My happy ending, [26-06-09] My happy ending

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Arwen88
view post Posted on 20/9/2009, 22:59




Fandom: Harry Potter
Rating: 14 anni.
Personaggi/Pairing: Harry Potter, Draco Malfoy, Sirius Black, Remus Lupin, il trio protagonista, Remus/Sirius.
Tipologia: One shot.
Lunghezza: 7587 parole, titolo escluso, 14 pagine.
Avvertimenti: Shonen-ai, Death Character, What if.
Genere: Generale, Azione.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato le seguenti storie, non mi appartengono ma sono di proprietà di J.K.Rowling che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Harry Potter, appartengono solo a me.
Note dell'Autore: Sono partita dal fatto che Sirius non muore e questo ha cambiato molte cose,nel resto dello svolgimento.
Introduzione alla Fan's Fiction: Sirius non è morto. Come potrà modificare questo tutto il resto della storia? Si potrebbe arrivare ad un diverso finale? Per tutti coloro che pensano che certe morti siano state ingiuste e che Voldermort meritasse una fine più decente.



My happy ending





La risata di Sirius si spezzò quando il lampo di luce rossa lo colpì al petto, la sua espressione passò dall'euforia alla sorpresa mentre il corpo si piegava con grazia all'indietro. Il rumore dell'impatto della sua testa contro l'arco di pietra paralizzò tutti i membri dell'Ordine: Sirius si accasciò al suolo, una scia di sangue scuro sulla pietra grigia, gli occhi chiusi nel freddo sonno.
Molte cose successero nei secondi seguenti: Harry urlò, chiamando il padrino con quanto fiato aveva in gola, e si slanciò verso la piattaforma ma Remus lo afferrò per la vita, tirandolo a sé per fermarlo; dalla bocca di Bellatrix esplose un alta risata mentre, con espressione folle, portava il braccio indietro, pronta a lanciare l'Anatema che uccide contro il corpo del cugino -per sincerarsi della sua morte o forse solo per divertimento-; dalla bacchetta dell'appena giunto Silente, scaturì una luce azzurra che si concretizzò in uno scudo che si frapponeva tra i due cugini. La risata della donna si spense in un ansimo di terrore mentre si voltava verso il preside di Hogwarts con sguardo allarmato, per poi girarsi e fuggire dall'altro lato della sala.
Tra le braccia di Remus, Harry prese a dimenarsi, urlando frasi sconnesse, finché non riuscì a liberarsi dalla stretta protettiva dell'ex professore: il ragazzo scattò seguendo la Mangiamorte su per gli scalini e dritto nella stanza dei cervelli.
Senza nemmeno volerlo, Remus si voltò verso l'ex compagno di scuola ancora immobile a terra ma poi, ripresosi, si slanciò all'inseguimento di Harry. Era quasi arrivato alla porta quando percepì un enorme potere arrivare alle sue spalle: prima che potesse anche solo voltarsi, un baluginio argentato passò fulmineo al suo fianco, superandolo e inseguendo il ragazzo. Il professore fermò la propria corsa, conscio che se Albus Silente era con Harry, lui sarebbe stato superfluo.
Nella sala regnava ormai un relativo silenzio. Con passi lenti, rassegnati, Remus Lupin si avvicinò all'amico, prendendolo tra le braccia e adagiandone anche la schiena sulla fredda pietra. Lo sguardo del lupo mannaro era triste, disperato, gli occhi lucidi e le labbra tirate manifestavano i suoi sentimenti ben più del suo silenzio.
Malocchio Moody fissava il giovane inclinato sulle ginocchia prendersi cura dell'ex membro dell'Ordine. Era passato molto tempo dall'ultima volta in cui la sua maschera di quieta ferocia era stata messa a dura prova dalla perdita di un alleato e dalla vista delle reazioni dei prossimi alle vittime. Esitò per un attimo prima di fare il primo passo verso la piattaforma, ma dopo di esso riacquistò la propria sicurezza, giungendo presto alla base dei gradini.
Le spalle di Remus ebbero un primo sussulto, presto seguito da molti altri. Lentamente, zoppicando, Malocchio salì gli scalini, posando una mano sulla spalla dell'uomo; ma i suoi occhi si spalancarono quando dalla bocca di Remus non esplosero solo singhiozzi, bensì un esitante risata amara.
-Sempre il solito, sempre coi tuoi stupidi scherzi di cattivo gusto...-
La mano dell'Auror si mosse velocemente spostandosi fino al polso di Sirius, l'espressione di stupore che si trasformava dapprima in sbalordimento e poi in sollievo mentre sentiva il debole, ma pur sempre presente, battito del cuore. Ancora vivo.

***




-Adesso stai lì seduto e aspetti che il tè sia pronto.-
La voce autoritaria di Remus provocò una smorfia di disappunto a Sirius Black che, sprofondato in una consunta poltrona di pelle nella cucina di Grimmauld Place, scoccò un occhiata d'intesa al figlioccio seduto al tavolo. L'uomo controllò la figura dell'amico intento a preparare il tè e, lentamente, portò il busto in avanti alzandosi poi dalla poltrona.
Un passo silenzioso dopo l'altro si stava avvicinando alla porta e già sul suo viso era comparso un ghigno di trionfo, quando con un gran clangore un vassoio da tè in argento si abbatté con violenza sulla sua testa.
-Ahia!-
L'urlo indignato del padrino fece ridere Harry che osservò un Remus assolutamente indifferente agitare la bacchetta al di sopra della spalla e far fluttuare la poltrona in avanti. Quest'ultima andò a sbattere sui polpacci di Sirius: con un tonfo e l'espressione imbronciata lui vi tornò seduto prima che la poltrona facesse retromarcia tornando al proprio posto.
Remus si voltò verso il tavolo depositandovi tre tazze di tè, una teiera, lo zucchero e la brocca del latte.
-Harry, puoi andare a chiedere a Ron e Hermione se gli va una tazza di tè?-
-Certo, Remus.-
Harry si alzò e si diresse fuori dalla cucina. Appena la porta si fu richiusa alle sue spalle, Remus lanciò uno sguardo attento all'amico prima di voltarsi tornando ad affaccendarsi. Sirius seguì gli spostamenti dell'altro con la stessa espressione imbronciata prima di sbottare: -Ma tu non sei quello che è rimasto qua per prendersi cura di me?-
-Mi sto prendendo cura di te, Sirius.-
La voce serafica di Remus sembrò irritare l'uomo ancora di più, facendogli alzare la voce.
-E tirarmi un vassoio in testa -testa che ha una ferita, se lo avessi dimenticato- lo definisci "prendersi cura di me"?-
-No... Quello lo definisco un "deterrente".-
Il tono divertito del lupo mannaro non sfuggì all'animagus che incrociò le braccia al petto... un lampo di sfida fece capolino nel suo sguardo: quando parlò, lo fece con una leggera sfumatura di rivincita.
-Mi dovresti trattare meglio: sono convalescente... Con-va-le-scen-te. Ho una ferita! Sarei potuto anche morire... Merito un po' di...-
Ma lo sproloquio fu interrotto dalla voce di Remus.
-È perché stavi per morire, che ora non ho remore a tirarti le cose in testa.-

