La vera storia di Biancaneve, [31/07/08] Disney Princess

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Alektos
view post Posted on 24/11/2008, 23:28




Fandom: Biancaneve
Rating: 14 anni
Personaggi/Pairing: Principe/Biancaneve
Tipologia: One-Shot
Lunghezza: 3473 parole circa, conto Word
Avvertimenti: OOCharacter; What if...
Genere: Comico
Opzione scelta: Cambiare il carattere dei protagonisti attenendosi, per quanto possibile, alla versione originale della favola
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà dei fratelli Grimm e della Walt Disney che ne detengono tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Biancaneve appartengono solo a me.
Credits: L’incipit della storia è stato tratto dal seguente sito http://www.walter.bz/podcast/biancaneve_e_i_sette_nani.php e le canzoni presenti, anche se modificate sono tratte dal lungometraggio della Walt Disney.
Introduzione alla Fan's Fiction: "Oh, se potessi avere una bambina dai capelli neri come l'ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!" Poco dopo, diede alla luce una bambina a cui fu dato il nome di Biancaneve[...]La bambina si era dimostrata un piccolo e carino mostriciattolo.


Le eroiche pazzie, li eroichi umori,
le traditore imprese, il ladro vanto,
le menzogne de l'armi e de gli amori,
di che il mondo coglion si innebria tanto,
i plebei gesti e i bestiali onori
de' tempi antichi ad alta voce canto
(Pietro Aretino)


Non pretendo, gentile pubblico, di saper narrare la questione con auliche parole,né di proporre versi immortali: mi accontenterò, in questa occasione, di intrattenervi con un semplice e banale racconto che, scommetto, sarà giunto a voi in maniera del tutto diversa da quella che sto per narrarvi.
Da poco ho appreso quest’arte e questa storia di cui sono parte.
Bando alla chiacchere, vi lascio a quella che tutti voi conoscerete come la favola di Biancaneve,dalla bocca di rosa e la pelle come la neve; io racconterò come tutto quello che sembrò ingiustizia in verità non fu così.
Ecco a voi: la vera storia di Biancaneve... e dei suoi modi.


Era una fredda giornata d'inverno; bianchi fiocchi cadevano volteggiando dal cielo come piume leggere e una regina sedeva ricamando accanto alla finestra aperta. Mentre così se ne stava, ricamando e guardando la neve, si punse un dito con l'ago e tre gocce di sangue rosse come rubini caddero sul bianco manto nevoso. Tanta era la bellezza di quelle tre stille rosso fiamma sul bianco immacolato che la regina pensò: "Oh, se potessi avere una bambina dai capelli neri come l'ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!" Poco dopo, diede alla luce una bambina a cui fu dato il nome di Biancaneve. Ma dopo poco si ammalò gravemente e morì. Un anno dopo il re si risposò.

La sua seconda moglie era bellissima: alta, più di lui, fiera, dalla pelle candida e dai lunghi capelli corvini tenuti sempre legati in un’acconciatura regale. Il re non le faceva mancare nulla e lei, dal canto suo, amava tantissimo la piccola Biancaneve, o meglio, l’amò fino a quando la bambina non compì la veneranda età di due anni. Da quel momento iniziarono tutti i suoi problemi.
La bambina si era dimostrata un piccolo e carino mostriciattolo: non faceva altro che parlare, stuzzicare la servitù e impartire ordini. Una volta cresciuta, per cercare di rimediare all’insoddisfazione della piccola principessa per quanto riguardava i suoi paggi, la sua stanza e mille altre cose la matrigna, stanca, le disse: “Se non ti piace come fanno le cose, allora fattele da te!” Biancaneve uscì soddisfatta dalla stanza della donna che, non appena la porta si u chiusa, si massaggiò stancamente il collo. Quella ragazzina iperattiva e pretenziosa stava rischiando seriamente di farle venire le rughe precoci!
Lentamente si trascinò su un lettino rosso e vi si coricò, guardando poi la sua immagine riflessa: una ciocca di capelli le ricadeva scomposta ad un lato del viso. “Ma porc...” imprecò, cercando di sistemarla alla meno peggio. Infine prese un bel respiro e disse a voce piuttosto alta: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”

Un volto estraneo comparì dove prima c’era il riflesso della donna.

