Venticinque Bocconcini, di Li Ping (con più capitoli), Sailor Moon

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sonia31
view post Posted on 10/6/2007, 02:26




Capitolo 1

“Sembrano molto più brillanti da quassù, non trovi?”

Usagi non aveva notato Mamoru avvicinarsi finche non parlò. Lei stava sdraiata nelle rovine del giardino del palazzo del regno della luna, fissando il cielo. Erano a metà strada della loro luna di miele sulla luna.

Usagi si stirò e sedette su, come Mamoru s’inginocchiò dietro a lei, facendo scivolare le sue braccia intorno alla vita sottile di Usagi.

Usagi si accoccolò contro di lui, confortata dal tatto del suo petto fermo dietro a lei.

“Mamo-chan, stavo riflettendo. È in qualche modo stupefacente che siamo qui. Voglio dire, guarda, là si trova Venere. Non sembra più grande di una luce di natale, ma una volta ci abitavano delle persone. Minako nacque su quel piccolo punto. E qui noi siamo sulla luna. Mi chiedo quante persone stanno guardando adesso quassù e non hanno addirittura nessuna idea che siamo qui.”

“Bene,” iniziò Mamoru con un scintillio negli occhi. “Io sono contento che loro si perdono lo show.”

Lui fece una grande produzione di inclinare Usagi all’indietro nei fiori e baciarla appassionatamente.






Capitolo 2

“So che deve essere qui in qualche luogo,” Piccola Lady Usagi stava vagando per le sale del palazzo di cristallo in cerca della piccola palla che le era sfuggita.

Aveva quasi abbandonato la ricerca quando vide una piccola porta mezza aperta. Era estremamente improbabile che la palla fosse potuta rotolare attraverso tale piccola apertura, ma valeva una prova.

Quando Usagi aprì la porta, fu delusa nel vedere che era soltanto uno stretto sgabuzzino che evidentemente non era stato aperto da molti decenni. Una scansione rapida della stanza l’assicurò che la palla si trovava altrove, ma qualche cosa nel suo cuore le disse di restare e guardarsi in giro.

Sedendosi su un vecchio cestino, tirò una scatola verso di lei, soffiando via uno spesso strato di polvere. Usagi rimosse il coperchio e trovò la scatola riempita con buste colorate. Scegliendo una delle buste, riconobbe la scrittura di sua madre, sebbene fosse più disordinata del solito. Sulla busta c’era scritto, “mio carissimo Mamo-chan.”

Mamo-chan? Così la mamma chiamava papà quando pensava che nessuno stesse ascoltando. Quando aveva scritto questo?
Usagi lottò contro la stimolo a lacerare la busta, invece fece uscire la lettera con cautela. In una scrittura fanciullesca e disordinata, la lettera implorava Mamo-chan di ripensarci e per favore vedere di nuovo una Usagi solitaria.

“Mamma ha dovuto scrivere questo quando papà si separò da lei,” Usagi ragionò tra se. Sua madre le aveva raccontato molte storie sul suo rapporto col re, ma era molto diverso leggere le parole di sua madre, di sentire l’emozione in loro.

Mettendo di nuovo attentamente la lettera dentro la busta, la giovane principessa scelse un altro dalla scatola. Questa fu scritta nella scrittura pulita di suo padre. Era una ben scritta, grammaticalmente corretta ammissione d’amore. La data alla cima lo mise fra il primo anno della loro relazione.

Mentre Usagi continuò a leggere le lettere, cominciò a metterli in ordine basati sulle date meticolose nelle lettere di suo padre, e mettendo quelle di sua madre secondo gli eventi. Si leggevano come un romanzo rosa.

Quando giunse al fondo della scatola, le guance della principessa erano coperte di lacrime e la sua palla mancante completamente dimenticata.

“Se solo ci fosse un modo che io potessi vederli come erano nel passato,” rimuginò Usagi. “Sembravano così appassionati, così divertenti.”

Usagi chiuse la scatola e poi chiuse attenta la porta dello sgabuzzino, non sapendo che presto avrebbe incontrato i protagonisti della sua storia d’amore preferita.






Capitolo 3

Erano solamente le sei, ma il sole era già tramontato e la luna brillava sopra di loro. La neve stava precipitando leggermente, brillando nella luce di un vicino lampione.

Mano nella mano, una coppia camminava attraverso il parco. La ragazza si fermò per godere della neve, stendendo le braccia e roteando in un lento cerchio, facendo turbinare le sue bionde treccine dietro a lei. Chiudendo gli occhi, rivolse la sua faccia verso il cielo, permettendo ai fiocchi di neve di scendere sulle guance.

L’uomo si fermò a guardarla prima di chinarsi quietamente in giù, e darle un bacio gentile sulle sue labbra trepidanti.






Capitolo 4

“Ancora un'altra?” Sailor Moon bisbigliò tra se. Raccolse la piccola busta firmata solamente con le lettere SM. Sarebbe lo stesso come gli altri, sospettò Sailor Moon. Da una settimana stava trovando delle piccole note dopo ogni battaglia. Ognuna era una corta dichiarazione d’amore firmato “il tuo ammiratore segreto.” Piegandolo nella cintura del suo fuku, corse verso gli altri.

