Together Again, [05/06/08] Fandom Libero - Arcana

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Shari Aruna
view post Posted on 13/7/2008, 17:53




Fandom: Supernatural
Rating: 14 anni (arrotondato molto per eccesso, solo alcune parolacce e un tocco di sana violenza contro mostri pluriomicidi)
Personaggi/Pairing: Sam e Dean Winchester
Tipologia: One-Shot
Lunghezza: 3860 parole, circa 5 pagine e mezzo. È la prima volta che vado così vicino a sforare dal limite massimo consentito O__o SPN mi rende logorroica a quanto pare.
Avvertimenti: Linguaggio Colorito (d’altronde c’è Dean di mezzo u__u)
Spoiler! nope, la storia è ambientata agli inizi della prima stagione.
Genere: Sovrannaturale, Introspettivo.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Kripke, quell’adorabile ometto, che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Supernatural, appartengono solo a me. Non credo si possa attribuire la proprietà delle Furie a qualcuno in particolare ma so per certo che non sono mie, anche se ne ho modificato l’aspetto tradizionale perché si adattassero meglio ai miei scopi.
Note dell'Autore: Questa fanfiction ha volontà propria, si è cambiata tante volte ambientazione e trama che ormai la mia idea iniziale sembra una barzelletta. In un tentativo di dominarla ho tentato di riprendere lo schema base degli episodi del telefilm ma ad un certo punto credo di aver perso completamente il filo... non sono molto soddisfatta, ecco. Forse l'ho cambiata troppe volte <_<
Rimando poi alle note finali per alcune spiegazioni aggiuntive.
Introduzione alla Fan's Fiction: Non è mai facile ricominciare a vivere la tua vita dopo aver perso qualcuno di importante, la cosa diventa ancora più difficile se sei un Winchester e suddetta vita consiste nel dare la caccia a creature infernali. Ad avere qualcuno accanto però, ci si può riuscire abbastanza bene.




Together Again








Danville - Kentucky.
In meno di due giorni sono stati rinvenuti i cadaveri di ben quattro uomini. Ancora non sono state chiarite le circostanze della morte ma la polizia esclude per ora l’ipotesi di un serial killer.
“Le profonde lacerazioni sui corpi fanno pensare più all’attacco di un grosso animale che ad un omicidio” spiega lo sceriffo Scott.
Mentre la polizia indaga sull’eventuale presenza di orsi nella zona, i familiari, attoniti, ...


