Trattato sulla Follia, [11/09/08] Behind the frame

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Eylis
view post Posted on 15/10/2008, 12:18




Rating: 16 anni
Tipologia: One-Shot (suddivisa in 31 mini-capitoletti rappresentati dai giorni)
Lunghezza: 5783 parole, 9 pagine
Avvertimenti: Angst, Non per stomaci delicati
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sovrannaturale
Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me, fatta eccezione dell’ambientazione che si riferisce all’immagine “My Asylum” di Asylumwitch
Credits: l’immagine alla quale si fa riferimento in alcuni passaggi del testo (quando l’autore del diario parla del luogo in cui vive) è di proprietà di Asylumwitch
Note dell'Autore: non ho la più pallida idea di come possa essere presa questa “storia”, anche perché non è stata facile da scrivere e non so se sono riuscita nell’intento. Quando ho visto l’immagine che poi ho deciso di scegliere ho pensato subito a trattare il tema della Follia, ma dopo aver scritto un paio di pagine ho stravolto completamente il lavoro iniziale (diciamo pure che l’ho messo da parte per iniziare qualcosa di nuovo) ed è uscito questa specie di diario… Un diario in cui lo scrittore dialoga quasi con il lettore, un lettore che potrebbe essere un personaggio di fantasia, ma che forse potrebbe anche essere il lettore reale… (non mi assumo nessuna responsabilità =P )
Introduzione alla Storia: Quello che state per leggere è un diario. Ma non un diario qualsiasi, perché chi scrive non è una persona qualsiasi. Siete certi delle vostre convinzioni, del vostro modo di vedere il mondo, della vostra semplice esistenza? Siete sicuri di voler leggere queste pagine, accettandone ogni conseguenza?





Trattato sulla Follia

10 ottobre 19…
Sono pazzo, e prima di compiere l’ultimo gesto voglio riempire le pagine di questo diario della mia follia. Non perché io voglia farlo leggere a qualcuno, ma perché desidero vedere questi ghirigori folli contorcersi sotto la tortura del pennino sulla carta opaca. Fra un mese esatto, forse anche a questa medesima ora, tutto finirà. Nel frattempo tu non potrai fuggire alle mie parole.

11 ottobre 19…
Ogni diario che si rispetti inizia con una presentazione di chi scrive. Eppure tu dovresti sapere perfettamente chi sono, mi sbaglio forse? Ma certo, vedo il tuo sguardo perplesso… non ricordi. Non te ne rendi conto minimamente, e questo mi ferisce. Mi stai ignorando. Quindi per questa volta sarò magnanimo, tenterò di illustrarti la mia vita così come l’ho vissuta, e così come ti si presenta di fronte.
Sono nato con te, nello stesso, preciso istante. Ma a differenza tua, io ho riso quando mi hanno estratto da quel ventre, non ho strillato come un poppante. Un novellino quale eri, peraltro. Io no. Io ero uno squilibrato, già allora, nient’altro che esistenza eterea di pazzia.
Vedi, c’è un luogo in cui sono cresciuto. È una prigione dalla quale è impossibile fuggire. Una casa cupa, su di uno strapiombo dai confini tanto ristretti da sembrare un fungo. Al di sotto solo il mare, naturalmente sempre in tempesta. Com’è possibile che un luogo simile esista, ti stai chiedendo? È semplice, l’ho creato io stesso. Ciò che conta è ribaltare le prospettive per rendere il tutto squadrato, in questo modo su di una piccola base potrà poggiare un intero monte. Folle, dici? Non sottovalutare le regole della pazzia, perché non sono affare di poca cosa…
Così realmente non sai chi io sia. Non preoccuparti, lo scoprirai, probabilmente anche prima di quanto tu desideri. Ad ogni modo, mi stavo presentando. Vuoi conoscere il mio aspetto? In realtà non credo ti riguardi. Sappi unicamente che i miei occhi sono come i tuoi, sputati. Neri come il tuo torbido animo. O forse credevi d’essere un’anima candida? E suvvia, dato che oggi sono di umore buono ti dirò persino che il mio corpo è magro, soffre la fame da quando è venuto al mondo. Sì, credo che suppergiù mi potresti stringere in vita fra le tue mani in modo che queste si tocchino, senza troppe difficoltà. Ma per quest’oggi è abbastanza. In caso contrario non si tratterebbe più di un gioco tanto divertente, non credi? Mi scoprirai poco alla volta.

