Time of your life, [Primo Torneo: finale]

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Shari Aruna
view post Posted on 6/3/2009, 23:36




Fandom: Dragon Ball
Rating: 14 anni
Personaggi/Pairing: Vegeta, Freezer, Nappa, Radish.
Tipologia: Long Fiction.
Lunghezza: 4.554 Parole, 9 pagine, 3 capitoli più prologo ed epilogo.
Avvertimenti: Angst, What if?
Genere: Generale, Triste, Introspettivo.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Akira Toriyama che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Dragon Ball, appartengono solo a me.
Credits: Per il titolo si ringraziano sentitamente i Green Day e la loro canzone, “Time Of Your Life” appunto.
Introduzione alla Fan's Fiction: Ci vorranno costanza, allenamento, e soprattutto molta pazienza, ma alla fine la mano che tiene il guinzaglio diventerà debole e distratta, e lo schiavo abbastanza forte da liberarsi e azzannare alla gola quello che è convinto di essere il suo padrone.


Time of your life


– Prologo –
# Inizio
(Tutto comincia da qualcosa)




Il ragazzo è seduto su una panca d’acciaio, completamente immobile. Le mani sono abbandonate in grembo, le dita strettamente chiuse a pugno, mentre gli occhi fissano, senza realmente vederlo, il muro di fronte a lui, completamente indifferenti all’andirivieni dei soldati.
Aspetta in assoluto silenzio. Non dovrebbe mancare ancora molto.
Le attese di solito lo annoiano, ma stavolta non ha molta voglia di fare qualcosa – qualsiasi cosa – quindi, dopotutto, non gli secca affatto dover restare lì in quell’enorme corridoio, ignorato da tutti. L’unico problema sono quei pensieri che – traditori – approfittano del silenzio per invadergli la testa. Ecco, di quelli farebbe volentieri a meno.
Il modo in cui Freezer l’ha convocato, dopo anni interi passati ad ignorarlo, unito alle voci di corridoio arrivate alle sue orecchie, non prospettano nulla di buono. Il lucertolone vuole qualcosa e se è quello che lui sospetta che sia, sarà un incontro molto poco divertente.

Sono morti tutti. Non è rimasto più nulla del nostro pianeta.
E allora?
Bè, credevo ti sarebbe dispiaciuto.
Perché?
Perché a chiunque dispiacerebbe perdere tutto ciò che ha.
Io non ho nulla. Non ho mai avuto nulla.


Le sopracciglia del ragazzo si aggrottano leggermente a quell’inaspettato ricordo. Sono passati tanti anni da quel giorno, eppure la realtà in cui viveva da bambino non è cambiata affatto.
Non ho nulla.
Se lo ripete tra sé, muovendo appena le labbra. Poi il suo sguardo cade distrattamente sulla mano destra e, lentamente, la porta davanti al viso: al centro del palmo il candido bianco del guanto è macchiato di sangue. Il suo sangue.
Non si è accorto di aver stretto tanto violentemente i pugni, né ha avvertito alcun dolore nel conficcarsi le unghie nella carne, quindi quelle macchie rosse lo lasciano leggermente sorpreso.
Ho bisogno di guanti puliti.
- Vegeta? – la voce esitante di Nappa interrompe i suoi pensieri e il ragazzo fissa il suo sguardo gelido sul nuovo arrivato, grosso almeno tre volte più di lui.
- Freezer è pronto a riceverti. – continua il saiyan, nervoso. Evidentemente anche lui sente puzza di bruciato in questa faccenda.
- Bene. Andiamo. – ordina seccamente il principe mentre si tira in piedi di scatto.
A passi veloci Vegeta si dirige verso la sala del trono, radunando tutto l’orgoglio dei suoi tredici anni, ma quando arriva davanti alle porte della stanza esita un istante.
Non ho nulla da perdere. Dice a sé stesso. Poi sorride appena.
Tutto inizia adesso.



