Two Hearts And A Fruits Basket, * Versione restaurata *

« Older   Newer »
  Share  
@iola@
view post Posted on 20/3/2008, 19:59 by: @iola@




Grazie mille bella!^^


VI


AVVISO A TUTTI GLI STUDENTI

Siamo lieti di comunicare a tutti gli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, che il famigerato colpevole di un sospetto attentato al custode della scuola, Mastro Argus Gazza, è stato individuato, e riconosciuto come Pix, il Poltergeist del castello.
Vi annunciamo dunque che non è al momento presente alcun potenziale assassino in circolazione, e garantiamo il normale svolgimento di tutte le attività didattiche.


La Vicepreside
Prof.ssa M.McGranitt




- “Non è al momento presente alcun potenziale assassino” ?! Allora Pix come lo definiscono?
La voce di James Potter sovrastò il chiacchiericcio degli studenti accalcati davanti alla bacheca della sala comune dei Grifondoro, seguita da un coro di risate.
Nessa, che in quel momento si trovava vicino alla bacheca, parve come paralizzata; al rassicurante pensiero che si era appena sviluppato nella sua mente, riguardo la fine delle sue estenuanti ronde, se ne sostituì un altro, decisamente meno tranquillo: “C’è anche lui...”.
A suggerirglielo erano state le parole di James Potter, in realtà non il concetto in sé, ma il fatto che a pronunciarle fosse stato proprio James Potter, perché ciò significava che con ogni probabilità, al di là della folla di ragazzi, insieme a lui doveva esserci anche… Sirius.
Aveva disperatamente tentato di evitarlo dalla sera in cui l’aveva portata con sè sulla moto, non per imbarazzo, ma per i sensi di colpa legati a Will.
Si erano lasciati da poco, e sapeva che sarebbe risultato egoistico andare a zonzo con qualcun altro quando lui, per come le avevano riferito amici comuni, non aveva ancora superato il fatto che lei l’avesse lasciato, e non era sicura di riuscire a comportarsi come aveva già fatto una volta se Sirius…
- Ehi, Nessa! Nessa, vieni? - la voce di Colette la riscosse dai suoi pensieri.
- Cosa? - disse distrattamente.
- Forza andiamo a colazione! Muoio di fame! - disse Magda massaggiandosi la pancia.
- Sì... vengo…
Si avviarono nella Sala Grande, e Nessa, ancora immersa nei suoi pensieri, si lasciò distrattamente cadere su una panca, vicino alle amiche.
Improvvisamente si sentì osservata: alzò lo sguardo, incrociando quello tenebroso di Sirius Black, che percorreva la sala verso il tavolo di Grifondoro, come sempre in compagnia di James, Peter e Remus.
Lo sostenne per qualche istante poi, si tuffo in una tazza ricolma di caffé bollente… era davvero… davvero difficile…


