The Rising of the Moonflower, [30/12/2008] Un nome, un destino

« Older   Newer »
  Share  
::denny::
view post Posted on 20/2/2009, 16:56




Fandom: Final Fantasy X-2
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: Yuna, Tidus
Tipologia: Long Fiction
Lunghezza: 5 capitoli, 4169 parole
Avvertimenti: nessuno
Genere: Romantico
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della Square-Enix che ne detiene tutti i diritti.
Un nome, un destino: il nome che ho scelto è quello di Yuna, che secondo il creatore del personaggio e alcuni fansites, significa "moonflower", fiore che si apre solo sotto i raggi della luna.
Note dell'Autore: la mia prima ff e già ho fatto un pastrocchio ^^'' siccome era nella sezione BMG pensavo che anche i giochi fossero ammessi, ma poi ne ho parlato con Vero e, effettivamente, non era così... Ne abbiamo discusso ieri, quando questa ff era già pronta, e ho provato a stenderne un'altra, ma non mi veniva. Per fortuna, Vero mi ha dato il permesso di postarla. Spero che possa piacere a qualcuno ^^
Introduzione alla Fan's Fiction: siamo rimasti al ritorno di Tidus a Besaid, in seguito alla sua scomparsa di due anni per scelta degli intercessori. Yuna l'ha cercato assiduamente con i Gabbiani, una squadra di cacciasfere, finchè non hanno sconfitto Vegnagun, una macchina che, se usata, sarebbe stata distruttiva.


