torturare quella creatura che faceva
parte di quel mondo che lei tanto disprezzava.
La vampiressa gridava,ululava il suo dolore e graffiava il terreno con rabbia,sofferente sotto quelle coltellate letali,ma non moriva,perché la semivita oscura la tratteneva su quella terra,costringendola a soffrir di quelle lame fredde nelle sue carni marce.
In quel momento più che mai desiderava abbeverarsi di quell’essenza che aveva avuto anche lei,nella sua lontana vita.
Combattè,perché non moriva.Quelle lame latrapassavano e la straziavano,ma non la uccidevano.
Endria era arrabbiata,ma sapeva che quel combattimento poteva durare all’infinito.
Sapeva che la vampiressa,debole e sanguinante,era immortale e non si sarebbe stancata.
Era la prima volta che combatteva contro un vampiro davvero infuriato.
Poteva contrastarla facilmente,ma Endria sospettava che se fosse stata giovane,avrebbe potuto vincere.
Combatterono una o due ore.Endira aveva perso la cognizione del tempo,impegnata a frenare e ferire quella creatura accecata dalla vendetta.
Perché non svaniva in cenere,così come era successo la prima volta?Perchè si ostinava a desiderarla?
In un impeto di rabbia,scagliò il suo pugnale così forte che anche il suo braccio finì all’interno del corpo ricoperto di ferite.La vampiressa per poco non le addentava il braccio,con le sue zanne.
Il suo volto era una maschera orribile di rughe e macchie di sangue.I suoi occhi scarlatti erano luminosi e terribili,ed irradiavano debolmente i bianchissimi capelli che le ricadevano sul volto.

- Non…mi puoi uccidere…- sibilava,traballando.
- Perché ti ostini a cercare il mio sangue?C’è un altro umano in questa foresta,oltre me.-
Fu un gesto vigliacco da parte sua.E la cosa la trafisse nell’orgoglio.
- No…sssarebbe squallido…io voglio te,giovane e piena della vita che bramo!-
- Tu hai vissuto!Cosa ti impedisce di morire!- gridò lei,trafiggendola in mezzo agli occhi.
La vampiressa la fissò con i suoi occhi sanguigni,come se fosse presa dalla pietà.
- Io sono maledetta a vivere in eterno…ma vorrei…la morte…più di ogni altra cossssaa…-
Endria la scrutò,senza togliere il pugnale dalla fronte della vecchia.
- Perché mi fissi?-
- Ssei così piena di vita…ma la tua anima desssidera la morte…cossa impedisce… al filo del tuo dessstino di essere sssspezzato?-
La sua voce era ormai un rantolo.
- Io non posso ancora morire.- disse freddamente la guerriera,strappando con forza la lama dalla fronte dell’avversaria.
L’altra urlò distrutta dalla sofferenza.
Endria raccolse entrambi i due pugnali,sporchi sino all’impugnatura.
Come smettere quel duello?La vampiressa si rialzava ogni volta più lentamente,ma non si arrendeva.
E lei adesso ne aveva abbastanza.Era stufa di tutti quegli attacchi.voleva sprofondare e pensare.
Tutti la temevano perché lei uccideva senza pietà,ma se voleva restare in pace nei suoi pensieri qualcuno veniva ad attaccarla!!Allora lei doveva combattere!!
Sentì qualcuno che si avvicinava,dietro di lei,la vampiressa si erse in un balzo degno di un lupo,ed era a pochi centimetri dal suo collo.Endria menò un fendente ad occhi chiusi….
Un tonfo laterale,di chi cade pesantemente a terra,una spinta contro un albero.
- Endria,stai bene?- chiese qualcuno preoccupato.
Lei aprì gli occhi,e si ritrovò sotto un corpo forte e avvolgente.
Alzò il volto e quello di Ryan la fissava sconvolto.I capelli castani,più lunghi davanti,gli ricadevano intorno agli occhi a mandorla,spalancati per la fatica.
- Sei ferita?- chiese posandole una mano sulla guancia.
Lei non ebbe la volontà di rispondergli,solo quando vide un’ombra su di loro gridò: - ATTENTO!-

Ryan circondò Endria con le braccia e con un balzo scansò la mano artigliata della vampiressa.
- Come ossi!!- gridò quella con il sangue che le cadeva dalla bocca.
- Come osssi metterti fffra me e la mia preda!-
Era terribilemtne infuriata.Vedeva Ryan come un predatore che voleva rubargli la cena.
- Come mi hai trovata?- chiese bruscamente lei rimpugnado le lame.
- L’odore del vampiro si sentiva a metri di distanza!!E la tua aura è inconfondibile!-
Si scansò da un altro attacco del mostro,ed urlò ad Endria
- Come mai non l’hai ancora finita?!-
- E’ immortale!Come posso ucciderla?!-
Ryan ridacchiò e sferrò un pugno al mento della vecchia,facendola rivoltare.
Endria si dimostrò non poco sorpresa,ma non lo diede a vedere. “Chiunque poteva farlo” si disse.
- Mi sorprendi!!Non lo sai?- la schernì.
Endria evitò un affondo della vampiressa e la scagliò lontano con un calcio.
- No!Illuminami,maestro!- disse.
Ryan era troppo occupato a scansare la vampiressa inferocita per poter notare il sarcasmo utilizzato dalla ragazza.Se avesse udito quelle parole,si sarebbe beccato un morso al collo,per lo stupore.

- La magia bianca non è proprio il mio forte…- ammise.
Congiunse le mani davanti a sé.
- Ma a mali estremi,estremi rimedi! -
Si voltò verso la ragazza e le indicò uno dei pugnali. – Hai mai ucciso un vampiro?-
- No!Mi manca alla lista!- esclamò lei.
- Bè,se farai come dico,lo ucciderai senza problemi!! -
- Mi stai dando un ordine?Sai che non ti permetto di farlo.-
Intanto continuarono a combattere.
- No,no.E’ un aiuto.Lo accetti?-
- Mostrami come si fa!-
- D’accordo.Colpiscila al cuore.-
- L’ho già fatto tre volte!-
- Fallo ora!Fidati di me!- lo sguardo determinato dello stregone le diede la convinzione per credergli.Caricò e corse verso l’essere demoniaco.
- Ecco la morte che tanto bramavi!- esclamò.
Ryan evocò qualcosa fra sé e sé.Una luce d’argento avvolse la lama del pugnale di Endria,facendola brillare e lei trafisse il cuore malato della vampiressa con forza.
Un bagliore illuminò quel pezzo di bosco.
Le ultime grida della vampiressa dolorante vennero udite da tutti gli essere di quel luogo spettrale.
Fu una sorpresa per Ryan vederla morire con il sorriso sulle labbra.