12 ottobre 19…
Oggi hanno tentato di costringermi a rassegnarmi, a dare le dimissioni. Ma io non intendo abbandonare il mio rifugio. Questa è la mia tana, il mio asilo. Nessuno mi potrà portare via, perché questo è un luogo che esiste unicamente dentro di me. E di te, certo, d’altronde chi non è parte di me? Chi non possiede la pazzia?
Credo di dover riprendere questa mia deleteria presentazione, poiché sei troppo attaccato alle norme per accettare un’altra via, seppure sarebbe sicuramente più semplice da percorrere e, ti dirò, meno tediosa ed inutile. Vuoi sapere della mia infanzia? Potrei mostrarti una mia fotografia da fanciullo, se ne avessi. Ma ho distrutto ogni immagine che mi rappresenta da molto tempo, non mi serve specchiarmi nella follia quando già ne sono perfettamente cosciente. Ed in ogni caso, bimbetto sicuramente non lo sono mai stato. Cosa inutile, sono solamente esseri rognosi quanto un bastardo randagio. Ma ho dato un passaggio all’adolescenza, questo sì. Devi ammetterlo, è gustoso vedere le facce dei tuoi genitori sconvolte, quando arrivato a casa dopo giorni di assenza ingiustificata ti fai accompagnare da un poliziotto che dettagliatamente illustra la cura millimetrica con la quale hai squartato quella bestia. Viva, certo. Non è questa la ribellione? Sì, sì, ti vedo annuire… Non sai quanto ti sbagli. È solamente creare disordine. Una rivolta è qualcosa di molto, molto più sottile. Trasparente quanto un vetro perfettamente pulito, ma dannosa come i frammenti di questo sotto i tuoi piedi nudi.

13 ottobre 19…
Dunque vuoi che ti parli della rivolta. Della mia, certo. Non intendo certo disquisire qui su faccende che vanno oltre la mia esistenza, e quindi al di fuori di ogni mio minimo interesse. Ebbene, l’essenza della ribellione non è, come tutti credono, il disordine. O il panico, la rabbia, la distruzione. No, una sommossa è un fatto mentale. È spingere una persona, qualsiasi persona, che sia conosciuta o meno, cara od odiata, saggia o stupida… a credere di vedere la realtà ponendole di fronte un’artefatta illusione. Una mistificazione limpida e chiara. Un’eccezionale, rivoltante verità che costringerà questa persona, e chiunque la contorni, ad invertire ogni meccanismo dei propri ragionamenti fino a divenire l’essenza di ciò che maggiormente odia. Perché fare tutto questo? Semplicemente per puro profitto personale. Vedi, è questo che la follia dà: il permesso di essere perfettamente egoisti.

14 ottobre 19…
Io sono la rivolta, così come sono la follia, l’odio, il disgusto e l’ignoto. Ma sono anche la sottigliezza, la finezza rivoltante con cui puoi cavare lo sporco da sotto un’unghia e lasciarlo cadere a terra, leggero, ammirando la superficiale pulizia che hai appena creato. Ed il mio scopo è farti credere che tutto questo sia perfettamente legittimo.
Non sono un vecchio, nonostante io non conti più i miei anni. Il mio egocentrismo mi ha mantenuto giovane, bello, seducente. Potrei fare mie tutte le fanciulle sulle quali posi i tuoi sporchi sguardi senza alcun problema. Ma non è cosa che mi interessi. Vedi, in quanto folle io ho una sola compagnia nella mia vita. Chi, ti starai chiedendo? Oh, vedo i tuoi occhi brillare di cupidigia… Ma poiché ho intenzione di dimostrarti quanto io oggi sia di umore a dir poco pessimo non ti rivelerò ciò che le tue orecchie bramano. Piuttosto, rimani a sentire quel che sto per scriverti.
Tu non sei nessuno, a questo mondo. Nessuno ricorderà il tuo nome, per quanto saggio, buono ed onesto tu possa essere. Io, al contrario, rimarrò sempre sulla bocca della gente, che sussurrerà il mio nome con timorosa deferenza ed abbasserà lo sguardo di fronte a questa evidenza. Fa male, vero? Quanti sforzi perché il tuo ricordo permanga in questo nero mondo… Sì, quanti sforzi inutili! E ti rivelerò un’altra cosa: questo fatto provoca in me una grande soddisfazione.

15 ottobre 19…
Questa notte ho sognato i corvi. Al contrario di quanto tutti credono non sono messaggeri di morte. Piuttosto possono rappresentare la morte, ma questo è un altro discorso. In questo sogno, nient’altro che allucinazione della mente dettata dalle paure e dalle brame che inutilmente cerchiamo di annullare durante il giorno, ho udito una voce. La mia voce, per l’esattezza. Certo, nel mio sonno nessun altro potrebbe avere accesso, non mi sarebbe possibile sentire altro suono al di fuori del mio, a patto che io non lo camuffi con grande destrezza come in effetti so fare. Ma di questo tu non eri a conoscenza, il tuo sgomento è palese.
Ebbene, questa notte la mia stessa voce mi ha annunciato che presto succederà qualcosa, un evento molto, molto importante. Nozione inutile, mi dirai, fin dalla prima pagina di questo diario ti avevo informato di tale fatto, ed anche se non lo rammenti è bene che tu finga d’averlo ritenuto strettamente nella tua scarsa mente emotivamente instabile. Per quale motivo allora do tanta importanza a questo sogno? È molto semplice. Perché questo. Non è. L’inizio. Della. Fine. Ah!

