Immortal, 30/06/07 Prova Death Note

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Vulcania
view post Posted on 10/8/2007, 15:24




-Introduzione: Si può porre fine ad un male. O forse no. Le erbe cattive non muoiono mai.
-Rating: Verde
-Genere: Drammatico, Dark
-Personaggi: Tota Matsuda, Yagami Sayu
-Note: Spoiler, One-shot

La storia è ambientata dopo l'episodio 37, ovvero l'ultimo. Contiene una piccola evoluzione di Matsuda, che comprende di essere stato preso in giro da Raito. Mi aveva colpito molto la scena in cui gli spara addosso, adirato.


IMMORTAL




Gli era sempre piaciuto il the.
Lo sorseggiava con gusto ogniqualvolta ne aveva l’occasione, e provava un certo piacere a berne una tazza in particolar modo quando la pioggia imperversava fuori dalle finestre di casa, feroce, con i suoi artigli invisibili.


Proprio come in quel momento, scrosciava al di fuori delle mura un torrente d’ira repressa, con una forza famelica spezzata soltanto dai vetri, che fremevano a quella violenta carezza.
Ma il the era lì, intatto, che spargeva il suo effluvio suadente nell’appartamento freddandosi nel rifugio di porcellana.


Tota Matsuda teneva lo sguardo fisso davanti a sé, ma i suoi occhi non riflettevano il tavolino, la tazza, il the. Era una fanghiglia confusa di pensieri, rifrazioni indefinite che si azzuffavano tra loro per salire a galla, affondare tormentose in quel vortice, la mente pesante.


Prese a rimestare il the, in un gesto meccanico. E nel mezzo di quel gesto, comprese di essere un fantoccio.
Lui era sempre stato un fantoccio. Un burattino nelle mani delle casualità, del tempo… delle persone. Delle persone a cui si era celermente sorretto, elargendo senza riserve i suoi sorrisi, le sue parole cariche d’ingenuità.


Giorni, mesi, anni. Anni interi passati a combattere per un ideale perduto. Erano stati degli sciocchi, dei ciechi. Lui era stato uno sciocco. Aizawa, in fondo, lo aveva sempre sospettato che si celava qualcosa di misterioso dietro il volto gioviale e intelligente di Raito. E anche gli altri membri della squadra avevano avuto i loro dubbi, i loro momenti d’incertezza.


Ma lui si era fatto prendere in giro da un ragazzino, per tutto quel tempo aveva inconsapevolmente collaborato con un giovane che giocava con le vite degli altri. Perché probabilmente era stato questo per Yagami Raito: un gioco, uno stramaledettissimo gioco tra l’assassino e l’investigatore, una gara di logica, mentre milioni di persone morivano prima ancora di pentirsi dei loro crimini.


Lui era un cieco che si era affidato al suo fedele cane, e il cane aveva tradito la sua fiducia, guidandolo a precipitare in un burrone senza fine, non prima di averlo calpestato con le luride zampe.
Bastardo.
Non c’erano parole per definire una persona così, perché non si poteva nemmeno definirla umana. L’umanità ricerca la vita. Non cerca la morte.


Suonarono alla porta. Matsuda attese qualche attimo, stordito dalla fragranza del the, prima di alzarsi per andare ad aprire. Camminava come un ubriaco, i piedi strascinavano per terra in un ritmo irregolare e stonato. Sapeva già chi avrebbe trovato al di là della porta.
- Matsuda!-
- Yagami Sayu…- Una cascata di ciocche nere gli piombò addosso, mandando all’aria qualsiasi rituale di cortesia.


Quando si staccò da lui, abbozzò un sorriso.
Matsuda cercò di fare altrettanto, ma per la prima volta in vita sua sembrava aver perso la capacità di sorridere. Semplicemente le labbra parevano essersi sigillate tra loro, in muto segreto. Con non poca difficoltà riuscì a pronunciare:- Vieni dentro, fuori si gela.-
Sayu annuì, seguendo Matsuda fino al divano.- Ti porto una tazza di the.-


L’uomo sparì dietro la porta scorrevole, lasciandola da sola. Si diede un timido sguardo intorno, piacevolmente cullata dalla dolce temperatura della stanza.
I brividi di freddo che l’avevano accompagnata lungo tutto il tragitto si stavano placando, lasciandole una sensazione d’intorpidimento e di fiacchezza addosso.