L’alba venne rosea e pulita sul bosco,ma i due viaggiatori non la videro,all’interno di quel oscurità.
Endria dormì fino alle nove,ma poi Ryan la svegliò perché dovevano mettersi in cammino.
Fecero colazione con del pane secco portato via dalla capanna.
- Senti…- iniziò Ryan masticando.Poi finì il boccone e parlò più seriamente.
- Sei stata molto brava.Davvero,una persona comune non avrebbe mai potuto uccidere un vampiro così anziano.A dispetto delle leggi della fisica,i più vecchi sono i più duri a morire.-
- E’ stato grazie al tuo intervento.So che se fossi stata sola,avrei continuato a combattere per giorni.-
Tenne per sé l’ovvietà che se avesse continuato a quel modo,avrebbe perso lei.
- Adesso sai che l’argento disintegra i vampiri.E’ lo stesso per i lupi mannari.Ci sarebbero altri metodi,magari te li insegnerò più avanti.-
- insegnerò?- ripeté lei.
Ryan sospirò,poi,con una mano dietro la testa,disse:
- Sì,se vorrai tornare a viaggiare con me.Vedi,in questi giorni credo che ci siamo fatti sopraffare dalla tensione e l’impazineza,che ci ha portato a litigare più del solito.
Quello di stanotte è stato un litigio stupido e inutile,ma mi ha messo in chiaro che avevamo entrambi torto.Tu sei utilissima anche senza magia,e io non sono superiore a te solo perché so usarla.-
Lei continuò ad ascoltarlo in silenzio.
- Vedi…io compenso quello che manca a te con la magia,mentre tu fai lo stesso con me con le arti guerriere.Ci completiamo.Sarebbe una pazzia non continuare insieme questo viaggio.Questa notte ho scoperto che potremmo ottenere ottimi risultati se combatteremo assieme,se ci aiuteremo,insomma.- e sorrise.
Le non ricambiò,ma in compenso abbassò lo sguardo sul fuoco,come per dargli ragione.
- Allora…sigilliamo la pace fra noi?- domandò lui con dolcezza.
- Sì.-
- Perfetto.-
Si strinsero la mano,e presero a mangiare il loro pane in silenzio.
Dopo colazione Endria disse:
- Devo essere sincera.-
- Parla pure.-
- Io non mi fido ancora di te.Purtroppo devi aspettare.-
Ryan se lo aspettava.Era ancora troppo fredda e chiusa per pretendere una cosa come la sua fiducia.
- Sì,lo so.Io ho abbassato un po’ la guardia.Ma non sono così convinto.-
- Il tempo potrebbe far cambiare le cose.-
- Il tempo fa sempre cambiare le cose.E’ inevitabile.-

Quando finirono,si rimisero in cammino,ma adesso,più di quegli altri giorni,stavano viaggiando insieme.

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Prima della mia cicatrice…

Ryan…Ryan…Riesci a sentirmi?

“Chi sei…?Dove sei nascosto?”

Sono io Ryan…sono sola…anche tu mi hai abbandonato?

“ Ari!!!Sei tu?!...Aspetta!!Non ti ho abbandonata!Sto venendo a salvarti!Devi aspettare ancora un po’!!”

Io ti aspetterò sempre…sono qui nel regno dei morti…posso aspettarti per l’eternità…
Ti chiedo solo…non dimenticarmi…non voltarmi le spalle!!

“ Ari,non lo farò…Aspettami,perché io verrò di certo…non dimenticare nemmeno tu!”

Più nessuna voce si fece sentire…solo l’opprimente silenzio del buio negli occhi.
Buio.
Vuoto.
Cadere…


- AAAH!- urlò uno stregone sulla ventina nel bel mezzo della radura.
Una guerriera di qualche anno più giovane lanciò una lama nel buio,in direzione dell’urlo.
Lo stregone la scansò con un movimento della testa,poi la fissò con occhi spalancati:

- M-ma…Sei IMPAZZITA?!!Stavi quasi per mozzarmi la testa!! - strepitò Ryan.
La sua voce risultò un po’ stridula e così tossì forte e si avvolse per bene la sciarpa attorno al collo.

- Perché diavolo hai urlato?!Credevo ci fosse qualcuno che ti stava attaccando!-
- Già,in effetti qualcuno c’è stato.Sei stata tu!!Ma perché non controlli un po’ di più il tuo istinto omicida??! - sembrava isterico.
Si alzò,e cominciò a borbottare una serie ininterrotta di: Per tutti i Venti!

Endria recuperò il suo pugnale nell’erba e lo ripulì degli steli tagliuzzati con l’affilatissima lama.
Guardò in alto e la luna splendeva alta e piena nel cielo degli ultimi giorni del nono mese.
- Bè,a questo punto posso andare a dormire.Tocca a te fare il turno di guardia.-
E detto questo si sdraiò sul mantello e si avvolse con i larghi lembi neri.
Ryan si appostò davanti al piccolo falò sbuffando,e si lasciò cadere a gambe incrociate davanti alla fiamma.
- Uff…per tutto il mio turno di riposo non sono riuscito a chiudere occhio.Naah…- sibilò a denti stretti.
- Certo,se continuerai a starnazzare,non riuscirò nemmeno io a chiudere occhio!- esclamò Endria dal suo angolo.
- Mi scusi,Milady!!- la rimbeccò lui. “Ha un udito portentoso.”

Il ragazzo si rassegnò e si preparò a stare all’erta.
Passò una manciata di secondi,poi si sentì toccare appena la spalla.
Si girò e si ritrovò il volto angelico di Endria schiarito dal bagliore del fuoco che lo guardava perplessa, e ci mise qualche secondo per riprendersi dallo shock prima di biascicare:
- Ah..ehm…cosa c’è?-
Endria era accovacciata dietro di lui,con il mantello sulle spalle,per cui si andò a sedere per bene di fianco a Ryan ad osservare la fiamma.Lui si mise a fissarla senza nemmeno rendersene conto.
Come si faceva a non guardarla…lo aveva verificato già da parecchio,ma in occasioni in cui era così calma e tranquilla,quando non mostrava alcun segno d’aggressività…il suo aspetto così angelico e delicato prendeva il sopravvento.
Fu quella il prima volta in cui Ryan constatò che Endria fosse la donna più bella che avesse mai visto.Così,semplicemente.
La voce della ragazza lo distolse dalla trance.

