Il testamento, [30/10/07]Prova fandom libero

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Ladyhawke87
view post Posted on 10/1/2008, 00:39




Autore: Ladyhawke
Titolo: Il testamento
Fandom: Harry Potter
Rating: Verde
Personaggi/Pairing: Sirius Black, Remus Lupin, Ninfadora Tonks
Tipologia: One-Shot
Lunghezza: 1.767 parole
Avvertimenti: Nessuno
Genere: Generale, Commedia, Malinconico
Disclaimer e Credits: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di J.K.Rowling che ne detiene/detengono tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Harry Potter, appartengono solo a me.
Note dell'Autore:Nessuna
Introduzione alla Fan's Fiction: La storia si svolge durante Harry Potter e l'ordine della fenice, il quinto volume della saga.

Far parte di un'associazione segreta che combatte contro uno dei più potenti maghi oscuri mai esistiti comporta dei doveri, anche se non si è in prima linea. Un bambino potrebbe facilmente aggirare il problema muovendo a compassione il prossimo per evitare un'incombenza sgradita, ma da adulti i capricci non funzionano mai...





Il testamento


- Penso che dovresti scriverlo. Seriamente, intendo.
- No, Remus. Non scriverò quello stupido testamento: ho trentacinque anni, non ottanta, per Merlino!
- Ne dimostri almeno sessantatre – lo interruppe il licantropo, mentre si accingeva a versare in un calice la sua pozione Antilupo. – E sembri appena entrato nella classica crisi di mezza età. – aggiunse, lanciandogli un’occhiata di scherzoso rimprovero.
- Ha parlato quello che a vent’anni aveva già i capelli grigi – si lamentò l’altro, cominciando a dondolarsi sulla vecchia sedia di legno, come avrebbe fatto una nonnetta per conciliare il pisolino post-pranzo. Il fastidioso scricchiolio che produceva sembrava divertirlo molto; a Grimmauld Place ci si era sempre dovuti accontentare di poco, in quel senso.
- D’accordo, ma l’origine del mio invecchiamento precoce è più romantica ed affascinante della tua. - Lupin osservò disgustato la bevanda, che ora giaceva in uno dei raffinati e preziosi calici d’argento con lo stemma della mobilissima casata dei Black. La fece decantare per un attimo, quasi immedesimandosi nei panni di un aristocratico mago d’altri tempi; le occhiate maliziose di Felpato non aiutavano a rimanere seri. In fin dei conti, non poteva rimandare all’infinito: prese coraggio e la bevve tutta d’un fiato.
- Vuoi? – chiese, offrendo all’amico una delle boccette in cui era rimasto un po’ di liquido – Fa schifo ogni mese di più.
- Sicuro che Mocciosus non voglia avvelenarti? – domandò a sua volta Sirius, con un ghigno sinistro.
- Non sviare, scrivi.
- Oh Remus, che probabilità ci sono che io muoia? Al massimo posso fare la muffa!
- E’ un ordine di Silente… - rispose il mago, come se quello potesse giustificare qualsiasi bizzarra richiesta. Sirius lo guardò con aria truce.
- Lo stesso uomo che mi tiene chiuso qui dentro, fantastico – sbottò, svuotando il bicchiere che aveva riempito per fare compagnia a Lunastorta. Il suo, di certo, non conteneva strani intrugli. Lo posò violentemente sul tavolo, e cominciò a fissare l’amico, con aria di sfida.
Così, con la pazienza che avrebbe riservato, solo un paio di anni prima, per un suo alunno particolarmente reticente allo studio, Lupin prese pergamena e penna e glieli piazzò sotto al naso.
- Prima inizi, prima finisci – decretò con la sua solita, odiosissima flemma.
- Tu che cosa hai scritto nel tuo? – Black era sempre stato un animale molto curioso, fin da giovane, quando loro due ancora dividevano il dormitorio di Grifondoro. Non c’era mai stato alcun modo per eludere le sue domande, e Remus lo sapeva.
- E’ stato facile – rispose con franchezza – Nessun parente, nessuna proprietà, amici decisamente ricchi e troppo infantili. E’ stato uno scherzo. Avanti: datti da fare – ordinò, uscendo dalla stanza. – Io vado – aggiunse, attraversando il corridoio a grandi falcate.
- Sei un gran bastardo! – urlò Black dalla cucina, sentendo la porta d’ingresso chiudersi con un cigolio. Era una ripicca stupida: Remus non era mai stato permaloso, e non aveva mai dato soddisfazione alcuna, in quel campo. Ma sfogarsi era un suo diritto, in quanto forzato padrone di casa.


