Leggenda, [16/01/09]Draghetti

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Aslinn
view post Posted on 22/2/2009, 15:01




Fandom:Eragon
Rating: Per tutti.
Personaggi/Pairing:Saphira, Eragon.
Tipologia:Long Fiction
Lunghezza:2104 parole(compresi i titoli), circa 4 pagine, 3 capitoli
Avvertimenti: Original Character
Spoiler! (specificate in che punto è collocato)
Genere: Introspettivo, Fantasy.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Christopher Paolini che ne detiene/detengono tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in “Eragon”, appartengono solo a me.
Credits:
Note dell'Autore:La prima parte del racconto non è presente nel film, ma è di mia invenzione, malgrado abbia attinenza con la trama e non la sconvolga più di tanto. Lo stile è piuttosto diverso da quello di Paolini, ma dato che questa Fan’s Fiction si basa sul film e non sul libro, penso non sia un problema (anche se si fosse basata sul libro, non sarei riuscita a cambiare il mio stile^^)
Le prime due parti della storia sono a loro volta suddivise in tre paragrafi.
Introduzione alla Fan's Fiction:C’era un tempo in cui bestie maestose vivevano nella terra di Alagaesia, prosperando nella loro grandezza e rappresentando il frutto perfetto della natura. Ma ora questa è solo una leggenda, che i cantastorie girovaghi narrano ai bambini con gli occhi luccicanti d’entusiasmo. Il ricordo, quando c’è, viene seppellito e la quotidiana sofferenza della vita sotto la schiavitù di Galbatorix cancella ogni indugio. Esiste, tuttavia, un giovane ancora in grado di sognare, e un cucciolo che attende di essere la realizzazione di questo sogno.

Leggenda
PARTE I: NELL’UOVO E NEL BUIO
-Primo risveglio-
Una pulsazione di vita. Apro gli occhi. Buio. Silenzio. Freddo.
Nella trama sottile e insensibile del vuoto una voce mi richiama, bella e dolce.
“Saphira.”
Con uno scatto debole degli arti rispondo a quella melodia. Tutto intorno a me un involucro liscio e freddo mi separano dal calore intenso di quella voce. Poi giungono altri suoni: sussurri, rantolii, grida selvagge di bestie frementi. Un colpo. Rimbalzo nel piccolo spazio, protetta dalla mia prigione sicura.
E ancora quella voce mi accarezza la mente. Sospira.
Vedo come una luce nel buio, che irradia amore e mi avvolge, riscaldandomi le squame sulle quali si riflette, per illuminare la parete liscia che mi circonda.
Nuoto in questo mare luccicante di speranza.
“Addio, mia amata cucciola.”
Con un fruscio sommesso l’aria si sposta, mentre un grosso essere dispiega le ali e spicca il volo.
Ripiomba il freddo, il silenzio, il buio.
“Addio mamma” sussurra la mia anima.

-Secondo risveglio-
Una nuova voce si accorda alle note del silenzio, ridestandomi dal sonno perpetuo. Una mente potente si insinua gentilmente nella mia, regalandomi colorate visioni e suoni naturali. Cose che non ho mai visto.
Scorgo il volto sottile e pallido del mio salvatore, e so subito che è un elfo, malgrado non sappia nemmeno cosa sia.
Comunica con me, raccontando storie. Narra e narra, con voce a tratti accorata a tratti malinconica e rotta. Mi parla dei prati verdi, ed io li posso vedere. Mi racconta del cielo azzurro e della città d’alberi sotto il sole, ed io li contemplo. Mi descrive il profumo dolcissimo dei frutti e delle piante rischiarate dal sole, ed io li odo come fossero sempre stati intorno a me.
Il racconto diviene a un tratto triste. Mi parla dei draghi, i miei compagni, delle lotte per il potere e dell’avidità umana.
Un rombo squarcia il velo che aveva steso su di me quel racconto. Ritorno all’oscurità. Un grido di terrore e sofferenza mi rimbomba nella mente finché non mi riaddormento. E so, senza bisogno di parole, che il mio elfo salvatore non c’è più. Sono di nuovo sola.

