Big hunting to the violet eyes, di 315, sovrannaturale, dark, romantico

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hoshiyo
view post Posted on 9/6/2007, 13:18




Titolo:Big hunting to the violet eyes.
Genere: Soprannaturale - Giallo - Dark - Romantico
Rating: PG13
Avvertimenti: Le regole del soprannaturale sono completamente ribaltate e modificate per necessità.Nulla è come lo avete conosciuto.
Potrebbe dar fastidio,ma sono presenti delle frasi scurrili e in futuro (se ne avrò il coraggio) dovranno esserci degli espliciti accenni a scene erotiche .

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Big Hunting At The Violet Eyes

Prologo :
Diario.

- Karen,devo uscire a prendere tuo fratello!!Finisci di pulire in salotto!! -
- Va bene mamma,ciao…Ah!!Ricordati di portare la pizza ai peperoni!! -
Una porta si chiuse con uno scatto metallico.
I tuoni squarciarono il silenzio della sera,nella villetta i vetri delle finestre tremarono leggermente.Nel buio salotto al piano inferiore un’esile figura,capelli svolazzanti riflessi nei vetri,un maglione lungo e largo e gambe coperte solo da calze di lana tagliate si alzò da un divano in pelle nera cosparso di cuscini dai contorti disegni vellutati.In mezzo a tutto quel nero,un paio di occhi gialli si stagliava curioso accanto ad mano affusolata,appartenente senz’altro ad una giovane donna.
La mano andò ad accarezzare la peluria color ebano che circondava gli occhi gialli.
Miao.Un sottilissimo verso nell’oscurità. Miao.
- Per completare il grande Rinnovo-Salotto…la vecchia lampada di rame dei nonni.Fa molto gotico,no?-
Miao.
La ragazza dai piedi scalzi prese a salire le scale della mansarda,con passo felpato,seguita a ruota da un gattone grosso e nero.
Le scale di mogano lucido scricchiolarono leggermente sotto il tocco delle punte dei suoi piedi.Salì fin sopra,poi si fermò davanti ad una porticina che sporgeva dal soffitto.
La fissò per qualche secondo interdetta, grandi occhi color miele puntati sulla maniglia d’ottone.Sospirò e si allungò con le braccia fino a toccarla,e tirò giù con una piccola spinta.
Dall’apertura sbucò una piccola asticella di legno un po’ vecchia e impolverata.Quando la ragazza la tirò verso di sé,una scaletta nello stesso stato di vecchiume scese fino al pavimento coperto dalla moquette lilla che,alla sola luce opaca delle lampade a muro,donava ben poco del suo colore così delicato.
“Bene.Vediamo se l’hanno messo qui quella vecchia lampada.”
E si arrampicò per le scalette facendo attenzione a non scivolare sui pioli impolverati.
Il gatto la sorpassò in quasi tre secondi,arrivando in cima alla stanza nel soffitto prima della sua padrona.
-Mpf.-
Quando entrò oltre la porticina,si ritrovò accovacciata sul pavimento di una soffitta lasciata chiusa per anni e anni di fila.Il pavimento cigolava ad ogni passo,tanto che la giovane credeva di cascare dal soffitto da un momento all’altro.Si alzò pian piano,il gatto sempre accanto alle sue caviglie,e camminò lentamente verso un punto imprecisato delle basse e strette pareti,per cercare l’interruttore della luce.Quando un flebile “clack” diede vita ad una lampadina penzoloni al centro della soffitta,la giovane osservò la quantità immensa di cianfrusaglie sparse tutte in un angolo dell’angusto dimenticatoio.
Vide scatoloni ricolmi di giornali,di vecchi vestiti per neonati,di album di fotografie.Un guardaroba gigantesco con le ante spalancate,vestiti anni 60’ appesi sulle grucce e scarpette di paillettes da discoteca inserite nei cassettoni alla base.Alcune vecchie lampade fatte di cartapesta e fili di metallo,che riportarono alla mente della ragazza brevi momenti di infanzia ormai passata da un po’,ma fra queste non c’era la lampada che stava cercando.
Ancora più in là,verso la finestrina tonda che affacciava sul cielo in temporale,altri oggetti colpirono la sua curiosità:Si avvicinò quatta,quasi fosse un ladra,ad un paio di tele dipinte forse una decina d’anni prima,dato che raffiguravano la casa in cui si trovava lei a quel epoca,quando vi era fuori al lato destro dell’abitazione un giardinetto coperto di fiori rosei,a colpo d’occhio non seppe riconoscere quali.Le tele erano due,ma nonostante rappresentassero lo stesso soggetto,la casa appunto,le sensazioni che emanavano da ognuno dei due quadri erano tanto diverse.
La prima tela raffigurava la casa alla luce del sole,candida come appena riverniciata all’esterno,il tetto di un caldo color mattone e il giardinetto in fiore,dal pergolato in legno chiaro.Emanava una serenità incredibile,quasi fosse appena arrivata la primavera con il suo soffio di vita in quel pomeriggio uggioso.
L’altra tela rappresentava la stessa casa,ma in una notte buia e squarciata da lampi viola,i muri decadenti e le finestre sbarrate.Il giardino con il pergolato e i fiori era sparito,sostituito da uno spazio di terriccio fangoso per colpa della pioggia,in cui solitari ciuffi di zizzania venivano schiaffeggiati dai pungenti schizzi di pioggia luminosi.Tutto aveva un’aria spettrale,emanava dai colori,dalla poca luce che vi era nell’intero quadro,una sensazione di freddo che proveniva dall’interno dell’anima.Come l’abbandono della vita che consegue l’arrivo di un inverno che non andrà mai più via.
La ragazza osservò ancora per qualche minuto le due tele,le mise da parte,decisa a portarle nella sua stanza,poi curiosò fra gli scatoloni in cerca della lampada di rame,ma una si rovesciò a terra per colpa di una spinta accidentale del suo fianco.Caddero pile di fogli con schizzi di statue famose,la ragazza notò facilmente l’abbozzo del volto del David,di Amore e Psiche,del Mosè,dei Bronzi di Riace e tante altre.
Fra la gran massa cartacea,si distinse un quaderno di grandezza media dallo spesso volume.
La copertina era nera,sul davanti una traccia a penna bianca,di quelle con l’inchiostro a brillantini:

Diary of I.G.

" Il diario di I. G. ..." la mano della ragazza andò ad accarezzare la copertina impolverata del diario,soffermandosi sull'angolo di nera pelle,come se avesse timore di violare i ricordi racchiusi in quelle pagine.
Nonostante le molteplici cause a cui la giovane attribuì la presenza del diario nella sua soffitta,nessuna riuscì a soddisfare il suo dubbio.Chi era l’autore del diario?
Sembrava di vecchia fattura...come c'era finito lì,oppure,com'è che si trovava ancora lì,dopo che lei e la sua famiglia vi si erano trasferiti?
Le ipotesi sfumarono presto,e le dita sfogliarono veloci un paio di pagine ingiallite,riempite d'inchiostro nero,una calligrafia elegante e sfuggente che poteva essere associata solo ad una donna.