Sirius lo guardò un attimo scocciato prima di sbottare: -E cosa vuoi? Finire l'opera?-
Remus si girò giusto il tanto per lanciargli un occhiata seccata prima di proseguire.
-Intendo dire che ho capito che... potrebbe finire tutto da un momento all'altro: nessuno ci da la certezza che domani saremo ancora qui, per cui... Non voglio più perdere le occasioni di fare ciò che desidero.-
Remus aspettò un attimo che Sirius alle sue spalle replicasse ma, quando il silenzio si prolungò, decise di continuare.
-È per questo che ho chiesto che l'incarico di occuparsi di te venisse affidato a me. Perché... Perché avrei avuto più possibilità di riuscire a dirti che.. sì, insomma, che... Ti amo.-
Le ultime parole furono giusto borbottate ma, nel silenzio della cucina, per Sirius furono più sonore di una cannonata.
Dopo qualche secondo, il lupo mannaro osò voltarsi verso l'altro, scoprendolo con la bocca aperta.
Poi l'erede dei Black scoppiò a ridere, alzandosi dalla poltrona e avvicinandosi all'amico che ora lo guardava offeso -e anche un po' ferito-. Una delle grandi mani dell'uomo si posò sulla nuca dell'ex compagno di scuola e, con un movimento deciso, lo attirò a sé facendolo scontrare col proprio petto.
Remus rimase fermo tra le braccia di Sirius finché non sentì il suo sorriso premuto sul proprio orecchio prima che l'altro gli sussurrasse un semplice "Era ora...".

***



Harry si sporse in avanti poggiando i gomiti sulle ginocchia, lo sguardo serio rivolto al padrino.
Attorno a lui l'atmosfera rilassata del dopo cenone natalizio sembrava troppo dolce per essere interrotta, tuttavia aveva bisogno di fare quel discorso che rimandava da troppo tempo.
-Sirius, ho dei sospetti su un mio compagno di scuola.-
L'uomo lo osservò intensamente.
-Di chi si tratta?-
Attorno a loro l'atmosfera rilassata sembrò scomparire all'improvviso, sia il Signor Weasley che Remus si irrigidirono tirandosi su dalle posizioni sprofondate nei divani per seguire meglio la discussione.
Harry fissò il padrino negli occhi, rispondendo senza esitare.
-Draco Malfoy. Credo sia un Mangiamorte.-
Remus si mosse lentamente, soppesando le proprie parole.
-Questa è un'accusa seria. Che prove hai a sostegno di questa idea?-
Il giovane Grifondoro parlò lentamente: -Prove non ne ho... Ma un insieme di cose che ho notato mi hanno convinto.-
Lo sguardo scettico negli occhi dei suoi interlocutori lo spinse a spiegarsi velocemente.
-Quest'estate l'ho visto parlare con Sinister e mostrargli qualcosa, qualcosa sull'avambraccio sinistro, Sinister poi ha preso ad essere ancora più untuoso e gli ha dato ciò che voleva. Draco non si lascia più toccare quel braccio e a scuola ha detto di avere cose più importanti da fare, più importanti di tutto il resto, e sono sicuro che ci sia lui dietro l'attentato con la collana... Ha preso il posto del padre come Mangiamorte!-
Harry si fermò, quasi ansimante, rendendosi conto che le persone accanto a lui lo guardavano a disagio, dubbiose. Tutti tranne Sirius, l'uomo continuava ad osservarlo attentamente, serio in volto.
Remus si schiarì la gola, sporgendosi verso Harry.
-Harry, queste purtroppo non sono prove serie, sono impressioni... Lascia che ti ricordi che non sei molto neutrale: sono anni che odi quel ragazzo. E poi, tanto per voler essere obbiettivi, cosa se ne dovrebbe fare Tu-sai-chi di un ragazzino?-
Harry sentì la rabbia montare dentro di sé: come potevano essere tutti così ciechi?
Gli sguardi quasi di compassione degli adulti attorno a sé gli facevano venire voglia di urlare che lui "sapeva". Proprio mentre Remus apriva nuovamente la bocca, un braccio di Sirius si avvolse attorno alle sue spalle, tirando l'uomo contro il proprio petto.
Il lupo mannaro si voltò sorpreso verso il compagno e l'attenzione di tutti si concentrò sull'erede dei Black: Sirius sorrideva a mezza bocca, lo sguardo fisso sul figlioccio.
-Io ti credo.-
Il viso di Harry si illuminò mentre il padrino continuava: -Se ve lo siete dimenticati, ai nostri tempi nessuno avrebbe sospettato che Minus potesse essere al servizio di Voldermort. Il ragionamento di allora e quello di oggi sono sempre gli stessi: "Non può farsene niente di lui!"; ma vi faccio notare che il passato ci dovrebbe insegnare che fare congetture sui pensieri e le decisioni di Voldermort non è mai molto sicuro. Noi non sappiamo niente di come lui voglia arrivare alle sue mete. Per questo, penso che Harry possa avere ragione.-
Il silenzio regnava nel salotto, il Signor Weasley si tolse lentamente gli occhiali, prendendo a pulirli col maglione.
-E ora come vorresti comportarti con lui?-
Harry rispose senza esitare: -Lo affronterò.-
Sirius ruggì un "Buona idea!", un gran sorriso sul viso; Remus, ancora appoggiato contro il suo petto, mosse appena la testa, tirando un piccolo sospiro.
-No che non è una buona idea. Se lo affronterà direttamente l'unica cosa che ci guadagnerà sarà un duello.- Ignorando lo sbuffo d'impazienza di Sirius, Remus si rivolse ad Harry: -Devi evitare il confronto diretto per quanto possibile: cerca il dialogo.-
Harry aprì la bocca per ribattere ma una mano alzata dall'ex professore frenò le sue proteste.
-Ascoltami: se veramente è un Mangiamorte, allora avrà probabilmente un qualche compito da portare a termine e ancora più probabilmente questo lo starà mettendo a dura prova. Lavorare per Voldermort è difficile, ma lo è ancora di più se sei isolato dai tuoi alleati. Cerca il dialogo: certamente all'inizio si rifiuterà ma, se insisti, penso che potresti arrivare a fare almeno una piccola breccia.-
Harry annuì, il cervello che lavorava a pieno regime.