16 ottobre 19…
Dio, Dio, Dio! Non è possibile credere follemente che una persona possa giungere a tali livelli! Oggi tu non mi servi, scrivo qui unicamente per delirare delle mie esperienze. Assurdo psicanalista, non può credere realmente che la Follia, quella con l’iniziale maiuscola e la finale pure anche se viene scritta in codice in minuscolo, possa essere trattabile! Curabile! O qualsiasi altra bastardaggine simile! Questo essere, individuo misero e totalmente inutile, si illude di Guarirmi dalla Pazzia con l’ausilio di potenti mezzi scientifici. Io, nella mia demenza, sono perfettamente in grado di capire quanto inutili possano essere termometri, termostati e termoregolatori. E comprendo fino alla lucidità estrema come una scossa di tonificante elettricità risulti essere semplicemente stimolante per i miei saldi nervi di budino! Lo sai qual è l’unico modo per sconfiggere la stravaganza? Hai una minima idea di quale sia il mezzo uno per annientarmi? No, certo. O non sarei qui a scrivere, perfettamente consapevole del fatto che tu, tu mi odi. Ma sai con sicurezza, invece, che io conosco la migliore forma per aumentare questo tuo sentimento: costringerti ad ascoltarmi senza rivelarti Nulla.

17 ottobre 19…
E così una settimana è trascorsa. Ogni giorno avvicina l’ineluttabile gesto, l’estrema azione che cambierà ogni cosa. Vedrai, scomparirò dalla tua vita. Quindi abbi la pazienza di leggere queste righe fino in fondo, giungendo all’ultima riga di questo libretto nero e bagnato che puzza di muffa. Non accusarmi con quegli occhi torbidi, questo posto trasuda umidità in ogni angolo, non è possibile avere qualcosa di asciutto. Ad ogni modo, oggi ti voglio raccontare un fatto curioso. Dopo la consueta seduta con l’irritante ometto che si fa chiamare terapeuta sono giunto alla conclusione che tutto questo tempo è realmente inutile, e mi sto permettendo di sprecarlo unicamente per tuo diletto. O forse dovrei dire per il mio puro divertimento in previsione di quel che succederà. Ma non è di questo che ti volevo parlare.
Vedi, dopo essermi alzato dalla poltrona di pelle marrone, unta quanto i capelli di quell’individuo, mi sono avvicinato alla porta ed il mio sguardo è casualmente caduto su quello specchio ovale, antico appeso al muro. Dovresti conoscerlo quell’oggetto, dovresti ricordarlo… Ma già leggo nei tuoi occhi che non sai di cosa parlo. È incredibile quante cose la mente umana possa archiviare disprezzando deliberatamente il pericolo. Ora, non sei forse curioso di sapere cosa ho visto nel vetro? Perché ormai inizi ad essere ad un certo modo intelligente, sai che da me non ti puoi aspettare un semplice riflesso, vero? Ebbene, ho visto più cose. La Morte, certo, compagna di ogni limpida superficie come questa. Ho visto il tuo viso. Non accanto al mio, piuttosto al posto della mia figura. Ma sai qual è la cosa più divertente che ho scorto, in seguito a queste immagini? Lo vuoi sapere? Non ho visto proprio niente. Il Nulla assoluto! Ah, quanto questo risolleva la mia giornata non lo puoi nemmeno immaginare!

18 ottobre 19…
È tempo che io inizi ad impartirti le lezioni che temi e desideri. Come primo dettame quindi ti chiedo di considerare quella che tu chiami società. Un insieme di persone diverse che si stringono assieme per evitare calamità di ogni genere, convinte nella loro mente ristretta di poter governare il mondo grazie a questa apparente unità. Non è il modo in cui sei consueto pensare a questo concetto? La cosa non ha importanza, ora vedilo così come ti è appena stato descritto.
Immagina adesso di prendere un seme di speranza e piantarlo in questo aggregamento di individui. Riesci ad intuire cosa potrebbe accadere? Ebbene, ti sbagli. Leggo nel tuo pensiero che già ti immagini una società fiorente e positiva, pronta ad accrescersi nella convinzione di un promettente benessere generale. Allunga le mani, tu, perché io possa bacchettarle come si usa in questo luogo cupo.
L’inserimento di questo sentimento in una struttura tanto movibile ed instabile non porterebbe a simili conseguenze. Piuttosto, invece, creerebbe il disordine assoluto. La speranza porterebbe le persone a credere di poter oltrepassare i propri limiti al di là di ogni possibilità, e le spingerebbe ad attuare grandi piani per raggiungere questo inattaccabile traguardo. Ma soccomberebbero tutti, perché nessuno può laddove è legge che non si abbia la capacità, e l’inevitabilità di questa consapevolezza porterebbe alla pazzia chiunque ne verrebbe toccato. Così, come vedi, ciò che può sembrare un buon sentimento è in realtà una delle strade maestre per giungere in questo luogo. Per arrivare a me.