– Capitolo 1 –
# Esteriorità




Una volta entrato nella grande sala, lo sguardo del ragazzo va immediatamente a posarsi sulla piccola creatura davanti a lui, mentre con la coda dell’occhio registra automaticamente la presenza dei due subalterni al suo fianco e quella dei soldati semi nascosti all’ombra delle grandi colonne.
- Benvenuto, mio giovane amico. Sei cresciuto, dall’ultima volta che ti ho visto. – ghigna Freezer dall’alto del suo trono semovente, e Vegeta storce leggermente la bocca prima di poggiare il ginocchio sul tappeto e chinare il capo.
Freezer è una creatura odiosa sotto tutti i punti di vista, ma la cosa che meno sopporta di lui è la sua vocetta melliflua, a metà tra lo scherno e la minaccia.
- Ti avranno forse già riferito del piano di espansione che ho in atto. – continua l’alieno, sempre con quell’irritante tono divertito. Il saiyan s’irrigidisce appena, gettando un’occhiata di sbieco a Nappa, chino al suo fianco. I suoi sospetti erano quindi fondati, ma di certo non si aspettava un attacco tanto diretto.
- Sono stato informato, sì. – mormora infine, stando ben attento ad usare un tono neutrale.
- Meraviglioso. – approva l’altro, battendo le mani un paio di volte. Prima di continuare, Freezer lascia vagare lo sguardo fino al soffitto della stanza.
- I domini di mio padre sono immensi, ma sono stanco di vivere nella sua ombra. – riprende infine, sorridendo in modo molto poco amichevole. - Ho deciso di differenziare il suo impero dal mio e, ovviamente, voglio superarlo sia in grandezza che in forza. Per farlo avrò bisogno di molti altri pianeti e soprattutto, di molti altri mercenari. – scandisce la parola “mercenari” molto più lentamente delle altre. Al suo fianco Zarbon e Dodoria si lasciano sfuggire un ghigno. Vegeta li ignora totalmente, troppo concentrato a tentare di contenere il suo nervosismo.
Il lucertolone è stato molto più diretto di quanto si aspettasse.
Freezer, intanto, balza velocemente giù dal suo trono e incrocia le braccia dietro la schiena cominciando poi a dondolare sui talloni: il suo divertimento è fin troppo evidente.
- In questi anni io ho messo a disposizione tua e dei tuoi compagni gli alloggi militari, le consistenti dispense delle mie basi, le attrezzature più moderne per i vostri allenamenti...
Vegeta digrigna i denti e trattiene a stento un ringhio.
Vuoi forse un ringraziamento?
Freezer si accorge della sua reazione, ma continua a parlare, imperturbabile.
- Sapevo di poter fare di te un grande guerriero, Vegeta: ed infatti, con le tue capacità e i miei mezzi, hai raggiunto un livello davvero molto alto, pur essendo solo un moccioso. Diventerai ancora più forte, se continui ad avvalerti del mio aiuto. Ma se finora voi saiyan avete gozzovigliato alle mie spalle, da oggi in poi c’è un prezzo per tutto questo. – Freezer fa una pausa abbastanza significativa. – In fondo avresti dovuto aspettartelo, no? Dopotutto sei un ragazzo intelligente. – conclude, sempre sorridendo.
Vegeta serra gli occhi, mentre il sangue comincia a pulsare dolorosamente nelle vene. Il ragazzo ascolta i battiti del suo cuore diventare sempre più forti e veloci, mentre l’adrenalina gli attraversa il corpo come una scossa.
Sente gli occhi di Freezer puntati sulla sua faccia, pronti a cogliere la più minima emozione, ma non gli dà la soddisfazione di mostrargli la sua umiliazione e la sua rabbia, così abbassa lo sguardo sul tappeto sotto di lui. L’alieno resta in silenzio per qualche secondo, poi riprende il suo esaltato monologo.
- Dopo la tragica esplosione del vostro pianeta, siete rimasti solo in tre voi saiyan, solo in tre. - ribadisce, più lentamente. - Mi auguro che abbiate ben chiara la situazione e che siate abbastanza intelligenti da fare la scelta giusta. – l’alieno smette di dondolarsi e, improvvisamente, il suo sorriso ha ben poco di divertito.
Il silenzio che segue le parole di Freezer è quasi assordante, mentre il principe continua a scrutare i fili del tappeto rosso sotto i suoi occhi, riflettendo.
Un prezzo. Certo.
Vegeta non ha mai avuto bisogno di Freezer per diventare un grande guerriero. Certo le sue attrezzature gli fanno comodo e velocizzano il processo di allenamento, ma anche senza di esse riuscirebbe comunque a raggiungere i suoi obbiettivi.
In quanto a vitto e alloggio, poi, non sarebbe certo stato un problema trovarli altrove.
È il principe dei saiyan, dopotutto.
Quindi il problema non è tanto continuare ad avere l’aiuto di Freezer, quanto restare in vita, e alla fin fine è esattamente quello che l’alieno gli sta dicendo.
Quanto sei disposto a pagare per la tua vita?
Tra orgoglio e sopravvivenza chi ha la meglio?