-Terzo risveglio-
Quanto tempo è passato? Mi trovo sempre nello stesso luogo. Perché ho riaperto gli occhi?
I muscoli sono troppo intorpiditi per reagire e rompere il confine con il mondo descrittomi dall’elfo. No, non è ancora tempo. Devo attendere lui, e solo quando lo sentirò vicino, sarò pronta a uscire, qualunque cosa mi aspetti oltre questo guscio d’oblio. Perché solo lui potrà amarmi, ed io già lo desidero e lo amo. Lui si prenderà cura di me e non mi lascerà. Insieme realizzeremo il nostro destino.
Sento uno strano calore irradiare dall’esterno. In una pozza di luce vedo il contorno di mani flessuose appoggiate delicatamente sull’involucro esterno del mio piccolo mondo. Lo accarezzano e labbra sottili lo baciano.
“Piccolo drago” sussurra la voce, stavolta femminile. “La nostra speranza. Il destino dei draghi, degli elfi e degli uomini.”
Un nome si insinua nelle pieghe della mia mente, costituendo un nuovo pensiero in un mare informe e inespresso. Arya.
Lei mi parla. Sa che ascolto e comprendo e soffro?
“La tua razza è stata interamente distrutta dall’avidità umana. I tuoi simili hanno sofferto per colpe a loro estranee. Sono rimasti fedeli ai loro padroni fino alla fine, ai ribelli che li hanno comandati allo sterminio, anche dei propri fratelli. I draghi non hanno colpa, se non quella di aver amato troppo i propri sconsiderati padroni. Ma tu, piccolino, rappresenti la speranza della rivincita. Tu sei l’ultimo della tua specie.”
Rovina? Speranza? Morte?
Cos’è questo mondo? Non quello narratomi dall’elfo.
Piangerei se ne fossi capace, ma il mio dolore rimane dentro il cuore, che è troppo piccolo per sorreggerlo.
Devo uscire, ne sento l’urgenza più che mai.
Quanto tempo è passato dalla mia nascita? Mesi, anni, secoli?
Nel frattempo il mondo reale non mi ha atteso, continuando a mutare, soffrire, uccidere. Sono nata da una madre volata via, e ora sono sola e perduta. L’ultima della mia specie.
Sento rabbia, per la sorte dei miei fratelli; dolore, per la solitudine che mi accompagnerà chissà per quanto altro tempo; impotenza, per la mia situazione di reclusa.
Ho il desiderio impellente di agire. Oh, quanto avrei voluto combattere al fianco dei miei fratelli, trattenere mia madre, salvare l’elfo, impedire il massacro!
Ma il tempo non mi attende, e corre via, mentre io sono bloccata nel gelo dell’impotenza.
Arya continua a parlarmi, canta e narra. La sua voce è così bella e commovente, cristallina. Vorrei abbracciare quell’esile figura, ma sono bloccata qui. Avrò tempo per farlo, quando il momento della mia vera nascita arriverà. Attenderò.

Sento zoccoli di cavallo percuotere la terra e Arya che mi dice di stare calma, che presto saremo al sicuro. Un intenso calore esplode nell’aria lì fuori e la mia salvatrice urla. Un incantesimo affiora sulle sue labbra e sento singhiozzi sommessi mentre ogni rumore si affievolisce. Arya mi ha lasciata. La rivedrò ancora?

PARTE II: LE ALI E LA FELICITA’
-Primo sguardo-
Cos’è questa luce? E il calore? Il mio involucro freme e io sento qualcosa. Non è il fuoco dell’affetto né quello delle fiamme. No, è altro. Il mio cuore si scioglie dal freddo nel quale era imprigionato; il mio corpo scatta verso un rombo sommesso: un altro cuore, che batte a ritmo col mio. Il cuore di un umano. E’ lui!
Frammenti azzurrini scrosciano come pioggia. Luce! Finalmente sono viva! Un mondo di sostanze, contorni, colori e odori si affaccia e mi accoglie. Un volto mi scruta sorpreso. E’ così bello! Allunga una mano tremante e mi accarezza.
“Cosa sei tu?” mi chiede sorridendo.
Il contatto con la mia pelle squamosa gli ustiona la mano. Il marchio si imprime nella carne fumante.
E’ iniziato il nostro destino.
Lo guardo commossa e una gioia segreta mi scuote l’anima.
Amore.

