Irraggiungibile per me, 23/07/2007 draco/Hermione

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dhesiamalfoy
view post Posted on 14/11/2007, 17:04




libro: Harry Potter
titolo: Irrangiungibie per me
coppia: Draco/Hermione
rating: G
Genere: Malinconico, Dark, Drammatico, Suspence, Introspettivo.
Avvenimenti: terzo anno ad Hogwarts
Tipologia: One short
Introduzione: Quando l'inaspettato ti costringe a scavare nel tuo animo mettendo a nudo quella parte di te che non dovrebbe essere ne toccata ne svelata.



tutti i personaggi e la storia del mondo di Harry Potter non appartengono a me ma alla Rowling, che ne detiene tutti i diritti, la storia non è a uso di lucro ma solo per allietarvi.



IRRANGIUNGIBILE PER ME














Morta.
Una bambola di porcellana rotta, un guscio di carne tumefatta svuotato brutalmente del suo alito di vita. Inerte, abbandonata sul freddo e grigio pavimento dell’aula.
I lunghi e crespi capelli castani disordinatamente sparsi, il volto, esangue, contratto dal dolore del trapasso.
Gli occhi dorati sbarrati e puntati nel nulla.
Accusatori.
In un silenzio agghiacciante ed irreale, l’intera classe alternava lo sguardo dalla ragazza morta al giovane Serpeverde che ne sovrastava il corpo riverso ai suoi piedi.
Draco Malfoy osservava sconvolto il sangue che si stava allargando a macchia d’olio sul pavimento di pietra.
Era pallido, di un pallore spettrale, mentre il suo corpo, esile ma muscoloso, era rigidamente immobile nell’atto di lanciare un incantesimo.
Il braccio destro teso in avanti, la bacchetta puntata verso quell’ammasso di carne sanguinolenta che un tempo era Hermione Granger.
Chiunque si aspettava di leggere sul viso del biondo Serpeverde, un’espressione di selvaggia gioia e soddisfazione.
Da sempre Malfoy aveva urlato ai quattro venti il suo desiderio di vedere la Granger in quello stato. A terra, schiacciata, sconfitta, come tutti i vermi della sua specie dovevano essere.
Cancellata per sempre dal mondo che appestava con la sua sola semplice ed indegna presenza.
Ma non c'era traccia di gioia, né di soddisfazione o trionfo, su quel altero e spigoloso viso.
Negli occhi d’argento del giovane rampollo dei Malfoy vi si poteva leggere solo orrore e disperazione.
Se ne stava lì immobile, osservando, come se fosse ipnotizzato, il sangue di lei allargarsi sul pavimento; quel sangue impuro che aveva sempre deriso e disprezzato e al quale, ora, permetteva di imbrattargli le suole delle sue costose scarpe italiane di pelle nera.
Era rosso… rosso come il tramonto estivo, come il più brillante tra i rubini… rosso come il suo puro, nobile e antico sangue.
Se fosse stato abbastanza lucido da cogliere quel piccolo ed insignificante particolare, forse avrebbe sbraitato, indignato, per il fatto che quella sudicia Sanguesporco avesse il sangue dello stesso colore di un Purosangue.
"Sangue impuro… sangue indegno che deve essere versato"…era questo che suo padre gli aveva sempre insegnato.“ - Sanguesporco, Mezzosangue… esseri indegni che appestano il mondo magico.
Esseri abominevoli che noi abbiamo il dovere di rispedire al loro posto!”
Aveva sempre condiviso queste parole, ma ora, davanti a quello scempio, Draco trovava tutto macabramente ironico ed insensato.
Follie… sono soltanto follie!
Davanti al quel giovane fiore, stroncato prima di poter sbocciare, il Serpeverde desiderava solo gridare, fuggire, scacciare quell’immagine dai suoi occhi, dalla sua mente assieme al dolore che gli squarciava l’anima, ma non ne aveva la forza e continuava a rimanere immobile davanti a lei.
All’improvviso sentì qualcosa spezzarsi dentro di sè, le gambe gli cedettero e cadde in ginocchio.