“Era un'altra lettera?” chiese emozionata Sailor Venus. Essendo la Senshi dell’amore, Venus adorava le storie d’amore.

Sailor Moon annuì, tentando di nascondere un sorriso. Conosceva solamente un maschio che era in grado, di essere presente a ogni battaglia. Ogni volta che riceveva una nota, Tuxedo Kamen si distanziava dal gruppo come per nascondere i suoi sentimenti. Nella mente di Sailor Moon questo significava una cosa soltanto; lui stava lasciandole le note.

Tuxedo Kamen si affrettò via dal gruppo. Quando giunse ad un blocco di alberi, permise alla sua trasformazione di affievolirsi. Allontanandosi dal parco, rimuginava sulle note che riceveva Sailor Moon. Chi li mandava? L’addolorava vedere ogni volta la gioia di Sailor Moon quando scopriva una nota.

Camminando più veloce, lui tentò di spingere tutti i pensieri di Sailor Moon dalla sua mente. La gelosia era un’emozione nuova per lui, e non voleva ammettere che desiderava che Sailor Moon mostrasse quel genere di eccitamento verso lui.

Consumato dai suoi pensieri, Mamoru aveva camminato nella direzione opposta del suo appartamento. Il ragazzo si volse rapidamente e cominciò a camminare verso casa, ma andò a sbattere diritto contro qualcosa, o piuttosto, qualcuno.

“Stai attento, baka,” venne una voce adirata dal marciapiede.

Tendendo una mano per aiutare la ragazza, Mamoru vide due lunghe treccine bionde. “Odango Atama, avrei dovuto sapere che eri tu, che ti scontravi a quel modo con me.”

Usagi spinse via provocatoriamente la sua mano e s’alzò da terra. Senza una parola, corse di nuovo via. “Stupido Mamoru,” mormorò mentre correva. “Invece, Tuxedo Kamen: c’è un vero uomo.” Rallentando, giunse alla sua tasca per guardare di nuovo la nota.

Cara Sailor Moon,
tu sei la mia eroina. Quando lotti, sei così bella. Non ho dubbi che il tuo cuore sia anche bello. Fino alla prossima volta, il tuo ammiratore segreto.

Usagi stava per piegare di nuovo la lettera nella sua busta quando cominciò ad ardere misteriosamente. Lo portò vicino alla sua faccia per esaminarlo, quando improvvisamente scoppiò in fiamme verdi e trasformò in un youma. Il mostro raccolse Usagi, unendo le sue braccia ai lati.

Usagi non poteva arrivare alla sua spilla di trasformazione, quindi non aveva altra scelta ma gridare per aiuto.

Il suo forte urlo assordò la creatura per un momento e lasciò andare un braccio permettendo a Usagi di trasformarsi. “Potere del cristallo d’argento, vieni a me!”
Sailor Moon tirò la tiara dalla sua testa e tentò di colpire lo youma con esso, ma era senza successo da tale distanza ravvicinata. Anche come Sailor Moon era nei guai.

Gli occhi del youma brillarono rosso mentre alzò un artiglio alla faccia di Sailor Moon, entusiasmato dalla certa vittoria. Nel momento in cui l’artiglio stava per forare la pelle sul suo collo, Sailor Moon precipitò dalla presa della creatura. Sorpresa guardò su e vide una rosa rossa conficcata nel braccio del mostro adirato.

“Tuxedo Kamen, sei venuto per me,” cominciò.

Invece di parlare, lui gettò un’altra rosa contro il youma che stava di nuovo lanciandosi verso di lei. “Adesso, Sailor Moon,” disse quando la bestia inciampò.

Afferrando di nuovo la tiara, la tirò di nuovo per gettarla e gridò, “Moon Tiara Action!” la tiara divenne un disco dorato roteante ed affettò attraverso il youma, polverizzandolo. In un lampo, la polvere si riformò nella nota che Sailor Moon aveva ricevuto quella sera.

Curvandosi per raccogliere la nota, Sailor Moon cadde a terra. Tuxedo Kamen fu in un istante al suo lato. “Sailor Moon, stai bene?” tirando un fazzoletto pulito dalla sua tasca, lo premette sulla ferita del collo.

Ammiccando lentamente e sospirando rumorosamente, Sailor Moon alzò la nota per fargliela vedere. “Pensavo che fosse tua.” La sua mano cadde sui fianchi e una lacrima gli scivolò sulla guancia pallida.

Tuxedo Kamen prese in fretta una decisione; glielo avrebbe detto. Prendendola tra le sue braccia, la tenne dolcemente. “Sarebbe dovuta essere, Sailor Moon. Quella nota sarebbe dovuta essere mia.”

Tenendola più vicino, la baciò dolcemente sulle labbra. “Ti amo, e non è più un segreto.”