21Ottobre 2004
Buon compleanno a me!Sono ancora più vecchia.Chissà se troverò il tempo di consolarmi con un paio di pasticcini,ma con le tasche che piangono,dubito fortemente di poter avverare il mio desiderio.
Una giornata da dimenticare...la mia vita non ha senso.Veramente.
Potrei mentire e dire che sono solo stressata,ma che nonostante tutto la mia vita continua,che ho un marito che mi stima,che i miei figli mi danno enormi soddisfazioni a scuola,e che non manca mai da mangiare.
Ma non è così.
Io non ho un marito,non ho dei figli.Fra poco non avrò più nemmeno una casa.
E in momenti come questo,quando mi riduco a pensare di essere solo quello che sono,cioè una donna inutile perfino a se stessa...mi chiedo a cosa mi serve,tenere ancora questo diario....

Gli occhi della ragazza sbatterono un pò,le sopracciglia inarcate in segno di smarrimento.Che...strano.
Un vero diario allora.Chissà che non fosse stato interessante leggerlo.Magari scoprire qualcosa su questa persona.
Si alzò in fretta,dimenticando di stare attenta alla fragilità del soffitto.
Scese velocemente le scalette e richiuse la porticina,scendendo di nuovo al piano di sotto,il gatto che la seguiva passo passo.
In un angolo della soffitta,una lampada in rame iridescente cadeva per terra da dietro una scatola di cartone.


Capitolo 1:
Nuovo incarico al SPS.

- Scala reale.-
Una combinazione di cinque carte alte di picche si posò con uno scatto secco sulla scrivania scarsamente illuminata,solo un debole spiraglio di luce proveniva dalla finestra,che affacciava sul centro.Un piccolo soffio di fumo grigiastro,che fuoriusciva da una sigaretta sorvolò le due teste,una rossa ed una mora.
- Macchè cazzo,Spike!- disse l’uomo con i capelli rossi.
- Eh,eh,eh…ho vinto io,fratello. – ribattè tranquillamente la testa mora.
Una manciata di banconote venne sbattuta davanti al vincitore,un paio di mani si sfregarono fra loro beatamente soddisfatte.
- Ancora non ho capito perché mi ostino tanto a giocare con te…sei sempre l’asso del poker,maledizione!-
- Bè,che ci vuoi fare,è la fissa del gioco d’azzardo.-
- Ma io non sono un giocatore d’azzardo!-
- Sono già quattrocento dollari che perdi in un’ora,Aaron.Giudica un po’ tu.-
- Spike,vaffan…-
La porta si aprì seccamente e i passi ritmati e decisi di un terzo uomo interruppero l’amichevole conversazione.
- Un nuovo incarico,fresco di emissione.-
I due uomini fino ad ora seduti alla scrivania alzarono gli occhi verso il terzo,che con modi tranquilli e ordinati spostava varie carte su di una seconda scrivania.
- Jackson,perché non ci pensi dopo?Parlaci dell’incarico.-
- Ragazzi,questo sembra abbastanza interessante.- sorrise sarcasticamente,mostrando denti di un bianco perfetto.I capelli leggermente turchini ondeggiarono appena dietro le orecchie.Si accomodò ad una poltrona con le ruote e prese a leggere la pratica scorgendo con velocità le righe battute al computer.

28\10\2004 ore 20.43.13 Special Protection Supernatural

Convocati a Nuovo Ordine – sezione Casi Urgenti classificati.
Caso 005401.
Priorità d’azione: immediata.
Richiesta agenti: Jackson Aganovic
Aaron Barkley
Spike Cresta

In data odierna si è ricevuta l’esplicita richiesta di protezione privata,a nome anonimo dei tre soggetti qui descritti.

Tolse alcune fogli dalla pratica e continuò la lettura,parlando in modo sciolto e scorrevole.

Il caso richiede la completa supervisione dell’incolumità dei soggetti,ventiquattro ore al giorno per un tempo di termine insaputo.Si richiede preparazione generale delle conoscenze sulla tecnica,sulla teoria,sulla capacità di influire dell’oggetto nemico.
Indispensabile il contatto ravvicinato con i soggetti,al momento possibili obbiettivi della mafia demoniaca di Vadmaral City.
Data la causa urgente e l’importanza della buona riuscita della missione,si ometteranno probabili difetti di operazione,quali la mancanza del segreto professionale,della privacy richiesta dal protettore nei confronti dell’oggetto da scortare e altre varie opzioni solitamente tenute a norma.
L’inizio ufficiale della missione sarà annunciato in seguito ai dovuti provvedimenti dell’Ufficio Centrale riguardo il caso.Tenersi pronti a qualunque orario.
Attualmente possiamo confermare la disponibilità di un appartamento vuoto da poter usare come quartier generale privato all’indirizzo annotato sullo schedario dei soggetti.
Si consiglia di preparare eventuali approvvigionamenti e raggruppamenti di oggetti personali,strettamente utili ai fini dell’incarico.
In anticipo auguriamo un buon lavoro

Capo Ufficio sezione Casi Urgenti Classificati
Magnus Jonathan.