I suoi pantaloni si imbevettero del sangue di lei, e, mentre l’acre e metallico odore, simile a quello delle rose alla fine del loro ciclo vitale, gli aggrediva le narici provocandogli la nausea; i suoi occhi si offuscarono velandosi di lacrime.
La sua fredda mano, che fino a quel momento aveva saldamente tenuto la bacchetta, iniziò a tremare convulsamente. Un tremore che si irradiò rapidamente a tutto il resto del suo corpo.
- Signor Malfoy?
La voce pacata del professor Lupin fu come uno schiaffo che lo ridestò dal suo torpore.
Draco sgranò gli occhi e spostò lo guardo verso il professore che lo stava osservando con bonaria comprensione.
Il ragazzo si morse il labbro inferiore a sangue e tornò a guardare il cadavere della Granger.
- Ri… Riddik… - balbettò con voce tremante.
- Non lasciare che la paura prenda il sopravvento. – sussurrò Lupin affiancandolo.
- Concentra la tua mente su qualcosa di divertente e trasferiscilo all’illusione che ti sta mostrando il Molliccio. – disse il professore aiutando il ragazzo a rialzarsi.
Draco annuì e chiuse gli occhi nel disperato tentativo di eseguire il consiglio del professore, ma l’unica cosa che continuava ad affacciarsi nella sua mente erano gli occhi della Granger, privi del brillio della vita, e il suo sangue.
- Ripeti dopo di me, Riddikulus! – disse Lupin arretrando di un passo.
- R… Riddi…- l’incantesimo gli morì in gola.
Sentiva mancargli l’aria mentre l’orrore e la stupefacente consapevolezza di quello che la sua mente stava registrando lo stavano corrodendo come acido.
La sua mano perse sensibilità e la bacchetta gli sfuggì dalle dita precipitando a terra, macchiandosi del sangue di lei.
- Io… io non… non ce la faccio! – urlò mentre fuggiva da quel luogo.
Aveva quasi raggiunto l’aula che si fermò di colpo guardando, pieno di vergogna e disperazione, la giovane Grifondoro che si frapponeva tra lui e la porta.
Draco indietreggiò di riflesso mentre Hermione lo osservava con un’ espressione a metà tra lo sconvolto e l’interrogativo.
Rimasero a lungo a fissarsi negli occhi, oro e argento che si fondevano, che si cercavano e si chiedevano, reciprocamente, risposte che solo l’altro poteva dare; poi, non potendo più reggere quel muto interrogatorio, Draco abbassò la testa ed uscì in gran carriera dall’aula.
Correva, correva a perdifiato, correva per sfuggire da tutto e da tutti… da se stesso, da lei, dal dovere legato al suo nome… dal suo cuore.
Corse finché il dolore ai polmoni e alla milza non fu così insopportabile da impedirgli un solo passo.
Stremato, distrutto, si lasciò cadere a bocconi sull'erba fresca del prato e piantò le dita nel terreno scavando, con esse la terra, e strappando sottili fili d’erba mentre le chiudeva a pugno.
Col fiato corto, mentre lottava con sè stesso per calmarsi, per tornare a respirare normalmente, ascoltava il rombo martellante del suo cuore che sembrava volergli uscire dal petto.
Non poteva ancora credere a quello che era accaduto. Non voleva credere… non voleva accettare quello che il Molliccio gli aveva, senza pietà, sbattuto in faccia.
Istericamente cominciò a prendere a pugni il terreno e continuò finché tutta la sua rabbia non si disperse.
La amava… amava la Granger.
Ormai non poteva più mentire a se stesso e quella consapevolezza lo stava uccidendo.
Aveva fatto di tutto per scacciare dal suo cuore quell’arrogante ed insopportabile So-Tutto-Io dai denti grossi e con quell’improbabile cespuglio crespo che aveva al posto dei capelli.
Ma aveva fallito… miseramente!
Più cercava di odiarla, più lei, come un insano parassita, si insinuava nella sua anima nutrendo quello sconsiderato ed aberrante desiderio di averla solo per sè, desiderio che aveva bramato sin dal primo istante in cui i suoi occhi si erano posati su di lei.
Lei… la sua maledizione, la sua condanna.

