Rosenputtel, [31/07/08]Cappa e Spada

« Older   Newer »
  Share  
Fantafree
view post Posted on 28/9/2008, 22:28




Raiting: Arancione.
Tipologia: One-shot.
Lunghezza: 2828, esclusi titolo e citazione (e il The End finale).
Avvertimenti: Lemon, BSDM.
Genere: Romantico, Favola, Mistero.
Credits: La citazione scelta è quella di Mario Mariani, “La maschera è bellezza e la menzogna è amore”.
Note dell'autore: Il titolo, “Rosenputtel”, è una storpiatura di Aschenputtel, che è il nome di Cenerentola nella fiaba originale, ed è italianizzabile in Roserentola.
In origine questa storia era una comica, una satira sulle favole classiche di gagliardi principi e principesse remissive, ma è finita per diventar semi-seria (straanooo XD), per cui non ho messo l’avvertimento. Rimane, comunque, una certa dose d’ironia, specie per quanto riguarda il principe gnocco mit cavallo bianco *muahah*.
Introduzione alla storia:
C’era una volta un castello in rovina che si diceva fosse stregato e abitato da un demone, che teneva segregata una sfortunata principessa insieme coi suoi tesori... ma nessuno dei molti che erano andati per salvarla era mai tornato indietro.


Rosenputtel

“La maschera è bellezza e la menzogna è l'amore”
(Mario Mariani)