“Grimilde, ancora con questa storia?”

“Ho un brutto presentimento Specchio, dimmi, sono ancora io la più bella del regno?”

“Spetta che controllo. I dati di oggi... ah, sì, eccoli: la più brutta, no! Quella con i capelli più lunghi, no! Quella con più amanti, no! Ma vedo che sei in una buona posizione della classifica... e brava Grimì. Ah, ecco il foglio. Mi spiace, ma la più bella non sei tu, è Biancaneve!”

“Cosa? E come è potuto accadere?”

“Beh, ma ti sei vista? Una ciocca di capelli ribelle, una piccola ruga sulla fronte...”

“Ruga? Quale ruga?” Tuonò la matrigna.

“Prendi la mia succursale al tuo fianco e guarda. “
Grimilde non se lo fece ripetere due volte e afferrò con violenza uno specchio posto su un piccolo tavolino rotondo vicino al lettino. “È vero!” Esclamò sorpresa.

“Tranquilla Grimì, è una ruga da stress. Basta che ti rilassi per un paio di giorni e quella sparisce e tu... BUM! Di nuovo in vetta alla classifica.”

“La fai facile te! Hai idea di cosa significa avere intorno quella marmocchia per tutto il tempo? Non fa altro che parlare, correre da una parte all’altra del palazzo. È lei il mio stress!”

Zitti
ed ascoltate
quel che vi dirò!
Un segreto incanto svelerò
ogni desiderio può
il pozzo soddisfar
se l'eco vi risponderà
lui vi accontenterà!


“E adesso, cosa succede?” Grimilde si alzò di scatto e corse alla finestra, qualcuno aveva iniziato a cantare e in un modo atroce.
“Perfetto, la mia figlioccia ha una voce orribile, si è vestita di stracci e sta pulendo le scale... ha preso alla lettera il mio consiglio del Se non ti piace fattelo da te! E il mio mal di testa aumenta, vertiginosamente, insieme alle mie rughe. Dimmi, come faccio? Come faccio a rilassarmi? Me lo vuoi dire tu, Specchio so-tutto-io?”

“Io sono solo uno specchio delle brame. Se non ti piace Biancaneve, sbarazzatene. Guarda, lì fuori dovrebbe esserci giusto un principe che le fa il filo.”

“È vero!” Esclamò entusiasta. “Già, ma se n’è appena andato. Maledetta mania del corteggiamento: non esiste più il buon vecchio colpo di fulmine? Ti piace, sì? Va bene, canta la canzoncina con lei ma poi portatela via! Bah, principi moderni.”


Ma veniamo alla nostra bellissima principessa, dal viso di porcellana e dalle labbra di un rosso luminoso. Non era stato il principe a fuggire, ma lei. Sì, aveva fatto la furba, si era vestita di stracci e si vergognava terribilmente a farsi vedere in certe condizioni. Per quanto riguarda il principe, si sa, l’amore è cieco anche se, in questo caso, è più sordo. Lui amava Biancaneve, dal primo momento che l’aveva vista, cinque minuti prima, e lei lo ricambiava, ma qualcosa stava per mettersi contro il loro amore.
“Bah, principi moderni. Una scappa a cambiarsi e loro lo prendono subito come un segno amoroso, di corteggiamento, devono farsi desiderare. Non è molto sveglio, avrebbe potuto aspettarmi, o seguirmi in camera e invece... E tu che hai da guardare?” Chiese la piccola Biancaneve a una colomba che la osservava curiosa. “E piantala di seguirmi ovunque! Non è possibile, sti pennuti sono troppo invadenti in più ci si è messo pure il pozzo che mi fa l’eco! Nemmeno cantare in santa pace si può. Vabbé, prima di scendere sarà il caso che mi vesta decentemente, poi devo andare a dire alla cuoca che il tè era troppo dolce, al giardiniere che i fiori lilla stanno male in quel punto, alle guardie che non sono vigili se pure un tonto di principe si può infiltrare nel castello a suo piacimento. Non che mi dispiaccia ma... la sicurezza è la sicurezza!”
Indossò il suo vestitino giallo e scese la lunga scalinata che portava all’ingresso del castello. Una volta uscita il sole primaverile le accarezzò le guance e nell’aria c’era un delicato profumo di rose; Biancaneve prese a camminare nell’immenso giardino alla caccia del giardiniere quando fu avvicinata da una persona che non aveva mai visto prima aggirarsi nel castello: almeno, non nella parte a lei riservata!
“Hey tu! Scusa!” Urlò alquanto indispettita la principessa. “Dico a te, strano uomo con la penna sul cappello!”

