We Wish, Sfida °_Virou vs. scImMIAlau

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scImMIAlau
view post Posted on 25/7/2009, 23:25




Fandom: “Dragon Ball” e “Dragon Ball Z”
Rating: 16 anni (non ne sono sicura ma è per sicurezza)
Personaggi: Goku, Vegeta, Radish, Bardack e tantissimi altri ( i personaggi originali inseriti solo soltanto secondari)
Tipologie: One-Shot
Lunghezza: 23934 parole(troppe) tutto incluso
Avvertimenti: “What If ...”, Violenza, Orginal Characters
Genere: Generale, Azione, Introspettivo, Avventura, Fantascienza ...
Disclaimer: Personaggi, luoghi e nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Mr. Akira Toriyama ( con in aggiunta la Toei Animation) che ne detiene tutti i diritti sia per quanto riguarda sia l’opera cartacea che per quella video ludica. Quest’opera non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti nella trama originale di “Dragon Ball” e “Dragon Ball Z”, appartengono soltanto a me.
Credits: Saranno svariate le battute che troverete lungo la storia che sono state riprese dallo scritto originale e, poiché mi sarebbe impossibile elencarle tutte poiché ne tralascerei sicuramente qualcuna per strada, enuncerò soltanto i volumi dal quale sono state tratte. I manga in questione sono quelli di “Dragon Ball: Perfect Edition”: n° 08, n° 15, n° 17, n° 18 e n° 20 se non erro. Ulteriori battute, non presenti nell’opera stampata, sono state invece estrapolate dall’anime trasmesso svariate volte in televisione e dall’opera autoconclusiva (Movie) “Dragon Ball: Le origini del mito”.
Note dell’autore: E’ la prima volta da quando scrivo - e quindi da poco ^-^” - che mi sono ritrovata con una gatta così grossa da pelare ... la fatica che ho dovuto fare per partorire questo lavoro è stata immane ma penso che ne sia valsa la pena. Se non altro ho passato il tempo sfruttando il cervelletto. Nella storia originale il personaggio di Bardack aveva un nome differente, ovvero Birdack (così scritto sul manga) ma, forse per abitudine, pigrizia e altro, ho lasciato il nome così come viene detto nel Movie. Inoltre, poiché ero io a sbagliare, avevo iniziato a scrivere la storia scrivendo “Sayan” anziché “Saiyan” e “Kaharoth” anziché “Kakaroth”. Benché io abbia riletto più e più volte lo scritto nel tentativo di aggiustare tutti questi errori, spero che mi perdoniate se ne troverete qualcuno a spasso. Oltretutto spero di non aver stravolto lo spirito di Dragon Ball perché altrimenti mi sentirei in colpa ...
Ultima nota ... Hem, mettetevi comodi, ne avrete per un po’ ^-^”
Introduzione alla Fan’s Fiction: Il pianeta Vegeta non è mai esploso ma per i saiyan non è che vada tutto rose e fiori ... c’è qualcuno infatti che vuole far loro la pelle e per giunta conoscono anche chi è costui.




WE WISH







La notte era stata tremendamente fredda quella volta, forse persino insostenibile per creature normali ma per coloro che invece sentivano nelle proprie vene il sangue guerriero, quella non era altro che una nottata come tantissime altre. Tali personaggi si notavano su di quello spiazzo metallico poiché il confronto, e le consequenziali differenze con altri soggetti, rendevano il risultato di una semplicità impressionante: se i primi, temerari e valorosi, attendevano con una baldanza quasi arrogante l’arrivo di altri elementi dal carattere a loro simile, altri invece avrebbero tremato come foglie dinanzi a loro se non fossero stati spalmati con un senso del coraggio da un essere che avrebbe messo terrore persino a quegli sbruffoni.
Le numerose lampade che erano state applicate a tempo debito su tutto il perimetro della struttura, illuminavano a dovere la scena facendo quasi alludere agli stolti che in realtà fosse giorno. Ma benché tale paesaggio avrebbe potuto ingannare l’occhio più pigro, anche il più grande asino del luogo avrebbe compreso che non era né notte né dì … forse perché, semplicemente, quell’inferno di metallo non ruotava attorno ad alcuna stella. O forse, altri di maggiore spessore, avrebbero affermato con presunzione sottile che in realtà alcun elemento spaziale aveva anche solo il coraggio di avvicinarsi ad esso per terrore di intravedere l’oscuro signore.
Numerosi tecnici dalla pelle verdastra e dall’aspetto ridicolo iniziarono a fare i primi controlli della situazione d’onde evitare inutili e fastidiose disgrazie: alcuni controllarono il gonfiaggio dei cuscini di atterraggio, altri si attrezzarono con preziosi telecomandi per aggiustare dalla distanza la traiettoria degli elementi in arrivo. Nel frattanto altri esseruncoli ancora cercavano inutilmente di far allontanare gli arroganti personaggi poiché proprio questi sembravano invece sempre più intenzionati ad essere i primi della fila, come se fossero stati bambini viziati in attesa di entrare in un qualche luogo speciale.
“Stò ricevendo un segnale” mormorò il capo degli addetti della scientifica “La navicella numero tre mi ha confermato che saranno qui tra pochissimo, hanno in visuale il pianeta” terminò poi spingendo maggiormente la cuffia sull’orecchio dalla forma appuntita. Un altro alieno dal colorito violaceo, ma con una struttura facciale che ricordava seriamente quella di un teschio deforme, alzò gli occhi alla volta nera e poggiò una mano alla fronte come per aumentare la propria capacità visiva “E’ vero, si intravedono persino i bagliori adesso. Manca poco”. Un soggetto ombroso poggiato alla fredda parete della grande struttura, mantenne le braccia conserte e non alzò gli occhi al cielo fino all’ultimo. Soltanto quando quello che pareva un fidato collega lo intimò di osservare egli stesso cosa fosse in arrivo, l’uomo mosse il capo mantenendo il piglio serio. “1 ... 2 ... 3 ... 4 ...” iniziò a contare per poi fermarsi non vedendo altre luci nell’ombra. I pochi simili presenti, che avevano anch’essi contato mentalmente assieme al collega, rimasero ammutoliti come questi. Rimasero silenziosi persino quando le quattro navicelle dalla forma sferica precipitarono con tutta la loro spinta sui morbidi cuscini di frizione e poi scrutarono con irritazione gli estranei che scivolavano fuori dalle pallette come serpi. Mentre erano in corso i tediosi saluti da parte dei tecnici con gli arrivati, il piccolo gruppo degli elementi seriamente sgraditi si riunì attorno a quello che pareva il personaggio più serio del gruppo mentre un singolo elemento, grande come un armadio ma con una faccia che si discostava un po’ dal broncio tipico della razza, si allontanava un secondo in cerca di spiegazioni. Quando quest’ultimo fu di ritorno, gli altri si sentirono dire le medesime espressioni che da troppo tempo si facevano udire in quel postaccio: “Non ce l’hanno fatta” mormorò il grande Toma con un’aria tutt’altro che convinta in volto “Mi hanno detto che sul pianeta Zlot c’erano dei validi combattenti e che sono morti con dignità”. Il gigante incrociò le braccia al petto e sospirò chiudendo gli occhi. Il capo tacque ma qualcun’altro parlò a sproposito al posto suo “Non è possibile, scommetto che Totapo si sarà fermato a ingozzarsi come suo solito! Non si sarà fatto di certo battere da quelle salamandre da quattro soldi!” borbottò con fare arrogante il grassoccio Panbunkin mantenendosi sempre alla destra del superiore che manteneva la sua posa inflessibile. “Anch’io non ci posso credere ...” iniziò l’unica donna del gruppo “E poi è risaputo che su Zlot non ci sono degli avversari così temibili!”. Seripa si zittì e mise le mani ai fianchi, rimanendo in attesa che Bardack si pronunciasse in un qualche modo, in qualsiasi modo. Il saiyan dagli scaldamuscoli color del sangue si limitò ad allontanarsi da quel luogo senza osservare i compagni. Questi, forse più per fedeltà che per curiosità, lo seguirono senza fiatare fino a che non raggiunsero le loro navicelle monoposto che possedevano il medesimo aspetto di quelle che erano atterrate poco prima. Bardack aprì il portello curvo mediante un piccolo telecomando e si accomodò sulla poltrona in pelle che si trovava all’interno della sfera, si sporse fuori con la testa prima di richiudere il pannello “Panbunkin, tu rimani qui e avvertimi immediatamente se per caso dovessero arrivare altre navicelle da Zlot. Voialtri seguitemi, torniamo su Vegeta”. Il tarchiato alieno rimase piantato dove stava mentre scrutava con irritazione i suoi amici che se ne andavano lasciandolo in quel posto che mal sopportava. Le navicelle, dopo un sonoro boato, spiccarono alla volta dell’infinito allontanandosi dal pianeta dell’odiato chealing.
“Uffa ... detesto aspettare” sbuffò il barilotto rimanendo, come ordinatogli, ad attendere.



“Dimmi Bardack, tu cosa ne pensi di tutta questa storia? Credi davvero che Totapo sia stato eliminato da uno di Zlot?” la voce di Seripa si udì gracchiante nell’abitacolo del capogruppo. Nonostante i saiyan fossero validi guerrieri e contribuissero in maniera evidente all’espansione del tiranno Freezer, il viscido soggetto non aveva mai concesso loro alcun privilegio. Considerati alla stregua di schiavi, il popolo natio del pianeta Vegeta, non aveva il benché minimo diritto dinanzi al potere dell’albino e dei suoi scagnozzi, pertanto non era loro concesso nemmeno il lusso di avere delle navicelle perfette. Bardack continuò ad osservare fuori dall’oblò di vetro rosso alla ricerca di una qualche stella conosciuta ma poi, quando comprese distrattamente di non essere realmente interessato alla questione stellare, rispose lapidario all’amica “No. Ora lasciatemi dormire”. Il saiyan spense la radio di comunicazione. Sentire parlare continuamente di quella questione non gli piaceva per niente ... e non perché era stato mandato all’altro mondo un suo amico, ma perché la questione si stava ripetendo da troppo e, visto che comunque avrebbe dovuto parlare dell’accaduto con un elemento particolare, non trovava sensato riferire continuamente, ad ogni saiyan che lo incrociava, la propria versione dei fatti. Mentì spudoratamente sul dormire: durante tutto il viaggio infatti non chiuse occhio.



Dopo l’atterraggio su Vegeta, i guerrieri Toma e Seripa si eclissarono lentamente comprendendo di non essere d’aiuto o comunque ben accetti nel luogo che avrebbe invece dovuto raggiungere il capogruppo. Bardack si incamminò con flemma al grandioso e oscuro palazzo che s’ergeva poco distante, simbolo del potere reale e della famiglia più potente dell’intero pianeta. La figura orgogliosa del saiyan, ben conosciuta a corte sia per fama che per affidabilità, gli permise di oltrepassare rapidamente i cancelli e le varie porte del grande castello facendogli così raggiungere il grandioso salone nel quale Vegeta, il Re dei saiyan, attendeva pazientemente. Appena entrato nel gigantesco luogo, Bardack si inginocchiò in segno di devozione e iniziò a percorrere tutta la navata soltanto dopo il consenso del proprio signore. Camminare su di quel tessuto rosso, simbolo di potere e ricchezza, significava molto per una terza classe qual’era.
“Allora ...” iniziò con voce potente il Re mentre con una mano guantata si accarezzava la barba “... Cosa mi vieni a raccontare questa volta?” terminò poi facendo allontanare i saiyan che secondo i suoi gusti gli erano troppo vicini. Bardack si inginocchiò nuovamente e rimase in quella posizione, con il viso rivolto vero il basso, per riferire il suo spiacevole messaggio “Oggi altre quattro navicelle contenenti saiyan non hanno fatto rientro” nella sala iniziò ad alzarsi un vociferare inquieto “Anche Totapo, un valido membro della mia squadra, è stato eliminato durante la missione. Francamente dubito che la sua morte sia opera di uno di Zlot”. Re Vegeta, udendo il nome del pianeta e ricordando le caratteristiche del medesimo luogo, comprese che le insinuazioni dell’altro potevano essere tutt’altro che inesatte. Qualcuno aveva eliminato i saiyan per conto di terzi, questo era fuori discussione. E ormai sembrava palese chi fosse l’artefice di tale scempio.
“Ho capito ...” Vegeta si alzò in piedi con una fermezza che spinse Bardack a rimirare la sua figura piena di eleganza “Chiama a rapporto Onny, Pharlic, Curgotte e Abergn. Comunica loro che si devono presentare qui tra tre ore. Tu sei incluso al richiamo. Ora vattene”. Bardack non se lo fece ridire due volte, memorizzò tutti i nomi facendo passare nella propria mente il viso di quei personaggi già conosciuti in passato, si alzò accennando un ultimo inchino e si allontanò. A metà percorso però si fermò nuovamente risentendo la voce del proprio signore che lo richiamava con voce penetrante, si voltò per non mancargli di rispetto. “Vedi di non spargere troppo la voce” si raccomandò il regnante per poi lasciare in libertà il guerriero.
Bardack cercò immediatamente le persone richieste e riferì loro il medesimo messaggio attraversando più volte il paese ed entrando di volta in volta in settori adibiti alle classi superiori alle quali non apparteneva, dopodiché si dileguò nella propria bettola, situata ai confini del paese, per riposarsi seriamente prima di ritrovarsi nuovamente circondato da altre seccature. La creatura che gironzolava per casa non venne nemmeno degnata di uno sguardo poiché la figura del guerriero dalla zazzera scompigliata si diresse direttamente nelle proprie stanze chiedendosi soltanto cosa si sarebbe deciso poche ore dopo.
I saiyan morivano uno dopo l’altro sotto le mani di esperti assassini mentre omuncoli ben più deboli rimanevano illesi ... oramai le cifre che si aggiravano erano spaventose per un popolo che per anni guardava in faccia alla morte ogni giorno senza però mai farsi sfiorare dal suo tocco gelido ... quindi, che cosa avrebbe escogitato il Re Vegeta per fermare il lento sterminio della razza saiyan?
Si disfò della corazza logora e sporca e degli indumenti maleodoranti, impregnati dell’odore di sangue e sudore. Sbatté tutto a terra, sul pavimento sfatto del minuscolo bagno immergendo poi il proprio corpo, ricoperto di cicatrici, nell’acqua gelida di una insignificante vasca da bagno. Si lavò rapidamente, senza utilizzare alcun prodotto che servisse per togliere di mezzo maggiore murcia, senza prestare la minima attenzione al leggero scalpiccio che di tanto in tanto si udiva oltre la soglia. Quando il severo guerriero uscì dal buco adibito a toilette, si abbandonò pesantemente sul suo sgualcito giaciglio senza nemmeno procurarsi un indumento, per nulla preoccupato dell’effetto che avrebbe potuto fare su altri. Si addormentò, inquieto, ripensando nuovamente alle battaglie, nuovamente alla morte.



Non era di famiglia l’abitudine alla conversazione, pertanto, se non era espressamente richiesto dal genitore, il bambino rimaneva tendenzialmente zitto come se non avesse nulla da dire. Quando però si ritrovava fortuitamente a casa allo stesso momento del genitore, non gli sarebbe dispiaciuto mostrargli i suoi progressi e comunicargli quali ideuzze gli erano balzate in quella sua testolina capelluta per riuscire maggiormente negli scontri. L’insegnamento e il senso di rispetto però, lo obbligavano a non comportarsi come un bambino appiccicoso e rompiscatole perciò si ritrovava costretto a mantenere le distanze ... eventualità che di certo non faceva migliorare i legami. Il padre si era diradato nei suoi spazi senza dargli la minima attenzione e, sentendo il russare profondo di Bardack, Radish comprese che suo padre stava dormendo nella grossa. Il bambino, che come aspetto ricordava molto più un signorino delle scimmie per colpa della massa voluminosa di capelli rispetto a molti altri, si ritrovò combattuto a decidere se svegliare il dormiente o meno. Lo shouter che Bardack aveva infatti abbandonato nel pulcioso salotto, emetteva continui richiami sonori ad intervalli assillanti e regolarissimi. Dopo numerosi minuti però, Radish decise che se la conversazione richiesta era così insistente, ci dovesse essere qualcosa di importante. Inoltre sarebbe stato fortemente irrispettoso da parte sua ascoltare la conversazione in veci del genitore che se la dormiva bellamente ... ciò però non sarebbe successo, il piccolo infatti non era in grado di utilizzare quell’aggeggio. Con le piccole mani già ricoperte di graffi e calli, afferrò l’indicatore suonante, bussò alla porta del proprietario di casa e senza attendere alcuna risposta varcò la soglia dell’umile camera da letto. “Padre” mormorò soltanto comprendendo che il genitore si era già svegliato e che dai mugolii sembrava nuovamente irritato. Nonostante il genitore fosse totalmente nudo, si avvicinò più deciso che potè, attese che Bardack si voltasse pancia all’aria e che lo guardasse negli occhi. Radish gli allungò lo shouter e si defilò appena il padre ebbe afferrato l’arnese. L’interesse per il figlio portò Bardack a non osservare nemmeno la porta che si chiudeva alle sue piccole spalle. L’uomo si sistemò lo shouter all’occhio sinistro e spinse il bottoncino sul fianco che permetteva la conversazione “Dimmi” mormorò secco sapendo chi vi era dall’altra parte. Panbunkin, che risiedeva ancora sul pianeta di Freezer, non si sorprese affatto, osservò per un’ultima volta la navicella dalla quale era uscito un particolare personaggio e prese a parlare “Bardack, proprio poco fa è atterrata la navicella di Dodoria. Ho saputo che veniva da Zlot ...” si fermò un attimo prima di riprendere il discorso mentre con una mano si lisciava i baffetti “Da quel che mi ricordo, l’ultima volta hanno aspettato almeno un giorno prima di tornare alla base ...”. Il saiyan nudo si mise seduto sul giaciglio e poggiò entrambi i gomiti sulle ginocchia osservando con occhio critico l’insulso comodino che era parallelo al letto “Evidentemente Freezer vuole accorciare i tempi. Forse ha già capito che sospettiamo di lui e quindi gli sembra stupido mascherare troppo le azioni dei suoi leccapiedi” lo sguardo venne attirato dal fascio di luce che proveniva dalla stanza adiacente e che faceva il suo ingresso sotto la porta malmessa. Con la vista attenta riuscì a capire che un individuo origliava al di là della soglia ... se ne disinteressò dando mentalmente dello stupido a quell’esseruncolo e tornando immediatamente al suo daffare “Al Re serviranno anche queste informazioni, anche se non sembrano, sono utili. Puoi fare rientro su Vegeta”. L’altro ringraziò rapidamente e chiuse la comunicazione. L’apparecchio venne staccato con una certa pigrizia dall’orecchio e lanciato malamente sul comodino poco distante. Bardack si buttò nuovamente sul letto cosciente che il momento dell’incontro era ancora lontano e che quindi si sarebbe potuto riposare ancora un po’ nonostante lo spirito del pigrismo fosse quasi totalmente sparito. Si grattò con goduria i genitali al vento poi portò le mani dietro la nuca, alzò un po’ la testa e constatò che il figlioccio era ancora nei pressi dell’uscio. Prima che questi si allontanasse lo richiamò a sorpresa “Radish!”. Il monello sembrò saltare per la sorpresa, l’ombra agitata sotto la porta evidenziò lo stato d’animo mettendolo ben in evidenza al genitore. “Svegliami tra un’ora esatta e non azzardarti a disturbarmi ancora!” disse repentorio all’insegna del bambino che si limitava a rispondere con degli umili “sì”. Poi, non ancora soddisfatto, aggiunse dell’altro “Se ti scopro un’altra volta a spiarmi ti faccio fuori. Non sopporto i vigliacchi che si nascondono! Spero di essere stato chiaro”. “Sì, vi chiedo perdono. Non accadrà più” Radish si allontanò da quella porta e non le si avvicinò se non un’ora dopo come ordinatogli.
Nel silenzio di quella insulsa casetta, fatta quasi di soli rottami, il pigro di turno aveva udito chiaramente che il figlio se n’era andato chissà dove poco dopo la paternale. Senza apparente interesse, si voltò dall’altra parte, voltando la fronte al freddo muro, riprendendo il pisolino.
No, in quella famiglia la conversazione era pressoché assente.