19 ottobre 19…
La nostra seconda lezione riguarda la menzogna. Questa è una caratteristica comune a tutti gli uomini, nonostante molti di loro si professino assolutamente sinceri. Perché si mente? Le risposte sono delle più svariate. C’è chi lo fa per dispetto, chi in modo inconsapevole, chi per proteggersi e chi per ferire. Chi lo fa per paura e chi lo fa per professione. Ma al di sotto di questo, nascosto negli interstizi stessi della bugia, c’è una nozione comune tanto semplice e scontata quanto estremamente pericolosa. Chi mente non racconta la realtà. Credi che io ti abbia rivelato qualcosa di terribilmente banale? Ebbene, considera attentamente le mie parole e vedrai che ti sbagli. La verità è un concetto impuro e dannoso, poiché mette di fronte l’individuo all’inevitabile consapevolezza di ciò che è e ciò che non è. La bugia invece è qualcosa di più sottile, può essere costruita, levigata, arzigolata ed abbellita. Ma in verità ti dirò che si rende semplicemente impossibile raccontare la realtà, poiché questa non può, in nessun caso, essere oggettiva. Ognuno costruisce la propria verità secondo la sua visione del mondo, ciò che ha vissuto e ciò che si aspetta da essa. Definire con parole umane la realtà è perciò inverosimile. Sai cosa significa questo? Che ogni singola persona, per quanto onesta si professi, non racconta l’effettività. E questo porta persino la follia a comprendere che in verità, poiché la realtà umana cessa di esistere dal momento che non è fattibile la sua descrizione, ogni individuo mente. Costantemente.

20 ottobre 19…
Dopo questa terza lezione mi fermerò per qualche tempo, poiché desidero nei prossimi giorni raccontarti di altro. Ad ogni modo, l’argomento di oggi riguarda la purezza. Chiudi gli occhi, rappresenta in te qualcosa di puro. Cosa vedi? Ebbene non dirmelo, già riesco ad immaginarlo: un cielo terso, un ambiente incontaminato, una bimba candida dall’innocente sorriso ed i capelli dorati. Un uccello, bianco e libero, una grande luce ed un’estrema pace. Mi sbaglio, forse? No, è evidente quale fosse il tuo pensiero. E quale considerazione tu abbia di me ora.
Tutti gli uomini aspirano alla purezza. Nell’arte, nella vita, nelle idee. È un’idea che li perseguita, persino quando non se ne rendono conto, perché viene vissuta come il modo di ottenere redenzione da ogni peccato. Il raggiungimento dell’estrema purezza verrebbe a significare pace, autenticità, liberazione. Ciò di cui le persone non si rendono conto è che questo ideale è da loro perseguito, in realtà, per ottenere lo scioglimento da ogni vincolo. La purezza come libertà assoluta, quindi. Ebbene, questo mio caro, se ci rifletti attentamente, è uno dei tanti paradossi della vostra mortale vita: l’infinita libertà può condurre unicamente ad ottenere un animo torbido ed immondo.

21 ottobre 19…
L’unico motivo per il quale ti sto illustrando queste cose, credo tu l’abbia intuito, è riuscire a dissolvere in te ogni certezza, ogni appiglio alla vita. Ma non ho timore di rivelarti questo e descrivere questi sentimenti nelle parole che sto scrivendo, poiché so che questo non cambierà il risultato finale del mio lavoro. Tu mi perderai.
Oggi ti dirò della mia vita. I miei giorni non sono scanditi, come probabilmente credi, da orari stabiliti come i tuoi. Non ha importanza per me alzarmi la mattina, la sera o la notte, non ha rilevanza pranzare o rimanere digiuno, non ho priorità nel decidere i miei impegni od i miei momenti di puro ozio. Ciò che contraddistingue la mia esistenza è unicamente il suo scorrere eterno verso l’inevitabile fine, ciò che definisco la separazione dell’essere dall’avere. I miei principali pensieri sono rivolti alla mia dolce sposa, colei che riempie ogni attimo con il suo ineffabile sorriso ed il fruscio del suo mantello leggero. È difficile vederla davvero in viso, nonostante molti di voi si credano capaci di raffigurarla, coloro che ci sono riusciti non sono più stati in grado di descriverla. Lei appartiene unicamente a me ed a coloro che a me si uniscono in ogni loro pensiero ed istante. Ma questo provoca inevitabilmente un’invidia tanto grande nelle persone da spingerle a respingere chiunque vi si avvicini tanto. Lei è così… perfetta.

