Days of Summer, [09/04/09] Solstizio d'estate

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Lostinsoul27
view post Posted on 21/6/2009, 19:31




Fandom: Twilight
Rating: Per tutti.
Personaggi/Pairing: Bella, Jacob, Edward/Bella.
Tipologia: One-Shot.
Lunghezza: 2519 parole, 4 pagine, capitolo unico. Georgia.
Avvertimenti:/
Genere: Generale, Romantico.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Stephenie Mayer che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Credits: Per le informazioni riguardanti il solstizio d'estate e tradizioni annesse il sito MaterTerra, e Google per le immagini.
Note dell'Autore: Alcuni dei fiori che ho utilizzato sono riuscita a reperirli su Google Immagini e sono queste: Flowers.
La storia non ha un tempo di svolgimento definito, poiché sono stata io in primis, a non volerne dare. Sicuramente il tutto avviene prima degli avvenimenti di Breaking Dawn ^^. Non so se il carattere di Leah corrisponda a verità, per lo meno è quello che ho intuito che fosse dai libri.
Introduzione alla Fan's Fiction:Non credevo molto in quelle che erano le tradizioni. Generalmente odiavo le feste. Il solstizio d'estate non era una festa che conoscevo, come ignote mi erano le tradizioni legate ad essa, eppure non so di preciso cosa avvenne quel giorno, ma mi sentii da subito diversa, nuova, rigenerata, come alcuni di quei fiori che ai primi raggi del sole schiudono i petali.

Days of Summer

< Promettimi che starai attenta, Bella. > La voce di Edward per un attimo mi spaventò. Era roca, quasi un ringhio. Sapevo che non desiderava per me la presenza di Jacob, ma amavo Jacob così come amavo lui. Avrei dato la vita per entrambi se solo me lo avessero chiesto.
< Ti prometto che starò attenta, Edward. E poi c'è Jacob. > Sottolineai. Sapevo che non si sarebbe tranquillizzato.
< E' quello che mi preoccupa. > Cercò di sorridermi, ma quello che ne uscì fuori fu solo una smorfia di disapprovazione che gli scoprì i canini.
< Ho il tuo cellulare. Andrà tutto bene, sono solo poche ore. > Lo osservai. Era notte e la macchina buia non offriva la miglior visuale, ma riuscii a mettere a fuoco i suoi lineamenti perfetti, il bronzo luccicante dei suoi capelli alla luce pallida della luna che ogni tanto decideva di far capolino, arrivando nebulosamente fino a noi dal cruscotto. La sua bellezza mi toglieva il respiro. Come sempre.
Si voltò verso di me, una mano sul cambio, l'altra sul volante e i suoi occhi ambrati non mi apparvero mai più meravigliosi di allora.
< Divertiti. > Mi sussurrò prima di baciarmi la fronte, delicato e prudente.
< Dovresti dirlo più convinto, sai? > Scherzai aprendo la portiera della macchina e preparandomi a scendere per andare incontro a Jacob che mi aspettava appena varcato il confine.
< Ma io ne sono convinto. >
< Non sei molto convincente allora. >
< E' solo che... >
< Lo so, Jacob non ti piace. > Lo anticipai.
< Non è solo questo. Non mi piace il modo in cui si comporta con te. > Mi corresse.
< Mi hai dato il permesso di poterlo andare a trovare. > Edward non era il tipo da dimenticare le promesse che faceva, ma volevo solo sottolineare che se ero lì quella sera era anche per una sua concessione.
< Non ho intenzione di proibirti di farlo infatti. Và, ti sta aspettando. > Mi strinse appena la mano e io ricambia la stretta. Le sue dita fredde erano come ghiaccio se paragonate alle mie: accaldate e rosee. Dopotutto era quasi estate.
Abbandonai la sua stretta a malincuore e scesi dalla macchina avviandomi verso Jacob che, lo sapevo, mi stava scrutando dallo specchietto retrovisore della sua Volkswagen Golf.
< Ciao! > Gli sorrisi mentre allacciavo la cintura.
< Ciao! Pensavo non avessi più intenzione di staccarti da quella macchina. > Sorrise anche lui.
< Ero piuttosto riluttante, hai ragione. > Incrociai le braccia al petto offesa.
< Puoi sempre tornare indietro. Sei ancora in tempo. > Mi gettò un'occhiata di sbieco prima di tornare a guardare la strada.
< Pensa a guidare. Se ci sfracellassimo contro un albero, Edward non te lo perdonerebbe mai e a me vieterebbe di ritornare qui, lo sai. > Sbottai.
< Stavo solo scherzando, Bella! > Mi sorrise di nuovo, quel suo sorriso luminoso al qualche sapeva che non riuscivo a resistere.
< Dove andiamo? > Chiesi cambiando argomento.
< Alla riserva. >
< Pensavo dovessimo raccogliere dei fiori. >
< Beh... anche. >
< Insomma, cos'è, una specie di segreto? Non puoi dirmelo? > Stavo iniziando a perdere la pazienza. Prima mi offendeva dichiarandosi innocente perché era solo uno scherzo e adesso non voleva nemmeno dirmi dove stavamo andando.
< No, ma voglio che sia una sorpresa. Devi solo avere un po' di pazienza. >
< Io odio le sorprese. >