Quelle domande restano in sospeso fra loro per qualche secondo ancora, ma alla fine Vegeta è costretto ad ammettere a sé stesso che un saiyan vivo è la scelta migliore in ogni caso.
- Ne sono consapevole. – mormora quindi il ragazzino, stringendo con più forza il pugno poggiato a terra.
Freezer annuisce, soddisfatto.
- Dopotutto potrei essere come un padre per te. Di certo non sarei peggiore di quello vero. – dice piano e Vegeta sbarra di poco gli occhi. Non che gli importi di suo padre ma quell’affermazione gli fa prudere le mani dalla voglia di reagire. La rabbia, comunque, dura solo un secondo, poi il buon senso ha di nuovo la meglio e, mordendosi l’interno della guancia, il principe riesce a rimanere in silenzio.
- I ragazzi hanno bisogno di una figura di riferimento ed io sarò la tua, che ti piaccia o meno. Non è divertente Vegeta? – chiede Freezer e, nonostante Vegeta non lo stia guardando, sente benissimo il suo ghigno perforargli la testa – Ah, per te no immagino, ma per me lo è immensamente. – aggiunge l’altro senza aspettare una risposta.
Il principe dei saiyan si morde la lingua con forza, costringendosi ancora a rimanere in silenzio. Il viscido abbraccio dell’umiliazione lo ha già stretto abbastanza: a questo punto ribellarsi non salverebbe nemmeno il suo orgoglio.
- Da oggi in poi fai parte del mio esercito a tutti gli effetti: conquisterai i pianeti per me, ucciderai per me, tutto ciò che farai sarà per me. Sarai un mio mercenario. – Freezer sottolinea in modo evidente il possessivo. Attende qualche secondo, poi gli pone la domanda finale - Accetti?
Vegeta si passa velocemente la lingua sui denti prima di rispondere: non vuole che Freezer si accorga che ha la bocca piena del suo stesso sangue.
- Accetto. – mormora infine e Nappa al suo fianco annuisce.
- Giuri la tua fedeltà a me? – chiede ancora Freezer.
- Giuro. – nessuna emozione accompagna quella parola. I saiyan e i giuramenti non hanno mai avuto un gran bel rapporto.
- Molto bene – esclama Freezer – con il tuo giuramento ti sei impegnato anche per i tuoi compagni: se uno di loro avrà mai abbastanza coraggio da sfidare la mia collera tu perirai con loro. Sai anche questo, non è vero?
- Io parlo sempre per tutti i saiyan. – risponde il ragazzo e questa volta lascia che l’orgoglio della sua razza trapeli da ogni parola. Il principe dei saiyan rimane tale in qualsiasi situazione e Vegeta vuole che Freezer lo sappia.
Il tiranno resta in silenzio per qualche secondo, gli occhi ridotti a due fessure impenetrabili, ma alla fine decide di non prendere quell’affronto come qualcosa di personale e, con un gesto seccato, lo congeda indicandogli la porta.
Vegeta si alza immediatamente in piedi e piega di poco la testa, l’insofferenza ben celata sul volto indifferente, poi si dirige velocemente fuori dalla stanza, seguito a ruota dal grosso compagno.
Mentre cammina spedito verso la sua stanza, Vegeta sente la rabbia montare dentro di lui: sa benissimo che agli occhi del tiranno lui non è altro che un moccioso, una specie di animaletto da addestrare per bene e, anche se non sono passati che pochi istanti dalla loro conversazione, il ragazzo già avverte chiaramente il guinzaglio stringersi fastidiosamente intorno al suo collo.