L’uomo, che in realtà era un cacciatore spietato assoldato dalla regina per ucciderla, si girò sorridendo. “Principessa, giusto lei cercavo.”

“Me?” Chiese stupita Biancaneve fermandosi davanti a lui.

“Sì, sono stato incaricato di portarla a fare un giro nel bosco, così da mostrarle le sue meraviglie.”

Lei lo guardò scettica.
“È un ordine dall’alto, non è colpa mia se deve studiare oggi!”
Rassegnata Biancaneve lo seguì e insieme uscirono nel bosco e il cacciatore si mise a spiegare le bellezze della natura, pronto ad ucciderla al primo momento opportuno per poi portare alla matrigna il suo cuore come prova: solo allora i suoi nervi si sarebbero distesi.

“Fa freddo qui! E poi è possibile che ci siano così tante radici? Io non le sopporto: hey, dico a te, non vedi che sto continuando ad inciampare? Fai qualcosa!” La principessa sbuffò. “E poi, sono piena di rami... i miei capelli traboccano di rami, ci manca solo che mi spuntino le foglie. E la prossima volta, almeno, fammi andare a cambiare ho le scarpe strette e questo è il mio vestito preferito che al ritorno dovrò sicuramente buttare.”
Il cacciatore alzò gli occhi al cielo, lasciò andare la ragazza qualche passo davanti a lui e quando lei si fermò a criticare un cespuglio di rose selvatiche, lui estrasse il pugnale.

“Non sei furbo neanche un po’, sai? Non vedi? Ho capito le tue intenzioni solamente guardando l’ombra. Potevi farmi mettere contro sole e invece no, il sole di spalle, così io vedo meglio la sagoma del pugnale che stavi per piantarmi nella schiena. E tu eri quello che mi doveva insegnare qualcosa? Certo che se ne trovano di collaboratori scadenti al giorno d’oggi!”
Il cacciatore era allibito, era rimasto con lei solamente quindici minuti e non ne poteva più: all’inizio pensava che la regina esagerasse a parlare della piccola principessa, ma in realtà era tutto vero: era insopportabile.

“Ora capisco perché la regina ti vuole morta!” Urlò disperato.

“La megera mi vuole morta? Proprio lei? La depressione fatta persona. Va in giro sempre vestita di nero neanche fosse in lutto, parla con uno specchio statista, ha un laboratorio di alchimia... e io sarei quella da uccidere? Ma fammi il piacere, comunque avresti dovuto usare un coltello con una lama numero tre e non un quindici: lo sanno tutti che quello va bene per intagliare il legno.”

Il cacciatore, stordito, rinfoderò il pugnale e la guardò per qualche secondo senza riuscire a dire una sola parola.

“Beh, torniamo al castello?” Chiese Biancaneve spazientita.

“Tu non lo so, io di sicuro.” Disse convinto l’uomo. “Io il viaggio di ritorno con te non lo faccio, arrangiati.” Prese e corse via il più velocemente possibile; a nulla valse il tentativo di Biancaneve di corrergli dietro. Ora era sola e abbandonata nel bel mezzo di una foresta.

