Past&Present, [15/11/07] HP - Pairings & Charms

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Rowizyx
view post Posted on 4/1/2008, 15:37




Fandom: Harry Potter
Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt
Rating: Verde
Genere: Romantico, Commedia
Disclaimer: I personaggi della storia non appartengono a me, bensì a J.K.Rowling, alla Warner Bros e a chiunque altro ne detenga i diritti; pertanto questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro e non rappresenta una violazione del copyright.
Tipologia: One-Shot
Note dell'Autore/Autrice: l’incantesimo scelto tra quelli del bando è Evanesco.
Introduzione alla Fan Fiction: I tempi cambiano, gli studenti distratti rimangono. Lo sa bene Minerva McGranitt, anche se ora che si trova dall’altra parte della classe tende a dimenticare i suoi quindici anni. Minerva è sempre stata, per tutti e forse anche per se stessa, una severa insegnante e direttrice di Casa, sempre ligia al suo dovere; perciò è normale che pretenda lo stesso dai suoi studenti. Ma qualcuno è sempre pronto a ricordarle il passato…


Settembre, era soltanto settembre: Minerva McGranitt contemplò esasperata quella verità, per poi lasciarsi sfuggire un sospiro profondo; la Sala Grande era gremita, essendo ormai arrivata l’ora di cena, e dal suo posto al tavolo degli insegnanti la donna controllava, tra un boccone di roastbeef e l’altro, la folla colorata e rumorosa del corpo studentesco.
Era particolarmente stanca quella sera, per non dire molto nervosa.
«Minerva, sicura di stare bene? Hai una faccia…», commentò timidamente Madama Bumb, dopo aver interrotto un divertente racconto su quanto era accaduto alla lezione di volo che aveva tenuto nel pomeriggio agli allievi del primo anno.
Per tutta risposta, l’interpellata afferrò un panino dal cesto che aveva di fronte e lo spezzò con rabbia, facendo volare briciole ovunque.
«Bene? Io sto benissimo, sul serio: sono gli studenti che mi preoccupano», sbottò, mentre l’insegnante di volo iniziava a pentirsi di aver ficcato il naso negli affari della collega; Madama Bumb era stata assunta da poco e ancora non conosceva bene gli altri professori, ma si segnò mentalmente di evitare simili domande, in futuro. «Ogni anno i nostri ragazzi tornano con la testa più vuota, e non riesco a spiegarmi perchè».
«Come ti capisco, cara! Oggi ho provato a far travasare alcune talee di Fichi Avvizziti dell’Abissinia agli studenti del terzo anno, un compito che avevano svolto alla perfezione a maggio; ho pensato che potesse essere un buon ripasso, prima di iniziare con il programma vero e proprio», la professoressa Sprite fece una pausa, rabbrividendo al solo ricordo di cos’era successo appena un paio d’ore prima. «Non saprei neanche con quali parole spiegarvi il disastro che hanno combinato, ma è stato davvero deludente».
Severus Piton, dall’altro lato della tavolata, sogghignò divertito, mentre afferrava con due dita il collo del proprio calice per concedersi un sorso di vino rosso.
«Trovo esilaranti questi commenti, se penso che solo un paio di giorni fa sono stato etichettato paranoico ed esagerato perché mi sono lamentato del terzo calderone fuso in meno di una settimana nella mia classe».
Detto questo, l’insegnante di Pozioni tornò alla sua cena solitaria, senza degnare le tre donne di un altro sguardo; essendo il membro più giovane del corpo docenti, sentiva ancora un forte distacco dai compagni di lavoro, nonostante la sua natura sarcastica e irritante lo portasse a esporre malignamente opinioni e giudizi nei momenti meno opportuni.