Capitolo 5

“La vita sarebbe molto più facile, se solo papà mi permettesse di uscire,” borbottò Usagi mentre strisciava attraverso una piccola apertura tra due cespugli.

Il piccolo spazio tra il cespuglio ed il muro era divenuto il punto d’incontro per il pranzo tra lei e Mamoru. Ultimamente era stata così occupata come Sailor Moon da non avere tempo per svignarsela ed incontrare Mamoru. Il pranzo era divenuto il loro unico tempo di qualità.

Usagi si stabilì sopra l’erba soffice, spacchettò il suo pranzo sopra l’enorme tovagliolo di stoffa che stava dentro la borsa. Quando il cibo fu sistemato in modo attraente, la ragazza raccolse una mela e stette ad aspettare l’arrivo di Mamoru.

Le sue classi mattutine durarono un poco più a lungo di quelle di Usagi così lei di solito lo precedeva al parco.

Ci fu un fruscio nei cespugli ed Usagi guardò su per vedere Mamoru che spreme la sua via attraverso la piccola apertura. “Scusa, sono in ritardo, Usako; la mia classe ha finito tardi oggi.”

Sedendosi vicino a lei, Mamoru si inclinò su e le diede un rapido bacio sulla guancia prima di spacchettare il suo pranzo.

“MMM,” sospirò Usagi. S’inclinò verso di lui, abbracciò il suo braccio e mise la testa sulla spalla del ragazzo. “Le mie due cose preferite: pranzo ed il mio Mamo-chan.”







Capitolo 6

“Sei sicuro che sia giusto che ci dileguiamo in questo modo, Mamo-chan?” bisbigliò Usagi, tenendo la piccola penna sopra la sua testa.

“Sicuro, Usako. Io t’incontrerò là. La mia riunione è stata accorciata di un’ora, ma tutti qui ancora pensano che durerà tutto il giorno.” Re Endymion baciò dolcemente sua moglie prima di scivolare fuori e chiudere leggermente la porta.

La neo-regina Serenity si guardò nervosamente intorno alla stanza oscurata. Endymion aveva dato l’ordine di non disturbarla oggi perché rimaneva a letto con un’emicrania. Serenity sperava che loro avrebbero seguito l’istruzione.

Tenendo la penna di nuovo in alto, bisbigliò, “Potere della luna— trasformami in una sexy domestica francese.” La stanza brillò leggermente mentre il suo vestito scomparve e fu vestita nell’uniforme attillata di una domestica. La gonna corta nera e la camicetta scollata erano un poco più intrepide di qualunque uniforme che lei avrebbe ammesso fra il personale del palazzo, ma la regina sperava che nessuno se n’è accorgerebbe.

Mettendosi un cesto pieno di bucato di fronte al viso, Serenity corse via quietamente fuori della stanza ed in giù verso l’uscita più vicina. Mentre la porta stava per chiudersi dietro a lei, udì una voce dall’altra parte del corridoio dire, “Abbiamo una nuova domestica?”

Dopo avere quasi camminato contro alcuni muri, Serenity decise di abbandonare il cesto del bucato e corse rapidamente verso il garage, dove era parcheggiato il suo vecchio Civic. Aveva raramente bisogno della macchina ma Endymion l’aveva tenuto nel caso che le veniva voglia di uscire da sola.

Tirando le chiavi da una scatola chiusa sul muro del garage, entrò nella macchina. Da quanto tempo non aveva guidato da sola, si chiese Serenity. Avviò la macchina rapidamente, pigiò il bottone per aprire la porta del garage, e guidò fuori alla luce del sole sentendosi libera e colpevole.

Guidando alla periferia di Crystal Tokio, arrivò finalmente a destinazione: il Nube Nove Motel.

Vedendo il piccolo Honda nero che re Endymion guidava nei viaggi personali, Serenity entrò nel parcheggio con un sorriso. Non si era aspettata che l’avesse battuta qui. Con una risatina eccitata, parcheggiò la macchina e corse verso la stanza numero nove, la suite migliore del modesto motel.

“Servizio in camera,” chiamò, bussando alla porta.

La mascella di Endymion cadde a terra quando scoprì sua moglie in piedi sulla soglia in una gonna scandalosamente corta. “Entra dentro,” sibilò, chiudendo veloce la porta mentre la tirò dentro.

“Non ti piace?” chiese Serenity con voce tremula.

“Taci ora, Usako,” la confortò, tirandola rapidamente verso lui. “Mi piace, ma chi io oggi voglio realmente è la mia dolce Usako.”

Annuendo, Serenity prese la penna lunare dalla sua borsa e la tenne su dicendo, “Potere della luna, trasformami di nuovo in Tsukino Usagi, una normale ragazza giapponese.”

Quando il bagliore si affievolì, Usagi stette in piedi di fronte a suo marito, con i odango biondi che cascavano disadorni dalla sua testa e vestita con un semplice vestito rosa.

“Questa è la mia Usako,” mormorò Mamoru contento, abbracciando sua moglie. “Oggi noi dimentichiamo di essere sovrani. Siamo solo Mamoru e Usagi: soli ed innamorati.” Prendendo Usagi in braccio, la portò nella camera da letto e chiuse la porta dietro a loro.