***



Mancavano poche ore all’alba e una figura scura si trascinava lentamente attraverso il bosco, inciampando in continuazione in sassi e rametti troppo piccoli per essere individuati dai suoi occhi stanchi.
- Maledetta stronza - bofonchiò Dean, portandosi una mano a tamponare la ferita sul fianco. Il taglio non era molto profondo ma sanguinava in modo a dir poco indecente, tanto che ormai il ragazzo era quasi completamente coperto di sangue. Per un vampiro sarebbe stato un qualcosa di molto simile ad un bel maialino grasso con in bocca una mela, probabilmente.
Imprecando fra sé si costrinse ad accelerare il passo, non sapeva che fine avesse fatto la creatura ma non era molto ansioso di scoprirlo. Non in quel momento almeno.
Un rumore a pochi metri da lui lo mise in allerta ed ignorando il dolore si portò subito sulla difensiva, inginocchiandosi e mettendo mano alla sicura della pistola.
Il fruscio divenne sempre più forte ed i nervi di Dean cominciarono a tendersi: fosse stata la creatura avrebbe avuto ben poche possibilità di riportare il culo a casa. Quella puttana era forte e lui troppo malmesso.
Adesso il fruscio era molto più chiaro e il ragazzo riconobbe il rumore di passi, la creatura che stava inseguendo non aveva scarpe né camminava, di questo era più che certo: difficile dimenticarsi quelle zampe munite di artigli e le ali da pipistrello. Dean tirò un leggero sospiro di sollievo ma non abbandonò lo stato di guardia, poteva comunque essere un nemico.
O suo fratello.
- Sam, Dio santo! Stavo per spararti un colpo in fronte. Che cazzo ci fai qui? - lo aggredì quando finalmente la grossa sagoma dell’altro Winchester abbandonò l’ombra dei cespugli.
- Ho rubato una macchina e ti ho seguito - ribatté seccamente Sam, squadrandolo con occhio critico - E pare che abbia fatto bene, anche. Si può sapere come diamine ti è venuto in mente di venire qui da solo a dare la caccia a qualcosa che non sappiamo neanche cosa sia? - sbraitò, afferrandolo per la giacca e cercando di aiutarlo a rimettersi in piedi, ma Dean, irritato, allontanò la mano con uno schiaffo.
- Ah, taci. Potevo farcela. - Dean mise tutta la sua convinzione in quelle parole, ma dovette ammettere a sé stesso che il non riuscire nemmeno a stare dritto su due gambe rovinava un po’ l’effetto.
- Oh sì, vedo. Ottimo lavoro Dean. Spero almeno che tu l’abbia uccisa. - borbottò Sam, ignorando le proteste dell’altro e mettendosi il suo braccio intorno alle spalle.
Dean non ribatté subito, ma si prese qualche secondo per meditare sulla risposta migliore da dare. Comunque la mettesse però il fatto che avesse fallito non cambiava affatto, quindi decise di chiudersi in un mutismo offeso che il fratello interpretò subito nel modo corretto.
- Dean! Tu sei... - iniziò, la voce a metà tra il preoccupato e l’arrabbiato, ma l’altro lo interruppe prima che potesse aggiungere un qualsiasi insulto.
- Sta’ zitto Sam ok? Tanto non ha senso discuterne adesso.
- Già hai ragione. Sai cosa avrebbe decisamente più senso? - chiese Sam trattenendo a stento la rabbia - che tu mi portassi con te quando vai a caccia.
- Sam piantala. Sto sanguinando come un maiale!
- Questo lo vedo da solo. E non saresti in queste condizioni se...
- Sì, sì ho capito. Ora stai zitto e cerchiamo di arrivare alla macchina - ribatté debolmente il maggiore, tentando di concentrarsi sul modo corretto di mettere i piedi l’uno dietro l’altro.
Merda se quella puttana l’aveva ridotto male.
Quando infine raggiunsero l’Impala Dean non ebbe nemmeno la forza di protestare quando Sam gli prese le chiavi della macchina: non c’era scampo doveva lasciar guidare lui.
La strada verso il motel sembrò decisamente molto più lunga di quanto ricordasse.

