Imperdonabile Peccatore, [10/10/07]Morte

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»Moraviola«
view post Posted on 3/12/2007, 22:29




TITOLO: Imperdonabile Peccatore
AUTORE: Moraviola
RATING: Giallo
GENERE: Sovrannaturale, Romantico, Triste
AVVERTIMENTI: CHARACTERS DEATH
TIPOLOGIA: One Shot
NOTE DELL'AUTRICE:La frase che ho scelto è la numero 5 di Anton Cechov
INTRODUZIONE: Lei non è come le altre, eppure è cascata nella trappola del mio aspetto.
Ma non ci pensare, Madelaine. Sono bello all’esterno, ma sono un orribile mostro all’interno. Dentro di me vive una belva che si potrebbe scatenare ad ogni invitante profumo.


Imperdonabile Peccatore



Mi guarda e mi pensa. Ha un’aria così adorabile che mi fa dimenticare il fatto che non voglio che mi pensi. Sono sicuro che stia pensando che sia terribilmente bello.
Non lo pensare, Madelaine.

Lo so, tutte mi guardano. Tutte pensano che io sia terribilmente bello, ma sentirlo dire da lei, lei che è così pura e innocente in questo mondo così ingiusto, mi fa paura.
Lei non è come le altre, eppure è cascata nella trappola del mio aspetto.
Ma non ci pensare, Madelaine. Sono bello all’esterno, ma sono un orribile mostro all’interno. Dentro di me vive una belva che si potrebbe scatenare ad ogni invitante profumo.

Ci sono cascata anch’io. Eppure credevo che fossi diversa dalle altre... No, io non sono diversa. Sono una delle tante oche che si prendono una cotta per il bello di turno. Ma Edmund Collins non è il solito bello di turno. Ho la sensazione che abbia qualcosa dentro. Che abbia un suo io e che non sia un idiota.
Che banale giustificazione mi do per essermi innamorata di lui...


Mi ami, Madelaine Smith?
Sì, mi ami. E non devi. Non devi per miliardi di motivi.
Perché sono pericoloso. Perché sono un mostro. Perché non potrò mai ricambiarti. Perché ti amo.

xxx



Esce dall’aula con la sua solita espressione neutra, i lunghi capelli rossi adorabilmente decorati con una molletta argentata a forma di stella.
Con cautela mi avvicino a lei e le poggio una mano sulla spalla.
Madelaine sussulta, poi si volta verso di me e la sua espressione muta radicalmente. Un sorriso delizioso si apre sul suo volto e mi chiede cosa sia successo.

Non posso credere che si stia rivolgendo a me! Proprio a me! Edmund Collins si sta rivolgendo a me!
Speriamo che non sia diventata tutta rossa!
Oddio, sembro proprio una di quelle tante oche che gli corrono dietro! Ma cosa ci posso fare se lui è così dannatamente bello e attraente?
Spero solo che non senta il mio cuore battere così forte...


I suoi pensieri inondano la mia testa e mi fanno pentire di quello che sto per fare, ma lo faccio per lei.
Mi sento orribile. Sento i suoi pensieri fiduciosi e mi sento ancora più mostro di quello che sono. La sto per ferire. Mi odierà a morte. Mi odierà finché avrà vita.
Il rancore che proverà mi perseguiterà per sempre. Anche quando lei se ne andrà.
Anche quando non la vedrò più, il suo rancore mi rincorrerà per dirmi quanto orribile sono stato.
Ho davvero il coraggio di farlo? Davvero ho il coraggio di farle del male quando lei mi si presenta con quel sorriso così bello e luminoso, tutto rivolto a me?
So bene che non mi dedicherà più quel bellissimo sorriso, ma solo sguardi carichi di rancore, espressioni sofferenti, parole che mireranno a ferirmi.

Mi dispiace, Madelaine.
E parlo.

“Senti, ho notato che...insomma...tu mi guardi...” sembro imbarazzato, ma non lo sono. Sto solo perdendo tempo, mentre mi chiedo se veramente voglio uccidere il suo sorriso “Tu mi ami?”