- Accidenti…questa volta il vecchio Magnus fa le cose in grande stile!Di solito ci manda una pratica scritta con la biro le cui uniche informazioni sono: Ragazzi,muovete il culo,ho un lavoretto per voi!-
Disse il rosso,stravaccato su una delle tre poltrone identiche.Dei tre uomini,a prima vista sembrava il più giovane.Nonostante la posa innaturale e il lungo giaccone in pelle nera che gli ricadeva floscio dietro i polpacci,si notava bene,che era di statura alta,e di fisico atletico e sviluppato,nei limiti della tonicità muscolare.Il candore della pelle ricordava quella di un bambino,così come i tratti piuttosto adolescenziali di naso, mascelle e mento,sicchè a prima vista,facendo la differenza fra corpo e volto,non poteva distinguersi l’età precisa,se non per affermare con certezza che era piuttosto giovane.Le labbra carnose,ricurve in un arrogante sorriso sarcastico,si aprivano di volta in volta per emettere una frase sarcastica o vagamente scurrile,o semplicemente per schiudere risate da bambino ribelle.Erano accompagnate dallo sguardo vivace,puntato di luce e di un intenso color nocciola.
I capelli,tagliati secondo la moda del periodo,ricadevano a ciuffetti ribelli sulla fronte,mentre sulla nuca prendevano direzioni diverse,rifulgenti di un bagliore scarlatto che li rendeva i più puri dei capelli rossi.
- Secondo voi di che si tratta?- chiese poi componendosi meglio sulla poltrona,dopo aver notato lo sguardo accigliato e severo dell’uomo che aveva letto fino a quel momento.
Questo pareva essere certamente più grande,e a differenza del rosso,mostrava modi curiosamente eleganti e posati di sedersi,di parlare,di vestire.Portava anche lui una giacca lunga sotto le gambe,ma sembrava uno di quei cappotti da gran signori in gessato,e sotto portava un completo con pantaloni,camicia,gilet abbottonato e cravatta.
Il volto era affilato,dai tratti taglienti ma armoniosi,sottili occhi grigio scuri che scrutavano con ferma serietà le persone e i luoghi.Naso pronunciato ma in accordo con la simmetria, labbra chiare e sottili e mento appuntito.I capelli,più lunghi di quelli del rosso,sfioravano appena la base del collo,sfilati e dal ciuffo che nascondeva di pochissimo l’occhio destro,il che gli conferiva un’aria da gentiluomo,ed erano di un curioso color grigio-turchino che sfumava alla luce del sole,anche se non era certamente un uomo anziano.
- Bè,non hai ascoltato?Dobbiamo fare da protezione integrale a tre persone,perché sono ricercate dai capi della demoniaca.Il fatto è che non mi sembra ci sia niente in queste donne da poter attirare dei demoni,ma ovviamente sono solo supposizioni.-
- Donne?Sono tre donne?- lo interruppe il moro,che si mise i quattrocento dollari in tasca con nonchalance.
Rispetto ai due,aveva un aspetto più comune,sempre di giovane età,ma dai tratti più semplici.Fisico slanciato e atletico anche lui,volto dai tratti marcati e decisamente mascolini.Mento,mascella e fronte spigolosi e maturi,un taglio deciso della bocca e un naso ben fatto.Aveva occhi di un intenso verde chiaro,un po’ distesi verso il basso,di grande espressività,e una folta zazzera nera tenuta al naturale gli accarezzava il volto con le sue ciocche lucide,le basette squadrate accanto alle orecchie.
Si alzò velocemente e spense la sigaretta in un posacenere di plastica.Aveva anche lui una giacca lunga,pantaloni gessati e una camicia blu scuro sbottonata sul colletto.Si appoggiò al bordo della scrivania: - Da quando ci affidano la protezione di donne?Di solito ci lasciano solo i casi di uomini d’affari immischiati con la malavita demoniaca…-
- Che dire,deve essere qualcosa di sospetto.-
- Jack,voglio vedere le schede!Tirale fuori e diamo un’occhiata alle protette.- fu la proposta di Aaron,il rosso.
Si avvicinarono a tre fogli rigidi rivestiti di una guaina di plastica,distesi sulla scrivania di Jackson alla luce della lampada da ufficio.Mentre Aaron e Spike curiosavano,il terzo si alzò per concedersi una tazza di caffè,alla macchinetta che avevano in ufficio.Aprì l’anta dell’armadio degli ombrelli,da cui sbucava su una mensola a trabocchetto un macchinario collegato alla presa multifunzione della corrente.Se si fosse saputo che i tre nascondevano una macchinetta per il caffè di nascosto dal reparto,si sarebbero dovuti sorbire una ramanzina e una grossa punizione da parte del Capo,Magnus Jonathan,il chè non faceva comodo a nessuno,specie per quei tre che dopo una gavetta stranamente corta erano diventati direttamente Protettori in Reparto Casi Urgenti a soli ventisette,venticinque e ventidue anni.
Jackson,essendo il più anziano,teneva al posto più degli altri due compagni,e non solo per la paga,che poi non era tutta questa gran cosa conti fatti.Sorseggiò la miscela con lentezza.
E dire che all’inizio era contrario a quella cosa illecita sotto il possibile occhio di colleghi.
Ma alla fine sia Spike che Aaron,con le loro insistenze,riuscirono a convincerlo a tenere la macchinetta nascosta.A volte gli sembravano dei ragazzini.
- Ehi,Jackson!!Guarda un po’ qui!!- chiamò Aaron facendogli cenno con la mano.
Quando i tre furono vicini,Spike espose la sua domanda:
- Secondo voi perché ad ognuno di noi è stata affidata la protezione di una singola?Credevo che avremmo fatto gioco di squadra,come al solito.-
- Già,chissà perché.Inoltre dalle varie direttive,pare che fra queste tre non ci siano legami.-
- Che direttive?Ancora non ho letto le schede.-
Aaron raccolse la sua scheda osservandola distrattamente,poi posò lo sguardo sulla foto e un breve sghignazzo gli uscì dalle labbra:
- Però…mi è toccata la punkettara!!Hei,guarda che occhi buffi!-
Spike diede un’occhiata alla foto distrattamente: - Originale,ma carina.Leggi un po’.-
Aaron si schiarì la voce e prese a discorrere fra le righe:

- Allora…Cassandra Finnigan,età vent’anni,nata il primo Marzo millenovecentottantaquattro e bla bla…altezza un metro e sessantacinque per cinquanta chili…bè,forse un po’ magrolina….ah,lavora in un locale per concerti rock e canta fissa negli affiliati dello Spider’s Rock Club…naaa,la tipica ragazza ribelle che tenta di far carriera.Anche se devo dire che non è male.Guarda che bocca sexy.Le vostre?-