***



Del giorno precedente Dean non aveva che vaghi ricordi. Rammentava le mani di Sam che pulivano e medicavano quella maledetta ferita, rammentava anche il dolore pulsante e la sensazione di totale stanchezza del suo corpo, ma tutto era avvolto da quella specie di nebbiolina tipica della semi-incoscienza. Il fianco, comunque, faceva ancora un male del diavolo soprattutto considerando che Sam si era premurato di imbottirlo di antidolorifici. Probabilmente ormai ne era così assuefatto che per fargli ancora effetto ne servivano quantità industriali, si ritrovò a considerare quel pomeriggio mentre, seduto sul suo letto mezzo disfatto, osservava alternativamente la scatola di ciambelle e la sagoma del fratello china sul computer portatile.
- Quindi hai scoperto cos’è? - si azzardò infine a chiedere mentre azzannava l’ultima ciambella.
- È una Furia, almeno credo - rispose l’altro, alzando appena lo sguardo dalla tastiera. L’espressione che aveva stampata in faccia non prometteva nulla di buono, pensò Dean.
- Una che?
- Una Furia. - ripeté Sam, alzandosi per mostrargli l’immagine di una creatura molto simile a quella a cui lui aveva dato la caccia. Il corpo ricordava vagamente quello femminile ma artigli, zanne e muso da cinghiale inferocito non incontravano certo il gusto di Dean in fatto di donne. Le grosse ali inoltre le davano un aspetto decisamente inquietante.
- Le Furie fanno parte sia della mitologia greca che di quella romana, ci sono le loro descrizioni in molti testi antichi e... - continuò Sam, ma Dean lo interruppe subito.
- Salta la lezione di storia. Come la eliminiamo?
Il ragazzo sospirò, arruffandosi i capelli con una mano.
- Non so nemmeno... insomma non dovrebbe neppure esistere. Tutto quello che si sa sulle Furie è che uccidono chi commette delitti molto efferati che non vengono scoperti né puniti in alcun modo. In effetti le quattro persone uccise dalla nostra creatura sono state tutte indagate per omicidio e poi rilasciate, quindi potrebbe coincidere, ma se è davvero un Furia non so se esiste un modo per eliminarla.
- Una pallottola nel cuore risolve il novanta percento dei tuoi problemi. - disse Dean, ma il fratello lo ignorò totalmente. Dopo qualche istante di riflessione Sam si diresse verso il letto e iniziò a cercare qualcosa nella sua sacca. Tirò fuori una cartina e il diario di John, poi prese il cellulare ed il portafogli e si avviò verso la porta.
- Devo fare un paio di telefonate e procurarmi qualche libro visto che la rete sembra non essere molto interessata a questi tipi di creature. Intanto che io sono in giro rimettiti a dormire, sei ancora debole ed è inutile che venga anche tu: ti annoieresti e soprattutto annoieresti me. Ah, e non sforzare il fianco, se ti si riapre la ferita dobbiamo portarti in ospedale e non ho molta voglia di dare spiegazioni. - disse Sam velocemente, senza nemmeno guardarlo.
- Sam lo sai vero che sono io il fratello maggiore?
- Avevo sentito dire qualcosa del genere, sì. - acconsentì l’altro senza realmente dargli retta. Fortunatamente in quella città c’erano biblioteche abbastanza complete, quindi non avrebbe dovuto avere problemi a procurarsi i libri che gli servivano. Tornò indietro a prendere le chiavi dell’Impala e si diresse nuovamente alla porta.
- E perché hai preso le mie chiavi? Con andare in giro non intendi mica dire andare in giro con la mia macchina vero? - Dean non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Sì d’accordo Sam aveva ventidue anni e di sicuro sapeva guidare una macchina - l’aveva guidata anche la notte prima per quanto gli facesse male ricordarlo - ma la differenza fondamentale stava nel fatto che l’Impala non era una macchina, ma la sua macchina.
- Riposati Dean. - lo liquidò il più giovane, fingendo di non aver sentito nemmeno una parola e spalancando la porta della stanza.
- Sam! Sam giuro su Dio che se mi graffi la macchina ti estraggo le viscere con le mie mani mi hai capito? - urlò Dean in risposta, ma Sam ormai era arrivato al parcheggio e stava già mettendo in moto l’Impala.

