Two Hearts And A Fruits Basket, * Versione restaurata *

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@iola@
view post Posted on 17/3/2008, 22:25 by: @iola@




Ecco il quinto capitolo!


V


Nei giorni che seguirono Nessa si sentì molto a disagio per la situazione creatasi: mentre prima lei e Will erano sempre appiccicati, ora nemmeno si parlavano. In realtà Will non sembrava arrabbiato o ostile nei suoi confronti, ma ogni volta che i due si incrociavano per i corridoi, le offriva uno sguardo di tristezza, che la faceva sentire tanto in colpa da preferire che lui le mollasse un bel ceffone, sarebbe stato meno doloroso.
Dal suo canto, Nessa, non credeva di aver sbagliato nel lasciarlo, ma sapeva che il suo errore era stato quello di non mettere subito le cose in chiaro con lui; ora però si sentiva più libera, era come se un peso insostenibile l’avesse abbandonata, ma talvolta questo la faceva stare anche peggio, perché si sentiva un mostro nell’essere felice, quando Will non lo era a causa sua.
Sirius Black intanto aveva abbandonato il cipiglio contrariato adottato nei giorni precedenti, per tornare a prendere il suo atteggiamento di sempre, talvolta punzecchiando nuovamente Nessa, che invece non aveva alcuna intenzione di riprendere un dialogo.
In realtà non era proprio arrabbiata con lui, ma sarebbe morta piuttosto che ammettere che dopotutto ci aveva visto giusto riguardo a lei e Will; il solo pensiero le faceva ribollire il sangue.
Passava le giornate cercando di evitarlo, ma non era un impresa facile: da quando James Potter si era ufficialmente messo con Lily Evans, era sempre più facile incrociarlo da solo in giro per i corridoi della scuola, mentre Remus Lupin era occupato ad adempiere ai suoi doveri di Prefetto e Peter Minus, con l’avvicinarsi degli esami, era sempre più tartassato dagli insegnanti, per cercare di migliorare il suo penoso quadro scolastico.
Una sera era di ronda per il corridoio del quarto piano, a causa di un presunto attentato a Gazza il custode, convinto che uno degli studenti avesse tentato di decapitare lui e la sua gatta, Mrs Purr, nel sonno, e dopo il quale tutti i Prefetti erano stati incaricati di sorvegliare il castello di notte, ed intercettare individui sospetti, che con ogni probabilità erano in possesso di un’ascia o una falce acuminati nascosti sotto il mantello.
Mentre camminava, pensando che più della metà degli studenti di Hogwarts avrebbero adorato decapitare Gazza e la sua gatta, e che sarebbe stato pressoché impossibile scovarli tutti, sentì uno strano movimento alle sue spalle, si voltò, proprio mentre un arazzo cremisi si spostava, e con la velocità di un fulmine spedì una fattura, che sfiorò di pochi la testa del ragazzo apparso dal groviglio di tende.
- Cavolo, Waston… - disse Sirius Black, che aveva appena ricomposto il volto, solo qualche istante prima leggermente perplesso, in un sorrisetto ironico, e ora si toccava con la mano l’estremità della testa – Dovresti far parte della Squadra di Tiratori Scelti del Ministero, lo sai?
- E tu sai che dovresti startene nel tuo dormitorio, su alla Torre di Grifondoro, Black? - disse lei puntandogli ancora la bacchetta al viso.
- Mmmm… - fece lui fingendosi meditabondo - Deve essermi sfuggito… ehm… ti dispiace? - disse poi accennando alla bacchetta, con un tono che appariva pressoché divertito.
Nessa lo guardò per qualche altro istante con durezza, poi ripose la bacchetta nelle pieghe della veste, dicendo con fare autoritario:
- Magari, Black, tu avrai anche dei forti attacchi di amnesia, ma fortunatamente per te io so benissimo quale dovrebbe essere il tuo posto in questo momento e non è qui, non adesso e non…
- Con te... - concluse lui fissandola con una strana inclinazione nella voce, e con espressione indecifrabile.
Nessa lo osservò spaesata per un po’, ma subito si riprese.
- Vai alla Torre di Grifondoro, Black… - disse, perdendo un po’ del tono inflessibile.
Voltò le spalle al ragazzo, e si avviò verso l’altra estremità del corridoio buio.