Minerva fece per ribattere quanto trovasse rilevante che, casualmente, sebbene due dei paioli in questione appartenessero a studenti di Serpeverde, il mago si fosse concentrato solamente sul terzo incidente, causato da una ragazzina di Grifondoro – la quale, tra l’altro, era scoppiata in lacrime dopo essere corsa nello studio della sua Capocasa per via dei commenti sarcastici del professore – ma alla fine decise di rinunciare alla discussione.
La strega non aveva ancora abbastanza confidenza e, inoltre, non aveva intenzione di rendersi ridicola con il giovane collega rimbrottandolo come se fosse ancora uno studente, così ripresa a sua volta la cena.
«Si può sapere che hanno combinato gli studenti per farti arrabbiare tanto, Minerva?» La donna si voltò per cercare la figura sottile del Preside, che si era seduto proprio al suo fianco.
Quando era arrivato? Era talmente seccata da non essersi nemmeno resa conto della presenza al suo fianco.
«Ecco, la lezione di oggi prevedeva di mettere in pratica gli incantesimi evanescenti, con la classe del quinto anno, e i risultati sono stati davvero pessimi. Il momento clou è avvenuto con la prova della Tonks, che ha puntato la bacchetta verso la testa di Charlie Weasley, facendogli sparire tutti i capelli: ho impiegato due ore e tutte le controfatture che conosco per restituirgli la sua capigliatura fulva».
Minerva omise di ammettere che, se si fosse trattato di un altro studente, non si sarebbe prodigata per ottenere un risultato tanto perfetto, ma trattandosi del suo Cercatore aveva preferito evitargli qualunque conseguenza psicologica, poiché si avvicinava la partita più importante del torneo.
Inoltre, preferiva evitare la furia materna di Molly Weasley, per quanto il carattere esplosivo e rocambolesco dei due ragazzi maggiori rendesse difficile il compito.
Albus Silente attese un paio di secondi, in un vano tentativo di trattenere le risate, per poi esplodere con gran disappunto della strega.
«Le cose non cambiano mai, a quanto pare!», esclamò il Preside dopo aver ripreso il controllo, gli occhi che splendevano come stelle da dietro le lenti degli occhiali a mezzaluna, mentre fissava l’insegnante di Trasfigurazione.
«Ogni anno è peggio, Albus: non so più dove finiremo, di questo passo», sibilò la donna per risposta.
«Ne sei sicura? Io non sarei così pessimista, pensando al futuro. Ricordo che anche ai miei tempi, quand’ero in cattedra, quell’argomento creava problemi in particolare, ma forse è solo una reminescenza dei tempi passati; potrei sbagliarmi, d'altronde ormai non sono più un giovanotto».
Minerva sembrò sul punto di rispondere a tono, piccata, ma sul più bello tacque, arrossendo; non era una storia da condividere con i colleghi, quella.

*****



Aveva quindici anni o poco più, allora, ed era vittima del primo amore. Minerva non era mai stata una persona semplice, ed anche quella cotta, che stava lentamente trasformandosi in un’ossessione, era fuori dal comune.
«Minerva, sei ancora tra noi o hai già oltrepassato le Lune di Giove?»
La voce gentile e divertita del professore riportò in classe una delle sue migliori studentesse, che farfugliò qualcosa d’incomprensibile, mentre diventava rossa per l’imbarazzo.
«Bene, se eri attenta allora puoi dare una dimostrazione ai tuoi compagni di quello che abbiamo appena detto. Avanti, su!»
La giovane strega annuì con poca convinzione, mentre cercava sulla lavagna qualche passaggio che potesse aiutarla a capire la lezione che aveva appena perso: incantesimi evanescenti, si era distratta alla lezione più importante del trimestre!
Fin dall'aprile dell'anno precedente, quando avevano iniziato i rudimenti di questa complicata magia, si impegnava costantemente affinché le riuscisse al meglio ma, sfortunatamente, c'era sempre qualcosa che non andava per il verso giusto; con i piccoli oggetti non aveva avuto problemi, ma già con una scatola o un cappello non riusciva, perciò non aveva speranze per far sparire un animale.
