My furry happy ending, [31/07/08] Disney Princess

« Older   Newer »
  Share  
Rowizyx
view post Posted on 24/11/2008, 23:28




Fandom: Disney -> La Bella e la Bestia
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: Bestia, Belle, Lumiere, Tockins Belle/Bestia
Tipologia: One-Shot
Lunghezza: 3701 parole, 7 pagine, capitolo unico
Avvertimenti: OOC, What if...?
Spoiler! nessuno
Genere: Comico, Commedia
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della Disney che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti nel film de La Bella e la Bestia, appartengono solo a me. Non posso disporre degli avvocati della Disney ma sarò lo stesso molto molto cattiva con chi proverà a copiare.
Credits: mi sono in parte ispirata a due fanart in particolare: Beauty and a Beast, di JohnSu, e Me and the Beast, di pixarjunkie.
Note dell'Autore: far tornare l'insipido principe Adam (ma quando mai si è visto un principe di nome Adamo?) nel suo peloso alterego era un sogno che avevo da un sacco di tempo... Personalmente, altro che Shrek, Belle ci ha person un sacco!
Spero di non essere andata fuori tema, la mia idea di Belle protagonista è data dalla sua forte presenza nei pensieri e nelle riflessioni di... sigh, di Adam. Buona lettura!


Introduzione alla Fan's Fiction: La Bestia è tornata a essere uomo... sì, ma siamo sicuri che vada bene a tutti?

My furry happy ending



Tanto tempo fa, in un regno lontano lontano, un giovane principe viveva in un grande castello circondato dai suoi servitori, orgoglioso e prepotente. Per punire il suo carattere insensibile, una fata lo tramutò in un’orribile, orrenda Bestia e stabilì che solo se avesse conosciuto l’amore corrisposto entro il suo ventunesimo compleanno sarebbe potuto ritornare umano.
Contro ogni probabilità, dopo un lungo periodo di solitudine il principe incontrò una giovane coraggiosa e sprezzante del pericolo, che lentamente imparò a vedere oltre il suo aspetto mostruoso e s’innamorò di lui.
Si direbbe ormai certo il lieto fine di questa strana vicenda, eppure…

Era morto, si disse la giovane fanciulla nel vederlo chiudere gli occhi, nessuno poteva sopravvivere con una ferita come quella che gli aveva inferto Gaston, nemmeno lui, unico nel suo genere.
Disperata, Belle si accasciò sul corpo esanime dell’essere che aveva imparato a conoscere e apprezzare, lo stesso per cui era tornata al castello temendo il peggio. Tra le lacrime gli confessò il suo amore, ormai in trappola, speranzosa fino all’ultimo che quelle tre semplici parole, io ti amo, potessero cambiare le cose. Non poteva lasciarla sola, non ora che aveva capito quanto davvero erano intensi i suoi sentimenti per lui.
Si trovò a sperare in un miracolo, eppure tutto sembrava inutile… Quand’ecco che raggi colorati come fuochi d’artificio si sostituirono alla fitta pioggia che li circondava, e il corpo della Bestia fu sollevato in aria: Belle scivolò indietro, presa dalla paura, senza capire cosa stava succedendo, mentre una forte luce avvolgeva il suo amato.
Nono avrebbe mai trovato le parole adatte per spiegare che stava accadendo, ma vide le zampe diventare mani, gli artigli scomparire, le possenti forme della creatura trasformarsi e prendere fattezze umane. In pochi istanti, fu di nuovo a terra, nascosto alla vista dal mantello purpureo che indossava. La ragazza rimase dove si trovava mentre lui si alzava osservava il suo nuovo corpo, sorpreso e incredulo: quando si voltò, al posto della Bestia comparve il volto di un giovane uomo, lo stesso ritratto sulla tela strappata nell’Ala Ovest.
Belle non li vide, ma alle sue spalle gli oggetti incantati esultarono: l’incantesimo era finalmente spezzato!