Forse mi vuole dire che mi ama, ma non ha il coraggio...
O forse no.
Forse si sta solo chiedendo perché lo fissi così, ogni volta che lo vedo. Sì, credo che sia una domanda legittima.
Perché dovrei fissarlo, dopotutto?
Perché lo amo.
E dovrei dirglielo.
Magari anche lui mi ama...
Lo spero.


“Sì”
Fa un piccolo accenno di sorriso, mentre le guancie le si imporporano adorabilmente. Quel profumo invitante...
Sembra fiduciosa. I suoi pensieri sono fiduciosi.
Ma è fiducia malriposta.
“Io no”
Le mie lame le penetrano nella carne, attraversano i muscoli e tutta la gabbia toracica e arrivano al suo cuore. Le fanno male.
Il sorriso le sparisce dal viso, un’espressione sorpresa si fa strada sul suo volto, gli stupendi occhi nocciola si offuscano e lei si porta le mani al petto, come se l’avessi davvero colpita.
“Mi dispiace dirtelo così, Madelaine. Io non volevo farti soffrire, ma volevo che tu sapessi che sono interessato ad un’altra ragazza. Volevo che tu lo sapessi da me e non da altri o che mi vedessi in giro con lei. Avrebbe fatto meno male...credo.”mormoro, tutto d’un fiato. Ecco, l’ho uccisa. Ho ucciso il suo sorriso. “So cosa provi. Farà male per moltissimo tempo, ma poi mi dimenticherai. Il tempo passa. Cosa vuoi che siano per te gli anni? Dimenticherai questa brutta storia”
Lei alza il viso. I suoi occhi sono duri e freddi, come non lo erano mai stati. Le ho fatto davvero male. Lo so.
“Vattene” mormora “Vattene lontano da me. Non voglio più vederti”
Colpito. Ecco come rimango. Colpito dalle sue parole e da come le ha pronunciate. Con cattiveria. Con odio. Con rancore.
“Io...”
“In pochi minuti mi hai fatto salire in Paradiso e poi mi hai fatta precipitare all’Inferno con le tue parole. Non voglio sapere più niente di te. Vattene da me”
Annuisco. “Lo so. Ti ho ferita”
Ringhia.
“Addio, Madelaine”
Le ultime parole che mi sentirà dire. Addio, Madelaine. Per sempre.

xxx



“Edmund Collins!”
Il mio nome risuona nel corridoio della scuola, pronunciato dalla voce acuta di Gioia Middelton, la migliore amica di Madelaine.
Mi volto lentamente, mentre tutti gli altri studenti ci fissano stupiti. Madelaine è lì, con l’aria afflitta, mentre si morde le labbra con forza.

Bella, bella da morire. La odio e la amo. La odio e non posso fare a meno di amarla.
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Prima che possa dire o fare qualcosa, Gioia mi afferra per il collo della camicia e mi spinge in un’aula vuota.
“Sei uno stronzo” esordisce, mettendo le cose in chiaro se non l’avessi capito
“Grazie” mormoro sarcastico, appoggiandomi al muro e incrociando le braccia “Tutto qui?”
“Sei un mostro, un essere orribile! Come hai potuto farle una cosa del genere? Se non la ricambiavi potevi benissimo ignorarla e lasciarla in pace a sospirare per te!” esclama, con gli occhi verdi ridotti a fessure “E invece no! Devi sempre far del male a qualcuno per sentirti realizzato,eh? Lo sai come stava Maddie quando tu l’hai rifiutata? Uno schifo! Tremava e si mordeva le labbra per non piangere! Si portava le mani al cuore, come se qualcuno gliel’avesse strappato!” continua, avvicinandosi ancora di più a me. “Sei solo uno stronzo egocentrico” dice poi, abbassando il tono della voce e con compatimento.
“L’ho fatto per lei” cerco di trovare una giustificazione “Le ho detto che sto con un’altra io stesso, per evitare che lei lo sapesse da altri o che mi vedesse con lei. Non volevo farla soffrire.”
“Non volevi farla soffrire” ripete Gioia, con espressione neutra “E tutte le altre che ti vengono dietro? Perché non hai voluto non far soffrire anche loro?”
“Perché tutte le altre sono solo cotte di me” rispondo, senza sapere il perché mi stia confidando con una perfetta sconosciuta “ Avevo la sensazione che Madelaine fosse davvero innamorata di me e che avrebbe sofferto più di tutte le altre oche messe insieme se lo avesse saputo da altri. Io voglio bene a Madelaine. Fidati. Non voglio che lei soffra a causa mia. Le voglio un mondo di bene, ma non la amo. Ed è questa la differenza”
Bugia. Bugia. Immensa bugia. Tutta la mia vita è una bugia. La amo. La amo incondizionatamente proprio perché è lei, così dannatamente semplice e così dannatamente attraente nella sua semplicità.
Ma non posso amarla. Questo è il problema. E allora rimarrò nell’ombra.