Mentre altri saiyan erano intenti ad ubriacarsi in bettole sfasciate e a ingozzarsi come porci in luoghi alla mano mentre differenti scimmie erano abituate a fornicare con donnacce dalle razze più disparate, i soggetti richiesti dal grande Re Vegeta erano seduti a panciolle attorno a un grande tavolo del castello in attesa dell’arrivo del sovrano. Mentre soggetti chiacchieroni come Pharlic e Abergn discutevano sui bilanci della società poiché questi, essendo di seconda classe, si occupavano di tale settore; una prima classe quale Curgotte si limitava al silenzio così come Bardack, unica terza classe convocata. Onny, altro saiyan di seconda classe convocato in quella sala sfarzosa, non si era presentato all’appuntamento. Il motivo era sconosciuto ma, quando Re Vegeta fece il suo elegante ingresso e chiese il perché dell’assenza, sembrò poco interessato all’accaduto e quindi, dopo essersi seduto sulla scrana di maggiore rilievo, diede inizio alla riunione. Il sovrano afferrò i due fogliacci che distavano poco lontano da lui e li adocchiò severamente, come se li dovesse incenerire con lo sguardo. Memorizzò le cifre dei defunti che erano state scritte e poi lanciò a poca distanza gli scritti, come se non avessero avuto il benché minimo valore. Poggiò i gomiti alla superficie lignea e incrociò le dita delle mani tra loro, osservò tutti i presenti negli occhi mantenendo il silenzio. Davanti a un essere così potente, tutti gli ospiti percepirono qualcosa nell’aria di fortemente spiacevole, come uno spirito incollerito. “Allora ...” iniziò il Re con una voce quasi ironica “... Che cosa stà accadendo secondo voi?”. Curgotte, forse poiché maggiormente vicino al suo signore come livello sociale, si trovò in diritto di parlare per primo “E’ chiaro come il sole mio signore: Freezer ci stà distruggendo, ci stà eliminando uno dopo l’altro!” chiuse con forza le mani ricoperte da quei guanti blu “Se non facciamo qualcosa ci ritroveremo alle spalle al muro più di quanto siamo già”. Abergn, un uomo molto alto ma apparentemente poco robusto, sembrò più che altro attratto dalla folta barba della prima classe, la fissava ardentemente mentre parlottava con la sua vocetta acuta “Freezer ha oramai risorse pressoché infinite ma comprende che il nostro lavoro gli è fortemente utile in fondo ... siamo noi infatti che gli forniamo gli ingressi migliori. Forse è per questo che ha deciso di eliminarci un poco alla volta, per non intaccare drasticamente il suo conto”. Alla fine dell’affermazione il saiyan continuava a fissare la barba … forse perché lui, al contrario di Curgotte, era calvo e completamente senza peluria in volto. “Io non sono d’accordo” affermò Pharlic che era al fianco del secondo “Io ho sentito che in realtà quella serpe ci teme, perché se fossimo uniti potremmo mettergli seriamente i bastoni tra le ruote. Freezer ha paura di noi, per questo ci stà facendo fuori!” esclamò con una certa rabbia prima di battere un pugno sul tavolo senza però incrinarlo. Re Vegeta rimase impassibile, voltò gli occhi verso l’unico che non aveva ancora pronunciato parola “E tu terza classe? Nulla da rettificare?”. Bardack parve rifletterci, poi fissò il suo Re cosciente che non si sarebbe potuto esprimere come desiderava “Anch’io penso che Freezer ci temi in qualche modo. Benché singolarmente non siamo in grado di fargli nemmeno un graffio, forse insieme avremmo la forza di danneggiarlo. Ma è logico che se ci elimina lentamente e in questo modo, se poi volessimo unirci non saremmo abbastanza numerosi per contrastarlo”. Curgotte aggiunse dell’altro “Ha ragione, e inoltre, da quanto è stata affidata alle truppe di Freezer la scelta delle squadre da mandare all’attacco, mi sono accorto che più di una squadra saiyan è stata smantellata e spedita in parti diverse con emeriti sconosciuti”. “Infatti ...” ritornò a parlare Bardack attirando l’attenzione della prima classe che l’aveva bloccato “Di recente uno della mia squadra è stato spedito assieme ad altri saiyan su di un altro pianeta lasciando invece noi altri fermi a braccia conserte. Prima di questa decisione noi ci muovevamo e facevano tutto da soli sapendo già come lavorare”. Abergn, che fino a quel momento non aveva detto nulla di convincente, incrociò le braccia al petto e chiuse gli occhi “E’ logico che se qualcuno vedesse la situazione penserebbe che le morti siano dovute alla mancata organizzazione e che quindi la colpa cadrebbe solamente su di noi stessi poiché appariremmo come elementi disorganizzati. Forse è proprio questo che Freezer vuol far credere”.
Re Vegeta tacque. Dopo alcuni secondi si alzò in piedi e si indirizzò ad una delle grandi finestre che davano una splendida vista sulla città sottostante. Il sovrano scrutò lo scenario impassibile e incrociò anch’egli le braccia al petto così come avevano fatto molti dei presenti. Respirò profondamente. “Io ho acconsentito alla scelta mista dei guerrieri poiché ero, e sono ancora convinto, che noi, popolo dei saiyan, siamo in grado di adattarci a qualsiasi situazione e che pertanto sarebbe stato impossibile che intere squadre venissero disintegrate solo per colpa della sorpresa delle accoppiate” Vegeta proseguì a mostrare le spalle ai presenti “Freezer vuole farci credere questo ma se pensa che noi possiamo cadere in una scusa simile, si sbaglia di grosso. Come avete potuto constatare voi stessi, persino la terza classe e cosciente di ciò che stà accadendo”. Nonostante Bardack, unico presente di simile rango, venisse preso in causa come se fosse il pezzente di turno, non se la prese minimamente poiché era per lui un onore essere al cospetto del suo Re essendo di così infimo livello. Vegeta proseguì “Siamo troppo deboli rispetto a Freezer, è palese, ma non intendo farmi schiacciare in questo modo, ne và del mio orgoglio” il sovrano si voltò lasciando volteggiare il largo mantello, segno del suo lignaggio “Visto che come singoli non siamo all’altezza e come numero non siamo sufficienti, ordino seduta stante che vengano recuperati tutti i saiyan spediti in altre galassie e che vengano portati qui!”.
“SISSIGNORE!!” riecheggiò nella stanza appena illuminata. Tutti i saiyan si alzarono in piedi e si inchinarono dinanzi al loro padrone consanguineo. Bardack però, al quale venne un dubbio a riguardo, si espresse immediatamente prima che il regnante si ritirasse “Re Vegeta!” lo richiamò senza mancargli di rispetto mantenendo il capo chino “Ho una domanda da porle”. Il saiyan dai folti capelli a fiamma lo squadrò con un sorrisetto sul volto “Sentiamo” proferì schietto come per invitare l’altro a fare in fretta. Bardack non si trattenne “Tempo fa il mio secondogenito è stato mandato su di un pianeta lontano. Non dico che non si potrebbe recuperare, ma se ci penso potrebbe risultare troppo piccolo per essere d’aiuto. Come ci dobbiamo comportare per situazioni simili?”. Pharlic, Curgotte e Abergn rimasero zitti. Evidentemente la terza classe non aveva fatto una domanda così stupida come quelli delle casate superiori si aspettavano. Il Re rispose prima di sparire alla vista dei saiyan “Recuperateli ugualmente” aveva detto “Penseremo al loro addestramento intensivo una volta che saranno arrivati, solo allora risulteranno d’aiuto. Per ora limitatevi a spostarvi pochi per volta senza dare nell’occhio”.
“Sissignore”.



Quel postaccio puzzava tremendamente di alcool e presso i gabinetti tale odoraccio si avvicinava maggiormente a quello del vomito. Quei pochi saiyan che come deboli femminucce non riuscivano a trattenere in corpo quegli intrugli fantastici, correvano in bagno a riversare i loro succhi nella speranza di non ritrovare anche le budella in fondo ai cessi. Nonostante questi pietosi soggetti, perlopiù energumeni tutti muscoli e niente cervello, fossero paragonati a donnette senza spina dorsale, una delle poche lady presenti invece dimostrava con orgoglio che ella stessa poteva tener testa anche agli scimmioni più grezzi. Seripa appunto, dall’attimo in cui si era messa seduta, non aveva smesso un solo istante di bere. Dopo aver trangugiato un calice di brodaglia ne chiedeva immediatamente un altro e poi un altro ancora sotto lo sguardo perplesso e allibito di Toma che a confronto sembrava una delle donnette citate poco fa. I due saiyan si erano posizionati in quel divanetto blu da quando erano giunti sul pianeta Vegeta ma, prima di impregnarsi come spugne, avevano mangiato come maiali fino ad avere la pancia piena, il che per un saiyan è tutto un dire ... immaginarsi anche solo la scena sarebbe fatale. I due, presi dall’ebbrezza, avevano brindato più volte in memoria dell’amico scomparso e in quel momento, in cui la conversazione era più che altro basata su rutti che parole, i saiyan attendevano solamente l’arrivo di qualcun altro per fare altre inutili chiacchiere. Bardack, terminata la riunione, entrò proprio in quel locale sapendo che vi erano i suoi amici poiché era un luogo di amichevole riunione.
“Hei Bardack” lo salutò Toma con un’espressione serena “Ti vedo più sfatto di stamattina, che hai combinato?” domandò poi vedendo l’amico sedersi pesantemente sulla seggiola vicina e poi sbattere con nonchalance la fronte al tavolino bianco. Bardack farfugliò qualcosa di incomprensibile. “Eh? Ma che stai dicendo?” domandò nuovamente l’amico avvicinandosi al capobranco. Il padre di Radish alzò il viso mostrando una grave smorfia d’irritazione “Ho detto che ho fame!” sbraitò poi prima di sfracellare ancora una volta il viso sul piano di ferro. Seripa fece portare altro cibo mettendolo tutto sul conto di Panbunkin (che non era presente) così come avevano fatto per tutta la sera. Soltanto quando Bardack si ritrovò qualcosa di fumante e sugoso sotto le zanne iniziò ad apparire come una bestia più mansueta e trattabile. “Ma non hai mangiato niente quando sei andato a casa?” domandò la donna con una punta di dubbio. “Lasciamo stare” biascicò il saiyan tra un boccone e l’altro mentre proseguiva ad ingoiare ad oca “Quell’ingrato non aveva preparato nulla. Se sapevo così venivo qui”. Toma assottigliò le sopracciglia, si portò una mano al mento e alzò gli occhi al soffitto “Ingrato?” domandò più a sé stesso che ad altri. “Massì, parlo dell’unica zecca che mi gira per casa!” replicò ancora una volta Bardack in direzione dell’amico dopo aver bevuto quasi un’intera caraffa di birra. Il gigante, ricordando finalmente la zecca saiyan al quale il compare si riferiva, iniziò a ridere bonaccione mettendosi pure una mano sulla pancia “Ha-ha-hah, ma ha fatto bene! Mica è il tuo servo!” esclamò poi attirandosi un po’ le ire di quello che in quel momento era un perfetto esempio del mangiatore di fagioli. Seripa si aggregò a far da spalla a Toma mentre con aria intellettuale giocherellava con il bicchiere vuoto “Giusto. E poi adesso è il periodo delle selezioni ... Non penso che a Radish interessi molto farti da balia, credo che preferisca fare bella figura davanti ai selezionatori, ora come ora”. Bardack rimase zitto, forse perché ignorante della situazione e la donna, che lo notò perfettamente, proseguì a spiegare dopo uno sbuffo “Adesso li allenano fino allo stremo per vedere se alcuni di loro sono degni di combattere alla pari delle seconde classi. Da quello che ho sentito in giro Nappa gli stà quasi spappolando il cervello”. Il capo parve risvegliarsi “Nappa?! Ma non c’era Paragas?”. Seripa appoggiò la testa ad una mano con il preciso scopo di sorreggerla “Paragas non c’è più da un bel pezzo, ma non te lo ricordi? E’ sparito improvvisamente assieme a suo figlio che era appena nato. Da allora quel leccapiedi di Nappa si è sempre occupato delle terze classi oltre al Principe Vegeta”. Il gigante parve rabbuiarsi un po’ “Il principe Vegeta ...” mugolò con una goccia di sudore che gli scendeva lungo la guancia “Ho sentito dire che è una vera furia, una bestia ... che in confronto il Re è una persona dall’animo sensibile e generoso” Toma sorseggiò dell’altra birra prima di proseguire “Scommetto che se continuerà così, ben presto sarà lui a prendere le fila del pianeta Vegeta e a vedersela con Freezer”. Il discorso cadde lì, nessuno osò dire altro sul principino.
“Panbunkin non è ancora rientrato?” domandò Bardack mentre osservava in malo modo un viscido alieno che gli portava via da sotto il naso le prime stoviglie vuote. “Non ancora” disse il colosso facendo spallucce. “Piuttosto ...” mormorò quest’ultimo avvicinandosi terribilmente all’amico e iniziando a bisbigliargli nell’orecchio “Che cosa voleva il Re? Promozione?”. “Ma quale promozione ... magari!” esclamò il saiyan scontroso mentre si ficcava uno stuzzicadenti in bocca e si portava le mani dietro la nuca, iniziò a dondolare sulla sedia come un bamboccio di scuola infantile “Ha semplicemente confermato ciò che tutti pensano” disse senza pensieri. Seripa non sentì più la voglia di bere “Intendi Freezer?”. “Ha-hah” mugolò soltanto Bardack facendosi capire perfettamente, si mise nuovamente seduto “quasi” composto e si riavvicinò agli amici abbassando in maniera evidente il tono di voce “Il Re ha dato ordine di recuperare tutti i saiyan sparsi per lo spazio, è stato categorico”. Toma strabuzzò gli occhi “Cosa?! Ma ci vorrà un sacco di tempo!” esclamò estremamente sorpreso. Seripa invece non si smosse “E’ l’unica cosa da fare per ora. Il Re vuole soltanto bilanciare il nostro numero. Penso che i saiyan, lasciati sui pianetucoli, siano ancora più inutili ... tantovale recuperarli, no?”. Toma annuì un po’ ebete e tornò a fissare Bardack “E quando sono previste le prime spedizioni?”. Il boss incrociò le braccia al petto “Io sono stato fortunato: la prossima missione di Freezer l’ho tra parecchio tempo e quindi non ho convocazioni. Quindi ho pensato che prima parto per risolvere questa scocciatura prima non ce l’ho più tra i piedi”. Il gigante arraffò una delle cosciotte di Yoni lasciate ancora da parte e l’azzannò per riempire un buchino nello stomaco “E’ una fortuna per te che nell’ultima spedizione la navicella di Zarbon fosse fuori-uso ... altrimenti, molto probabilmente, non staremmo nemmeno a parlarti ...” Toma parve imbambolarsi prima di guardare il compare con sguardo bieco “Aspetta un attimo ...” proferì stranamente ottenebrante “Ma te hai un marmocchio in giro per lo spazio?”. Bardack sbuffò “Sé ... Ho controllato negli archivi delle spedizioni prima di venir qui e ho scoperto che Kakaroth è stato mandato su di un pianeta chiamato Terra, una sorta di sasso della Galassia del Nord” alzò gli occhi al cielo come nella speranza che qualche divinità sentisse le sue lamentele “Io, costretto a partire per recuperare un ranocchio di infimo livello ... Incomincio a pensare di essere alla frutta!”. Il saiyan tornò a guardare il compare “Accompagnami” gli ordinò accigliato. Toma fece ‘no-no’ con una mano “Spiacente, farei volentieri una vacanza, ma dopodomani ho una missione per conto di Freezer assieme a questa piantagrane” disse sornione indicando la collega che sorrise a sua volta “Dovrai chiedere a qualcun altro, spiacente”. Bardack iniziò a pensare seriamente a chi potesse essere il valido sostituto: Panbunkin avrebbe accettato - specialmente su costrizione - ma solamente se fosse rientrato ad un orario ragionevole perché altrimenti la sua presenza si sarebbe mostrata come l’ennesima palla al piede ... sorbirsi le sue lamentele era peggio di ricevere mille frustate a volte; su Toma e Seripa non poteva contare perché occupati; per Totapo fece una veloce preghiera con tanto di “imbecille” per essersi fatto ammazzare ... ma allora su chi doveva parare? Iniziò a pensare che se ci fosse andato da solo avrebbe risparmiato tempo e fatica. La pulzella poco raffinata incrociò le dita delle mani e mise queste sotto il mento sottile, scosse un poco la chioma corvina e quindi i piccoli penduli alle orecchie oscillarono con delicatezza “Perché non ti tiri dietro tuo figlio?” propose come se non fosse un problema. Bardack per poco non cadde dalla sedia “Ma sei pazza?! Già vado a prendere una rogna, non vedo perché me ne dovrei tirare dietro un’altra! Sono masochista, ma fino a un certo punto!” abbaiò la scimmia in direzione della femmina come se effettivamente fosse stato un cagnaccio rabbioso. La dama fece spallucce “Hai ragione” mormorò soltanto omettendo che se l’uomo avesse portato il figlio con sé quest’ultimo avrebbe guadagnato qualche punto poiché un viaggio nello spazio poteva insegnare moltissime nozioni. Bardack però comprese che qualcosa bolliva in pentola ...
Dopo i saluti si dileguò dirigendosi verso la bettola chiamata casa. Vedendo tutte le luci spente entrò pensando che l’esserino fosse a dormire ma, quando constatò che invece a casa non vi era anima viva, si chiese dove si poteva trovare il figlio a quell’ora. Forse guidato dal proprio istinto di guerriero, intraprese la strada che portava alle palestre d’allenamento. I palazzetti erano ancora illuminati a giorno dalle lampade al neon e all’interno di questi numerosi bambini dalle età più disparate e degli aspetti più malmessi, si incoraggiavano a vicenda per menarsi con maggiore forza. Moltissimi sputavano sangue alle continue randellate, altri addirittura dei denti mentre le codine pelose, fradice di sudore, rimanevano appiccicate alla cintola come una seconda pelle. Essendo numerose le strutture, Bardack osservò minuziosamente l’interno di ognuna e si fermò soltanto quando in una trovò ciò che cercava: il figlio, in fondo alla grande palestra, spolto e con il fiatone, picchiava come un indemoniato un coetaneo ruggendo come una belva. Colpiva l’altro dritto in faccia, noncurante del sangue che dal naso nemico gli arrivava addosso, menefreghista del fatto che il rivale faticava a reggersi in piedi, indifferente alle suppliche che questi gli lanciava ormai senza fiato, Radish continuava a picchiare con furia sempre crescente. Bardack, vedendo il figlio in un lago di sangue che non gli apparteneva, con quella maschera irosa sul viso, iniziò a chiedersi come realmente potesse essere il Principe Vegeta in combattimento a confronto ... già il moccioso, ridotto a quel modo, gli sembrava una bestia. Una bestia sì, ma anche un saiyan. L’uomo si guardò attorno e notò che altri saiyan, probabilmente genitori dei piccoli, erano alle porte della palestra e guardavano con attenzione l’atteggiamento dei secondi. Alcuni, come lui, se ne stavano in silenzio ad osservare mentre altri, evidentemente più coinvolti sentimentalmente, incitavano e davano preziosi consigli per aiutarli a crescere. Mentre Bardack era intento a notare i vari soggetti non si accorse di un individuo che gli si avvicinò e che lo affiancò “Non ti si vede mai da queste parti” disse questi attirando le attenzioni dell’altro saiyan. La terza classe sorrise al gigantesco Nappa con fare parecchio ironico “Già, vedere quel tuo pelucchio sulla testa mi mette sempre una certa ansia”. Il ‘non ancora pelato’ ridacchiò portandosi le mani al petto “Vedo che ti piace fare lo spiritoso! Dimmi cosa vuoi” tagliò corto l’energumeno tornando a fissare in malo modo uno dei bambocci che non si dava abbastanza da fare. “Sono solo venuto a dare un occhio ... si sono lamentati del fatto che io sia un padre poco presente” disse ironico Bardack ricordando perfettamente i modi degli amici alla cena post-riunione. “E chissenefrega della presenza” esclamò Nappa andando incontro al pensiero del genitore. Quest’ultimo tornò ad osservare il figlio che non aveva ancora notato la sua presenza “Non utilizzate i colpi d’energia ... me ne chiedo il motivo ...”. Il colosso osservò altri “E’ molto semplice: la lotta con onde è concessa solo nelle ore diurne, dove la loro concentrazione è ancora sufficiente. Negli allenamenti notturni, molti per colpa della stanchezza, sbagliano le traiettorie e ogni volta è uno strazio risistemare tutto. Per questo di sera facciamo solamente corpo a corpo”. La terza classe annuì “Cosa mi dici di Radish?”. “Di chi?” domandò l’altro. Bardack, non stupendosi assolutamente del fatto che il gigante non conoscesse il nome del figlio e che non lo riconoscesse tra tanti, indicò l’esserino con un cenno del capo il fondo della palestra “E’ quello con i capelli lunghi”. Nappa si portò la mano al viso e con il pollice si sfregò il naso “Sì, sembra un elemento abbastanza valido, rimanendo sempre nei limiti delle terze classi, è ovvio” l’altro annuì e lo lasciò proseguire “E’ abbastanza agile e forte, quand’è feroce spicca un po’ più degli altri ma ha una pecca che mi dà un fastidio tremendo ...”. Bardack corrucciò le sopracciglia e iniziò a chiedersi di cosa trattava la pecca ma, prima che potesse perdergli nelle sue elucubrazioni, Nappa gli consigliò di osservare la scena che si stava presentando perché sottolineava proprio tale problema: Radish si era ritrovato con le spalle rivolte verso l’avversario e quest’ultimo era riuscito ad afferrargli la codina pelosa. Il bimbo, sapendo cosa sarebbe potuto accadere se l’altro avesse iniziato a stringerla con forza, lo guardò dritto negli occhi con aria implorante “Non farlo, ti prego. Ti darò il mio pranzo di domani, ti scongiuro, non farlo!” gli parlò. All’altro, forse sentendo parlare di cibo, gli luccicarono gli occhi “D-Davvero?” farfugliò senza qualche dente in bocca. Radish sorrise diabolico “Sé, col cavolo!!” fece un piccolo salto sul posto e con un calcio girato scaraventò il coetaneo contro la parete di sasso facendola letteralmente a pezzi. Il malridotto svenne sentendo nelle orecchie soltanto le risa dell’altro.
Nappa assottigliò gli occhi “E’ un gran raccontaballe” stabilì a fine scenetta. Bardack sorrise invece piuttosto soddisfatto “Beh, in battaglia tutto è concesso. E’ colpa dell’altro che non doveva cadere in inganno”. Il colosso rimase serio “Non è questo il punto” iniziò attirando l’attenzione dell’altro e di altri genitori ai quali evidentemente faceva comodo sentire consigli “Soltanto i deboli utilizzano questi mezzucci per riuscire nelle battaglie. Un vero guerriero anziché implorare preferirebbe morire. E’ una lezione che prima o poi imparerà”. La terza classe si trovò d’accordo. Avanzò all’interno della palestra continuando ad osservare le spalle di Radish che, troppo intento a gioire della sua vittoria, non si era voltato nemmeno in direzione dell’insegnante. Bardack si fermò a una decina di metri da lui e i bambini vicini all’adulto si allontanarono in segno di rispetto. “RADISH!!” urlò l’infimo saiyan. Il fanciullo parve congelarsi riconoscendo la voce e poi, quando si voltò, la sua maschera di guerriero s’incrinò sembrando quasi quella di un agnello dinanzi al macellaio. Il piccolo dai capelli arruffati piegò la schiena e si esibì in un inchino “Perdoni padre se non l’ho salutata”. “Poche ciance” proferì severo il genitore facendo raddrizzare il marmocchio “Prendi la tua roba e andiamo a casa. Domani mi accompagnerai, partiamo per la Terra”. Bardack alzò i tacchi e si diresse verso l’uscita, si affiancò a Nappa e gli mormorò che poteva chiedere spiegazioni al Re mentre il bambino, ammutolito ma felice dell’accaduto poiché gli si era stampato in faccia uno strano sorriso, rimaneva imbambolato nella palestra. Il padre attese qualche istante ma poi ... “DATTI UNA MOSSA!” gli urlò addosso già irritato. Radish, scongelato ma ancora contento, iniziò a zompettare per l’intera palestra nell’intento di recuperare le sue cose.