Maledicendo il proprio nome, inspirò profondamente, si armò di bacchetta e la puntò verso il porcellino d’india che la fissava dalla sua gabbia con aria terrorizzata, ma al momento di recitare l’incantesimo qualcosa andò storto: un raggio multicolore partì dal suo strumento, scagliandosi dritto verso la testa del professore.
Albus Silente rimase perfettamente immobile, imperturbabile, senza nemmeno tentare di parare la magia, mentre la classe tratteneva il respiro; quando Minerva osò riaprire gli occhi, che aveva coperto con i palmi delle mani, non riuscì a rimanere seria: al posto del berretto viola che il professore indossava solitamente, sul suo capo spiccava un enorme sombrero dai colori vivaci e ornato da una serie di piccoli e tintinnanti sonagli.
L’ansia che aveva attanagliato gli studenti si trasformò in un istante in ilarità; l’insegnante alzò gli occhi per osservare meglio quale fosse la causa di tante risate e batté le mani per richiamare l’ordine, senza mai smettere di sorridere.
«Bene, Minerva ci ha generosamente fornito un esempio di ciò che dovete assolutamente evitare al momento di lanciare un incantesimo evanescente», commentò, dedicando un’occhiata speciale alla ragazza. «Non crediate che le conseguenze siano sempre così divertenti: si tratta di un genere di magia pericoloso, se usato con leggerezza, ed è da tenere presente in ogni momento il rischio di spaccare l’oggetto o l’essere vivente che volete far scomparire, come in una Materializzazione mal riuscita. Gli effetti potrebbero essere terribili, perciò fate attenzione».
La voce del professore si era mantenuta calma e gentile, come sempre, eppure Minerva chinò il capo con aria dispiaciuta, riconoscendo il rimprovero nelle sue parole.
Dopo quel piccolo incidente, la lezione si svolse normalmente, anche se la giovane strega continuò a rimuginare sull’accaduto, sempre più immusonita; ancora distratta, fu l’ultima ad alzarsi al momento di cambiare aula per la lezione di Incantesimi: appena arrivò sulla soglia, però, sentì il professore richiamarla alla cattedra.
«Professore, mi dispiace davvero tanto, io…», iniziò a scusarsi, prima ancora che il mago aprisse bocca.
«Non è successo nulla, Minerva, sta’ tranquilla».
«Ma avrei potuto farle del male, ha detto lei stesso che questo genere d’incantesimi è molto pericoloso!», esclamò lei, sempre più mortificata.
«Il tuo raggio non puntava direttamente su di me, o mi sarei difeso», rispose con calma il professore, cercando di tranquillizzarla. «Piuttosto, sono un po’ preoccupato per te: non ti ho mai vista così distratta negli ultimi giorni, Minerva. C’è qualcosa che ti preoccupa? Sai che con me puoi parlare di tutto».
La ragazza arrossì, incapace di contenersi, facendo segno di no con il capo: sarebbe stato difficile spiegare il vero motivo della sua disattenzione, soprattutto a lui.
«No, professore, sul serio. Non importa, è una sciocchezza: le prometto che non accadrà più».
Silente scosse la testa con un gran sorriso dipinto in volto, così da far tintinnare tutti i sonagli del suo nuovo copricapo.
«Non voglio mortificarti, cara, ma solo fare il possibile per aiutarti a trovare la tua strada; hai un immenso potenziale, soprattutto nella mia materia», Silente si tolse gli occhiali a mezzaluna per guardare la ragazza direttamente negli occhi. «Sarebbe un vero peccato se tu non sfruttassi le tue capacità: in fondo questo è l’anno dei G.U.F.O. e tra qualche mese, prima degli esami, ti troverai a decidere del tuo futuro».