Due giorni dopo, tre uomini a piedi si facevano strada in una fitta boscaglia, avanzando lentamente tra gli alberi e i cespugli.
“Sono ancora convinto che tutta questa ricerca sia una colossale follia” sbottò il principe fissandosi per un attimo gli stivali sporchi di fango e il mantello strappato. Possibile che non potesse avere mai un attimo di pace?
Già camminare con le sue gambe di umano era già un’impresa, non era più abituato a quella postura e stava tutto storto nel tentativo di mantenere un qualche equilibrio. Il risultato era piuttosto buffo, ma nessuno dei suoi accompagnatori avrebbe mai osato farglielo notare.
“Possiamo sempre tornare indietro, vostra altezza” azzardò il primo dei due servitori che lo seguivano, un ometto basso e robusto dai baffi sottili, già provato al limite da quella breve avventura: in fin dei conti lui era un maggiordomo, addentrarsi nelle foreste in cerca di qualcuno che molto probabilmente non aveva il minimo desiderio di farsi trovare non rientrava affatto nelle sue mansioni!
Quel posto, in realtà, non piaceva a nessuno dei tre, eppure sembrava che la maledetta fata, la stessa che aveva pronunciato l’incantesimo che aveva mutato il principe in una bestia e trasformato in oggetti animati tutti gli altri abitanti del suo castello, si fosse rifugiata lì da qualche tempo per sfuggire ai suoi figliocci viziati e sempre meritevoli di una buona punizione.
Nel sentire le lamentele del servitore, il principe lo riprese con fermezza: “Tockins, vorrei ricordarti quanto è importante riuscire in questa impresa”.
Ne andava della sua felicità, in fondo: era così crudele richiedere maggiore partecipazione?
La questione era Belle, la sua splendida Belle, la ragazza che gli aveva insegnato a sorridere, a lasciarsi andare, a non aver paura delle proprie emozioni.
Tornò a pensare alla fata, procedendo nel cammino; erano passati anni da quando l’aveva vista l’ultima volta, la notte dell’incantesimo, e mai in tutto quel tempo si era sognato di andare a cercarla. Non ne aveva avuto motivo, i termini della maledizione erano chiari e si sa, un simile artificio magico è facile da scagliare ma ben più complicato da disfare. Anche se l’avesse trovata e minacciata perché lo facesse tornare umano prima del tempo, la fata avrebbe riso, impotente, lasciandolo al proprio destino.
Detestava le persone che s’immischiavano nei problemi altrui: personalmente, non si era mai ritenuto un cattivo principe, anzi, aveva così poco vessato i suoi sudditi nel suo breve periodo di reggenza, ossia prima di diventare un grosso mostro peloso, che quelli nemmeno si ricordavano dell’esistenza del suo castello! Questo doveva ben significare qualcosa…
Inoltre, quella fata era un’esagerata: il principe scommetteva che avrebbe benissimo potuto inventare una quantità incredibile di punizioni e lezioni da cui trarre insegnamenti positivi senza arrivare a gesti tanto estremi. Certo, forse se fosse rimasto un umano non avrebbe mai incontrato la sua amata, eppure…
Eppure le cose avevano preso una piega troppo strana perfino per lui, lui che aveva trascorso gli ultimi cinque anni nel corpo di una bestia mostruosa!
Pardon, padrone, ma avete pensato a un piano di riserva nel caso la nostra missione non avesse buon fine?” chiese il secondo dei suoi aiutanti, l’allampanato Lumiere.
Il principe sospirò, incapace di trovare una risposta degna; se non fossero riusciti nell’impresa, quella ragazzina probabilmente non avrebbe più voluto saperne di lui.
E dire che solo due giorni prima gli aveva giurato eterno amore!
Era ingiusto, vero, ma non riusciva a fare altrimenti: lei era bellissima, più che degna del suo nome, e questo lo aveva di certo aiutato a invaghirsi della persona splendida che era e che adorava.
Aveva rischiato tutto per lei, gli ultimi mesi a disposizione per spezzare l’incantesimo, i propri sentimenti, la vita stessa, quella vita che lui le doveva, perché di certo se non fosse stato per Belle non si sarebbe salvato quella notte sul tetto.
Ogni suo pensiero era rivolto a lei, la rivedeva tra gli alberi, ricordava la sua fuga e come aveva dovuto correre per salvarla dai lupi, e poi nei giardini del castello, giocando con Philippe e il cagnolino trasformato in poggiapiedi, dando il becchime agli uccellini, prendendolo in giro ogni volta che lo colpiva con una palla di neve.
Solare, allegra, e con un sorriso… Sì, davvero bellissima! Come faceva a non amarla?
Avrebbe fatto qualunque cosa pur di vederla sorridere ancora in quel modo, ma da due giorni Belle non voleva neanche guardarlo. Com’era mai possibile che le cose fossero degenerate così in fretta, se fino alla sera del ballo non avevano fatto altro che tubare come colombi?
Ah già, si disse, ero ancora una grossa palla di pelo. La vita era maledettamente ingiusta.