***




Harry rimase fermo davanti alla porta del bagno, lo sguardo stralunato fisso sul ragazzo biondo che, dandogli le spalle, singhiozzava.
Non aveva mai visto Draco piangere, l'aria di fragilità che emanava dalla sua figura era... allucinante, se non vi avesse assistito avrebbe detto addirittura "impossibile": non lui, non quel ragazzo che si vantava del suo sangue puro, non lo stesso ragazzo che aveva cercato più di una volta di fargli del male senza remore.
Ma rimanere fermo come un baccalà non era stata una buona idea e Harry lo capì quando il Serpeverde alzò lo sguardo sullo specchio davanti a sé, sorprendendolo a fissarlo.
Draco si voltò di scatto, un espressione furiosa sul viso ancora lucido di lacrime, la mano che aveva già preso la bacchetta.
Istintivamente, Harry fece lo stesso, urlando un "Protego" in un mezzo anticipo dello Schiantesimo lanciatogli da Malfoy.
L'incanto di Harry fu così potente da far volare via la bacchetta dalla mano dell'avversario: Draco indietreggiò di alcuni passi ma il suo stupore svanì presto e si buttò contro il Grifondoro alla ricerca di un corpo a corpo.
Sorpreso, Harry alzò nuovamente la bacchetta per proteggersi ma un colpo di Draco raggiunse il suo braccio, spostandoglielo, mentre un pugno arrivava dritto contro la sua tempia. Gli occhiali volarono sul pavimento del bagno mentre con un tonfo ben più sonoro anche Harry cadeva a terra. Il ragazzo sollevò lo sguardo appannato sull'avversario: Draco lo sovrastava, il fiato corto come avesse fatto una lunga corsa, i capelli scompigliati e lo sguardo sconvolto. Harry si tirò su puntellandosi coi gomiti, distogliendo l'attenzione dal compagno di scuola per cercare i propri occhiali ma poi, ricordandosi di stringere ancora la bacchetta in mano, li richiamò mormorando un Incanto di Appello. Harry si rialzò, continuando ad osservare il nemico che solo allora sembrò fare di nuovo attenzione a lui, stringendo nuovamente i pugni.
Harry si ritrovò a parlare prima ancora di essersi accorto di aver formulato un pensiero coerente.
-Va bene, colpiscimi: ma poi, quando ti calmi, smettila di fare il cretino e parliamone.-
Draco rimase immobile, solo i suoi occhi si sgranarono fissandosi in quelli dell'altro riprendendosi.
-Cosa pensi di saperne tu, eh?-
Harry lo fissò passandosi le mani sulla divisa ormai sporca. Decise di utilizzare tutte le sue supposizioni.
-So più di quello che pensi: so che Lui ti ha ordinato di fare qualcosa che tu non vuoi fare. So che tu hai accettato per paura e per rabbia, e nessuna di queste due ragioni dovrebbe guidare le nostre azioni. Ci sono altre strade che puoi percorrere.-
Il viso già pallido di Draco era andato sempre più sbiancando fino a raggiungere un colorito terreo.
Harry si accorse del tremolio delle labbra del ragazzo mentre questo cercava di ricomporsi, cercando di produrre una risata di scherno che però non ebbe niente a che vedere con quelle del passato.
-E quali, Sfregiato? Le tue?-
Ma Harry lo guardava deciso, conscio di essere quasi arrivato alla meta eppure ancora sull'orlo di un burrone.
-Perché no?-
Il giovane fece un passo avanti, la mano tesa, sperando con tutte le sue forze in un esito positivo.
Draco rimase fermo, osservando la mano del Grifondoro; dopo un attimo di esitazione sollevò la sua, stringendogliela.

***



Harry era fermo, le spalle appoggiate contro uno dei muri dell'ingresso di Grimmauld Place. Tamburellava il pavimento di pietra con la punta del piede, cercando di capire qualcosa di ciò che i membri dell'Ordine dicevano dall'altra parte della porta, dentro la cucina.
L'Ordine aveva indetto una riunione straordinaria per discutere il possibile uso delle informazioni portate dal giovane Malfoy. Nessuno lo aveva detto, ma tutti sapevano perfettamente che Silente forse avrebbe voluto usare anche il ragazzo stesso, probabilmente come spia, esattamente come Piton.
Era principalmente questo il motivo per cui Harry non riusciva a decidersi ad allontanarsi da quel muro: lui aveva messo Draco in quella situazione e ora se ne sentiva responsabile; per quanto già la situazione precedente fosse brutta, ora temeva di averlo buttato dalla padella nella brace.
Finalmente, la porta si aprì e dalla cucina uscì Draco, il passo esitante, il colorito smorto; il suo sguardo puntato a terra si sollevò andando ad incrociarsi con quello del vecchio avversario. Alle sue spalle apparve la Signora Weasley, l'aria un po' scossa. La donna diede una piccola pacca sulla spalla del Serpeverde senza tuttavia guardarlo.
-Ragazzi, per piacere, potete allontanarvi da qui? Ora ci sarà una riunione solo per i membri dell'Ordine.-
I due ragazzi annuirono e, dopo un cenno di Harry, si diressero su per le scale, diretti al salotto.

Harry richiuse la porta alle proprie spalle, osservando Draco camminare lentamente fino alla finestra, poggiare le mani sul davanzale bianco e rimanere a guardare la Londra babbana dall'altra parte del vetro.
-Cosa ti hanno chiesto?-
A dispetto dello stato d'animo in cui versava, Harry dovette riconoscere di aver parlato con voce sorprendentemente ferma.
Draco non rispose subito, continuando a guardare fuori.
-Ho detto tutto quello che ho scoperto dei piani del Signore Oscuro: i nomi degli altri Mangiamorte, un paio di piccoli incarichi di cui ho sentito parlare e... il lavoro che devo compiere io.-
Harry insistette: -Tutto qui?-
Draco girò appena il viso, guardandolo per un attimo da sopra la spalla.
-Che altro vuoi, Potter?-
Harry fece un passo avanti nella stanza, cercando di non perdere le staffe.
-Voglio sapere se hanno deciso di usarti!-
Draco si voltò a metà verso di lui, una mano ancora sul davanzale.
-Dovrò fare la spia. Il doppiogiochista.-
Harry si sentì come se il suo stomaco piombasse vicino alle ginocchia: in pochi passi raggiunse l'altro, la voce che si alzava: -Ma sono impazziti? Se ti scoprono, ti ammazzano!-
Sul viso di Draco apparve l'ombra di un sorriso rassegnato.
-Tanto sarei morto comunque...-
Senza pensarci, Harry afferrò il polso dell'altro ragazzo.
-Forse tu non capisci...-
Ma le parole fredde di Draco lo interruppero.
-Taci, Sfregiato: sei tu che non capisci.- Lo sguardo di Draco era freddo e tagliente come non succedeva da parecchio tempo. -Credi che tutto sia facile, che sia semplice fare la cosa giusta, ma non sai... Se fai ciò che desidera, gli altri ti vorranno uccidere, se non lo fai, sarà Lui ad ucciderti! Credi che tutti...-
Improvvisamente, Harry si ritrovò ad urlare: -NON TUTTE LE BATTAGLIE SI POSSONO COMBATTERE DA SOLI!-
Rimasero a fissarsi così: Harry vagamente ansante, Draco con lo sguardo nuovamente spento.
-Che farai ora?-
-Tornerò a scuola, completerò la missione. In ogni caso, poi tornerò dal Signore Oscuro.-
Il tono rassegnato di Draco colpì Harry come un pugno allo stomaco: i suoi peggiori timori si stavano realizzando. Aveva cercato di salvare quel ragazzo da Voldermort, e ora stava finendo in una situazione quasi peggiore.
-Non deve finire così...-