-Secondo sguardo-
E’ così triste, adesso. Siede sotto gli alberelli della fattoria, a osservare pensieroso il cielo. Mi avvicino e lui mi guarda.
“Dov’è la tua mamma?”chiede.
Cerco il contatto con la sua mente, ma il nostro legame magico è ancora troppo debole, io non sono abbastanza forte.
“Ti ha abbandonato? Anche lei è dovuta fuggire in fretta?”
I suoi occhi umidi esprimono dolore, e solitudine. Mi avvicino e lo conforto accarezzando con il muso la sua mano protesa. Gli salto in grembo e ascolto il suo cuore, con la testa poggiata sul suo petto. Mi accarezza e la neve pesante che gravava sulla sua anima si va sciogliendo. Sorride.
“Ora non sei solo” vorrei dirgli. “Non devi più temere il freddo d’inverno e il buio di notte. E nemmeno io.”
Non posso comunicargli parole, ma mi è concesso dimostrargli ciò che provo. Gli lecco la pelle del mento e lui ride. Finiamo a terra e io continuo a fargli il solletico su tutto il volto, mentre lui, tra le risate, mi prega di smetterla.
La notte scende veloce. Mi accoccolo sotto il suo braccio e sento il calore del suo corpo. Mi stringe a sé e io so che non mi abbandonerà mai. Il suo cuore batte sotto il mio orecchio, i suoi abiti profumano di aria fresca, la luce della luna gli inonda il viso e gli fa brillare gli occhi. Poi abbassa le palpebre ed io l’ascolto dormire, beandomi ancora un po’ di quel suono regolare che è il suo respiro, come una dolce ninnananna. E finalmente, anch’io mi addormento, cullata dalla sicurezza del nostro legame.
Per ora, non c’è destino, niente guerra né distruzione.
In questa notte ci siamo solo io e lui.

-Terzo sguardo-
Eragon è un gran chiacchierone. Mi ha raccontato della partenza di Roran, dello zio, di Brom, dei soldati, del macellaio acido, del grano d’estate, delle mele a primavera, del cielo senza nuvole, della notte piena di stelle…e di molte atre cose. Mi piace ascoltare la sua voce e la vibrazione di giovane entusiasmo che trasmette.
Soprattutto, la leggenda dei draghi e dei cavalieri dei draghi lo eccita molto. Perché io sono quella leggenda, e anche lui. Il primo giorno che me ne parlò, sentii un misto di paura ed entusiasmo. Sapevo ciò che comportava questa rivelazione; la cosa scatenava in me due sensazioni contrapposte: temevo che la nostra pace sarebbe stata distrutta come ogni mio precedente legame, ma allo stesso tempo sentivo quel richiamo, la voce di migliaia di draghi scomparsi nella sofferenza. Dovevo combattere, il destino mi attendeva, e insieme a me anche il mio cavaliere.
Ora sento che è tempo di volare.
“Sì, Eragon, la leggenda è vera! E noi, mio caro, dobbiamo realizzarla!” penso tra me e me.
Lui mi sorregge e mi da’ piccole spinte verso il cielo, incoraggiandomi con parole piene di gioia. Corre, come un bimbo con il suo aquilone. E urla, come se fosse lui a dover spiccare il balzo decisivo.
“Vola! Vola!”
Alla fine, volo. Spicco un grosso salto, accompagnata dalle braccia contadine di Eragon. L’aria mi investe con un possente urto, le ali si incrinano per un attimo, mi sento trascinare a terra. Spingo in avanti il collo, sferzo l’aria con la testa, e spiego le ali. Salgo verso il sole, ancora e ancora. Ormai sono un puntino lontano, nell’aria fresca. E’ inebriante, la sensazione di vertigine così piacevole e la libertà indescrivibile.
Un piccolo filo nero nell’erba verde mi scruta e sento che aspetta.
“Torna da me” sta pensando.
E io lo sento!
Finalmente il mio potere e il suo si sono congiunti. Ora so che nessuno potrà mai spezzare il nostro legame.
Discendo a terra, dove l’erba e il terreno morbido attutiscono il mio atterraggio poco perfetto.
“Eragon, quanto ho atteso il tuo arrivo!”
“Puoi parlare?”
“Certo! Posso anche sentire i tuoi pensieri! Mi hai raccontato molto, fin ora. Adesso tocca a me!”
Sotto le stelle parliamo a lungo senza muovere le labbra.
La pace non ci è stata tolta, ma ho la strana sensazione che qualcosa di spiacevole stia per accadere.
Ignoro quest’idea, accartocciandola e relegandola in un angolo della mia mente.
Ora sono troppo felice per pensarci.