“Fantastico, pure a casa a piedi devo andare! E io che contavo di farmi portare in braccio.”
Prese a camminare per la foresta e solamente quando calò la notte ammise di essersi persa; cerco l’albero giusto e vi si accovacciò contro. Dalla foresta provenivano suoni a dir poco inquietanti, era come fosse circondata da mostri invisibili. Un gufo bubbolava su un albero nelle vicinanze, nel buio era possibile scorgere i suoi penetranti occhi gialli; alcuni pipistrelli volavano da un ramo ad un altro; un gruppo di cicale friniva rumorosamente e per finire il vento ululava tra le fronde. Biancaneve non riusciva a dormire.

“FATE SILENZIO!” Urlò improvvisamente.

Il nulla, non un solo singolo rumore.

“Meglio,” biascicò assonnata prima di addormentarsi.

La mattina seguente, al suo risveglio si trovò circondata da tanti piccoli animaletti ficcanaso che la osservavano, chi da dietro un albero, chi dal proprio nido, chi nascosto tra gli arbusti.
Lì guardò per qualche istante poi iniziò ad incamminarsi senza meta, sempre con il branco che la seguiva, curioso.
“Non c’è un hotel in cui alloggiare in questo bosco? Un residence? Un castello? Quattro mura e un tetto?”
Un uccellino cinguettò timidamente.
“Avanti, conducetemi in questo luogo!” Ordinò imperiosa Biancaneve. Poi, vedendo che tutti esitavano... “MUOVETEVI! ADESSO!”
Gli animaletti iniziarono a trotterellarle al fianco, fingendo di essere felici e cercando il più possibile di nascondere la paura. Quando, finalmente, giunsero alla casetta nel bosco sperarono tutti di potersi defilare, ma si sbagliavano di grosso.

“Certo che potevano costruirla meglio... guarda qua, nemmeno a misura d’uomo. Ma cosa sono, nani quelli che ci vivono?! Bah...” Senza troppi complimenti la principessa entrò nella casetta e con suo sommo disgusto vide che, oltre piccola, era anche sporca e in disordine: piatti ammucchiati nel secchiaio, calze e magliette buttate ovunque e ragnatele in ogni dove. “Ambrogio!” Chiamò, ma nessuno rispose.
“Oh, giusto, Ambrogio non c’è più, hanno tentato di farmi fuori, sono sola in mezzo ad un bosco... magnifico! Dovrò arrangiarmi.” Si guardò intorno per qualche istante.
“Hey voi!” Disse rivolta a cerbiatti, conigli, uccellini e chi più ne ha, più ne metta, che nel mentre, quatti-quatti, si stavano allontanando da Biancaneve. “Tutti dentro! Pulite un po’!”


Quella sera, quando i piccoli abitanti della casetta rientrarono, stanchi dopo una dura giornata di lavoro, trovarono nella loro dimora Biancaneve. A prima vista sembrava una persona per bene e mai e poi mai avrebbero immaginato che per loro, da quel momento, avrebbe avuto inizio un lungo periodo di schiavitù.
Biancaneve li mandava a lavorare la mattina presto e al loro ritorno li faceva ballare e cantare per un suo personale sfizio. Quel supplizio durò svariati mesi, ma loro ancora non sapevano che la salvezza era vicina.

La regina, dopo il fallimento del cacciatore, che prontamente aveva fatto allontanare per sempre dal suo regno, e dopo svariate predizioni dello Specchio delle Brame a lei non proprio favorevoli, aveva deciso di sbarazzarsi di quella ragazzina insopportabile una volta per tutte. Non poteva rischiare di trovarsela nuovamente tra i piedi proprio ora che i suoi nervi erano sulla via della guarigione!
Quindi, Grimilde, giocò il tutto per tutto: scese nel suo piccolo laboratorio segreto, chi in casa non ne ha uno, e dopo aver giocato un po’ con gli alambicchi ammirò soddisfatta il suo lavoro: una pozione verde acido, molto densa, ribolliva all’interno di un calderone. Dopo averne bevuto un sorso si tramutò in un’orribile strega e, infine, prese una mela dentro alla quale infilò una buona dose di una pozione contenuta in una piccola fiala riposta su una mensola della libreria.
Una volta scoperto, tramite lo Specchio, il luogo dove si stava nascondendo la sua figlioccia, prese il cesto e si avviò.
Alla piccola casetta dei nani, tutti erano indaffarati... tutti tranne Biancaneve, ovviamente. I nanetti stavano lavando le loro tazze e le loro posate con le quali avevano fatto una misera colazione. Tutti erano traumatizzati da quella nuova e inquietante presenza: il povero Dotto non riusciva più a parlare; Eolo sternutiva ogni qualvolta Biancaneve gli passava vicino, ne era allergico; Gongolo era preda di incontrollabili risa isteriche; Il povero Pisolo non dormiva da giorni; Brontolo, l’affabile Brontolo, era talmente stressato da arrabbiarsi per qualunque cosa; Mammolo era difficile da trovare, il suo terrore era alle stelle; ma quello messo peggio era Cucciolo che aveva addirittura perso l’uso della parola.
Prima di uscire a mandarli ad estrarre pietre preziose Biancaneve dava loro un bacio, sperando così di incoraggiarli un pochino a portarle a casa rubini, zaffiri e diamanti. Inutile dire che otteneva l’effetto contrario.
Mentre i sette nanetti andavano al lavoro canticchiavano una solenne litania che aveva per soggetto paura e speranza.