- Cosa hai detto?- gli chiese.
- Non ci senti?Ho detto che prima stavi parlando nel sonno…-
- Oh,bè…capita.-
- In verità lo fai da un po’.Quasi ogni volta che dormi.E ripeti sempre le stesse cose.-
- Del tipo?-
- Dici cose insensate… “Non ti ho dimenticata…ti salverò…” e poi un nome… “Ari”,se non erro.-

Lo guardò dritto negli occhi: - Non vorrei intromettermi nella tua vita,ma…Chi è Ari?-
- Mmh…allora mi succede spesso…- Ryan divenne tutto ad un tratto pensieroso.
- E’ la tua sposa?-

Lui ebbe un colpo di tosse e per poco non si affogò con la sua stessa saliva.
Endria dovette battergli dietro la schiena con un pugno.

- Ahia…ma come possono delle mani così piccole fare così male?!- esclamò lui.
- Cosa ti è preso?-
Lui ritornò serio immediatamente.Endria trovava assurda la velocità con cui passava dal goffo e anche un po’ idiota al serio e riflessivo.
- Bè…la tua frase mi ha scosso.Ci stavo pensando,sai…Ari non è mia moglie…ma se tutto va come deve,un giorno forse la sposerò.-
- Cosa ti impedisce di farlo ora?-
- Bè,il fatto che sia morta.-
Endria lo fissò senza cambiare espressione.Poi disse: - La verità.-
- Te lo giuro sulla vita di mio padre.-
- Ma…-
- Bè…la storia è un po’ complicata.-
- C’entra con il motivo della tua ricerca del Calice…non importa e perdona la mia intromissione…-
Si stava per alzare,quando lui la trattenne per un braccio indicandogli di sedersi di nuovo:

- Non ti preoccupare.Ormai l’argomento è stato aperto.Non ti andrebbe di sapere il perché del mio viaggio?Siediti ancora,a meno che tu non voglia dormire…-
- Non ho sonno,ma…questi sono problemi tuoi.-
- Non sei per nulla invadente!Per niente curiosa…-
- Semplicemente rispetto i ricordi delle persone.-
- Bè,allora t’invito a conoscerli.Così se parlerò,mi mantengo sveglio...-

Endria gettò un rametto nel fuocherello,poi si sistemò accanto a Ryan,con il mantello sulle spalle.
- Uhhh…cosa ti interesserebbe sapere?-
- Devo prenderla come una prova ulteriore di fiducia?-
- Come ti pare…non ho segreti.Non troppo scottanti,almeno.-
- Come ti sei procurato quella cicatrice?-

Ryan si toccò la sottile striscia rosea che gli partiva dalla base della mascella destra,e la percorse con le dita fino alla sua fine,a qualche centimetro sotto l’occhio.

- In guerra,durante un duello.-
- Sei stato in guerra?Quale?-
Lei lo chiese con estrema semplicità,di chi di guerre ne ha fatte tante,e non sapesse a quale riferirsi.
- La Grande Guerra.-
- Oh,capisco.Quasi tutti i popolani hanno partecipato.-
- Bè…è stata così devastante…e sanguinosa…una delle poche che hanno coinvolto tutte le nazioni del continente.-
- Sì.Si disponeva di così poche risorse che ai popolani è stato ordinato di partecipare come soldati attivi.-
- Tu te ne intendi?So che sei stata a capo di un battaglione dell’esercito di Meandris…-
- Sì.L’esercito principale d’attacco.-

Ryan la guardò ancora per un po’…Non conosceva l’età precisa di Endria ma si vedeva che era giovane.Come poteva essere capo di un esercito?E di quanti uomini era formato?
Ed Endria come faceva ad essere addestrata a guidarne uno così grande?

- Endria ma tu…sei giovane…come puoi comandare un esercito?-
- L’età non è importante…quel che conta è l’esperienza e la preparazione.Comunque…non dovevi parlare tu?-
- Oh,sì,scusami…bè,ti ho risposto,mi trovavo in guerra e sono incidenti che capitano.-
- Ma tu sei uno stregone…non puoi guarirti quello sfregio?Non vorresti tornare come prima?-
- E perché dovrei?!Ti faccio impressione per caso?!-
Sembrava arrabbiato…anzi,più offeso che altro.
Endria non era tipo da intimorirsi davanti alla furia degli uomini.Lo fissò ancora più trucemente.
- Non azzardarti ad alzare la voce con me.-
- Non pensavo dessi così importanza all’aspetto esteriore.-
- Non mi importa infatti.Ho pensato che con i propri poteri ci si potesse modificare.-

Ryan sospirò,mettendosi una mano sulla guancia sfregiata.Adesso i suoi occhi erano fissi sulla fiamma,immobili,come di chi è incantato a fissare qualcosa.
- Perdonami per essere stato brusco…ma tutto vorrei,all’infuori di tornare come prima.-
- Fisicamente intendi?-
- No,no…spiritualmente,caratterialmente…la cicatrice me lo fa ricordare.-
- Hai imparato una lezione durante quel duello?-
Ryan continuava a fissare il fuoco,ma sorrise forzatamente.
- No,non il duello…prima…molto prima della mia cicatrice…-

Incominciò a ricordare
- C’era un luogo…un luogo,in un posto imprecisato.Una terra libera,che non apparteneva a nessun regno ufficiale del continente.Era un posto ai margini della parte centrale dell’altissima catena dei Gravda…
Era un terra che apparteneva a sé stessa.
Non sono nato lì.Ma mi ricordo di averci vissuto per quasi tutta la mia vita.-

Naga era una forma di vita piccola e potente lontana dal resto dei regni dominati dagli uomini.
Un luogo in cui sorgeva un grande castello.
Quel castello era abitato dagli uomini magici,o dagli AnimaVenduta,o come tutti li chiamavano,gli stregoni.
Uomini o donne,tutti loro sapevano usare il potere della natura,del nulla,del desiderio.
Quel castello era un’Accademia.
Chi la fondò fu dimenticato con il corso dei secoli,e non si sa il perché del nome dell’Accademia.
C’è chi dice che sia un parola della Lingua degli Dèì dal significato sconosciuto.
C’è chi dice che fosse il nome di una strega,forse colei che fondò l’Accademia.
C’è chi dice che sia il nome vero di un elemento.
Ma l’Accademia di Naga era un luogo famoso e temuto da uomini e stregoni.
Il castello si ergeva nei suoi elevati metri a cerchio,con il cortile per gli esercizi nel centro,le aule e i laboratori nell’ala ovest e nell’ala nord, i dormitori,la biblioteca e l’archivio nell’ ala est e nell’ala sud.
Proprio ad Est,là,dove sorgeva il sole,una torre alta quasi duecento metri squarciava il blu del cielo nitido con la sua cupola appuntita.Da lì si poteva osservare per leghe e leghe la vasta terra davanti a loro,e le cime perennemente ghiacciate dei Gravda.
I fortunati scorgevano ombre di draghi che si libravano attorno le aguzze punte.