Era un discorso a cui Minerva non era preparata: non aveva mai pensato al suo futuro, convinta di avere ancora molto tempo di fronte a sé; i genitori durante l’estate avevano spiegato alla ragazza come si sarebbe svolto il colloquio con il capocasa in cui avrebbe scelto la sua carriera dopo il settimo anno, eppure ancora non aveva le idee chiare su quali potessero essere le possibilità davanti a lei.
A scuola era brava in tutte le materie e provava interesse per gli argomenti più disparati, spinta dalla curiosità e dalla voglia di conoscere; scegliere una via era incredibilmente difficile, tanto che aveva deciso di non pensarci fino al giorno del colloquio con il professor Silente, prima degli esami.
«Pensa che la Trasfigurazione potrebbe essere il mio futuro, un giorno?», chiese timidamente, dopo essere arrossita per il complimento ricevuto.
Era una ragazza tenace e combattiva, in genere, che non ammutoliva al primo rimprovero: solo Silente la mandava in confusione, per quanto cercasse di mostrarsi anche con lui decisa e sicura di sé.
«Ti dirò, Minerva: non si sa mai cosa può riservare il domani. Francamente, l’insegnamento non era nei miei progetti; Hogwarts ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore e…», il mago sembrò perdersi per un secondo dei propri pensieri, molto lontano dall’aula e dalla sua alunna. «Alla fine, quando mi è stata offerta questa cattedra, ho accettato l’offerta al volo».
La giovane strega storse il naso, poco convinta. «Non so se sono altrettanto brava a cogliere le occasioni al volo; lo sa, i manici di scopa ed io non siamo molto amici».
Il professore scoppiò a ridere, divertito dalle parole di lei, che rimase un poco interdetta; ciò che aveva detto era la pura verità, ma probabilmente Silente non aveva assistito alla sua lezione di volo al primo anno.
«Io, invece, sono certo che riuscirai in tutto quello che sceglierai di fare, Minerva», replicò con dolcezza il mago. «Sei in gamba, molto in gamba, e non avrai problemi, con la giusta concentrazione. Per questo vorrei chiederti di fermarti qui dopo l’ultima lezione, per recuperare quello che hai perso oggi».
Minerva sgranò gli occhi, stupita; per quanto fosse buono, era troppo perfino per Silente. «Pensavo che mi avrebbe punito, o che, per lo meno, avrei dovuto mettermi in pari per conto mio».
«Per un attimo di distrazione? No, non è da me; ora fammi vedere un bel movimento del polso e pronuncia con chiarezza l’incantesimo», rispose, togliendosi il sombrero e posandolo sulla cattedra.
La ragazza sembrò spaventata all’idea, probabilmente convinta di combinare qualche altro pasticcio, ma alla fine estrasse la bacchetta e fece come le era stato chiesto; al primo tentativo, proprio come Silente si aspettava, l’enorme berretto scomparve nel nulla.

*****



«Erano tempi diversi, proprio come lo eravamo noi; gli studenti sono… sempre più disfattisti, sì, e meno interessati al proprio futuro. Non si rendono conto dell’importanza della scuola», sbottò la strega riscuotendosi dai propri ricordi, imbarazzata.
«Ne sei sicura?», chiese con dolcezza il Preside, certo che anche lei fosse tornata a quel giorno di tanti anni prima. Minerva borbottò qualcosa d’incomprensibile, continuando a far ruotare il cucchiaio nel piatto di minestra calda che aveva di fronte.


*****



«Evanesco», esclamò Minerva McGranitt, ultima arrivata del corpo docente, facendo sparire un mucchio di spazzatura ammucchiato in un angolo della sua nuova classe.
Un paio di candele fluttuanti in aria seguiva a qualche passo di distanza ogni suo movimento, così da illuminarle un poco l’ambiente circostante: periodo strano per prendere servizio a Hogwarts, le vacanze di Natale, ma non appena era stata chiamata per il posto aveva fatto le valigie e aveva preso il treno in direzione della Scozia.