xxx



I lunghi capelli rossi le scivolano davanti, coprendo il meraviglioso viso che guardo con aria triste.
Madelaine si volta verso di me con aria ostile “Cosa vuoi? Gradisci che ti dica la domanda numero quattro?”
Sospiro.
“No, Madelaine” dico, fissando il test di storia davanti a me, interamente completato. “Volevo scusarmi”
“Non voglio sapere niente da te”
Sospiro ancora, mentre le sue parole mi feriscono. Ma io l’ho ferita di più.
“Madelaine, io non volevo farti soffrire...” mormoro, guardandola. Lei si porta i capelli indietro e continua a fissare ostinatamente il suo foglio “Potresti mai perdonarmi per quello che ho detto? Io ti voglio bene, ma non ti amo. Volevo che lo sapessi”
Mi guarda inarcando un sopracciglio.
“Ti prego, Madelaine” la supplico “Io...”
“Signor Collins, signorina Smith! Smettetela di fare conversazione e continuate il test!” esclama la professoressa Brown, osservandoci con espressione di rimprovero.
Madelaine si gira ed ho la sensazione che non si volterà mai più verso di me.

xxx



Dolore.

Dolore che non va via, che non dovrei provare, che non potrei provare. E invece lo provo. Non so per quale strano motivo riesco ancora a sentire il dolore, ma ora non mi importa. Voglio affogare in questo dolore, voglio dimenticare il mondo intorno e lasciarmi avvolgere dai miei sentimenti, che non avrei mai potuto provare.
Sofferenza che è stata scatenata interamente da me, che fa male a me e a qualcun altro. Colpa mia. Colpa mia del male che provoco alle persone. Sono un orribile mostro, dentro e fuori. Il mio bell’ aspetto è uno specchietto per le allodole. Non è altro che una trappola. Perché sono tanto meraviglioso fuori, quanto sono orribile dentro.
Sono disgustato da me stesso, per quello che ho fatto e per aver avuto anche il coraggio di chiedere perdono. Nessuno mi perdonerà, perché sono imperdonabile.
Madelaine non si è più voltata verso di me, se non per riservarmi parole d’odio ed espressioni rancorose. Ogni sua lacrima che vedo e che solo immagino abbia versato mi fa sentire ancora peggio. È colpa mia se lei sta male, colpa mia se io non riesco a passare oltre.

La gente mi passa accanto senza neanche accorgersi di me e della mia sofferenza. Mi rendo conto che le presone camminano in fretta senza accorgersi degli altri esseri che gli passano accanto. Ognuno pensa solo per se e non se ne importa niente degli altri.
Anche io ero così. Fino a qualche giorno fa non mi rendevo conto di tutta la gente che mi passava accanto, ma ora, più apro la mente e più mi rendo conto che ogni essere, più o meno insulso, ha una sua sofferenza a cui andare contro. Ogni persona che mi passa accanto ha un suo problema: bollette da pagare, figli che stanno male, situazione familiare che non va bene... Non esisto solo io al mondo e me ne rendo conto solo ora. Ognuno di noi ha un dolore che si trascina dietro.