Capitolo 7

“Aiuto; qualcuno mi aiuti per favore.” La voce della Neo-regina Serenity stava divenendo stanca.

Era rinchiusa in un piccolo sgabuzzino vicino alla stanza del trono per quasi un’ora, e sebbene avesse chiesto aiuto, nessuno sembrava essere a portata d’orecchio. Finalmente si arrese e si sedette su una piccola cesta. Eventualmente gli altri si accorgerebbero che lei era dispersa e l’avrebbero cercata. Era entrata nella stanza in cerca di alcuni documenti che erano immagazzinati nel cestino sul quale era seduta, ma quando tentò di uscire, il pomello interiore gli cadde dalla mano.

“Eccoti qua,” irruppe una voce familiare nei suoi pensieri assonnati. “Ti ho cercato dappertutto. Perché dormi in un ripostiglio?” Re Endymion avanzò nella stanza per alzare sua moglie in piedi. Prima che lei potesse ordinare i suoi pensieri, la porta si chiuse di nuovo con un clic.

“Oh Mamo-chan,” gemette la regina costernata. “La porta,” cominciò, tenendo la manipola verso di lui. Gettando un’occhiata, i due cominciarono a gridare aiuto simultaneamente.

Re Endymion fu il primo ad arrendersi. “Penso che siano tutti occupati adesso. Il palazzo era quasi deserto quando entrai qui. Noi possiamo bene stabilirci qui per un po’ di tempo.”

La neo-regina Serenity sospirò e si sedette di nuovo sulla cesta, tamburellando con le dita sulle ginocchia. “Questo è ridicolo,” affermò finalmente. “Quanto spesso ci troviamo da soli nella stessa stanza? Sicuro c’è del lavoro da sbrigare, ma non possiamo farlo, quindi…”

Endymion non ebbe neanche tempo di rinforzarsi prima che sua moglie si lanciò tra le sue braccia. Capendo la sua idea, Endymion si tolse la giacca in fretta e la posò sul pavimento. Il desiderio li raggiunse rapidamente. La regina si mise a slegare le scarpe di suo marito mentre lui lottava per rimuovere le sue ali reali. I baci divennero più appassionati come i due rotolarono sul pavimento, sbattendo contro muri e scatole, completamente persi nel momento.

“Usako,” bisbigliò Endymion mentre le sue mani scivolarono attraverso i suoi capelli, e sciogliendo inattentamente un odango. Serenity arrivò su e cominciò a sbottonargli la camicia, ma un rumore la fece gelare.

La porta fu aperta ed Ami entrò, ma si fermò quando vide la coppia reale seminuda sul pavimento. Ami aprì la bocca per parlare, ma la chiuse di nuovo con un rapido sospiro e voltandosi, corse fuori della stanza.

Endymion fu in grado di mettere il suo piede contro la porta prima che si richiudesse, e Serenity saltò su, raggruppando il vestito intorno a lei, e corse giù l’atrio col pomello in mano.

“Era la porta, Ami, veramente. Era la porta.”

Non c’era nessuna traccia di Ami. La neo-regina Serenity stette in piedi nell’atrio, scalza, con il vestito parzialmente aperto, e i capelli che fluiscono liberamente su un lato del suo viso.

“Oh bene,” sospirò, e camminò verso la stanza dove l’aspettava suo marito. “Non si dovrebbe sprecare un’opportunità.”
 
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Li Ping
view post Posted on 16/7/2007, 21:54




capitolo 9

“Mamo-chan. Non puoi andartene senza darmi un bacio.”

Dopo avere cenato con la famiglia di Usagi, Mamoru stava tentando di andare a casa per finire i suoi compiti ma Usagi cercava delle scuse per farlo rimanere.

“Per favore?” implorò di nuovo, con lacrime forzate negli occhi.

“Va bene,” concesse Mamoru. “Un bacio, poi me ne vado.”

Il ragazzo si guardò nervosamente intorno per essere sicuro che il padre di Usagi non stesse guardando prima di piegarsi per baciarla. Ma poco prima che le loro labbra si sfiorassero, Chibi-Usa si intromise, intercettando il bacio sulla sua guancia.

Usagi ruggì contro la bambina dai capelli rosa, ma Mamoru si mise solamente a ridere e scivolò fuori della porta.

Quando Usagi notò che Mamoru era andato via, si volse di nuovo verso Chibi-Usa.

“Piccola peste! Hai rubato il mio bacio!”

 
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Li Ping
view post Posted on 30/7/2007, 19:40




capitolo 10

“Oh Mamo-chan, quando glielo possiamo dire?” Usagi stava ballando attraverso la stanza da letto, sventolando il bastoncino rosa nell’aria. Erano sposati da quasi un mese, e Usagi aveva sospettato di essere incinta molto presto dopo, ma non era stato confermato fino a questo momento.

Mamoru prese Usagi dalle spalle, facendola fermare davanti a lui.