Anni orsono, in un regno lontano, un principe errante, spodestato dal suo trono a causa di una disputa con la matrigna, vagava per terre straniere sperando di trovare una principessa disposta a sposarlo e a restituirgli un titolo.
Egli era ancora giovane e bello e, si sa, le fanciulle in età da marito sono volubili.
Un giorno arrivò nei pressi di un paesino lacustre e fu accolto calorosamente nella locanda meglio illuminata. Concordato l’affitto di una camera per la notte, si scaldò lo stomaco con dell’ottimo vino e un pasto abbondante e ascoltò distrattamente le novelle con cui i paesani amavano intrattenere gli stranieri.
Fra una storia di bimbe fantasma che apparivano in riva ai laghi di notte e la leggenda di un barbuto mostro di palude a tre gambe, fu messo al corrente delle dicerie riguardo all’unico castello ancora in piedi delle regione, sopravvissuto illeso a una guerra sanguinosa.
Era, dissero, una costruzione massiccia circondata da bellissimi cespugli di rose ormai vicine alla fioritura e a detenerne la proprietà era una misteriosa principessa di nome Rosa, che viveva lì con l’unica compagnia dei suoi cavalli e della sua domestica; questa era stata vista non più di un paio di volte per inverno, quando il freddo e il disagio erano stati tali da richiedere nuove provviste anche ai castellani. Di cosa vivessero per il resto dell’anno, nessuno lo sapeva.
Si diceva infatti che la dimora fosse stregata e abitata in realtà da un demone che teneva segregata la sfortunata fanciulla insieme coi suoi tesori a lungo preservati dalla guerra e dai ladri, e nessuno di quelli che erano andati per salvarla era mai tornato indietro.
Poiché il principe non mancava di coraggio oltre che di fascino, ma non era nemmeno uno sciocco, decise di dormirci su una notte, sperando che questa gli portasse consiglio.
Al mattino il rapido diminuire delle sue finanze una volta pagato quanto dovuto alla locandiera lo convinse che tentare non gli avrebbe certo arrecato danno.
Se anche la storia si fosse rivelata del tutto infondata, avrebbe sempre potuto chiedere ospitalità a chiunque vivesse nel castello.
Era già pomeriggio inoltrato quando vi giunse; il profumo delicato delle rose aleggiava nell’aria come un vento delizioso e queste erano belle come non mai.
Il castello, di struttura imponente, con una torre notevole ed una di più modesta misura, era imbruttito dal tempo e dalle intemperie ma conservava una sua dignità in mezzo al groviglio di rovi e fiori che lo circondava.
Giunto al portone, non notando alcuna guardia o sentinella, il principe legò il cavallo a uno degli alberi e bussò tre volte.
"C’è nessuno? Sono il principe di un regno lontano, sono venuto a chiedere la mano della principessa di questo castello" Disse solamente. Come aveva previsto non vi furono squilli di tromba né paggi ad aprire il portone. Solo dopo aver bussato altre due volte, quando stava ormai per rinunciare, una voce ovattata gli rispose dall’altra parte del portone.
"Andatevene signore. Non possiamo ospitare nessuno al calar della sera, è troppo pericoloso... andreste incontro a una disgrazia" Ma il principe, dopo i mostri a tre gambe e le bimbe redivive, non si scompose per quell’infausta previsione.
"Signora..." Disse, poiché non conosceva il rango della padrona della voce, benché fosse certamente una donna.
"... Se di un demone si tratta, non mi spaventa affatto. Dormire qua fuori mi preoccupa di più, a causa dei briganti; d’altronde non me ne andrò finché non avrò visto la principessa"
E tanto insisté che la domestica della principessa, perché di lei pareva trattarsi, lo lasciò entrare.
Nell’aprire la grande porta, un po’ di luce filtrò al di là della soglia, dove il buio nascondeva ogni cosa.
Il principe fece in tempo a notare che la domestica portava una garza calata sul viso, che ne celava in parte i lineamenti.
Rimase stupito da tanta segretezza, ma non si arrischiò a chiedere.
Quando la porta si richiuse dietro di lui l’oscurità quasi totale lo disorientò.
"Vi avevo detto che si sarebbe fatta notte" Mormorò la domestica, di fianco a lui.
"Nascondetemi allora, e io libererò la vostra padrona" La donna trattenne il respiro per un instante e poi acconsentì, impietosita -o così gli parve, almeno.
Accese una misera candela che diffuse una luce fioca sufficiente giusto a non farli inciampare e lo condusse in una stanza in cima al castello, al vertice di una scala a chiocciola priva di balaustra.
"Rimanete qui stanotte. Sarete al sicuro e se Dio vi assiste incontrerete la principessa: ma state attento al demone!"
Quando la porta si chiuse (con un sonoro giro di chiavistello), il principe cercò a tentoni una candela, una lampada, qualcosa che illuminasse quella tenebra compatta.
Trovò invece la stoffa pesante di una tenda; tirò, e la luce del quarto di luna alto in cielo fu sufficiente a illuminare la stanza quel tanto che bastava perché realizzasse di essere imprigionato nella camera da letto della principessa che sarebbe forse diventata sua sposa, una volta liberata. C’era un letto ampio, dalle lenzuola rosa cupo e la testata in legno. Sul comò lì di fianco, dal lato della porta, c’era un vaso pieno di rose prossime ad appassire; strano trattamento per la camera di una nobile.
Ma il demone o qualunque cosa egli fosse la teneva prigioniera, aveva forse ucciso tutta la famiglia reale? Addirittura tutta la servitù? Strano, gli pareva. Come aveva potuto il castello scampare alla guerra allora?
Mentre rifletteva su ciò trovò una bottiglia vicino al vaso, che dall’odore (e dal sapore, come si preoccupò di scoprire) non era certo un intruglio adatto alle fanciulle di buona famiglia –nemmeno alle contadine più coriacee in verità, se ci tenevano a camminar dritte.
Rimise a posto la bottiglia dopo pochi sorsi, sentendosi girare la testa. Bere quella roba a stomaco vuoto era una pessima idea, avrebbe dovuto saperlo; tentò di rimanere in ascolto più che poteva e gli parve di udire una porta chiudersi, da qualche parte nel castello. Ma subito dopo tornò il silenzio e il principe si addormentò senza nemmeno accorgersi di aver chiuso gli occhi.
Sognò di essere di nuovo nel suo regno, nella piazza riservata ai duelli, mentre si gettava contro il nemico; si vide impugnare una spada di legno al posto della sua degna arma, mentre l’avversario (che stranamente aveva la stessa faccia della locandiera dell’osteria) evitava con facilità tutti i suoi fendenti e lo derideva, dicendo che non sapeva reggere neanche un po’ di buon vecchio trinciabudella.
Se voleva salvare principesse, diceva, doveva trovarsi una spada vera e combattere da uomo.