Jackson prese a leggere riga per riga come se fosse da solo:
- Fiona Elizabeth Sarah Longor, diciassette anni,nubile.
Nata il ventisei Novembre millenovecentottantasei a Vadmaral City,gruppo sanguigno AB positivo,altezza un metro e sessantasette per cinquantadue chili di peso,occhi azzurri,capelli castano chiari,segni particolari nessuno.
Studentessa al De Angelis College in sezione privata alla facoltà di Storia dell’Arte.
Nozioni familiari: Il padre,Arthur Longor,defunto dal trenta Aprile millenovecentottantotto,era proprietario della Longor’s Sea,società di cantieristica e commercio di barche di lusso.La madre,Elizabeth Hatwood –Longor gestisce le imprese del defunto marito al fianco di Helia Strauss,nuovo compagno e imprenditore aziendale.-
Osservò la foto e poi mostrò il blocco ai due.
Guardarono curiosi la piccola immagine,Spike ridacchiò indicando la foto con un dito:
- eh eh,è una figlia di papà,si vede.Ha un volto angelico e bambinesco.Soddisfatto della missione?E’ un po’ piccola per te,però…-
- Non è rilevante.-
- Oooh…hai intenzione di sorvolare il rapporto di lavoro?!- lo stuzzicò Aaron.
- Non intendevo questo.Solo non mi interessa personalmente.Devo pensare a come svolgere il caso,il resto è secondario.-
Aaron alzò le spalle.Ormai si era abituato all’impassabilità di Jackson,alla sua serietà e alla sua compostezza.Agli inizi lo infastidiva parecchio,visto che egli era tutt’altro tipo.Esuberante,caotico,prorompente.Le capacità lavorative nel campo della Caccia erano però impeccabili,e solo dopo averci lavorato per un po’ aveva riconosciuto in lui un grande uomo.Si voltò verso Spike.
Spike?Insopportabilmente fortunato in gioco.Un abilissimo asso del poker,della roulette,della slot machine. E uno che,sotto sotto,se ne infischia delle regole e riesce sempre ad avvantaggiare se stesso.Un genio della trappola,un comico come pochi.Davvero l’amico bastardo che tutti desideravano:
- Hei,Spike,e tu?-
- Io,aspetta un momento…bhè,Isabel Gallagher,ventiquattro anni,nubile.
E’ dell’ottantadue,e ha compiuto gli anni pochi giorni fa,il ventuno.
Dunque…alta un metro e sessantacinque,cinquantaquattro chili e…mmm guarda che occhi da gatta!Occhi castani e capelli biondo-castani….
Dunque,anche suo padre è morto il trenta Aprile dell’ottantotto mentre la madre,vedova, si chiama Sophia Quinby-Gallagher,e vive a Percival City.
Lavora al…-
Si bloccò,aggrottando le sopracciglia.
Si grattò la testa,poi prese a leggere più volte una stessa frase.
Aaron si sporse accanto a lui: - Bè?Dove lavora?-
- Non capisco…ci deve essere un errore.-
- Fammi controllare.- disse Jackson prendendo il foglio dalle mani di Spike.
- Dunque,qui sta scritto che lavora al Red Lipstick.Conoscete questo posto?-
Aaron esplose in una risata:
- Ma…ma…è un pornoshop!!-
- Sul serio?- domandò Jackson accigliato.
- Pare di sì.Spettacoli over diciotto e accompagnamento a orari notturni privati.- disse Spike con un sospiro.
Aaron gli strinse un braccio attorno al collo,dandogli una grattata a pugno sui capelli.
- Eddai,che sei stato fortunato!!Se anche dovesse capitarti di finirci a letto,potresti sempre giustificarti dicendo che le hai fatto un favore sul lavoro!-
- Aaron,ma che diavolo dici?- fu il commento amaro di Jackson,che gli diede una pacca sulla schiena per farlo ricomporre,anche se il ragazzo non la smetteva più di ridere.
- Hei,facciamola finita tutti quanti,eh?Non cambia nulla se anche lavora lì,non è un mio problema.Piuttosto…Aaron,anche la tua protetta ha perso il padre il trenta Aprile dell’ottantotto?-
Il rosso osservò velocemente le informazioni sulla sua scheda e annuì.
Spike prese a riflettere:
- Mmm…un punto in comune allora ce l’hanno.-
- Credo che sarà piuttosto interessante come caso.- fu il commento di Jackson,che si rilassò sulla poltrona finendo di sorseggiare il caffè.
- Io preparo le mie cose.Non si sa mai cosa potrebbe succedere.- fu la risposta di Spike che,accendino alla mano e sigaretta in bocca,si apprestava ad uscire dall’ufficio semi scuro per dirigersi nei corridoi della struttura.
Jackson gettò il bicchiere di plastica nel cestino e afferrò un libro dal suo scaffale accanto alla porta. – Vado a sperimentare un po’.-
- Sei alla ricerca di un nuovo veleno,eh?- fu la domanda di Aaron
- Già.Conto di fare una scorta di boccette prima di stanotte.-
- Ok…ehi,ma io intanto che faccio?-
Il turchino inarcò un sopracciglio,espressione di beffa dipinta sul volto:
- Tu andrai a parlare con Jonathan.-
- Io??Ma il capo squadra sei tu!Aspe…-
Troppo tardi.La porta si era già chiusa dietro di lui.
Aaron diede un calcetto ad una piastrella,le mani nei capelli.
- Nnaaaaa…odio discutere col vecchio Magnus!!Ma perché riescono sempre a farmi fesso?-
Raccolse la sua scheda e il suo ordine di incarico dalla pratica.
Osservò qualche secondo la foto della ragazza.
- Vedi?Nemmeno ti conosco…e già mi sto sacrificando per te.-


Capitolo 2:
Vite parallele

…Last rays of a dignified sun,
you return to back,no left me to the dark..
Last leaves,weak and you redden,
not you lose my tangled path.

Before snow covers my steps.
Before the wind sweeps the words.

Returns from myself lost soul,
sees you among the trees.
It is hunting to the autumn
not for the flowers,
not for the leaves,
to find my house.

It is hunting to the autumn,
I have lost the path.,
I'm separeted,I need you…

- Returns from myself,lost soul…- intonò la ragazza facendo vibrare le corde della chitarra acustica.Chiuse gli occhi e respirò a fondo.
- Cass…sei qui?- la chiamò qualcuno.Lei si voltò,osservando con i penetranti occhi violetti la persona che stava in piedi accanto alla porta.Era un ragazzone sulla ventina come lei,dai buffi capelli spettinati e gli occhiali neri da sole.Portava una giacca di pelle nera e un collare di borchie: -Allora?Sei pronta?-
- Sì,quasi…-
- Quasi?Andiamo in scena fra mezz’ora…cosa c’è,hai mal di gola?-
- No,no Brad…sono solo un po’ stanca.Non preoccuparti,vai ad accordare con il resto della band.-
Il ragazzo alzò le spalle e le mise una mano sui capelli scompigliati.
- D’accordo…ma tu riprenditi,abbiamo un bel po’ di gente stasera.Non vorrai deludere il pubblico…datti una bella sistemata ai vestiti e ai capelli,e poi raggiungici.-
Lei non gli rispose,ma continuò a suonare piano.Mormorò prima le note,poi cantò sommessamente…uno,cinque minuti di fila,fino a smettere di botto.
Nhaa…qualcosa non andava quella sera.Grattò leggermente un piccolo adesivo attaccato sulla sua chitarra,una specie di rosa tribale nera,e piena di spine.Sentì come se si stesse ferendo con l’inchiostro.
Si voltò verso lo specchio dello stanzino,dove la sua immagine riflessa le mostrava una figura minuta dalle esili gambe nude,all’infuori di un paio di shorts neri ai quali era appesa una catenella che la coprivano appena sotto l’estremità delle cosce,e poi gli stivali,sempre neri, ,che le arrivavano sui polpacci.Anche il suo ventre era magro e coperto da un top nero e da una giacchetta corta del medesimo colore.
Si toccò i capelli,una massa irregolare di riccioli castani flosci e scomposti.
Non aveva voglia di cantare.Era il suo lavoro,la cosa che amava fare di più,ma certi giorni non c’era verso.Riprese il suo spartito fra le mani e il testo della canzone.
“Ritorna da me,anima perduta,
ti cerco fra gli alberi.
E’ caccia all’autunno…”
- Già,dov’è l’autunno?- disse al nulla,osservando fuori dalla finestra del suo camerino,se così si poteva definirlo,dello Spider’s Rock Club.La piazzetta buia presentava ancora i residui dell’acquazzone della mattina.Il cemento nero e i lampioni; ricoperti di pozzanghere i primi,e di goccioline luminose i secondi.
Non c’era più,ecco.Era già fine Ottobre.Stava per arrivare il freddo inverno,dove la vita che stava sfuggendo alle foglie e all’erba sarebbe definitivamente volata via.
Come se fosse una di quelle foglie strappate dai rami,si lasciò cadere all’indietro,su una massa di cuscini violetti.Si bloccò,ad un certo punto,il fiato mozzato.Spalancò gli occhi,scattò seduta,si guardò intorno:di nuovo…aveva l’impressione di aver perso un contatto,come se un energia fino a quel momento presente,un energia vitale,si fosse…spenta.Come se fosse morta.