Il giorno successivo padre e figlio iniziarono sotto gli occhi attenti dei tecnici e degli amici del genitore a sistemare le navicelle. Il bimbo, che non sapeva come comportarsi, cercava di non prendere i commenti derisori degli scienziati come offese ma cercò di utilizzarli per imparare qualcosa … era il suo primo viaggio nello spazio, ancora non ci credeva, e in più il padre gli aveva fornito una battle-suit che riteneva splendida. In realtà era uno scarto di magazzino ma per lui era già tanto. “Padre ...” iniziò il bambino in direzione del genitore che aveva quasi finito di sistemare le coordinate “La Terra è molto lontana?” domandò tenendo stretta una saccoccia che si era preso da casa. “Meno di quanto tu creda” proferì secco senza metterci un minimo di sentimento. A Radish la cosa scivolò addosso, come se fosse un’abitudine e poi lanciò il fagotto a Toma che era vicino “Lo prenda lei”. L’omone, arraffando il sacchetto e capendo che all’interno vi erano delle cibarie lanciò a sua volta l’oggetto a Panbunkin che iniziò immediatamente a mangiarne il contenuto. La donna si affiancò maggiormente all’amico che aveva rifiutato il dono “Alla fine Bardack ha ceduto”. Toma sorrise “Già, evidentemente l’eventualità di viaggiare solo con questo grassone l’ha terrorizzato” e poi adocchiò il compare sovrappeso che continuava a mangiare come un ingordo il piccolo pensiero.
“Sei pronto?” domandò il padre al figlio. “Sì, è pronto” risposero al posto del saiyan gli scienziati che, dopo aver rinchiuso all’interno della sfera il moccioso, si allontanarono dalla piccola pista. Toma si avvicinò rapidamente alla navicella dell’amico prima che questa si chiudesse “Hei Bardack, torna tutto intero”. Il capo sorrise “Io vado in vacanza! State attenti voi piuttosto …” disse con tono meno scherzoso quando rimembrò la missione che avrebbero dovuto fare l’amico e Seripa il giorno successivo. Il gigante annuì e si allontanò permettendo alle navicelle di accendere i motori. I propulsori rombarono e iniziò il conto alla rovescia.
... Meno cinque ...
Avrebbero fatto ritorno? Ovviamente sì.
... Meno quattro ...
E i suoi amici? Ce l’avrebbero fatta se si sarebbero imbattuti in Zarbon o Dodoria?
... Meno tre ...
“Padre, cosa andiamo a fare sulla Terra?”
... Meno due ...
Bardack osservò la radio stridente.
... Meno uno ...
“Andiamo a prendere Kakaroth. Adesso dormi”
... Zero.
Le navicelle spiccarono un balzò nelle immensità del cosmo in direzione del pianeta azzurro sotto l’osservazione speranzosa degli amici e del Re che, vedendoli dal castello, non sperava di certo di un barlume di speranza tale come quello che si sarebbe presentato grazie a quel viaggio.



Il viaggio trascorse rapido e tranquillo. Il sistema di letargo si spense quando le navicelle iniziarono a perforare l’atmosfera terrestre e i due all’interno delle piccole strutture, si svegliarono bruscamente quando i loro mezzi di trasporto toccarono il suolo. La terra si deformò vistosamente e il terremoto dovuto all’atterraggio di quelli che agli stolti apparvero come meteoriti, perdurò alcuni secondi prima di tacere. I due saiyan uscirono dalle pallette metalliche, chi assolutamente in forma, chi con un po’ di giramento di testa. “Ti ci farai l’abitudine” disse Bardack al figlio mentre si osservava attorno notando che quel pianeta azzurro era davvero un bel posto ... se l’avesse rivenduto ci avrebbe guadagnato un sacco di soldi. Radish però, essendo ben più curioso di scoprire cosa vivesse in quel luogo che l’aspetto dello stesso, si allontanò un po’ e appena intravide un essere in movimento lo incenerì senza tanti problemi. Un gigantesco dinosauro carbonizzato fu la causa dell’ennesima scossa. “Mangerai più tardi, adesso abbiamo altro a cui pensare!” lo riprese Bardack prima che il piccolo saiyan potesse infilzare la carne con le sue zanne. L’adulto spinse il bottone del proprio shouter e l’oggetto, dopo pochissimi istanti, iniziò a cercare tutte le auree che potessero avere un minimo si spessore e, mentre il soggetto si lamentava dei bassi livelli, Radish si alzò in volo incuriosito da una grandiosa città e, soprattutto, da una struttura appariscente. “Maledizione, su questo pianeta ci sono solo delle cartucce. Ci toccherà cercare” brontolò Bardack mentre si sistemava uno degli scaldamuscoli da braccio. “Hei padre!” lo richiamò il figlio che rimaneva ancora a galleggiare nel cielo azzurro. L’adulto lievitò anch’egli affiancando Radish “Potremmo iniziare da là. Sembra grande, magari ci sono delle palestre per i guerrieri come da noi” ipotizzò il ranocchio continuando ad indicare la popolosa città. “Vai pure” lo invitò il genitore e il figlio, non comprendendo che Bardack lo mandava avanti per fargli sbrigare una seccatura, sembrò contento e quindi partì senza freni. Per la cronaca: l’adulto si trattenne a farsi un lauto spuntino ...
Il ragazzino volò sopra alla città e rimase sospeso su di essa per svariati minuti. Osservò il frenetico andirivieni e osservò gli individui di quel luogo rendendosi conto che erano estremamente differenti gli uni dagli altri, ma che nessuno poteva assomigliare a qualcuno della razza saiyan. Per un terrestre comune però, vedere una persona sospesa a mezz’aria equivale ad avvistare un asino che vola quindi, quando un plebeo notò il bambino, lo additò iniziando a far cagnara: “Guardate! Stà volando! Stà volando!!”. Il movimento s’interruppe e molti alzarono il naso al cielo in direzione dello sconosciuto. “Ma come fa?” si domandavano, “Vola, VOLA!” esclamavano, “Scendi immediatamente!” gli ordinavano, ma Radish rimaneva dov’era. Quando qualchedun’altro notò una cosina che poi si rivelò come la coda da scimmia, la gente parve ancora più senza parole. “QUALCUNO DI VOI SA DOV’E’ KAKAROTH?!” urlò Radish in direzione di quei fessi che, alla semplice domanda, mostrarono una faccia ancora più da beoti. Il piccolo, capendo di avere a che fare con feccia, atterrò facendo spaventare molti e incuriosire altri. Mentre il saiyan percorreva il piccolo marciapiede, il solito stolto di turno scatenò il fastidio del guerriero: un bambinetto, più grande del saiyan ma con una faccia meno da personaggio intelligente, gli si parò dinanzi mostrandogli i pugni e un movimento di gambe tipico da pugile “Ti credi speciale, eh? Solo perché sai svolazzare con qualche trucchetto ... Ora vediamo quanto sei bravo!” il terrestre scattò in avanti cercando di colpire l’alieno con una serie di pugni. Il tentativo fu vano e arrivò la risposta repentina: con un pugno ben assestato, Radish colpì in pieno la faccia dello sbarbatello facendola roteare completamente sulla spina dorsale per un paio di volte. Vedendo la scena terrificante si scatenò il panico. La confusione non aiutò lo stato mentale del piccolo demonio che, giustamente, ne approfittò per svagarsi: alzò le braccia mettendole all’altezza delle spalle e generò delle onde d’energia che distrussero letteralmente tutto ciò che v’era attorno ad esclusione di una piccola parte.
Bardack, ancora seduto a panciolle sulla radura incontaminata e sazio grazie al grande rettile, si alzò in piedi notando l’esplosione “Ma che combina ...” farfugliò dirigendosi immediatamente sul luogo dell’accaduto. Il genitore avvistò il monello e atterrò al suo fianco. Non fiatò, fece tutto il figlio: “Questi terrestri ... Non li sopporto già più. E poi sono debolissimi!”. Bardack si guardò attorno e non poté far altro che confermare ma poi, notando una delle poche strutture che erano rimaste in piedi e vedendo che Radish correva in contro ad essa, si chiese il perché del risparmio. Quando le porte elettroniche della struttura si aprirono in automatico, Radish corse lungo il luminoso corridoio e quando incontrava dei cosetti che lo affiancavano e che gli dicevano “Buongiorno, dica pure”, li disintegrava senza complimenti. Il genitore, che osservava dalle retrovie, scrutava con occhio severo le carcasse metalliche che il figlio spaccava lungo il suo cammino. “Robot?” si domandò senza però dar troppo peso alla questione. Radish continuò a correre finché non si ritrovò nuovamente all’esterno, o almeno così credette: vi erano alberi, animali, uccelli, di tutto e di più, eppure c’era qualcosa che non tornava ...
“Ciao caro! Tu devi essere un nuovo amico di Bulma! Io sono la sua mamma” Radish si voltò di scatto e vide immediatamente una donna bionda con tra le mani un vassoio con dei pasticcini freschi. La donna inclinò un po’ la testa da una parte mantenendo gli occhi ad archetto “Ma noi ci siamo già visti? Mi ricordi qualcuno ...”. Il bambino rimase perplesso ma poi ...
“Moglie, guarda chi ci è venuto a trovare!” un vecchietto baffuto con un pulcioso gattino su di una spalla si avvicinò a quella che pareva la sua consorte a cavalcioni di un veicolo a due ruote “Goku cresce come un fungo, è davvero impressionante”. La donna mollò il vassoio e s’incorniciò il viso con le mani “Ma è vero, è proprio lui! Ma che piacevole sorpresa!” sorrise raggiante nel vedere all’interno del grande giardino un Bardack parecchio confuso, forse più del figlio che ne stava approfittando per mangiare i dolcetti. Il bimbo, piacevolmente contento dello spuntino, iniziò lievemente a scodinzolare, azione che attirò l’attenzione della signora “Ma allora tu devi essere il suo bambino! Ma che amore ... Hai il faccino un po’ più imbronciato ma hai la stessa tenera codina” cinguettò la signora fissando negli occhi spauriti il frugoletto che non sapeva più che dire. “Padre ...” si limitò a pigolare come richiesta d’aiuto per una situazione che secondo l’esserino non aveva né capo ne coda mentre invece, secondo il genitore, vi era eccome! Bardack incrociò le braccia al petto e sorrise soddisfatto “Non sono la persona che credete ma stiamo cercando il bambino di cui state parlando”. Il signore della residenza si pettinò i baffi con una mano “Quindi non sei Goku?”. Il saiyan mantenne l’espressione “No” disse “Non sono Kakaroth” precisò poi. Radish parve capire finalmente e con un balzo si allontanò dalla donna “Voi sapete dove lo possiamo trovare?” domandò con decisione e i pugnetti chiusi dall’emozione. La donna poggiò l’indice della mano destra al mento “Dovrebbe star cercando le Sfere del Drago assieme a Bulma ma non so bene dove siano ...” il volto di Bardack si oscurò momentaneamente “Ma se avete un minuto proverò a fare un paio di telefonate”.
“Aspetteremo” proferì l’adulto seguendo con lo sguardo la femmina che si allontanava senza curarsi del vecchietto che gli si avvicinava. “Allora tu non sei Goku ...” disse il dottor Brief stupefatto poiché la somiglianza con il bambino visto pochi giorni prima era evidente. Il sayan negò ancora monosillabico.
Poco dopo la bionda si ripresentò tutta sorridente e con tra le mani un grosso pezzo di carta e si affiancò al baldanzoso guerriero “Sai caro che sei proprio affascinante? Se non fossi già impegnata ti sposerei” confessò la donna a un essere completamente disinteressato mentre un vecchietto, logicamente, contestava la battuta. La signora però, cordiale com’era di natura, aprì la cartina del mondo esibendola agli estranei “Ho telefonato all’isola di Muten e ho trovato la nostra Bulma. Mi ha detto che ora il piccolo Goku si trova al palazzo della vecchia sibilla”. “Una sibilla?” mormorò sottovoce Radish pensando a cosa potesse essere ma poi, riflettendo sul suono della parola, iniziò a pensare che tale soggetto era un’abominevole serpe, magari a sei teste! Insomma, roba da bambini.
La donna continuò “Mi ha detto che si trova in mezzo al deserto, proprio qui” indicò il Sud della carta “E che vicino al palazzo vi è un lago. Lo troverete in un battibaleno”. Bardack annuì e rimase disgustato dalle moine della signora che si susseguirono una dopo l’altra dopo la breve spiegazione sul dove trovare il bambino sperduto. Fece avvicinare il figlioletto a sé e sorrise stranamente ai due inquilini “Vi ringrazio delle informazioni”. Con una velocità e una potenza impressionante i due saiyan spiccarono verticalmente il volo perforando il soffitto dell’abitazione creando uno squarcio immane e sparendo immediatamente alla vista dei presenti. I coniugi Brief, esterrefatti per l’accaduto, rimasero per pochi attimi in silenzio … “Caro, avevi intenzione di fare un lucernario?”. Il signore fece risalire il gattino sulla spalla “Sfortunatamente no, cara”.
Già lontani dalla Capsule Corporation, due esseri dal sangue puro volavano verso sud in cerca del loro obiettivo. Sui loro visi era evidente un sorriso raggiante. “Padre, siamo stati davvero fortunati!” esclamò Radish con l’aria tagliente che gli scompigliava i lunghi capelli. “Già …” mormorò il padre iniziando a immaginare a quanto potesse essere simile a lui Kakaroth se quei strani tipi avevano riconosciuto la alla lontana la parentela. Il piccolo del gruppo aumentò d’intensità il volo “STIAMO ARRIVANDO KAKAROTH!!”.