***



Quando Dean si svegliò erano passate da poco le sette, e odiava ammetterlo ma Sam aveva avuto ragione: quella dormita gli aveva fatto davvero bene. Un pensiero però interruppe a metà il suo sbadiglio. Erano passate più di tre ore da quando il fratello era uscito: dove diamine era finito? Doveva andare a cercarlo?
E proprio in quel momento, neanche lo avesse evocato, Sam fece il suo ingresso nella stanza, integro e con tutti e quattro gli arti ancora attaccati al busto. Dean mandò un sospiro di sollievo poi, approfittando del fatto che l’altro si stesse spogliando, gettò un occhiata nel parcheggio. Solo per essere sicuro.
Sam dal canto suo parve non notare nulla, nemmeno l’evidente gioia del fratello nel constatare che l’Impala era ancora integra e perfetta.
- Ho fatto qualche ricerca e indovina? Ho due notizie. Classico vero?- lo informò mentre si liberava dalla tracolla piena di libri.
- Prima la buona.- disse Dean che stava già dando l’assalto al sacchetto della cena che Sam aveva posato sul tavolo.
- Non vedo perché tu debba scegliere quale vuoi sentire per prima visto che io non te l’ho chiesto. Quindi inizio dalla cattiva.
- Simpatico come un dito nel culo. - bofonchiò l’altro sputacchiando pezzi di formaggio di quello che, almeno all’olfatto, pareva un tacos. Sam si riservò il diritto di lanciargli un’occhiata disgustata prima di rimettersi a parlare.
- Avevo ragione io, probabilmente non possiamo ucciderla.
- Avrei detto che per te fosse questa la buona notizia.
- Per me non è una cosa così strana avere ragione. - sogghignò Sam, guadagnandosi al volo una forchetta di plastica in testa.
- Comunque possiamo liberarcene con una specie di rituale, un po’ come si fa con gli esorcismi. La parte più difficile sarà trovare il nido ma una volta localizzato non dovremo far altro che aspettare che la Furia si addormenti e rimandarla da dove è venuta, qualunque posto esso sia. Questo punto non è molto chiaro, ma l’inferno è un buon candidato: di solito è da lì che escono tutte queste creature. - mormorò, pensieroso.
- Un rituale hai detto?
- Sì, c’è un rituale di esilio.
- Un rituale di esilio. - ripeté Dean, aggrottando la fronte.
- Dean se non la pianti di ripetermi giuro che ti faccio fuori. Ora ascoltami, abbiamo bisogno di alcuni ingredienti: una radice di artiglio del diavolo, del legno di betulla e del sale. Bè di quello ne abbiamo in abbondanza almeno. - disse sovrappensiero - Poi ci serve qualche cristallo adatto al ciclo lunare di questo mese e...
- Ti ci vedo a fare la fattucchiera Sammy. Sul serio, ti mancano solo le verruche.
- Dean...
- Sì sto zitto. Dunque una volta che ci siamo procurati questi ingredienti cosa facciamo? Organizziamo un sabba? Balliamo nudi intorno al fuoco?
- Sono le streghe a fare i sabba e sono le ninfe che ballano nude attorno al fuoco. Le Furie non c’entrano niente con tutto questo - sospirò Sam, ripetendosi che sì, la pazienza era una virtù decisamente sottovalutata.