-CAPITOLO 1-

Il nome di quel fiore era "moonflower".
Era una specia particolare, di giorno i petali restavano chiusi, di notte si aprivano sprigionando un leggero bagliore che li rendeva unici.
Erano i miei preferiti, e Tidus lo sapeva; per questo mi portava spesso in quel campo speciale.
Era una distesa immensa completamente ricoperta da quei fiori, attraversata da un piccolo fiumicello, il quale nasceva da una cascata su delle rocce lontane e irregolari.
Tuttavia, quella sera non riuscivano a rallegrarmi, perchè l'aria intorno a noi era tesa; Tidus era teso. Aveva qualcosa di particolare da dirmi che lo agitava.
Non disse nulla per tutto il tragitto, e, quando arrivammo, si diresse subito verso il ruscello, dandomi le spalle. Mi avvicinai da dietro e gli cinsi il busto con le braccia.
- Sei teso, devo cominciare a preoccuparmi? - gli chiesi.
Mi prese le mani, sempre voltandomi la schiena.
- Cosa te lo fa pensare? - mi domandò a sua volta.
- Non sei mai stato così silenzioso come oggi, e dire che di brutte esperienze ne abbiamo già passate tante - il mio tentativo di sdrammatizzare andò a vuoto.
Conoscevo Tidus da quattro anni ormai, ed era sempre stato un ragazzo allegro e spigliato, in contrapposizione alla mia riservatezza. Eravamo una coppia davvero bizzarra e inusuale, ma forse era questo che ci rendeva unici. Nonostante avessimo attraversato parecchie avventure, che spesso seguitavano a dividerci, ci eravamo sempre ritrovati, con i nostri caratteri contrapposti.
Era tornato mesi prima, dopo una scomparsa traumatica, per quanto mi riguarda. Lo cercai per due anni, lo cercai per mari e monti, letteralmente, lo cercai in ogni angolo di Spira, ma solo una volta giunti alla pace, e sconfitto Vegnagun, gli intercessori lo riportarono da me. Raggiunta la pace, perlomeno per il resto del mondo. Della mia ancora non si vedeva traccia.
- C'è qualcosa di cui devo parlarti, Yuna - la sua voce mi riportò al presente, quasi angosciandomi. Non era mai un buon segno quando mi chiamava così.
- Tidus...guardami - si voltò e lo guardai negli occhi.
- Cosa c'è di così importante da renderti triste? - la desolazione e la tristezza erano le uniche cose che occupavano i suoi splendidi occhi azzurri.
- Yuna...- non riusciva a proseguire, lo vedevo. - Sediamoci.
Mi sedetti di fianco al ruscello, e presi un fiore tra le mani.
Lui provò a stare seduto qualche istante, ma era talmente agitato che subito si rialzò.
- Ti ricordi la folla che c'era la settimana scorsa alla partita di blitzball?
Il blitzball era lo sport ufficiale di Spira, molto apprezzato e seguito, e la squadra di Besaid era la Besaid Aurochs, in cui Tidus aveva il ruolo di attaccante. Era veramente fenomenale, aveva una sua tecnica unica che andava sempre a segno.
La settimana prima c'era stata la partita tra gli Aurochs e i Luka Goers, acerrimi rivali. I Nostri avevano vinto per due a zero, il che era un gran risultato, dato che i Goers non smettevano mai di allenarsi, al contrario degli Aurochs. Era stata una partita molto seguita, sia allo stadio che attraverso i media, a quanto mi avevano detto.
- Certo che mi ricordo, non c'era un solo posto libero. -
- Ecco, non c'erano solo spettatori - camminava avanti e indietro e si sfregava nervosamente le mani. - C'erano questi... agenti, per così dire. Venivano da Luka, cercavano nuovi giocatori.
Mi guardò, sperando che io capissi cosa intendesse dire, e risparmiandosi così il dolore di dirlo ad alta voce.
- Dopo la partita, mi chiamarono e parlammo per ore - proseguì. - Mi hanno offerto un posto nei Goers.
Inizialmente, non capii bene quelle parole. Pensavo che fosse un buon affare il fatto che lo ingaggiassero in un'altra squadra. Poi arrivò la consapevolezza di ciò che il trasferimento comportava: sarebbe dovuto partire, andare a miglia e miglia di distanza, e soprattutto nella squadra avversaria a quella dei suoi più fidati amici. A quel punto, arrivarono tutte le emozioni. Tradimento, timore per il futuro, dolore e rabbia. Come poteva lasciarmi così, dopo essere sparito per due anni? Come poteva tradire i suoi amici e la sua città adottiva?
Si accorse di questo mio cambiamento dal fiore che avevo in mano, si era trasformato in frammenti di petali. Li lasciai cadere a terra e mi alzai. Questa volta fui io a voltargli le spalle e a guardare verso il torrente.
- Yunie, posso capire che tu sia arrabbiata adesso - abbozzò. - E' davvero una grande opportunità, ma non ho ancora detto che accetterò.
Mi posò le mani sulle spalle, che io scrollai.
- Come puoi anche solo pensare a una cosa del genere? - sussurrai. - Come puoi pensare di tradire così la tua squadra? Di tradire così i tuoi amici? Come puoi pensare di lasciarmi ancora, dopo il tormento di quei due terribili anni?
Man mano che le domande fluivano, il mio tono di voce s'alzava, e mi ritrovai così a fissarlo negli occhi e a sentire l'eco delle mie grida.
- Non smetterai mai di rinfacciarmi ciò che gli intercessori avevano designato, vero? - non lo disse in tono d'accusa, ma con una dolcezza che mi spezzo il cuore ancor più della rabbia che mi aspettavo. La mia risposta fu, tuttavia, molto diversa da quella che lui prevedeva.
- E' una tua scelta, per il tuo futuro, quindi spetta solo a te compierla, senza interferenze da parte di nessuno, tantomeno da me. - Il mio tono celava perfettamente ciò che provavo, dopo anni di addestramento, quando cercavo di non far vedere agli altri quanto soffrivo per la mancanza di Tidus.
Sentivo le lacrime che premevano per uscire, e non potei fare altro che voltarmi e tornare a casa. La mia casa, ma a quanto pareva non più la sua.