Quando Jacob parcheggiò la macchina di fronte casa sua, l'odore familiare di salsedine e sabbia mi aggredì le narici e fui come a casa mia. Dimenticai il mio malumore. Sam, Quil, Embry e Leah sembravano attenderci.
< Ciao ragazzi! > Li salutò Jacob sedendosi accanto a Leah.
Io ebbi appena la forza di fare un cenno con la mano. Non che gli amici di Jacob non mi andassero a genio, anzi. Ma mi era ancora oscuro il motivo per cui effettivamente, quella sera ero stata invitata lì e la loro presenza non mi faceva supporre niente di innocuo. L'ultima volta che ci eravamo riuniti si era discusso delle leggende Quileute che avevo ascoltato con piacere e interesse, affascinata dagli interventi di ognuno di loro al riguardo e dalle loro espressioni concentrate e oserei dire, mistiche, come se non facessero altro che ripetersi ogni singola parola nella mente, per imprimerla più a fondo e sentirla loro, parte della loro storia e delle loro tradizioni, come effettivamente era.
< Allora, Bella, pronta per questo giorno di cambiamento? >
< G-giorno di cambiamento? > Spostai dietro l'orecchio una ciocca di capelli imbarazzata.
< Si! Il solstizio d'estate! >
< Ah, certo! Il solstizio d'estate. > Guardai Jacob confusa, ma lui non fece altro che fare spallucce e sospirare l'attimo dopo.
< Io l'avevo detto che non era una buona idea. > Borbottò Leah trovando particolarmente interessante il selciato.
< E dai, Leah! Un po' di entusiasmo! In fondo questa sarà una notte da ricordare! > Sam allargò le braccia e fece un respiro profondo.
< Allora, li andiamo a cercare o no questi fiori? > Sbottò Quil precedendoci sul sentiero.
< Esattamente... dove li andiamo a scovare i fiori di notte? > Aspettai Jacob e ancora una volta non potei non meravigliarmi della sua altezza. Era cresciuto ancora?
< Beh, sembra che la notte sia il momento migliore per coglierli. O per lo meno in questa giornata. >
< Vuoi direi il solstizio d'estate? >
< Già. Noi Quileute non abbiamo particolari tradizioni a riguardo, ma è stata un'idea di Sam quella di trovarci qui stasera. >
< Esistono delle tradizioni sul solstizio d'estate? >
< A quanto pare si. > Mormorò lui in risposto grattandosi la nuca imbarazzato.
< Non ne ho mai sentito parlare... >
< Nemmeno io fin quando a Sam non è venuta questa splendida idea. > Sorrisi della sua espressione: a metà tra l'esasperato e l'annoiato.
< Ed esattamente in cosa consisterebbero queste tradizioni? >
< Vecchie storie più che altro. >
< Non vuoi raccontarmele. > E non era una domanda. Jacob diventava stranamente silenzioso e... impacciato quando si trattava di storie, leggende, tradizioni. Questo mi diede un senso di dejà-vu.
< L'importante è celebrare la festa, no? >
< Non posso celebrare una festa se non so quali sono le usanze. > Protestai.
< Tu fai sempre così? > Mi rimproverò anche se sapevo che non poteva essere un vero rimprovero quello.
Feci spallucce.
< D'accordo. Ehm... ho già ripetuto che noi Quileute non abbiamo una grande tradizione in proposito, ma pare che le streghe non fossero estranee a determinate pratiche magiche collegate con il solstizio d'estate: accendevano dei fuochi, raccoglievano delle erbe per proteggersi dal maligno, inchiodavano sulle loro porte particolari fiori per difendersi dal male, attingevano l'acqua all'alba. Il ventuno giugno insomma, è un giorno importante. > Spiegò Jacob. Ero sempre stata attratta dalle pratiche magiche, fin da bambina.
< E... noi esattamente cosa facciamo stasera? >
< Beh, Sam ha intenzione di accendere un piccolo falò sulla spiaggia e di raccogliere fiori ed erbe per buon augurio. Fino all'alba. >
< Fino all'alba? > Sgranai gli occhi. Ed io che mi aspettavo una serata tranquilla.
< Si. Se non si saluta il sole il primo giorno d'estate si è sfortunati diciamo... per sempre! >
< Scherzi?! Cos'è, una specie di maledizione? > Chiesi assottigliando gli occhi.
Lui fece spallucce.
< Immagino avrai problemi con il succhiasangue. > Continuò.
< Potresti smetterla di chiamarlo così? E poi loro non dormono mai, quindi... > Abbassai lo sguardo senza sapere bene perché.
< Charlie sa che sei qui, no? > Mi chiese cercando di ritrovare il mio sguardo.
< Si. >
< Bene. Forza, cerchiamo questi fiori! >