– Capitolo 2 –
# Interiorità





La stanza è piccola e spartana, i muri di freddo acciaio, alti più di quattro metri, creano un’illusione di soffocamento, accentuata dal fatto che l’unica finestra, posizionata a pochi decimetri dal soffitto, è lunga e stretta e lascia a malapena entrare la luce esterna.
La differenza tra gli appartamenti militari e quelli del palazzo di Freezer è lampante e lascia ben intendere il disprezzo e la superiorità che il tiranno si sente in dovere di dimostrare verso tutto il resto dell’universo. Ma Vegeta non se ne cura particolarmente, abituato, fin dai primi anni di vita, ad accontentarsi dell’essenziale, senza badare a nient’altro.
Con un gesto infastidito il ragazzo si libera dei guanti macchiati di sangue e li getta in un angolo, insieme alla battle-suite, poi si lascia cadere ad occhi chiusi sul letto, godendo di quell’attimo di rilassamento accordatogli.
- Principe Vegeta… - chiama esitante Nappa, rimasto sulla soglia della stanza. Non ha capito molto bene il discorso di Freezer – soprattutto quando ha accennato ad un prezzo – ma è rimasto molto stupito nel vedere il ragazzo così disposto a collaborare con l’alieno. D’altronde non è che avessero molta scelta, ma certo tanto sangue freddo lo sorprendeva.
Vegeta, ad ogni modo, ignora completamente il suo vago tentativo di attirare l’attenzione e Nappa decide di non insistere: gli scatti di rabbia dell’altro gli sono piuttosto familiari.
Con passo pesante inizia ad indietreggiare, pronto a tuffarsi in un qualsiasi locale contenente alcolici e prostitute, ma improvvisamente la voce dell’altro lo richiama.
- Fammi portare dei guanti puliti. – ordina il principe seccamente.
L’assenso della guardia del corpo è a malapena udibile ma Vegeta sa che provvederà immediatamente: nessun saiyan sano di mente disobbedirebbe ad un ordine tanto diretto del principe in persona.
Siete rimasti solo in tre voi saiyan.
Vegeta riapre gli occhi di scatto e si tira su a sedere.
Nei primi anni della sua vita la cosa che gli è stata ripetuta più spesso, quasi fino alla nausea in realtà, è che un giorno si sarebbe seduto sul trono di suo padre e avrebbe regnato su Vegeta e sull’intero popolo saiyan. Quello era il suo destino.
Sono passati quasi otto anni dal giorno in cui il suo pianeta è andato distrutto, eppure la ferita è ancora aperta e dolorante. Vegeta non ha nessuno da rimpiangere, né amici né familiari, ma il confronto tra quello che sarebbe dovuto diventare e quello che, invece, è costretto ad essere pur di sopravvivere, gli lascia un vuoto profondo all’altezza dello stomaco.
Appena pochi minuti prima, ha venduto il suo orgoglio e la sua vita ad un essere disgustoso che detesta fin dal profondo del cuore. Ha giurato di servirlo, ha acconsentito a diventare un suo schiavo, dato che un mercenario non è né più né meno di questo.
Non avevo altra scelta.
No, non è vero. Avrebbe potuto ribellarsi e morire con onore e – soprattutto – con orgoglio. Questo è quello che avrebbe dovuto fare. Quante volte aveva promesso a sé stesso di non diventare come suo padre? Quante volte si era arrogantemente dichiarato migliore di quel presunto re che si era sottomesso a Freezer, che non aveva saputo sconfiggerlo, che non era nemmeno riuscito a salvare la propria vita?
Eppure si è comportato nel suo stesso modo. Non che al momento si fosse fermato a pensarci. Vegeta, in fondo, sa di aver agito con logica, seguendo il suo istinto di sopravvivenza.
Non potevo fare nient’altro.
Perché sono debole. Troppo, troppo debole.