- Perché non ci siamo mai imbattuti in ninfe? Ti pare giusto?
- Dean piantala. Possibile che tu debba fare sempre l’idiota? - scattò Sam, sbattendo per terra il libro che stava consultando. Dean lo fissò accigliato.
- E possibile che tu debba sempre essere così nervoso? Sembra quasi che...
- Cosa? - ringhiò Sam ma l’altro non rispose, il silenzio si innalzò tra di loro come un muro e i due si voltarono contemporaneamente le spalle.
Sam tentò di calmarsi respirando piano e contando mentalmente fino a dieci, ma la stanchezza di una notte passata praticamente insonne a controllare la ferita di Dean pesava sui suoi nervi come un macigno e per qualche motivo l’idea di una caccia a base di rituali e foglie bruciate lo irritava da morire. La caccia era, per definizione, un ottimo modo per distrarsi dai propri problemi personali che per forza di cose dovevano restarne fuori, ma non si poteva usarla come metaforico sacco da boxe e Sam lo sapeva eppure, nonostante tutto, avrebbe voluto trovarsi davanti una cosa da prendere a pugni, calci o a pallottole in testa, qualcosa su cui sfogare liberamente quella rabbia bruciante che lo attanagliava dalla morte di Jessica.
Perché adesso - ironia della sorte - cacciare era tutto ciò che gli era rimasto, almeno fino a quando non fossero riusciti a trovare qualche traccia del padre, e sempre che quell’idiota di suo fratello non gli impedisse di farlo andandosene a caccia da solo e facendosi quasi ammazzare, ovviamente. Sam si chinò in fretta e raccolse il libro, tentando di fare mente locale: litigare avrebbe danneggiato entrambi oltre che la caccia, quindi, imponendosi di rilassarsi, riaprì il volume e scorse velocemente l’indice.
- Dean io devo fare ancora qualche ricerca, tu fai un salto al centro commerciale e procurati gli ingredienti che ci servono. - disse con voce piatta - Per la betulla e l’artiglio del diavolo non dovresti avere problemi, si trovano in un qualsiasi vivaio. Per il cristallo invece... - Sam si interruppe per qualche secondo mentre i suoi occhi scorrevano veloci le pagine del libro - Bè possiamo accontentarci di un pezzo di ematite. Grigia però, di quella rossa ce ne faremmo ben poco - concluse.
Dean si morse le labbra, sapendo che tacere sarebbe stato decisamente un gesto intelligente, soprattutto dopo aver scampato una litigata con i fiocchi. D’altro canto, però...
Si avvicinò e poggiò una mano sulla fronte del fratello, costringendolo ad alzare il volto.
- Dean che diamine stai facendo? - sbottò Sam sgranando gli occhi.
- Voglio vedere le verruche. Ormai dovrebbero esserti spuntate - spiegò con semplicità l’altro, mostrando la sua migliore imitazione di faccia seria.
Dopo qualche istante di interdetto silenzio, Dean fu praticamente costretto a fuggire via dalla stanza per evitare i pesanti libri che miravano con pericolosa precisione alla sua testa.