“Penso che dovremmo tenerlo per noi per un po’ di tempo. Naturalmente Ami dovrà saperlo al più presto, e questo intende dirlo anche agli altri. Ma, mi piacerebbe avere un segreto speciale per solo alcuni giorni.”

Usagi fece cenno di sì, essendo d’accordo con Mamoru, ma non certa se riusciva a tenere il segreto. Cercando di calmarsi, si sedette su una poltrona e tentò di far rallentare il cuore che correva. Per alcuni minuti ebbe successo, ma poi guardò ancora una volta il test di gravidanza nella sua mano e cominciò a ridere. Penzolando il suo piede avanti e indietro, si dimenò di nuovo, e presto s’alzò ancora una volta dalla sedia, ballando per la stanza.

“Chibi-Usa sta venendo, Chibi-Usa sta venendo,” cantò gioiosa.

Essere sposata con Mamoru faceva Usagi felice, ma sapere che stava portando il suo bambino la faceva sentire decisamente febbricitante. Oltretutto era già amica con sua figlia e la presenza di Chibi-Usa nella propria vita gli era mancata molto durante gli ultimi cinque anni.

“Usagi,” avvertì Mamoru seriamente. “Devo mandare le ragazze via, o terrai il nostro segreto?”

Con un sospiro, Usagi diede il test a Mamoru e tirò il suo indice e pollice attraverso le labbra aggrottate in un moto che comprime.

“Grazie,” sopirò Mamoru. Non era sicuro quanto tempo il silenzio di Usagi sarebbe durato, ma per adesso il segreto era al sicuro.



 
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Li Ping
view post Posted on 21/8/2007, 14:16




capitolo 11

“Perché sto facendo di nuovo questo per te?” chiese Mamoru mentre accumulava cuscini intorno al suo tavolino.

“Perché sei stanco di essere colpito in testa con esami falliti.” Borbottò Usagi, scavando dentro lo zaino per trovare i libri di scuola e appunti. “Inoltre, è stato molto più duro per me chiedere il tuo aiuto che per te a darlo. Non potevo chiedere aiuto alle ragazze; già loro pensano che io sia troppo stupida. Ami si è offerta di aiutarmi, ma diviene così eccitata sulla matematica che non riesco a capire una parola che dice.”

Usagi s’inclinò contro il divano e sospirò. Lasciò cadere la testa come lei osservò la stanza. “Non è un cattivo luogo che tu hai qui, Mamoru. Mi sorprende che non mi hai invitato prima.”

La testa di Mamoru apparve nell’angolo e chiarificò, “non ti ho invitato per divertirti, baka. Avevi bisogno del mio aiuto per studiare e avevo paura che una chiacchierona come te avrebbe disturbato l’intera biblioteca.”

Agendo sul suo insulto, Usagi saltò su per dire a Mamoru in faccia che cosa pensava di lui. Ma nel momento in cui s’avvicinò alla porta della cucina, le luci si spensero. Usagi e Mamoru si scontrarono nel buio e il bicchiere d’acqua che teneva Mamoru volò dalla sua mano, gli bagnò entrambi e si fracassò sul pavimento.

“Non ti muovere, Usagi,” comandò Mamoru come scavalcò attento sopra il vetro. “Ti taglierai.”

Il ragazzo tornò un momento più tardi con una piccola pila e una scopa. Dando a Usagi la pila, Mamoru scopò attentamente il vetro rotto. Col pericolo del vetro rotto fuori della via, Mamoru si mise a considerare la situazione. Le luci erano già spente da oltre cinque minuti. Non si poteva dire quando sarebbero tornate, e una piccola pila non era adeguata. Vedendo Usagi in salvo al divano, Mamoru ritornò in cucina a cercare nei cassetti per delle candele. Ricordava di averne comprati, ma non ne aveva avuto bisogno per così tanto tempo che la loro esatta ubicazione l’eludeva. Localizzando finalmente il pacco di candele, ne accese una e portò il resto del pacco da Usagi, che sedeva rabbrividendo nel salotto.

“Mamoru, sento freddo,” bisbigliò attraverso brividi violenti.

Aveva dimenticato completamente l’acqua, poiché la maggior parte era cascata su Usagi. Ora sedeva accalcata sul suo divano, tentando di scaldare il corpo bagnato fradicio. Sembrava così vulnerabile seduta là. Svelto Mamoru accese un'altra candela, dandola ad Usagi. Stava per andare a trovare degli abiti asciutti per lei quando Usagi mise la candela vicino alla faccia. La luce della candela si riflettè sulle goccioline d’acqua sul viso di Usagi. Era assolutamente incredibile. Mamoru si gelò. Qualche cosa su quel volto gli era familiare.

Mamoru continuò a fissarla finchè Usagi si schiarì la gola, “c’è qualcosa che non va, Mamoru? Ho qualcosa in faccia?” chiese, strofinando la mano attraverso il volto. “Voglio dire, oltre l’ovvio.” Usagi sventolò la mano bagnata nel bagliore della candela.