****

La sera successiva, Nessa venne spedita a pattugliare il sesto piano.
Mentre si aggirava per i corridoi, tra il chiedersi quando quella stupida sceneggiata avrebbe avuto fine per farsi una bella dormita, e per quanto ancora il professor Silente aveva intenzione di assecondare le assurde richieste di Gazza, circa la sua sicurezza e quella di Mrs Purr, per la quale aveva preteso una scorta di due corpulenti Prefetti del settimo anno, scorse alla fine del corridoio una figura scura.
A debita distanza si fermò, e si mise ad osservare cautamente l’inaspettato personaggio, per poi esclamare:
- Mi pareva di averti avvertito che a quest’ora dovresti trovarti nel tuo dormitorio, Black!
Sirius si spostò, e il viso, prima in ombra, venne illuminato dalla luce rossastra emanata da una torcia vicina.
- Devi venire con me Waston, ho una cosa da mostrarti… - disse in tono risoluto.
- Cosa? - chiese lei colta alla sprovvista – Venire con te? Non posso, sono di ronda! E poi dov…
Ma Sirius già avanzava verso di lei, la afferrò per un polso e se la trascinò dietro, ignorando completamente i suoi vani tentativi di scoprire dove erano diretti.
Quando giunsero nella Sala d’Ingresso, lei chiese:
- Allora mi dic…
Ma ancora una volta venne interrotta: Sirius le tappò la bocca con una mano e la trascinò dietro una massiccia armatura.
Dopo qualche istante apparvero due ragazzi, i Prefetti di Tassorosso, che parlottavano concitatamente dell’inutilità di quella notte insonne. Prima che le loro voci si fossero spente Pix il Poltergeist, sfrecciò come un fulmine verso la Sala dei Trofei, maneggiando quella che aveva tutta l’aria di essere una mannaia da cucina.
Quando anche lui fu sparito, Sirius e Nessa, sgattaiolarono lentamente fuori dal portone di quercia: una volta che si furono immersi nell’oscurità del parco, finalmente la ragazza si sentì libera di parlare, con uno strattone fermò Sirius e lo costrinse a voltarsi.
- Ora tu mi dici dove diavolo mi stai trascinando Black! - disse stizzita, guardando con forza lo spicchio di volto del ragazzo illuminato dalla Luna.
- Te lo farò vedere presto, Waston, ma per favore non fare domande! - disse lui con una nota di impazienza nella voce.
Nessa lo guardò con un cipiglio ribelle, ma alla fine lo seguì, tagliando per i prati, verso il limitare della Foresta Proibita.
Trottellava dietro la sagoma scura di Sirius, con i capelli smossi dalla fresca brezza notturna, e mille domande, ma senza proferirne alcuna.
Finalmente il ragazzo si arrestò vicino ai primi alberi, e si voltò verso di lei:
- Accendi la bacchetta. - disse, facendo altrettanto, e si inoltrò nella vegetazione.
Nessa lo seguiva in silenzio, il debole fiotto di luce emanato dalla sua bacchetta illuminava il tappeto di foglie secche che ricoprivano il suolo, e presto anche il bagliore lunare svanì, man mano che camminavano.
Non era mai stata nella Foresta, ma si sentiva stranamente sicura con Sirius: sembrava conoscere esattamente la loro destinazione.
Improvvisamente si fermò, apparentemente concentrato nello scorgere qualcosa, e lei per poco non gli caracollò addosso; dopo qualche minuto di assoluto silenzio, puntò la bacchetta in un punto tra due alberi, apparentemente vuoto e mormorò qualcosa di indistinto: ne scaturì un raggio di luce dorata, e in una frazione di secondo una grossa e lucida motocicletta nera, si Materializzò davanti ai loro occhi.
Nessa la fissò sorpresa, ma Sirius, evidentemente soddisfatto, si avvicinò, e passò una mano sul sedile di pelle nera, quasi come se stesse accarezzando un affettuoso cucciolo metallico.
Salì in sella e a questo punto si rivolse a Nessa:
- Forza, Waston! Sali o stai lì a metter radici? - disse con il suo solito sorrisetto ironico.
