Origini, di Yayette, AU di Harry Potter

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hoshiyo
view post Posted on 9/6/2007, 13:38




Origini


CAPITOLO 1
Prologo



Andreé Guichardin era uno degli uomini più in vista del paese, possedeva un’abitazione con ben tre camere1 e vasti possedimenti terrieri. Era molto colto, sapeva leggere e perfino scrivere qualche parola.

Inoltre era un giovane di bell’aspetto, alto, di corporatura robusta e lineamenti marcati, carnagione abbronzata, capelli biondi e profondi occhi castani. Era perdutamente innamorato di Morgane Loup, ma questo sentimento non era ben visto dai suoi genitori.

Morgane era una ragazza molto bella, aveva quasi tutti i requisiti per essere considerata perfetta, una delle qualità che le mancavano era quella di poter ricevere una buona dote per il suo matrimonio, poiché proveniva da una famiglia di finanze ristrette.

Era spesso lontana dal paese perché, così si diceva, studiava a Parigi, ma raggiunti i 18 anni si stabilì finalmente nella piccola casa dei suoi genitori. Morgane amava camminare, ed era durante le sue frequenti passeggiate che Andreé aveva modo di ammirarla ed innamorarsene sempre di più.

La ragazza aveva in effetti molte delle qualità che interessavano ad un uomo, pelle candida e priva di imperfezioni con le guance, le labbra ed il mento di un colorito roseo che provava la buona salute della ragazza, i capelli erano di un bel castano dorato, folti lucenti e molto ricci. Ma quello che aveva realmente colpito Andreé erano gli occhi che avevano un colore molto particolar: blu scuro con leggere sfumature violette. Inoltre era molto istruita, giacché aveva studiato per cinque anni fuori dal paese.

Dopo qualche mese che la osservava in silenzio Andreé decise, nonostante la disapprovazione dei genitori, di confessarle i suoi sentimenti e scoprì, con grande gioia, che erano ricambiati, così si fidanzarono.

I Guichardin cercarono invano di indurre il loro primogenito a rompere il fidanzamento, ma infine dovettero acconsentire al matrimonio alla notizia che Morgane era incinta.

I due innamorati si sposarono immediatamente una volta ottenuta la benedizione dei parenti e qualche mese più tardi nacquero due bellissime gemelle.

La prima, Clarisse, era considerata la bambina più bella del paese. Aveva dei riccioli biondi molto morbidi, gli occhi erano blu (ma avevano perso la sfumatura viola che caratterizzava quelli della madre), la pelle bianca come il latte ed inoltre, fin dall’infanzia si muoveva con una grazia ed un’eleganza innate. La seconda, Hermione2, era anche lei abbastanza graziosa, ma non aveva la bellezza eterea della sorella. I capelli e gli occhi erano castani,e non aveva dei bei boccoli come Clarisse, ma ricci piuttosto disordinati e leggermente crespi. I tratti del viso erano più irregolari rispetto a quelli perfetti della gemella e la sua carnagione che in principio era candida si era mano a mano scurite per la sua abitudine di stare ore a giocare sotto il sole.

Morgane amava le sue figlie più di ogni altra cosa al mondo, ma riconosceva in Hermione una qualità che Clarisse non aveva e che la accomunava a lei.

Andreé come si confaceva ad un buon capofamiglia, aveva ridotto al minimo indispensabile i rapporti con le due figlie e si occupava unicamente dell’amministrazione dei terreni lasciando alla moglie il compito di curarsi dell’istruzione e della salute delle stesse. Nonostante questo, aveva una totale ammirazione per Clarisse, che talvolta lo faceva risultare sgarbato verso Hermione. Quando era a casa passava il tempo a vezzeggiare la prima ed a criticare la seconda. Spesso Morgane interveniva in sua difesa, con il solo risultato di venire poi picchiata malamente una volta che le figlie si fossero addormentate.

L’amore di Andreé per la moglie si era spento quando aveva appreso dalla levatrice che l’aveva assistita durante il parto che Morgane non avrebbe potuto avere altri figli a causa di una lacerazione che era avvenuta durante la nascita delle figlie, quindi di conseguenza non avrebbe potuto dargli nessun erede maschio.

Ora Andreé rimpiangeva di non aver dato ascolto ai genitori e guardava la moglie con profondo astio. Per stare il minor tempo possibile a contatto con lei si dedicò alla religione, passando la maggior parte del tempo che non dedicava ai campi a leggere testi sacri, frequentare la parrocchia e a discorrere con don Justinien, il parroco del paese.