***


A svegliarlo, quando la notte doveva essere ancor più fonda, dato che l’oscurità era di nuovo assoluta, fu il nitrito familiare del suo cavallo rimasto a pascolare nei dintorni del roseto.
Quando l’uomo tentò di alzarsi, per andare a vedere cosa aveva indotto l’animale ad un verso così disperato (dandosi inoltre dello stupido per non aver raccomandato alla governante di portarlo in una stalla) ricadde indietro senza neanche riuscire a mettersi seduto, con un’espressione di ebete stupore sul viso assonnato.
Mentre dormiva, qualcuno gli aveva legato i polsi ai montanti del letto.
Rimase fermo alcuni minuti a braccia spalancate, ingoiando saliva calda nel tentativo di sbloccarsi la gola.
"Chi è là? C’è qualcuno?" Chiese infine con voce impastata. Gli parve di avvertire un movimento alla sua sinistra, nei dintorni della porta. Una goccia di sudore gli scese lungo il collo.
Alcuni passi meno furtivi poco distanti dal letto gli tolsero ogni dubbio: non era solo nella stanza.
Udì un suono di sfregamento e una fiammella apparve nel buio come se si sorreggesse da sola, poi s’ingrandì e sfrigolò all’interno della lampada appena accesa, illuminando un poco la stanza (che, si rese conto l’uomo, era così buia perché le tende erano state tirate) e la figura che la reggeva.
Per un momento, il principe fu sicuro che davanti a lui stesse la Signora Oscura in persona, venuta a portarlo via; ma si convinse d’essersi sbagliato, a meno che la morte non amasse prendere sembianze poco solenni come quella.
Nel baluginio della fiammella a olio distingueva una figura alta, esile, con un lungo vestito nero e strappato in più punti che ricordava gli abiti da lutto, pur avendo un non so ché di osceno.
Bande di capelli lunghissimi e dall’aria bagnaticcia incorniciavano un viso minuto e un po’ androgino, tipico delle fanciulle, ma storpiato da un ghigno malefico e due occhi innaturalmente accesi come diamanti su feltro scuro.
"Vi siete svegliato, caro" L’uomo avvertì delle torsioni involontarie nel bassoventre e il terrore tornò a serrargli la gola. La donna, se di umano si trattava, rimase immobile senza mutare di una virgola l’orribile sorriso, come aspettando che ritrovasse la parola.
"S-sei il demone, tu?" Le si rivolse infine, facendo appello a tutto il suo coraggio.
In silenzio la creatura si chinò per posare a terra la lampada, che illuminandola dal basso le dava un aspetto anche più terrificante di quanto già non fosse: se non fosse stato appena svegliato e quindi ancora incline a confondere la realtà col sogno, l’uomo sarebbe certo entrato a far parte delle file dei morti per spavento.
"Vi pare questo il modo di rivolgervi alla padrona di casa, quando dormite nel suo stesso letto?" Gli domandò, simulando una risatina pudica e indignata che suonò come lo squittio di un pipistrello intrappolato in una finestra.
Era lei il demone, non c’erano dubbi. Tentando di risvegliarsi dal sonno e dalla paura, il principe tentò di nuovo di mettersi a sedere, riuscendo giusto ad alzare un poco le spalle.
I polsi non erano legati con della corda ma con quella che gli pareva seta nera, girata e rigirata in modo da essere altrettanto resistente.
"Ma ditemi, non volete far posto nel letto per la principessa che intendete sposare?" Nel dire questo gli si era avvicinata senza fare quasi alcun rumore, montando sul letto e sporgendosi verso di lui, così che l’uomo poté vedere chiaramente il pallore mortale del viso magro e l’inquietante sguardo spiritato.