***



-Devo ammettere che non pensavo saresti riuscito nella tua missione. Forse per questo non mi sono sentito troppo deluso nell'apprendere che, in realtà, non eri stato veramente tu ad uccidere Silente.-
La voce lenta di Voldermort risuonava nel silenzio del salotto di Villa Malfoy, la luce danzante delle poche candele presenti illuminava le figure di due Mangiamorte in piedi al centro della stanza. Il Signore Oscuro camminò lentamente attorno a loro, le lunghe dita bianche che accarezzavano amorevolmente la bacchetta, lo sguardo ebbe un bagliore sadico mentre scivolava sulle loro schiene.
-Tuttavia, non posso fare a meno di pensare che... avresti potuto servirmi meglio.-
La bacchetta magica si mosse in un guizzo, una luce ne scaturì e la figura più bassa tra le due cadde a terra. Alte urla riempirono la stanza mentre il giovane si contorceva dal dolore, sotto l'effetto della Maledizione Cruciatus. Il Mangiamorte più alto non si mosse di un millimetro, senza neppure voltarsi a guardare l'altro.
La bacchetta si alzò e le urla cessarono, Voldermort continuò a fissare il ragazzo a terra cercare di rimettersi in piedi e gli si rivolse nuovamente, in tono quasi dolce.
-Perché possa servirti di lezione...-


Draco aprì gli occhi sentendo una mano afferrargli un braccio, per la paura ebbe uno scatto, le molle del letto cigolarono e una seconda mano andò a coprire la sua bocca impedendogli di urlare.
Dal buio sbucò fuori il viso di Piton, dopo un attimo i muscoli del ragazzo si rilassarono e la mano sulla sua bocca si spostò mentre un sussurro arrivava alle sue orecchie.
-Alzati in silenzio, presto.-

Due figure incappucciate si allontanarono velocemente dal maniero scivolando silenziosamente tra le ombre del parco.


Del trambusto nell'ingresso fece spalancare gli occhi a Harry che, immediatamente, si alzò dal letto per andare ad aprire la porta della propria stanza. Nella semi oscurità delle scale poté vedere in basso due figure scure parlottare piano tra loro, prima che una si voltasse ed uscisse nuovamente dalla porta. Il silenzio tornò a regnare nella casa, Harry scese lentamente le scale, la mano stretta attorno alla bacchetta, finché non raggiunse il pavimento di pietra dell'ingresso.
La figura incappucciata era ancora ferma lì: dava le spalle al ragazzo continuando a fissare la porta dalla quale il suo compagno era uscito poco prima.
Harry riconobbe nella persona nascosta dal mantello nero la sagoma di Draco e, allentando appena la presa sulla bacchetta, portò l'altra sulla spalla del ragazzo. Draco si voltò verso di lui, lo sguardo un po' spento, l'espressione di chi sente di aver perso tutto. Harry lo scrollò cercando di farlo reagire ma Draco si limitò a fissarlo, muto.
-Il resto della casa dorme... Vieni.-
Harry afferrò l'altro per il gomito, conducendolo in cucina con sé.


Draco si tolse il cappuccio, lasciandosi cadere su una sedia, i gomiti appoggiati sulle cosce e la testa fra le mani. Rialzò lo sguardo sentendo un leggero tonfo sul tavolo: Harry vi aveva posato una bottiglia di Burrobirra, girandosi guardò male il Grifondoro che si era poggiato contro il bancone della cucina, un'altra bottiglia in mano.
Draco gli sorrise sarcastico: -Non sono un bambino. Non hai niente di più forte?-
Harry agitò vagamente la bottiglia: -Non so dove la madre di Ron nasconda il Whisky Incendiario, questo è ciò che passa il convento.-
-Convento?-
Harry scrollò le spalle: -Lascia perdere.-
Con uno sbuffo, Draco allungò la mano, afferrando la bottiglia e bevendone un lungo sorso sotto lo sguardo attento di Harry.
Il ragazzo parlò lentamente.
-Se sei qui, vuol dire...-
Draco gli rispose amaramente: -Vuol dire che il Signore Oscuro non ha bisogno di un servo "mediocre" come me.-
Harry sbatté la propria bottiglia sul tavolo facendone traboccare un po' e sporgendosi verso il vecchio compagno di scuola.
-Tu potrai anche essere un tronfio idiota... Ma se hai avuto il coraggio di fare ciò che hai fatto, sei tutto fuorché "mediocre".-
Il giovane Malfoy rimase senza parole per poi scoppiare a ridere.
-Sei l'ultima persona al mondo che avrei mai pensato potesse dirmi qualcosa di tanto simile ad un complimento! Hai preso una botta in testa?-
Harry scrollò le spalle, lasciandosi cadere a sua volta su una sedia.
-No, lo penso davvero. Da quando Vol-... Tu-sai-chi è tornato, la gente ha paura, tutti si nascondono e se chi è rimasto non combatte...-
Le parole si spensero lasciando in sospeso il suo pensiero, ma presto il silenzio fu riempito dalla voce di Draco.
-Ma smettila... Non vincerà Lui.-
Harry alzò lo sguardo su Draco, sorridendogli sarcastico: -Non dirmi che ora pensi che riuscirò a batterlo...-
Il viso di Draco riprese un po' di colore diventando di una sottile sfumatura rosata mentre il suo sguardo si spostava lontano dal suo interlocutore.
-No, penso che alla fine il Quidditch inizierà a mancare a tutti.-
Senza lasciare all'altro il tempo di ribattere, Draco si alzò uscendo dalla cucina, lasciandovi un Harry sogghignante con ancora la bottiglia di Burrobirra mezza piena.