Nonostante soffrisse per la perdita dell’affetto del marito, Morgane si consolava impiegando le sue giornate a seguire le bambine. La mattina insegnava loro a leggere e scrivere, poi, dopo il pranzo, le portava a fare lunghe passeggiate fino al ruscello che scorreva nel boschetto vicino al paese.

Ben presto però Andreé pretese che Clarisse frequentasse un corso di danza e canto e che la sua esposizione al sole fosse limitata per non correre il rischio di rovinare la sua carnagione diafana e perfetta. Così Morgane, prima portava Clarisse dall’istruttrice privata, dopodichè si dedicava ad altri passatempi con Hermione.



Commenti dell’ autrice
Non so come mi sia venuta in mente l’idea di questa fanfiction, ma mi ci sto appassionando sempre di più…insomma la trama è già delineata nella mia testa e non è propriamente una storia felice, ma spero che vi piaccia e che catturi il vostro interesse….mi scuso se non è così…spero che recensirete per farmi sapere se vi piace o no!

Un Bacione

Moonlight rage


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1 In quel periodo le case degli alto borghesi avevano tre camere al massimo, una sala da ricevimento, una cucina dove si trovava il camino e una stanza con i letti. In più c’erano le stalle e le cantine.

2 Hermione si scrive così anche in francese…l’ho trovato sul vocabolario nella sezione dei nomi, ma credo che si legga in modo diverso (credo che sia abbastanza chiaro, ma questa non è Hermione Granger ma Hermione Guichardin, cioè tutt’altra persona, in seguito vedrete che cosa le lega)



Primo Capitolo



Il giorno del loro decimo compleanno Andreé decise di portare Clarisse in città per combinare il suo matrimonio con un giovane d’alta società, mentre Hermione sarebbe rimasta a casa con la madre. Clarisse accolse la notizia con mite felicità grazie al suo carattere tranquillo e condiscendente. D’altronde, nemmeno Hermione non trovò nulla da ridire poiché lei preferiva di gran lunga leggere i pochi libri della biblioteca comunale o trastullarsi in lunghe passeggiate.

Clarisse fu preparata con cura dalla madre, le raccolse i boccoli in un’elaborata acconciatura e le mise il più bell’abito che possedeva, quello di seta. Quando fu pronta era più bella e splendente che mai.

- Mamma, finchè nostro padre non viene a prendermi, posso andare da Hermione?- chiese Clarisse, e Morgane acconsentì di buon grado purché stesse attenta a non sporcarsi, sentendosi molto felice per l’affetto che c’era tra le due sorelle. Così Clarisse raggiunse Hermione che era accovacciata in giardino ad osservare un fiore sul quale si era posata un’ape . Sentendo il rumore dei leggeri passi affrettati di Clarisse sulla ghiaia si voltò e vedendola così bella le sorrise raggiante.

- Clarisse! Sei stupenda. Questo vestito è perfetto per te…ma per te è perfetta qualsiasi cosa!- esclamò entusiasta girando intorno alla sorella per poterla ammirare meglio.

-Già- rispose piano l’altra con un flebile sorriso. Ma i suoi occhi erano spenti e tristi ed Hermione se ne accorse facilmente

- Clarisse…cosa c’è? Qualcosa ti preoccupa, lo vedo nel tuo sguardo…- le chiese preoccupata stringendole una mano. La bambina scoppiò in un pianto silenzioso e la sorella vedendola così angosciata non potè far altro che abbracciarla più forte che poteva. Subito confortata dal forte abbraccio della sua gemella Clarisse le confidò tutte le sue paure a voce bassa interrompendosi di tanto in tanto a causa di un singhiozzo.

- Hermione! Io non voglio sposarmi! Non voglio lasciare te e nostra madre…non per andare a vivere con un uomo che non conosco e che mi picchia come fa nostro padre con mamma quando pensa che noi dormiamo…ma io lo sento tutte le sere…e sento nostra madre che piange e gli dice di smetterla ma lui continua…e allora piango anche io, perché avrei tanta voglia di aiutare mamma ma ho tanta paura allora resto ferma e penso che sono cattiva…-