Quella constatazione fa decisamente male, e Vegeta si sente tradito da sé stesso: non è stato all’altezza delle proprie aspettative, e ha pagato la sua debolezza a caro prezzo.
Improvvisamente il naso inizia a pizzicare fastidiosamente e la gola si stringe un po’. Vegeta non riconosce subito i sintomi del pianto, ma quando inizia a vedere tutto annacquato è costretto ad ammettere che sono realmente lacrime quelle che gli bagnano il volto.
È un pianto rabbioso ed infantile, uno di quelli che svelano ad un adolescente che è ancora troppo giovane per definirsi uomo. E forse è anche dolore, quello che non si è mai permesso di esprimere e che era assolutamente convinto di non poter provare.
Con uno scatto di pura collera il ragazzo si passa le mani sulla faccia, imprecando.
Il principe dei saiyan non piange mai.
Un’altra cosa che gli è stata insegnata fin troppo bene, è usare le emozioni che non riesce a sopprimere come carburante per i suoi allenamenti.
Rancore, odio, amarezza. Basta concentrarli nelle braccia, fino alla punta delle dita, per riacquistare il controllo di sé stessi e, al contempo, diventare sempre più forti.
Senza nemmeno prendersi la briga di scendere dal letto, Vegeta applica automaticamente quell’insegnamento. Il primo e forse l’unico che ha ricevuto da suo padre.
La sfera azzurra si forma immediatamente nel suo pugno e Vegeta, per qualche minuto, la osserva vibrare mentre resta placidamente sospesa a pochi centimetri dal suo palmo.
I suoi occhi sono già perfettamente asciutti, e la sua mente lavora velocemente, analizzando i fatti uno alla volta.
Non ha più né un pianeta né un popolo e queste due cose sono innegabili e immodificabili.
Ma questo non significa che la sua vita sia finita o che sia diventata inutile: il sangue della sua razza pulsa con forza nelle sue vene e lui può ancora sfruttarlo per realizzare la sua fame di guerra e potere. Inoltre, finché ci sarà almeno un suddito su cui comandare, lui resterà sempre e comunque il principe dei saiyan.
Per vivere da ora in poi sarà costretto a servire Freezer, ed anche questo è innegabile. Non immodificabile, però. Vegeta sa di poter diventare più forte di lui. Al momento il lucertolone è molto al di fuori della sua portata, così come alcuni dei suoi soldati, ma è solo questione di tempo, una specie di sfida a lungo termine che lui sente già di poter vincere.
Vegeta stringe con forza il pugno e la sfera svanisce, lasciandogli piccole scottature sulle dita. Il ragazzo le ignora totalmente e lascia che un leggero sorriso gli inclini le labbra.
Ci vorranno costanza, allenamento, e soprattutto molta pazienza, ma alla fine la mano che tiene il guinzaglio diventerà debole e distratta, e lo schiavo abbastanza forte da liberarsi e azzannare alla gola quello che è convinto di essere il suo padrone.