"Come sarebbe a dire principes..." Ma non fece a tempo a rispondere che uno schiaffo lo zittì, anzi, lo fece proprio ammutolire: chi mai poteva permettersi di schiaffeggiare un principe?
"Non parlate a sproposito, mio signore" Lo ammonì, mostrandogli i denti bianchi.
"S-sei un vampiro?" Le chiese comunque, sperando di distrarla quanto bastava per allontanarla con un calcio. Quella sorrise, come se le avesse appena suggerito un’idea bislacca ma brillante.
"Già..." Mormorò, portandosi ancor più vicino, fin quasi a sovrastarlo come farebbe un uomo con una donna, scongiurando ogni tentativo di difesa con le gambe.
"... sentiamo che sapore ha il sangue del mio bel principe" Come gli affondò il viso nel collo, egli fu certo d’aver visto giusto e che il peggio stesse per accadere ma, nonostante il dolore, che fu comunque intenso, sentì chiaramente che a lacerargli la pelle non erano i denti di un vampiro ma quelli di un umano, se così si poteva definire quella creatura.
"Lasciami stare, mostro!" Le gridò, scrollandosela di dosso. Quella s’impennò come una furia, cadendo all’indietro e finendo a cavalcioni su di lui.
"Mostro?" Gracchiò, portandosi al collo una mano ornata da un rubino rosso come il sangue che ancora le macchiava le labbra.
"Oh, ma certo, è per la principessa che siete venuto qui in fondo, non è vero?- Si lagnò, afferrandolo per la veste fino a strappargliela, annaspando poi con le unghie per liberarlo da quell’impedimento.
"Per lei e la sua ricchezza, non è forse così? Ed io? Io devo morire, venite qui a uccidere il demone, avete pietà solo per ciò che appaga i vostri desideri!" S’interruppe e alzò il viso verso la porta, come ascoltando rumori provenienti da fuori. Il cavallo nitrì ancora.
"Ma qui sono tutti morti" Gli sussurrò in tono fievole e disperato, portandosi così vicino a lui che l’uomo poté vedere una lacrima annacquarle l’angolo dell’occhio sinistro. Per un attimo la sua sembrò sincera e lucida sofferenza.
Da lì in poi notò molti meno dettagli perché la donna premette più forte il bacino contro il suo, le cosce divaricate lungo i suoi fianchi, gemendo per la disperazione o per la lussuria o forse entrambe le cose.
"Ma voi continuate a venire! Volete una principessa, volete il suo tesoro, non capite che è tutta una menzogna, che sono tutti morti!" Farneticava e dalla bocca le colava un rivolo argenteo di saliva, alternando quei disperati vaneggiamenti a spinte feroci, le unghie ora affondate nel petto del principe.
Questi per la prima volta in vita sua era tanto scosso da non poter ragionare normalmente, né poteva rimanere insensibile a quel che la creatura gli faceva; il sudore gli impregnava la fronte e un bollore che ben conosceva gli avvolgeva il bassoventre come una morsa, godendo del famelico altalenare della donna.
"E volete che muoia anch’io... " Piagnucolò la donna, ansante, portandosi entrambe le mani al viso, senza togliere un grammo del suo dolce peso dal grembo del principe.
Quando questi fece per dire qualcosa, qualunque cosa, per vedere se aveva ancora la capacità di parlare, sentì un rumore di stoffa che si strappava e un laccio di seta pregiata gli serrò il collo come un cappio, soffocandolo fino ad annebbiargli la vista.
"Taci, mio principe" Gli intimò la creatura.
"Sarà una lunga, lunga notte per te"