La strega sospirò, cercando di calcolare quanto lavoro le rimanesse da fare prima che le lezioni ricominciassero ai primi di gennaio.
Erano passati dieci anni e più dall’ultima volta che era entrata in quella stanza e, in effetti, doveva ammettere che dalla cattedra la prospettiva era notevolmente diversa; il tempo era fuggito via come una saetta, mentre lei affinava le sue capacità, seguiva corsi in diverse parti d’Europa, diventava sempre più brava e competente. L’iscrizione al registro degli Animagi era stata l’ultimo dei suoi tanti successi.
La classe sembrava molto più sporca e disordinata di come l’aveva lasciata dopo il M.A.G.O., sebbene anche allora il coloratissimo caos del professor Silente spiccava in fondo all’aula. L’anno scolastico era già iniziato e aveva solo un paio di giorni per mettersi a suo agio, prima di presentarsi agli allievi e iniziare così le lezioni.
«Vedo che stai iniziando con le grandi manovre», osservò gentilmente una voce conosciuta. «Pragmatica e precisa come sempre, a quanto pare».
Minerva s’illuminò e rispose arrossendo come aveva fatto molto tempo prima. Dieci anni e più, eppure nulla era cambiato davvero: in tutto quel tempo lontano da Hogwarts, nessuno era riuscito a entusiasmarla e a farle rivivere le stesse emozioni provate per quel bizzarro professore, che era rimasto nel suo cuore come il più piacevole dei ricordi dell’adolescenza.
«La solita cocciuta Minerva, nulla di più. Non si è perso granché in tutti questi anni».
Certo la sua sicurezza nei confronti del professore, data la lunga lontananza, era aumentata. Non era ancora sicura su cosa si aspettava dal vecchio mago, in realtà; gli ormoni erano scemati durante gli anni, e il tempo le aveva offerto molte possibilità per riflettere su quanto era accaduto durante il suo soggiorno a Hogwarts.
La tragedia della Camera dei Segreti aveva gelato tutti e sette gli anni, come una morsa di ghiaccio nel pieno dell'inverno, ma questo certo non aveva avuto su di lei strascichi negativi; Minerva si era ripromessa, infatti, che avrebbe fatto di tutto per proteggere i suoi studenti, in qualsiasi situazione, nell'esatto istante in cui aveva accettato il nuovo lavoro.
«Meglio così. La vecchia Minerva mi piaceva molto; capita raramente di avere in classe studenti così attenti», esclamò facendole l’occhiolino.
Aveva scherzato, o la stava prendendo in giro? La strega non riuscì a capire, ma non desiderava mostrarsi insicura.
«Sei qui, alla fine», riprese Silente. «C’è voluto più tempo di quanto avevo previsto, ma con la faccenda della Camera il povero Armando si è trovato costretto a restare al suo posto fino alla fine. Pover’uomo, che riposi in pace come il suo ritratto in ufficio».
«Mi voleva qui, ad insegnare?», chiese realmente sorpresa la donna, riprendendosi dal brivido d’angoscia che l’aveva scossa al sentire nominare la Camera; erano passati anni dai tragici eventi culminati con la morta di quella povera ragazza di Corvonero.
Le parole del mago l’avevano lasciata di stucco; il professore non le aveva mai nascosto la sua ammirazione, ma quella rivelazione era davvero inaspettata.
«Beh, il Preside Dippet mi aveva confessato con largo anticipo che, al momento della pensione, avrebbe nominato me come suo successore e mi aveva consigliato di cercare un nuovo insegnante di Trasfigurazione», Silente mosse la bacchetta verso le finestre, così che le tende si spalancarono, lasciando che la fioca luce di quel pomeriggio dicembrino entrasse nell’aula; si mise a fissare il limitare della Foresta Proibita, dove spiccava l’imponente e massiccia figura di Hagrid. «Al tempo tra i miei studenti erano tutti abbastanza distruttivi, lo ricordi bene anche tu, e io volevo una persona giovane ed energica per trattare con i nostri ragazzi. La scelta mi è sembrata ovvia, soprattutto dopo aver letto il tuo ricco e interessante curriculum».