– Capitolo 3 –
# Intermezzo




(Diciassette anni dopo)




L’impero di Freezer, attualmente, conta un numero elevatissimo di pianeti conquistati (si parla di migliaia se si considerano anche quelli del padre e del fratello) e quasi altrettante stazioni orbitanti; nonostante questo, tutti gli ordini più importanti vengono emanati dalla navicella base, dove Freezer passa la maggior parte del suo tempo.
Il tiranno, infatti, odia stare sulla terraferma almeno quanto ama conquistarla, quindi le preferisce lo spazio aperto, forse trovandolo più adatto a lui, in quanto immenso e infinito.
Alla base, di conseguenza, si concentrano tutte le attività principali, quelle che il sovrano ritiene troppo importanti per delegarle ad altrui mani. Oltre a questo c’è anche un gran via vai di soldati, mercanti e rappresentanti di altri pianeti e lo spazio è veramente limitato dal momento che è occupato per gran parte dall’esercito.
Vegeta odia quel posto fin dalla prima volta che ci ha messo piede, ed ogni volta che è costretto a ritornarci passa la maggior parte del tempo a digrignare i denti per l’irritazione.
La marmaglia ha imparato con gli anni a tenersi bene a distanza da lui e dai suoi compagni, eppure spunta sempre un qualche aspirante suicida che decide – molto poco saggiamente – di farlo infuriare. L’ultimo pianeta che Vegeta ha conquistato gli è costato quasi una settimana di combattimenti incessanti: troppo tempo a parere del miserabile lucertolone.
- Gli anni ti stanno rammollendo. – aveva commentato Freezer, qualche ora prima, e quei suoi inutili tirapiedi gli avevano sghignazzato in faccia.
Alla presenza del sovrano Vegeta non si era permesso di fare nulla, limitandosi a stringere i denti e i pugni, ma una volta uscito si era trovato di fronte un gruppo di mercenari convinti di poterlo prendere in giro. Va anche detto che in realtà Vegeta non aspettava altro.
La soddisfazione del combattimento, breve ma liberatorio, lo ha calmato non poco e adesso, mentre si dirige a grandi passi verso la stanza dove sa di trovare i suoi compagni, si augura che ci siano delle buone notizie ad aspettarlo.
I suoi propositi di vendetta nei confronti di Freezer non sono progrediti molto, rispetto a quando aveva tredici anni, ma ogni più piccola cosa che lo avvicina al suo scopo è più che importante per lui. Per anni ha dovuto ingoiare merda, e lo ha sempre fatto con la prospettiva di avere, un giorno, la possibilità di riscattare sé stesso ed il suo orgoglio.
Gli capita, a volte, di guardare nello specchio e trovarci un pazzo, un povero illuso che si aggrappa a speranze non più concrete di un sogno.
E sempre più frequentemente, perfino sfogare la propria rabbia combattendo, non lo aiuta a dissipare quel dubbio.
Il principe dei saiyan scuote la testa, infastidito da quei pensieri, e subito dopo schiaccia l’interruttore che aziona l’apertura della porta della stanza.
Radish e Nappa sono entrambi seduti ad un tavolo sgangherato e la piramide di bottiglie davanti a loro, unite al puzzo di alcol, la dicono lunga sul modo in cui i due intendono continuare la serata.
Vegeta punta loro addosso uno sguardo pieno di disprezzo, ma non dice nulla. Dopo qualche secondo i due si accorgono finalmente di avere compagnia.
- Vegeta… - borbotta Nappa, già mezzo ubriaco. – Com’è andata con il lucertolone?
Vegeta ignora completamente la domanda e fissa l’altro compagno.
- Ci sono novità? – chiede in un ringhio. Il saiyan più giovane intuisce immediatamente cosa vuole sentirsi dire il suo principe, e si alza in piedi, esitante.