Andiam-andiam, andiamo a lavorar
Con pale e con picconi noi ogni dì veniamo qua.
Ed è perché qui sotto c’è
di diamanti e d'or una grande quantità
e così, e così, e così, e così,
ci trovate sempre qui!
Ma un bel giorno la matrigna arriverà.
È questo un pensiero che ci da felicità!


E mentre gli ignari nanetti si avviavano al lavoro, Grimilde, travestita da povera e innocente vecchietta, era giunta nei pressi della casetta. Aspettò qualche istante, giusto il tempo che la sua irritante figliastra impartisse ordini ai poveri animaletti della foresta e si sedesse, annoiata, vicino ad una finestra, lasciata aperta per far circolare un po’ di delicata brezza e per permettere agli uccellini di passare di tanto in tanto con qualche cosa da stendere.
Preso il coraggio a due mani Grimilde uscì dal cespuglio in cui si era nascosta e andò di fronte a Biancaneve.

“Ciao, bella fanciulla, ti interessano delle mele rosse, dolci e mature?” Le chiese.

Guardandola con aria di sufficienza, Biancaneve rispose: “Se sono così belle e dolci, perché non te le mangi tu?”

Trattenendosi, la vecchietta le sorrise “Perché il mio albero è carico di questi frutti ed è un peccato sprecarli. Potresti farci una bella torta.”

“Torta? Io? Immergere le mie graziose mani in acqua, farina e chissà quali altre schifezze?” Ribatté scandalizzata.

“Capisco, ma insisto comunque affinché tu ne provi una, sono deliziose.”

“Non mi fido molto, hanno già tentato di farmi fuori una volta, in questi giorni...” Biancaneve fece finta di pensare per qualche istante, poi invitò la vecchietta ad entrate. Grimilde, ignara di tutto, fece come le veniva chiesto e quando si accorse che quella era una trappola ormai era troppo tardi. La giovane e innocente fanciulla la teneva imprigionata in una angolo grazie ad un coltello da cucina, di quelli terribilmente spaventosi.

“Facciamo così, io ne assaggio una, solo se prima tu mi provi che queste mele non sono avvelenate. Ora, io ne prenderò una dal cesto e tu la mangerai.”
E mentre Biancaneve sceglieva il frutto, Grimilde cercava di guidare la mano della ragazza con la forza del pensiero per non farle prendere quella mela. Sfortuna volle che Biancaneve scelse proprio quella.
“Bene, ora mangiala!” La intimò.

Vedendo la riluttanza della vecchietta le andò più vicino con il coltello: “ORA! Altrimenti...” e fece roteare la lama.

Grimilde, sconfitta addentò la mela e cadde a terra come morta.
I nani, avvertiti di quello che stava succedendo da un uccellino scappato al controllo di Biancaneve, erano ritornati immediatamente indietro, ma al loro arrivo ogni speranza era ormai perduta. E ai nanetti non rimase chi piangere la scomparsa dell’unica persona che aveva tentato di salvarli.
Per lei costruirono una meravigliosa bara in cristallo, proprio al centro della foresta, nel punto più soleggiato e la vegliarono per una giornata intera assieme agli amici della foresta.
Scocciata da quell’ammutinamento generale ai loro compiti, Biancaneve andò da loro decisa più che mai a farli tornare indietro.
“Allora? Ancora qui siete?”