Minerva era sempre più confusa. Perché le stava dicendo tutto ciò?
«Questi anni passati lontano da Hogwarts sono stati per me molto utili: ho imparato molto e sono davvero felice della mia formazione. Devo concederle, però, che non mi aspettavo una domanda di assunzione alla Scuola di Magia e Stregoneria più importante del mondo, soprattutto non in questo periodo dell’anno. Mi ha davvero sorpreso».
«Dammi del tu, Minerva; non sei più una mia studentessa», ribatté il professore con un sorriso. «Purtroppo, prima che iniziasse l’anno scolastico il Ministro mi ha pregato di assumere un suo nipote apparentemente molto preparato, e non ho potuto fare altro che accettare; questo brillante giovanotto, alla fine, si è dimostrato inadatto al ruolo ed è crollato prima di Halloween. I nervi, che pessimi amici. Vedo, però, che ti stai già mettendo all’opera per lavorare al meglio».
Con un cenno della mano, Silente indicò gli oggetti più disparati che la donna aveva accatastato nelle ultime ore per fare spazio e pulizia nell’aula. Minerva annuì. «La classe era quasi impraticabile, quando sono arrivata, e non ho nemmeno ancora guardato l’ufficio. Mi chiedo come abbia fatto il mio predecessore a creare tanto caos in un mese o poco più», concluse con una nota di disprezzo nella voce.
«Temo che il maggiore responsabile sia io, Minerva», si giustificò tossicchiando il mago, lievemente imbarazzato. «In questi anni ho accumulato qui tutte le mie cianfrusaglie e non ho ancora concluso il trasferimento; ovviamente ti aiuterò io, così potrai sistemarti al meglio».
«Oh no, professore; lei di certo avrà molti altri impegni ben più importanti», si schermì la strega, sebbene desiderasse passare più tempo possibile a stretto contatto con il Preside.
«Ma non altrettanto divertenti o interessanti», replicò Silente strizzando l’occhio sinistro. «Avanti, cominciamo con lo studio; qui ormai è necessario solo spostare il salvabile e far sparire il resto».
Minerva si diede un’occhiata intorno: in effetti nella classe aveva già fatto la maggior parte del lavoro. Aveva spostato con la magia tutti gli arredi in un angolo, in modo da poter valutare con attenzione tutto l’ammasso di ciarpame; vi era ben poca roba che le era sembrata in condizioni passabili, e il resto era stato eliminato con un semplice incantesimo Evanescente. Niente sombreri, però.
Non aveva ancora guardato la stanza attigua, temendo cosa avrebbe potuto trovarvi ma, quando Silente aprì la porta, giudicò che non vi era molto disordine. Sugli scaffali erano stipati oggetti assurdi e strampalati, molti dei quali erano anche nei suoi ricordi di studentessa; indubbiamente, quello studio era ancora il regno del nuovo Preside.
Una macchia di colore, tuttavia, attirò in particolare la sua attenzione: su un appendiabiti tarmato si stagliava un grande sombrero, dalle tinte eccentriche e decorato con diversi sonagli ormai arrugginiti.
La donna sgranò gli occhi, davvero sorpresa. «Lei… Ha conservato quell’affare per tutti questi anni!»
Non riusciva a credere a ciò che vedeva; possibile che significasse tanto per lui?
«Non è stato facile recuperarlo – il tuo incantesimo quella volta è stato davvero ottimo – eppure alla fine ci sono riuscito. È un oggetto di grande valore, per me», disse pacatamente il mago, senza mai smettere di sorridere. «Bene, qui è quasi tutto in ordine; scommetto che il poverino che ti ha preceduto non ci ha nemmeno messo piede. Porterò via le mie cose al più presto, promesso».