****

- Ce l’ho fatta! – mormorò Tonks, entusiasta. Era veramente fiera di sé: aveva evitato per la prima volta, senza volarci sopra, il famigerato portaombrelli. Voleva fare una sorpresa al cugino, sempre recluso, ed era indispensabile non produrre il minimo rumore, per riuscire nell’impresa. Strisciò silenziosamente lungo il tetro corridoio, camminando vicino alle pareti, vincendo a fatica il disgusto per gli orrendi quadri appesi; superò indenne la signora Black, giungendo davanti alla fatidica porta.
La varcò, pronta per il suo ingresso trionfale, ma l’accoglienza che ricevette fu alquanto strana. Anziché ottenere il caloroso saluto di Sirius, fu colpita da una pallina di carta che le arrivò dritta in fronte.
- Che roba è? – esordì, raccogliendo il piccolo proiettile. A terra ne trovò diversi altri, gettati senza alcun ritegno. La scena che si era immaginata, progettando il suo piano “diabolico”, era decisamente diversa.
- Oh, ciao Tonks – la salutò lui, distrattamente – Mi hanno obbligato a scrivere un favoloso testamento, nel disgraziato caso in cui dovessi tirare le cuoia. Vuoi farmi compagnia? – si voltò a guardarla, nel tentativo di ricevere comprensione. Magari con lei avrebbe potuto parlar male degli ordini superiori, dell’ingiustizia della vita e di tutti quei temi trascendentali che affliggono in genere un povero carcerato solitario.
- Non l’hai ancora scritto? – chiese lei piuttosto sorpresa, distruggendo, con una manciata di parole, le fantasie dell’altro.
- Ma cos’è questa mania? Comincio a pensare che mi porterete sfortuna, tutti voi – esclamò rabbioso, intingendo con foga la penna nella boccetta d’inchiostro.
- E’ solo per precauzione. Dai, non fare così. – Tonks sorrise, sperando di risultare… incoraggiante. Non le piaceva mettere Sirius di cattivo umore, di solito era già abbastanza depresso per conto suo: c’erano delle volte in cui non c’era verso di levargli di dosso il suo, ormai caratteristico, broncio.
- Già – ponderò lui, grattandosi il mento. – Non sia mai che venga aggredito nel sonno da un ferocissimo Doxy affamato di sangue umano. Dovrò cominciare a chiudere la porta della mia stanza a chiave. Dai, vieni qui a darmi una mano.
- Io?
- Beh, tesoro, so che Walburga Black sarebbe deliziata all’idea di venirmi in aiuto, ma non vorrei disturbarla – scostò bruscamente la sedia accanto alla sua, e fece segno alla ragazza di avvicinarsi. Lei si sedette, ubbidiente, e in un attimo cambiò il colore dei suoi capelli che passarono, dal consueto rosa cicca, ad un fenomenale viola acceso.
- E questo? – chiese l’uomo, accigliandosi.
- Per scaramanzia – rispose lei, cominciando ad arrotolare una ciocca con le dita. – Hai già pensato a come iniziare?
La ragazza si allungò sulla pergamena, per osservare incuriosita le poche righe che erano state vergate con elegante calligrafia.
- Naturalmente – confermò Sirius, cominciando a declamare – Signore e Signori, se state leggendo questo documento significa che il sottoscritto, Sirius Black, è miseramente morto in circostanze ancora da chiarire.
La metamorfomaga, sentendo quelle parole, scoppiò di colpo a ridere, senza controllo. Nascose la testa fra le braccia, cercando disperatamente di trattenersi. Di certo, non era il tipo di intestazione che capitava di leggere spesso. Sentì su di sé lo sguardo malandrino di Sirius: era abbastanza insolente da meritare un rimprovero, ma in quel momento continuavano a girarle in testa le stupide parole che aveva appena sentito, e non riusciva a frenare la sua ilarità. Solo quando fu convinta di essersi ripresa, ovvero un bel po’ di tempo dopo, ricominciò a parlare.
- Non puoi scrivere una cosa del genere! Come fa la gente a rimanere seria, poi?
- Lo scopo era appunto farli ridere – spiegò lui, calmo. In fondo, quel pezzo di carta doveva essere lo specchio di chi l’aveva redatto, no?
- Ma non è il caso, insomma…
- Stai forse dicendo che se dovessi, malauguratamente, morire, la gente non sarebbe triste a prescindere da questo? – chiese sospettosamente, indicando la pergamena.