- Mamma,non è proprio il caso di fare tutto questo…-
- Sciocchezze tesoro mio!E’ già il trenta Ottobre e fra ventotto giorni diventerai maggiorenne!!E’ un evento irripetibile!-
La ragazza si toccò distrattamente i liscissimi capelli castano chiari.I suoi occhioni blu avevano un’espressione triste.Osservò fuori dal finestrino della Lancia di lusso in cui era seduta,dietro,assieme a sua madre.Mentre la donna continuava a petulare,la giovane continuava a fissare il buio fuori dal vetro,sentendosi quasi ipnotizzata da quel uniformità che rischiava di avvolgerla.Sbattè gli occhi,come per vedere meglio qualcosa che non riusciva a distinguere in quella massa oscura.Qualcosa che sembrava essere fatto della sua stessa materia,della sua stessa energia e che…in un modo o nell’altro le apparteneva dentro.Come per tornare alla realtà,si toccò il pellicciotto bianco che indossava sopra l’abito nero.Prese una leggera scossa e si voltò verso il separa- posti,davanti il quali si trovavano i sedili anteriori,di cui solo uno,quello del volante,era occupato dall’autista di casa Longor.
- Fiona mi stai ascoltando?-
-Ehm…co-cosa?- chiese la ragazza voltandosi con un sorriso timido verso la madre.
La donna corrugò le sopracciglia emblematicamente,mentre i suoi orecchini di Swaroski tintinnavano nel silenzio della lussuosa automobile.
- Fiona,tesoro…non è che ti stia parlando della prossima riunione del circolo del thè!Si tratta del tuo prossimo compleanno!Sai cosa vuol dire,no?-
L’altra rispose con un sospiro: - Sì…potrò entrare a far parte definitivamente dei progetti di famiglia!Sono preparata alla gestione delle imprese,è inutile fare questa serata solo per il mio compleanno!-
E dire che le sarebbe piaciuto,forse,se il vero motivo della festa fosse stata la sua nuova maturità,sia sulla carta che nell’anima.Anche se di quest’ultima non era tanto sicura.A volte si sentiva come una bambina che aveva ancora tanti giocattoli da imparare ad usare…se ne rendeva conto dal fascino che il mondo esterno le suscitava.Non conosceva nulla della vera vita.
Lasciando sua madre parlare da sola,tornò a osservare stancamente fuori dal finestrino,nella piazzetta buia da cui passava ogni giorno.

Il cappuccino emanava un aroma e un calore delizioso.
Grande cosa,il cappuccino.Davvero una delle poche cose che potevano dirsi buone in un posto squallido come Vadmaral City.
Quella sua schiuma soffice e vibrante,il colore avvolgente,il profumo che sa di casa…
Anche se si è un bar.
Sorseggiò dalla tazzina brevemente,per assaporare quel piccolo attimo di pace che ancora riusciva a concedersi,ad occhi chiusi.Ecco,sembrava di essere in un posto lontano da tutti,dove non ci sono problemi e preoccupazioni,dove nessuno può venire a disturbarti.Che bella cosa,il cappuccino.
- Hei,bambola,sono quattro dollari e mezzo.-
Si corresse.Che bella cosa il cappuccino,anche se la gente ti disturba mentre lo bevi.
Prese i soldi dal borsellino di paillettes nero e pagò,mentre finiva di bere dalla tazzina.
Si guardò intorno,tenendosi appoggiata al bancone e accavallando sensualmente le gambe,rivestite con un paio di calze a rete dalla maglia molto fine,i piedi fasciati da stivali lucidissimi con un bel tacco.
Ai pochi tavolini male illuminati,c’erano un paio di ragazze riunite in gruppo,che sparlavano del più e del meno con una rivista davanti agli occhi.
Sparsi c’erano un paio di uomini di mezz’età davanti a bicchieri di alcolici o tazze di caffè,alcuni avevano anche un tramezzino in un piatto.Un gruppetto di ragazzi sulla ventina le lanciava sguardi ammiccanti e indicava chiaramente le sue forme con apprezzamenti fin troppo sinceri.
Uno di loro si staccò dal gruppo e andò al bagno,controllandosi nel portafoglio.
Visto quel gesto,la donna finì in un sorso il suo cappuccino,si smosse i capelli biondo castani con le mani e si passò velocemente un filo di rossetto,osservandosi nel piccolo specchio di una trousse da borsa.Scese dall’alto sgabello e si diresse fuori dal bar.
Aspettò fuori a distanza di qualche metro,fermandosi al centro di una piazza vuota,in piedi accanto ad una panchina.
La notte era fredda,ma ormai il corpo della donna si era abituato a portare top striminziti e mini gonne senza doversi ammalare ogni volta,anche se aveva una giacca in pelliccia fine a proteggerle le braccia.Il vento le fece volare i capelli all’indietro,con piccolissimi bagliori dorati.Stare da sola,soprattutto al buio e all’esterno,senza mura a proteggerla,faceva scattare dentro di lei una specie di sonar,come in cerca di qualcuno o qualcosa.E dire che ciò che le suggeriva di cercare quella sua specie di sesto senso,era sempre una specie di sensazione che non appariva mai.
Poi la sentì,nel momento in cui una bella limousine nera passò per strada;
“Cosa darei per poterci essere io,in quella macchina…” pensò.
Poi lo stesso senso anche verso quel locale di rockettari dal lato opposto.
L’uomo del bar che prima era entrato al bagno uscì dieci minuti dopo e la raggiunse,dopo averla cercata con lo sguardo.Quando le fu vicino,la osservò dalla testa ai piedi:
- Sei quello che penso?-
- Dipende da cosa pensi…- rispose lei sussurrando,gli occhi castani luccicanti.
Lui tirò dalla tasca dei jeans un po’ di banconote: - Una bella serata al caldo?Qui fa troppo freddo…-
- Tutta la notte?-
Un’assordante musica rock proveniente dal locale di prima accompagnava in sottofondo le loro parole: - Non mi mancano i soldi.Come ti chiami?-
- …Isabel.-
- Ok.Andiamo a spassarcela,Isabel.-