Minerva fece debolmente cenno di sì con il capo, sconvolta. Le parole del suo nuovo collega la mettevano in difficoltà; possibile che avesse davvero compreso il significato di quel discorso?
Decise di concentrarsi sul lavoro, prima di farsi scoprire come se avesse ancora quindici anni.
«Sarà meglio far sparire ciò che è rimasto nella classe, allora, così da non inciampare nel passaggio», disse con un filo di voce.
«Fammi vedere se in questi anni la tua tecnica è migliorata, cara», la sfidò con aria divertita il Preside, incrociando le braccia sul petto. La donna fece una smorfia compiaciuta, per poi accettare l’invito e far sparire tutta la paccottiglia che aveva ammucchiato al centro dell’aula con un solo colpo di bacchetta.

*****



«Buona serata, io mi ritiro: ho una valanga di compiti da correggere e, vista la classe del terzo anno, solo Merlino sa quanto tempo ci vorrà per finire».
Minerva si pulì ancora una volta le labbra con un lembo del suo tovagliolo, per poi lasciarlo cadere accanto al piatto ancora mezzo pieno.
«Ma non hai nemmeno finito di mangiare», osservò la professoressa Sprite, preoccupata.
L’insegnante di Trasfigurazione si concesse un sorriso rivolto alla collega, che la fissava con i suoi occhi porcini coronati dalle sopracciglia sporche di terriccio. «Tranquilla, Pomona, mi è passato l’appetito; farò una colazione più abbondante domani, piuttosto. Buonanotte a tutti».
Allontanatasi dalla Sala Grande, la strega cercò di calmarsi un poco e ridusse la sua andatura marziale; si divertiva a vederla andare in crisi, non c’era altra spiegazione. Si sarebbe vendicata, in qualche modo, oh sì…
«Scusa, ma scherzare così alle spalle dei nostri colleghi è davvero troppo divertente!», esclamò una voce fin troppo conosciuta.
«Ridi di loro o di me che annaspo? Spiegati un po’», rispose lei borbottando, sempre più arrabbiata.
Albus Silente la raggiunse e le prese una mano con dolcezza e la baciò sul dorso, tenendola poi tra le sue.
«Avanti, dovremo confessarlo, prima o poi», disse con aria complice, immaginando chissà che reazioni degli altri professori alla scoperta della loro relazione.
Minerva sbuffò, chiedendosi come il suo compagno, alla veneranda età di centotto anni, potesse ancora assomigliare così tanto ad un adolescente; l’idea di mettere tutti al corrente della verità non le piaceva molto, essendo molto riservata sulla sua vita privata: se l’avessero scoperto gli studenti, poi, sarebbe stata la fine.
Ci avevano messo oltre vent’anni, da quel lontano dicembre del 1956, ad avvicinarsi, diventando così più che semplici colleghi. Forse la loro non era una storia passionale come in genere sognano le ragazzine, eppure l’amore e l’affetto che provavano reciprocamente era saldo e tenace.
«Scusa se ti ho stuzzicato», riprese il mago, «ma sentirti parlare di quell’incantesimo è stato davvero troppo: pensa se sapessero cos’hai combinato tu nel provarlo la prima volta…»
Aveva esagerato, secondo il giudizio della strega: Minerva sorrise con aria amabile, mentre estraeva la sua bacchetta dal taschino della veste e la puntava contro la testa di lui, sillabando l’incantesimo galeotto; sul capo del Preside comparve un nuovo sombrero, ancora più assurdo e vistoso del precedente.
«Sfacciato!», sibilò, allontanandosi quasi correndo prima di scoppiare a ridere come una ragazzina; alle sue spalle, un’infinità di piccoli sonagli tintinnavano allegramente nel corridoio deserto.
 
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