“Io,” balbettò Mamoru. “Scusa. Vado a cercarti degli abiti asciutti.” Si scusò nella sua camera da letto per trovarle abiti caldi da mettere.

Chiudendosi la porta dietro, Mamoru affondò nel letto. Poteva essere? Poteva Usagi veramente essere la principessa dai suoi sogni?

Da bambino aveva avuto un incidente ed aveva perso tutti i ricordi, ma qualche volta aveva dei sogni. Sembravano troppo reali da ignorare, come se fossero ricordi del suo passato dimenticato. Recentemente aveva spesso sognato di una bella principessa con lunghi capelli biondi e dal viso brillante. Era possibile che Usagi fosse la principessa?

Camminando per la stanza, Mamoru decise che ciò non era possibile. Usagi sarebbe stata solo una bambina al tempo del suo incidente. Però, c’era qualcosa di misterioso in lei che non poteva ignorare. Era una piagnucolona e immatura, però il suo cuore lo spingeva a starle vicino. Forse non era la sua principessa misteriosa, ma doveva scoprire perché si sentiva in quel modo quando le stava vicino.

“Mamoru-baka, sbrigati! Mi sto congelando!”

Opps. Aveva di nuovo dimenticato i vestiti bagnati di Usagi. Frugando nell’armadio, trovò una vecchia tuta del liceo.

“Sì, cara,” scherzò, portando i vestiti asciutti alla biondina arrabbiata sul divano. Quello sguardo acido lo stabilì. Era adorabile, ma certamente non la principessa che stava cercando.



 
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Li Ping
view post Posted on 3/9/2007, 13:53




capitolo 12

“In ogni modo chi mangia queste cose?” Usagi gettò alcuni dolcetti al caramello avvolti nel cellophane nel secchio dei dolciumi di Halloween. L’ultimo dolcetto o scherzetto aveva lasciato un’ora fa il loro appartamento e l’unica cosa rimasta erano i caramelli.

Mamoru sbirciò nel secchio, ispezionando il contenuto, “conosco una cosa per cui questi caramelli sono buoni. Puoi squagliargli e farci delle caramelle per me. Tu sai come a me piaccia il cioccolato con il caramello. Posso garantirti che tutto questo caramello scomparirà stasera.”

Il viso di Usagi s’illuminò. Lei e Mamoru erano sposati da 4 mesi e Usagi era sempre ansiosa di dimostrargli che stava divenendo una buona casalinga. Raccogliendo la ciotola, Usagi marciò in cucina per afferrare il progetto.

Mamoru sapeva che era meglio stare fuori dalla cucina quando Usagi stava conquistando un nuovo progetto. Raccolse un buon libro e andò al soggiorno per aspettare il temporale. Mamme non si aspettava miracoli da Usagi, ma cercava di incoraggiarla nel suo nuovo ruolo di moglie. Ogni avventura costruiva il suo coraggio e abilità, così valeva la prova.

Dopo circa un’ora, Usagi emerse dalla cucina con lacci di caramello conficcati nella pelle e sui capelli. Aveva macchie di cioccolato fuso sulle guance e era tutta rossa dai suoi sforzi nella cucina calda, ma teneva un piatto con cinque dolci perfetti.

“Ecco, Mamo-chan, spero siano buoni.” Tenne il piatto verso suo marito e trattenne il fiato mentre Mamoru diede un morso al dolce.

“Sono perfetti, Usako, proprio come te!” Mamoru sorrise e prese il piatto dalle mani di Usagi, mettendolo sul tavolino.

Usagi si rilassò e sospirò contenta. Sollevata, si strofinò la fronte con la mano, ma lasciò un’altra macchia di cioccolato sul sopracciglio.

“Sono contenta che ti piacciano, Mamo-chan. Puoi venire ad aiutarmi a pulire? Ho fatto un po’ di confusione in cucina.”

Mamoru seguì Usagi nella cucina, ma quando tentò di dargli una ciotola appiccicosa, la mise sul bancone dicendo, “ho un’idea migliore.”

Mamoru prese sua moglie tra le braccia e la baciò. Ma invece di baciare le labbra, baciò la sua guancia, leccando una macchia di caramello. Dopo Mamoru le baciò le palpebre, succhiando la macchia di cioccolato dal sopracciglio.

Capendo il suo gioco, Usagi bagnò il dito nella ciotola dietro a se e lo tracciò lungo la mascella di Mamoru. Quando ebbe baciato ogni traccia del caramello appiccicoso dalla faccia del marito, Usagi sospirò, inclinandosi contro il bancone, “lo riprendo. Questi caramelli fanno una festa gustosa.”

 
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Li Ping
view post Posted on 17/9/2007, 14:02




capitolo 13

M è per Mamo-chan, dolce amore della mia vita
A è per attraente
M è per uomo dei miei sogni
O è per notevole
R è per roma…

“A cosa stai lavorando?” chiese Rei, sbirciando sulle spalle di Usagi.

“Non sono affari tuoi,” disse Usagi, cercando di coprire il quaderno con le mani. Le ragazze erano tutte raggruppate nella stanza di Rei al tempio Hikawa, per fare i compiti con l’aiuto di Ami.