Lei rise ancora più forte, se possibile, cominciando a piangere.
- Certo che no! – disse con fermezza. Si asciugò platealmente una lacrima, mostrando al cugino tutto il suo, eventuale, dolore.
- Sei una pessima attrice.
- Devi cambiare quella frase.
- Piuttosto la morte.
Ninfadora aggrottò le sopracciglia, scocciata. Insomma, chi era il bambino fra loro due? Lei non aveva la tempra per vincere una battaglia con quel testone.
- D’accordo – sbuffo lei, arrendendosi – Fai come vuoi, testone. Ora, ad ogni modo, dovresti scrivere a chi lasci cosa.
- Guardati intorno, Tonks. C’è qualcosa che vorresti spasmodicamente ereditare? – l’uomo la invitò a guardarsi attorno con un ampio gesto della mano.
Lei esitò; perfino la cucina, unico luogo veramente vivibile ed accogliente, aveva un che di lugubre. Così scura, vecchia, soffocante. Pensò al corridoio e ai suoi terrificanti ritratti, rabbrividendo. Con la mente percorse tutta la casa, concentrandosi sui particolari che le venivano in mente: le stanze da letto polverose, la soffitta dell’Ippogrifo, la stanza dove era conservato l’arazzo. Decisamente, nulla di quello che aveva visto lì dentro l’attraeva minimamente.
- Ehm… io…
- Non fare la timida col buon, vecchio Sirius. Ho visto gli sguardi languidi che lanci al porta ombrelli a zampa di Troll, ogni volta che ci caschi sopra. Ora che ci penso non ho sentito il solito tonfo, oggi: avete litigato?
Alla ragazza scappò un’altra risatina.
- E’ un bel pensiero – ammise, scotendo la testa – Ma no, grazie.
- Peccato – mormorò lui, pensoso. – Pensi che tua madre vorrebbe qualcosa?
- Mamma ha già il suo daffare per il falò delle chincaglierie Black che ha in casa. Non vorrei caricarla troppo di lavoro.
- Andromeda mi è sempre piaciuta per la classe che mette anche nelle più piccole cose – Sirius parve seriamente ammirato. – Bene, se nessuno vuole questa robaccia, e Merlino sa se lo capisco, lascerò tutto ad Harry. Penso che saprebbe farne buon uso.
- Anche Fierobecco e Kreacher? – domandò Ninfadora.
- Per forza – disse l’uomo, cominciando a scrivere alacremente. L’inchiostro sbavò in più punti, ma lui non parve farci caso.
– In realtà, conto di sbarazzarmi per sempre di quell’elfo quanto prima, comunque: ha smesso di essere anche lontanamente divertente. – fece poi una pausa, cominciando a mettere del vero impegno in quell’antipatica incombenza. Lei rimase ad osservarlo, quasi in contemplazione. Appoggiò la testa sulla sua mano destra, seguendo l’ipnotico movimento della penna che scorreva veloce sulla pergamena. L’atmosfera era alquanto inusuale: loro due, soprattutto se insieme, non erano mai stati così tranquilli. Sembrava che in casa non ci fosse nessuno.
- Ok Tonks, penso di aver finito. – annunciò dopo una decina di minuti, squadrandola da capo a piedi - Grazie per la tua… violacea presenza. Abbiamo fatto in un attimo.
- Violacea presenza? – ripetè lei, stranita.
- Ricordami di bruciarlo, quando tutto questo sarà finito – aggiunse, sigillando il documento con la bacchetta.
- A cosa serve? – La ragazza notò che Black stava usando un incantesimo che lei non conosceva; sembrava parecchio complicato, in effetti.
- E’ per evitare che, nel caso succeda realmente qualcosa, le tue adorate zie possano mettere le loro luride zampacce sugli averi del mio figlioccio. A volte so quello che faccio – aggiunse, notando lo sguardo attonito e ammirato della giovane. Non usava la magia da un po’ di anni, ma non era ancora così arrugginito, o almeno lo sperava.
- Grazie per avermi escluso dall’elenco.
- Di nulla, mia cara. Idromele? – Sirius evocò un paio di bicchieri, per offrire un brindisi alla sua gentile ospite. In un attimo tornarono ad essere loro stessi, riempiendo le tristi mura di quella casa del loro chiacchiericcio. L’argomento “testamento” fu accantonato all’istante, e il pezzo di pergamena scomparve in una tasca, per poter essere riposto con cura più avanti.

Nessuno avrebbe immaginato che quel documento sarebbe stato riaperto, dopo solo quattro mesi.
 
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