22 ottobre 19…
Lo so, le mie ultime parole ti sono parse estremamente contraddittorie. Come può la follia, ciò che di più imperfetto esista, essere sposa della perfezione? Eppure, potresti asserire d’essere totalmente certo dell’incompletezza della pazzia? O forse, il tuo è unicamente timore d’accogliere l’idea che l’unico umano davvero completo è colui che maggiormente agli occhi di tutti sembra castrato? Rifletti su questo fatto…

23 ottobre 19…
Quando scoprirai qual è il suo nome capirai per quale motivo ella è la mia sposa… poiché solo la Follia la può raggiungere in ogni suo minimo gesto… Ma temo che perché tu possa comprendere queste mie parole tu debba sapere innanzi tutto chi sia la reale Pazzia. Poiché anche tu, come tutti, avrai un’idea estremamente errata. Dimmi, un volontario omicida è un folle? Uno psicopatico lo è? Una persona che violenta i giovinetti è forse un reale pazzo? Ebbene, no. Ognuna di queste persone è un malato. Un malato nella mente, nel corpo, nelle intenzioni, ma un malato. Un folle è diverso, e chi è realmente posseduto dallo squilibrio supremo può essere legato unicamente a due figure. La mia, certo. E quella della mia dolce sposa. Vorrei aver già terminato questo insulso compito… Vorrei essere al suo fianco.

24 ottobre 19…
È tempo di riprendere le mie lezioni. Considerale come perle di saggezza, come spesso le chiamate voi, anche se ti parrà strano definirle in questo modo sapendo chi le scrive. Argomento di questa ottava lezione è qualcosa che mi è molto, molto caro. La lettura. E ti prego di non interrompermi nel chiederti per quale motivo io abbia saltato alcuni insegnamenti, perché se sei stato attento alle mie parole come pretendi dovresti aver capito che non ho dimenticato nemmeno una semplice parola. La mia essenza richiede un’estrema precisione, in ogni campo. In effetti questa ultima considerazione già costituisce una nuova lezione, quindi oggi ti accennerò unicamente al tema al quale ti ho introdotto un attimo fa.
Voglio porti qualche interrogativo, così che tu possa riflettere durante questo giorno, nelle ore che ci separano dal nostro prossimo incontro attraverso queste pagine, su cosa significhi per te la lettura. È conoscenza? È fuga dalla realtà? È scoperta, oppure svago? A cosa serve la lettura, cosa illustra, cosa viene a compirsi in questo gesto tanto consueto nella tua vita quanto banalmente ed ignobilmente ignorato? Quando domani aprirai nuovamente questo diario e vi troverai nuove parole da Leggere… lo farai come ogni altro giorno?

25 ottobre 19…
Credo che finalmente tu inizi ad imparare cosa voglia dire seguire queste pagine. Fogli umidi, rognosi, ma incisivi quanto il morso di un gatto randagio in pericolo. Dunque vediamo, hai fatto i compitini per casa? Sei stato un bambino diligente? La cosa dopotutto non ha importanza, poiché non intendo considerare la tua risposta.
La lettura è follia. Certo, tutto si può ricondurre a questo termine, se fatto nel giusto modo, ma ciò che l’atto del leggere ha di particolare è che rappresenta il veicolo primario, la porta principale della pazzia. Per quale motivo, ti starai chiedendo? In realtà è molto semplice. Leggere non significa fuggire dal mondo, come molti credono. Leggere è entrare in un mondo nuovo, creare una dimensione parallela indipendentemente dal fatto che questa sia completamente diversa o meno da quella reale. E sì, anche quando leggi un trattato di storia, di politica, o di qualsiasi altro argomento estremamente terreno non stai documentando il mondo reale, ma un’interpretazione di questo. Una verità simile, che corre sulla stessa linea, ma non la realtà. Io stesso ti sto addentrando in un’idea diversa dalla tua quotidianità, con queste parole. E non è forse follia vivere in un mondo che non esiste se non nella propria mente?

26 ottobre 19…
Oggi è un giorno così triste… Anche la pazzia piange, soprattutto quando è allontanata dalla sua candida sposa. Nessuno rammenterà questa data con particolare dispiacere, eppure se la follia avesse spazio nelle decisioni del mondo annullerei volentieri tale giorno da ogni calendario esistente. Perché questo è il momento in cui i ricordi bussano alla porta, si affacciano ad ogni finestra per inondare la mente di parole, gesti, emozioni che per il loro essere passati portano con sé l’eterna tristezza. E allora verso amare lacrime rendendo il mare che circonda questo folle edificio sempre più alto, impetuoso, nero. La pazzia ha un patto con la sua sposa: nessuno potrà separarle, ma in questo giorno la tristezza, ogni anno, le avvolgerà in un’infernale spira per purificarle e portarle a rinascere ancor più unite, splendenti.