Mezz'ora più tardi avevamo raccolto fiori in sufficienza per creare ghirlande per tutti. Con disapprovazione di Leah che non sembrava in generale, molto entusiasta del progetto, fu proprio quello che Sam aveva intenzione di fare. Appena arrivammo sulla spiaggia Quil ed Embry si offrirono per preparare un fuoco e per un po' sparirono alla ricerca di ramoscelli secchi ed asciutti.
Lo sciabordare delle onde del mare sulla spiaggia mi cullava come una dolce ninna nanna. Adoravo osservare il mare al buio, con i pallidi raggi della luna che creavano un gioco magico e luccicante tra le onde. E la sabbia, umida e fresca a contatto con i piedi nudi.
< Jacob senti, ma la dobbiamo fare per forza questa cosa? > Quando sentii la voce di Leah ritornai alla realtà e aprii gli occhi, inquadrando il viso della ragazza.
< Leah, non riesci proprio a mostrare un minimo di coinvolgimento? > La rimproverò Jacob sorridendo mentre disegnava strani simboli sulla sabbia con un rametto. Lo osservai.
< Cosa sono? > Chiesi.
Lui alzò le spalle.
< I simboli del sole. Donano forza e coraggio, specialmente in questa serata. > Spiegò dopo qualche minuto. A me sembravano dei simboli alieni, di quelli appena usciti da un fumetto.
< Ci credi sul serio? > Leah sgranò gli occhi guardandolo.
< Non lo so. Credere non ha mai fatto male a nessuno. >
Leah scosse la testa e ritornò a giocare con i fiori raccolti. Ne accarezzava la corolla e li faceva vorticare tra due dita trattenendoli per lo stelo. Il movimento per qualche attimo mi ipnotizzò.
< Secondo voi basteranno? > La voce di Embry si fece spazio tra i miei pensieri. Tutti e tre erano carichi di ramoscelli di varia lunghezza e forma. Per poco non scoppiai a ridere: ne avremmo avuti per mesi interi.
< Volevo un falò consistente. > Si giustificò Sam forse notando il mio sguardo.
Nonostante la luna ci offriva luce a sufficienza, utilizzammo anche un paio di torce che Quil aveva pensato bene di portare, per rifinire le corone di fiori.
< Questi sono i fiori della così detta Carlina che serve per impedire il passo del Male, perché questo, vedendo il fiore è costretto a contare con assoluta certezza le migliaia di capolini che formano il seme. Consuma la notte in questo modo e all'alba è obbligato a fuggire senza aver nuociuto. E' una tradizione dei vecchi contadini. > Spiegò Sam mentre Jacob era intento a insegnarmi a intrecciare nel giusto modo una ghirlanda.
< Questo è Iperico alla lavanda e questo l'Iperico dai fiori gialli. Solitamente si indossano sotto i vestiti per proteggersi da funeste influenza, ma va bene anche bruciarlo e questa è la verbena, simbolo di pace e prosperità e questa è l'artemisia. > Continuò indicando man mano tutte le erbe e i fiori raccolti.
< Com'è che sai tutte queste cose? > Domandò Embry e Jacob sorrise appena.
< Mi sono informato! > Protestò Sam.
Leah sbuffò.
Sorrisi della sua espressione annoiata.
< Bene, direi che è il momento giusto per bruciare le erbe. > Sam, Quil ed Embry raccolsero dal gruppetto l'artemisia, la verbena e l'Iperico alla lavanda e li gettarono nel fuoco. Le erbe annerirono immediatamente e sprigionarono un profumo intenso e piacevole che mi costrinse a chiudere gli occhi per non lasciarmi distrarre da nient'altro. Mi solleticava le narici.
Ognuno di noi indossò le sue ghirlande di fiori e piano, Quil ed Embry cominciarono ad intonare strani canti, dondolandosi avanti e indietro, come se fossero in trance.
< Canti tradizionali Quileute. > Mi spiegò Jacob sottovoce.
< Anche questi fanno parte della festa? > Chiesi.
< Direi di no. Ma sono canti di buon augurio. >
Ai canti si unirono prima Leah, anche se piuttosto riluttante e poi Jacob che seguiva il movimento oscillatorio degli altri due.
Io mi limitai ad ascoltare chiudendo gli occhi, lasciandomi cullare dal suono armonioso delle loro voci e dalla musica leggera che ci offriva lo sciabordare delle onde.