È notte.
Fa freddo per la gente normale, ma non per me. Indosso solo un maglione leggero, ma sto benissimo. Vago senza meta per le strade di Londra, con le mani in tasca e lo sguardo basso.
La mia mente percepisce miliardi di pensieri, pensieri della gente che mi circonda, che se ne sta nelle case davanti alla TV con i loro consorti o figli.
Alzo lo sguardo e noto un’inconfondibile chioma rossa passeggiare nei pressi dell’Hyde Park.
Prima che possa riflettere, il mio istinto mi dice di correre, di raggiungerla ed è ciò che faccio.
Corro, corro per raggiungerla, per farmi perdonare, per cancellare tutto quello che ho detto.
La raggiungo velocemente, ma rimango dietro di alcuni passi.
Davvero ho il coraggio di presentarmi davanti a lei dopo tutto quello che le ho fatto passare? Davvero ho la sfacciataggine di chiamarla dopo averla fatta soffrire così?
Ma la amo. È una banale giustificazione per quello che sto per fare, ma è l’unica che ho.
Avvicinandomi le tocco la spalla e lei si volta sorpresa. Quando mi vede, l’espressione sorpresa diventa furiosa.
“Cosa vuoi?” mi chiede, chiudendo di scatto il libro e fissandomi ostile
“Scusami” mormoro, guardandola implorante “Scusami per tutto quello che ti ho fatto. Non mi perdonerò mai il male che ti ho fatto. Sono uno stronzo, un egoista, tutto quello che vuoi tu... Ma perdonami!”
“Perché ti dovrei perdonare?” chiede lei “Per farmi soffrire ancora una volta? Per deludermi di nuovo? No, grazie”
Le lacrime scendono sul suo viso, sulle sue guancie adorabilmente rosse per il freddo.
Con il pollice asciugo quelle gocce di tristezza e lei rabbrividisce sotto il mio tocco freddo, più freddo del marmo.
“Edmund, lasciami stare. Sei un’egoista. Non vuoi privarti di me perché mi vuoi bene, ma così mi farai solo soffrire di più. Sarebbe meglio se mi lasciassi stare” mormora con voce rotta, mentre i suoi singhiozzi si trasformano in un pianto disperato. “Tu non sai quello che ho provato quando mi hai detto che non mi amavi. Ti odio, Edmund Collins. Ti odio perché mi hai ferito e perché questa ferita rimarrà per sempre dentro di me”
“Mi odi” ripeto, passandole una mano sulla guancia, accarezzandola. La sua guancia è calda, ma la mia mano è gelata.
“Ti odio, perché se non ti odiassi, dovrei amarti” dice Madelaine, scansandosi dalla mia presa e abbassando lo sguardo
Rimango così colpito dalle sue parole, che le permetto di allontanarsi da me senza dire niente.
“Tu mi ami ancora, Madelaine?” dico, avvicinandomi ancora a lei
“Sì” mormora lei, facendo un passo verso di me. “E vorrei che anche tu mi amassi”
“Non posso, Maddie” sussurro “Sono pericoloso. Ti metterei in pericolo se ti amassi”
“Allora se non mi ami perché ti ostini a chiedere il mio perdono?” chiede, alzando gli occhi “Se non te ne importasse niente di me, perché faresti di tutto per starmi accanto?”
Non rispondo. Abbasso lo sguardo. I nostri volti sono troppo vicini e rischio di perdermi nei suoi occhi nocciola, così imploranti da farmi sentire in colpa.
“Tu mi ami”
La sua non è una domanda, ma un’affermazione. Sicura di quello che dice, si ostina a tenere il suo sguardo su di me.
Vero, io la amo. La amo più dell’aria che dovrei respirare, più della mia stessa esistenza, più del mio io, ma non posso amarla. Le farei del male se solo mi azzardassi a toccarla. Non devo amarla.
“Sì”
E allora perché le mie labbra pronunciano quella sillaba imperfetta? Perché non riesco più a mentire?
Perché la amo. Ecco la risposta a tutti i miei perché. Perché ormai è giunto il tempo della verità. Le bugie non servono più a nulla. E io la amo.
“Perché allora non vuoi amarmi?” chiede,mentre le lacrime le sgorgano dagli occhi nuovamente.
“Perché se io ti amassi, tu moriresti” rispondo, fissando la terra al mio lato
“Se tu non mi amassi, io morirei” replica Madelaine, guardandomi seria.
“No, Maddie” dico con un sorriso amaro “Fidati, moriresti se solo provassi a baciarti”
“Perché?”
“Perché sono pericoloso, Madelaine” Riporto lo sguardo su di lei. Mi guarda sofferente, con quell’aria triste così bella e così straziante.
“Io ti amo” sussurra “E non me ne importa se tu sei pericoloso, letale, mortale o qualunque aggettivo ti venga in mente. A me importa che tu mi ami. Tutto il resto viene dopo”
Mi si avvicina ancora di più. A separare i nostri volti ci sono un paio di ingombranti centimetri. Distanza che vorrei aumentare, ma che non posso. O meglio, non voglio.
“Madelaine, non posso...ti ucciderei” mormoro, ma ormai le mie ragioni sono andate a farsi benedire, assieme alla logica. Mi sto facendo trasportare dagli istinti.
“Uccidimi pure” sussurra Madelaine, chiudendo gli occhi. “Morirei comunque se tu mi rifiutassi”
Si alza in punta di piedi e passa le sue braccia attorno al mio collo, per poi poggiare le sue labbra morbide sulle mie, gelate.
Mi sento andare a fuoco e, senza riflettere, l’attiro a me. La amo e desidero dimostrarle tutto il mio amore. Desidero averla tutta per me. Desidero baciarla finche avrò forza.
La bacio con passione, tenendola stretta a me, senza pensare a quello che potrebbe succedere.
D’improvviso, un colpo di vento ci colpisce e un odore forte penetra nelle mie narici.