-CAPITOLO 2-

I giorni seguenti furono per me una vera tortura. Cercavamo di stare il meno possibile da soli, ma spesso il tentativo andava a vuoto, a causa dei nostri amici che ci lasciavano soli perchè credevano che lo desiderassimo. Quei momenti erano imbarazzanti e surreali, mai ci eravamo trovati in una situazione del genere. Parlavamo di tutto, tranne dell'argomento che mi tormentava.
Così andò avanti per una settimana, o almeno credo, dato che mi sforzavo di non conteggiare il tempo che passava, nel timore che la separazione da Tidus si avvicinasse troppo presto.
Finchè non giunse una visita totalmente inaspettata.
- Yunie! - sentir pronunciare il mio nomignolo da una voce femminile mi sorprese il doppio. Mi voltai e vidi una chioma bionda saltellare verso di me.
- Rikku! - gridai, finalmente presa dall'entusiasmo da qualcosa che avrebbe potuto distrarmi dai miei pensieri scoraggianti.
Mi corse incontro e ci abbracciammo strette. Io e la mia cuginetta non ci vedevamo dal ritorno di Tidus, quindi da molto tempo, troppo secondo i suoi parametri. Ci infilammo nella mia casupola e chiacchierammo di tutte le cose che c'eravamo perse finchè scese la sera. A quel punto riflettei sulla sua comparsa.
- Cosa ci fai qui, Rikku? Non che non sia contenta di vederti, ma credevo che tu e Fratello foste tornati dagli Albhed.
- Il programma era quello - si accese ancor più d'entusiasmo, se possibile - ma Compagno per curiosità accese il radar della Celsius, e indovina un po'? Mandava un segnale! - Quasi saltellava sulla sedia - Sai cosa significa, Yunie? Che i Gabbiani possono finalmente tornare! Ne ho già parlato a Paine, ma ha aspettato a prendere una decisione. Attendevamo un tuo parere; sappiamo quanto sei legata a Besaid in questo momento.
Distolsi gli occhi, perchè capii appieno il significato di quell'affermazione: non sapevano se avrei voluto allontanarmi da lui. Quasi sorrisi per la strana coincidenza di quella richiesta. Proprio quando avevo bisogno di una distrazione, rispuntavano loro, i miei compagni d'avventura. Tidus sarebbe andato a Luka, a miglia di distanza da Besaid, quindi perchè non accettare la proposta?
- Penso che viaggiare mi farebbe proprio bene in questo momento - risposi, e l'espressione di Rikku era quasi comica, stravolta dalla sorpresa.
- E Tidus? Lo lasci qui da solo? - non potè non fare la domanda che più la incuriosiva.
- Tidus ha altri programmi per il suo futuro - non la guardai nemmeno stavolta, ma percepii il suo sguardo ansioso su di me. - Non me la sento di parlarne in questo momento, Rikku. Appena partiremo te lo dirò, prometto. - Sorrisi.
Aveva la straordinaria capacità di passare oltre qualsiasi cosa, così non ci riflettè molto. - Evviva! I Gabbiani tornano a volare!

- CAPITOLO 3 -

Tutto era pronto.
Il mattino dopo la nostra chiacchierata serale, Rikku partì per andare a cercare Paine e avvisarla dell'imminente ritorno dei Gabbiani.
Fratello e Compagno cominciarono a sistemare la Celsius, applicandoci nuovi sistemi più sviluppati, con Shinra sempre alle calcagna per controllare che facessero tutto nel modo più appropriato.
Lulu, Wakka e gli altri amici di Besaid avevano appreso della mia partenza e si erano già prodigati in mille e mille tentativi di persuasione, inutilmente, perchè ero irremovibile.
Mancava solo di dirlo ad una persona.