Naga veva delle sorelle:l’Accademia di Hoorya,di Kaitron e di Gÿsenerv.
Erano i raduni degli eccelsi della Magia,il fior fior degli stregoni studiava lì per divenire potenti e saggi.
Il più degli allievi usciva dalle scuole e diveniva primo ministro alle corti dei grandi Re,o soldati specializzati per i grandi eserciti,insegnanti per i principi e grandi studiosi.
Erano gli uomini più potenti dell’intero continente,forse anche di quelli ancora inesplorati.

- …in un freddo giorno del dodicesimo mese,circa…quindici anni fa…-

Nell’inverno di quel epoca,la scuola di Naga accoglieva i nuovi arrivati.
Bambini,a centinaia,bambine,a poche decine.
In fila,come dei profughi senza dimora,venivano accolti al cancello dell’altissimo muro di pietre,
e una guardia- insegnante faceva loro strada,in un grande e arido cortile.
I maschi da un lato,le femmine dall’altro.
A far loro la prova di ammissione,era uno degli insegnanti,lo stregone Durok,detto “Il Giudice”.

Un bambino di cinque anni venne all’Accademia con un uomo grande e grosso.
Come tutti i bambini venne smistato e al suo turno fu messo davanti al giudice.
Molti bambini vennero giudicati secondo una prova e alcuni di loro morirono in questa.
Le loro madri o chiunque li avesse accompagnati lì,piansero.

Il giudice era uno stregone anziano,dal capo liscio senza capelli e riluceva nella pallida luce emessa dalla neve.
I suoi occhi erano veleniferi e sottili.Scrutava le creature con occhio severo e maligno,dall’alto della sua altezza.
Sull’indice della sua mano sinistra splendeva la rossa gemma di un anello.
Il bambino camminò verso di lui e si fermò ad un metro di distanza.
La mano ossuta del giudice si sollevò,e il bambino provò una schiacciante pressione che gli imprigionava braccia e gambe.
Dolevano come catene roventi sulle teneri carni del fanciullo.
Egli versò due lacrime,silenziose e scintillanti sulle guance pallide dal freddo.
Per una decina di minuti rimase a combattere contro la forza che lo attorcigliava.
Il giudice lo osservava con i suoi occhi di pietra.
Il bambino resisteva e resisteva…non cedeva.
Il suo corpo era un dolorante fascio di piccoli muscoli contratti.
Il piccolo sentiva un’aura familiare fra tutte le altre.

L’uomo grande e grosso osservava il bambino con occhi ansiosi.Stringeva i pugni,desideroso di poterlo aiutare,ma serrava le labbra,cosciente di non poter fare nulla.

Il bambino non poteva arrendersi,non davanti all’uomo che lo guardava da lontano.
Trovò miracolosamente la forza e la coscienza di poter respingere la forza che lo stringeva.
Urlò.
Soltanto le piccole braccia si liberarono dalla morsa.
Ma al giudice bastò.
Lo fece avvicinare con un cenno,e il piccolo lo raggiunse velocemente.
Il giudice lo fissò duramente dall’alto verso il basso.
Poi gli posò l’indice e il medio sulla testolina e pronunciò delle parole a voce così bassa,che quasi il bambino le sentì.

- Ti Konasur Ai Naga Vrata Ne Ryan Morren.-

- “La potenza di Naga scenda su Ryan Morren.”
Chi superava la prova di resistenza entrava nell’Accademia.La benedizione del Giudice era una carta importante da giocare per ogni nuovo allievo.Non la dava a tutti.-
- Sei stato privilegiato per aver ricevuto la benedizione del Giudice?-
Ryan sorrise amaro.All’epoca avrebbe detto di essere un privilegiato.
Ora sapeva di essere stato solo una pedina.

Ogni nuovo allievo portava una tunica nera uguale alle altre e la fascia dell’Accademia in vita.Era color rosso carminio e sul medaglione d’oro era incisa una “N”,iniziale della loro nuova casa.
I bambini avrebbero vissuto lì per tutto il loro addestramento.
Alcuni di loro avrebbero vissuto lì per tutta la vita.
Sarebbero cresciuti e diventati uomini e donne in quel castello.

La vita era dura e severa.
I Maestri stregoni addestravano classi di alunni divise in fasce d’età e ogni anno una classe superava le varie parti d’addestramento e diveniva più potente.
I più bravi venivano allenati più duramente,le loro forze venivano messe a dura prova e le loro menti sovraccaricate di parole e regole fondamentali.

Le vere Regole per utilizzare la magia erano però tre:

° Volontà: Il desiderio di domare la magia.
° Pensiero: L’intelletto per poter farsela amica.
° Rispetto: La magia è la vostra alleata.

Gli allenamenti pratici erano estenuanti.
Gli allievi e le allieve erano addestrati a saper domare ogni tipo di magia naturale.
Dovevano imparare a destreggiare il fuoco,la terra,l’acqua,l’aria.
Dovevano far nascere un elemento dal nulla.
Dovevano dargli la forza di distruggere.
Di dargli forma umana.
Imparavano non solo ad essere stregoni,nelle varie magie:
Neutra,Bianca,Nera..

Divenivano dei guaritori.
I più grandi sapevano fermare le malattie,far ricrescere arti perduti,fare impacchi speciali e curare l’interno dei corpi.
Le arti mediche erano insegnate minuziosamente agli stregoni degli anni medi e superori.
Ai piccoli era proibito anche solo leggere i libri di chirurgia e medicina.

Divenivano combattenti.
Era risaputo ad ogni Accademia che una buona mente doveva essere accompagnata da un buon corpo,resistente,capace e pieno di forza,non solo fisica ma spirituale.
Venivano allenati quanto bastava loro a destreggiarsi con una spada corta,ai più piccoli,poi sempre più avanti negli anni con spade ad una mano e mezza.
L’arco era utilizzato fin dai primi anni all’Accademia.
Gli allenamenti avvenivano in un grande cortile nel centro del castello.

Divenivano sciamani.
Gli allievi dovevano essere in grado di interagire con gli spiriti della natura e degli uomini.
I più bravi potevano anche parlare con i morti nell’aldilà,ma solo i più anziani potevano farlo.
Erano incantesimi che venivano utilizzati ed insegnati ad una stretta cerchia di persone.
Il bambino il cui nome era Ryan Morren,era fra questi allievi privilegiati.