Capitolo 3:
Scandali a Vadmaral City Ovest

Dietro il bidone dell’immondizia si apriva un varco.
Soltanto in Grymson Square c’era un varco pubblico da cui poter entrare nel lato Ovest di Vadmaral City.Da quel passaggio,si poteva entrare nei ghetti demoniaci senza dover per forza fare incontri scomodi nella realtà degli esseri umani.
Ecco,perché era nascosto dietro i bidoni dell’immondizia.Quale idiota poteva mettersi a spostare cassonetti putridi e flatulenti dal muro di un vicoletto oscuro dietro il palazzo Affari?Nnhaa…
Nel frattempo però,i cassonetti erano stati mossi leggermente,e delle persone ci stavano dietro:
- Non capisco il motivo di questo casino.- disse un giovane con i capelli rossi.
- E’ per questo che non andrai tu.Senti amico mio,farai un favore anche a me,se riesci a trovartela subito.- concluse l’altro,vicino al passaggio.
- Hum,d’accordo.E tu,Jackson?Vieni con me?-
- E a far cosa?Per cercare la mia protetta devo prima eseguire alcune operazioni all’interno della società della sua famiglia…non ho tempo per cercare la tua!-
-Ok,ok…tu Spike?Quando andrai a cercarla?-
- Prima fammi indagare un po’ nel covo dei demoni…tanto per cercarla devo aspettare minimo le nove di sera.-
-Già!!Mi ero dimenticato che i suoi orari non coincidono con i tuoi!!-
- Oh,Aaron,hai rott…-
- Ragazzi,basta con le str…!-
Aaron e Spike si voltarono verso Jackson con le bocche spalancate.Questo che li aveva fatti smettere si grattò i capelli grigio-turchini con sguardo accigliato:
- Maledizione ragazzi…mi fate essere volgare.Odio esserlo.-
- Già,tu sei un gran signore...Ok ok,va bene Jackson,la smetto qui!E’ meglio che andiamo.-
Disse Aaron,mettendo le mani davanti in segno di resa.
Fece un cenno a Spike,che si infilò un paio di occhiali da sole scuri e il cappotto con il colletto alzato:
- Vi tengo informati.-
E sparì dentro il varco,lasciandosi una luce violastra dietro le spalle.Gli altri due trascinarono i cassonetti al loro posto,coprendo il passaggio in modo tale da non mostrare la luce sul fondo.Poi uscirono dal vicoletto sparendo nella luce del mezzogiorno.


- Cooome???Un demo di sette canzoni per domani mattina??-
- Sì,Cass.Perchè quest’aria scioccata?-
La ragazza minuta si passò le mani nei capelli.I suoi riccioloni castani assunsero un aria ancora più disordinata.Gli occhi spalancati sembravano quelli di chi ha appena visto un mostro.
- Ma…Philip!!Sette canzoni…sono tantissime!!Ed io non ho intenzione di sprecare ispirazione per le tue playlist di tutto commercio!!-
- Cosa dici??Alla fine ci guadagnerai un bel gruzzolo!!Scusami Cass,ma non ti capisco!-
- Non mi capisci?E tu dovresti essere un amante della musica??Fammi il favore di sparire dalla mia vista,tu e le tue assurde proposte di sfruttamento del rock!-
- Non cominciare,con i tuoi ideali!!!Se non inizi a farti conoscere e a produrre,non diventerai mai una cantante di successo!!-
L’uomo di mezz’età si passò una mano fra i capelli tirati all’indietro ed emanò un soffio di fumo dalla sua sigaretta.Prese a pulire un boccale di vetro,poi indicò un manifesto appeso alla bacheca del locale:
- L’avranno letto sì e no una ventina di persone ieri sera.La voce si spargerà,e domani notte ci ritroveremo con un grosso pubblico.Lo Spider’s Rock Club farà il pienone!!-
Cass lo guardò disgustata,seduta sullo sgabello e con le braccia incrociate al petto.
- Non ci posso credere…sei solo un avido.A te non te ne importa nulla della musica!!-
Philip spense la sigaretta e la fissò negli occhi,la bocca contorta in una specie di smorfia.
- Cass…oramai ho smesso di credere nella musica.Se la musica avesse creduto in me,a quest’ora sarei in tour,o comunque avrei la mia bella vecchiaia da godere nella mia lussuosa villa di Los Angeles.Invece sono solo il proprietario dello Spider’s Rock Club.-
- E dov’è la differenza?E’ sempre un lavoro che ha a che fare con la musica.Sei tu che vedi in ogni cosa la possibilità di far soldi.-
- Tu sei felice così??Ti va bene fermarti a fare la vocalist in un gruppo assoldato da un locale?-
Cass tentennò prima di rispondere,con gli occhi stanchi: - Si…si,per ora sono soddisfatta.-
Philip alzò le spalle e si voltò verso le mensole colme di bottiglie d’alcolici:
- Se lo dici tu.-
- Senti…tre canzoni.Non una di più.Lo faccio esclusivamente perché tu mi mantieni in piedi,il resto dello spettacolo lo mandiamo avanti con le vecchie canzoni.Ma non mi incastrerai più così.-
- D’accordo figliola…se lo dici tu.-
E la conversazione si chiuse lì.Cass si alzò furente e frustrata dallo sgabello e si allontanò dallo Spider’s Rock Club.Senza giacca si avventurò nella piazzetta fuori dal locale.
Era una piazza di forma circolare,dalle lisce lastre di cemento grigio scuro disposte in obliquo verso ovest.Al centro di questa,si ergeva nel suo metro e ottanta con tanto di piedistallo,una fontana di pietra bianca,macchiata dal tempo e dagli spruzzi delle bombolette spray.Il piedistallo era a forma di nereide vestita di un peplo saldamente ancorato alla vite doppia di acciaio che permetteva all’acqua di fluire dritta e di zampillare leggera da una cavità posta fra le due mani unite sopra il volto della statua.
All’estremità della piazza,prima della serie di vie e di negozi e palazzi che si ergevano attorno a questa,c’erano sette panchine con un lampione accanto ad ognuna,il che rendeva il posto spettrale e inquieto la notte,quando le giallastre luci delle sfere di vetro poste in cima ai pali illuminavano la statua al centro,proiettando fasci chiari sulla figura in estasi della nereide.
Pochi subivano il fascino oscuro di quel posto,forse perché in genere faceva davvero accapponare la pelle.Sembrava che dietro ogni lampione ci fosse qualcuno pronto ad assalirti,o semplicemente a spiarti.
Cass era una di quelle persone che con l’oscuro si trovavano piuttosto a suo agio.
E non perché avesse strane patologie o macabri pensieri per la mente.Sentiva semplicemente un’affinità che invece non le offriva la tiepida luce del giorno.
Forse era anche perché non si sentiva molto protetta.
Con un corpicino piccolo ed esile come il suo,che razza di aria da dura poteva avere?Nessuna.Anzi, molte persone la scambiavano ancora per un’adolescente,nonostante avesse vent’anni.
Forse l’unica cosa che pareva essere cresciuta con il passare degli anni,era il suo sguardo:
I suoi occhi viola scuro erano leggermente obliqui,dal taglio serio,quasi sempre arrabbiati o colpevoli.Sembravano racchiudere qualche sofferenza di cui non era mai riuscita a liberarsi.
Cass si appoggiò al bordo della fontana,sospirando nell’osservare la sua figura nell’acqua.
Come poteva Philip chiederle di produrre testi di canzoni come se fossero biscotti??
La musica era una cosa che usciva dal cuore,e che non poteva essere gestita secondo il business.Nessuno sembrava crederci più.Forse solo Brad,Stephen e Markus,i ragazzi degli Stranges Diamonds,la loro band,anche se a volte,pur di vedere qualche soldo in più nello stipendio,accettavano a malincuore di produrre pezzi sotto richiesta da parte del padrone del locale,Philip Wool,che poi non era davvero così tiranno,anzi,a suo modo,cercava di lanciare i ragazzi nel mondo della fama,a costo di sembrare un po’ viscido,con i suoi ordini del genere,riuscendo spesso a storcere la promessa ai componenti della band.Proprio come aveva fatto lei poco prima.
Le doleva accettare quelle richieste,ma spesso i soldi erano minori del necessario,e quando si presentava l’occasione di averne qualcuno in più,non si poteva sempre far storie.Il lavoro era duro e sarebbe stato ancora più duro dirlo al resto della band.
Era una botta al loro orgoglio.
Cass sentì un tocco sulla spalla,e quando si girò,uno splendido paio di occhi nocciola le rivolse uno sguardo perforante:
- Scusa?- ripetè,confusa.
- Ho detto…sai se gli Stranges Diamonds suonano questa sera?! -