“Io sono una sibilla … E anche tanto bella … Piena di sentimento … Anche se a pagamento …”
Il guerriero venne colpito nuovamente e più di una volta dall’essere misterioso che si muoveva senza farsi vedere e, mentre il piccolo Pual incitava Yamcha per farsi forza, la vecchia sibilla se la rideva. Il piano del guerriero infatti, che consisteva nel prevedere le mosse dell’uomo invisibile tramite l’udito, andava in frantumi quando vi era il baccano.
“Arrenditi! Non hai nessuna speranza di vincere!” lo esortò la vecchia seduta sulla sfera galleggiante con un sorriso sul viso mentre il ragazzo continuava a prendere dei forti colpi in punti diversi del corpo. “Hei Crilin! Siamo qui!” urlò da lontano il piccolo bambino scimmiotto di nome Goku mentre, grazie all’aiuto della nuvoletta d’oro, si avvicinava al ring con Muten, il vecchio maniaco delle tartarughe marine, e la giovane Bulma. “OH, APPENA IN TEMPO!” urlò il piccolo guerriero rasato appena vide gli amici e a questi, appena gli atterrarono vicino, iniziò a spiegare loro il proprio piano mentre nel frattanto Yamcha continuava a prenderle di santa ragione.
Dall’alto altri due personaggi avevano assistito alla scena e oramai erano certi che il piccolo bambino sulla nuvoletta non era altri che Kakaroth. “Andiamo a presentarci” propose Radish scendendo immediatamente in picchiata sul ring del palazzo. Il saiyan scese con una furia impressionante: l’uomo invisibile, preso alla sprovvista, cadde fuori dal ring (ma nessuno ci fece caso ovviamente) mentre alla povera vecchia svolazzante per poco non le venne il coccolone. “Ha-hah! Finalmente ti sei fatto vedere! A noi due ex-uomo invisibile!” esclamò Yamcha dinanzi al bambinetto che stanziava in mezzo al ring pensando seriamente che quello fosse lo stesso personaggio di pocanzi. Il guerriero del deserto scattò in avanti compiendo l’attacco che chiamò “Colpo del vento e delle zanne di lupo” innescando così una rapidissima serie di colpi in sequenza che il saiyan, con estrema facilità, evitò tranquillamente. Radish si limitò a schivare mentre Yamcha si ammazzava di fatica. Il pubblico presente era solo per il loro amico ma alcuni, come il maestro Muten, compresero che c’era qualcosa che non quadrava e questi, silenziosamente, riflettevano sulla situazione mantenendosi sull’erbetta fresca. “Quello non è il mio guerriero!” sbraitava la sibilla con il sudore alla fronte e il cappello storto in direzione di quel ragazzo ancora un po’ timido con le donne che non le prestava la minima attenzione. Yamcha si spompò e toccò il turno del bambino: Radish cercò di contenersi e pertanto colpì con poca forza il ragazzo nel petto. La potenza però, che non era di certo al livello dei presenti, fece comunque in modo che il terrestre sbalzasse lontano dalla piattaforma di combattimento e che rimbalzasse sul pelo dell’acqua del lago vicino almeno sei volte prima di galleggiarci sopra come un morto. Si sottolinea il ‘come’. Il silenzio si alzò lentamente, nessuno poteva credere ai propri occhi. Soltanto un determinato esserino, con il cuore puro come quello di un neonato o di un’animale, salì sul ring senza paura in corpo. Il piccolo Goku, dinanzi al poco più grande Radish, fece un piccolo riscaldamento prima di mettersi in posizione di difesa. “Adesso tocca a me! Sembri un avversario interessante, mi divertirò un sacco!” esclamò Goku sorridendo in direzione dell’altro, ignaro che fosse suo parente. Radish sorrise a sua volta “Inizio io?”. Goku annuì e pertanto lo scontro iniziò immediatamente: il maggiore andò in avanti e sferrò un colpo con il pugno destro ma il saiyan cresciuto sulla Terra evitò a fatica l’attacco scostandosi verso sinistra. Radish seguì tutto con lo sguardo e reagì di conseguenza: lo colpì col pugno sinistro allo stomaco, successivamente sotto il mento con il piede sinistro e dopo essere avanzato un poco fece stramazzare Goku al suolo con una violenta gomitata con il braccio destro. Muten, il più esperto di arti marziali, non era nemmeno riuscito a vedere la scena e pertanto rimaneva basito e con la bocca semiaperta. Radish si allontanò lasciando al fratello lo spazio per rialzarsi. Goku, con già un piccolo rigolo di sangue che gli fuoriusciva dalla bocca, sorrise alquanto soddisfatto “Sei parecchio forte! Non me lo aspettavo”. L’altro sorrise maggiormente stupendo i deboli “Mi stò trattenendo più che posso”. Il bimbo più giovane però, temerario, si lanciò nuovamente verso l’avversario che reagì in tutt’altra maniera rispetto a come si aspettava Goku: l’altro schivò l’attacco e, quando gli fu alle spalle, lo prese per la coda trattenendolo. Kakaroth spatanò al suolo rendendosi simile ad una sottiletta. Yamcha, che aveva raggiunto la riva del ring, si issò tornando ad osservare lo scontro ancora spolto “Ho, no! Ha già scoperto il punto debole di Goku!!” esclamò esterrefatto.
“Non è difficile, è il punto debole di moltissimi saiyan” pronunciò Radish rivolto allo sbarbatello di turno mentre Bardack, che era stanco dello spettacolo, decise di dare un taglio alla scenetta presentandosi anch’egli in mezzo alla piattaforma. “Ma chi siete?! Cosa volete da una vecchia come me!?” strepitò la vecchia sibilla Baba alla vista dell’ennesimo tipo strano. L’adulto incrociò le braccia al petto “Radish, lascialo andare”. Come ordinatogli il figlio lasciò la coda al fratello che, in men che non si dica, riacquistò tutte le sue energie e che, come un gatto rabbioso, tornò sulla difensiva con la coda arruffata. “Se non creerete problemi vi porteremo via poco tempo” iniziò Bardack in direzione del piccolo Goku “Io sono Bardack e lui è Radish, il mio primogenito, mentre tu Kakaroth, mandato anni fa qui sulla Terra dal pianeta Vegeta, sei il mio secondo e anche tu, come noi, fai parte della stirpe dei saiyan, i guerrieri dell’universo”. Tutti rimasero sbigottiti ... loro erano parenti di Goku? E lui era un alieno spedito da lontano tanti anni prima? La cosa sembrava impossibile ...
L’innocente bambino arricciò le labbra “Non ho capito” confessò semplicemente tremendamente confuso. Bardack fu senza parole e guardò il figlio con una goccia di sudore che gli percorreva la fronte. Radish gli corse in aiuto rendendogli la situazione più semplice “Io sono Radish, tuo fratello maggiore” disse indicandosi per poi voltarsi verso il genitore “Bardack è nostro padre”. Goku annuì due volte. “Tutti e tre facciamo parte della razza dei saiyan, un popolo guerriero che vive su Vegeta, un pianeta lontano da qui” continuò Radish all’indirizzo di un individuo che sembrava assolutamente diffidente e che, con insistenza, iniziò ad allontanare il capellone con uno strano bastone magico recuperato fuori dal ring. “Non ci credo!” esclamò capriccioso Goku pensando che tale situazione fosse tutta una presa per i fondelli. “Ma è vero invece, guarda!” replicò Radish srotolando la coda dal proprio bacino e muovendola freneticamente all’indirizzo si Kakaroth così come si muove un bastone dinanzi a un cane. Bardack, come conferma della cosa, si limitò a muoverne la punta. “Avete anche voi la coda …” mormorò Goku un po’ meno sospettoso ma comunque ancora riluttante “Avete anche un odore pungente!” affermò poi dopo aver annusato il nuovo. “Anche tu hai un odore pungente! Cosa credi?!” dichiarò il primogenito all’altro dopo esser divenuto un pochino rosso in faccia. “E perché allora l’avete mandato qui?” domandò un personaggio che comparve improvvisamente alle spalle della sibilla facendole prendere un colpo. Bardack, avendo percepito istintivamente la presenza della persona, si voltò osservando la buffa maschera da gatto che questa indossava. Assottigliò gli occhi restio al soggetto, ma parlò ugualmente “Perché sul pianeta Vegeta è usanza mandare i guerrieri più deboli sui pianteti che possono essere facilmente conquistati una volta che i saiyan sono cresciuti. Evidentemente con Kakaroth è andato storto qualcosa ...”.
“Quindi ci avrebbe dovuto distruggere?!” esclamò intimidito Crilin in direzione dello straniero. “Esattamente”. Bulma si avvicinò al coetaneo “In effetti se lo avesse voluto avrebbe potuto tranquillamente conquistare la Terra, visto come ha sistemato da solo il Red Ribbon, no?”. “E già” rispose Yamcha ancora incredulo.
“Quindi, che volete ancora da lui?” domandò ancora una volta l’uomo nascosto dalla maschera. Bardack si spiegò “Su Vegeta è insorto un problema terribile: Freezer, il tiranno che ci comanda, ha deciso di sterminarci e quindi abbiamo deciso di radunare tutti i saiyan per affrontarlo. Per questo siamo qui”.
“Questo Freezer è così forte?” domandò Goku con uno strano luccichio negli occhi e Radish, forse ancora troppo giovane e con tante speranze, gli rispose con lo stesso bagliore “Sì, estremamente forte!”.
Domanda: “Molto più forte di voi?”. Risposta: “Sì, mostruosamente più forte di noi!”.
“Urca! Non vedo l’ora di scontrarmi contro di lui!” si esaltò il piccolo Goku al solo pensiero di doversi allenare come un ossesso per sfidare un nemico così temibile. “Allora dobbiamo partire subito” mormorò Radish all’insegna del padre ma poi però, quando un bambino che sembrava una bimba, salì sul ring affiancandosi al fratello, notò sul viso di Kakaroth una sorta di tentennamento.
“Però non posso venire subito con voi” confessò Goku ricordando bene ciò che aveva garantito al piccolo Upa “Gli ho promesso che avrei fatto ritornare in vita il suo papà con le Sfere del Drago”.
“Sfere del Drago ...” mormorò Bardack notando sempre più nello strano individuo mascherato qualcosa che non quadrava, come ad esempio quella bizzarra aureola che galleggiava pochi centimetri sopra la testa.
“Olla olla ...” cantilenò la sibilla “ ... E’ inutile che vi sforziate così, è già tutto segnato, l’ho visto nella mia sfera”. I saiyan vennero attirati dalle parole cariche di sventura e pertanto si voltarono in direzione dell’anziana prestando meno attenzione agli altri. Baba proseguì a muovere le mani attorno alla sfera galleggiante “Il pianeta verrà distrutto dalla furia di quel mostro ... Non c’è modo per voi di rimediare” ribadì la vecchia strega zittendo Bardack e muovendo in lui qualcosa all’altezza dello stomaco.
“Hei vecchia sigilla, mi dici dov’è la sfera?” s’intromise Goku spiazzando la nonna che all’affermazione poco gentile s’offese: “Sono una SIBILLA e non una SIGILLA! E poi non sono vecchia!!” borbottò ormai catturata dallo stress “Comunque l’ho vista prima, è a duecento chilometri di distanza, all’interno di un’automobile ... ma si stà dirigendo proprio qui” concluse poi indicandogli la via.
Goku esultò, prese sotto braccio Upa, un piccolo fagotto e dopo aver richiamato il personale mezzo di trasporto, volò con la nuvola d’oro in direzione dell’oggetto metallico.
La vecchia rimase silenziosa a pensare a qualcosa che le era evidentemente sfuggito, e poi ...
“MI HA INGANNATA!!” gridò in preda al panico ricordando che la squadra del suo vecchio fratello non aveva vinto proprio un bel niente!
Radish si portò una mano alla fronte e osservò l’allontanarsi di Kakaroth con piglio incuriosito “Và veloce quella cosa …” bofonchiò placido nello scrutare l’ormai invisibile nuvoletta Kinton “Ma dove scappa?” domandò poi ai terrestri voltandosi in loro direzione. Il piccolo Crilin, con ancora le bende in testa per colpa dello scontro con il vampiro, strinse i pugnetti “Non stà affatto scappando!” esclamò mostrando tutta la sua bocca larga “E’ andato soltanto a prendere l’ultima Sfera del Drago!”. Il piccolo sayan socchiuse gli occhi perdendo così l’espressione tranquilla. Al piccolo Pual, che proseguiva a svolazzare come un aquilone, venne la pelle d’oca a quello sguardo agghiacciante. “E cosa sarebbero queste Sfere del Drago?” chiese severo il bambinetto fermamente interessato alla questione poiché, nonostante nelle ultime ore avesse avvistato più gente inetta che particolare, aveva percepito che su di quello strano pianeta vi erano cose talmente stravaganti delle quali sarebbe stato utile raccogliere maggiori informazioni. Bulma, che fino a quel momento, forse per strizza, non aveva proferito più di tanto, parlò sentendosi la più sapiente a riguardo “Le Sfere del Drago sono particolari globi e questi sono sette in tutto. Se queste sfere, che possiedono all’interno delle stelle che vanno dall’uno al sette vengono riunite tutte assieme, si ha la possibilità di richiamare il Dio Drago e chiedergli di esaudire un desiderio. Dopodiché le sfere si disperdono nuovamente in giro per la Terra e la ricerca riprende”. I saiyan rimasero particolarmente attratti da tale racconto e per un istante di guardarono vicendevolmente. “Sette sfere in grado di far esaudire qualsiasi desiderio ... state dicendo sul serio?” domandò il personaggio misterioso con ancora la maschera da gatto in direzione del vecchio Muten. “Sì” iniziò il genio delle tartarughe marine rimanendo attaccato al proprio bastone “Una di queste Gohan era anche tua, sai?” terminò poi il vecchietto all’insegna dell’altro che, sentendosi citare, avvampò disorientato. “Ma hai capito chi ero? Da quanto?” domandò il vecchio mentre si disfava della maschera che indossava dinanzi a un pubblico che era ancora attratto più dai saiyan che da lui. “Da poco se devo essere sincero” confessò Muten “Il fatto è che inizialmente mi aveva stupito il suo interesse verso Goku ma poi, come è logico, adesso si spiega tutto”. I vecchi sorrisero tra loro e iniziarono a fare quattro chiacchiere amichevoli in memoria del vecchi tempi, nei quali Gohan era un allievo del maniaco. Il “nonno” di Goku si avvicinò a Bardack senza paura e con una certa cordialità gli sorrise mantenendo le braccia dietro la schiena “E’ un piacere per me fare la sua conoscenza Bardack. Il mio nome è Son Gohan e conosco molto bene il piccolo Goku perché l’ho allevato finché mi è stato possibile”. Il saiyan adulto osservò il vecchio ma non sorrise di rimando “Allora sei tu che l’hai cresciuto ...” mormorò torvo “ Dimmi perché è così” pretese riferendosi esattamente ai modi di fare del figliaccio che non erano esattamente consoni agli standard della propria razza. Son Gohan non s’intimorì affatto e raccontò che il piccolo Goku, quando l’aveva trovato, era proprio un bambino intrattabile e violento ma che, dopo che questi era caduto da un dirupo e aveva battuto violentemente la testa, aveva cambiato totalmente modo di fare divenendo quel bambino adorabile capace di amare tutte le creature. La narrazione dissipò ogni dubbio e Bardack non ebbe più da ridire anche perché non ne avrebbe avuto motivo. Baba si posizionò a fianco del non-morto e intrecciò le dita delle mani tra loro “Mi spiace Gohan che Goku se ne sia andato via così. Scommetto che se avesse saputo che tu eri qui si sarebbe fermato. Anche perché il tempo a tua disposizione stà scarseggiando ...” confessò la vecchia sibilla lievemente dispiaciuta per tutti gli inconvenienti avvenuti che tramite la sua sfera non era riuscita a prevedere. “Non ti preoccupare Baba ...” la rassicurò Gohan “Ho visto che Goku stà bene e che è circondato da persone che si prendono cura di lui. Questa è la cosa più importante”.
“Certo che è un vero peccato ... Avrei voluto vedere il Drago ...” si lamentò Crilin ripensando all’amico “Sarà già arrivato da Karin a quest’ora”. I due alieni rimasero in silenzio ad ascoltare.
“Immagino proprio di sì” confermò Muten al piccoletto “Anche perché sotto l’obelisco c’è un piccolo villaggio di indiani da quel che so. Vedendo i vestiti di quella bimba immagino che venga proprio da lì” affermò scordandosi per un momento che in realtà Upa era un maschietto.
Il cielo divenne improvvisamente buio nel giro di pochi secondi. “Padre, qui viene notte così rapidamente?” Radish osservò il cielo notando che nemmeno la Luna era visibile, ignaro che in realtà era stata distrutta da Muten stesso. Bulma incrociò le braccia al petto e ridacchiò soddisfatta “Goku ce l’ha fatta! Stà richiamando il Dio Drago!”. Un lungo e luminosissimo fascio di luce rischiarò una parte del paesaggio e fin da una distanza così elevata tale luminescenza era ben delineata tanté che Radish, attratto da tale chiarore, avanzò in tale direzione fino a raggiungere le sponda del piastrellato ring. “VADO A VEDERE IL DRAGO!!” dichiarò poi raggiante e curioso come un gatto prima di spiccare il volo verso la misteriosa creatura percorrendo la tratta di cielo ad una velocità folle. Bardack non ebbe nemmeno la possibilità di replicare visto che la testa dura aveva già preso la sua decisione … il genitore iniziò a pensare con estremo nervosismo, che il figlio si stesse prendendo un po’ troppe libertà.
Il piccolo saiyan aumentò la velocità al massimo consentito, raggiungendo una rapidità tale che l’aria gli faceva male agli occhi. Nonostante la gravità di quel pianeta fosse oscenamente bassa, lo sforzo si faceva comunque sentire per un giovane guerriero qual’era. Pian piano che si avvicinò al bagliore iniziò a rallentare senza volerlo davvero ... la visione del mastodontico drago dalla lunghezza esosa e dal carisma quasi palpabile, lo obbligarono a frenare la corsa fino al suo cospetto. Con gli occhi sgranati e la bocca aperta scrutava quel grosso serpente apparentemente intento soltanto a muovere i lunghi baffi mentre al suolo altre creature svolgevano ben altre faccende: Son Goku, dopo un attimo d’esitazione domandò repentino se fosse stato effettivamente possibile riportare in vita una persona defunta. La voce profonda e risonante del drago risvegliò Radish dal proprio torpore “Naturalmente. Nulla è impossibile per me”, si espresse l’essere in assoluta sicurezza. Una tomba vicina, segnata soltanto con simbolico ramoscello, si smosse insistentemente finché fuori da essa non ne uscì un energumeno con la faccia disegnata. Il saiyan sospeso nel cielo, comprendendo che tale soggetto non era altri che la persona defunta poiché notò l’atteggiamento affettivo della piccola pulce con una penna in testa, colse l’importanza delle Sfere del Drago e iniziò a far ragionare il cervello.
“Desiderio esaudito. Addio”. Il Drago parlò un’ultima volta prima di iniziare a divenire evanescente, di far tornare il proprio spirito all’interno di quelle magiche sfere che iniziarono ad alzarsi in direzione del cielo. Goku intravide la sfera dalle quattro stelline, quella che gli era eternamente cara, e prima di perderla di vista poiché sarebbe andata a disperdersi in un qualche luogo remoto del pianeta, spiccò un grande balzo con il preciso intento di afferrarla. Goku la prese al volo e fu il caso che scelse Radish come altro possessore di una delle sfere: il ragazzino infatti, trovandosi proprio dinanzi alla traiettoria di una di queste, la prese repentinamente soltanto perché gli si stava sfrecciando addosso. Il fratellino però, che prendendo la “propria” sfera era saltato fin lassù, assistette alla scena divertito.
Mentre a terra si stavano ultimando i ringraziamenti e i saluti da parte della famiglia di indiani e di Goku, a mezz’aria i dubbi tornavano a bussare alle porte del pensiero: se le Sfere del Drago erano così potenti e in grado di esaudire qualsiasi desiderio perché dopo quell’avvenimento la palletta era divenuta un semplice sasso? L’atteggiamento del fratello, con quel pensiero, era parso assolutamente privo di senso. Mentre il via-vai di cavilli procedeva a velocità sostenuta nella testola capelluta, il saiyan più piccolo abbatté la gravità mediante la sua nuvoletta e scrutò sorridente l’altro che invece era tutto imbronciato.
“Dopo la comparsa del Drago, le sfere rimangono semplici sassi per un anno” disse Goku risvegliando Radish dai suoi perché. “Quindi per un anno intero sono inutili?” domandò il guerriero scrutando l’esserino sulla nuvolina che sorrideva nel sentire ancora una volta il sole caldo sulla pelle. “Già” disse Goku iniziando a muoversi in direzione del palazzo della sibilla “Dopo si possono ricercare ancora però”. Radish lo seguì senza fatica “E gli si può chiedere qualsiasi cosa?”. Il saiyan più piccolino annuì mostrando la propria sferetta di sasso come preziosa reliquia, simbolo d’affetto per nonno Gohan. Mentre l’aria gli scompigliava i capelli ribelli gli occhi bui dell’altro caddero sulla sfera recuperata per pura casualità. Un singolare sorriso si delineò su quel piccolo visetto e una nuova gioia iniziò a fargli battere il cuore in petto. Se l’oggetto che teneva nella mano poteva salvare il proprio destino e quello di molti altri suoi simili, significava allora che il manufatto che teneva aveva un valore tale che avrebbe segnato per sempre, e in modo positivo, la famiglia alla quale apparteneva. “Kakaroth, quanto tempo ci vuole per raccogliere le sfere?” domandò Radish al fratello che, ad un primo avviso, sembrò non recepire poiché il nome affermato era differente da quello al quale era stato abituato ma poi però, comprendendo che il saiyan potesse riferirsi soltanto a lui stesso, rispose dopo poco: “Umm ... In pochi giorni. Sai, Bulma ha creato un cerca sfere e quindi e tutto più facile!”. Radish esultò ancora mentalmente.
“Kakaroth, a noi servono quelle sfere! E’ di estrema importanza! Magari con quelle riusciamo a sbarazzarci di Freezer prima che la visione della strega si avveri!” dichiarò Radish estremamente convinto e deciso sul da farsi: quando le sfere si fossero riattivate sarebbe tornato con il padre sulla Terra e avrebbero fatto sparire quel mostro mediante un desiderio ... Bardack non avrebbe replicato, se lo sentiva nel sangue! Goku incrociò le braccia al petto e aggrottò la fronte “Ma io mi devo allenare per il prossimo torneo Tenkaichi! ...” si lagnò il piccolo osservando il bordo della nuvolina. L’altro aumentò la velocità posizionandosi dinanzi al mezzo e proseguendo all’indietro “Allora dacci quel cerca sfere!”.
“No!” esordì Goku determinato “Piuttosto chiedo al maestro Muten di lasciarmi qualche giorno di pausa!” concluse poi riflettendo bene sulla questione: dare la roba di Bulma ad altri non era certamente carino e comunque pensò che forse, in cinque anni d’allenamento, qualche giorno per recuperare le sfere l’avrebbe potuto trovare. Il breve viaggio proseguì con un silenzio reciproco che sancì un piccolo patto.