Forse, se quel giorno non l’avessi baciata, se non mi fossi lasciato trasportare dai sensi e dall’istinto, forse non sarebbe accaduto quello che è accaduto.
Ma avevo già perduto la ragione e non riuscivo più a controllare i miei istinti. E quello fu il più grosso errore che abbia mai commesso.


D’ istinto mi stacco da lei e dalle sue labbra, per affondare i miei denti nella morbida pelle del suo collo.
Il suo sangue mi solletica i denti e mi inonda la bocca. Ha un sapore delizioso e rinfrescante.

La ragione non tornò, né i gemiti di dolore di Madelaine la fecero tornare. Non li sentivo, ero del tutto preso dal succhiare il sangue della donna che amavo.

Pian piano, i suoi gemiti diminuiscono, tanto da diventare un rumore di fondo.
E, pian piano, anche il suo sangue diminuisce e finisce. Lo succhio fino a prosciugarla.
Solo quando stacco il suo corpo esanime da me e lo poggio su una panchina, mi accorgo di quello che ho fatto.
Madelaine giace senza vita su quella panchina, la camicia bianca malamente strappata e imbrattata di sangue rosso, rosso come i suoi capelli, che dondolano dolcemente spinti dal sussurro del vento.
Gli occhi nocciola, che avevo tanto amato, sono chiusi, la sua espressione, nonostante tutto il male che le ho fatto, tranquilla.
Cosa ho fatto? Come ho potuto uccidere la donna che amo?
Sono un mostro. Un essere orribile. Un imperdonabile peccatore.
Un vampiro.

Almeno, tu Madelaine, pura e innocente in questo mondo ingiusto, non vivrai nel dolore che ti ho provocato.
Io continuerò a vivere.

La morte è spaventosa, ma ancor più spaventosa sarebbe la coscienza di vivere in eterno e di non poter morire mai.
Così diceva Anton Cechov. Ed ha ragione, perché io vedrò lo scempio che ho fatto in eterno e mi farò del male.

Dolce Madelaine, così delicata, bella come un fiore appena sbocciato, morta, per aver amato un imperdonabile peccatore.

Edited by »Moraviola« - 5/12/2007, 17:13
 
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ikumi
view post Posted on 3/12/2007, 22:33




La tabella da seguire: mancano gli avvertimenti, la tipologia e l'introduzione alla storia.
 
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1 replies since 3/12/2007, 22:29   40 views
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