***



Harry aprì gli occhi, ansimando: il viaggio nella mente di Voldermort l'aveva distrutto e, da quel che pareva, non era passato inosservato agli altri presenti. Sirius e Hermione erano chini su di lui, i visi preoccupati. Dietro di loro c'erano Ron e Remus che lo guardavano preoccupati mentre parlottavano a bassa voce. Al loro fianco Draco lo fissava in silenzio.
Harry cercò di tirarsi su.
-Voi-sapete-chi sa della coppa, teme per i suoi Horcrux, andrà a cercarli... E avevo ragione: uno si trova ad Hogwarts. Dobbiamo andare a cercarlo!-
Hermione si alzò con fatica.
-Ma Harry, come facciamo? Ci saranno i controlli...-
Sirius strinse una spalla del figlioccio con la mano, annuendo seriamente.
-Sbrighiamoci.-
Ma Hermione lo interruppe con fare affannato.
-No aspettiamo, dobbiamo preparare un piano, trovare informazioni sui loro sistemi protettivi!-
Harry perse le staffe, alzando la voce.
-Non abbiamo tempo, non capisci? Quando scoprirà che abbiamo distrutto gli altri Horcrux, come credi che reagirà?-
Ron avanzò, abbracciando Hermione da dietro e lanciando uno sguardo arrabbiato all'amico.
-Smettila di urlarle contro! Quello che dice è sensato!-
Harry aprì la bocca per ribattere, ma Remus si frappose fra i ragazzi alzando le mani.
-Per favore, calmatevi: Hermione so che di norma tu avresti ragione,- Hermione annuì con enfasi. -Tuttavia penso che stavolta l'importante sia prima di tutto la velocità che avremo nell'agire.- Così dicendo si voltò verso Harry che, la mano di Sirius ancora sulla spalla, dava segni di impazienza. -Dobbiamo recarci subito a Hogwarts, ma prima dobbiamo fare almeno un rapido calcolo dei pericoli e delle zone che sarà meglio evitare.-
La voce seria di Sirius si intromise nel discorso.
-Sappiamo dalle informazioni di Minerva che su Hogsmeade è stato gettato un Incanto Gnaulante per avvertire se qualcuno esce in strada, e che la zona è piantonata da Mangiamorte e da Dissennatori ai loro ordini.-
-Per questo dico che dobbiamo avere un piano!-
Hermione parlò velocemente, cercando di non farsi interrompere, ma Remus si voltò nuovamente verso di lei.
-No, Hermione: un conto è essere cauti, un altro fermarsi ad esaminare tutto nei minimi dettagli.-
Harry non riuscì più a trattenersi, esplodendo: -Allora finiamola di parlare e andiamo!-
Ma Sirius gli strinse la spalla in gesto secco, fermandolo e abbassandosi appena per fissarlo negli occhi.
-Calmati, se fai le cose avventatamente non farai altro che mettere in pericolo i tuoi amici. Rifletti: dobbiamo trovare il modo di arrivare ad Hogsmeade senza però Materializzarci in strada.-
Ron si intromise con voce dubbiosa.
-Forse potremmo provare a Materializzarci dentro i Tre Manici di Scopa...-
Remus scrollò il capo.
-No, ricordi? Madama Rosmerta era sotto il controllo di...-
Tutti si voltarono verso Draco che era rimasto fino a quel momento in silenzio facendoli quasi dimenticare della sua presenza.
Il ragazzo annuì seriamente, lo sguardo ancora fisso su Harry.
-Sì, era sotto il mio controllo, ma ora credo sia sotto quello di qualche altro Mangiamorte.-
-Non c'è nessuno di cui possiamo fidarci?-
All'improvviso, Remus schioccò le dita, un espressione vagamente euforica in viso.
-Ma certo! Il vecchio Ordine... Non c'avevo pensato subito perché l'ho visto solo una volta ma... Lui dovrebbe essere sicuro...-
Sirius alzò un sopracciglio, vagamente acido.
-Hai intenzione di metterci a parte dei tuoi viaggi mentali, o dobbiamo chiamare un qualche Veggente?-
Ma Remus agitò una mano, rivolgendosi a lui.
-Ricordi Aberforth?-
Hermione lo guardò dubbiosa, intromettendosi.
-Il fratello di Silente?-
-Sì, faceva parte del vecchio Ordine. Non ha più voluto farne parte, ma di sicuro non è passato dalla parte di Voi-Sapete-Chi. Possiede La Testa di Porco.-
-La Testa di Porco? Quel locale squallido?-
-Finiscila, Lenticchia...-
-Finitela entrambi. L'importante è che possiamo Materializzarci nel suo locale.-
Sirius scrollò la testa.
-Non credo, avrà messo qualche protezione Anti-Materializzazione sul suo locale, come tutto il resto del Mondo Magico. Però potremmo arrivare proprio fuori dalla sua porta e far passare che ne so, che abbia fatto uscire una delle sue capre...-
-Capre?-
-Lascia perdere, Draco.-