****

La biblioteca era tranquilla e silenziosa; qua e là qualche studente era chino su di un libro, o dalla bibliotecaria, l’arcigna Madama Pince, a farsi timbrare una pila di tomi presi in prestito.
Nessa camminava nel reparto di Incantesimi, concentrata a cercare un libro che le sarebbe potuto essere utile per il tema assegnato dal professor Vitious; si avvicinò all’ultima ricolma libreria, e fece scorrere il dito sottile lungo il retro di numerosi e consunti volumi in pelle.
Eccolo. Un grosso tomo in pelle nera, con le iscrizioni consunte dal tempo.
“Incantesimi lievitanti avanzati: come opporsi alla forza di gravità” di Calliope Woodworck.
“Promette bene!”, pensò, e facendo affidamento a tutte le sue forze, lo spostò.
Era incredibilmente leggero, come un foglio di pergamena, quando occhio e croce sembrava pesare almeno una tonnellata. Beh, che poteva aspettarsi da un libro che tratta su come contrastare la forza di gravità?!
Appena lo stupore si fu dileguato, qualcosaltro attirò la sua attenzione: dal vuoto lasciato dal libro che aveva tra le braccia, si intravedeva lo spicchio di un ragazzo, che conosceva molto bene.
Era Will.
Rivolgeva la sua attenzione a qualcosa che probabilmente si trovava a poca distanza da lui, e sembrava bisbigliare: c’era un qualche cosa di strano in quella faccenda.
Nessa si spostò leggermente, così che Will le fosse completamente visibile; indubbiamente parlava con qualcuno che, data la sua posizione, le rimaneva ancora sconosciuto.
Quando poi nella sua mente balenò l’idea di andarsene e dedicarsi al suo tema, qualcosa la fece rimanere lì, piantata dov’era: due mani, avevano afferrato con delicatezza la camicia di Will, in un gesto affettuoso, poi furono visibili un paio di braccia, e infine il volto che fino a quel momento era rimasto in ombra.
Merybeth Bourne si alzava sulle punte dei piedi, socchiudeva gli occhi e baciava Will, che dal suo canto non pareva disprezzare.
Era decisamente arrivato il momento di dedicarsi al tema; si avviò tra le file ingombre di tomi, a passo svelto, il libro “antigravitazionale” tra le braccia, e leggermente scioccata.
Nel silenzio ovattato della biblioteca risuonavano solo i colpetti secchi delle sue scarpe, che battevano spedite sul il pavimento freddo.
“Will e Meribeth Bourne?! Non è possibile!” pensò.
“Sì che è possibile, l’hai appena visto!” disse una vocina nella sua testa.
“Lo so ma….Meribeth Bourne? Will e Meribeth Bourne?!”
“Perchè ti stupisci tanto? Dopotutto tu l’hai mollato…”
“Sì ma pensavo che lui…”
“Si stesse ancora struggendo per te!”
“No! Cioè, sì…”
“Non pensavi mica che ti venisse dietro vita natural durante.”
“Non è questo!”
“E allora cosa?”
“Lui se la spassa mentre io mi faccio gli scrupoli…..”
“Ah… allora è questo il motivo… Sirius Black!”
“Oh stà zitta!”
Scosse la testa con vigore, come volendo allontanare una fastidiosa mosca, e senza che se ne fosse resa conto i suoi piedi, ormai tanto abituati a percorrere quei luoghi, la condussero nei pressi del settimo piano.
La sua mente lavorava febbrile, davanti agli occhi ancora la scena alla quale aveva assistito poco prima, e il forte desiderio di trovarsi lei lì in quel momento al posto di Merybeth, tra le braccia di qualcun altro.
Era così persa nel flusso dirompente dei suoi pensieri, che senza accorgersene andò a cozzare contro qualcuno: ebbe la sensazione di rimbalzare contro un muro fatto di soffici materassi; il tempo di mettere a fuoco il soggetto dello scontro, e un vocione tonante irruppe nel corridoio.
- Signorina Waston! Che fortuna, che fortuna!
Il professor Lumacorno la guardava dall’alto del suo pancione coperto di velluto pregiato, con il solito sorriso bonario stampato sul volto paffuto.
- Oh… Professore, mi scusi, io non volevo… - tentò di scusarsi lei per la sua distrazione.
- Non si preoccupi, non c’è bisogno di scusarsi! Quando più cerchi qualcosa, capita sempre che questa ti sbatta contro! - tuonò lui.
- Ehm… cercava me professore?
- Sì, signorina Waston, proprio lei! Mi chiedevo se potesse farmi una cortesia…


