Lost

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persephone ;;
view post Posted on 17/4/2008, 17:02




Autore: Lady_Malfoy[io su EFP]
Pairing: Severus/Lily
Rating: G
Genere: Triste, Drammatico
Avvertimenti: One-shot
Disclaimer: “Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di JK Rowling, che ne detiene/detengono tutti i diritti; questa Storia è stata quindi scritta senza alcuno scopo di lucro.”
Nota autrice:Nuova one-shot Sev/Lily. Prima di tutto vorrei chiarire due cosucce:
So benissimo che Dumbledore e la McGonagall non erano presenti a Godric’s Hollow subito dopo l’attacco da parte di Voldemort ma ho modificato il pezzo iniziale a mio piacere.
Dato che nelle versioni inglesi Hagrid commette alcuni errori di grammatica quando parla, ho provato anch’io a fare una cosa simile anche se ha solo una battuta [lo so, sono pazza] xDDD
L’ispirazione per scrivere questa one-shot mi è venuta guardando le meravigliose fan art di kyla79 su Deviantart.


.Lost.




«Oh mio Dio, è orribile» sussurrò una voce roca, fissando quel che era rimasto della casa. Un uomo era in piedi di fronte ad una villetta nella via che portava fuori dal villaggio.
La lunga barba bianca spiccava sul blu mezzanotte della sua veste. Accanto all’uomo c’era una donna: portava un paio di occhiali squadrati e un mantello smeraldo. Stava tremando e continuava a fissare con occhi spalancati la scena che si trovava davanti. L’uomo allungò la mano e le batté un colpetto sulla spalla.
Solo la siepe scura li separava dalla villetta. La casa era rimasta in piedi ma il lato destro del piano superiore aveva i segni della maledizione: il muro era esploso proprio nel punto in cui la maledizione aveva fallito e i detriti ricoprivano il giardino sottostante.
Dall’uscio della villetta emerse una figura enorme, alta quasi due volte un uomo normale e almeno cinque volte più grossa. I suoi capelli ispidi non erano visibili nel buio della notte ma non appena si avvicinò al cancello la luce proveniente dalla bacchetta della strega, le lunghe ciocche scomposte e la barba folta gli diedero un aspetto selvaggio. Aveva gli occhi rossi e respirava in modo irregolare. Nelle sue mani, grandi quanto il coperchio di un bidone dei rifiuti, un bambino dai capelli corvini e con una sottile cicatrice a forma di saetta sulla sua fronte, avvolto in alcune coperte, li fissava interrogativamente con i suoi grandi occhioni verdi. Aveva lo guance arrossate, aveva urlato fino all’arrivo del gigante. La strega sussultò e singhiozzò sommessamente.
«E’ tremendo là dentro, Professor Dumbledore.» disse il gigante «Sono tutte e due ancora nella casa, non possiamo portarli via anche loro? »
«No, Hagrid. Dobbiamo andarcene, i Babbani stanno per arrivare. Purtroppo a Lily e James dovrà pensare il Ministero.» gli rispose, guardandolo attraverso gli occhiali a mezzaluna. «Dobbiamo andare a Little Whinging, Hagrid affido a te il compito di portare Harry. Noi ti aspetteremo là.»
Detto questo si allontanò con la donna dalla casa e con un debole pop i due si Smaterializzarono. Il gigante rimase fermo ancora un attimo, continuando a fissare il bambino che gli restituiva lo sguardo. Tirò su col sano e si allontanò a sua volta, dirigendosi fuori dal villaggio.