***




-Sono sicuro che è da queste parti...- Harry prese a guardarsi attorno nella Stanza delle Necessità alla ricerca della tiara. -È meglio se ci dividiamo per cercarla. Dev'essere sopra un busto di pietra con una parrucca.-
Hermione e Ron annuirono, i visi arrossati, per poi allontanarsi velocemente. Draco si guardò attorno un attimo sovrappensiero, probabilmente ricordando gli eventi che erano seguiti alla sua ultima visita in quella stanza, per poi allontanarsi velocemente. Harry iniziò a camminare per i corridoi di quella specie di cattedrale formata dagli oggetti nascosti lì col passare dei secoli, improvvisamente la vista del vecchio Armadio Svanitore usato l'anno prima dall'amico gli fece battere più forte il cuore: era lì vicino, lo ricordava. Quasi si mise a correre, superando corridoi su corridoi. Ormai correva senza nemmeno guardare avanti, troppo concentrato sulla sua sinistra dove ricordava di aver visto tempo prima la vecchia credenza dove aveva nascosto il libro di Pozioni. Fu così che andò a sbattere contro Draco. Il ragazzo, proveniente da un corridoio alla sua destra, sbuffò seccato ma, alle vaghe scuse di Harry, scrollò le spalle e lo affiancò nella ricerca.
-Magari invece era un corridoio a destra...-
Harry rispose velocemente senza neppure guardarlo: -No, era da questa parte, ne sono sicuro. Ricordo che- Ma si interruppe di botto, afferrando l'altro per il braccio per fermare la sua camminata.
-E ora che...?-
Ma la domanda di Draco rimase anch'essa in sospeso mentre il ragazzo, seguendo lo sguardo dell'altro, notava una vecchia credenza con sopra un brutto busto di pietra: sopra di quello c'era una strana parrucca e in cima...
-La tiara!-
Harry prese ad avanzare nel corridoio tanto cercato, lo sguardo fisso sulla vecchia tiara sbiadita.
-Solo tu potevi creare un accozzaglia tanto brutta.-
Harry ignorò il borbottio di Draco al suo fianco, procedendo con lui verso l'Horcrux.
Fu il suono di una voce a fermare i due ragazzi, che si voltarono contemporaneamente: nel corridoio dietro a loro, Tiger e Goyle stavano spalla a spalla, osservandoli con sguardo malevolo, le bacchette puntate contro i loro petti.
-Fermi là.-
Draco guardò scioccato i due ex compagni di dormitorio.
-Che ci fate voi due qui?-
Tiger sogghignò: -Ci siamo nascosti qua fuori, siamo entrati dietro a voi, prima che la porta si chiudesse del tutto.-
Draco inarcò un sopracciglio: -Ho chiesto che ci fate qui, non come ci siete entrati.-
Ma Tiger alzò un pochino di più la bacchetta contro il suo petto.
-Abbiamo deciso di seguirvi per catturarvi, semplice no?-
Harry si concentrò sui rumori attorno a sé, non sentiva più nè Ron né Hermione. Draco al suo fianco invece cercò di far parlare quei due energumeni che ora li trattenevano.
-E perché voi due, geni, ci avete seguito?-
Stavolta fu Goyle a rispondergli: -Per consegnarvi al Signore Oscuro. Lui ci ricompenserà.-
Quella frase attrasse tutta l'attenzione di Harry che, finalmente, entrò nel discorso.
-E voi ci credete veramente?-
Tiger lo guardò digrignando i denti e improvvisamente, senza preavviso, mosse la bacchetta in un largo movimento scagliando una maledizione contro Harry.
Draco spinse Harry di lato mandandolo a sbattere contro una vecchia libreria, la maledizione piombò esattamente nel punto dove si trovava un attimo prima.
Riprendendo fiato, Harry urlò.
-Ron! Hermione!-
Draco, dal canto suo, era in posizione, la bacchetta alzata. Tentò ancora una volta di far desistere i due vecchi compagni dai loro intenti.
-Non siate deficienti! Credete davvero che vi ricompenserà? Andatevene via e mettetevi in salvo!-
Ma Tiger era fuori di sé e prese a scagliargli contro varie fatture.
-Noi non siamo più ai tuoi ordini! Credi che siamo i tuoi schiavi? Vi consegneremo a Lui, vivi o morti!-
-Harry!-
L'urlo di Ron, alle spalle dei due Serpeverde, fece voltare Goyle che non ebbe il tempo di alzare la bacchetta contro il nuovo arrivato.
Una fattura di Tiger fece scoppiare un vaso in cima alla libreria alle spalle di Harry, Draco fronteggiò il vecchio compagno, lasciando ad Harry il tempo di schiantare Goyle prima che questo lo facesse con Ron.