Con che coraggio potrò farmi vedere in giro? Come potrò presentarmi innanzi a lei ora?
Si rigirò e puntò lo sguardo verso il cielo.
Perché?... perché doveva accadere? Perché dovevo innamorarmi proprio di te? Tu l’unica che non potrò mai avere… l’unica che sia riuscita a dare emozioni a quest’anima nera e priva di amore!
Si coprì con un braccio gli occhi e lasciò che il vento accarezzasse la sua pelle mentre una risata isterica gli sfuggiva dalle labbra.
E così è questo l'amore?
Profuma di emozioni contrastanti, di lacrime dolci e amare, di un dolore struggente ma appagante, di un piacere rude.

"- Non amare, non farlo mai!"
Ricordi lontani, parole troppo presto dimenticate nei recessi più profondi della sua memoria.
“- E’ una debolezza che non puoi concederti o Lui si prenderà anche l’unica cosa che non dev’essere toccata… il tuo cuore.”Quante volte suo padre lo aveva ammonito con quelle parole?
“- Non accadrà… non amerò mai nessuno!”
Così rispondevi ogni volta a quelle parole.
Quanta arrogante sicurezza di poter controllare il tuo cuore in quell’affermazione.
E così era questo il sentimento su cui mi mettevi in guardia, padre? Era da questo che volevi difendermi?
Sì! Voleva difenderti da un pericoloso punto debole: La debolezza del cuore… La perdita della dignità che deriva dal voler difendere a qualunque prezzo l’oggetto di quell’amore… La sofferenza provocata dal desiderio che ti corrode l'anima fino ad annientarla sapendo che devi, per il suo bene, rinunciare a lei, nonostante tu la voglia!
Che diresti ora? Cosa diresti a questo sciocco ed arrogante figlio che, incautamente, ha dimenticato i tuoi avvertimenti macchiandosi di questa condanna abominevole?

“- Debole! ”È questo quello che sentirei pronunciare dalle tue labbra contratte in una smorfia di puro disgusto, per poi chiuderti in un ostinato silenzio mentre mi fissi senza alcuna espressione; celando, a chi non è attento osservatore, dietro quella maschera che soltanto noi Malfoy sappiamo sapientemente indossare, la superficie immota di un lago scuro e profondo fatto di rabbia, biasimo tagliente e vibrante disprezzo!
Un silenzio assordante che sa uccidere, che sa provocare dolore più di mille Cruciatus... di mille parole!