“Belle, sono io!” gridò il principe Adam sfoderando un sorriso raggiante.
La ragazza si avvicinò lentamente, con prudenza, come se ancora non si fosse resa conto del miracolo che era appena avvenuto: gli accarezzò una guancia, poi una ciocca di capelli, senza mai smettere di guardarlo negli occhi, gli stessi profondi occhi blu della Bestia che aveva imparato ad amare. Era mai possibile che…
“Sei proprio tu” mormorò infine, ancora molto confusa.
Il principe annuì, il cuore traboccante di gioia, ancora incredulo che insieme a quella meravigliosa e adorabile giovane fosse riuscito a spezzare il terribile maleficio che lo costringeva in quel corpo mostruoso. Era libero, finalmente, poteva tornare a vivere, a sognare un futuro luminoso!
Volse lo sguardo intorno, oltre il parapetto della terrazza su cui si trovavano; sentiva come una musica dolcissima, il sole stava sorgendo bello come non mai e la donna che amava gli stava proprio di fronte…
Eppure Belle non sembrava ancora convinta, né era corsa ad abbracciarlo. Rimaneva immobile, fissandolo con un’aria strana, quasi delusa.
“Oh, allora il ritratto lacero sulla parete della stanza della rosa era proprio tuo” commentò con un filo di voce.
Il principe non capiva: era un giorno di gioia, di piena letizia! Perché non esultava con lui, perché era così fredda e trattenuta?
Belle chinò il capo, quasi timorosa di proseguire. “Sai, ti preferivo Bestia”.
E lì, Adam fece per ribattere qualcosa, ma riuscì solo a crollare a terra svenuto dopo aver pronunciato qualche balbettio incomprensibile. Di tutte, quella era l’ultima reazione che si sarebbe mai aspettato
.

Su quei ricordi rimuginava il povero principe in quel momento, tanto sconvolto da non accorgersi di stare camminando dritto verso un precipizio: per fortuna i due servitori riuscirono ad acchiapparlo per il mantello appena in tempo, salvandolo da morte certa.
E meno male: già la loro paga era ridicola, anche con le difficoltà che avevano dovuto sopportare al fianco del padrone, ci mancava solo rimanere senza lavoro per prematura dipartita del proprietario del castello!
“Come sono sfortunato” mugugnò il principe abbracciando Lumiere senza ritegno, ancora ignaro del pericolo corso.
Era ridicolo, in fondo; dopo tanti scrupoli al pensiero che la ragazza non potesse amare una Bestia, Belle si rifiutava perfino di rimanere vicino al principe, per non parlare della repulsione all’idea di toccarlo. Tralasciando lo smacco per il giovane signore, che prima della maledizione si era sempre ritenuto un bel giovanotto, la situazione aveva un che di ridicolo, in effetti.
Lumiere provò a riderci su, sperando di riuscire a liberarsi dalla morsa in cui l’aveva stretto il padrone, poi lanciò un’occhiata disperata al suo compagno, che ovviamente fece finta di nulla.
Traditore: lui l’aveva sempre aiutato a liberarsi, poiché come orologio Tockins rimaneva incastrato nei posti più strani, e ora lo abbandonava? Vatti a fidare degli amici!
“Perché Belle non mi vuole? Perché con le zanne e gli artigli e tutto il resto le andavo bene, ma con quest’aspetto rifiuta la mia compagnia e il mio amore?” si lamentò il principe sentendosi vicino all’esaurimento nervoso.
Non era un comportamento standard da favola, in effetti, ma quella ragazza si era già rivelata particolare sotto molti punti di vista. Era diversa dalle altre giovani della sua età, più coraggiosa, meno frivola e, purtroppo, dannatamente ostinata.
Cercare di farla ragionare non sarebbe servito a niente, tanto era vero che lo sfortunato innamorato si era messo subito in cerca della fata sperando che potesse farlo tornare Bestia. Senza Belle non poteva vivere, ormai, se n’era già accorto quando le aveva permesso di lasciare il castello per salvare la vita del padre malato.
“In linea di massima, vostra altezza”, cominciò a balbettare Tockins nel tentativo di tirarlo su di morale, “dovreste essere felice di ciò che è avvenuto: se la ragazza vi preferisce Bestia, vuol dire che ama quello che avete nel cuore e non il vostro aspetto. Non è una bella cosa?”
Anche Lumiere s’impegnò a rincarare la dose: “Stranamente, il mio amico ha ragione: in genere i principi sono depressi perché le loro fidanzate non sanno vedere oltre il loro avvenente viso, e poi, dopo il matrimonio, le cose vanno a rotoli perché sono troppo diversi. Pensate a vostro cugino, la sua adorata Biancaneve è tornata a vivere con i sette nani già da diverso tempo perché non sopportava il disordine che lasciava in giro per tutto il castello!”
Era vero, la principessa più bella del reame era ossessionata dalle pulizie e, non avendo più i suoi cari animaletti ad aiutarla nelle faccende, aveva preferito tornare a occuparsi dei sette piccoli minatori che l’avevano accolta durante la fuga dalla matrigna cattiva; sembrava che loro tutti insieme sporcassero meno del suo reale sposo…
Quisquilie, pensò tuttavia il principe Adam, rispetto alla sua incresciosa situazione! Almeno, suo cugino si era meritato un simile trattamento, lui invece che aveva fatto? Non era colpa sua se era nato con quell’aspetto, in fondo, e Belle avrebbe potuto essere un tantino più comprensiva.