I due bambini arrivarono al palazzo della sibilla e purtroppo per il piccolo Goku, il nonno Gohan aveva già fatto la sua dipartita e gli amici del bambino, per non farlo sentire in colpa del fatto che non si era trattenuto per riconoscerlo e salutarlo, non gli dissero nulla dell’accaduto. I saiyan poi, anche se a conoscenza della cosa, non ne fecero parola poiché - egoisticamente - pensarono che non era affar loro. Dopo aver poggiato i piedi al piastrellato Radish sgambettò verso il padre mostrandogli lo strano sasso dalla forma perfettamente sferica “Guardate padre! Ho recuperato una delle sfere prima che si disperdesse!” disse orgoglioso sotto le occhiate severe e riluttanti di Bardack “Rimarrà così per un anno intero e poi si potranno riunire!” aggiunse poi accendendo nell’altro saiyan un barlume di curiosità.
“E quindi?” proferì secco l’essere dalla capigliatura buffa rimirando dall’alto verso il basso il figlioccio. Radish indicò il fratello con una mano “Mi sono messo d’accordo con Kakaroth: quando saranno pronte cercherà le sfere per noi e quindi quando torneremo qui esprimeremo il desiderio di far sparire Freezer!”. Bardack rifletté rimanendo diffidente “La vecchia però ha detto il contrario ...” ammise ricordando la nefasta predizione. “Con queste cambieremo il nostro destino!” affermò il ragazzino con un’eccitazione sempre crescente “Il drago ... Padre, io l’ho visto! Ha fatto resuscitare una persona! Può qualsiasi cosa!”. Bardack continuò a rimanere serio e questo faceva in modo di placare le gioie del monello che, in quel momento, sembravano a lui esagerate. Il genitore guardò in malo modo Goku e lo fissò diritto “Noi siamo venuti per recuperare Kakaroth quindi adesso pensiamo a questa faccenda. Per la questione delle Sfere poi ne dovremmo parlare prima con il Re” Bardack tornò a fissare Radish con una punta di rabbia negli occhi “Vedi di non darti troppe libertà nel prendere decisioni!!”. Il primogenito s’annichilì all’istante, puntò desolato gli occhi al suolo e non fiatò più.
Il maestro Muten però, che aveva a cuore il bene di Goku più di quanto desse a vedere, cercò di far in modo di rivoltare la faccenda mettendola a favore dei terrestri e dei nuovi venuti allo stesso tempo. Si avvicinò al genitore dei bambini e cercò di fare sfoggio di tutta la sua serietà “Se mi permette ...” iniziò attirando l’attenzione rigida dell’altro “Goku è l’unico in grado di recuperare le Sfere per il momento. Molti non ne sono a conoscenza ma se persone potenti si impossessassero anche di una sola di queste, per noi persone comuni sarebbe estremamente arduo recuperarla. Se portate via il bambino con voi e poi decideste di dare il via alla ricerca, vi ritrovereste costretti a rimandarlo sulla Terra”. Il saiyan si ritrovò nuovamente a riflettere “Il Re non lo permetterebbe: troppi spostamenti da un pianeta all’altro e strane soste potrebbero destare i sospetti di Freezer ... ciò potrebbe condannarci definitivamente ...
” Bardack rimase silenzioso per minuti, nei quali nessuno si degnò di parlare fuorché Crilin che chiese soltanto al piccolo Goku dove avesse preso il nuovo vestito che indossava ...
“D’accordo. Radish, torniamo su Vegeta” Bardack iniziò ad allontanarsi raggiungendo la sponda del ring in direzione nord, luogo dove stavano le navicelle “Kakaroth rimarrà qui e recupererà le sfere. Ci rincontreremo tra un anno esatto” s’alzò in volo silenzioso e senza nemmeno avvertire il primogenito del gesto che, giustamente, partì per secondo dopo qualche tempo, solo quando il fratello Goku, che lo aveva riagguantato prima che fuggisse lontano, l’aveva salutato richiedendo la rivincita per lo scontro. Radish non rispose non sentendosi più in diritto di prendere decisioni e se ne andò silenzioso lasciando il fratello alle spalle. Chissà se poi, un anno dopo, l’avrebbe realmente rivisto o se invece il padre non lo avresse lasciato su Vegeta per punizione o altro ...



I due alieni raggiunsero le navicelle vicine alla città dell’Ovest e Bardack iniziò immediatamente a inserire le coordinate del pianeta da raggiungere con meticolose attenzioni mentre Radish, ancora zittito dal rimprovero, se ne rimaneva in attesa rigirando la sfera fossilizzata tra le mani. Quando il piccolo vide il genitore entrare nella propria navicella e chiudere il portello, fece lo stesso riuscendo nell’intento al primo tentativo poiché per lui sarebbe stato facile premere qualche bottone sbagliato. Così come la prima navicella prese il largo lasciandosi la Terra alle spalle, pure la seconda fece lo stesso.
L’abitacolo sembrava ancora più opprimente della prima volta in cui vi era entrato. La luce rossastra del vetro, grazie a quel particolare colore, fece tornare alla realtà lo sbarbatello che forse aveva preso troppo come un gioco quell’esperienza. Ripensando alle parole del padre, Radish comprese che essendo una terza classe non aveva il diritto di fare promesse che poi, essendo ad un livello tale, avrebbe corso il rischio di non far esaudire. Inoltre, la cosa che aveva potuto infastidire Bardack, poteva essere stata la troppa confidenza con Kakaroth e poiché tale atteggiamento così infantile non era adatto per un saiyan ligio al proprio spirito guerriero, ciò aveva compromesso la sua immagine seria e orgogliosa agli aspetti che erano basilari su Vegeta. Mentre il leggero calore dell’abitacolo aumentava per poter donare al passeggero un piacevole letargo, la radio si accese facendo risvegliare Radish dai propri pensieri.
“Devi dirmi qualcosa?” si sentì dal pannello di controllo. La voce, sempre severa e inflessibile del padre, sembrò rimbombare nel piccolo spazio che al bambino sembrò ancora più opprimente del solito. Nonostante a Bardack volesse un bene e un rispetto altissimo, a volte gli dava veramente fastidio dovergli dare perennemente ragione eppure, visto che era per lui uno dei modelli da ammirare, ogni volta si ritrovava costretto a piegare il proprio ego. Mentre la sinistra teneva ancora il sasso, la mano destra si allungò verso il pannello e premette il pulsante di dialogo.
“Perdonatemi. Sarei dovuto rimanere al mio posto. Non accadrà più”.
“Ora dormi”.
La conversazione terminò con la stessa freddezza con la quale era iniziata. Il ragazzino, con la speranza di riaddormentarsi il prima possibile, si rannicchiò sul grande sedile in pelle e chiuse gli occhi. Il breve svago sulla Terra era già terminato e se fino a poco prima pensava che questo l’aveva fatto riavvicinare al padre eternamente distante, in quel momento era ormai certo di aver disfatto ancora una volta un gomitolo ben arrotolato fatto di pazienza e umiltà.
Mentre da una parte si sperava di dormire, dall’altra il continuo pensare non lo permetteva affatto: Bardack infatti sperava di non cadere nelle ire del suo Re per avergli disubbidito.



Su Vegeta nulla era cambiato dal giorno della partenza. Il clima era sempre teso e le brutte notizie riguardanti altri saiyan eliminati su pianeti lontani, continuavano a lasciare l’amaro in bocca. La scoperta della morte di Toma e Seripa gettò Bardack in uno stato ancora peggiore, in una situazione nella quale anche la minima parola fuori luogo poteva far scatenare in lui l’ira più bestiale. Per questo motivo Panbunkin, anch’egli molto legato agli amici venuti a mancare, manteneva da questi le distanze per non ferirlo ulteriormente mentre il ragazzino, obbligato a stargli a fianco, perseguiva a non proferire parola qualsiasi fosse l’argomento in questione. Bardack si diresse di malavoglia in direzione del palazzo obbligando Radish a stargli dinanzi. Però, il vedere il figlio che camminava spedito con aria diligente nel tentativo di mascherare alla bell’emeglio i timori che gli scorrevano dentro, gli facevano accrescere i fastidi nei suoi riguardi. Di certo avrebbe preferito avere un primogenito con una spina dorsale di maggior rilievo.
I due saiyan attraversarono svariati corridoi passeggiando tra le file di soldati che diligenti, rimanevano in allerta per qualsiasi evenienza. Il bambino si fermò soltanto quando dinanzi a sé non vide che un’enorme portone, segno di potenza e forza, intarsiato da ricchissimi decori. Pensando che fosse proprio la stanza del regale signore al quale dovevano far rapporto, Radish si bloccò colto da un senso di inferiorità opprimente. Bardack lo raggiunse e senza usare i guanti di velluto gli afferrò la lunga chioma di capelli, spalancò la grande porta e gettò malamente il figlio sul tappeto rosso. L’entrata impertinente e non acconsentita generò immediatamente una certa irritazione nel Re che, prima seduto sul suo trono attorniato da personaggi di rilievo del pianeta, s’alzò in piedi mostrando tutto il suo disappunto. Curgotte, Pharlic, Onny e Abergn fecero spazio a Vegeta che iniziò a discendere gli scalini che sopraelevavano il suo trono con una flemmaticità intimorente. Nel mentre tutti gli altri presenti iniziarono a guardare in malo modo il bamboccio che sembrava non aver ancora compreso in che guaio si fosse andato a cacciare. Mentre Radish si alzava in piedi ancora disorientato dall’accaduto, Bardack gli rimase a distanza con le braccia incrociate al petto e lo sguardo torvo.
Finalmente il moccioso, quando osservò la figura solenne che gli stava venendo incontro, s’inginocchiò umilmente tenendo gli occhi piantati al suolo, come se la stoffa porpora fosse la vera attrazione del luogo. Il Re proseguì la camminata finché non si ritrovò tra i piedi il moccioso. Vegeta adocchiò minaccioso Bardack, che in risposta non fece altro che un cenno rivolto al piccolo saiyan, prima di abbassare gli occhi su Radish.
“Non ammetto interruzioni durante le mie adunanze quindi, se tuo padre non è capace di insegnarti le buone maniere, te le impartirò io con le buone o con le cattive …” enunciò con voce grave il Re mettendo la terza classe ancor più in soggezione. Radish si rannicchiò ancor più umilmente “Mio Re, mi perdoni per quanto è successo. Non era mia intenzione arrecarle disturbo” parlò quasi timidamente il ragazzino lasciando che il suono della sua voce, attutito dai lunghi capelli che gli erano in parte caduti ai lati del viso, diventasse ancor più insopportabile per un certo verso. A Vegeta parve esplodere una vena per la rabbia proprio in quel preciso istante: “NON MI SEMBRA DI AVERTI AUTORIZZATO A PARLARE!” urlò furente e con la pazienza a pezzi prima di calciare con una forza esplosiva il monello, colpendolo in pieno viso e facendolo sbattere contro una delle grandi pareti in pietra che sorreggevano la navata. Radish risentì parecchio del colpo e stramazzò al suolo inquieto dopo esser rimasto appiccicato al rigido supporto per alcuni secondi. Il Re, ancora livido, proseguì la sua camminata raggiungendo l’altra terza classe che sorrideva per la scena osservando con scherno l’esserino atterrito.
“Tu ...” iniziò sibilante il regale “Non credere di poter venire a fare i tuoi porci comodi solo perché sei l’unica terza classe a cui ho dato la possibilità d’entrare qua dentro!” ringhiò Vegeta visivamente infastidito. Bardack fece un piccolo inchino prima di tornare a guardare il suo signore negli occhi, attese il permesso silenzioso e poi iniziò a dire la sua: “Vi chiedo scusa Re Vegeta ma mi sono ritrovato costretto a impartire a mio figlio una lezione esemplare. Evidentemente, nonostante io abbia cercato più volte di insegnargli qualcosa, pare che non voglia darmi ascolto” Bardack osservò il figlio che si rialzava in piedi e che con l’unica mano libera si massaggiava la guancia dolente “Spero che in questo modo la lezione l’abbia capita”.
Vegeta però, nonostante la richiesta di scuse e la motivazione, continuò a rimanere infastidito “Qui non siamo a scuola e io non ho il tempo per queste buffonate! Sbrigatela in qualche altro modo questo tipo di faccende!”. Il Re iniziò ad allontanarsi con il preciso compito di tornare a sedersi ma venne bloccato a metà strada dalla terza classe matura “Mio signore, siamo qui per far rapporto sul nostro viaggio sulla Terra”. Vegeta si fermò e rimase in piedi sul largo tappeto rosso, si voltò nuovamente verso i due e ordinò che tutti i presenti, esclusi i suoi fidati, s’allontanassero dalla stanza. Il brusio che generò lo spostamento di tutta l’inutile marmaglia permise al reale di raggiungere il luogo al quale era designato.
“Allora, che devi dirmi? A me non son giunte voci di un nuovo arrivato se devo esser franco” mormorò Vegeta cercando di recuperare tutta la sua invidiabile freddezza. Bardack sogghignò quasi crudele, voltò lo sguardo verso Radish e parlò con voce carica d’ironia “Io niente. E’ lui che ha qualcosa da dirvi”.
Se il sangue di Radish gli si raggelò nelle vene all’istante, quello di Re Vegeta tornò a ribollire per il nervoso ...
Il ragazzino si voltò verso il genitore allibito “Ma padre ...” fiatò debolmente del tutto insicuro di quello che avrebbe dovuto fare. Bardack lo esortò senza giri di parole a darsi una mossa. Il ragazzino, con i muscoli e i nervi tesi come corde di un violino, con la sicurezza pressoché nulla, tornò nel centro della stanza e cercò di recuperare un aspetto dignitoso. Sotto gli occhi del suo Re, s’inchinò nuovamente e cercò di parlare come se lo spirito non gli tremasse dall’agitazione “Mio Re, siamo appena tornati dal viaggio che ci ha fatto soggiornare sulla Terra, luogo dove un saiyan di nome Kakaroth è stato mandato anni addietro e che noi abbiamo raggiunto con l’intento di portarlo qui su Vegeta”. Il re poggiò la testa tutta sulla mano destra per sorreggerla mantenendo il suo cipiglio “Ebbene? Dov’é?” domandò severo poiché aveva già spiegato che non gli era arrivata nessuna novità su nuovi saiyan arrivati. Radish deglutì profondamente e non riuscì a mantenere lo sguardo nella direzione dell’altro. Quando Vegeta si sentì dire “E’ ancora sulla Terra” perse nuovamente le staffe e pertanto reagì: con il respiro affannoso s’alzò nuovamente e indicò il ranuncolo con l’indice. Dall’arto partì un raggio d’energia che, sottile e fulmineo, raggiunse il ragazzino trapassandolo completamente.
Sotto gli occhi dei pochi presenti Radish cadde al suolo sanguinante e con il petto perforato. Bardack non riuscì a proferire parola e mentre vedeva il rosso tappeto tingersi di scuro si chiese per un attimo il perché di quel suo senso di spaesamento, quella strana mancanza di gioia nel vedere una delle piaghe che l’affliggevano rantolare ai suoi piedi. Re Vegeta assottigliò gli occhi più seccato che mai “Non gradisco queste prese in giro! E se do un ordine esigo che venga portato a termine! CURGOTTE! ...” urlò il sovrano in direzione del sottoposto che appena si sentì chiamato gli si avvicinò “Porta quella vergogna in rianimazione ma mi raccomando: dovrà sentire per l’eternità il dolore che gli ho inflitto e poi fai in modo che Nappa lo schiacci finché non avrà più la forza di sputare sangue. Così sia finché non darò direttive diverse. E TU BARDACK!...” il Re si voltò nuovamente verso l’infimo essere additandolo a sua volta “Prenditi gioco della mia pazienza un’altra volta e farai una fine peggiore, ti ho avvisato! Ora vattene e ripresentati soltanto quando avrai il moccioso!”.
Come ordinatogli il possente Curgotte si mosse in direzione di Radish mentre Vegeta cercava, nuovamente, di recuperare la calma appena persa ma, appena notò il bamboccio muoversi nel tentativo di rialzarsi, fermò il suo camminare. Radish non riuscì nell’intento d’alzarsi ma si limitò ad appoggiarsi ai gomiti, tossì del sangue e parlò nella speranza di non ammazzarsi nel farlo “M-Mio Re! …” iniziò facendo tornare su di sé le attenzioni “ ... C’è un perché ... C-C’è un perché!” disse ad alta voce alzando al cielo la mano nella quale teneva il sasso di pietra. Vegeta osservò l’oggetto con disgusto ... non per l’articolo in sé, ma più che altro per la scena alla quale era costretto ad assistere.
Il bambino proseguì anche se sentiva i passi di Curgotte sempre più vicini “Sulla Terra esistono sette sfere portentose … Se vengono riunite ... Si può evocare un drago in grado di esaudire ... un desiderio” il fiato iniziò a mancare, il braccio ricadde al suolo e pure tutto il corpo sorretto fino ad allora fece le stessa fine. Radish per poco non si morse la lingua nella ricaduta “Tra un anno le possiamo usare ... Per sconfiggere Freezer ...”. Re Vegeta voltò lo sguardo su Bardack con aria meno nervosa “Che significa?” domandò incuriosito dalla stana novella. Il genitore della terza classe avanzò e non guardò il figlio che gli agonizzava a fianco, mantenne gli occhi sul Re per non distrarsi “E’ come ha detto: sulla Terra esistono le Sfere del Drago e una volta che sono riunite tutte e sette si può richiamare un drago in grado di esaudire un desiderio, qualsiasi esso sia. L’unica limitazione è che una volta richiamato, bisogna attendere un anno prima che possa essere riconvocato” Bardack indicò con un cenno della testa il sasso che ormai era rotolato lontano dal figlio “Per questo motivo, una delle sfere che abbiamo preso è tramutata in pietra. Le restanti sono su quel pianeta e Kakaroth, che è l’unico in grado di poterle recuperare tutte le altre sei, ha dato il consenso di radunarle per noi”.
Vegeta per poco non rise “Oggi ti piace farmi innervosire, vero?” dichiarò finto amichevole all’insegna dell’altro che però non perse la compostezza. Bardack proseguì “L’idea è stata di Radish che, solo dopo aver visto con i suoi occhi il drago che riportava alla vita un morto, ha optato di lasciare Kakaroth sulla Terra. Se il potere della bestia non fosse stato visionato non avrei mai dato il consenso per tornare su Vegeta senza l’altro saiyan”. Tra i grandi del consiglio si sollevò un leggero brusio e il Re, colto alla sprovvista da tale rivelazione, si sedette con mala dignità poiché occupato a pensare ad altro. “ ‘Resuscitare i morti’ hai detto?” richiese il sovrano visibilmente incredulo. Bardack annuì.
La mano guantata di Vegeta si poggiò al mento barbuto e lo strinse lievemente mentre la testa ponderava freneticamente “Qualsiasi desiderio ... Addirittura resuscitare i morti ... Questa scoperta potrebbe darci un grande vantaggio su uno come Freezer ...” mormorò coinvolto nei suoi viaggi mentali mentre i seguaci erano già intenti a dare consigli. “Riportiamo in vita tutti!”, “Chiediamo l’immortalità!”, “Eliminiamo Freezer!” dicevano all’insegna del loro signore con trasporto ... esprimevano i desideri repressi nel cuore di molti. Vegeta proseguì a pensare e alla fine, giunto ad una decisione, si rialzò in piedi facendo così zittire tutti quanti. Guardò Bardack e incrociò le braccia al petto “Sperando che questa non sia una presa in giro …” iniziò con voce profonda “Ordino la cessata ricerca dei superstiti saiyan, la confisca dell’oggetto rinvenuto sulla Terra e la spedizione su essa a data da destinarsi” voltò gli occhi verso Curgotte che teneva in braccio il monello svenuto e a fin di vita “Per quanto riguarda lui la storia non cambia. Sia fatto ciò che ho imposto finché non manderò altre disposizioni. Ora ritiratevi tutti quanti” ordinò infine mentre si risedeva.
Bardack raccolse da terra la sfera minerale e mentre si avvicinava al suo padrone per consegnargliela non guardò i sapienti che gli passavano oltre con la stessa indifferenza. Porse a Vegeta l’oggetto e rimase nelle vicinanze ad osservare il Re che studiava minuziosamente il dono.
“Se mi riferivi prima di questa scoperta mi avresti risparmiato queste seccature, sai? Sei proprio una carogna” dichiarò il sovrano all’indirizzo della terza classe che l’osservava con aria orgogliosa. “Sono spiacente, ma lei è stato così impulsivo ... non lo potevo immaginare” replicò l’altro sfidando Vegeta ad abbassarsi e a mostrarsi come quello che era veramente: un saiyan borioso come tanti altri. Il Re sogghignò divertito “E’ un pregio di famiglia, temo che sarete costretti a conviverci” affermò ironico lasciando in libertà l’ultimo presente. Bardack si allontanò dal trono e prima di varcare la soglia d’uscita s’inchinò umilmente.
Vegeta, molto probabilmente, passò l’intera giornata a rigirare la palletta tra le mani. Con la mente piena di idee, con il cuore nuovamente pregno di speranza e con, finalmente, la paura della morte lontana dal collo.