***



Nel frattempo, un uomo era rimasto a fissare la scena nascosto in un angolo buio del viottolo. Non appena il gigante fu sparito uscì dal suo nascondiglio e si diresse a grandi passi vero la casa accompagnato dal fruscio del suo mantello. In lontananza sentiva ancora Hagrid, occupato a parlare con qualcuno dalla voce famigliare.
Non si interessò e si diresse deciso verso il cancello ,che cigolò piano mentre lo apriva, ed entrò nella casa.
Nell’ingresso video subito lui, il suo corpo aveva una strana angolatura. Gli occhiali erano caduti quando la maledizione lo aveva colpito ed erano a qualche centimetro dal suo viso. I capelli corvini erano spettinati come sempre, i suoi occhi erano sbarrati e vitrei.
La misteriosa figura non provò nulla. Il suo eterno rivale giaceva lì, morto, ma lui era totalmente indifferente. Tolse lo sguardo dal cadavere e si incamminò verso la stanza che era stata sventrata. Aveva poco tempo, voleva vederla prima che la portassero via.
In alto alle scale si diresse verso la porta spalancata di destra e la vide.
Morta.
Perduta.
I suoi capelli rosso scuro erano disordinati e le ricadevano sul viso.
I suoi occhi sbarrati, ancora bagnati dalle lacrime, puntavano nel nulla. Quegli occhi verdi che lui aveva amato erano privi di vita.
«No» gemette.
Appoggiò la schiena al muro e si lasciò cadere a terra, scivolando lentamente.
«No…»
Le lacrime cominciarono a uscire, tentò di asciugarle con le sue mani tremanti ma grosse gocce salate continuavano a scendere senza controllo. Rimase immobile per alcuni istanti: non osava toccarla, voleva risvegliarsi da quell’incubo perché era certo che si trattasse di un incubo.
Lui gli aveva promesso che lei sarebbe stata salva. Aveva tradito l’Oscuro Signore pur di assicurare la salvezza della donna.
Tutto distrutto, tutto perduto.
Si avvicinò carponi al suo corpo e con una mano accarezzò i capelli morbidi per poi spostare le sue dita affusolate sul suo volto. Seguì il profilo del suo viso, le asciugò le lacrime.
Nel viottolo si cominciarono a sentire il rumore dei passi dei Babbani che stavano accorrendo alla casa, il rumore dell’esplosione aveva attirato l’attenzione di tutto.
Doveva andarsene subito, fece per alzarsi ma le gambe non risposero.
Rimase a contemplarla ancora qualche secondo, una lacrima cadde sulle labbra di lei, seguì il loro contorno e sparì sotto al mento.
Il rumore all’esterno si fece sempre più vicino. Si potevano sentire urla di spavento, la serata di festa si era trasformata in un incubo.
L’uomo avvicinò il viso a quello della donna e appoggiò delicatamente le labbra contro quelle fredde di lei.
Un’altra lacrima cadde.
Alzandosi lentamente fece un passo indietro e dopo aver lanciato un’ultima occhiata a Lily, girò su sé stesso e sparì.

***



Lei e James hanno riposto la loro fiducia nella persona sbagliata.
Le parole di Dumbledore gli rimbombavano nella testa.
A fissarla così, mentre sorrideva divertita, sembrava che avesse un’espressione ingenua, da bambina. Per un istante ricordò quella bambina di soli 11 anni che si divertiva sull’altalena, facendo arrabbiare la sorella.
Ricordò i momenti passati insieme prima di andare a scuola, ricordò anche i momenti a scuola, quando lei era l’unica a rivolgergli la parola.
Aveva sbagliato, Dumbledore aveva ragione. Avevano sbagliato tutti.
Lui per primo non era riuscito a scegliere lei, non era cambiato per lei.
Non l’amava così tanto da fare tutto per lei?
«Certo che sì», si disse.
Ma quando lei gli aveva chiesto un cambiamento lui era solo uno studente, tentato dal potere di quell’Oscuro Signore che era stato in grado di assumere il controllo del mondo magico in pochissimo tempo.
Ora invece……
Rimpiangeva la sua scelta, era distrutto dal rimorso per aver perso lei, avrebbe voluto essere morto al suo posto.
Lo specchio rifletteva la sua immagine sfocata e una giovane donna dai capelli rosso scuro, ritta in piedi proprio dietro alla sua immagine, lo guardava dolcemente e sorrideva. Poi però piangeva: rideva e piangeva al tempo stesso.
Severus appoggiò delicatamente le sue dita affusolate sullo specchio gelido e la donna lo imitò.
« Severus…» la voce calma di Dumbledore lo destò dalla sua visione.
Si girò lentamente, senza scostare la mano dallo specchio e fissò il vecchio preside dritto negli occhi.
«Sa», cominciò, «Pensavo che questo specchio fosse scomparso.»
«Bè, dovrebbe esserlo» disse con lo stesso tono pacato Dumbledore. «Sai, Severus, non serve a nulla rifugiarsi nei sogni o nei ricordi. Non dobbiamo dimenticarci di vivere.»
«Lei non può capire» sussurrò quasi impercettibilmente Severus, tornando a voltarsi verso di lei.
«Penso di poter capire più di chiunque altro, qualunque sia la cosa che tu vedi in quello specchio.»
Snape sospirò profondamente ma non si voltò a quelle parole. Però tolse lentamente la mano dal vetro.
Ormai aveva giurato di proteggere suo figlio. Quel figlio che aveva odiato tanto per la somiglianza con il padre. Quel figlio che poteva essere il suo.
Lo avrebbe fatto solo per lei.
E se fosse stato necessario sarebbe morto, pur di poterla raggiungere.


 
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