Scalcia, [14/09/09] 100 parole per un padre e una madre

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view post Posted on 27/10/2009, 18:10
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Fandom: Harry Potter
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: Lucius/Narcissa
Tipologia: Raccolta di Drabble.
Lunghezza: 105 parole per ciascuna (da contaparole di Word). Titoli non compresi.
Avvertimenti: nessuno
Spoiler! nessuno
Genere: Malinconico, Introspettivo
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di J. K. Rowling che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti nella saga di Harry Potter, appartengono solo a me.
Note dell'Autore: Sono le prime drabble che scrivo, e spero di essere riuscita a passare il messaggio.
Introduzione alla Fan's Fiction: Perché per fare un figlio non serve riuscire a comprendersi, anche se si è uniti in matrimonio. Perché, spesso, la gravidanza, mette in luce le pareti dell’incomunicabilità tra due anime. Perché spesso chi scalcia nel ventre non sa di essere l’unico punto d’incontro tra due amori che non si comprendono.



I) Il caldo

Scalcia, nel mio ventre di otto mesi. Con furia, credendosi l’essere più importante del mondo.
Per me lo è. Mi abbraccio la pancia, così rotonda e sgraziata, costretta a letto, spossata; scalcia, e mi succhia l’energia. Ma è un dolce succhiare.
Può esserci freddo, fuori, oltre le cortine verdi di questo letto monumentale, dove – da che sono rimasta incinta – giaccio sola. Può essere freddo il tocco di Lucius, quando posa la sua mano sul mio ventre, e i suoi occhi grigi chiedono solo: « Sarà maschio? ».
Può esserci freddo. Ma dentro di me è caldo.
Scalcia.
« Mi senti? Sono la tua mamma ».

II) Il freddo?

Il letto è una nave verde, in cui lei sta distesa. La camicia leggera, bianca come la sua pelle. Il ventre rotondo, prominente.
« Lucius. Scalcia! »
Gli occhi le scintillano, chiari, nel viso gonfio e pallido. La guardo, riflessa nel vetro della finestra; eppure non la vedo.
« Vieni a sentire! », mi invita.
È con un sorriso tirato, che mi congedo: « Scusa, Cissy. Ho da fare ».
Tornerò stanotte, mentre dormirai. Ad ascoltare il tuo respiro, e il ritmo del suo scalciare contro la mia mano. Nel ventre che circondi con le braccia, nel sonno. A sentirmi fiero, a sentirmi un padre.
 
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