Continua ...




L’anno richiesto trascorse in fretta e in una totale monotonia, nel senso che accaddero le solite cose ripetute di lì a anni prima. Una mattina come tante però, prima che Vegeta si prestasse a fare il suo ingresso nella splendente sala del trono, facendo una capatina senza pretese nella stanza nella quale era tenuta la reliquia intrinseca di speranze, si fermò come se il suo cuore avesse smesso di battere. Sopra ad un piedistallo di metallo infatti, una brillante sfera arancione rifletteva la luce con una brillantezza speciale e al suo interno, le stelline rosse, facevano la loro sporca figura. Le sette Sfere del Drago si erano così riattivate. Il momento di agire era finalmente giunto.
Con grande sorpresa di tutti coloro che quel dì avrebbero dovuto disputare un incontro con il sovrano, si ritrovarono liquidati all’istante dai consiglieri dello stesso che, appena scoperta la novità, aveva fatto cancellare seduta stante tutti i suoi impegni per concentrarsi completamente sul nuovo -ma atteso- problema.
Onny, Curgotte, Abergn e Pharlic vennero richiamati immediatamente per dibattere sul da farsi. Bardack non venne mobilitato per un motivo molto semplice: anche lui, assieme a tanti altri saiyan di terza classe, era stato eliminato. Con una rapidità sorprendente venne deciso un piano che il pomeriggio stesso fu messo in atto: il principe Vegeta, figlio dell’omonimo Re, sarebbe stato mandato assieme a Nappa e al giovane Radish sulla Terra con la sfera per richiamare il drago e ordinargli di eliminare Freezer poiché, nonostante l’anno passato fosse stato utilizzato per aumentare la forza saiyan, a nulla erano serviti gli sforzi.
Presto detto, presto fatto: nel primo pomeriggio i tre saiyan di diversa classe partirono su ordine del Re alla volta del piccolo pianeta in assoluta segretezza. Ma, se qualcuno manteneva il segreto, qualcun altro di ben altri valori, aveva deciso di fare i propri comodi andando a spifferare tutto al “grande” ed onnipotente Freezer. Onny infatti, che era conosciuto ben su Vegeta-sei per le sue brillanti idee belliche ma meno per le sue scelte da doppiogiochista, appena venne a conoscenza dell’esistenza delle portentose sfere che potevano esaudire qualsiasi desiderio, si era avvicinato pericolosamente al nemico del re nella speranza di guadagnare molto. Mentre il principe Vegeta, il colosso Nappa e il giovane Radish erano saliti sulle loro navicelle in direzione della Terra, la serpe con la coda da scimmia aveva preso la propria navicella ed era “fuggito” a velocità sostenuta verso la nave spaziale di Freezer. Lo spilungone con il testone, appena attraccò alla grande nave, percorse i freddi corridoi oltrepassando altrettanti alieni disposti a tutto come lui stesso: non aveva importanza il colore della pelle o delle squame, il sesso o il fetore che emanava l’armatura ... sotto al potere di Freezer vi erano o schiavi oppure infidi personaggi che credevano di essergli amici. Onny percorse rapidamente il tragitto che oramai conosceva a memoria finché non si ritrovò dinanzi alla porta che portava al cospetto dell’oscuro signore. Varcò sicuro di sé le porte automatiche e s’inchinò in direzione di Freezer anche se questi guardava fuori dal grande oblò le meraviglie dell’universo. Soltanto i fidati Zarbon e Dodoria voltarono di malavoglia lo sguardo per adocchiare chi fosse entrato in quel luogo che poteva essere definito sacro. L’ammasso di lardo ridacchiò cinicamente facendo ballonzolare tutto il suo lardume mentre Zarbon, l’essere più narcisista dello spazio, perdeva il proprio tempo a risistemare ciocche di capelli.
“Grande e onnipotente Freezer. Sono giunto per portarvi notizie” dichiarò il sayan a testa bassa mentre attendeva con impazienza che il sovrano facesse ruotare il seggiolone in sua direzione.
“Che diavolo vuoi scimmione? Noi non abbiamo tempo da perdere!” l’aggredì Dodoria con aria presuntuosa gesticolando come un guerriero da bar malfamato.
“Stai zitto Dodoria ...” sibilò qualcun altro ... la voce spettrale risuonò nella stanza, il sangue di tutti raggelò in corpo. Freezer si voltò verso il sayan. Onny per un istante si ritrovò completamente spiazzato.
“Grande Freezer ...” iniziò il suddito lievemente intimorito lasciando che una lieve goccia di sudore gli scivolasse dalla fronte “ Si sono riattivate le sfere magiche. Re Vegeta ha già dato il via all’operazione programmata”. Zarbon scrutò l’infimo guerriero con i suoi occhi dorati prima di rivolgersi al suo superiore “Ho sentito che persino il principino è partito. Ciò significa che il Re tiene seriamente alla riuscita del complotto ... forse non è una baggianata come avevamo ipotizzato”.
Freezer rimase imperturbabile, soltanto uno svogliato “Già” venne emesso al solo scopo di soddisfare la piattola verde.
Dodoria riuscì a incrociare a fatica le braccia per colpa della enorme pancia “Heh, ma non sarà un problema, ci basterà batterli sul tempo, annientarli e poi rubare il desiderio a questo drago”. Onny annuì “Sono appena partiti da Vegeta. Li raggiungeremmo in pochissimo tempo, ci è sufficiente dare immediatamente l’ordine”.
I tre “amici” sogghignarono malignamente ma solo Freezer, con ancora il sorriso dipinto sul viso, parlò scandendo ogni singola sillaba “Temo proprio che la questione non ti riguardi più, scimmione”.
Il sayan, che era già in procinto di andare nella sala comandi per far muovere la nave, si paralizzò sentendo un blocco all’altezza dello stomaco. Si voltò verso Freezer con una faccia da stoccafisso “Ma io …”.
Un istante solo servì all’albino e per giunta solo due ordini giunsero ai piani differenti: il primo fu quello di accendere i propulsori della nave e partire verso la Terra, il secondo fu invece quello di mandare qualcuno a ripulire lo schifo lasciato dal padrone di casa.



Se con un soggetto di seconda categoria quale Nappa era pressoché impossibile instaurare un dialogo che non fosse sminuente o derisorio nei confronti del povero interlocutore con il quale aveva a che fare, con un personaggio come il principe Vegeta la conversazione si poteva già definire conclusa dopo la prima sillaba. Il regale elemento infatti, che parlava di rado e oltretutto con un piglio talmente scocciato come se gli desse persino fastidio dare aria alla bocca, si dimostrava talmente maldisposto ad abbassarsi a chiacchierare con altre scimmie di livelli inferiori che se ciò avveniva era perché con un semplice grugnito non riusciva ad essere compreso. Radish, benché provasse per il principe Vegeta un’ammirazione senza pari e un senso d’attrazione per una personalità così insolita e autorevole, comprese di essersi ritrovato con dei pessimi compagni di viaggio. Il ragazzino infatti, fin dall’inizio del tragitto, aveva preso a parlare e a parlare della Terra e della breve avventura con il fratello consanguineo tralasciando gli aspetti più vergognosi quale l’approccio con due vecchi ... E poiché era stato proprio Nappa a concedergli l’autorizzazione a dire loro cosa fosse successo su quel pianeta lontano, Radish ne aveva approfittato bellamente e in quell’occasione vomitò molto più di quanto fosse necessario. Se l’energumeno affibbiò l’etichetta di “chiacchierone” a quel bamboccio di terza categoria, Vegeta non s’espresse minimamente per tutto l’intero viaggio come ad indicare che l’altro saiyan era talmente di infimo lignaggio da non essere meritevole nemmeno una sua parola.
Il viaggio fu piuttosto rapido poiché se i due più esperti avevano intrapreso navigazioni più lunghe di quella, per l’altro moscerino era apparso tutto più breve di quanto rimembrasse.
Le navicelle dalla sagoma sferica e dall’aspetto ben più malmesso di quanto si fosse visto nelle galassie circostanti, precipitarono sul suolo terrestre creando tre voragini abnormi a distanze piuttosto ristrette l’una dall’altra e successivamente gli alieni uscirono da esse. Vegeta scrutò incuriosito il pianeta azzurro constatando pure lui, così com’era successo un anno prima con le terze classi, che il sasso poteva divenire una buona merce di scambio. Nonostante Radish fosse dello stesso parere del regnante, non perse tempo prezioso e iniziò a darsi da fare per ritrovare il fratello: arraffò lo shouter che oramai era divenuto di sua proprietà e premette il bottoncino rosso d’accensione. Il radar iniziò immediatamente a ricercare l’aura più forte del pianeta ma soltanto qualche minuto dopo vi fu una risposta certa dall’oggentuncolo. Gli “allegri” compagni, sentendo il ‘bip-bip’del attrezzo, si voltarono verso Radish in attesa di risposte.
“Su questo pianeta il livello di combattimento è tremendamente basso” proferì lo scimmiotto al suo principe “Spero che l’energia che ho individuato sia di Kakaroth”. Vegeta alzò dubbioso un sopracciglio ma non s’espresse mantenendo il suo broncio ma poi però, quando il piccoletto capelluto iniziò ad alzarsi in volo per verificare che l’aura fosse quella ricercata, si mosse anch’egli assieme all’altro.
“Tzk, su questo pianeta la gravità è davvero scarsa. Mi sento leggero come una piuma!” esclamò Nappa all’indirizzo di sé stesso poiché, evidentemente, volava più veloce del solito. Vegeta non gli diede minimamente peso, adocchiò la terza classe che osava volargli dinanzi e per la prima volta gli parlò: “Questo Kakaroth è forte?”. Radish iniziò a gongolarsi mentalmente ma riuscì a non darlo a vedere, voltò appena la testa verso il superiore e proseguì a volare dritto “Affatto” sentenziò sincero “Quando l’ho incontrato l’anno scorso era nettamente inferiore a me e dubito che sia migliorato di molto”. Vegeta sembrò parecchio deluso dalla notizia ... Il moccioso però, anche senza permesso, proseguì nella speranza che il suo signore lo stesse ancora ad ascoltare “Questo però può essere causato dal fatto che è molto diverso da noi ...”. Nappa non percepì la pulce nell’orecchio beota com’era “E cioè?” domandò infatti incuriosito. “Abbiamo scoperto che Kakaroth ha preso una forte botta alla testa da piccolo e ciò gli ha fatto perdere l’aggressività di noi saiyan” proseguì sentendo sempre più vicino il ritrovamento dell’altro “Però è stato anche un bene perché … Questo è il posto a quanto pare!”. I tre guerrieri scesero di quota e poggiarono piede sulle sponde di un piccolo altopiano che dava su di un lago e iniziarono a guardarsi attorno senza però vedere alcuna figura consanguinea. Radish si osservò attorno per parecchio sporgendosi anche dall’altura che dava sull’acqua e poi, dopo che il colosso gli ebbe ricordato che aveva lasciato la frase in sospeso, fece spallucce “A quanto pare qui non c’è ... Beh, perché è talmente ingenuo che non ha replicato per cercarci le sfere”.
Proprio in quel momento, come se il destino fosse guidato da un personaggio simpatico e allegro, balzò fuori dal grande lago un pesce talmente abnorme che in confronto il drago Shenron pareva una biscia e, sotto le sue pinne gigantesche, un piccolo bambino tutto nudo gridava preso da una certa gioia. Sia Vegeta che Nappa osservarono allibiti la scena mentre invece Radish si vergognò di avere un fratello del genere ...
“Wow, che pesce enorme!!” esultò il piccolo Goku mentre scrutava con un certo languorino la preda che aveva prima preso e poi sbattuto davanti agli sconosciuti oscurandogli la luce del sole. Il piccolino, ancora nudo e inconsapevole che avesse compagnia poiché non aveva intravisto alcunché, riprese a festeggiare per poi tornare sul bordo dell’altura e mettersi a fare pipì.
“E quello sarebbe Kakaroth?!” brontolò Vegeta indignato perché era stato trattato come una pezza da piedi oltre che essere stato completamente ignorato. Radish annuì desolato “Datemi un minuto principe ...” mormorò poi iniziando ad aggirare la creatura marina per raggiungere il fratellino. “Hei Kakaroth!!” lo richiamò Radish con una certa rabbia nella voce. Goku voltò lo sguardo e sorrise raggiante mentre proseguiva a urinare “Hah, ma sei tu! Non ti avevo visto … Hei, hai visto che bel pesce che ho preso? Adesso me lo mangio!” lo scimmiottino iniziò a voltarsi verso di lui proseguendo però ciò che stava facendo ... Il fratello smadonnò in lingua saiyan ...
Radish si ripulì rapidamente inseguendo l’altro che era già partito verso la bocca del mostro “Non siamo qui per questo! Dove sono le sfere?!” domandò irritato per poi imbufalirsi ancora di più quando vide Goku entrare letteralmente nelle fauci della bestia. “KAKAROTH!!” lo richiamò ancora una volta spalancando talmente tanto la mascella della bestia con le sue braccette da spaccarla. Goku però, che non si lasciava spaventare tanto facilmente, fece con comodo e ravanò in quell’essere finché non ebbe finito, dopodiché ne fuoriuscì con una piccola sorpresa: sulla magica sferetta arancione la luce brillava sfolgorante. Goku sorrise raggiante mostrando il tesoretto “Questa è l’ultima!” dichiarò poi facendo contento l’altro saiyan che tirò un sospiro di sollievo.
“Allora, che diavolo succede?!” Nappa s’intromise spavaldamente lasciando per un momento ammutoliti le terze classi. Kakaroth fuoriuscì dalla bestia e si avvicinò all’unico conoscente, abbassò la voce e socchiuse gli occhi “E’ lui Freezer?” domandò ignorante. Radish lo guardò stranito “E’ molto forte ma non è Freezer”.
La figura di Vegeta fece capolino con la sua “invidiabile” altezza a fianco dell’energumeno. Goku guardò pure lui in modo guardingo “Allora è lui Freezer” stabilì sempre più ignorante. L’altro per poco non sprofondò dalla vergogna “E’ estremamente forte ma non è Freezer ...” iniziò per poi affiancarsi ai compagni di viaggio “Lui è il Principe Vegeta, portagli rispetto” dichiarò poi senza presentare il colosso che, giustamente, se la prese ma venne zittito all’istante.
Radish tornò al suo daffare: si avvicinò nuovamente al fratello e gli porse la sfera che era stata custodita dal padre di Vegeta “Mi hanno accompagnato per il viaggio ma ora non abbiamo molto tempo da perdere per queste cose. Dobbiamo evocare immediatamente il serpentone”. Goku prese anche l’altra sfera e dopo aver annuito si diresse verso una grande roccia che stava poco distante da lì, la sollevò con la sua sorprendente forza e da sotto di essa recuperò le restanti cinque sfere e l’abito scuro oramai stracciato. “Ecco perché non avevamo trovato niente ...” sentenziò Vegeta corrucciato e il piccolo Goku, sentendo l’affermazione, rispose mentre si rivestiva “Le ho dovute nascondere lì sotto perché prima un grosso uccello me le aveva portate via ... le aveva scambiate per le sue uova”. Il bambino prese tutte le sferette e si allontanò di poco alla ricerca di uno spazietto più ampio per richiamare il drago e i saiyan lo seguirono senza fiatare ma, quando sullo shouter di Nappa si attivò un allarme di pericolo, iniziò la voglia di accelerare portentosamente i tempi ...
“Principe Vegeta! Guardate!” esclamò l’omaccione mentre indicava con una mano la terribile e gigantesca astronave dalla forma ellittica che iniziava la sua discesa verso il suolo terrestre. La grande nave spaziale di Freezer sfrecciò sopra le loro teste e proseguì il suo percorso.
Lo shouter dal vetro rosso del saiyan reale vestito di blu iniziò a calcolare a velocità elevatissima l’energia che proveniva dall’interno di quell’abitacolo “E’ Freezer, maledizione!” ringhiò furente, afferrò l’attrezzo elettronico ed essendo già stanco di vedere quelle cifre colossali su di esso, lo distrusse con le proprie mani.
I restanti rilevatori esplosero per conto loro per colpa dell’eccessiva carica supportata.
La situazione stava iniziando ad essere ben diversa da come era stata immaginata.
Radish corse incontro al fratello che, rimasto imbambolato nell’osservazione del veicolo, non aveva ancora poggiato al suolo le sfere. Scrollò Goku con forza facendolo quasi cadere a terra “Richiama il drago! Fallo comparire, non c’è tempo!!” gli ordinò poi con la fronte già imperlata di sudore mentre gli altri saiyan, ancora distanti, attendevano pronti però per un’eventuale attacco nemico. Kakaroth fece come ordinatogli e pertanto poggiò le sfere a terra che, essendo tutte riunite, iniziarono a brillare magicamente. “COMPARI DRAGO SHENRON!!” urlò Goku con le braccia al cielo.
Cadde improvvisamente la notte. Alcuni fulmini squarciarono il cielo e improvvisamente, dalle magiche sfere, un lunghissimo fascio di luce illuminò tutta la zona e infine il drago comparve con tutta la sua magnificenza. Serpeggiò un poco prima di fermarsi e scrutare con i suoi occhi rossi i pochi presenti che l’avevano chiamato “Avanti, ditemi … Esaudirò un qualsiasi vostro desiderio …” enunciò facendo vibrare gli spiriti. Nappa e Vegeta alzarono gli occhi al cielo e rimasero folgorati dallo spettacolo ... mai avevano intravisto qualcosa di simile.
Radish si fece spazio allontanando il fratello, chiuse le mani a pugno e socchiuse gli occhi “ Tu ...” iniziò per poi essere interrotto dall’amico alto due metri: Nappa concentrò le proprie energie e lanciò un’onda potentissima verso una piccola altura generando un’esplosione esagerata. Quando Vegeta chiese spiegazioni Nappa si giustificò: “Ho visto Zarbon ...”.
I nervi di Vegeta s’irrigidirono come corde di violino “DATTI UNA MOSSA SMIDOLLATO!!” inveì verso l’altro saiyan con rabbia ed anche paura ... Radish deglutì e si spicciò: “ TU DEVI UCCIDERE FREEZER!!” ordinò repentino e agitato all’insegna della bestia che, prima di poter rispondere, assistette controvoglia ad un abbattimento: un raggio dal colore luminoso colpì il ragazzino alla spalla destra facendolo cadere a terra. Vegeta voltò lo sguardo notando la figura grassoccia di Dodoria su di un’altra altura laterale, il quale aveva ancora la mano fumante … la sua risata fece in modo di far alzare i nervi.
“Mi spiace, ma non posso ...” la voce profonda del drago fece bloccare tutti quanti.
“Che cosa ...” una goccia di sudore iniziò a discendere la grossa zucca pelata.
Il drago proseguì spiegandosi “Sono stato creato da Dio ... Perciò non posso esaudire un desiderio che richiede una forza superiore a quella di Dio!” brontolò gettando lo sconforto nelle scimmiette spaurite.



