Love, Kingdom Hearts - Sentimentale - One Shot

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Sethy-chan
view post Posted on 4/11/2007, 10:52




Ok... sono la prima ad aprire un topic in questa sezione. Non so se sentirmi onorata o a disagio. Ma non fa niente, pubblicherò ugualmente questa one - shot! :P

Serie: Kingdom Hearts I
Personaggi: Riku; Sora
Rating: Giallo
Genere: Malinconico; Romantico; Sentimentale
Avvertimenti: Shonen ai
Disclaimer: La trama e i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di ... che ne detiene/detengono tutti i diritti; questa Storia è stata quindi scritta senza alcuno scopo di lucro
Tipologia: One Shot
Note dell'autore: E' una fic che mi è uscita di getto se devo essere sincera. E' un pò triste perchè il momento che attraversavo non era dei migliori. Spero che comunque vi piaccia ugualmente!!!
Introduzione: L'Isola del Destino, un tramonto meraviglioso e vecchi ricordi che riaffiorano... dolorosi, potenti e travolgenti. Il vero per cui Riku ha lasciato Sora e si è legato all'Oscurità.

(P.O.V ???)
“L’Isola del Destino è sempre stato uno spettacolo mozzafiato al tramonto. Era bellissimo ammirare il mare dalla scogliera più alta dell’Isola. Mi ricordo sempre che ci accovacciavamo insieme, l’uno accanto all’altro a riscaldarci per via freddo invernale. Ma noi imperterriti andavamo un giorno si e un giorno no a vedere il tramonto. Era la nostra tacita promessa. Il luogo dove lo avevo trovato per la prima volta, dove c’eravamo dichiarati, abbracciati, baciati e dove ci eravamo donati l’uno all’altro. Amavo veramente tanto quel luogo, quasi quanto l’amore che provavo nei tuoi confronti. Era sempre stato strano alzarmi le mattine d’estate e, saltando sulla mia bici, arrivare fin sotto casa tua. Lì, gridavo a voce alta il tuo nome, infatti tu lasciavi sempre la finestra aperta d’estate. Dicevi di avere caldo, perché pensavi sempre a me
Allora ti vedevo assonnato, ancora nelle spire del sonno, che ti affacci alla finestra, come se io fossi un Romeo e tu la mia Giulietta. Avevi i capelli castani spettinati, con le punte all’insù, ribelli e bellissimi, come lo eri anche te. Amavo quando appoggiavi la testa sulle braccia conserte posate sul davanzale. Adoravo l’inclinazione del tuo capo, quando la luce del sole mattutino illuminava i tuoi occhi azzurri e li faceva risplendere ancora di più. Poi sorridevi, come solo tu sapevi fare, e come solo il tuo sorriso poteva, e io mi sentivo il ragazzo più fortunato della Terra.
Mi dicevi: <<aspettami, arrivo subito>> io sorridevo e andavo al bar di fronte a casa tua. Facevo colazione con una ciambella e del succo d’arancia.
Nel frattempo tu ti facevi la doccia, ti asciugavi i capelli senza pettinarli e scendevi giù da me, facendo a tua volta colazione con una ciambella e un bicchiere di latte.
Era stupendo tutto quello che facevamo noi due insieme: la colazione insieme, la gita in bici per la città, poi l’arrivo al porto della cittadina dove abitavamo, e da là prendevamo una barca e arrivavamo all’Isola del Destino, la culla del nostro amore.
Dimmi, te lo ricordi? Ti ricordi di queste cose, così come me lo ricordo io?
Passavamo intere estati in quel modo, sdraiati sulla spiaggia a prendere il sole, a combattere fra di noi e a giocare con gli altri, difatti lo facciamo da anni, fin da quando siamo piccolissimi. In fondo siamo abitudinari. E poi da quando abbiamo scoperto tutto quello che rende unico e magico un rapporto splendido come il nostro, abbiamo aggiunto una nuova ed eccitante voce: fare l’amore in riva al mare, in una piccola baia che abbiamo scoperto io e te e sconosciuto per tutti gli altri. Lì abbiamo costruito una specie di capanna in legno e con le foglie di palma.
Abbiamo portato le lenzuola, i cuscini e un vecchissimo materasso che faceva da letto. Ed era là che io e te ci amavamo come mai avremmo pensato di amarci. Ed era là che noi due ci stringevamo dopo aver fatto l’amore, ognuno perso nell’odore dell’altro, uniti e insieme, credendo che ciò fosse per sempre. Io ti stringevo forte, tra le mie braccia. Stringevo il tuo corpo più piccolo del mio e piuttosto muscoloso.