- Io salire su quella cosa?! - chiese lei quasi indignata – Non se ne parla proprio!
Il ragazzo la guardò con aria provocatoria:
- Non avrai mica paura?!
Nessa inarcò le sopracciglia, e mise le mani sui fianchi:
- Ti credi furbo vero, Black?
- Mmmm… Sì, direi di sì! - confermò lui – Ma, comunque… se hai paura puoi anche startene lì…
Lei lo guardò e poi, gettando indietro la lunga chioma corvina, si avvicinò, accavalcò una gamba sulla moto e salì con grazia.
- Non hai dei caschi? - chiese, ricordando che i Babbani li usavano per girare in moto.
- Non ci saranno molte altre moto con cui scontrarci dove andremo… e anche se cadessi, ti assicuro che un casco ti servirebbe ben poco, quindi tieniti stretta a me! - disse Sirius
Nessa, che non aveva nessuna intenzione di seguire le istruzioni, si aggrappò saldamente al bordo della sella, decisa a mantenere da maggiore distanza possibile da Sirius, per quanto lo concedesse la situazione.
Lui le lanciò un’occhiata obliqua, poi senza preavviso mise in funzione la moto, che con un rombo assordante si levò bruscamente da terra, facendola quasi cadere, così istintivamente afferrò Sirius, e vi tenne più forte che poteva, tanto che pensò di rompergli qualche costola.
Dal canto suo Sirius se la sogghignava soddisfatto, i capelli che gli frustavano il viso, mossi dal vento, si sentiva leggero…
Presero quota velocemente, il freddo che gli riempiva i polmoni, l’intenso profumo di erba umida tutt’attorno.
Uno spettacolo mozzafiato li sovrastava: un cielo blu velluto, e una miriade di stelle, così brillanti che parevano miliardi di piccoli fuochi nell’oscurità.
Improvvisamente scese in picchiata sul lago, che rifletteva immobile la volta celeste, e Nessa si aggrappò un po’ più forte, continuando ad osservare attonita lo spettacolo che le si presentava davanti: era fantastico. Non aveva mai visto Hogwarts da quella prospettiva, ma così sembrava, se possibile, ancora più magica.
Era una sensazione mai provata prima; aveva voltato altre volte su di un manico di scopa, ma questo era diverso… la confondeva e eccitava allo stesso momento e, benché confusa, sperava durasse più a lungo possibile.
Intanto la moto sorvolava il parco di Hogwarts, fino al piccolo villaggio di Hogsmade, simile ad una cartolina, e il tempo scorreva quasi senza che loro se ne rendessero conto, poi però il freddo della sera iniziò a farsi sentire, e Sirius puntò nuovamente verso la Foresta Proibita.
Quando atterrarono Nessa scese dalla moto, e si poggiò ad un albero vicino, chiudendo gli occhi: avvertiva un leggero capogiro, il respiro lento e profondo, ma si sentiva stranamente bene.
Una volta che le chiazze di colore, che le volteggiavano davanti agli occhi, furono scomparse, schiuse le palpebre, e si irrigidì di botto: Sirius, aveva una mano poggiata sul tronco dell’albero, a pochi centimetri dal suo orecchio destro, chino su di lei, e la osservava con espressione indecifrabile.
Pareva che il vento e il freddo della notte si fossero placati, e uno strano tepore si diffondeva tutt’intorno.
Sirius era così vicino…
“Non puoi Nessa, non puoi!” una vocina interna le suggerì questo pensiero.
“Sì che posso…”
“È Sirius Black! A te non piace Sirius Black!”
“E questo chi lo dice?!”
“Tu!”
“E se avessi cambiato idea?!”
“Bè allora Will? Pensa a Will! Come credi che si sentirebbe?”
“Will...”
Le labbra di Sirius sfiorarono le sue, e si insinuarono sempre di più.
Nessa chiuse appena gli occhi, e con un gesto, che non credeva poter compiere in quel momento, si allontanò.
Non poteva... anche se voleva… ma non doveva… per Will!
Aprì gli occhi: Sirius era davanti a lei e la guardava, con un'espressione stranamente calma, poi le voltò le spalle e si diresse attraverso i prati bui, dritto verso il castello.
 
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