27 ottobre 19…
Mi scuserai, ma non ricordo quale sia il numero di questo insegnamento. D’altronde non è l’ordine ad attribuire importanza alle mie parole. Sai cosa sia l’intreccio? Immagina una capigliatura folta che viene tessuta, capello per capello, fino a costituire una pettinatura complessa ed elaborata. Ora raffigura in te l’idea che ogni capello rappresenti una persona, una vita. Ci saranno capelli nuovi che crescono, capelli vecchi che si staccano, tutti avvinghiati l’uno all’altro per costituire quella che chiamiamo la popolazione, la società. Quale immagine romantica… tutti uniti alla conquista del mondo! Non è così? Che ridicolaggine.
Non illuderti, quella che vedi non è una fitta collaborazione per uno scopo comune. In realtà ogni capello fa del suo meglio per ostacolare l’altro, per sopravvivere come unico rimasto a questa lotta quotidiana. I capelli nuovi si infiltrano tra i giovani avvinghiati, quelli vecchi non vogliono staccarsi per cadere a terra, solo una fitta spazzolata riesce a ridare un certo ordine in cambio di un alto prezzo: la perdita di molti elementi. Ogni intreccio è così distruttivo fin nell’intimo della radice, qualunque ne sia la direzione o l’intento… Certo, anche tu hai spezzato molte vite, illusioni, certezze. E prima o poi anche tu sarai spazzato via senza alcun rimpianto.

28 ottobre 19…
Oggi sono stanco, poiché quanto sto costruendo non è che un misero castello di carte che prima o poi qualcuno smonterà. Mi diranno che la Follia non esiste, che tutto è fondamento di una semplice differenza, ed io verrò a sparire, volatilizzato come il tracciato di questo pennino graffiante sommerso da un’ondata di inchiostro. O forse no? In fondo in questo modo le parole non vengono cancellate, ma solo coperte… Allora anch’io sopravvivrò ad ogni interperia? Potrò rivedere la mia dolce sposa nei tempi eterni che verranno senza che nessuno distrugga mai questo palazzo tanto instabile sulla sua roccia scavata dal mare?

29 ottobre 19…
Andiamo a vedere il cielo? Usciamo da qui, cavalchiamo i colori con pazza allegria e lasciamoci trasportare dal vento impetuoso… Ridiamo della tempesta lasciandoci avvolgere da ogni vagito di neonato che qui giunge dall’intero mondo… Tu, mio tesoro che allevi il peso da queste vecchie spalle rendendole giovani e suadenti, avrai presente sempre ciò che ti dissi il giorno del nostro incontro? Ricorda questo momento, ti raccomandai, rammentalo perché questo è l’attimo in cui le nostre anime si fondono per dare vita a nuovi occhi, che nella danza dei passi senza fondo potranno cogliere in questi movimenti l’estrema, irripetibile Bellezza.

30 ottobre 19…
Quello è stato l’anno in cui sono nato, in cui ho aperto gli occhi alla luce ed ho capito che tutto sarebbe cambiato. La Follia muta ogni oggetto ed ogni vita che scorre sotto il suo tocco, ben più della Morte. Se scomparisse come potreste sopravvivere? Se vi toglieste questa estrema bellezza, se rinunciaste a questa forma tanto effimera che coinvolge ogni istante del vostro tempo in nome di quella che chiamate la normalità, la consuetudine… come potreste ridere ancora?
Ogni cosa sarebbe cancellata… Io vi sono indispensabile, nella mia inafferrabilità non siete in grado di distogliermi dalle vostre mani, dai vostri visi, dal vostro corpo… ed allora continuate ad affondarvi colpi micidiali nel vano tentativo di sconfiggermi, dominarmi, controllarmi e vi uccidete, lentamente, senza pietà, inconsapevoli fin nel midollo che io, io, sono solamente voi. Sono te.
Attendo con impazienza la fine di tutto questo…

31 ottobre 19…
I sogni sono la radice di tutto. Per questo vi entro tanto spesso, plasmandoli com’è giusto che sia. Anche questa notte ho sognato, ed in queste immagini erano ancora presenti i corvi. Ma non erano, come li definiresti tu, normali… Erano nella loro forma originaria. Mostruosi, eppure pregni di una luce propria che li portava in alto, sempre più in alto verso i confini dell’immaginazione pura. Lassù, è il luogo da cui provengo. Tu invece potrai solo illuderti di carpire un minimo brandello di quella dimensione estrema, perché la mente umana non è concepita per comprendere la vera immensità.
Ti farò un esempio, perché tu possa capire quanto ho appena scritto. Cerca di rammentare un giorno in cui tu, bambino, sei stato a letto con la febbre molto alta. Spesso in queste situazione capita d’avere delle allucinazioni, di fare strani sogni. Ma questi non sono, come stai pensando, la porta a quel mondo che ti ho appena descritto. Piuttosto sono l’esatto contrario. Se tu, nella tua mente limitata, riuscissi ad immaginare l’estremo opposto di quelle visioni, di quei pensieri riusciresti ad avvicinarti al luogo che mi ha originato e che sempre, in ogni istante mi richiama a sé fondendomi nell’eternità. Ma non ci riuscirai, per il semplice fatto che il vostro misero cervello non è programmato per ottenere simili semplici risultati, e piuttosto preferisce considerare un fatto stupefacente il poter comprendere il supposto funzionamento di una malattia. Che in realtà è assolutamente incomprensibile ed imprevedibile, in ogni caso.