****

“Ma perché?! Perchè proprio io?”
Nessa camminava su e giù davanti alla scala che conduceva ai dormitori maschili, nella sala comune di Grifondoro.
“Ma Lumacorno non sa comprarsi un gufo? Perchè sempre io?!”
Il professor Lumacorno le aveva affidato un incarico, che in un’altra situazione avrebbe svolto senza alcuna difficoltà, ma che questa volta diventava potenzialmente problematico.
- Lei dovrebbe, signorina Waston, consegnare cortesemente questo messaggio da parte mia al signor Remus Lupin! - le aveva detto giovale - Sà, è per l’allestimento della festa che sto progettando di organizzare per la fine dell’anno scolastico, con qualcuno dei miei cari pupilli! - le fece l’occhiolino con fare eloquente e continuò – Il signor Lupin è stato molto diligente nell’organizzare le decorazioni natalizie, e spero accetterà l’incarico che sto per offrirgli. Confido in lei affinché il messaggio arrivi subito al destinatario !-
Le aveva ficcato un rotolino di pergamena nelle mani, aveva fatto un breve inchino e se ne era andato, volgendogli la sua ampia schiena.
Da allora Nessa aveva cercato di incontrare Remus, possibilmente solo, per tutta la scuola, ma non ne aveva scorto neanche l’ombra, né in compagnia né altro.
Era rimasta una sola cosa da fare: andare a vedere se riusciva a trovarlo nel suo dormitorio, dove nel 99,9% dei casi ci sarebbero stati anche i suoi amici... loro… lui!
Dopo tutto il tempo e la fatica spesi per evitarlo ora stava andando dritta filata nella tana del lupo.
Si arrestò, mettendo fine alla sua convulsa marcia, guardò su per la stretta scala di marmo, fece un sospiro e iniziò a salire; ad ogni scalino sembrava prendere coraggio:
“Perché poi io dovrei temere di incontrarlo?!” si disse.
“Perché lui ti piace…” disse la solita fastidiosa vocina.
“Lui?! A me?! Non se ne parla proprio!”
“Allora cos’è tutta questa agitazione?!” rincarò maliziosamente la dose la vocina.
“Niente… è che… lui… io…”
“Avanti ammettilo! Confessa che lui ti…”
“Oh! Silenzio!”
Era giunta davanti alla porta di legno con su affissa la targa “Settimo Anno”, un’ultima esitazione e poi schiuse l’uscio: la stanza, provvista di quattro letti a baldacchino con le tende scarlatte tirate, proprio come quella del suo dormitorio, sembrava vuota.
- Remus?! - disse incerta.
Nessuno rispose.
“Bè io ci ho provato!” si disse, mentre sollevata faceva per andarsene.
- Remus non c’è!
Queste parole la fecero bloccare quando aveva appena mosso un passo in direzione della porta; si voltò di scatto: le tende di uno dei quattro letti erano state tirate, rivelando Sirius Black, sdraiato sul materasso, le gambe accavallate, e lo sguardo fisso su di lei.
- Dovevo consegnargli un messaggio da parte del professor Lumacorno. - disse lei con voce decisa – Sai dove posso trovarlo?
- È in Infermeria… - disse lui mettendosi seduto.
- Cos’ha? Sta male?
- Niente di permanente… - disse lui con un sorriso ironico.
Silenzio.
- Beh, allora io vado… - disse dopo un po’ Nessa.
- Aspetta!
Si voltò a guardarlo, lui si alzò avvicinandosi: aveva un taglio sulla guancia sinistra, che sembrava in fase di guarigione, ma doveva essere stato molto profondo.
- Puoi darlo a me... - disse allungando la mano.
- Cos… - per un attimo parve spaesata, poi capì che si riferiva al messaggio, e disse in tono piuttosto professionale:
- Credo che sia meglio che glielo dia io. Lumacorno lo ha affidat…
- Sempre senza fiducia verso gli altri, eh Waston?! - la interruppe lui, tra l’ironico e il risentito.
- Io mi fido degli altri! - ribattè con forza.
- Beh, allora sono l’unico ad avere il piacere della tua diffidenza. - continuò lentamente Sirius, avvicinandosi a lei.
Era molto vicino, oltre il margine di sicurezza, ma Nessa non si mosse, continuò a guardarlo duramente: il taglio visto da quella distanza sembrava ancora più profondo.
- Sei uno sciocco se credi di essere tanto importante, Black!
Face per andarsene, Sirius la trattenne per la manica della veste: la guardava dritta negli occhi, come se non potesse farne a meno.
In quel momento la porta del dormitorio si spalancò, e James Potter e Lily Evans entrarono chiacchierando allegramente, ma tacquero alla vista dei due.
- Oh... - fece James – Noi…
- Lascia stare James. - disse Nessa continuando a guardare con furia Sirius; si ritirò con forza la manica dell’uniforme e oltrepassò i due fermi alla porta.
- Ciao...- disse Lily piuttosto imbarazzata quando Nessa le fu vicina.
- Ciao Lily… - disse lei abbozzando un sorriso, e se ne andò.
- Ehm… nervosetta eh?!- aggiunse James quando fu scomparsa alla vista.

“Come ho potuto pensare, anche solo per un instante, che mi piacesse un imbecille del genere?!” si disse Nessa, diretta al suo dormitorio.
“Perché non è così?”
“No! É solo un idiota!”
“Poco tempo fa non sembravi pensarla così…”
“Beh, sono stata una sciocca… Può capitare di sbagliarsi, no!?”
“Quindi ammetti che almeno per un momento hai pensato a lui sotto un altro aspetto?!”
“Io, beh… forse… Fatto stà che ora non me ne frega niente di quel presuntuoso!”
“A no?”
“NO!”
“Allora perché stai piangendo?”
 
Top
24 replies since 10/3/2008, 15:42   249 views
  Share