Passeggiavo avanti e indietro per la stanza da almeno un'ora. L'allenamento doveva essere ormai concluso, Tidus sarebbe arrivato da un momento all'altro, e io ancora non trovavo le parole per dirgli dove sarei andata dopo la sua partenza. Perchè ero così preoccupata, poi, non lo sapevo nemmeno io: d'altronde era stato lui per primo ad avere avuto l'idea di abbandonarmi.
Mi diressi alla porta, decisa ad uscire, per ritornare alla finestra, ancora più nervosa di prima. Cosa mi succedeva?
Un rumore di passi mi risvegliò dalle mie fantasticherie, subito coperto dal battito accellerato del mio cuore. Era già arrivato? Cosa gli avrei detto?
- Yunie, ci sei? - sì, era lui. E il suo tono stranamente allegro, dopo giorni di malumore, mi allarmò.
- Sono qui - gli risposi, cercando di imprimere fermezza nella voce.
Entrò nella stanza con un sorriso smagliante. Subito mi chiesi che cosa lo rendesse così felice.
- Ti devo parlare - mi disse, nello stesso momento in cui io lo dissi a lui. Con la differenza che lui rise del nostro piccolo inceppamento, io no. Se ne accorse subito.
- OK, prima tu allora - m'incitò, serio.
Colsi la palla al balzo, perchè sapevo che il mio coraggio sarebbe mancato di lì a poco.
- Rikku è venuta a farmi visita non solo perchè sentiva la mia mancanza - dissi tutto d'un fiato. - Mi ha detto che Compagno ha trovato delle nuove sfere.
Cercai di imitare il suo tentativo di far capire ciò che volevo dire senza dirlo del tutto, ma lui ancora non capiva.
- I Gabbiani stanno per ripartire, ed io andrò con loro - dissi la frase a occhi chiusi, non volevo vedere la sua espressione, che fosse vittoriosa o delusa.
Non rispose, e ci fu una pausa lunghissima. Lo guardai e lo vidi nella mia stessa posizione, ad occhi chiusi, a pensare.
- Pensavo fosse giusto dirtelo prima che partissi.
Un altro lungo silenzio.
- Dì qualcosa, ti prego - sussurrai.
- Cosa vuoi che ti dica? - anche lui parlò in un sussurro. - Ero venuto a dirti che non sarei andato a Luka, avevo detto ai Goers che rinunciavo.
Ogni sua parola affondò piano nella mia mente. Ci misi un po' a capire ciò che aveva detto, e mi sentii malissimo, come se avessi fatto l'errore più grande della mia vita. Mi ero fatta prendere dalla mia pseudo - vendetta, e non mi aveva nemmeno sfiorato l'idea che lui potesse rinunciarvi.
Cercai di placare il mio tumulto interiore chiudendo gli occhi ed evitando di guardarlo, ma non era così semplice. Stupida, stupida, stupida. Perchè gli avevo detto una cosa simile? Non potevo semplicemente seguirlo a Luka? Seguirlo a Luka... Solo adesso pensai a quell'ipotesi.
La consapevolezza di poter cambiare le cose mi colpì come un treno in corsa. Se fossi riuscita a lasciare Besaid per andare con i Gabbiani, perchè non seguire lui?
E invece avevo rovinato tutto con la mia sconsideratezza. Capace solo di preoccuparmi per me stessa e il mio futuro, avevo compromesso una grande chance per Tidus e la sua opportunità di essere felice.
Ogni battito del mio cuore mi ripeteva quanto avevo sbagliato.
Bum, bum, bum. Stupida, stupida, stupida.
- Io... - cercai di dire, ma lui mi interruppe quasi subito.
- Non ti preoccupare, gli agenti sono ancora a Besaid. Posso tornare da loro e dirgli che ho cambiato idea.
Il suo tono era così freddo da gelarmi il sangue nelle vene. Quando lui era arrabbiato, quelle rare volte in cui qualcosa lo rendeva furioso, bisognava preoccuparsi più dei suoi sussurri che delle sue grida. Erano cento volte più dolorosi.
- Tidus, io... - ci riprovai, ma non mi lasciava parlare.
- No, Yuna, non ci provare! - ancora non urlava. - So cosa stai per dire e non cambieranno nulla le tue scuse. Non mi farai sentire in colpa, non questa volta.
Silenzio. Non lo guardai, ero io a sentirmi in colpa, e lo ammisi spudoratamente fissando il pavimento sotto i suoi piedi.
- Tu hai fatto la tua scelta - riprese. - E io la mia. Evidentemente era destino che prendessimo due strade diverse.
E se ne andò, lasciandomi a rimuginare sul destino. Lui ci credeva fermamente, pensava fossimo tutti parte di un grande disegno che incrociava strade e vite, ma in cui le nostre scelte erano fondamentali.
Aveva completamente ragione. Quasi mi faceva ridere l'ironia della situazione: la mia semi-vendetta mi si era ritorta contro.
Mi accasciai su una sedia e piansi come mai in vita mia.