- Ho scoperto su quale pianeta è stato mandato… - inizia Radish, avanzando di qualche passo - È un sasso chiamato Terra, e si trova ben oltre le ultime stazioni di controllo di Freezer.
- Questo è un bene. – ribatte Vegeta, socchiudendo gli occhi alla luce troppo forte del neon. Ogni giorno che passa scopre qualche altro aspetto sgradevole di quel colabrodo spaziale che è la navicella di Freezer.
- Principe Vegeta… io non capisco. – farfuglia Radish dopo qualche istante, incerto se continuare o meno. L’altro gli scocca un’occhiata tra il seccato e l’ironico.
- La cosa dovrebbe stupirmi?
Nappa scoppia a ridere di gusto, in modo completamente sguaiato. Radish incassa il colpo mordendosi la lingua, poi si accinge a continuare, seppur con esitazione.
- A cosa serve? Che differenza può fare un solo saiyan in più? Uno di terza classe, poi… - a quelle parole Nappa si lascia sfuggire un’altra risatina, il cui significato è abbastanza chiaro: come se non fossi tu stesso una terza classe. Anche stavolta Radish è costretto a mandare giù l’umiliazione, promettendosi però di farla pagare a Nappa. Una cosa è il principe dei saiyan, un’altra il suo cagnolino fedele.
Vegeta, intanto, si è allontanato, voltando loro le spalle. Ha le braccia incrociate sul petto e le sopracciglia corrugate, la sua espressione si fa pensierosa e per qualche minuto non dice niente, troppo assorto nei suoi pensieri. Radish inizia a temere di aver fatto un passo falso con quella domanda.
- Ho servito Freezer per tanto tempo. – Vegeta parla a bassa voce, chiaramente rivolgendosi più a sé stesso che ai compagni. – Il disgustoso lucertolone crede che io sia uno dei suoi schiavi: è convinto di avermi soggiogato per bene. Ma la verità è che questi anni non sono stati che un intermezzo: li ho usati per allenarmi, per diventare abbastanza forte da vendicarmi di lui. – il principe dei saiyan si ferma, serrando le mani intorno alle proprie braccia.
- Quel giorno non è ancora arrivato, ma non tarderà a venire, prima o poi. Quanti più alleati avrò dalla mia parte, meglio sarà. Inoltre un saiyan di terza classe vale almeno una ventina degli uomini di Freezer. Questo Kakaroth a qualcosa servirà, ne sono sicuro.
Gli altri due non trovano nulla da ribattere. Dopo qualche istante ancora, Vegeta si volta e fissa Radish dritto negli occhi.
- Tu andrai a prenderlo e lo porterai da me. Valuteremo la sua preparazione, e lo costringeremo ad allenarsi fino a raggiungere un livello di combattimento perlomeno decente.
- Quando vuoi che parta? – si limita a chiedere il compagno.
- Domani. Freezer ha deciso di fare qualche altra conquista nelle galassie del Nord, io e Nappa partiremo non appena le navicelle saranno pronte. Tu partirai con noi, fingendo di far parte della spedizione, ed invece ti dirigerai… - Vegeta si interrompe, non ricordandosi più il nome del pianeta in questione.
- Sulla Terra. – interviene prontamente Radish, ma l’occhiata del principe lo congela sul posto. A Vegeta non piace per niente che altri intervengano in un suo discorso.
- Tieni il trasmettitore dello scouter acceso. Voglio sapere esattamente tutto quello che succede. – riprende subito dopo il principe dei saiyan, e Radish annuisce appena.
- D’accordo.
Non c’è più molto altro da dire e mentre i due saiyan aprono allegramente un’altra bottiglia di vino, Vegeta volta di nuovo loro le spalle ed osserva l’universo al di fuori degli oblò.