Una risata tediosa si erse dopo quel messaggio di sventura e il proprietario di questa, dall’aspetto minuto ma terrificante, fece mostra di se da uno spiazzo centrale sopraelevato. Freezer, seduto sul suo seggiolone scuro, se la rideva bellamente poiché aveva ancora salva la vita. “Hahahaha ... Ma bene, che colpo di fortuna!” esclamò l’albino all’indirizzo dei saiyan “L’inettitudine di questo drago gioca proprio a nostro favore!” dichiarò successivamente scatenando l’ilarità dei suoi fidati sudditi.
“Maledizione, questa proprio non ci voleva!” Nappa digrignò i denti rabbioso mentre il piccolo Goku, resosi conto di chi aveva fatto il suo ingresso, impugnò il suo bastone magico pronto all’azione mentre al suo fianco Radish si rialzava in piedi pronto a menar le mani.
“Io stò aspettando! Qual è il vostro desiderio?”
“Drago! ...” parlò Freezer guardando il mostro negli occhi con una bramosia quasi palpabile “Concedimi la vita eterna!!”. Zarbon e Dodoria esultarono in silenzio per il loro padrone.
Il drago alzò una delle zampette e unì la punta dell’incide con il pollice “Non c’è problema” asserì poi con una placidità tale che una persona estranea avrebbe pensato che la bestia fosse un amicone di un essere spietato come Freezer. Gli occhi rossi di Shenron s’illuminarono. L’oscuro signore iniziò a sorridere percependo dentro di sé una bella sensazione ...
“NO! NON LO PERMETTERO’!!” il giovane Vegeta, con un’ indescrivibile rabbia nel cuore, alzò le mani in direzione della bestia e la colpì con tutte le proprie forze facendola esplodere in mille pezzi. Shenron si disintegrò e mentre il cielo recuperava magicamente tutto il suo splendente colore, le sette sfere oramai inutilizzabili, si tramutarono in sassi. Il piccolo Goku, sconcertato per l’accaduto, rimase impietrito nel vedere l’essere mistico scomparire per sempre e con esso anche la sfera dalle quattro stelle.
Freezer, con i suoi occhiacci rossi e terribili, adocchiò il principe dei saiyan in malo modo, fortemente seccato per l’intrusione e successivamente digrignò i denti vedendo Vegeta ridacchiare. Zarbon e Dodoria si avvicinarono al loro padrone rimanendo alle sue spalle e poi il primo di questi parlò: “Grande Freezer, il suo desiderio forse non è stato esaudito?” domandò poiché la maschera del padrone sembrava incrinata. L’essere dai poteri mostruosi perdurò nel suo stravagante seggiolone spaziale e increspò le labbra scure alla domanda rivoltagli “Non lo so, è questo che mi dà un grandissimo fastidio!”.
I saiyan più piccoli, istintivamente e quasi senza accorgersene, si avvicinarono agli altri consanguinei come per rafforzare le loro possibilità e Radish, riflettendo sull’accaduto, si chiese anch’egli se il desiderio era stato sventato come Vegeta voleva. Porse a Kakaroth il suo quesito senza farsi udire dai nemici e il piccolo alieno cresciuto sulla Terra si espresse chiaramente dichiarando che purtroppo il gesto dell’altro era stato tutto fuorché utile poiché troppo tardivo. In ogni caso, il fatto che Freezer fosse insicuro del nuovo stadio, non dava loro alcun vantaggio ed anzi, la possibilità che questi non avesse raggiunto ciò che agognava, faceva accrescere le possibilità che i pochi saiyan presenti venissero spazzati via senza alcuna pietà dalla sua ira.
Il “grande”, onnipotente e da quel momento immortale Freezer, guardò con la coda dell’occhio i suoi sottoposti e dopo aver mosso con malavoglia una mano in direzione degli ostacoli, ordinò a Zarbon e Dodoria di farli sparire. I due seguaci, uno esageratamente affascinante e l’altro oscenamente orripilante oltre che grasso, discesero dal ripiano con un balzo ritrovandosi allo stesso piano dei saiyan. L’essere dai capelli verdi guardò i presenti e non prese nemmeno la briga di consultare lo scouter per il livello di questi, voltò un poco il viso verso l’altro e decise lui anche questi “Ti occuperai dei ragazzini mentre io di Vegeta e dell’altro”. Dodoria ringhiò fortemente seccato ma non replicò per poi farsi riprendere da Freezer, avanzò con passo pesante verso i due scriccioli e iniziò a far roteare le braccia per effettuare un breve riscaldamento.
Il piccolo Goku strinse con maggior vigore il magico bastone rosso e non staccò gli occhi dal nemico, fece allungare l’arma e si distaccò nuovamente dall’altro gruppetto assieme al fratello che anch’egli sembrava pronto. Il panzone rosa rise sguaiatamente quando si ritrovò a ridosso dei due sgorbietti e si fermò quando li ebbe proprio vicini-vicini, quasi in prossimità dei piedi “Hahaha ... Sono indeciso, non so se schiacciarvi come formiche oppure farvi soltanto fuori e poi mangiarvi arrosto! ...” Dodoria osservò i ragazzini e concluse “... Massì, due scimmiette allo spiedo ...”.
Radish avanzò di un passo con il preciso intento di cominciare lo scontro ma Kakaroth non se ne stette da parte: fece un paio di passi laterali, puntò il nemico da una diversa angolazione e rimase in attesa, pronto all’attacco. Lo scimmiotto dai lunghi capelli scattò in avanti non facendosi attendere, iniziò a tirare pugni e calci a raffica in direzione di un Dodoria che, forse perché la situazione gli era troppo facile, se la rideva mentre si proteggeva. Radish, dopo aver colpito senza veder alcun effetto positivo, indietreggiò e dopo aver aperto una mano verso il grassone, generò un’onda che lo andò a colpire a pieno alzando un gran polverone. Il nemico proseguì a ridere mentre nel frattempo gli spettatori rimanevano ad osservare. Kakaroth però agì prima che la polvere si dissipasse completamente: allungò maggiormente il suo bastone e con questo colpì con estrema violenza le gambe dell’alino facendolo cadere a terra come una pera cotta. Goku non si fermò e vedendo il nemico ancora pancia all’aria alzò in alto il suo bastone magico e colpì ancora il gradasso sull’abnorme pancia. Dodoria tossì un paio di volte e iniziò ad innervosirsi ... quei ragazzini si stavano prendendo gioco di lui. Il mostro rosa alzò le gambe al cielo per darsi una spinta per rialzarsi in piedi ma, mentre faceva ciò, Radish sfrecciò in sua direzione con le gambe rigide, lo colpì al volto e rispedì nuovamente l’altro a terra generando l’ennesimo tonfo.
Nel frattanto Zarbon, che non avea ancora iniziato poiché attratto dalle carambolate dell’altro, iniziò a preoccuparsi pensando che Dodoria fosse ammattito tutto d’un tratto “Hei! Ma che ti prende?” lo sgridò appena questi fu in piedi. L’altro sottoposto arricciò il naso generando una smorfia terrificante e fissò i marmocchi “Niente ... Adesso ci penso io ...”sibilò poi fortemente irritato. Dall’alto del suo ripiano Freezer osservava in silenzio quasi annoiato.
Kakaroth si allontanò di un poco e il fratello gli si avvicinò con un paio di balzi. Osservarono entrambi l’enorme Dodoria risistemarsi sentendo sulle loro piccole fronti le prime gocce di sudore. “Non gli abbiamo fatto un graffio. E’ davvero fortissimo!” proferì Goku con uno strano sorriso in viso ... se ci fossero stati i suoi amici lì vicino, avrebbero capito che non era quello che generalmente esibiva, avrebbero intuito qualcosa di strano. Il bimbo più piccolo piantò il bastone a terra in direzione della bestia, si aggrappò alla cima e urlò “Bastone allungati!” s’avvicinò terribilmente a Dodoria e dopo essersi staccato dall’oggetto cercò di colpire l’altro con un pugno. Il nemico evitò l’attacco e rispose repentinamente: chiuse il pugno destro e colpì lo scimmiotto con una forza tale che questo venne spedito lontano, fino a raggiungere e ad incastrarsi in una parete rocciosa. Radish attaccò immediatamente apparendo alle spalle del nemico e colpendolo alla nuca con un calcio girato ma, benché l’attacco fosse potente e preciso, Dodoria lo percepì come una puntura di zanzara. Il piccoletto colpì più volte rimanendo alle spalle dell’omaccione e, ad intervalli quasi regolari, poggiava le mani sulla schiena robusta dell’altro facendo scatenare le sue forze. Il nemico sopportò per poco la situazione e pertanto, prima che venisse fatta nuovamente quella sequela di colpi, afferrò la bestiola per la folta capigliatura e se la riportò dinanzi per darle una lezione. Le testate di Dodoria erano violente e il cranio saiyan cioccava sotto quei colpi mentre il nasino, colpito più volte, sembrava svendere con altruismo il sangue del padroncino. Goku ravanò con mani e piedi nella dura roccia e riempì i polmoni d’aria fresca quando riuscì finalmente ad estrarre la testaccia dalla parete. Scrollò un paio di volte la zucca per riordinare le idee e poi, quando si voltò indietro e vide il ciccione che cacciava testate al fratello pressoché sconosciuto, corse in sua direzione nel preciso intento di dare man forte. Kakaroth passò anche davanti a Zarbon, a Nappa e al principe Vegeta ma non diede peso a loro, non si chiese nemmeno perché se ne stavano ancora fermi poiché troppo preso dalla propria battaglia.
Kakaroth saltò verso Dodoria e caricò un pugno col preciso intento di voltare la faccia al gradasso. Tentò l’attacco ma il risultato fu tutt’altro: l’unica cosa che si voltò fu l’occhio che lo fulminò. Il diletto di Freezer tenne Radish con la manaccia destra e con l’altra agguantò l’altro scimmiotto, alzò i due dinanzi a se e dopo aver aperto entrambe le braccia verso l’esterno, fece cozzare le due testaccie saiyan prima di gettare gli esserini a terra e lasciarli borbottare.
Dodoria riprese a ridere come se nulla fosse accaduto.



Zarbon afferrò la lunga treccia e se la lanciò alle spalle, con un leggero movimento di nuca sistemò gli ultimi ciuffi fuori posto e poi si voltò in direzione dei suoi nemici. Era giunto il suo turno. Con i suoi occhi dorati guardò il grosso Nappa e il piccolo Vegeta. Sorrise poi sentendosi estremamente sicuro di sé. “Vi lascio la possibilità di scelta, chi incomincia di voi?” domandò l’alieno facendo il finto amichevole. Nappa avanzò senza chiedere il permesso al suo principe e si mise immediatamente in posizione d’attacco, concentrò tutte le sue energie e urlò a squarciagola quando ebbe raggiunto il massimo. Il pelato scattò in avanti con i pugni fumanti d’energia ed attaccò Zarbon con estrema brutalità ma quest’ultimo, che aveva poteri e forza maggiore, parò i colpi senza risentire alcun danno: afferrò il primo pugno quando Nappa cercò di colpirlo e poi prese pure l’altro quando il l’attaccò si ripeté. Le mani dei due guerrieri s’aprirono e le dita s’intrecciarono iniziando a stritolarsi vicendevolmente mentre, sia Nappa che Zarbon, utilizzavano tutta la loro forza per mettere l’altro in ginocchio. Lo scontro si mantenne in parità per una serie d’istanti ma se il saiyan, che sembrava più robusto del belloccio, non riusciva a schiacciare l’avversario, Zarbon sembrava invece non sforzarsi più del necessario per tener testa all’altro. L’alieno dalla pelle azzurra però, già stanco di quell’atteggiamento che secondo lui gli si addiceva poco, caricò la gamba destra e grazie ad uno studiato movimento riuscì a colpire Nappa proprio sotto al mento con una tallonata secca. Il saiyan s’irritò sentendo il sangue in bocca e così strinse maggiormente la presa delle mani e dopo aver attirato l’altro più vicino a sé, colpì Zarbon alla nuca con una testata. Il pendulo di cristallo che dondolava sulla fronte dello scagnozzo di Freezer si ruppe nel colpo e i frammenti dell’oggetto graffiarono il soggetto sfregiandolo a livello millesimale. Zarbon si staccò dalla scimmia pelata e s’impettì vedendo la gocciolina di sangue fare capolino dal sopracciglio “Hai deturpato la mia bellezza!” urlò poi indignato scatenando nel saiyan una certa ilarità.
Poco distante Dodoria sogghignava ancora facendo ballonzolare la pancia e, distratto dall’altro incontro, non si accorse che le zecche s’erano riprese. Radish, furibondo per la rabbia e dal senso d’impotenza, balzò verso il mostro con una furia lancinante ricominciando, ancora una volta, a colpire quel soggetto che non sembrava nemmeno prenderlo in considerazione. Dodoria si lasciava colpire e non faceva una piega ... “Eppure ...” si diceva il saiyan “... Anche se a fatica, riesco oramai a tenere testa anche a un saibaiman ...” ignaro che il violento nemico superava di gran lunga quel piccolo livello. Benché la forza di un moscerino sia insignificante, il suo fastidio si sopporta poco e quindi l’animale venne sistemato ancora una volta: Dodoria alzò un gomito e con un colpo di esso fece sfracellare Radish al suolo.
Zarbon s’alzò in volo e si fermò a mezz’aria lasciando che il lungo mantello si muovesse sotto le piccole sferzate del vento. Sorrise divertito ed attese che Nappa s’ergesse al suo livello. Il guerriero dai lunghi capelli guizzò in avanti verso l’avversario e iniziò a scatenarsi esibendo tutta la sua destrezza e, poiché Nappa era più forte che veloce, tendeva a beccarsi più colpi di quanti s’immaginasse ma, quando poteva, rispondeva più vigorosamente che poteva. Spessevolte infatti, dopo che bloccava un attacco con uno degli arti, Zarbon sentiva questi paralizzarsi per brevissimi istanti. Lo scagnozzo di Freezer si proiettò alle spalle del saiyan prendendolo di sorpresa, lo colpì con un calcio girato alla schiena. Nappa udì la corazza scricchiolare ma, prima che potesse anche solo immaginare lo stato della sua tenuta, l’alieno dalla pelle azzurra lo colpì ancor più duramente e poi, dopo essersi proiettato dinanzi alla sua stazza, lo picchiò facendolo precipitare verso il lago vicino. Il pelato s’addentrò tra le profondità liquide forse per fare - controvoglia - amicizia con i pesci.
Zarbon, non notando alcuna forma di vita che si ripresentava al suo cospetto, iniziò ad allontanarsi lentamente per tornare dal suo signore ma, quando incominciò ad udire un ravvicinato gocciolare, tornò a voltarsi indietro vedendo l’essere sgradito: Nappa, bagnato fradicio, si mostrava con la battle-suit a brandelli e completamente inservibile. L’omone si disfò dell’indumento ormai inutile e tornò a mettersi in posa di combattimento. Zarbon assottigliò gli occhi fortemente seccato.
Freezer, anche se aveva già notato il vantaggio del suo prediletto, esortò Zarbon a fare maggiormente sul serio per accorciare i tempi e il fidato servitore, molto umilmente, acconsentì dandosi immediatamente da fare: questi indirizzò il palmo della mano destra in direzione di Nappa, si afferrò il braccio con la mano sinistra e dopo essersi concentrato scatenò un potere esorbitante. L’onda viaggiò velocissima in direzione del saiyan che non poté fare altro che coprirsi il viso con le braccia incrociate e resistere all’impatto e all’esplosione fragorosa. Il principe Vegeta, poco distante dalla zona, si spostò repentinamente andandosi ad avvicinare a Kakaroth che aveva la bocca spalancata dallo sgomento ... non aveva mai visto nulla di simile.
Mentre il boato si disperdeva tra i suoni della natura che rispondevano a modo loro all’attacco, Zarbon si guardò attorno notando che nell’enorme voragine che aveva creato l’acqua del lago stava facendo involontariamente il suo ingresso assieme alle montagne che si sbriciolavano.
Con un lento e aggraziato volteggiare posò nuovamente i piedi a terra, si sistemò i capelli che erano andati fuori posto e poi si disfò di un po’ di cenere dai vestiti ... Si stizzì mentre si ripuliva: anche se carbonizzato Nappa continuava ad infastidirlo.