***


Quando le prime luci del mattino entrarono dalla finestra con le tende finalmente scostate, l’uomo si svegliò di soprassalto, credendo di aver fatto un incubo terribile. Ma quando si guardò i polsi li vide segnati da un solco rosso in corrispondenza dei legacci e dovette rinunciare a quella consolante eventualità.
Pochi secondi ancora e registrò la presenza di qualcuno seduto a lato del letto e quando una mano esile e pallida fece per toccargli la spalla, questo cacciò un grido, allontanandola con uno schiaffo.
"Stammi lontano!" Ansimò, voltandosi. Ma invece dell’inquietante visione della sera prima, la proprietaria della mano (per quanto mantenesse una singolare somiglianza con la sua carceriera) era una ragazza dall’aria spaurita, un po’ troppo magra e un po’ troppo pallida ma dai lineamenti deliziosi e i capelli castani raccolti in una lunga treccia.
"Perdonatemi..." Mormorò con la voce rotta dal pianto, lisciandosi le pieghe della gonna. Indossava un vestito rosa vivace, forse un po’ inadatto alla sua carnagione, dello stesso colore del nastro che aveva nei capelli.
"... Volevo ringraziarvi per avermi liberata" Il principe la guardò perplesso.
"Sei tu... siete voi la principessa?" Questa annuì, sorridendo.
"Il mio nome è Rosa" Si presentò, come se ce ne fosse bisogno.
"E com’è che v’avrei liberato?" Le chiese sempre meno convinto.
"Ah, non saprei. Ma so che era da tanto tempo che non vedevo la luce del sole..." A giudicare dalla cera doveva esser vero ma gli rivolse un sorriso che avrebbe sciolto qualsiasi uomo, anche dopo una così brutta esperienza.
Si fece aiutare a scendere le scale, poiché si sentiva molto debole, e giunto all’aperto si assicurò che il suo cavallo stesse bene: la sera prima avrebbe giurato che lo stesse sbranando un lupo da come nitriva e invece eccolo lì, a brucare tranquillo in compagnia di quello che doveva essere il cavallo della fanciulla, un bellissimo baio dalla coda intrecciata.
Le chiese dunque se, mentre lui dormiva, aveva pensato alla proposta rivoltale appena arrivato al castello, sempre che la sua governante glie l’avesse comunicata. In effetti non aveva visto la domestica da nessuna parte ma non vi aveva badato più di tanto, dalla voglia che aveva di lasciare quel vecchio rudere.
Questa fece segno di no, così egli, con tutta la galanteria che aveva conservato nonostante la stanchezza, s’inginocchiò e la chiese in sposa, ricevendo in risposta un sì e un timido bacio che, non fosse stato per il ribrezzo verso il luogo, gli avrebbe fatto venir voglia di consumare lì il matrimonio ancor prima di celebrarlo.
"Non avete dunque niente da portare con voi, eccetto il vostro cavallo?" Le chiese prima di mettersi in viaggio. La fanciulla lo guardò con occhi tristi e scosse la testa.
"Avrete udito molte storie sulle ricchezze nascoste nel castello, ma temo sia andato tutto perduto in quella terribile guerra. Non v’è nulla in quel luogo degno d’esser portato alla luce del sole" Vedendola così spaurita il principe si affrettò ad abbracciarla, assicurandole che l’avrebbe sposata con o senza ricchezza.
Dopo che l'ebbe consolata l’aiutò a montare in sella con galanteria, felice di lasciarsi finalmente alle spalle quel rudere e il suo roseto.
"Non abbiate paura, mia cara, nel regno dove andiamo..." Le diceva facendole strada col suo cavallo, voltandosi di tanto in tanto per ammirare la bella sposina.
"... non c’è da temere altro che la mia matrigna, che pur non potrà dir nulla davanti a una sposa tanto dolce come voi siete" Il sorriso sulle labbra della giovane si fece più pronunciato, guardando la schiena dello sposo con affetto.
"Sì..." Disse, portandosi al collo una mano tremante per l’emozione, ornata da un gioiello che stonava non poco con il vestito.
"... sono sicura che sarà bellissimo, amore mio"



The End






 
Top
0 replies since 28/9/2008, 22:28   61 views
  Share