Quando il mondo comincia a prendere strane pieghe, [8/05/08] Quotations

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Sselene
view post Posted on 12/6/2008, 17:41




Rating: Per tutti
Tipologia: One-Shot
Lunghezza: 612 parole, 1 pagina, 1 capitolo.
Avvertimenti: Shounen Ai
Genere: Triste
Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me, tranne la citazione che è di Rimbaud.
Credits: La citazione "A diciassette anni non fai veramente sul serio" è di A. Rimbaud
Introduzione: A diciassette anni non fai veramente sul serio... ma neanche a trenta, in fondo.

Il giovane si mosse appena da sotto il lenzuolo candido, rotolandosi un po’ sul materasso fino a raggiungerne il limite, posto sul fianco sinistro di modo da poter osserva la sveglia sistemata sul comodino di legno scuro che segnava ormai il pomeriggio inoltrato. Una smorfia corrucciata gli arricciò le labbra sensuali nel rendersi conto che quell’idiota di un poeta da schifo non l’aveva svegliato come gli aveva più volte chiesto. La sua coscienza ricordava vagamente di aver assestato un paio di calci piuttosto decisi a qualcuno di indefinito che aveva osato scuoterlo dai suoi sogni beati, ma lui preferiva non prestar alcuna attenzione a quell'irrilevante dettaglio. Si alzò dal letto, sbadigliando leggermente, posando i piedi nudi sul parquet freddo, fremendo leggermente per qualche brivido che gli attraversò la spina dorsale. Se anche quell’idiota gli avesse preparato il bagno come gli aveva chiesto, cosa che probabilmente aveva fatto, a quell’ora doveva essersi fatto freddo, dato che quell’idiota era uscito ben prima, per non ricordava bene quale idiota motivo. S’avvolse il corpo giovine nelle lenzuola, sistemandosi al meglio, annoiato all’idea di doversi vestire e dirigendosi, così, direttamente in cucina dove, sperava bene, quell’idiota avrebbe dovuto avergli lasciato il pranzo come gli aveva raccomandato. Chiaramente, quell’idiota l’aveva fatto. Alzò curioso i vari coperchi metallici che coprivano i piatti, scoprendo man mano la pasta ricotta e noci, le scaloppine al vino bianco, la fetta di sacher e le fragole con la panna. Nel cestello col ghiaccio c’era anche una bottiglia di Sassicaia. La sua coscienza gioì nel riconoscere tutto ciò che prediligeva, ma lui si limitò ad una smorfia seccata mentre ricopriva le cose. Non avrebbe mangiato quelle schifezze. Avrebbe chiamato quell’idiota e gli avrebbe ordinato di tornare a preparargli qualcosa di meglio, se ci teneva a lui. E poi si sarebbe fatto preparare un bel bagno caldo e l’avrebbe costretto a restare con lui di modo da potersi far lavare la schiena. Pregustava già il momento. Fischiettando un motivetto allegro che al meglio rappresentava il suo stato d’animo, raccattò il telefono che si era nascosto da qualche parte, componendo il numero dell’idiota. Attese stranamente a lungo che quello rispondesse e la cosa lo stizzì non poco.
“Che c’è?”
Strinse le labbra, sdegnato, al tono annoiato di quella voce matura.
“Il pranzo che hai preparato fa schifo.”
Sbottò con tono di superiorità, sedendosi in poltrona, reggendosi il lenzuolo che tentava pericolosamente di cadergli. Per un po’, dall’altro lato non ci furono risposte.
“E’ il tuo pranzo preferito.”
Ricordò poi la voce, palesemente seccata da quella giocata inutile.
“Non mi va di mangiarlo. Voglio altro.”
“Allora cucinatelo tu.”
Fremette sorpreso a quel commento, sgranando gli occhi, stringendo le dita sulla cornetta tanto da farle sbiancare, senza la forza di ribattere.
“Sinceramente… è stato divertente giocare con te, per un po’, ma ora mi stai decisamente annoiando. Puoi restare nella mia casa ancora un po’ se vuoi, io sarò fuori un paio di settimane, ma per quando torno devi essere sparito, okay?”
Boccheggiò, nel cercar di dare un senso a quelle parole, portandosi una mano alla fronte, confuso dalla strana piega che stava prendendo il mondo.
“A-avevi detto… che potevo contare su di te per ogni minimo capriccio… che… che facevi sul serio con me…”
Ricordò tremante, implorando col tono l’ammissione di uno scherzo idiota, ma la persona dall’altro capo del filo non lo accontentò.
“Suvvia, non mi avrai creduto? Com’è che si dice… a trent’anni non fai veramente sul serio.”
Avrebbe voluto dirgli che la frase non era proprio così, avrebbe voluto dirgli che era uno stronzo, avrebbe voluto dirgli che aveva bisogno di lui. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma lui aveva già messo giù.


P.S. Spero che sia tutto giusto, è la prima volta che partecipo a qualcosa del genere ^^''''

Edited by Sselene - 12/6/2008, 18:57
 
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