-CAPITOLO 4-

Era arrivato il momento.
Io sarei andata chissà dove con i Gabbiani, e lui a Luka con i Goers.
Non potevo credere a come si era evoluta la situazione da quando l'avevo ritrovato: ero così impaziente di riaverlo con me, ma alla prima occasione l'avevo offeso e tradito. Se ci fosse stato un modo per rimediare senza offendere i miei amici, sarei corsa da lui. Ormai il mio orgoglio era a pezzi, come il mio umore.
Non riuscivo a stare dietro nemmeno alle chiacchiere di Rikku. Noi saremmo partiti dallo spiazzo dietro il tempio, abbastanza grande per essere una buona pista di decollo per l'aeronave; lui invece sarebbe stato al porto, a imbarcarsi per Luka. Direttamente dalla parte opposta.
Rikku si accorse solo in quel momento che c'era qualcosa che non andava, troppo presa dalla sua felicità per il ritorno di un'avventura che anni prima era stata ricca di sorprese. Mi guardò attentamente ma non disse niente.
Paine fece tutt'altro: era tanto riservata quanto spudorata quando si trattava di cose del genere. Mi prese per le spalle e mi guardò negli occhi, a lungo, tanto da farmi sentire a disagio.
- Cosa ci fai qui, Yuna? - mi chiese, senza preamboli. - Sappiamo benissimo dov'è Tidus, ma non capiamo perchè tu sei qui mentre lui è là.
Compagno e Fratello sentirono ciò che disse, e stavano per fare una decina di domande, ma Rikku li zittì con un'occhiataccia.
Non mi andava di parlare davanti a tanta gente, perciò mi recai a lato della struttura, seguita da Paine ma non dagli altri.
- Allora, Yuna? Ti vuoi dare una mossa? - e con un cenno del capo indicò la via per la spiaggia.
- Non è così facile - sussurrai.
- No? Metti un piede davanti all'altro, è una cosa elementare - parlò come se si stesse rivolgendo a una bambina, sottointendendo cose ovvie.
- Non posso lasciarvi così.
- Oh, sì che puoi.
Rimasi zitta. Non potevo fargli una cosa del genere, una volta che io prendevo un impegno lo mantenevo fino alla fine.
- Yuna! Ascoltami. Ti ricordi quante ne abbiamo passate per ritrovarlo? Quanti posti abbiamo visitato per cercare quelle maledette sfere? E quanti nemici ci siamo fatti solo per poter avere un indizio di dove diavolo lui si fosse cacciato? E adesso che è qui, tu cosa fai? Lo lasci andare, per recarti in chissà quale parte del mondo con una banda di matti!
Aveva ragione. Completamente ragione.
La guardai sorpresa per ciò che aveva detto: ci teneva davvero a che io fossi felice.
Non me lo feci ripetere due volte. L'afferrai per le braccia.
- Lo dici tu agli altri? Ti prego, non so quando parte.
- Certo che sì. Corri! - Quasi mi spinse, e io iniziai a correre.
Mi fermai di botto.
- Grazie Paine.
Con un gesto della mano liquidò la mia frase, e io ripartii.
Attraversai il villaggio in un baleno, sfrecciando davanti a Lulu e il bambino.
- Ciao Lulu, alla prossima! - gridai in corsa. Mi guardò stupita, ma non disse niente.
Percorsi lo sterrato e il ponte a una velocità che non credevo nemmeno fosse mia. Avrei fatto di tutto per fermarlo, o almeno per convincerlo a portarmi con sé. Non potevo lasciarlo andare. Il solo pensiero mi faceva venire le lacrime agli occhi.
Raggiunsi il bivio, una strada portava al porto, l'altra alle colline.
Non poteva già essere partito, era troppo pigro per prepararsi a quell'ora del mattino.
Corsi a perdifiato, saltai giù dalla sporgenza: ci avrei messo troppo a percorrerla tutta. Ancora una curva e avrei visto la sabbia fine che precedeva il porto. Ce la potevo fare, ero quasi arrivata.
Mi accorsi di essere alla spiaggia quando sentii il terreno affondare sotto i miei piedi, ma non me ne curai.
Pochi metri ancora.
Arrivata al pontile, però, mi bloccai di colpo. Non c'era nessuna nave.
Con il respiro affannoso, mi rivolsi al vecchio pescatore che abitava lì di fianco.
- Scusi, la nave dei Goers deve ancora arrivare? - non azzardai a pronunciare la frase inversa, cioè se era già partita, perchè temevo la dura verità: se fosse già salpata non sapevo cosa avrei fatto.
- No, lady Yuna, la nave è già bella che andata - con un sorriso tentò di alleggerire l'effetto di quella frase.
Mi sentii sprofondare. Era tutta colpa mia se lui se n'era andato. Le lacrime che tentavo di non versare strabordarono ribelli dai miei occhi.
- Grazie - sussurrai debolmente al pescatore.
Lady Yuna è una stupida, avrei voluto gridargli. Lady Yuna è talmente egoista da aver rovinato tutti i suoi sogni. Adesso ci mancherebbe solo che lasciasse la sua casa e i suoi amici lì per andare in un posto che odiava e seguirlo. Ben le sta.
Mi girai e percorsi lentamente la strada, dovendomi concentrare anche sui miei passi.
Uno, due, uno, due...
Una strada che non avrei più percorso con lui.