< Bella! Bella, sveglia! Devi andare! > Mi svegliai di soprassalto alla voce di Jacob.
< Mi sono addormentata? > Chiesi stupidamente. Era ovvio che mi fossi addormentata.
< Si. > Sorrise.
< Che ore sono? >
< Quasi le cinque del mattino. >
< Le cinque? Devo chiamare Edward! > Incominciai a frugare nervosamente tra le tasche della felpa leggera che indossavo.
< Ehi, ehi, calma! E' tutto ok. L'ho avvisato io. > E mi porse il cellulare. < Ti sta aspettando al confine, come al solito. >
Tirai un sospiro di sollievo.
< Andiamo, allora. >
A quanto pare ero l'unica ad essermi addormentata. Gli altri sembravano aver vegliato.
< Nessuno di voi ha dormito? > Chiesi a Jacob mentre con un cenno della mano salutavo gli altri.
< E' la regola. La notte del solstizio d'estate non si dorme. > Rise appena.
< Non mi avete avvisata. > Borbottai contrariata.
< Non importa. Noi non siamo umani, Bella. Resistiamo più di te. > Mi accarezzò i capelli con una mano.
< Ancora per poco. > Sbuffai. Jacob fece finta di niente.

La Volvo argentata di Edward sembrava non essersi mossa di lì. Mi aveva aspettato lì tutta la notte?
< Allora io vado, Jacob. Grazie della splendida serata. >
< Ti sei divertita davvero? >
< Certo! >
< Questo vuol dire che tornerai? >
< Tornerò. > Sorrisi.
< Magari per il solstizio d'inverno. > Sorrise anche lui.

< Divertita? > Edward mi accolse con uno dei suoi sorrisi sghembi che adoravo.
< Si. Abbiamo festeggiato il solstizio d'estate. > Risposi allacciandomi la cintura.
< Uhm... interessante. > Fece inversione e svoltò a destra.
Superammo casa di Charlie. Faticavo ancora a chiamarla casa mia.
< Dove andiamo? >
< Alla radura. Voglio farti vedere una cosa. > Sorrise di nuovo spostando il suo sguardo ambrato su di me.
Nemmeno feci caso alla sensazione di vertigine che mi assaliva quando Edward correva con me sulle spalle. Era diventato quasi piacevole.
La radura era un insieme di colori. Il sole stava sorgendo.
< Allora, cos'è che vuoi farmi vedere? >
< La nascita del sole. > Rispose prendendomi per mano.
Mi aiutò a salire su di una roccia. La vegetazione, nonostante molto fitta, permetteva ai raggi di un timido sole nascente di raggiungerci. Sembrava che l'intera foresta si stesse risvegliando.
La pelle di Edward cominciò a brillare e rimasi nuovamente affascinata da quella scia di diamanti che gli percorrevano il viso.
Era uno spettacolo insolito sebbene normale, quasi banale. Il primo sole estivo. Man mano che il sole cresceva i colori diventavano più accesi e brillanti. Tutto sembrava risplendere.
< Ti piace? > Edward mi cinse la vita con un braccio.
< E'... strano. >
< Sembra tutto nuovo e diverso, vero? >
< Già. E' magnifico. > Mormorai.
Lo guardai un momento prima di avvicinarmi alle sue labbra e farle mie.
< Grazie. > Sussurrai poco dopo.
Non credevo molto in quelle che erano le tradizioni. Generalmente odiavo le feste. Il solstizio d'estate non era una festa che conoscevo, come ignote mi erano le tradizioni legate ad essa, eppure non so di preciso cosa avvenne quel giorno, ma mi sentii da subito diversa, nuova, rigenerata, come alcuni di quei fiori che ai primi raggi del sole schiudono i petali.
Io ero rinata sotto i primi raggi di quel primo sole d'estate.
 
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