1 novembre 19…
Sai qual è la cosa ridicola in tutta questa situazione? Che quando tutto sarà finito, quando non mi avrai più… mi dimenticherò di te. Non esisterai più, per me, non mi importerà più di ciò che mi circonda al di fuori della mia perfetta sposa. Ed in fondo non importerà più neppure a te, anche se per una diversa causa. Allora perché entrambi portiamo avanti questa impresa inutile? O se preferisci vedere il concetto più in esteso, perché chiunque lavora con grande impegno per sostituire il tempo della propria vita in gesti che si ridurranno certamente in un nulla? Se prendi nelle tue mani la tua vita mortale e consideri le tue azioni ti accorgerai presto che nessuna di queste serve realmente, perché ognuna è tesa a raggiungere un obiettivo che diverrà azione per aggrapparsi ad un fine ancora più grande, e questo susseguirsi di inutili gesti continuerà fino a dissolversi in quella che voi chiamate morte. Pensaci, in fondo perché sforzarsi tanto per ottenere qualcosa che in realtà non ti darà nulla, se non una nuova ricerca che non ti frutterà un premio ma ti creerà unicamente confusione e vani sogni? Tutta la vostra vita sembra così volta ad ottenere qualcosa di immensamente grande che mai potrete raggiungere… Ed allora è giusto che si spenga.

2 novembre 19…
Lo senti anche tu questo stridore? È musica celestiale per le mie orecchie, ma credo che tu non lo possa nemmeno percepire. È il suono delle furie che si avvicinano, Erinni delle tempeste che si apprestano a compiere il loro compito. Siamo sempre più vicini alla fine, presto queste pagine finiranno e si cancelleranno per ricominciare da capo. Ma prima che questo avvenga ho ancora degli insegnamenti per te.
Oggi voglio che tu ti sforzi di pensare alla materia. Che cos’è? Legno, metallo, acqua, cellule umane o qualsiasi altra cosa… Sai definirla? No… eppure la ritieni concreta. Stabile. Ti aggrappi a questa tangibilità con tutte le tue forze perché è l’unica cosa che ti dà certezze. Considera ad esempio il fuoco: questo non è davvero materiale, ai tuoi occhi, e per questo lo temi. Ti sforzi di controllarlo, ma ne hai paura e lo argini per timore che possa invadere la tua vita, sconvolgere la tua esistenza, ridurti ad un mucchietto di cenere dall’inarrestabile pianto. Ma ora immagina di scomporre la materia, tanto corporea, nelle sue parti più infinitamente piccole: non sto parlando di atomi, e neppure di elettroni o di quanti*. Più in profondità, dimezzando sempre maggiormente queste parti, arriverai a capire che queste hanno la semplice consistenza di un’idea. Completamente intangibile. E come può qualcosa di così astratto costituire un elemento materiale?

3 novembre 19…
Finalmente ho eliminato un problema alla radice. Quella sottospecie di psichiatra ormai non darà più fastidio a nessuno, nemmeno alla mia mente che l’aveva rinchiuso in sé stessa per il gusto di tormentarlo e farsi tormentare. Credo se ne formerà uno nuovo, prima o poi, ma in fondo è come schiacciare le formiche. Tolta una ne arriva un’altra, e basta poco ad annullare anche quest’ultima. Diamo il via agli ultimi passi, ora, che condurranno alla fine di questo mio scritto. Appunto, finalmente.

4 novembre 19…
Quando avrai chiuso, per oggi, questo diario, esci e cerca una giostra. Quelle per bambini, vecchie, con i cavallucci che dondolano al suono di una musica che esce da un antico grammofono. Si vedono spesso nei film, questi marchingegni… La troverai sicuramente, non temere. E quando vi sarai di fronte voglio che tu paghi ogni singolo posto per averla esclusivamente per te, per poterti concedere un giro solo fra quelle bestie di plastica.
Ti siederai su quello che più ti sembrerà particolare, simpatico o ben fatto, non ha davvero importanza, e la giostra partirà. Con lentezza. Tu chiuderai gli occhi e ascolterai la musica penetrare in te, cullato da quel dondolio monotono e dai suoni graffianti che accompagnano il vecchio disco. A quel punto, poggiandoti col peso sulla sbarra che sostiene quella figura equina, ti dimenticherai cosa significhi esistere. Capisci cosa intendo? Devi diventare parte della musica, lasciartene avvolgere eliminando da te ogni pensiero, ogni formulazione concreta della tua fisicità, ogni emozione. Se sarai capace di farti penetrare da ogni nota legandoti ad essa potrai avere un minimo assaggio di ciò che, invano, sto cercando di far filtrare in te. Percepirai la vera essenza della Follia, accompagnata dalla sua sposa assoluta. Allora forse potrai intuire quanto ti ho detto finora e vagheggiare sulla reale esistenza di un mondo che non ti conosce e ti considera unicamente illusione. Ora vai!