- Sei forse impazzito, Malfoy?
La voce petulante e sprezzante di Hermione gli fece perdere un battito al cuore e gli procurò un brivido che gli percosse, come una scarica elettrica, tutta la spina dorsale.
Con un colpo di reni scattò a sedere e puntò i suoi freddi occhi d’argento in quelli roventi di lei.
- Sei in ansia per la mia salute, Sanguesporco? – sibilò lui sfoderando il suo miglior ghigno.
Hermione indurì il suo sguardo e avanzò decisa verso di lui che, nel frattempo, si era alzato in piedi e la stava fissando con la sua solita aria superiore e carica di disprezzo.
- Nemmeno sotto Imperius mi preoccuperei per te! – rispose, acida, lei.
Draco inarcò un sopracciglio guardandola con divertita aspettativa.
- Come sei crudele! – rispose mellifluamente avanzando verso di lei. – Per essere una Grifondoro hai un cuore di pietra!
Lei lo guardò seria e gli protese una bacchetta, una bacchetta che Malfoy registrò immediatamente come sua.
Era sporca, sporca di sangue come lo erano i suoi pantaloni.
Un senso di nausea tornò a tormentargli le viscere mentre l’immagine di lei morta si affacciava nuovamente nella sua mente.
- Che c’è? Ti fa schifo toccarla perché si è sporcata col mio sangue? – chiese lei guardandolo come se volesse leggergli la mente.
Draco non rispose, non l’aveva nemmeno sentita, troppo impegnato a scacciare l’immagine di lei dalla mente.
- E così... la tua paura più grande ed inconscia è la mia morte, Malfoy? – chiese subdolamente avanzando di un passo verso di lui.
Draco, colto di sorpresa per la domanda fattagli, arrossì e distolse lo sguardo, maledicendosi per averlo fatto.
- Perché? – domandò Hermione avanzando di un altro passo.
Draco tornò a guardarla con altera indifferenza.
- Perché? – insistette lei avanzando ancora di un altro passo.
Draco continuava a restare in silenzio limitandosi a guardarla in maniera imperscrutabile.
- Tu non mi odi... - constatò lei fermandosi a pochi centimetri di distanza da lui.
Ancora silenzio, ma Hermione riuscì a leggere quello che gli occhi di Malfoy stavano, traditori, rivelandole.
- Tu sei innamorato di me! … Tu!, il Purosangue per eccellenza sei innamorato di me, di una lurida, impura ed indegna Sanguesporco! – sussurrò, divertita, citando le parole con cui lui l'aveva sempre apostrofata.
Ancora silenzio.
- Ipocrita! – sibilò crudelmente la Grifondoro. - Sei davvero caduto in basso, Malfoy!... Sei patetico!
In quel nome Hermione ci mise tutto il suo disgusto mentre sul suo viso si dipingeva un’espressione di derisoria vittoria vedendo gli occhi del Serpeverde diventare lucidi.

Ipocrita!... Patetico!… Come sei caduto in basso!

No! Non sono le sue parole, fredde e taglienti come lame di ghiaccio, a lacerargli il cuore.
Non è il tono di derisorio disgusto della sua voce a fargli sanguinare l’anima.
È l'aria pungente di Ottobre che, penetrando subdola ad ogni respiro nei suoi polmoni, ferisce, con la sua fredda morsa, la pelle esangue del tuo viso e ti punge gli occhi così tanto da farli diventare lucidi.
Bugia!
Si!
Questa è una bugia… l’ennesima bugia che si aggiunge alla lunga lista di menzogne che si è sempre raccontato per andare avanti.
Ma non funziona più oramai… chi vuole illudere ancora?
Lo sai lui…
Lo sa lei…
Non è questo il motivo per cui ha gli occhi lucidi.
Sono le parole, le parole che quelle labbra, bramate e desiderate, hanno appena pronunciato a lacerargli l’anima.
Ma è stato lui a volere il suo disprezzo, ad alimentarlo giorno dopo giorno, veleno su veleno… quindi, ora, non deve lamentarsi! Non deve pentirsene!
Deve continuare a recitare la sua parte!
Deve ricordare che quello che ha fatto lo ha fatto per lei, per difenderla.
Ma lo sa… oh! se lo sa bene che la verità non cambia… che quel sentimento proibito resta lì, come l’edera avvinghiata al tronco di un albero, come gli incubi più ancestrali e spaventosi, come una belva famelica nascosta nell’erba alta che attende il momento in cui la preda abbasserà le sue difese.
Il confine tra odio e amore, sottilissimo, incerto ed ambiguo come un’amante alla luce della luna, lo ha sempre confuso, contorto, disprezzato, negato!
Hai paura di amarla solo perché non vuoi perdere i tuoi agi, perché non hai il coraggio.
Lo deride, con disprezzo, la sua coscienza sbattendogli in faccia la sua codardia.
Non è così? Non sei d'accordo, Draco?