***



Il nido - un grosso agglomerato di rami, foglie e chissà cos’altro - non risultò poi così difficile da trovare, ma in compenso la creatura decise di non voler essere affatto collaborativa.
- Che diamine facciamo, le cantiamo una ninna-nanna? - urlò Dean nascondendosi dietro un grosso tronco prima di sparare un altro paio di colpi nella direzione dell’ombra che si muoveva veloce tra gli alberi. Sam, accucciato poco distante da lui, gettò un’occhiata veloce in giro nel tentativo di localizzare la Furia, ed intanto mise su un nuovo caricatore.
- Non è necessario che dorma, l’importante è che rimanga nel nido. - spiegò, tenendo lo sguardo fisso sugli alberi intorno a loro. Il maggiore mandò un mugolio di dissenso.
- Ho l’impressione che ora come ora non ne abbia molta voglia.
- Stai sottolineando l’ovvio, lo sai? - sbuffò Sam, avvicinandosi. Dean scosse la testa e continuò a scrutare la foresta, tentando di trovare una soluzione. Dopo qualche secondo di silenziosa riflessione - e dopo aver stabilito che tutto quel verde gli stava decisamente danneggiando i bulbi oculari - un’idea piuttosto semplice cominciò a farsi largo nella sua testa.
- Quanto ti ci vuole a completare tutto il rituale?
- Almeno cinque o sei minuti, è un testo abbastanza lungo e complesso. - rispose velocemente il fratello, scoccandogli un’occhiata interrogativa.
- Molto bene allora tu comincia a disporre candele, sale e tutto il resto, io mi procurerò i cinque o sei minuti che ci servono. Se ti sbrighi più in fretta ovviamente mi sarai molto d’aiuto.
Sam ebbe giusto il tempo di afferrare il significato della frase e pensare un “Non può essere così cretino” che il fratello aveva già cominciato a muoversi.
- Dean! No!- provò ad urlare ma il ragazzo si era già lanciato nella direzione del nido, attirando immediatamente le attenzioni della Furia che si gettò al suo inseguimento.
- Fottuto pazzo! - ringhiò Sam, ma si costrinse a distogliere lo sguardo dalla scena per riportarlo sulla sacca dove teneva gli ingredienti.
“Cerchio di sale. Disegnare pentacolo al suo interno. Mettere candele ad ogni vertice. Bruciare la betulla e l’artiglio del diavolo. Disporre al centro del fuoco il pezzo di ematite. Recitare il terzo rituale. Era il terzo non è vero? Sì il terzo, sono sicuro.”
Ripassare a mente le istruzioni mentre le metteva in atto, lo aiutò a concentrarsi abbastanza da non controllare ogni secondo se così per caso fosse diventato figlio unico.
- Fottuto pazzo - ripeté ancora, prima di iniziare a leggere.
Dean dal canto suo giaceva sul fondo del nido, tra peli, squame e altri materiali organici non definiti. Sopra di lui la Furia faceva del suo meglio per cavargli gli occhi ma lo spazio ristretto la penalizzava non poco, e fino a quel momento non aveva potuto fare altro che tirargli un paio di zampate, fortunatamente non andate a segno.
Dopo qualche minuto di lotta incessante però, il cacciatore capì che sarebbe stato alquanto difficile conservare la pelle ancora per molto. Il dolore al fianco era ritornato, forte e bruciante, ed i suoi muscoli stavano per cedere sotto il peso della fatica di tenere a distanza la creatura.
- Muoviti Sam, dannazione! - urlò Dean infine, tentando di bloccare contemporaneamente le zanne e gli artigli della Furia.
Non poteva vedere il fratello ma drizzando le orecchie riuscì ad udire chiaramente la sua voce mentre declamava strani versi in latino, zoppicando di tanto in tanto su qualche parola, ma riprendendosi subito dopo. Sentì persino l’odore di bruciato delle candele, ma tutto era troppo confuso per dargli un senso, e la Furia stava attaccando con forza ancora maggiore.
Sam urlò finalmente le ultime parole e Dean ghignò nel sentire la creatura sopra di lui mandare uno stridio di dolore. Con un balzo la Furia saltò fuori dal nido, consentendogli finalmente di respirare e Dean si tirò immediatamente in piedi per cercarla con lo sguardo ma contrariamente alle sue aspettative la Furia non esplose, né si disintegrò, né fece niente che potesse fargli pensare di averla eliminata.
- Merda, non ha funzionato! Il rituale l’ha solo indebolita! - gridò Sam a qualche decina di metri da lui, e Dean capì subito che quella del fratello era stata una pessima mossa.
La creatura infatti alzò il pesante capo e ringhiando e mettendo bene in mostra le zanne si lanciò nella direzione di Sam e in pochi secondi giunse davanti a lui, buttandolo a terra dopo avergli artigliato le spalle con le possenti zampe. Mostro e cacciatore rotolarono insieme per qualche metro, tentando di sgozzarsi a vicenda, ed erano così avvinghiati nella lotta che impedivano a Dean di prendere bene la mira. Imprecando tra sé il ragazzo gettò via il fucile ed estrasse la pistola dalla fondina della giacca, cominciando a correre nella direzione del fratello.
Avvenne tutto così velocemente che Sam non capì praticamente nulla. In un attimo la Furia gli venne strappata di dosso e prima che potesse mettersi a sedere Dean le aveva già sparato un colpo al cuore. Preciso, rapido, mortale.
- Fottiti stronza. Questo era quanto ti dovevo - mormorò Dean al cadavere dalla creatura che andava lentamente dissolvendosi.
Sam lo guardò, per un momento sembrò anche sul punto di dire qualcosa, ma alla fine decise di rinunciare e tese una mano nella direzione del più grande che lo aiutò a rimettersi in piedi.
Dopodiché, con la netta sensazione di déjà vu stampata in testa, Dean si mise il braccio del fratello sulle spalle e, arrancando, trascinò entrambi verso la macchina.