Divenivano studiosi della letteratura.
La magia Bianca e Nera Era studiata e manovrata in specifici campi nlle grandi aule,nei giardini del castello e gli allievi imparavano a rispettarla,a conoscere le sue leggi e a distinguere le due facce del potere.
Alcuni alunni di una classe,venivano smistati ulteriormente a seconda del loro portamento per quella Bianca o quella Nera.
Tutto ciò però,non era possibile se prima i bambini fin da piccoli non imparavano a parlare nella Lingua del Potere,la Lingua stessa degli Dèi.Il vero strumento per poter interagire con essa.

“La magia parla una sua lingua.” Dicevano gli insegnanti.
“Dovete imparare a parlare la lingua della magia.Tutto il resto verrà dopo.
E’ una lingua pericolosa,antica come l’universo e dalle mille regole.Sappiate che un solo errore nel pronunciare una parola potrebbe costarvi la vita vostra e di chi amate.”

La Lingua del potere era difficile e ci voleva quasi tutta la vita per impararla alla perfezione.
Molte parole venivano bandite dal vocabolario degli studenti,per la loro pericolosità e il loro sconfinato potere.
Fra tutti gli abitanti del castello,solo i Saggi Druidi sapevano parlare correttamente l’intera lingua del Potere.

- Un druido è molto spesso l’incarico che uno stregone aspira a ricoprire.Pochissimi ci riescono.
E’ per questo che esistono solo venti Druidi in tutto il continente.-

Gli studenti erano sempre in soggezione se si sentiva parlare dei Druidi.
La setta dei Druidi era al più alto livello della stregoneria.
Un Druido era L’essere umano che più si avvicinava al potere degli dèi.
Erano fusi con la natura,in continuo contatto con essa,e sapevano apprezzarla e conviverci più di ogni altro essere.
La loro conoscenza e saggezza era immensa,paragonabile solo a quella degli elfi,ed erano temuti da tutti gli altri stregoni.

In ognuna delle quattro Accademie la Setta dei Druidi gestiva l’amministrazione e aveva il controllo totale sugli studenti e i maestri.
Non venivano visti da nessuno.Vivevano in completo isolamento nei sotterranei dei castelli,adibiti ad alloggi.
Gli stregoni li conoscevano come essere superiori,e molti di loro erano certi che fossero immortali.
Non era la verità,ma vivevano per secoli.
Era la stessa natura che dava alla loro vita una tale lunghezza.
Raramente uno stregone diventava druido.
Alla morte di un componente delle sette,veniva scelto uno stregone fra i migliori del tempo,per sostituirlo.

Ma questi non si mostravano a nessun allievo.I loro messaggi venivano portati dagli insegnati.
Per questo gli stregoni delle Accademie non se ne preoccupavano più di tanto e i ragazzi,presi dalle loro fantasie,i loro sogni e i loro già carchi destini,dimenticavano spesso di essere sotto il loro potere.

Ryan Morren era un bambino come tanti,dall’aspetto comune,ma dalla mente vivace.
Forse non era un genio o forse sì.
La sua mente era aperta,curiosa,con una voglia sconfinata di sapere.
Era un bambino speciale.
Era maturo,sveglio e rifletteva a fondo su ogni cosa.I suoi maestri lo lodavano per questa sua acutezza nell’analizzare la vita e i suoi misteri.
Ma certe altre volte lo rimproveravano perché si perdeva troppo nel suo mondo.
Nonostante ciò,non era un bambino chiuso.Andava d’accordo con tutti i suoi coetanei,e qualche volta giocava con i più grandi,durante le ore di svago concesse agli allievi.
Ma non aveva degli amici particolari.A volte si trovava da solo,quando tutti gli altri erano assieme a parlare,giocare,divertirsi in qualche modo.
Ma lui aveva Hagar,quel uomo grande e grosso che lo aveva portato lì.
Era suo padre adottivo,per quel che ne sapeva.Lo aveva con sé da quando era avvolto in fasce,ma non gli aveva mai insegnato a chiamarlo padre.
Forse perché non era sposato,pensava Ryan,e chiamarlo padre davanti agli altri lo avrebbe messo in difficoltà.Ma lui voleva troppo bene ad Hagar,come solo il cuore gentile e pulito di un bambino poteva voler bene al proprio padre,vero o adottivo che fosse.
Con molta fatica,Hagar venne accettato per fare da custode nell’Accademia.
Egli controllava che i ragazzi non andassero oltre i confini di Naga,montava gli archi per gli allenamenti,forgiava anche le spade.
Era molto utile,ed era fiero che Ryan fosse uno degli allievi più dotati del suo anno.

Avevano un posto segreto…
Lo avevano scoperto appena fuori dalle mura di Naga,lì,dove la terra era ancora libera.
Un lago riposava fra le erbe morbide e ondeggianti,e i fiori profumavano l’aria e abbellivano quel piccolo mondo segreto dei loro meravigliosi colori.
Una quercia centenaria dominava il prato lì intorno,con le sue fronde estese e verdeggianti.
I suoi rami erano alti e contorti,le radici grosse,nodose e piene di anfratti dove nascondere oggetti preziosi,e nascondersi.
Un vero divertimento per Ryan,che,oltre ad avere una mente brillante,era anche dinamico.
Il più delle volte,si appostava da qualche parte su di una radice a leggere un libro,cosa che amava molto,vista la sua sete a prima vista insaziabile di sapere.

La sua vita andò avanti così…per qualche mese nulla cambiò…
La vita di Ryan,nonostante la monotonia,poteva dirsi piacevole,e lui imparava giorno per giorno qualcosa in più sui suoi poteri,su come usarli,sulle mille conoscenze che un buon stregone doveva possedere.
Ryan aveva un’eccellente memoria.
Il maestro Durok,insegnante di magia Nera e Lingua Magica,severo ed inflessibile nel suo metodo di studio,era colui che più apprezzava le doti del bambino.
Non glielo aveva mai dimostrato,ma provava una profonda soddisfazione per i risultati che dava alle sue lezioni.
Per lui Ryan era uno degli allievi più dotati nella magia Nera che avevano frequentato quel Accademia.
Potenza,desiderio,volontà,resistenza.
Tutte le doti che un buon stregone doveva possedere per domare il lato oscuro della magia.
Quello che feriva,che distruggeva,che ipnotizzava,avvelenava,ingannava.
Così tutti gli altri maestri:
L’incredibile naturalezza con cui invocava gli elementi della Natura,soprattutto il fuoco,stupiva i suoi superiori,che spesso avevano bisogno di più tempo e potere per invocare qualunque reazione dall’ambiente attorno e di più per far nascere un elemento dal nulla.
La magia Bianca era altrettanto gestita bene,ma Ryan non ne provava un grosso interesse.
Era bravo nella disciplina,ma la mancanza di interesse per questo lato della magia non lo faceva impegnare al massimo.
Invocare l’essenza pura dei metalli,esorcizzare creature demoniache,liberare i fantasmi dall’angoscia dell’oblio non erano i suoi interessi maggiori.
Ma ciò non gli impediva di avere buoni voti anche in quell’arte.