***





Harry avanzava nella Sala grande che si riempiva sempre di più: sembrava che chiunque potesse camminare cercasse di entrarvi. Voleva aiutare i combattenti anche se nascosto sotto il mantello, ma i duellanti si muovevano con una rapidità tale da fargli rischiare di colpire i propri alleati. Harry vide Neville lottare contro Fenrir Greyback, presto raggiunto da Ron. Stava per intervenire, quando Lupin gli sfrecciò davanti andando a prendere il posto di uno studente schiantato nel duello contro Rodolphus Lestrange. Il Mangiamorte accolse con selvaggia gioia il nuovo nemico: le bacchette si muovevano ad una velocità incredibile mentre Lupin si spostava in modo da permettere ad altri studenti di trascinare al sicuro il corpo del loro compagno. Improvvisamente, da dietro le spalle dell'ex professore, spuntò fuori Rabastan, il fratello di Rodolphus, che approfittando delle spalle di Lupin cercò di imporgli una Fattura. L'impatto di un grosso cane nero contro la sua spalla tuttavia gli fece sbagliare mira e la Fattura colpì invece Nott, che stava arrivando di corsa in loro soccorso. Il grosso cane si alzò da terra trasformandosi in Sirius che, bacchetta spiegata, ingaggiò una lotta contro il Mangiamorte che aveva appena tentato di abbattere il suo partner. Con un urlo di trionfo da parte dei due Malandrini, i due Mangiamorte caddero a terra privi di sensi. Improvvisamente sembrò che fossero rimasti solo tre duelli nella Sala e gli sguardi di tutti si concentrarono su di loro: dall'altra parte della Sala Grande Voldermort combatteva contro la McGranitt, Lumacorno e Kingsley, Bellatrix era alle prese con la Signora Weasley e Draco, il più vicino a Harry, lottava contro un Mangiamorte incappucciato. Un incantesimo di Draco fece andare a fuoco il cappuccio del suo nemico e questo se lo strappò di dosso mostrando la sua identità: Tiger, padre del vecchio scagnozzo di Draco.
-Tiger!-
L'urlo di Lucius Malfoy echeggiò nella Sala, alla vista del suo vecchio compagno di scuola. I suoi occhi sgranati corsero da lui al proprio figlio, al suo fianco, Narcissa gli stringeva il braccio, sconvolta.
Il duello tra Draco e Tiger riprese tra fatture e maledizioni, le bacchette danzavano, i combattenti si giravano attorno. All'improvviso, un ghigno comparve sul viso del Mangiamorte, Lucius capì in un baleno cosa stesse succedendo ed il suo sguardo volò alle spalle del proprio figlio: un secondo Mangiamorte era arrivato alle sue spalle e dalla sua stazza Lucius riconobbe Goyle; l'uomo puntò la bacchetta dritto tra le spalle del ragazzo mentre il suo compare faceva lo stesso dall'altro lato.
Tiger mosse la bacchetta rapidamente e la Maledizione Cruciatus volò verso il viso di Draco che riuscì a schivarlo scagliando uno Schiantesimo che colpì dritto il petto dell'uomo, senza però notare ancora la Maledizione Senza Perdono lanciatagli alle spalle. Sotto il mantello, Harry urlò. Fu un attimo, Draco vide una macchia scura muoversi verso di sé e si scansò, seguendola con lo sguardo. Fu così che vide il nemico alle sue spalle e la Maledizione diretta verso di sé.
Il tempo sembrò congelarsi mentre Lucius veniva colpito dall'Avada Kedavra di Goyle, gli occhi spalancati e le braccia aperte nel tentativo di difendere il figlio per quanto possibile. L'uomo cadde lentamente all'indietro, tra le braccia del figlio che lo sorresse ammutolito, gli occhi sbarrati.
In un urlo disperato, Narcissa si precipitò al fianco di Draco, prendendogli dalle braccia il marito morto. La risata di Goyle sembrò risvegliare il ragazzo che, con uno sguardo omicida, si rialzò prendendo a lottare contro il nuovo nemico. Al centro della Sala, Molly subentrò a Hermione, Ginny e Luna nella lotta contro Bellatrix. Harry si concentrò sulla loro battaglia finché, con un urlo di trionfo, Draco non si liberò di Goyle prendendo poi a guardarsi attorno. Individuata la Signora Weasley, Draco andò verso di lei passando davanti a Harry che aprofittò dell'occasione per fermarlo per un braccio. Draco si guardò attorno stupito, pronto a schiantare nuovi avversari, finché Harry non gli parlò dietro la nuca.
-Sono io, Harry!-
Il Serpeverde si irrigidì ma, iniziando ad intuire cosa fosse successo cercò di parlare senza darlo troppo a vedere.
-Non eri morto?-
-No... Era solo una finta.-
Draco strinse maggiormente la presa sulla bacchetta guardando trucemente il Signore Oscuro e la sua più fedele Mangiamorte duellare contro i loro alleati.
-La prossima volta che decidi di fare finta di essere morto senza prima avvertirmi, ti ammazzo io per davvero.-
Ma Harry scosse le spalle.
-Devo combattere contro Voldermort. Devo essere io a finirlo.-
-Taci, Sfregiato: sei tu quello che aveva detto che le battaglie non si combattono da soli, no? E allora lasciati aiutare, tanto io da qui senza la sua pelle non me ne vado.-
Harry stava per ribattere quando, a metà di una risata folle, Bellatrix crollò e, con la sua caduta, Voldermort urlò, fuori di sé. I suoi tre avversari furono alzati in aria, contorcendosi, per poi essere scagliati a terra. Il Signore Oscuro si volse alla Signora Weasley puntandole la bacchetta contro ma, nella Sala Grande dove tutti erano ammutoliti, Draco e Harry urlarono contemporaneamente, attirando la sua attenzione.
Harry uscì da sotto il Mantello dell'Invisibilità, lasciandolo cadere a terra e portandosi al fianco dell'amico. Gli occhi rossi di Voldermort si assottigliarono, fissando il giovane che così tante volte aveva intralciato i suoi piani.
La voce di Voldermort si alzò serafica nella Sala.
-Sai, Potter? Sta diventando seccante cercare di ucciderti. Stai quasi riuscendo a rovinarmene il piacere...-
Harry inclinò appena il capo, continuando a fissarlo, un mezzo sorriso sulle labbra.
-Si fa quel che si può.-
Lo sguardo di Voldermort corse dal viso di Harry a quello di Draco al suo fianco, per poi tornare su Harry.
I ragazzi lo fissavano a loro volta, le bacchette puntate contro il suo petto.
Harry parlò ancora: -Non ti sei chiesto perché non riesci ad uccidermi?-
Voldermort agitò vagamente la bacchetta, le labbra tirate.
-Sì, quella domanda si era affacciata nella mia mente. Ma scommetto che tu, da bravo allievo di Silente, abbia ereditato da lui la passione per le spiegazioni, per cui... illuminami!-
-È stato per via del sangue, il sangue che tu mi hai preso con la forza. E dell'amore. Sì, l'amore che tu tanto disprezzi...-
Voldermort rise, una risata senza gioia.
-L'amore... L'amore non ha salvato Silente, non vedo come potrebbe aver salvato te.-
Harry sorrise appena.
-Oh, che non lo capisci è lampante.- A queste parole gli occhi di Voldermort si strinsero spietatamente e Harry pensò che lo stesse per colpire ma, stranamente, sembrò trattenersi, forse per ascoltare fino in fondo le parole del ragazzo. Forse per non rischiare di fare un altra volta lo stesso errore con qualcun'altro. -Il punto però è che potrebbe salvare te: io so quale sarà la tua fine, l'ho visto. E c'è un solo modo in cui potrai riuscire ad evitarlo: devi pentirti, di tutto ciò che hai fatto di malvagio. E forse allora potrai salvarti.-
Gli occhi di Voldermort si sgranarono: mai avrebbe pensato di sentirsi dire una cosa simile.
-Mi stai forse prendendo in giro? Dovrei... Pentirmi? Ah! Io che possiedo la difesa più impenetrabile, l'arma invincibile!-
Ma la voce calma di Draco lo interruppe: -Possedevi... La difesa più impenetrabile. Ma l'arma invincibile, quella non l'hai mai posseduta.-
Voldermort portò la sua attenzione sul suo ex Mangiamorte.
-E tu cosa credi di saperne? Forse il tuo inetto padre ti ha detto qualcosa?-
Draco sembrò voler scattare ma Harry lo prese per un braccio, fermandolo.
-Draco dice il vero: credi di avere la Bacchetta di Sambuco. Ma ti sbagli. Non l'hai mai posseduta. Hai ucciso Piton per prenderla, ma non ti ha mai nemmeno sfiorato l'idea che la Bacchetta abbia cambiato proprietario prima che Piton arrivasse sulla torre. E la bacchetta che tu impugni lo sa: è stata sconfitta da un Incantesimo di Disarmo, prima che Silente venisse ucciso.-
Lo sguardo di Voldermort si spostò su Draco, che annuì.
-Sì, sono stato io.-
Le narici piatte del Signore Oscuro si dilatarono mentre assimilava l'informazione. Un attimo di silenzio nella Sala Grande e parlò ancora con la sua fredda voce.
-Non importa, la Bacchetta sarà mia: la prenderò al tuo cadavere ancora caldo fra pochi minuti.-
E i ragazzi capirono che il tempo dei discorsi era finito: sotto gli sguardi di tutti i presenti, i tre si osservarono, fermi al centro della Sala, le bacchette pronte.
Fu un attimo: Voldermort tagliò l'aria con la sua bacchetta e l'Avada Kedavra ne esplose, dall'altra parte, Draco ruggì "Protego Horribilis" proteggendo così se stesso e Harry, il Ragazzo Sopravvissuto al suo fianco mosse la bacchetta in un ampio movimento imparato tempo prima anche se mai messo in pratica.
Harry sentì la potenza dell'Incanto evocato farsi strada nel legno per poi esploderne fuori in un enorme bagliore: una grande fenice dorata schizzò fuori dalla punta, il becco aguzzo e gli occhi d'alabastro. La creatura spalancò le ali e fu come se nella Sala spuntasse un alba bianca, splendente. L'incanto si librò in volo tra Harry e Voldermort, lo sguardo puntato sul Signore Oscuro, per poi piombare sull'uomo. Il Signore Oscuro spalancò gli occhi, per la prima volta il terrore nel suo sguardo, mentre la Fenice arrivava contro il suo petto, entrandovi dentro. Un urlo scappò dalla gola dell'uomo, la potenza calda che riempiva il suo essere, rivivendo in un attimo tutte le sue azioni, tutto il dolore che aveva inflitto, provocato. Capendo finalmente quanto potesse fare male. Cosa volesse dire provare "rimorso"... E fu troppo. Tentò un ultima fuga, trasformandosi in fumo, desiderando di entrare nel corpo di qualcun'altro. Ma il fumo fu bloccato dalla cortina dorata che aveva dapprima avvolto la Fenice: il fumo nero racchiuso nella gabbia dorata, una protezione invalicabile per il resto del mondo. E Voldermort tornò nel suo corpo, il dolore ormai troppo grande, il cuore che batteva sempre più veloce. Finché non si fermò, e Voldermort cadde all'indietro, gli occhi vuoti, la scintilla vitale dispersa.
Nella Sala ci fu un secondo di silenzio attonito, presto rimpiazzato dalle urla di giubilo di tutti i presenti.
Tutti corsero verso il centro della Sala Grande, raggiungendo Harry e Draco fermi ancora con le bacchette alzate, tutti si stringevano attorno a loro, cercavano di toccarli, di parlargli. Era tutta una confusione di facce e voci e i due ragazzi si ritrovarono presto separati, tirati da una parte e dall'altra. Tutti urlavano i loro nomi, la vittoria, la fine della guerra...
Tutti volevano stringere la mano a chi aveva sconfitto Voldermort, volevano i loro sorrisi di ringraziamento per il contributo dato, le loro parole di conforto per i caduti.
All'ennesimo padre che gli stringeva la mano con le lacrime agli occhi, Harry si voltò, ricordandosi di Draco. Senza sapere nemmeno lui come, Harry riuscì a trovarlo, presso uno dei muri della Sala, l'espressione seria ed un braccio attorno alle spalle della madre: Narcissa piangeva sul viso di Lucius. Harry si inginocchiò affianco all'amico e Draco gli rivolse un occhiata un po' triste.
-E ora? Siamo arrivati alla fine?-
Harry lo osservò, stringendogli appena una spalla.
-Direi... Che siamo arrivati ad un nuovo inizio.-