***



Il paesaggio fuori dal finestrino scorreva in fretta e la musica dei Metallica riempiva l’intero abitacolo. La caccia era finalmente finita.
Sam si voltò appena, scrutando il fratello.
- È stata una follia fare da esca.
- Fa parte del nostro lavoro, no? È così che funziona, dovresti saperlo - rispose Dean - Ah, e alla fine avevo ragione io! - aggiunse dopo qualche istante, sorridendo.
- A che proposito?
- Sul fatto che una pallottola nel cuore risolve il novanta percento dei tuoi problemi. Tienilo a mente Sammy, è una lezione importante, questa.
- È Sam, non Sammy. E piantala di darti tante arie, non hai proprio nulla da insegnarmi, tantomeno ti puoi permettere di impartirmi lezioni di vita. E poi non fosse stato per il mio rituale non saresti riuscito ad ucciderla.
- Se avessi recitato per bene il rituale sarebbe morta subito invece che limitarsi ad indebolirsi. E resta il fatto che io avevo ragione. - concluse Dean vittorioso.
- Mh. E forse io dovrei stare più attento a ciò che desidero - mormorò Sam, pensando a quanto poco gli fosse andato a genio all’inizio l’idea di poter concludere la caccia con un misero rituale. Un’ovvia domanda salì alle labbra di Dean ma il fratello non gli diede il tempo di porla, la questione che gli interessava era un’altra ed era giunto il momento di affrontarla.
- Ad ogni modo Dean, fammi il favore di non farti più venire in mente belle idee come andare a caccia da solo. L’altra notte sei stato fortunato ma...
- Fortunato? Sam io me la sono sempre cavata benissimo da solo. Non ho bisogno della tua protezione, chiaro? - rispose Dean, più seccato che realmente arrabbiato.
Sam sospirò, tentando di mostrarsi calmo.
- La verità è che hai fatto una gran stronzata, lo sai anche tu ed è inutile che tenti di negarlo. Siamo in due, lavoriamo insieme e tu non puoi permetterti di prendere decisioni come questa senza consultarmi.
- Sì che posso, perché io sono...
- Perché tu sei il fratello maggiore - lo anticipò Sam, con aria annoiata - Lo so. Ma io ti sto solo chiedendo di fidarti di me.
- Io mi fido di te.
- Dean...
- Senti non è una questione di fiducia d’accordo? È solo che hai passato quattro anni lontano da questa merda ed è ovvio che ora tu abbia difficoltà a ritornarci, e poi non è che sia al tuo meglio no? E lo capisco. Insomma è normale dopo che… - Dean si bloccò nel momento esatto in cui il nome di Jessica prendeva forma sulle sue labbra.
- Dopo la morte di Jessica? - completò Sam per lui.
Dean rimase in silenzio a fissare la strada vuota davanti a lui.
- Non è facile e no, in effetti non sono al mio meglio. Ci sto provando a riabituarmi a tutto, ma è più difficile di quanto credessi. - sospirò il ragazzo - Quindi non ti ci mettere anche tu a farmi sembrare uno stupido, per favore. Faccio già un ottimo lavoro da solo.
- Questo è assolutamente vero - concordò Dean, strappando al fratello una specie di sorriso.
Dean non disse che non sarebbe più andato a caccia da solo, né Sam pretese di sentire niente del genere, ma la tensione si sciolse ed entrambi si sentirono sollevati più da quel silenzio pieno di cose non dette che da quello scambio di battute.
Quattro anni di lontananza e la tomba di una persona così amata erano scogli abbastanza difficili da superare, e probabilmente una parola in meno ed un silenzio condiviso sarebbero stati molto più d’aiuto di lunghi e complessi discorsi. A riunirli definitivamente poi ci avrebbe pensato la caccia, quella maledizione che si portavano addosso.
Era una famiglia strana la loro.


***




Note finali:

* Premettendo che il rituale me lo sono inventato di sana pianta, ho comunque fatto qualche ricerca sugli ingredienti: la betulla e l’artiglio del diavolo sono due piante che si usano spesso nei rituali di protezione o per combattere forze oscure, così come l’ematite grigia che - escludendo le proprietà attribuitele dalla Cristalloterapia - serve principalmente nei rituali di bando delle entità maligne (ed anche per attirare visioni in effetti, ma Sam fa già abbastanza da sé, non credo gli serva aiuto in questo senso XD), l’ematite rossa invece è usata negli incantesimi d’amore ed è per questo che giustamente Sam non sente il bisogno di averla XP
** Riguardo alle Furie ho trovato ben poco a parte i versi dell’Orestea di Eschilo e un passo del canto IX dell’inferno di Dante, e nessuna delle due fonti mi ha entusiasmata XD Tradizionalmente le Furie nella mitologia greca sono rappresentate come donne con serpenti al posto dei capelli, ma per comodità in questa storia ho preferito sfruttarne solamente il nome, dando alla “mia” Furia un aspetto più congeniale ai miei scopi, in effetti credo alla fine sia venuto fuori una specie di incrocio tra una Furia e un’Arpia :unsure: doveva essere proprio brutta XD
 
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