Lei sta ghignando ora… lo sta guardando e ghigna, ebbra del suo trionfo. Perchè oggi lui hai scoperto il fianco.
Debole... incauto e debole!
Draco Malfoy oggi le ha concesso il fianco, gli ha servito su un piatto d’argento lo strumento per colpirlo… per umiliarlo come merita… come lei crede che lui meriti.
E lei lo farà… lei si prenderà la sua rivincita ripagandolo con la stessa amara medaglia mentre lui la guarda ghignare.
Si, lei non sorride, ma ghigna…
Ghigna perchè è solo questo quello che può dargli… lei non donerà mai un sorriso, non donerà mai il suo affetto a quelli della sua razza… lo disprezza troppo per farlo!
Eppure Draco, nascondendo le sue emozioni dietro quell’algida maschera di indifferenza che è solito indossare, guarda quelle labbra come se da un momento all’altro potessero incresparsi in un sorriso.
Spera in un suo sorriso!
Illuso!
Draco Malfoy non riceve sorrisi sinceri, che non richiedono qualcosa in cambio.
Mai!

- Non dici nulla, Malfoy? Cosa c’è?... ti si è forse paralizzata la lingua? – sibila crudelmente divertita e resa più forte e determinata dal silenzio di lui.
Draco serra con violenza le palpebre, esalando un respiro amaro, mentre un dolore viscerale gli lacera l’anima assieme a quel malessere impiegabile che gli chiude lo stomaco mozzandogli il respiro. Sensazione beffarda ed irrispettosa che si ostina a perdurare ogni volta che lei è con lui… fastidiosa come una colonia di Gnomi che, nonostante si cerchi di debellare, continua ad infestare il giardino di casa.
Serra convulsamente le dita a pugno.
Vorrebbe urlare… Vorrebbe picchiarla… cruciarla!
Vorrebbe ferirla come la sua derisione sta facendo con lui.
Apre di scatto gli occhi grigi, resi torbidi dalle emozioni contrastanti che lo dilaniano, che lo guidando, come un automa privo di volontà, verso di lei; che spingono le sue braccia ad afferrala e a stringerla possessivamente a sè.
E la bacia.
Avido si impossessa di quelle labbra divorandole come se in esse vi fosse celata la sua unica fonte di sopravvivenza.
Per un momento Draco sfiora l’irraggiungibile, l’intoccabile.
Ma è solo per un istante.
Lei si è già liberata dalla sua morsa e lo sta guardando furente, la bacchetta puntata alla sua gola.
- Tu… tu… - balbetta ancora sotto shock. – Non osare mai più toccarmi! Mai più! – sibila minacciosa nuovamente padrona della situazione.
Draco si sente raggelare mentre il frantumarsi di qualcosa gli riecheggia nelle orecchie.
- Hermione!
La voce irritante di Potter e Weasley giunge alle loro orecchie portata dal vento.
- Ecco i due prodi cavalieri senza macchia che accorrono a proteggere la virtù della loro donzella! - commenta sarcastico Malfoy vedendoli scendere di corsa la ripida collinetta.
- Hermione tutto bene? – chiede Weasley affiancando, assieme a Potter, la ragazza.
Non si sono accorti di quello che era appena accaduto, quando erano arrivati era già tutto finito e loro avevano visto soltanto la loro amica minacciare il Serpeverde.
- Sì, tutto bene. – risponde lei tranquilla.
- Eravamo preoccupati, ti abbiamo cercato ovunque. Ma perché diavolo ti sei messa a rincorrere Quello? - chiese Harry scoccando un’espressione di biasimo al Serpeverde.
– Se ti ha fatto qualcosa giuro che stavolta lo stendo! – intervenne Ron fissando la Serpe con disprezzo.
- Volevo solo ridargli la sua bacchetta. E no... non mi ha fatto nulla – disse Hermione, apparentemente poco turbata, indicando la bacchetta che giaceva ai piedi di Malfoy.
- Ma adesso andiamo! - continuò, appoggiando le mani sulle spalle dei due amici. – Abbiamo lezione tra cinque minuti.
- Sempre così noiosamente ligia al dovere Sanguesporco o è una scusa per fuggire con la coda tra le gambe? – sibilò, ironicamente sprezzante, il ragazzo scoccando ai tre uno sguardo carico di disgusto.
All'appellativo usato per insultare Hermione entrambi i ragazzi avanzarono minacciosi verso Draco, pronti a dargli una lezione.
- Ora mi ha proprio stufato, Malfoy! – ringhiò Ron afferrandolo per il colletto della divisa.
- Imparerai a fare il gradasso! - terminò mentre Harry, sguainando la bacchetta, pronto ad intervenire se la Serpe avesse attuato uno dei suoi soliti tiri mancini, si avvicinava con espressione rabbiosa.
Hermione si frappose tra i tre.
- No! – gridò puntando il suo sguardo in quello del Serpeverde.
- Cosa c'è Sanguesporco? Temi che i tuoi patetici fidanzatini si facciano del male? - sibilò, Draco sputando tutta la sua velenosa rabbia repressa.
I due ragazzi ringhiarono serrando nervosamente le mascelle, ma Hermione fece loro cenno di non rispondere alla provocazione mentre osservava il biondo e arrogante Serpeverde che la stava squadrando con rabbia malcelata.
Hermione ricambiò quell’occhiata ostile con uno sguardo intenso, colmo di pietà, che ferì Malfoy, molto di più di quanto non desse vedere con la sua algida indifferenza teatrale.
- Non ne vale la pena… - sussurrò Hermione, con un tono severo e tagliente, continuando a fissare negli occhi Draco.
A quelle parole, mentre le sue labbra si strinsero in una linea dura, il Serpeverde si sente dilaniare da emozioni contrastanti e, per la terza volta nella stessa giornata, accusò la sconfitta e spezzò, velocemente, il contatto visivo con la ragazza.
Non ne vale la pena...
Cogliendo il momento Hermione prese sottobraccio entrambi i suoi compagni di casa e, sebbene a fatica, li trascinò lontani dalla Serpe.
Non ne vale la pena...Draco li seguì con lo sguardo sparire oltre la soglia dell’ingresso ovest del castello, la mascella ancora amaramente e rabbiosamente serrata
Non ne vale la pena... Parole che gli rombavano incessantemente nella testa.
Un sorriso amaro si increspò sulle sue labbra.