“ Da quale famiglia proviene quel bambino?” si domandavano i maestri.
“E’ orfano.L’uomo che l’ha portato da noi,Hagar,figlio di Samuel dei Morren,è il suo tutore.”

Durok era forse il più anziano fra gli insegnanti,assieme a Norohal,insegnante di magia Bianca e Lingua Magica.Si scontravano in qualunque cosa,così come le due facce della magia.
Gli altri insegnanti…erano buoni e capaci…e tutti loro avevano una buona parola sul conto di Ryan…
Osman,filosofo, pensatore e addestratore in magia Neutra…
Sheryo Kaal,insegnante di magia Bianca…
Sullivan, della Magia Nera…
Hiwe,unica donna e maestra di guarigione…
Vonaje, addestratore alle armi…

- E questa Ari frequentava quest’Accademia di Naga?-
- …-
Ari era una bambina di cinque anni timidissima e indifesa,quasi impossibile credere che fosse dotata di valenti poteri a servizio della magia Bianca.
Veniva da una terra sconosciuta,un nuovo continente,si diceva.
La sua pella era del colore del nettare di nocciola,scuro e iridescente,rossastra alla luce del tramonto.
Naso piccolo e corto,occhi assottigliati,come un piccolo felino,dalle iridi tanto nere da non distinguersi dalla pupilla,ma brillanti nella notte più buia.
La piccola possedeva capelli di incredibile morbidezza e lucentezza,neri come la pece,lisci come la seta più pregiata.
Le sue piccole labbra erano gia carnose e rosee.
Si diceva che fosse stata deportata da un luogo oltre l’Oceano dove gli uomini parlavano con gli spiriti degli animali e si trasformavano in essi.
Vestivano con pellicce e come monili usavano gioielli di corda e piume d’aquila.

Venne accolta alla scuola tre mesi dopo l’inizio del nuovo anno.
Era stata portata apposta da quel luogo così lontano per studiare la magia degli Stregoni Rossi,così come li chiamavano quelli delle Terre Centrali.
Ari era così spaurita e confusa all’arrivo,che non parlò per giorni e giorni.
Gli altri allievi,sia i più grandi che i più piccoli,non la consideravano minimamente,se non con vaghe occhiate di curiosità:
“ Guardate la sua pelle!E’ rossa…è la strega rossa…”
“ E’ così diversa da noi…”
“ Non da l’idea di essere una strega speciale…”

Ryan,probabilmente per la sua stravaganza,per la sua straordinaria intelligenza,era tenuto vagamente a bada dagli altri.
Lo rispettavano come stregone ma il più degli alunni non lo sopportava.Lo considerava egocentrico,narcisista…la loro invidia accecava i loro animi di fanciulli,ma avrebbero potuto essere amici di quel bambino così sincero e pulito.

Egli non conosceva Ari.
Fu per puro caso che la scoprì a piangere,nascosta fra le siepi di uno dei giardini del castello.
Egli non ebbe compassione di lei,ne disprezzo,ne pena.
Solo,la sua curiosità lo spinse a parlarle e a chiederle cosa non andava.
Qualche parola e i due arrivarono a mostrare le proprie capacità.
Ryan rimase affascinato della grande potenza mentale della bambina.
Anche lui avrebbe voluto un contatto mentale con la natura così intenso!!!

“Ma come puoi ascoltare le anime dei fiori,degli alberi,dell’acqua?”
“La natura è mia amica…e lei mi parla come se fosse un’umana…”

Ryan incoraggiò tante volte Arui durante le prove e gli allenamenti,scacciava i dubbi dal suo cuore timido,la faceva ridere e l’aiutava a migliorare nella magia Nera,che la piccola disprezzava per la sua funzione tanto distruttiva e crudele.
Imparò così alcuni attacchi offensivi,che le permisero di svolgere ottimamente gli allenamenti con gli altri allievi.

In cambiò Ari lo fece appassionare alla magia Neutra più di prima,e gli insegnò come ascoltare più a fondo l’energia della Natura,cosa che il piccolo sapeva fare già bene.
Il risultato fu che Ryan imparò a tenersi in continuo contatto con l’ambiente e potè evocare immediatamente gli elementi dal nulla,in base al suo desiderio.
Anche la magia Bianca divenne meno difficile.Ryan sapeva invocare perfettamente l’essenza dell’argento e dell’oro.


Gli anni passarono lenti e tutto sommato felici…
Ryan,Ari ed Hagar…passavano insieme più tempo che potevano,là,nel loro rifugio fuori dalle mura del castello.Il loro stretto sbocco sulla libertà.
Si amavano come una vera famiglia.
Hagar aveva dato alla piccola Ari lo stesso amore e la stessa educazione che aveva dato a Ryan

“Sapete,noi siamo stregoni…AnimaVenduta,come ci chiamano color che non hanno magia…mi chiedevo…”
“Cosa?” Ari era sempre pronta a cercare una risposta per le mille domane di Ryan.
“ A cosa ci serve diventare forti e invincibili…quando la maggioranza di noi rimane qui,chiuso fuori dal mondo,lontano dalla civiltà,dai veri pericoli…a cosa serve?”
“Questa è la tua casa,Ryan…nessuno ti attende fuori, tutti ti accolgono qui.”
“ Mi chiedevo…si può dire vissuta,una vita lontano dal mondo?”
“ Oh Ryan,le tue domande e le tue filosofie!” lo scherniva Hagar.
“Non dirmi che non ami questo posto!!Questa è la nostra casa!!Per i Venti di Vespro!”
Lo sguardo di Ryan,adesso un giovane adolescente,era ancora più curioso e distante:
“Sì,lo amo…però…”

Ryan attraversò la sua infanzia in modo così veloce che nemmeno se ne accorse…
Era forse così maturo da non distinguersi fra bambini e adolescenti?
Divenne un ragazzo alto,sano e di bel aspetto.
I suoi occhi così penetranti,i capelli lunghi sotto il collo,bruni e ribelli.
Alcune studentesse lo ammiravano da lontano troppo timide per potergli parlare.
Era sempre il solito,da quando era lì.
Forse per questo,alcuni invidiosi lo consideravano un immaturo.