Dodoria fece scrocciare le otto dita delle grassoccie mani e poi piegò la testa da una parte all’altra per far risuonare le cartilagini del collo, osservò alla sua sinistra e vide i giovanotti che guardavano lo spettacolo che si svolgeva in aria completamente rapiti. Nonostante anche a lui piacesse quel passatempo, pensò che fosse ancora più spassoso menare le mani e quindi richiamò all’ordine le scimmiette di cui doveva occuparsi: “Con voi non ho mica ancora finito, sapete?”. Goku e Radish si voltarono nuovamente verso il colosso e lo guardarono malamente, si misero in posizione d’attacco e per poco non ringhiarono come cagnacci. Vegeta s’allontanò tornando al proprio posto perché il grassone non era il suo nemico.
Mentre Nappa si scatenò con un colpo d’energia per dimostrare che anche lui era in grado di creare disastri della stessa entità dell’altro, Kakaroth si avvicinò al fratello iniziando a bisbigliare qualcosa sottovoce “Hai qualche piano?”. Radish sorrise amaramente mentre la classica goccia di sudore mista a sangue faceva capolino dai folti capelli “No, niente di niente”. Dodoria iniziò a sbracciare invitando i due ranocchi a darsi da fare “Avanti, vi stò spettando!” brontolava mentre sorrideva. Il saiyan più grande dei due però, nell’osservare quel movimento, sembrò venire un’idea: si voltò indietro e vide il piccolo bastone ancora conficcato a terra e poi guardò il fratello negli occhi prima di richiamarlo. Goku guardò l’altro ed annuì quando si sentì ordinare ciò che avrebbe dovuto fare anche se a malincuore.
“ADESSO KAKAROTH!” urlò Radish prima di scattare verso l’enorme Dodoria ed iniziare a distrarlo con una sequela di scatti e immagini residue. Goku si voltò indietro e alzò al cielo la mano posta a taglio. Con quasi una lacrima agli occhi poiché stava perdendo l’ennesimo oggetto regalatogli dal nonno, spezzò con un solo gesto il bastone rosso riducendolo ad uno spuntone acuminato. Radish afferrò il braccio destro del mostro e con un balzo lo tirò alle spalle di questo obbligandolo ad una posizione forzata mentre Kakaroth, che aveva raggiunto il fratello, faceva lo stesso con l’arto sinistro. I due bambini tiravano con tutta la forza che avevano in corpo e non lasciavano la presa ... dall’alto dell’altura il grande Freezer immaginò che i due bambocci volessero rompere le braccia ad un osso duro come il suo fidato ma poi, quando lo scimmiotto capellone ordinò l’altro di continuare, comprese che il piano trattava di tutt’altro.
Goku stringeva i denti e con le braccia tirava come un ossesso “BASTONE ALLUNGATI!!” urlò prima di sfiancarsi ulteriormente. Il dono di nonno Gohan, che a questi era stato regalato dal maestro Muten, s’allungò rapidamente alla richiesta del padrone e si andò a conficcare nello stomaco dell’energumeno.
Kakaroth e Radish lasciarono la presa e si allontanarono da Dodoria con il fiatone e le braccia a pezzi, si fermarono ad osservare il nemico boccheggiante che si osservava l’arnese trapassarlo da parte a parte. Il mostro rosa agguantò il bastone e lo spezzò nel davanti, sputò un fiotto di sangue quando s’estrasse dalla pancia l’arnese e poi gettò lontano l’oggetto. Iniziò a respirare affannosamente ma continuò a sorridere … ciò mantenne alto lo sconcerto dei due ragazzini che ancora una volta si ritrovarono davanti all’evidenza: non erano minimamente all’altezza del compito.
“ADESSO VI MASSACRO!!!” strepitò il colosso, scattò verso il più grande dei due e lo colpì al petto così violentemente da perforarlo con l’intera mano. Il ragazzino iniziò a boccheggiare mente rimaneva appeso “Ti prego, lasciami andare ... Ti scongiuro, farò tutto quello che vorrai ...”. Dodoria assottigliò gli occhiacci e sorrise malefico, scaraventò il moccioso a terra e lo vide sobbalzare come una palla di gomma. Il mostro ridacchiò puntando la mano sanguinante verso Radish mentre quest’ultimo guardava il nemico con aria implorante “ ... Credimi ...” supplicò ancora. Dodoria concentrò le sue forze sul palmo dell’arto e parlò sinistro “Non credo proprio” enunciò. L’aura portentosa generata dall’essere schiacciò il saiyan a terra conficcandolo nel terriccio marrone. Goku sgranò gli occhi e rimase ammutolito alla scena, indietreggiò senza volerlo nel vedere portar via quella giovane vita che secondo lui aveva fatto più bene che male. “Chiacchieravi troppo per i miei gusti ...” Dodoria diede le spalle al cadavere e osservò l’altro pronto per concludere anche con lui la faccenda.
Il piccolo saiyan balzò un paio di volte all’indietro e concentrò le proprie energie nelle piccole mani, guardò il nemico iniziando a sillabare quella formula che sapeva a memoria: “Kame ...” il piccolino lasciò che Dodoria si avvicinasse ancora “ ... Hame ...” il nemico, comprendendo che Kakaroth stava caricando un colpo d’energia, non si mise nemmeno in posa difensiva immaginando la bassa forza che avrebbe potuto scatenare “... HA!!!!”. L’onda azzurra sfrecciò fulminea e colpì in pieno il bersaglio! Un grande polverone si alzò ma il ragazzino, sentendo una serie di colpi di tosse, non si rallegrò affatto dell’accaduto. “Ma non è possibile ...” mormorò Goku ormai avvilito, cosa che non gli era mai capitata.
La polvere non si diradò e Dodoria uscì allo scoperto, colpì Goku al viso con un sinistro violentissimo e prima che il saiyan potesse allontanarsi troppo, gli afferrò la coda pelosa iniziandola a stringere con forza. Il mostro alzò lo scimmiotto vicino al viso, poggiò sul suo petto la grossa mano, caricò l’energia e infine sparò.
Incenerito completamente Goku cadde a distanza incapace di fare altro, forse perché solo sconfitto o forse perché annientato.
Dodoria si asciugò la fronte dal poco sudore generato dal grande Sole che illuminava la Terra, si incamminò verso il suo padrone e quando gli fu vicino si inginocchiò in segno di devozione. “Grande Freezer, chiedo il permesso di ritirarmi per curarmi questo buchetto” chiese il ciccione. Freezer guardò il suo diletto alquanto schifato ma cercò di moderare i termini “Mi hai profondamente deluso, pensavo che saresti uscito illeso da questa zuffa e invece di sei fatto graffiare da due pulci. Ritirati”. Dodoria si ritirò umilmente senza farsi più vedere in quell’area.



Il giovane principe, circondato da morte e distruzione, guardò in malo modo i saiyan caduti e se per alcuni di loro, quali Kakaroth, aveva previsto una fine del genere, per i restanti aveva invece immaginato una fine un po’ più decorosa. Vegeta rimase nel bel mezzo dello spiazzo erboso pressoché disfatto, osservò il suo più grande nemico su di quell’altura poco distante. Freezer, colui che aveva assoldato la razza saiyan per soddisfare i suoi desideri di conquista e aveva più di una volta cercato di convincere con le buone il Re Vegeta a donargli l’affidamento - o quantomeno il controllo- del principino Vegeta, se ne stava appollaiato su di quel pezzo di terra come se nulla fosse accaduto. Il saiyan aggrottò le sopracciglia e ringhiò verso quello che era sempre apparso come un parassita “Freezer! Scendi e combatti contro di me se ne hai il coraggio!”. L’alieno dalla lunga coda rosata ridacchiò un poco mentre faceva muovere la punta della sua estremità, “Lo sai bene Vegeta che non mi sono mai piaciuti gli scherzi ... Ma ammetto che per le battute di spirito sei proprio portato!”. Il principe s’irritò fortemente sentendosi preso in giro, scatenò tutto il suo potere rimanendo sul posto e sprofondando in quella voragine circolare che egli stesso stava creando “MALEDETTO!!” urlò poi scatenandosi a tal punto che la coda scimmiesca si srotolò dalla cintola e s’arruffò. Freezer ridacchiò ancora ma poi, poiché era ancora rimasto del parere che giocherellare con la scimmietta non fosse di suo completo gradimento, voltò gli occhi verso Zarbon che lo affiancava e successivamente, dopo averlo richiamato, gli disse: “Pensaci tu ma non sbatterlo troppo, voglio che si diverta”. Il servo poggiò il braccio destro sul cuore e piegò il busto in direzione del suo signore, spiccò un grande balzo verso il cielo azzurro e lindo e poi, dopo essere atterrato dinanzi al principino con una mossa davvero elegante, si voltò verso il ragazzo. Zarbon sorrise divertito per la situazione ... Vegeta sembrava infatti un gattaccio soffiante.
Il principe assottigliò gli occhi ma non disse nulla, vedendo quel narcisista pensò soltanto che se voleva vedersela con il rettile non doveva fare altro che sistemare il primo intoppo. Vegeta iniziò fin da subito a darsi da fare: guizzò verso Zarbon con velocità sorprendente e instaurò con lui una serie di attacchi che, poiché venivano neutralizzati, facevano soltanto sprecare energie preziose. Il saiyan si muoveva con elevata velocità, i suoi pugni viaggiavano velocissimi ma non riuscivano a fare nulla fuorché colpire il vuoto. Quando, con uno di essi, riuscì a colpire una massa d’ossigeno a fianco della testa nemica, si ritrovò improvvisamente con il naso rotto: Zarbon infatti, che era sempre rimasto in difensiva senza contrattaccare, aveva scagliato solamente in dritto ritrovandosi però già a buon punto.
Vegeta si allontanò di un poco e si toccò il danno. Si guardò il guanto che da bianco era tramutato in un rosso purpureo ... un secondo moto di rabbia fece accrescere la sua furia. Il saiyan spiccò il volo verso l’alto e si fermò vicino alle nuvole, mise il dorso della mano destra nel palmo della sinistra e tirò al fianco sinistro gli arti superiori. Quando l’onda color magenta iniziò a crearsi tra le mani di Vegeta, Zarbon si limitò a socchiudere gli occhi e alzare le braccia per bloccare l’attacco che sarebbe sopraggiunto. “TI SCONFIGGERO’!!!” il principe urlò a squarciagola e lanciò il suo colpo. La terra iniziò a tremare sentendo quell’enorme potere ...
Zarbon attese fino all’ultimo e poi, quando si ritrovò tra le mani l’onda, la lasciò rosolare come se anziché un attacco terrificante, non fosse altro che una palletta tiepida. Il seguace di Freezer attese che la sfera si rimpicciolisse da sola e poi, proprio per farsi beffa dal saiyan, spense l’attacco energetico con un battito di mani. Il Garrick Cannon era scomparso con dei piccoli e insignificanti lucini ... benché fosse ancora da perfezionare poiché scoperto da poco, Vegeta sapeva che quello era il suo attacco più forte. Il saiyan sembrò per un istante demoralizzarsi ma poi, dopo essersi riempito di nuovo vigore, iniziò a svolazzare per il pezzo di cielo nel quale era come un uccellino in gabbia. L’azzurro, vedendo il combattente comportarsi a quello strano modo, iniziò a credere - anche se con difficoltà - che il principino avesse qualche problema ...
Vegeta continuò a guardarsi attorno con il cuore in gola ... e si pietrificò quando udì la voce derisoria di Freezer alle spalle: “Ci ho guardato pure io Principe Vegeta, ma la Luna non c’è. Sono desolatissimo ... Haah hah hah ha ...”.
“IMPOSSIBILE! E INVECE CI DOVREBBE ESSERE!!” Vegeta, preso da un’improvvisa agitazione, continuò a muoversi da destra a sinistra come un folle ignaro che anni prima un vecchio pervertito aveva disintegrato il satellite adorato dai saiyan. Soltanto dopo un paio di minuti, nei quali Zarbon si era pulito le unghie, Vegeta si fermò un po’ sconsolato ma con ancora un asso nella manica. “Posso ancora creare la Luna se voglio …” proferì generando una piccola sfera tra le mani “... Con questa Powerball!”.
Freezer severo guardò il secondo che era ancora intento a sistemarsi “ZARBON! Non ho nessuna voglia di vedere un circo adesso, metti a tacere questa nullità!!”. Il narcisista si destò e bloccò immediatamente la sua distrazione, con la super velocità si proiettò alle spalle del saiyan e dopo averlo afferrato da dietro, iniziò una rapidissima discesa verso terra. Prima che entrambi potessero sfracellarsi, Zarbon lasciò la presa dal corpo del ragazzo e permise a lui soltanto il privilegio di assaggiare il sapore del terriccio. L’ennesima conca venne creata e il piccolo lago, oramai divenuto una larga distesa d’acqua, s’infiltrò anche in quell’ennesimo buco nel fondo del quale Vegeta rischiava di morire. L’acqua occupò tutto lo spazio che trovò e sommerse la bestiola.
Zarbon sorrise gioioso e tornò a fianco del suo signore che, stranamente, era diventato cupo. “Signor Freezer, c’è forse qualche problema?” domandò timoroso l’azzurro. Il mostro continuò ad osservare la pozza ... “Vegeta è morto?”. Zarbon tentennò “ Ehm, non ho controllato il suo cadavere, ma se fosse ancora vivo, sarebbe comunque ferito mortalmente ...”. “Perché non hai controllato il cadavere?” domandò ancora Freezer. Lo scagnozzo si scosse ancora ma continuò a rispondere senza capire … eppure era successo tutto sotto i suoi occhi, perché il padrone faceva certe domande? “E-ehm, perché è finito in acqua, perciò ...”. “Hai evitato di controllare perché non volevi bagnarti, non è vero?” Freezer fulminò Zarbon come se fosse seriamente in grado di farlo. “M-Mi dispiace! Vado subito a controllare!” il tirapiedi dell’essere più forte del pianeta volò più veloce che poté e con impeto si gettò nelle acque tiepide, afferrò il corpo che cercava e lo riportò in superficie. Poggiò il corpo di Vegeta all’asciutto e appena questo iniziò a tossire ed ansimare, Zarbon sentì un brivido gelido lungo tutta la schiena … Per la prima volta in tutta quella storia, Freezer era sceso di quota ed era alle spalle dell’assistente.
“G-Grande Freezer ...” Zarbon tremò e si scostò immediatamente dal tragitto del padrone. Freezer, ancora seduto nel suo trono mobile, si fermò poco lontano dal principino che non riusciva nemmeno a muoversi, l’unica cosa in cui riusciva era quella di muovere gli occhi per vedere con chi aveva a che fare.
“E’ un vero peccato, potevi diventare un valido combattente ...” sentenziò il tiranno al moribondo, alzò una mano e poi la chiuse esonerando soltanto il dito indice “ ... E’ un vero peccato che tu sia così cocciuto!” Freezer abbassò il dito e caricò sulla sua punta un grande quantitativo d’energia, la sprigionò tramutandola in un raggio laser che attraversò il cuore del ragazzino. Vegeta vomitò un fiotto di sangue, annaspò mentre con le mani bagnate graffiava rammaricato quella terra sconosciuta, pianse rancoroso mentre fissava un punto indefinito ... “A-Arriverà il giorno in cui un saiyan ti sconfiggerà Freezer ... I-Il Super Saiyan che temi ti distruggerà!” sputò altro sangue per non strozzarsi e sorrise immaginando quel giorno in cui l’arpia sarebbe stata abbattuta.
Freezer sogghignò “Tzk, che sciocchezze ... sei stupidamente testardo fino alla fine. Come mio ultimo regalo ti concederò il privilegio del dubbio, Principe Vegeta”.
Vegeta esalò ,inquieto, l’ultimo respiro. Freezer era davvero un mostro senza pietà.



I due esseri tornarono alla grande navicella spaziale e si stanziarono nel salone nel quale spesso Freezer passava il suo tempo a rimirar le stelle e dove Dodoria attendeva da un po’. Un insignificante subordinato fece il suo ingresso in tale salone e si inginocchiò “Attendiamo i suoi ordini, grande ed onnipotente Freezer”.
Il padrone della nave non voltò il trono per guardare la sua pellaccia viola “Apool, fai allontanare di poco la nave dalla Terra. Fermatevi vicino all’orbita”. L’essere sgambettò spiccio e si dileguò. La nave si mosse come ordinato e si bloccò nel punto stabilito.
“Signor Freezer ...” iniziò balbettante il bel sottoposto “... quali sono le vostre intenzioni?” domandò nella speranza di ricevere risposte. Freezer ordinò con tono freddo di aprire il portello superiore della nave e soltanto mentre varcava questo si degnò di rispondere altrettanto freddamente “Estirperò tutte le erbacce”.
Il crudele assassino si fermò in mezzo allo spazio profondo e guardò con aria severa il bel pianeta azzurro che era poco distante. Alzò lo stesso dito con il quale aveva portato precedentemente la morte e concentrò il suo potere. Un onda infuocata di incommensurabile potere distruttivo apparve a Dodoria e a Zarbon come un secondo Sole e successivamente, quando videro l’onda colpire il bel pianeta, rimasero inorriditi dal terribile spettacolo: la Terra crepò prima d’incendiarsi ella stessa, sembrò contrarsi come un insetto strinato e poi urlare di terrore prima di esplodere completamente. L’abbagliante deflagrazione paralizzò maggiormente i due seguaci mentre Freezer, soddisfatto per l’operato, se la rideva soddisfatto incitando Zarbon e Dodoria a non staccare gli occhi dallo spettacolo. Quando il silenzio tornò a rimbombare pesantemente Freezer rientrò con un bel sorriso sul volto, “Andiamo verso Vegeta-sei” ordinò poi immediatamente.
Prima di giungere a destinazione i due deboli della combriccola continuarono a non comprendere il perché del gesto del loro padrone ma solo Dodoria, poiché dei due era il più scemo, osò domandare con sfrontatezza “Perché avete fatto così, grande Freezer? In fondo i saiyan erano tutti morti ...”.
Freezer sogghignò “Mancano ancora quelli su Vegeta ... Finché non li avrò spazzati via tutti non mi riterrò soddisfatto! Per la Terra ho agito per precauzione, qualche scimmietta si sarebbe potuta nascondere facilmente”. Zarbon annuì facendo muovere i suoi lunghi ciuffi penduli “Azione molto saggia, il mio rispetto per voi s’accresce, ma adesso?”.
La veloce navicella raggiunse in pochissimo tempo il secondo obiettivo, il piccolo mostro sollevò le spalle e iniziò a parlare ironico “Beh, farò in modo che anche gli altri saiyan sappiano cos’è successo”.
“Glielo comunicherà?” domandò sciocco l’azzurro. Freezer rise “No, lascerò che sia il principe Vegeta a raccontare tutta la storia ... dall’aldilà però!”.
Le risate scoppiarono praticamente ovunque in quella base mobile.



L’ironia della sorte volle che anche il pianeta Vegeta subisse il medesimo trattamento della povera Terra e non solo: tutti i pianeti sui quali era stato mandato anche solo un saiyan erano stati successivamente disintegrati senza troppi problemi.
Freezer, così com’era risaputo nell’intero Universo, dimostrava continuamente la sua crudeltà mascherando la paura di essere un giorno sconfitto da un Super Saiyan. Benché oltre che invincibile fosse divenuto anche immortale, continuava la sua pulizia per smentire l’ultimo capriccio che lo seccava: dimostrare a Cooler, suo fratello maggiore, che non prendeva tutto con leggerezza.







In un giorno tanto freddo come quello in cui è nato questo racconto, si spense la storia del popolo dei valorosi guerrieri Saiyan, dei terrestri e di moltissime altre forme di vita lasciando spazio a quella che sarebbe divenuta l’era di Freezer.
Le storie possono essere ritoccate, essere raccontate diversamente e magari anche essere alterate completamente, ma non possono perdere quella patina magica capace di tramutarle in mito e quindi, anche se la morte oscurerà gli astri, non sarà in grado di cancellare la Leggenda dei Saiyan e di Dragon Ball.
E chissà poi, se grazie a un destino fortunato e a dei piccoli omuncoli verdi, le leggende potranno rinascere ancora una volta ...



“Chi ha raccolto le sette sfere comunichi il suo desiderio ... Ne esaudirò tre, qualunque essi siano ...”







FINE


 
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