- Clarisse! Tu non sei per niente cattiva! Sei sempre buona con tutti! Anche io sento nostro padre che picchia la mamma, ma noi non possiamo farci niente! Sono sicura che l’uomo che sposerai sarà migliore…andrà…andrà tutto bene- la interruppe Hermione cercando di darle coraggio, ma senza riuscire a convincere nemmeno se stessa. Le prestò il suo fazzoletto perché si asciugasse le lacrime e, quando arrivò loro padre per portarla in città, le strinse forte la mano per farle coraggio. Quando la carrozza partì Hermione la seguì correndo fino alla piazza principale dove, esausta, si fermò a sedere sulla fontana e pianse per qualche minuto anche lei dopodichè si sciacquò il viso arrossato con l’acqua della fontana e tornò a casa. Si stese supina sull’erba del giardino con le braccia incrociate dietro la testa e chiuse gli occhi assaporando la bellissima sensazione che le davano i raggi del sole accarezzandole il viso. All’improvviso nella sua testa si formò un’immagine che la turbava, l’immagine di una strana stella circondata da vari simboli ancora più strani. Fu assalita da una sensazione di gelo che le faceva dimenticare persino il calore del sole sulla pelle. Spaventata riaprì gli occhi e istintivamente si parò dalla luce accecante con un avambraccio. Il freddo e l’angoscia che l’avevano assalita sparirono istantaneamente lasciando solo un tenue ricordo che fu messo da parte altrettanto in fretta. La bambina si alzò e dopo essersi rassettata la veste rientrò in casa. Dalla cucina proveniva la voce di sua madre che cantava.

- Dove una volta c’era la luce, ora è calata l’ oscurità,

Dove una volta c’era l’amore, l’amore non c’è più,

Non dire addio, non dire che non ho provato,

Quelle lacrime che piango cadono come pioggia,

Per tutte le bugie che mi hai detto,

Il dolore, la colpa! E piangerò per essere così sola,

Sono persa, non potrò mai tornare a casa.

Così in fine, sarò quel che sarò,

Nessun amico leale era sempre qui per me,

Ora io dico addio, dico che non hai provato,

Quelle lacrime che piangi, sono arrivate troppo tardi
Prenditi in dietro le bugie, il dolore, la colpa!

E piangerai quando affronterai la fine da sola

Sei persa non potrai mai tornare a casa.-

Hermione rimase ad ascoltare dietro la porta. Non si sarebbe mai più scordata quella canzone. Quando la madre smise di cantare la bambina si fece coraggio ed entrò nella stanza dove Morgane stava cucinando il pranzo.

- Mamma…cos’era quella canzone?- le chiese timidamente.

Morgane sobbalzò.

- Ma chere…non sapevo che fossi in casa! Mi hai fatto spaventare!- disse ma Hermione continuava a fissarla insistentemente.

- La canzone dici?- continuò allora – La cantava sempre mia madre…ed io me la ricordo ancora, ti piace?- chiese

- Ma…è…è triste!- rispose la bambina.

- Si è molto triste- concordò Morgane incupendosi.

***

Nel pomeriggio Hermione uscì nuovamente in giardino. E si inginocchiò in mezzo ai fiori come era solita fare. Chiuse gli occhi lasciando che il leggero venticello le lambisse il viso e immediatamente ricomparve l’immagine della stella. Questa volta Hermione non fece nulla per scacciarla dai suoi pensieri, al contrario, soprappensiero, cominciò a strappare i fiori che aveva intorno a sé ed a disporli in modo da riprodurla.

Morgane uscì di casa e si portò silenziosamente alle spalle di sua figlia. Quando vide il simbolo che stavano formando i fiori strappati si trattenne a stento dall’urlare e si coprì la bocca con le mani.

“Allora la mia non era solo una sensazione! La mia piccola Hermione è veramente…una come me! Dunque non mi ero ingannata alla sua nascita e le mie paure non erano prive di fondamento. Dubito che quando lo verrà a sapere suo padre lo accetterà…speriamo bene!” mentre ragionava Morgane si torceva nervosamente la mani ed osservava i gesti fluidi e sicuri con cui Hermione disponeva, inconsapevolmente, i fiori. Ma quando le mancava ormai solo un fiore per concludere la composizione, le bloccò un polso

-Che cosa stai facendo?- le chiese angosciata.

Hermione sembrò ridestarsi da uno stato di trance e guardò sua madre intimorita e sconcertata. Morgane le lasciò il polso che stava ancora stringendo energicamente e con le mani spazzo via l’immagine che si era formata.

- Cosa significava quel simbolo- le chiese ancora con la voce incrinata da una lieve inflessione isterica e prendendole le spalle.

- Io…non lo so- disse la bambina abbassando gli occhi confusa. Morgane si raddolcì, le accarezzò una guancia e le baciò affettuosamente la fronte dopodichè le disse di seguirla, e presale una mano la condusse fuori dal giardino.

Commenti dell’autrice
Questo capitolo è stato molto faticoso per me…non so se è venuto come volevo, spero di sì! Voi che ne pensate?
La canzone che canta Morgane è la traduzione di “gollum’s song” tratta dalla colonna sonora de “Il signore degli anelli II le due torri” con qualche modifica…ancora non mi è ben chiaro il ruolo che avrà nella ff potrebbe anche non averne affatto! Sorpresa!


 
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