PARTE III: ANCORA QUI, ANCORA INSIEME
“Dormi, mio cavaliere” sussurro a Eragon.
Lo stringo al mio ventre, proteggendolo con un’ala. La volta celeste è una trapunta bellissima, luccicante di stelle, strutturate in un complesso arazzo di costellazioni. La luna ci guarda, ci protegge, ci ricorda perché lottiamo. I miei compagni draghi, millenni addietro, guardavano tutti insieme la stessa luna. Piccoli con le ali deboli, maestosi anziani dalla pelle spessa, giovani energici. Stesi sopra l’erba di una grande pianura, tutti stretti l’uno all’altro, fornivano alle stelle e alla luna uno spettacolo stupendo di mille colori e sfumature di vita. Ruggivano possenti, e tutta la terra ne tremava, tra i monti ne risuonava l’eco, le altre creature trattenevano il respiro, rapite e attonite dalla forza della leggenda vivente. Scontri furiosi infuocavano i grossi cuori di quelle bestie mitiche. Corpi contro corpi, come montagne di lava che piombino l’una sull’altra. Anche il cielo li osservava con stupore. Venne il tempo della guerra con gli elfi, e poi la pace, perché anche queste superbe creature dall’aspetto delicato ammiravano e temevano i signori del fuoco, della terra e dell’aria. Che tempo prospero fu quello della pace! Lo sterminio divenne un’ombra sempre incombente, finché uomini selvaggi, guidati da un capo egoista e visionario, cedettero di poter soggiogare l’arte della natura che viveva nei draghi. Furono distrutti dalla loro stessa cattiveria, portando con loro draghi dal cuore sempre più grande e dolente. Queste creature hanno sempre amato, ammirato, prosperato nella bellezza. Fino a divenire leggende di cantastorie e libri riccamente illustrati.
Ora ci siamo noi: Eragon e Saphira, cavaliere e drago. Ci sono la notte con le sue luci, l’erba con il suo carezzevole profumo. C’è un destino, e c’è un amore inestinguibile. Ci sono le lotte che ci hanno forgiati, le sconfitte che hanno colpito il cuore, le vittorie che l’hanno risanato. C’è una leggenda che diviene realtà, un legame che si trasforma in favola, un tempo di pace che attende il proprio momento.
Sono cresciuta. Sono io, ora, a tenere Eragon sotto la mia ala protettrice. Anche lui è cambiato, più alto e forte. La verità è che lui rimane sempre il contadino con gli occhi illuminati da tante promesse, ed io la cucciola di una leggenda, che vuole solo amare ed essere amata.
Ora è tempo di dormire, di sognare la pace e dimenticare la guerra. Un domani indosseremo nuovamente le nostre terribili armature, bruceremo i nemici e proteggeremo gli amici. Saremo il cavaliere e il suo drago.
Per ora, siamo solo Eragon e Saphira: padre e cucciola, figlio e madre, amante e amata.
 
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