5 novembre 19…
Ed ora cancella qualsiasi cosa tu abbia fatto ieri, e nei giorni che lo hanno preceduto. Perché tu non sei nulla, sei solo aria che prima o poi verrà spazzata via dal soffio del vento. Nelle mie mani sei stato persona, vivente, spazzatura e tabula rasa. D’ora in avanti non esisterai più, perché non hai scopo d’essere, perché io stesso ti ho rubato qualsiasi vago pensiero sui tuoi fini per annullare la tua presenza. E non ho scelto la tua figura con un motivo particolare. È stata una semplice scommessa con me stesso: chiunque avrebbe osservato l’arcobaleno nel suo esatto centro, in quel preciso istante, sarebbe caduto nelle mie mani. La prossima volta forse sceglierò una goccia di pioggia che dovrà cadere sulla sua fronte.

6 novembre 19…
Perché temi di morire? Tremi di fronte all’idea di scomparire da questo mondo senza lasciare traccia, alla possibilità di perdere ogni cosa che possiedi e alla disillusa speranza di poter conquistare ogni traguardo che ti eri, inconsciamente, prefisso. Tu hai paura, e non fai nulla per nasconderlo. Le tue mani tremano nel prendere questo innocente libretto, i tuoi occhi guizzano lontani terrorizzati da questo inchiostro elaborato. Ma in fondo, ragiona… Non si tratta unicamente di un sereno salto nella luce?
No, la Morte non è una cattiva compagna… credo sarebbe molto utile se tu la vedessi con un sorriso ed un grande desiderio di incontrarla, sì. Anzi, trovo che sarebbe estremamente divertente per te avere una simile concezione, nonostante io continui a sperare che questo non avvenga per poter portare a termine il mio compito con maggiore soddisfazione. Ma non temere, lascerò a te la scelta di questa decisione. Non è forse quello che ho sempre fatto, finora? Non è estremamente generoso da parte mia lasciarti l’onere di vagliare con cura tutte le possibilità costringendoti a prediligerne una soltanto?

7 novembre 19…
Ormai manca poco. Te ne sei reso conto in tutto questo tempo? Il vero protagonista di queste pagine, di questo diario, di questa sorta di racconto non sono io. Ti sbagli se lo credi, anche perché non intendo assumermi tale ruolo che mi costringerebbe a dedicarmi interamente a qualcun altro all’infuori di me. Chi davvero conta, qui, sei tu. Proprio tu, che stai leggendo, anche se una volta di più forse ti trovi allibito di fronte ad una mia precisazione. E questo non perché tu abbia una certa fama, un’importanza particolare. Non è follia da parte mia dirti che, mentre leggi, sei tu ad assumere i significati di questo testo, che non sono quelli che io ti sto dando ma quello che tu vuoi intendere. Piuttosto è pazzia da parte mia dirti ciò, non essendo assolutamente un concetto folle. Ma a volte anche la Follia deve confrontarsi con la Consuetudine per mantenere lustro il proprio splendore. Curioso, vero?

8 novembre 19…
È tempo di concludere ogni cosa. Forse l’hai capito, forse invece hai voluto serrare gli occhi di fronte ad una verità palese. Tutto questo è stato unicamente un immenso, mostruoso gioco creato per mio puro diletto personale. Consapevolmente ho scelto di distruggere ogni tua certezza per vederti soffrire e disperarti di fronte al vuoto, e con folle razionalità ho voluto annichilirti con grandi pensieri che tu solo ti sei posto. L’autore di questo diario sei tu, perché tu solo hai concepito questa deviata pazzia. Ogni parola ti appartiene, ed io rido di fronte a questo semplice fatto. Ora chiuderai questo misero libretto umido, mi ingiurierai e mi abbandonerai. E per questo mi perderai. Tutto per un divertente, eccentrico, illustre gioco.

9 novembre 19…
Oggi non hai aspettato di leggere ciò che avrei scritto su queste pagine, sapevi che non ne avevi più il diritto. Ti sei lanciato, giù, giù dalla scogliera della follia atterrando in quel mare perennemente in tempesta dopo aver finalmente compreso che nulla, né in questo mondo, né in questa casa cupa ed eppure perfetta, poteva darti ciò che realmente cercavi. Dopo aver capito che nessuna delle tue certezze era reale, e che l’unica ragione di vita possibile è lo squilibrio. Ma poiché io non intendo accompagnarti ti sei trovato completamente solo. Certo non sei stato abbracciato dalla Morte, poiché il luogo da cui ti sei gettato esiste unicamente nella mia, nella tua mente. In fondo sei andato incontro ad un destino ben peggiore, avresti dovuto seguire le mie parole. Ma questo ormai non ha più rilevanza per me. Domani sarà un nuovo giorno, un’altra persona aprirà queste pagine ed io dovrò ricominciare i miei insegnamenti perché anche questa possa comprendere l’essenza stessa della pazzia. Ma oggi… oggi vivrò un giorno di pace, perché ora potrò finalmente abbracciare la mia splendida sposa, la dolce Bellezza, l’unica che può accompagnare la Follia in eterno.


http://fc03.deviantart.com/fs28/f/2008/102...AsylumWitch.jpg


 
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