Innanzitutto, brave a tutt'e due, ho letto molto volentieri entrambe le storie ^^
Vincitrice della sfida:
Ninna nanna per Alice
Di Eylis
Punteggio: 8,4
Grammatica e sintassi: 8 | Capacità espressiva: 8 | Capacità argomentativa: 8 | Capacità critica e rielaborativa: 9 | Originalità e creatività: 9
Recensione: questa storia mi ha veramente colpita, e ha meritato il primo posto, perché hai completamente accantonato qualsiasi collegamento razionale e hai trascinato il lettore nel mondo caotico e incomprensibile del sogno. Ancora più ardua è l’impresa se a sognare è una bambina così piccola: entrare in quelle testoline addormentate ed “analizzare” (o meglio, guardare) cosa può creare la mente dei bambini non è facile, e tu hai fatto proprio un ottimo lavoro.
Le avventure di Alice nel mondo dei sogni ricordano un po’ la fiaba, o meglio, il mondo in cui è ambientata, così caotico, quasi psichedelico, con questi personaggi strampalati (alcuni simpatici ed altri pericolosi)… fortuna che a fare da guida al lettore e ad Alice c’è il ghiro Sonnolesto!
Per quanto riguarda lo stile, è stato adattato all’ambientazione e dunque non può seguire le regole logiche che solitamente vengono usate; la sintassi e la grammatica sì, vanno rispettate, e non ho trovato alcun errore di questo tipo, su questo versante il testo è molto ordinato!
Run in the dark
Di taisa
Punteggio: 7,5
Grammatica e sintassi: 7 | Capacità espressiva: 7,5 | Capacità argomentativa: 7,5 | Capacità critica e rielaborativa: 7,5 | Originalità e creatività: 8
Recensione: un sogno-premonizione terrorizza una giovane ragazza la notte e un ragazzo presuntuoso, insistente e ben poco galante la tormenta di giorno, rendendola inquieta. Le due cose sono collegate?
In questa storia il sogno assume un significato di ambiguità, rivela e nasconde allo stesso tempo, tenta di comunicare con il mondo reale ma facendo ciò crea confusione: è un limite che non si può superare, la realtà non si può mescolare con il sogno, il sogno non può essere scambiato per qualcosa di reale, non ci si può fidare di lui, e la drammatica fine del racconto (che mi ha veramente colta di sorpresa!) ce lo conferma.
Lo stile è meno curato del solito, vi sono degli errori di ortografia e di battitura (causati dalla fretta, immagino, e comunque non gravi), che potevano però essere corretti con una rilettura attenta.
Sempre se c’era davvero qualcosa dalla quale stava scappando: quel “c’era” all’indicativo suona davvero male, quindi sarebbe stato più opportuno il congiuntivo.
E mentre la prima attendeva impaziente che lui pagasse e sparisse, possibilmente per sempre. Lui restò in mobile in attesa di chissà quale istruzione. Qui invece hai erroneamente staccato le due preposizioni, interrompendo la prima senza averla veramente terminata.
[…] domandò la cameriera, posando la punta della sua penna sul taccuino. Senza guardare negli occhi il cliente comodamente seduto al tavolo. Anche qui sarebbe stato meglio collegare le due frasi con una virgola.