Piangi! Piangere da sollievo!

Sussurra la sua anima ferita. Ma lui non può piangere… piangere è una debolezza, un lusso che l’erede dei Malfoy, destinato a servire l’ombra della disperazione, non può concedersi.
E intanto la sua anima grida mentre le catene del destino tornano a legarsi con più determinazione e forza ad essa.

Credevi che lei ti avrebbe salvato?
Che avrebbe rischiarato le tenebre che ti avvolgono?
Che ti avrebbe dato quello che hai sempre bramato?
Che ti avrebbe amato?
Che ti avrebbe aiutato a spezzare le catene legate al tuo nome e al destino che grava su di esso?
Che grava sull’essere un Malfoy?


Per un solo istante, quando le sue labbra avevano posseduto le sue lui ci aveva creduto…
Illuso!… nessuno mi amerà mai… nessuno! Perché io non posso permettere di farmi amare! Perché quelli come me non devono amare!
E il sapore delle sue labbra, il suo odore ancora annebbiano i tuoi sensi…

Perché lei è e dovrà rimanere per sempre irraggiungibile… per me!







Note: Le parti in corsivo sono i pensieri e i ricordi di Mafoy


prequiel di "Nelle spire oscure del Serpente".

viste le osservazioni che mi hanno fatto, aggiungo i Credits da cui ho preso ispirazione per il titolo e le atmosfere della storia:
Credits: l’ ispirazione del titolo e dell’atmosfera dell’one-short viene da Gunedra.

Edited by dhesiamalfoy - 15/3/2008, 16:17
 
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