-CAPITOLO 5-

Il nome di quel fiore era "moonflower".
Era una specia particolare, di giorno i petali restavano chiusi, di notte si aprivano sprigionando un leggero bagliore che li rendeva unici.
Erano i miei preferiti, capaci di tirarmi su il morale, anche nei momenti più bui. Ma quella sera non c'era bagliore che tenesse contro la tristezza che provavo.
Ero nel mio campo speciale, nel nostro campo speciale, nella stessa posizione in cui ero quando lui mi disse quelle fatidiche parole. Seduta, vicino al ruscello, con il fiore in mano.
Quella sera non erano in molti ad essersi aperti, solo pochi solitari petali brillavano qua e là. Specchi del mio essere solitario.
Non avevo più lacrime, guardavo scorrere le acque del fiume. Scorrevano come i miei pensieri, incoerenti, che si susseguivano uno dopo l'altro senza un filo logico.
D'un tratto, un rumore catturò la mia attenzione sconnessa.
Non un rumore qualsiasi, un suono.
Il suo fischio.
Mi guardai attorno. Temevo di averlo solo immaginato.
Ricordo ancora quando lui, tempo prima, tentò di insegnarmerlo.
Risi di quel pensiero, ma mi fermai subito. Mi sentivo un'isterica.
Dopo quell'episodio, mi disse che avrebbe fischiato per chiamarmi quando avrei avuto bisogno di lui. Quando avrebbe voluto farmi sapere che mi era accanto.
Sentirlo in quel momento sarebbe stato la mia ancora di salvezza.
Un altro fischio.
Questa volta mi alzai, per guardare meglio.
Una figura sbucò dalla sorgente del torrente. Cercai di non illudermi, poteva anche non essere lui.
E se invece fosse stato lui? Era tornato per me?
Riconobbi le sue forme, la sua statura, il suo taglio stravagante di capelli. Non potevo sbagliarmi.
Subito si riaccese in me una scintilla di speranza, sorse come la luce della luna che si liberava delle nuvole, in quel momento, e apriva i fiori rimasti chiusi.
Avrei voluto corrergli incontro, ma pensai che probabilmente era ancora in collera con me.
Si avvicinò, e aspettai che dicesse qualcosa. Ci fu un lungo silenzio, come i tanti che avevano popolato i nostri ultimi giorni insieme.
- Tidus, io... - cominciai.
Lui mi zittì con le dita sulle labbra.
- Aspetta un attimo - sussurrò. - Fammi assaporare questo momento.
Non capii cosa intendeva, non c'era niente di diverso dal solito. Ma anche solo vederlo, lì, davanti ai miei occhi, era un sollievo.
Restammo così per qualche minuto, il lungo silenzio interrotto poi dalle sue parole.
- Quando gli intercessori mi riportarono a Besaid, mesi fa, la prima cosa che feci quando uscii dall'acqua fu fischiare per te, per farti capire che ero tornato. Il mio primo pensiero era rivolto a te, come l'ultimo prima che scomparissi, anni fa - parlò in un sussurro, flebile ma deciso, guardandomi negli occhi. - Ne abbiamo passate tante, durante il periodo in cui c'era Sin, ma l'unica cosa che per me contava era proteggerti.