Ari crebbe bella e delicata,dolce come un soave fiore tropicale.
I capelli divennero lunghi sulla schiena,i suoi occhi più sottili e misteriosi,il suo corpo si plasmò e divenne una donna.
Pareva immutata nell’animo,con gli stessi sentimenti per tutti.
Non era così.

Venne il tempo dell’amore,fra quei bambini adesso giovani di quindici.
Ari si rese conto,con grande emozione,di amare Ryan con tutto il suo cuore.
Per molto tempo non ne parlò con lui,angosciata,timida,timorosa di un suo rifiuto.
Ma ad un passo dalla sua attesa dichiarazione,lui la stupì.
La baciò.
La baciò per la sua prima volta.

La loro storia continuò per alcuni mesi,anche se Ryan era spesso impegnato con allenamenti extra,riunioni con gli studenti privilegiati.
Ari provava grande ammirazione per lui,ma con il tempo ebbe soggezione.
Non si sentiva alla sua altezza.
Ryan,inconsapevole di essere insensibile con lei,l’ascoltava raramente:

“Non sei felice che io sia il più bravo?”
“E’ ovvio…il fatto è che…”
“ Non devi avere preoccupazione…vedrai che sarai fiera di me.”
E doveva sempre andare via.
“Ryan…”
“ Dimmi.”
“…Ti amo.”
Il suo sorrido era sempre una cura per lei.
“Anche io…Ti amo anche io.”

Ari si aggrappava fermamente alle sue parole.
“Mi ama,mi ama…Oh Ryan,non lasciarmi sola!”
Ma così tante volte fu sul punto di cedere…così tante volte fu sul punto di non credergli più.
Aveva provato più dolore che amore,in quei mesi.
Eppure i suoi ricordi erano i più belli.
Eliminava,se possibile quelli dolorosi per lasciar vivere solo i più belli e speciali.
Così riusciva a continuare con il sorriso sulle labbra.

Ryan l’amava molto.Amava parlare con lei,amava toccarle i capelli,guardarla negli occhi,assaporare le sue labbra.
Amava il suo modo dolce di confortarlo,i suoi consigli,i suoi interessi,che poi erano reciprochi,amava consolarla se piangeva..
Nonostante il suo involontario egoismo,lui l’amava.
Nessun altra era come lei.
L’amo con tutta la sua anima nella loro prima notte.

Poi venne la notizia.
La tradegia per entrambi.Il dolore,l’inganno,il tradimento,la morte.
Sedici anni.Il più giovane stregone scelto per diventare un druido.
Quel giovane ragazzo vestito con la tunica nera correva nel suo rifugio dove lo attendeva al sua creatura,dove l’attendeva la sua famiglia.
“Hei!Ragazzi!Ho una grande notizia!Sono stato scelto per diventare un Druido!!”
Ari aveva un’imperturbabile espressione sul volto scuro.
I suoi occhi luccicavano più del solito.
“ Stai facendo carriera,Ryan…te ne andrai per la tua strada…complimenti,sono davvero contenta per te…sul serio!!”
Hagar non seppe che dire all’inizio.
Le sue parole uscirono come un soffio.Il vento le portò alle orecchie dei ragazzi.
“Ho cresciuto un potente stregone!!Per i Venti di Vespro….”
Ryan era felice per la sua massima promozione.
Ma il vuoto si fece spazio nel suo cuore.
Guardò quegli occhi neri così disperati.
Non avrebbe mai più osservato le lacrime della sua strega Rossa.

Egli venne ufficialmente dichiarato come Druido là,nei sotterranei,dove tutta la confraternita abitava in gran segreto.
Erano identici fra loro, capelli lunghi e candidi, tuniche d’avorio,stessi occhi vitrei inquietanti..
Emanavano saggezza e perfezione così intense che Ryan ebbe paura di loro.
Doveva sentirsi onorato di far presto parte a pieno di quella setta.
Sarebbe divenuto il più potente insieme a loro.
Ma nel suo cuore gravava la paura e l’angoscia più di ogni altra.
I druidi non erano come lui li aveva immaginati.
Parlavano e complottavano tra loro,nascondendosi e diffidando di ogni membro.

Ognuno di loro tentò di farsi amico il giovane.
Gli promettevano potere e giovinezza eterna,risparmiandogli il loro aspetto.
Gli descrivevano chiare immagini della sua elezione a capo della setta.
Ma Ryan non credeva ad una parola di quello che dicevano.
Le loro parole,sibilate e viscide come quelle di una vipera,lo inquietavano,lo opprimevano.
Quel posto,buio,freddo…
Come aveva potuto pensare di andare a vivere in un luogo migliore?
Erano dei sotterranei…delle putride fogne sotto le vere fondamenta del castello.
Muri tutti uguali fra loro,neri e dall’odore penetrante.
Cunicoli,catene,leggii intagliati dal pavimento,lanterne dalla soffusa luce verdastra.
La stanza di Ryan…grigia,spoglia,inquietante.
Un salone per le riunioni di gruppo,rotonda e l’unica un po’ più illuminata,con piccoli seggi di legno scuro disposti in cerchio.

Quella grande assemblea,lì nel loro salone buio e umido.
Il gran progetto di rinnovamento doveva cominciare.
Adesso il gruppo era al completo,la cerchia dei Cinque Signori di Naga finalmente chiusa .
La magia sarebbe stata ricostruita,a loro solo uso e consumo.
Il mondo sarebbe appartenuto a soli che se lo meritavano.

“Fratelli,noi soli abbiamo il potere necessario a ricostruire il mondo nuovo.
Questo progetto di rinnovamento della terra va avanti da quasi cinquant’anni.
E’ finalmente giunto il momento di iniziare ciò che va iniziato.”
Dalahag,il Signore dell’Assemblea Comune,aveva dato il via al piano di conquista.
Era lui…lui per primo tentava di ammaliare Ryan con i suoi loschi discorsi.

“E sentiamo l’opinione del fratello Ryan.Sei d’accordo su quanto diciamo?”
“ Non sono ancora in grado di rispondere.Sono fra voi supremi fratelli solo da una settimana.
Lasciatemi,vi prego,considerare ancora un po’ tutta la faccenda.
Forse sono ancora troppo giovane per poter decidere in tutta coscienza subito,come i miei fratelli.”