Belle era corsa nella sua stanza e si era gettata sul letto, proprio come aveva fatto la prima notte che aveva passato al castello. Nel frattempo, l’incantesimo aveva continuato a dissolversi: gli oggetti incantati ripresero sembianze umane, le statue sulle guglie e sui tetti diventarono meno spaventosi, e la cupa atmosfera che circondava l’antico maniero scomparve.
“Padrone, padrone! Che fate a terra? Inseguite la ragazza!” Lumiere, Tockins e Mrs. Brick fecero rinvenire il principe, che era ancora scombussolato da quanto appena successo.
Tutta quella storia doveva essere un incubo, sì, non c’era altra spiegazione: come poteva Belle preferire la Bestia all’uomo, soprattutto se il cuore e l’anima erano gli stessi? Era folle e irrazionale, era fuori da qualsiasi logica, era incomprensibile: forse si trattava solo dello shock per aver assistito alla sua trasformazione, oppure il dolore della perdita era stato così forte che la giovane non riusciva a credere all’accaduto…
Il principe raggiunse la stanza che aveva assegnato alla sua graziosa ospite, ma la trovò chiusa a chiave, ancora. “Belle, apri questa porta!”
Gridare non servì a nulla, né battere con insistenza: dall’interno si udiva solo la voce da soprano della guardarobiera, che cantava felice per il lieto evento.
“Belle, ti prego…” mormorò sempre più sconvolto; ormai non poteva neanche minacciarla di buttare giù la porta, di certo aveva perduto la sua forza sovraumana. Nessuna risposta
.

Attraversarono la foresta senza alcun risultato, poi s’immersero fino alle ginocchia in un’orribile palude: per fortuna, trovarono un gentile ranocchio, di certo un altro sventurato principe che si era imbattuto nell’incantatrice in un giorno nero, che seppe dare indicazioni più precise.
“Abita in una casetta oltre il pantano, si è nascosta lì perché l’ultimo signorotto che ha maledetto ha cercato di farla condannare a morte” spiegò tra un gracidio e l’altro. Sotto gli occhi esterrefatti di Adam, il rospo acchiappò al volo una mosca con la lingua e la inghiottì come se non avesse mai assaggiato nulla di più gustoso.
Disgustoso, fu tutto quello che riuscì a pensare, oltre all’idea che, in fin dei conti, non gli era andata poi così male a essere trasformato in una Bestia: almeno aveva continuato a camminare su due zampe a nutrirsi come un umano, anche se gli era quasi impossibile tenere le posate in mano!
“Scusate se oso tanto, principe” aggiunse il ranocchio dalla sua foglia di palude, “per caso non conoscete una principessa in cerca di marito? Se non otterrò un bacio non potrò mai tornare com’ero”.
Mm, poteva sbolognargli Belle… No, lei era il suo vero amore, e anche se stavano vivendo un periodo di crisi non avrebbe mai potuto cederla a un altro. Chissà che poi quel tipo non fosse un idiota come Gaston, la ragazza meritava molto più.
“Auguri” gli sibilò quindi sarcastico prima di rimettersi in cammino nella direzione indicata.