Ti amavo. Si, e ti amo tutt’ora, come se fossi la mia vita. Mi piaceva da impazzire osservare il mare dalla piccola finestra mentre ti stringevo a me, del tutto addormentato. Amavo fissare le leggere onde del mare che s’infrangevano dolcemente sulla spiaggia. Amavo quella vita, prima di quel giorno maledetto. Il giorno in cui dei bastardi mi hanno rubato la cosa più importante della mia vita.
Mi chiedo perché tutte le disgrazie a volte avvengono quando e io e te litighiamo. E’ una costante della nostra vita.
Come quel dannato giorno. Erano due giorni che non ci parlavamo o vedevamo. Non andavo più nemmeno alla nostra casetta sul mare limpido. Ma ci andai perché tu mi avevi cercato in lacrime. Mi avevi chiamato piangendo, mormorando poche parole che mi fecero ghiacciare il sangue nelle vene.
<<ti prego, aiutami ho bisogno di te… mi hanno violentato>> lasciai cedere a terra il telefono e corsi immediatamente a casa tua, ma non c’eri, tua madre mi aveva detto che non ti vedeva dalla mattina ed era preoccupata perchè ormai il tempo si andava rannuvolandosi. Mordendomi un labbro arrivai al porto. Ero furibondo, ero pieno di rabbia. Piangevo. Non mi era mai successo in vita. Mi sentivo pervaso da una collera furiosa, come se non riuscissi a provare altro. Arrivai alla spiaggia e corsi per tutto il tragitto. Aprii la porta lentamente, avevo paura di quello che vi avrei trovato dietro. Non potevo credere che proprio tu…
Le lacrime stavano ancora scendendo e aumentarono quando vidi te, il mio amore e la mia vita che piangeva, scosso da violenti singhiozzi, tra le lenzuola del nostro letto. Eri ancora nudo e sanguinavi da più ferite che avevi sul corpo. Il letto era macchiato di sperma e di sangue.
<<s-Sora>>
Ricordo che fu l’unica cosa che riuscii a pronunciare fu il tuo nome. Mi avvicinai a quel ragazzo, a te, che non riuscivi nemmeno a voltarti per guardarmi.
<<sora>> ripetei. Poggiai una mano sulla tua spalla nuda, asciugando un rivolo di sangue. Tu continuasti a piangere
<<c-Chi è stato?>> mormorai sedendomi accanto alla tua schiena. Tu non rispondesti, ma stringesti le mani a pugno, serrando le lenzuola sporche. Mi piegai su di te, bagnandoti la guancia con le mie lacrime. Ti accarezzai una guancia, togliendo via due gocce di sperma rimaste là, come a farmi vedere che io non avrei dovuto lasciarti solo.
<<quando è successo?>> chiesi cercando di farmi dire qualcosa. Ti strinsi una mano, con forza e tu te la portasti alle labbra, baciandola con le tue dolci labbra. Labbra che qualcuno aveva violato.
<<sono stati degli stranieri, non li ho mai visti qua all’Isola… mi hanno bloccato al letto e mi hanno… violentato. Erano vestiti di nero con dei lunghi soprabiti neri>>
Ti abbracciai. Il vento fuori imperversava violento e iniziava anche a piovere.
<<ti prometto che avrei una giusta vendetta>> ti sussurrai all’orecchio <<io ti giuro… che farò tutto il possibile per far si che quei bastardi la paghino>>
Tu mi guardasti e io fissai i tuoi splendidi occhi azzurri, del tutto rossi dal pianto e uno quasi livido per via di un pugno. Scuotesti la testa, ma non riuscisti a dirmi nulla. Ormai, inconsapevolmente, con le mie parole avevo segnato il mio e il suo destino.

Ora, mentre delle gocce di pioggia bagnano il mio volto semi coperto da un cappuccio nero, sento queste mischiarsi alle mie lacrime.
Due anni che non faccio altro che vederti di nascosto. Ogni tanto ti faccio trovare delle mie lettere, in cui gli faccio sapere che non ti ho mai abbandonato e che la mia ricerca è sempre attiva. Io non potrò mai dimenticare il motivo per cui impugno una spada che reagisce all’oscurità dentro di me e intorno a me, risucchiandola e rendendomi più forte. Ogni volta che prendo la mia spada, Animofago, e la brandisco, mi ricordo del mio più grande fallimento: Non averti dato una vita migliore.
Anche questa mia lettera, come le altre che ti ho già lasciato, la riceverai quando sarai addormentato e quando io potrò ammirare il tuo splendore. Ora sono vicino a te, tanto che posso sentire te che scherzi con quei due idioti. Ma se quei due scemi hanno saputo ridarti il sorriso, allora ben venga
Amore, io ti sarò sempre accanto. Nulla mi potrà separare da te, nemmeno se tu sei la mia luce più radiosa e io l’oscurità più nera che ti ha ferito.
Ti amo Sora, ci vedremo presto”

FINE :)
 
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