– Epilogo –
# Fine
(Oggi finisce la tua vecchia storia)
(… e ne inizia un’altra)




La comunicazione con la Terra si è interrotta da qualche minuto appena, ed entrambi i saiyan restano immobili ad ascoltare il leggero crepitio delle onde radio.
Nappa si volta lentamente verso il suo compagno, sicuro di trovare il suo volto deformato dall’ira. Vegeta invece appare calmissimo, i suoi occhi fissano il vuoto, indifferenti.
- Radish è morto. – borbotta dopo un istante, pur sapendo di aver sottolineato l’ovvio.
- Che vergogna… – ribatte Vegeta seccamente.
- Vuoi che andiamo lì e rimandiamo la pulizia di questo pianeta? – chiede Nappa, scrutandolo attentamente.
Vegeta resta in silenzio, riflettendo. “Sfere del drago” rimugina tra sé. Sembrano davvero una cosa allettante. Se esistono davvero e - soprattutto - se funzionano, molti dei suoi problemi sparirebbero nel nulla. Freezer compreso.
Il piano si delinea nella sua mente, chiaro e preciso: ucciderà il saiyan ribelle, conquisterà la terra e diventerà immortale grazie alla magia di queste cosiddette sfere.
E una volta raggiunta l’immortalità non ci saranno più limiti a quello che potrà fare.
È tutto così perfetto da non sembrare nemmeno vero.
- Partiamo immediatamente. Vai ad assicurarti che le nostre navicelle siano pronte. – sbotta dopo un po’. Mentre Nappa corre ad eseguire gli ordini Vegeta scruta il cielo sconosciuto sopra di sé.
Quando qualcosa nei suoi piani va storto, il principe dei saiyan è abituato a raddrizzarlo a pugni. Quando capita qualcosa di inaspettato, la sua reazione istintiva è quella di approfittare della situazione per trovare degli elementi a suo vantaggio. In questo caso pare che la fortuna si sia schierata dalla sua parte: potrà fare entrambe le cose.
- Cosa dirai a Freezer? – domanda Nappa, mentre ricarica le navicelle per affrontare il lungo viaggio che li aspetta.
Vegeta si volta verso di lui e sorride sarcasticamente.
- Gli dirò che ho bisogno di una vacanza. – risponde, poi si mette comodo sul sedile e digita le coordinate della Terra sul computer di bordo.

*****



L’atterraggio è violento e rumoroso, come sempre. Ma ormai c’è tanto abituato da non farci più caso. Così com’è abituato all’indolenzimento causato dal letargo, e al bruciore degli occhi, rimasti ciechi troppo a lungo.
Quando lo sportello della navicella si apre, Vegeta prende un primo respiro di quell’aria terrestre. Sa di inquinamento e di arretratezza tecnologica, più un qualcosa che non riesce a riconoscere, eppure non è un brutto odore. Ne ha sentiti di molto peggiori nella sua vita.
Mentre un vento caldo s’intrufola nella navicella e gli accarezza la faccia, Vegeta alza gli occhi e, sopra di lui, può vedere uno scorcio di cielo azzurro e limpido.
È davvero un bel pianeta: lo venderà ad un ottimo prezzo.
Mentre si solleva in aria ha modo di osservare i terrestri nel loro habitat naturale, dato che, molto stupidamente, si sono radunati tutti intorno a loro. Vegeta nota che sono tutti molto diversi gli uni dagli altri, portano buffi vestiti e sulla loro faccia c’è un’espressione di puro terrore. Anche quest’ultima fa parte del suo bagaglio di abitudini.
Quando però atterra sull’asfalto, il suo interesse per i terrestri è già completamente svanito. Così quando Nappa decide di far saltare tutto in aria non fa nulla per opporsi, avvertendolo solo di non andarci troppo pesante, altrimenti non avranno più nulla da vendere. L’altro annuisce e promette di stare più attento, ma il luccichio dei suoi occhi lo smentisce appieno. Vegeta sospira e aziona lo scouter, cercando di trovare l’aura di Kakaroth. Alla fine individua una forza combattiva molto alta e, dopo aver fatto un segno al compagno, si muove velocemente verso quella direzione.
L’adrenalina comincia a pulsargli con forza nelle vene, e la prospettiva della battaglia imminente gli fa piegare le labbra in un sorriso.
- Kakaroth… - mormora fra sé, ed è più un pensiero ad alta voce che altro. - Mi auguro che perlomeno sia un combattimento divertente.


*




 
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