Era divenuta un’abitudine, in quelle grigie giornate, la visita quotidiana di Sayu a casa sua. Non parlavano molto, si limitavano a tiepidi sguardi e frasi spezzate. Era stato lui ad andarla a trovare quando Raito era morto. Era stato lui a spiegarle con moderazione quello che suo fratello aveva fatto a tutti loro, e come era andata a finire.
Che poi era realmente finita? Raito si celava sotto ogni ricordo; era come cercare di cancellare una parte intera della sua vita, tutti quei frammenti macchiati dalla memoria di Kira.


Matsuda rientrò nella stanza con un vassoio tra le mani. Lo poggiò sul tavolino davanti a lei. Vi erano una tazza di the, delle zollette di zucchero, una generosa quantità di biscotti.- Grazie.-
Matsuda scosse le spalle, imbarazzato. Solo allora notò qualcosa nel viso di Sayu, come delle lacrime impigliate tra le ciglia.


Oh, aveva pianto.
Forse, come lui, aveva sentito una stretta spasmodica allo stomaco, magari di sdegno e incredulità.
Forse, come lui, si era sentita offesa, magari la sua mente si era rifiutata di credere a quello che gli occhi le sussurravano.
Forse, al contrario di lui, poteva ancora spendere qualche lacrima per un uomo senz’anima e senza umanità.


Sayu si sentì scoperta, quando incrociò il suo sguardo. Vide i suoi occhi rilucere spezzati da schegge di comprensione.
Oh, l’aveva capita.


- Sai, a volte mi chiedo… lo so che è assurdo, dopo tutto quello che ci ha fatto, ma…- Sayu si contorse le dita, come se stesse cercando le parole adatte per gettare fuori da sé quello che sentiva dentro.


Matsuda poggiò una mano sulle sue, arrestando quel movimento spasmodico.- Continua.-
- Ma mi chiedo dove sia lui in questo momento. E se possa in qualche modo vederci.-
- Sappiamo che non è né in Paradiso, né all’Inferno. Puoi sempre conservarlo nella tua memoria, però.- Matsuda socchiuse gli occhi.- Se proprio lo vuoi.-
Sayu ritornò al silenzio. Poi gli si avvicinò.


Quanto poteva esserci di confortevole in un abbraccio, quanto le labbra potessero trasmettere un dolore sordo, quanto la superficialità di entrambi li aveva costretti al raziocinio, quanto l’insensatezza di quegli avvenimenti aveva dato un senso alle lacrime di lei, all’orgoglio ferito di lui.
Aggrapparsi l’uno all’altro per non cadere, era quello il segreto.


- Mi piace immaginare che si sia reincarnato in qualcun altro- Sayu lo guardò strana negli occhi.- E che un giorno lo possa incrociare per strada.-


Un ronzio basso giunse alle loro orecchie, molesto.
Matsuda voltò d’un tratto il capo verso lo schermo della televisione. Sayu sentì il corpo allontanarsi da lei, e girò a sua volta la testa, seguendo la traiettoria tracciata dagli occhi dell’uomo.
D’improvviso il volume parve alzarsi e pervenire alle orecchie dei due con la forza di un urlo.


-Sembrava che l’incubo del quaderno della morte fosse finito, dopo gli avvenimenti di questi giorni… purtroppo è mio dovere annunciare che tra ieri e oggi si sono verificate dodici morti anomale in un carcere del Kanto. Perciò credo, telespettatori, che si possa parlare di un nuovo Kira.-


- Un nuovo Kira?!-
Matsuda sbarrò gli occhi.
Sayu ne fece una fedele imitazione.


Sul tavolino, due tazze da the giacevano perfettamente intatte.



 
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