Si fermò, forse per lasciarmi assorbire l'intensità delle parole e ciò che celavano.
- Quando sparii, poi, ero preoccupato soltanto di doverti lasciare, del resto non m'importava, nemmeno del blitzball.
Mi sentii pungere gli occhi, e pensai che in quei giorni avevo pianto davvero tanto. Ecco ritornata l'incoerenza della mia mente esausta.
Mi prese le mani, e le strinse, come se non volesse lasciarmi più andare.
- Prima di partire, ho pensato a tutte queste cose, al motivo per cui ero qui, e a quello che mi spingeva ad andarmene, ad allontanarmi da te, e non lo trovai abbastanza valido. Era totalmente inutile. Perciò non presi la nave per Luka. A dirla tutta, mi stavano anche antipatici quei tipi.
Ecco tornato il vecchio Tidus, quello che tentava di alleggerire una situazione pesante con una battuta. Quanto mi era mancato. E non potei non rallegrarmi del fatto che i Goers non gli piacessero. Meno tentazioni di trasferimento per il futuro.
Toccava a me scusarmi, ma prima volevo accertarmi che lui non fosse arrabbiato, benchè lui non si innervosisca mai con nessuno.
Lo abbracciai, forte, e lui ricambiò la stretta.
Restammo così per un po', e non era affatto una sensazione sgradevole. Riusciva a trasmettermi il suo calore anche con un contatto così semplice.
Ancora abbracciati, iniziai a parlare.
- Ho fatto uno sbaglio enorme. Sia ad accusarti di quelle cose ingiuste, sia a lasciarti andare. Dopo che te n'eri andato, arrabbiato, da casa, capii che probabilmente avrei fatto meglio a venire con te a Luka che ad andare con i Gabbiani. Ma era troppo tardi per cambiare idea, avevo già accettato e non potevo rinunciare.
- Ah sì, so come sei fatta tu, prendi un impegno e lo mantieni fino alla morte – m'interruppe, scherzoso. Rise della sua battuta, ma smise subito per lasciarmi continuare.
- Stavamo per partire, quando ho parlato con Paine. Mi ha fatto capire bene il mio errore e cosa stavo per fare, e ho cambiato idea. Sono corsa al porto ma la nave era già salpata. Credevo fossi già partito – mi si incrinò la voce sull'ultima frase. Lui se ne accorse e mi abbracciò.
- E' tutto ok, Yunie, non vado proprio da nessuna parte.
Strano come delle parole così semplici possano scatenare una tale reazione in un organismo. Mi sentii pervadere dalla felicità, convinta che d'ora in poi non ci sarebbe più stata una separazione del genere. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, e lui sembrava non riuscire a fare altrettanto.
Mi prese per mano e sorrise, cominciando a camminare.
- Dai, Yunie, facciamo a chi arriva prima.
Risi. Nessuno era capace di chiudere un brutto episodio e non pensarci più come faceva lui, ed era solo un bene, perchè, strano a dirsi, questa volta avevo sbagliato io.
Così, a dispetto di ciò che temevo, ricominciammo a correre insieme per le strade che il destino aveva incrociato.



 
Top
0 replies since 20/2/2009, 16:56   59 views
  Share