Poiché la ragazza non aveva alcuna intenzione di parlare con lui, il principe tornò nell’Ala Ovest, amato e polveroso rifugio, e cercò lo specchio incantato.
“Mostrami quella scriteriata” ordinò all’oggetto magico con voce leggermente isterica, sotto lo sguardo preoccupato della servitù.
Belle era stata afferrata per le mani dalla sua domestica e costretta a ballare in tondo con lei, per festeggiare il grande avvenimento.
“Ma come, cara” trillò la donna che fu un armadio “non sei felice che il padrone sia tornato umano?”
Cominciò a elencare i vantaggi del nuovo aspetto dell’amato principe, dalla possibilità di farsi vedere in pubblico con lui all’ormai minima possibilità di un altro attacco da parte dei villici come quello che avevano subito la scorsa notte, ma quasi subito Belle la interruppe.
“Cosa vuole che me ne importi, Madame: prima aveva il suo fascino, era unico nel suo genere ed era così tenero!” spiegò con occhi sognanti la ragazza, prima di rabbuiarsi. “Ora… beh, mi duole dirlo, ma ora è brutto, proprio brutto; rivoglio la mia Bestia, o me ne andrò quanto prima dal castello”.
Adirato, il principe lanciò lo specchio dalla finestra; che assurdità, quella non aveva tutte le rotelle a posto.
Si sentì rumore di vetri infranti sul tetto sottostante, e Tockins cominciò a lamentarsi: “Padrone, ma cosa ha fatto? Sono sette anni di guai!”
“Perché, che altro può succedere di peggio?” commentò Adam in risposta, nero come non mai. In quel momento, nessuna possibilità gli sembrava dolce come buttarsi giù dalla torre più alta del suo castello e andare a tenere compagnia a quel bellimbusto di Gaston in fondo alla scarpata che circondava il palazzo
.