“Dobbiamo scrivere una poesia per la classe di arte linguistica,” rispose Minako.

“Una poesia? Questo me la chiami una poesia? E questo è per la scuola?” Rei afferrò rapidamente il quaderno dalle mani di Usagi e lo lesse ad alta voce alle altre ragazze.

Ami rabbrividì al tentativo infantile e prese la poesia. Dopo averlo studiato per un momento, Ami disse esitante, “almeno hai un ovvio soggetto. Ti posso aiutare con questo, Usagi,” disse finalmente, raccolse una penna e voltò pagina su una pulita.

Ami chiese ad Usagi di elencare le parole o frasi corte per descrivere Mamoru. Quando l’elenco aveva riempito una pagina intera, diede il quaderno e un evidenziatore ad Usagi.

“Evidenzia le parole che vuoi usare, e poi mettili insieme. Puoi aggiungere altre parole per farlo funzionare.”

Usagi si alzò e andò a giacere sul letto di Rei, scoccando il tappo dell’evidenziatore nella bocca, e sottolineando le sue parole e frasi preferiti. Mezz’ora più tardi, Usagi sedette su e schiarì la gola. “Penso di esserci riuscita,” disse provvisoriamente. Quando Ami le fece cenno col capo, Usagi guardò verso la pagina e cominciò a leggere.

“Uomo mascherato dei miei sogni, sei entrato nella mia vita
Tu vedesti dentro il mio stesso cuore.
Tra le tue braccia sono al sicuro
Nel tuo cuore mi sono trovata
Il tuo bacio mi ha aiutato a conoscermi

“Allora?” chiese Usagi timidamente. “è ancora orribile?”

Le altre quattro ragazze si guardarono l’un l’altre con facce vuote. Finalmente parlò Makoto.

“Io penso, Usagi-chan,” cominciò, guardando le sue amiche. “Penso che ci abbia sorpreso. Questa poesia è così diversa dalla prima, che bene, non c’è l’aspettavamo.”

“Quello che vuole dire Makoto,” continuò Minako brillante. “è che ci piace! Giusto?”

Rei accennò il suo accordo e aggiunse distaccata, “sicuro, voglio dire, non ti farà vincere un concorso di scrittura, ma passerà.”

Makoto diede a Rei un colpo nelle costole mentre Ami andò verso Usagi. Dopo aver riletto la poesia, Ami diede un abbraccio alla sua amica. “Sono orgogliosa di te, Usagi-chan. Hai fatto bene.” La lode di Ami fu tutto quello di cui ebbe bisogno Usagi per rallegrarsi.

“Grazie, Ami-chan,” disse, sorridendo. “Lo darò subito a Mamo-chan.” Lasciando i suoi libri di scuola dove giacevano, Usagi staccò la poesia dal quaderno e corse fuori della porta.

Rei rise come chiuse la porta dietro alla sua amica. “Tutto questo e io scommetto che non lo consegnerà mai.”


 
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Li Ping
view post Posted on 1/10/2007, 14:31




capitolo 14

“Ouch,” guaì re Endymion come una spina acuta affondò nella pelle della sua mano. Fermandosi a rimuovere la spina, desiderò di nuovo che avesse ricordato i suoi guanti. C’erano molti giardinieri che avrebbe potuto chiamare per piantare i fiori per lui, però Endymion voleva farlo da solo.

Il centesimo anniversario di matrimonio tra lui e la neo-regina Serenity era domani e il re voleva fare qualcosa di speciale per la sua dolce Usako. Dopo cento anni, le aveva comprato ogni regalo immaginabile. Questa idea l’era venuta una settimana fa quando entrambi stavano passeggiando attraverso i giardini botanici di Crystal Tokio. La regina era rimasta affascinata da un semplice letto di rose bianche. Tre anelli di rose erano stati ricopriti con una piccola fontana al centro.

Ora il re stava in ginocchio sulla terra, piantando delle rose nel loro giardino privato. Sperava che la sua Usako sia rimasta contenta del regalo. Aggiustando il suolo intorno alla base dell’ultima pianta, Endymion indietreggiò per osservare il suo lavoro. Là, in fondo alla curva cresceva un piccolo anello di delicate rose bianche, ogni petalo perfettamente formato. Attorno a questi c’era un altro anello più grande di rose rosse vellutate, che circondano le rose bianche come l’abbraccio amorevole di un marito.



 
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Li Ping
view post Posted on 29/10/2007, 16:19




capitolo 16

“Baka Haruna-Sensei,” mormorò Usagi, correndo fuori della porta del liceo Juuban. “Non posso credere che mi ha tenuto in detenzione finchè non ho riscritto quello stupido test d’inglese.”