***




-Che ne pensate?-
Sirius guardò con gli occhi brillanti di gioia le persone sedute al tavolo della cucina di Grimmauld Place.
Al suo fianco, Remus si schiarì la voce, facendolo voltare verso di sé.
-Credo abbiano bisogno di un po' di tempo per assimilare la cosa.-
Allo sguardo confuso del proprio compagno, Remus rispose indicando con una mano gli altri presenti.
Harry, Draco, Ron ed Hermione seduta sulle sue gambe, erano ancora a bocca aperta, gli occhi sbarrati per la sorpresa. Poco più in là, George e Fred si erano cacciati con Ginny sotto il tavolo per ridere senza essere visti.
Sirius rivolse un occhiata vagamente seccata ai tre quando questi ritornarono su: -Avete finito? Non capisco perché l'abbiate presa così...-
Draco sembrò il primo a riprendersi e, con molta nonchalance, diede una gomita nelle costole a Harry per far reagire anche lui.
-Eh... Ehm, è che siamo un pochino sorpresi... Insomma, non pensavo che... Non mi ero accorto di niente.-
Remus guardò il ragazzo con un espressione condiscendente.
-Normale direi, eri impegnato con la guerra.-
Ron sembrò venire colpito da un idea e quasi la urlò.
-Allora non dormivate nella stessa stanza solo per risparmiare spazio!-
Hermione chiuse gli occhi come sconfitta, ma fu Fred a rispondere al proprio fratello.
-Certo che sei un genio, eh?-
Sirius si schiarì sonoramente la voce, riprendendo il discorso.
-Non usciamo dalle righe, va bene? Vorrei solo sapere che ne pensate del fatto che ho chiesto a Remus di sposarmi...-
Il silenzio tornò nella cucina, rotto finalmente da Harry.
-Sono contento per voi. Vi meritate un bel po' di felicità, e se vi piacete così tanto... Allora auguri!-
Sirius gli rivolse un gran sorriso: -Sono felice che la pensi così, allora vorrai farci da testimone di nozze!-
Dopo un secondo in cui rimase vagamente interdetto e con gli sguardi di tutti addosso, Harry si aprì in un enorme sorriso tutto per i due uomini dall'altra parte del tavolo.
-Ma certo! Ne sarò felice!-
-Bene! E voi verrete, vero?-
Dopo un coro di "Sì", "Certo"e "Questa proprio non ce la perdiamo", la cucina si riempì di discussioni a proposito dell'organizzazione della cerimonia.
-Avete già deciso la data? No, perché a Settembre alcuni di noi...-
Remus, seduto al tavolo con una tazza di tè tra le mani, interruppe Hermione.
-Lo so, alcuni di voi inizieranno a lavorare... L'abbiamo considerato, non preoccuparti. A proposito, tanto per cambiare un attimo discorso, hai deciso se accettare quell'incarico, Draco?-
Draco si appoggiò allo schienale della sedia.
-Beh, visto il decesso di Voldermort, ormai il malocchio sulla cattedra di Difesa contro le Arti Oscure dovrebbe essere svanito. Penso... che accetterò.-
Remus gli fece un gran sorriso stringendogli appena la spalla con la mano.
-E Harry? Sapete se lui ha già deciso?-
Stavolta fu Hermione a rispondergli, gettando un occhiata al vecchio compagno di scuola che poco più in là rideva con Sirius parlando del futuro matrimonio.
-Sì, ne abbiamo parlato qualche giorno fa: spedirà una lettera alla McGranitt per dirle che accetta il posto come insegnante di Trasfigurazione.-
-Che cosa triste.-
I tre si voltarono verso George che aveva parlato alle loro spalle, lui ed il gemello scuotevano mestamente il capo, un espressione funerea in viso.
-E noi che pensavamo sapesse cosa vuol dire godersi la vita.-
Hermione li guardò severa mentre Draco sopprimeva una risata.
-Quella cattedra è davvero una buona occasione: è il trampolino di lancio per la carica di preside! Ben l'ottanta per cento dei professori di Trasfigurazione sono poi...-
Ma le facce orripilate dei due la dissuasero dal continuare. I due ragazzi passarono lo sguardo indignato da lei a Harry per poi andare verso di lui a fargli una ramanzina.
Ginny li osservò con l'espressione di chi è a parte di un qualche mistero della vita.
-Credo avrebbero visto meglio Harry in una carica di Auror.-
Ma fu la voce pacata di Remus a risponderle.
-Penso che Harry abbia visto abbastanza problemi e maghi oscuri da bastargli per tutto il resto della sua vita.-

 
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