Finalmente la capanna della fata comparve in vista, facendo saltare di gioia il cuore del principe: presto sarebbe tornato al suo castello, davanti al fuoco, e avrebbe chiesto a Mrs. Brick di preparargli una cenetta deliziosa per rifocillarlo delle sue fatiche. Solo allora, forse, si sarebbe presentato davanti a Belle, tanto era arrabbiato con lei; in realtà non vedeva l’ora di abbracciarla e dichiararle tutto il suo amore, ma se la ragazza voleva fare la testarda a tutti i costi lui non si sarebbe più abbassato a rincorrerla.
In fondo era un principe, con tanto di pedigree.
Bussò alla porta della casetta, senza ottenere risposta, così chiese ai due amici di aspettarlo fuori e si preparò a entrare.
“Padrone, un’ultima cosa… Contratterà con la fata solo la sua trasmutazione, vero? Perché, a dire il vero, noi ci andiamo bene così come siamo!”
Lumiere assentì dando ragione a Tockins, che aveva parlato per primo, e andò avanti spiegando che le sembianze di candelabro gli rendevano piuttosto difficile il suo passatempo preferito, la caccia alle ragazze.
“Sei sempre il solito, squinternato con le orecchie piene di cera!” si lamentò Tockins, incredulo.
“Che ci posso fare se l’amour è la mia vita? Pensa piuttosto a te, solo e bisbetico orologio che ha battuto troppi cucù” lo rimbeccò l’altro, offeso.
“Basta così: nessuno di voi cambierà di nuovo aspetto, ve lo prometto. Ora finitela con questo teatrino e aspettatemi qui” ordinò seccato il principe, stanco di quei battibecchi. Erano così più facili da sopportare quando erano più bassi delle sue ginocchia… E poi bastava un ruggito per metterli a tacere: bene, almeno avrebbe ottenuto qualche piccolo vantaggio ritornando Bestia.
Senza indugiare oltre, entrò nella casetta: era un posto maltenuto e disordinato, più il tugurio adatto a una fattucchiera che la dimora della bellissima fata che aveva conosciuto. In un angolo, una vecchina dai capelli bianchi filava una matassa di lana sull’arcolaio.
“Avete già usato questo trucco con me, fata, perciò riprendete il vostro vero aspetto” scandì lentamente il principe cercando di mantenere la calma.
La vecchia sollevò il capo e sorrise, per poi trasformarsi in un balenio di luce, come aveva fatto in quella notte di gelido inverno. “Vedo che hai saputo rompere l’incantesimo, giovane Adam: mi compiaccio per te, davvero”.
“Sì sì, come no” commentò gelido il visitatore. Come se le fosse davvero importato! “Piuttosto, per quale motivo vi nascondete in questo posto? Trovarvi è stata una vera impresa”.
La fata smise di librarsi in aria e si lasciò cadere su una sedia lì vicino, affranta. “Non hai idea di cosa significhi davvero essere una fata madrina! Io credevo che fosse facile, mi hanno convinta tre mie vecchie zie a seguirle in questa professione… Ma di certo il loro lavoro è ben più semplice, loro avevano una sola protetta che ha dormito per cento anni come un agnellino, è naturale che non abbiano faticato neanche un po’!”
E cominciò a lamentarsi dei suoi figliocci, una riga infinita di principi e principesse viziati, maleducati, prepotenti e arroganti: aveva il suo bel daffare a rincorrerli per i loro regni e punirli per i loro errori, senza contare che poi veniva additata come la madrina incapace d’insegnare i buoni principi della sovranità ai rampolli che le erano stati affidati.
In breve, spiegò, si era ritirata in un luogo tanto sperduto nell’attesa che il concilio delle fate accogliesse la sua richiesta di prepensionamento, una sorta di vacanza lontana dal mondo.
“Quanto a te, principe Adam, perché ti sei messo a cercarmi?” chiese infine al principe che, sbalordito per quella lunga serie di rimostranze, la guardava a bocca aperta. “Non hai più motivi per odiarmi, se sei tornato umano: hai trovato il vero amore e puoi vivere il tuo lieto fine, perciò che vuoi ancora da me?”
Ecco, ora toccava a lui porgere la sua richiesta e sperare che non lo prendesse troppo in giro. Che imbarazzo…
“Vorrei tornare com’ero prima” mormorò appena, tanto che la fata non capì una parola.
“Come hai detto? Guarda che ho solo l’aspetto di una ventenne, non l’udito” esclamò la fata, irritata; e che diamine, ancora non aveva imparato a parlare?
Adam alzò di colpo lo sguardo, che fino a quel momento aveva tenuto fisso sui propri stivali, e la squadrò con odio. “Voglio tornare com’ero prima, essere la Bestia per sempre, perché quella pazza della donna che amo non vuole saperne di me in questo corpo!” gridò infuriato.
Era tutta colpa sua, di quella maledetta fata e della sua incapacità a farsi gli affari suoi. Appena tornato al castello, avrebbe emanato un decreto reale per bandirla per sempre dal suo regno, oh sì!
Ridacchiando, la bella incantatrice fece apparire dal nulla la bacchetta magica con un solo movimento della mano destra, proprio come le aveva insegnato sua nonna, la fata Smemorina: “Ma guarda, questo non me lo sarei mai immaginato! E dimmi, ne vale la pena?”
Il principe per la prima volta ci pensò: cosa avrebbe mai potuto negare a Belle? Nulla, proprio nulla, l’amava troppo per infrangere un suo desiderio. Del resto, avrebbe potuto cacciare i nemici con un solo ruggito, e poi avrebbe risparmiato molto sul suo vestiario, poiché non avrebbe mai avuto bisogno di pellicce per proteggersi dal freddo...
“Sì, per lei sì” rispose, finalmente felice della sua decisione. Per l’amore di Belle era disposto a tutto.
“Molto bene”, annuì la fata prima di pronunciare le parole magiche. La casetta fu scossa da un breve terremoto, che mise in agitazione i due uomini in attesa del loro sovrano. Corsero sulla soglia gridando il nome del principe, spaventati, ma le loro urla si quietarono subito quando una ben nota sagoma comparve dall’interno.
La Bestia si scrollò di dosso i brandelli della camicia e del farsetto che aveva indossato alla partenza, lacerati dalle sue nuove dimensioni, e faticò non poco per levarsi gli stivali, ormai inutili. “Torniamo a casa”, disse con il solito vocione burbero, “ho voglia di abbracciare la mia amata principessa”.
Non vedeva l’ora di mostrarsi a lei e ammirare ancora una volta il suo sorriso.


 
Top
0 replies since 24/11/2008, 23:28   75 views
  Share