Usagi guardò su e vide che il sole stava tramontando dietro gli alberi. Se correva, forse sarebbe arrivata a casa prima del buio. Ma avrebbe dovuto correre veloce. Prese una svolta in un parco che tagliava significativamente il tragitto verso casa. Gli alberi già gettavano ombre lunghe sulla terra. “Baka Haruna,” mormorò Usagi di nuovo, estraendo la vecchia composizione. Il quattro era scritto attraverso l’intera pagina in inchiostro rosso. Haruna-Sensei era così cattiva. Non era precisamente colpa di Usagi se era troppo occupata a essere una combattente di amore e giustizia per fare i compiti. “Oh bene, meglio liberarsi di questo prima che mamma lo vede,” borbottò, piegando la carta e gettandola sulla sua spalla.

“Ehi, ma che cosa?” gridò una voce familiare da dietro Usagi. La ragazza si girò, ma là non c’era nessuno. Di nuovo sentì la voce, “un quattro? Questo deve appartenere a quella Odango Atama. Dove sei Odango?” la voce si avvicinò come un uomo camminò da dietro un basso muro.

“Cosa vuoi, Mamoru?” chiese Usagi, con voce frustrata. “Sto andando a casa.”

Mamoru tenne su la carta e gesticolò verso la sua testa. “Devi smetterla di gettare queste cose a me. Inoltre, se vuoi liberarti realmente di loro, dovresti bruciarli.”

“è un’idea,” mormorò Usagi sottovoce. Rallegrandosi, aggiunse abbastanza forte da potersi sentire, “bene, ho avuto un sei sul riscritto.” Sembrava che ogni test fallito o compito sbarcava nelle mani di Mamoru in un modo o nell’altro, così era abituata al suo stuzzicare.

“Sei sicuramente fuori tardi, Odango. Non dovresti essere a casa a studiare?” chiese Mamoru sarcastico.

“Per tua informazione, io ho studiato. Io ero in…” Usagi abbassò la voce e mormorò l’ultima parte, “detenzione.”

Improvvisamente ci fu un brillante bagliore seguito da un forte tuono e una nube di polvere s’alzò da terra, circondando Usagi e Mamoru. Usagi gridò e quasi cadde, ma si trovò presa tra forti braccia. Quando la polvere si abbassò, Usagi notò che Mamoru teneva ancora dolcemente entrambe le sue mani. Gli occhi del ragazzo erano riempiti di preoccupazione quando le chiese se si fosse fatta male. Usagi fece cenno di no con la testa, ma guardò giù alle sue mani. Si sentivano caldi e protetti dentro a quelli di Mamoru. Aspetta, Mamoru stava tenendole le mani? C’era qualcosa di molto sbagliato qui. Usagi lasciò le sue mani mentre il colore allagò la sua faccia. Un altro bagliore accese il cielo: un fulmine. La sua luce mostrò che nel luogo dove Usagi stava in piedi un momento prima, c’era un grande ramo. Se Mamoru non l’avesse levata dalla via, sarebbe stata schiacciata a terra dal peso di esso. Un forte tuono spaventò di nuovo Usagi nelle braccia di Mamoru e il ragazzo prese di nuovo le sue mani tra le proprie.

“Vieni, Odango Atama. Non è sicuro qui fuori; t’accompagno a casa.” Mamoru rilasciò una delle mani di Usagi, ma tenne presa della sua mano sinistra, trascinandola dolcemente per farla muovere.

Mamoru accompagnò Usagi fino a casa senza lasciare andare le sue mani. Quando la lasciò alla sua porta, scherzò, “comincia a fare i tuoi compiti a casa, Odango Atama, e forse non dovrò soccorrerti di nuovo in questo modo.”

Non che mi dispiaccia veramente, il pensiero lo sorprese.


 
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Li Ping
view post Posted on 12/11/2007, 14:56




capitolo 17

Sbadigliando e stirandosi, la biondina sonnolenta rotolò di lato, avvolgendo le braccia intorno al caldo corpo di suo marito. Una sveglia ronzava leggermente sul comodino. Accoccolandosi più vicino a sua moglie calma, l’uomo lo spense. La vita era stata ultimamente così occupata con il trasloco al palazzo di cristallo e la nascita della loro piccola figlia dai capelli rosa. La giovane coppia reale aveva poco tempo da spendere da soli insieme. Ma questa mattina non c’erano doveri incalzanti, e la neonata stava ancora dormendo saporitamente nella sua stanza vicina. Era una buona mattina per coccolarsi.
 
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Li Ping
view post Posted on 26/11/2007, 22:38




ultimo capitolo

“L’ho trovata finalmente,” disse la ragazza tra se.
Usagi stava cercando la spiaggia per la conchiglia perfetta. Le punte dei suoi codini erano bagnate e sabbiose dall’essere trascinati sulla terra come Usagi camminava chinata sull’orlo dell’acqua.
“Mamo-chan,” chiamò, correndo nel luogo dove Mamoru si era fermato a osservare una stella marina. Usagi tenne timidamente la conchiglia fuori a lui, aspettando che accetta il suo regalo.
“Usako,” rispose il ragazzo, con emozione nella voce. “Allora stavi ascoltando quando ti ho raccontato che dare una conchiglia è una confessione d’amore.”
 
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9 replies since 10/6/2007, 02:19   136 views
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