Al “Piece of Meat” c’era aria di novità.Il locale del velluto rosso,così come lo chiamavano i frequentatori del posto,pullulava di scagnozzi e perditempo con in mano i loro bicchierini di vodka.Una massa contorta e ammantata di nero entrava o usciva dalle porte in marmo scuro,i lampadari illuminavano soffusamente il locale,belle donne dagli occhi felini agganciavano con disinvoltura emergenti o veterani di un certo prestigio.
A Vadmaral city Ovest demoniaca,si vedeva solitamente più gente del normale.Il fatto bizzarro,era che gli appartenenti ai vari clan potevano girare per la strada e nei locali senza finire per creare macelli e stragi di sangue.
Nei loro bei completi,arrivavano con le loro lussuose auto o a piedi,senza preoccuparsi di difendersi.In quella zona c’era il Patto di Stallo.Nessuno poteva o osava toccarsi.
Ai tavoli,i vecchi discutevano giocando a black jack:
- Hai sentito??Pare che sia scomparso definitivamente dalla scena!!-
- Perbacco!!Un pezzo grosso come lui…sai,sapevo che aveva dei problemi con il resto del clan,ma che addirittura lo facessero fuori!-
- E non è finita…Il “Blood Key” ha deciso di farlo fuori all’unanimità…nessuno che lo abbia appoggiato,nessuno che abbia preso le sue difese!Ma del resto,come dar torto al boss Kristal… Brom Vegas ci è andato giù davvero pesante.-
- Non mi sorprende più di tanto in effetti.Brom Vegas aveva tutto,ma non gli è bastato…ponendosi contro il suo socio ha finito solo per rimetterci la pelle.E’ proprio vero…i soldi sono il veleno di umani e demoni…con il loro luccichio contorto abbagliano gli occhi di ogni individuo,e alla fine non portano ad altro che alla morte…-
- Hei,Louse…sei diventato filosofo?!-
Il tipo diede un buffetto scherzoso al compagno di tavolo: - Non dire assurdità!-
Più avanti,seduto ad un tavolo di poker,Spike giocava con alcuni demoni ascoltando contemporaneamente la conversazione di quelli più indietro.
“Interessante…Brom Vegas,ucciso da suoi stessi compari…cosa non si fa per soldi!!”
Da quel che ricordava,il demone di cui parlavano era un tizio in vita da quasi centocinquanta anni.Un tipo furbo,ambizioso e tenace,che si era arricchito trafficando droga e armi d’argento,in una rete complicatissima di commerci che per circa quarant’anni aveva mandato avanti da solo,fino a che non aveva incontrato lei:Kristal,l’unica donna in grado di tener testa ad un tosto come lui.
Affascinante,dai gelidi occhi obliqui e la pelle candida,e intelligente.
Era la ex moglie di un defunto petroliere di Vadmaral City Sud,Brian Holway,morto misteriosamente dopo aver bevuto della vodka avvelenata.Chi conosceva bene i fatti era solo Brom,vecchio amico del defunto,e Spike aveva il grandissimo sospetto che fosse stato proprio lui,o la stessa Kristal ad ucciderlo,visto che nemmeno due mesi dopo,avevano fatto coppia fissa e avevano unito gli affari.E adesso si veniva a sapere che lei aveva ucciso Brom.Un vizio,forse?
- Giochi o passi?- chiese una voce burbera all’agente.
Spike scosse la testa,osservò velocemente le carte in mano e quelle posate sul banco,poi posò una combinazione con uno schiocco secco:
- Full.-
- Doppia coppia.-
- Tris.-
- Doppia coppia anch’io.-
Spike portò verso di se le fishes trascinandole con la mano.Posò le carte sul banco,prese il cappotto e chiuse la partita.Mentre si voltava,un dito gli picchiettò sulla schiena:
- Che vuoi?- chiese Spike voltandosi verso il demone,un tipo con un crestino biondo scuro e luminosi occhi rossi.Fece schioccare la lingua e lo osservò di sottecchi:
- Ehi,amico…non ti fai vedere in faccia?- domandò,ironicamente.
Spike si irrigidì.Una sottilissima goccia di sudore gli colò dietro il collo,ma nessuno poteva vederla,visto che era coperto dal bevero del cappotto lungo.
Si tolse lentamente gli occhiali da sole,e lanciò al giovane demone biondo uno sguardo sicuro di sé,come se gli avesse chiesto la cosa più normale del mondo.
Il demone fece una smorfia,come se si sentisse offeso.Poi,alzò le spalle e gli porse la mano.
- Scusami.Sono Wayne.Bella partita,amico.-
- Piacere.Senti un po’…ma tu hai capito chi è che ha ucciso Brom Vegas?Non me ne capacito ancora…era un vecchio volpone…impossibile che si sia fatto fregare a quel modo.-
- Questo perché nessuno conosce davvero le qualità del boss Kristal.E’ ancora più dura di tanti malavitosi della città.Una vera bomba.E non lo dico per dire.Sono uno dei suoi.-
- Oh…e non sospetti nulla in questa faccenda?-
- Bhè…non sono affari miei.Non so dire quale sia il motivo di questo omicidio.Si sa solo che Brom Vegas aveva fatto qualcosa di grosso,molto grosso,e probabilmente non era solo.C’è caccia grossa nella massa.Ma figurati se mi metto a parlarne con uno sconosciuto.Senza offesa.-
- Nessun problema.Meglio tenersi lontano dagli affari degli altri.-
- Bravissimo.-E sorrise sadicamente.
Spike sensibilizzò la mente,preparando una serie di domande che potevano portarlo a scoprire altri fatti interessanti:
- Mi sembri giovane,però.Hai fatto carriera velocemente?-
- L’età non conta…a volte basta avere i giusti requisiti…ma tu,amico…di che clan sei?-
- Non faccio parte di alcun clan.Una menomazione mi tiene fuori dall’intreccio.Non sono così utile,se non in una bella sfida d’azzardo.-
Il demone rise con voce cristallina: - Eheh,questo l’ho notato…sei un asso.Hai vinto tre partite di fila.- si mise ad ascoltare con Spike la conversazione dei due demoni anziani.
- Quei due sparlano terribilmente.Se il boss e il resto degli altri capi sentissero che diffondono così facilmente le loro notizie scandalose,non credo che sarebbero ancora in vita.-
- Perché li lasciano fare,allora?-
- Non so…credo a scopo di pubblicità.Alla fine i fatti vengono a galla,e così il timore si alza di più fra i deboli.Solo che per i boss,soprattutto per Kristal,la precisione è fondamentale.Ma ci penserò io a rimediare.-
Spike fischiò: - L’avvertirai?Che carognata!- disse ironicamente.
- Faccio il mio dovere.Io porto rispetto al capo.-
Spike rimise gli occhiali e bevve un ultimo sorso di vodka da un bicchierino di plastica che aveva lasciato sul tavolo.
- Fai bene.Adesso però vado.Ho un paio di commissioni da sbrigare nella zona dei falegnami.-
- Si…meglio tenersi armati.Di questi tempi c’è tensione.-
- Hai capito bene…addio,Wayne.-
- Hei,aspetta…tu come ti chiami?-
Il moro si voltò brevemente,sorridendo sicuro: - Sono Spike.Alla prossima.-
Uscito dal “Piece of Meat” ,si diresse a larghi passi verso un vicolo abbandonato,attento a non farsi vedere.Nascosta dentro i pantaloni e il cappotto,brillava la canna d’argento di una Magnum 44 .Prima di entrare nel vicolo,si tolse qualcosa dagli occhi,e poi sparì all’interno,attraversando un muro sul quale si era formato un varco violastro.
“ Dio benedica il SPS!” pensò mentre si ritrovava dietro Grymson Square.
“ Le lentine colorate da demone che producono lì sono un vero gioiello da spia.”