Anche Ryan,per grazia,era un ragazzo di abili parole.Anche lui,poteva ammaliare le persone con i discorsi.
Ciò gli fece provare un brivido lungo la schiena.Da allora passarono due mesi.
Doveva fuggire.
Prima di essere un Druido nell’animo,doveva fuggire da lì.

Ryan poteva consultare i libri dell’archivio,tramite ordine di un servitore.Non gli era concesso di risalire al castello.
Fu così che la follia della disperazione si compì.
Egli doveva andarsene,doveva scappare,ma non l’avrebbe fatto da solo.
Ryan si fece portare uno dei testi preferiti di Ari,fra i volumi della biblioteca degli allievi.
Gli comunicò la sua situazione tramite lettera e pregò con tutte le sue forze gli dèi che lei trovasse quella pergamena,nascosta fra le pagine.
Dappertutto udiva le voci dei Druidi,come se fossero fusi con le mura.
Era sempre nel timore di essere smascherato.Era il primo traditore fra loro.

Ari trovò quella lettera e per lei fu un tuono che squarcia il silenzio della malinconia.
Il solo fatto che Ryan aveva scritto quel pezzo di pergamena stretto nella sua mano,la riempì di una strana energia.
L’angoscia,i suoi dubbi,le sue ansie.Forse il suo sesto senso se l’aspettava.
Non lo avrebbe abbandonato.Lo rivoleva per sé,tutto per se.Il suo egoismo d’amore prese il sopravvento e le diede una determinazione che non aveva mai avuto.

Grazie all’aiuto di Hagar,che le forniva chiavi e parole magiche per aprire le porte,Ari entrò nell’archivio della scuola,severamente vietato agli allievi di qualunque anno.
Ella cercò ogni notte,un testo,una traccia,qualcosa che l’aiutasse ad aiutare a sua volta Ryan.
Fu un miracolo che trovò quel foglio.O una disgrazia.
Strappò quella pagina dal contenuto così prezioso.
Forse non era una soluzione vera e propria.Era un aiuto a risolverla.
Ma il Filtro della Conoscenza,lui sì che avrebbe aiutato Ryan.
Lui gli avrebbe detto come si sconfiggeva un Druido. E poi Ryan,assetato di vendetta e odio,gli avrebbe ammazzati tutti.
Riuscì a fuggire con la traccia del Maximo Incantesimo universale,ovvero il Filtro della Conoscenza.Ma la sua buona volontà,il suo coraggio,il suo amore…
Non la salvarono.Non da quel ombra che con due colpi di lama le trafisse il cuore.
Così giacque Ari,la strega Rossa,in uno dei nascosti giardini fioriti dell’Accademia di Naga.

Si sarebbe dovuta incontrare con Hagar,nel passaggio segreto che portava ai sotterranei.
Ma lei non venne.
E il povero uomo non poteva attendere.
I suoi sforzi non furono vani.Per sicurezza,aveva copiato su una pergamena le esatte parole della traccia.Hagar,più scaltro,più freddo nelle situazioni complicate e molto più duro a morire,recapitò a Ryan quella traccia.
Il ragazzo adesso aveva uno scopo.
Quando prenotò l’ennesimo libro,sotto le asfissianti insistenze dei druidi,Ryan uccise il servitore.
Fu il suo primo omicidio,ma era troppo nervoso e intento a fuggire al più presto da quei terribili sotterranei.
Sapeva che i Druidi avrebbero notato la sua scomparsa appena fuori dal loro rifugio.
La sua tunica d’avorio riluceva nell’oscurità dei corridoio del castello.
I suoi passi vibravano sul velluto,seguiti dai più pesanti di Hagar.
La mente ferita del giovane non ricordava come fece ad uscire dal castello senza essere visto.

Poi quel giardino…lo smeraldino colore dell’erba deturpato da una scarlatta essenza vitale.
Il sangue era una macchia informe sotto un corpo raggomitolato su se stesso.
Una chioma corvina luccicava sul prato,piccole mani sporche aggrappate agli steli.
Lo sguardo di Ryan divenne di pietra.
La sua voce si spense in gola.
Le lacrime colarono mute sulle guance.
Lei,era lì…era morta.
Hagar avvolse il corpo della giovane nel suo mantello.Anche lui piangeva ma non avevano tempo da perdere.Fuori la scuola,i cavalli già sellati,la loro libertà rubata.
Fuori dalle mura di Naga,la Maledetta,Ryan sfogò il suo dolore squarciando la terra con colpi
d’ energia negativa. Seppellirono il corpo di Ari a tre leghe dall’Accademia,sulle colline che portavano alla Terza vita,una delle pianure.Lì Ryan la salutò.
Il suo non era un addio.Era un arrivederci.L’avrebbe riportata in vita.Quella vita che lei più di tutti meritava d’avere.
E poi si sarebbe vendicato.E la sua vendetta sarebbe arrivata,presto o tardi,e sarebbe stata terribile.
Quel giovane aveva perso ogni traccia di ingenuità.La usa vita svoltò del tutto.
Erano gli anni in cui la Grande Guerra,scoppiata fra i regni più potenti delle Terre Centrali,
nasceva nel pieno della sua violenza e distruzione.
Ryan uccise delle persone,chiunque tentava d’ammazzare lui.
Odiava uccidere per sopravvivere,ma odiava chi voleva uccidere lui,e i Druidi volevano ucciderlo.
Lui li voleva uccidere.
L’unico ricordo fisico era quella cicatrice sulla guancia destra.
La sua rabbia parve repressa durante la guerra,e tornò lucido e calcolatore.Ma la vendetta rimase.
E dopo aver aiutato Hagar,che aveva perso l’uso dell’occhio destro in battaglia a rifarsi una vita dopo quella tragedia.
La sua vita doveva ancora attendere.

- Bè…questa.Questa è la mia storia.-
- Il tuo comportamento non lo lascia intendere.-
- Sì.Sono maturato.Anche se parti della mia mente Hanno ancora diciassette anni.-
- Capisco molte cose adesso.Forse non avresti dovuto parlarmene.-
- Forse,ma non me ne pento.Sfogarmi qualche volta e ricordare il passato,bello o brutto che sia,fa bene,fa riflettere…e ora l’hai capito,io sono uno che riflette parecchio…ora hai capito perché non posso mollare assolutamente?-

Non ebbe risposta.La fanciulla accanto a lui dormiva serena,sdraiata sul suo mantello.
Lui l’avvolse con delicatezza nei lembi neri,sorridendo.
“Sì,fa bene ricordare.Non potrò mai dimenticare.”
Osservò il cielo puntato di stelle.
Pianse silenziosamente,dopo tre anni dall’ultima volta.
 
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