“Ma-ma... Biancan... padrona, stiamo piangendo la vostra matrigna, colei che vi ha allevata!” Cercò di mediare Dotto.

“Colei che ha cercato per due volte di uccidermi!” Urlò la fanciulla.

“La nostra ultima speranza” bofonchiò Brontolo e Gongolo ridacchiò.

“COSA AVETE DETTO?” Urlò Biancaneve, furibonda.

Ma i nanetti non avevano messo in conto che c’era ancora una persona che poteva salvarli e che quella persona era sulle tracce proprio di Biancaneve.
Il principe azzurro comparì proprio in quell’istante.

“Oh, mia adorata, vi ho cercato tanto!”

“Beh, potevi cercare meglio ed essere un po’ più rapido!” Sbottò lei.

“Sì, anch’io sono rapito dalla bellezza dei vostri occhi.”

I nani si guardarono senza capire e Biancaneve non era meno perplessa.
“Ho detto che POTEVI CERCARE MEGLIO!”

“Sì, andremo a vivere nel castello!”

Dotto guardò gli altri nani: “È sordo...” Sussurrò.

“Spiacente, non voglio un principe tonto!” Si lamentò Biancaneve.

“Anch’io ti amo tanto.”

Cogliendo l’occasione i nanetti presero la principessa che si divincolava e strillava e aiutarono il principe ad issarla sul suo cavallo che non fu altrettanto felice. Guardando l’espressione di odio che aveva negli occhi la fanciulla al principe si sciolse il cuore e la baciò: non aveva potuto resistere a quella tentazione, lei era così bella, così cara... poi spronò il suo cavallo al galoppò verso il tramonto, ignaro di aver appena salvato la foresta e tutti i suoi abitanti.
I nani esultarono in coro: iniziarono a danzare e ballare insieme agli scoiattoli, ai cerbiatti, i coniglietti, gli uccellini e tutti gli altri, poi però il loro pensiero tornò alla povera Grimilde e si avvicinarono tutti quanti, in rigoroso silenzio, alla bara. La donna, dopo aver mangiato la mela era ritornata al suo bellissimo aspetto originale.
Rimasero a vegliarla un altro giorno fino a quando non udirono dei colpi provenire dalla bara e si accorsero che la regina era ancora viva. Aperta la bara lei li guardò stupita e lo sguardo dei nani non era da meno.

“Ti credevamo morta!” Disse Dotto.

“No, quel veleno doveva far dormire Biancaneve per due giorni, il tempo di riportarla a castello e far fare il lavoro sporco al nuovo cacciatore, non sarei mai capace di sporcarmi le mani, io.” Poi si guardò intorno. “E Lei dov’è, adesso?”
I nani si affrettarono a raccontarle dell’accaduto e Grimilde sospirò: era un sospiro di liberazione e anche se lei non poté vederlo, la ruga da stress che aveva sulla fronte magicamente si spianò.
Ringraziando di cuore i nani e promettendo loro una lauta ricompensa la regina ritornò al castello; i nanetti ripresero la loro vita tranquilla così come tutti gli abitanti della foresta; il principe viveva felice con la sua bella Biancaneve, con la sua insopportabile Biancaneve ma questo non poteva saperlo, il suo udito non era granché e non migliorò mai.

E questo è ciò che accadde in realtà, ma che per amor di cronaca rosa venne tramutato fino a rendere la matrigna, mai donna fu più cara, un persona orribile, certamente opera dei cantori di Biancaneve.
Dal canto mio spero, con nuova professione, di entrare nuovamente a corte.
Servo vostro.
Il Cacciatore.

Un’ultima cosa... male non fa ricordare che in entrambe le versioni...

VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI


Edited by Alektos - 5/12/2008, 13:10
 
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