Un cellulare squillò.Jackson rispose velocemente,mentre camminava tranquillo per le vie della BonTon Avanue:
- Aaron?-
- Credo di averla trovata.Non sono sicuro,perché non mi ricordo bene la foto che c’era nella mia scheda…però dovrei averci azzeccato.-
Jackson si passò una mano fra i capelli,sospirando.
-Possibile che tu sia sempre così distratto??Ma come diavolo fai a gestirti in lavori del genere se prendi le cose così alla leggera?-
- Ehi,scusami!!Hai ragione,è stato un mio errore…ho incontrato una ragazza vicino alla fontana di Moon Little,e mi è sembrata somigliante,visto che portava abiti punk,seppur abbastanza corti.Sto andando a recuperare i dati nel nostro ufficio al Palazzo Affari,così mi tolgo ogni dubbio.Spero di averci visto giusto.Ti faccio sapere.Approposito…sai nulla di Spike?Ti ha già chiamato?-
- No…io sto girando da un’ora nei pressi del Congresso,ma ancora non vedo nessuno.Sto aspettando il momento buono.-
- Il momento buono per cosa?-
- Per entrare in azione.Vedi,voglio prendere il posto di qualche pezzo grosso che sia in contatto con la famiglia Longor,in modo da poter frequentare casa loro spesso.
A differenza di come è scritto nella pratica dell’incarico,ci tengo a tenere il segreto professionale.-
- Si,capisco,è lo stesso per me.Se sveliamo le carte in tavola ci saranno solo più guai.-
- E’ proprio così.-
Nel frattempo,davanti al palazzo del Congresso, al quale Jackson si era fermato per la terza volta,si era formata una piccola folla di uomini in completi eleganti,che discutevano fra loro.L’agente si mise appostato su una panchina,osservando il gruppo frammentarsi e diramarsi in varie direzioni.Ogni tanto dava uno sguardo alla piccola fotografia della sua protetta,Fiona Longor,per vedere se riusciva ad identificarla.
In mezzo a tutti quegli uomini,una graziosa figura dai lunghi capelli castano chiari si staccò lentamente,avviandosi ad una bellissima Lancia con autista insieme ad una donna dal viso più anziano e un foulard cremisi attorno al collo.
La ragazza portava un completo gonna a tre quarti e giacchetta nero e sopra una giacca elegante color grigio perla.
Jackson ebbe modo di osservarla,anche se da lontano,abbastanza da poter affermare con certezza che fosse proprio lei.Non la vide per bene in faccia,visto che si era infilata velocemente nel sedile posteriore dell’auto,ma pensò che doveva trattarsi per forza di lei.
- Jackson?Jackson??Ehi,bello,ma ci sei?!-
- Ehm,scusa amico…si,tutto a posto.L’ho trovata.L’ho vista che si infilava nella sua limousine.Adesso devo mettermi all’opera.Ci sentiamo oggi pomeriggio.E cerca di impegnarti Aaron.Non voglio ripetertelo più.-
- D’accordo,capo!A più tardi.Se so qualcosa di Spike ti avverto.-
- Già.Spero non abbia avuto guai a Vadmaral City Ovest,ci bastano già quelli che dobbiamo risolverci qui,senza che ce ne procurino altri.-
 
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