Pioggia fredda e cioccolata calda., [07/01/2010] La vostra prima fan fiction!

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Arwen88
view post Posted on 10/1/2010, 22:51




Autore: Arwen88
Fandom: Naruto
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: Iruka Umino, Kakashi Hatake, KakaIru.
Tipologia: One-Shot
Lunghezza: 1256 parole, 2 pagine.
Avvertimenti: Shounen ai, "What if...?"
Genere: Romantico, Introspettivo.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Masashi Kishimoto che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Naruto, appartengono solo a me.
Note dell'Autore: Come ho già detto questa non è la versione originale della storia, l'avevo un po' sistemata dopo qualche mese visto che tendo ogni tanto a ricontrollare la grammatica di alcune mie storie. La KakashiIruka è stata la prima coppia di cui abbia mai scritto e quella che mi ritrovo ad usare più spesso. Diciamo che per questa storia e per le altre con questo pairing provo quel tipo di affetto che si ha per un gattino che sei abituato a tenere in casa!
Introduzione alla Fan's Fiction: Quello era esattamente ciò che lui desiderava, potersi bagnare fino al midollo: perché lui era un ninja, e i ninja devono sempre mascherare le loro emozioni, e allora tutto ciò che rimaneva era stare sotto la pioggia, perché così nessuno avrebbe distinto le tue lacrime.
[KakaIru]


Pioggia fredda e cioccolata calda.





L'aria era piena del rumore assordante della pioggia, tanto forte che il suo rumore copriva tutto, che il suo tocco bagnava tutto.
Quello era esattamente ciò che lui desiderava, potersi bagnare fino al midollo: perché lui era un ninja, e i ninja devono sempre mascherare le loro emozioni, e allora tutto ciò che rimaneva era stare sotto la pioggia, perché così nessuno avrebbe distinto le tue lacrime.
Iruka stava seduto sul tetto dell'accademia a inzupparsi, perso nei suoi pensieri, quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla, si volse e incrociò lo sguardo di un unico occhio che gli rivolgeva uno sguardo... preoccupato?
-Kakashi-san, come mai qui?-
Con la sua solita flemma, il jonin si limitò ad accovacciarsi al suo fianco, lo sguardo che si spostava sui tetti degli altri edifici.
-Beh, veramente era ciò che ero venuto a chiederti io: non ti sembra poco salutare starsene qua a bagnarsi?-
Il giovane professore abbassò lo sguardo, concentrandolo sulle proprie mani che si torturavano l'una con l'altra. -Stavo pensando...-
-A qualcosa di triste?-
Velocemente gli occhi del genin salirono su quel viso semi celato, l'espressione che tradiva la sorpresa e una punta di paura.
-Come avete fatto a...?-
Lo sguardo dell'Hatake si spostò lentamente su di lui, come se all'improvviso lo stesse studiando. Quando parlò, lo fece con tono ragionevole e forse da fratello maggiore.
-Guarda che non sei l'unico ninja qui... Dai andiamo, ti offro qualcosa di caldo.-
Con queste parole l'uomo si rimise in piedi ma Iruka interruppe i suoi gesti con voce un po' acuta.
-No! Non deve Kakashi-san!-
Lo sguardo di Kakashi passò allora dal calmo e vagamente calmo a sorpreso, un sorriso che tendeva lievemente la maschera di tela: -Non lo faccio mica perché devo, lo faccio perché lo voglio! Vieni dai.-

Iruka non seppe più cosa ribattere e così seguì il copia ninja che si allontanava velocemente sui tetti. Quando si fermarono si accorse che erano davanti ad un appartamento e non ad un locale.
Impacciato, si passò un dito sulla cicatrice che portava sul naso.
-Ehm, credevo andassimo in qualche locale...-
Kakashi gli rivolse un'altra occhiata divertita mentre continuava a cercare le chiavi nella propria sacca: -Ma non ti sei accorto che oggi è un giorno festivo? A quest'ora i locali sono chiusi.-
Improvvisamente Iruka sentì il proprio viso scaldarsi e capì che stava diventando rosso come un peperone. Kakashi lo fece entrare in casa sua e, dopo averlo lasciato nel salotto/sala da pranzo, era uscito dalla stanza. Rientrò poco dopo con un asciugamano in testa ed un altro in mano che tese a Iruka dicendogli di asciugarsi se non voleva ammalarsi sul serio.
Così Iruka prese la salvietta mormorando un "grazie" appena udibile ed iniziò ad asciugarsi i capelli. Da sotto il telo sentiva dei rumori di pentole e dopo poco sentì nell'aria un profumo familiare che non sentiva più da molto tempo. E d'un tratto riuscì finalmente a ricordare a cos'era associato quel profumo nella sua memoria: cioccolata!
Alzò la testa spostando verso la nuca l'asciugamano e ciò che vide lo lasciò sorpreso: Kakashi aveva preparato due tazze di cioccolata calda.
Era da quand'era piccolo che nessuno gliene preparava...


Kakashi si sedette affianco a lui sul divano, con naturalezza si abbassò la maschera e prese a bere la propria cioccolata poi però, notando che l'altro non lo imitava, gli rivolse un'occhiata scoprendo così che Iruka lo fissava a bocca aperta.
L'espressione dipinta sul viso del genin sembrava dire: "caspita, non l'avevo mai visto senza maschera!" e Kakashi si ritrovò a scoppiare a ridere per poi dire: -Credevi forse che mangiassi e bevessi attraverso la fascia?-
E allora Iruka ritornò nuovamente ad arrossire, pensando che in effetti se lo sarebbe dovuto immaginare. E mentre il suo sguardo si abbassava si diede dello stupido.
-No,scusa. Io... è che non avevo mai pensato...-
Ma Kakashi scosse la testa, il sorriso ancora sulle labbra.
-Lasciamo perdere dai, ti va di dirmi perché eri così triste?-
La voce ora dolce del jonin fece sussultare Iruka che si ritrovò a riportare lo sguardo su di lui.
-Perché vi interessa tanto? Insomma, praticamente ci saremo parlati sì e no una decina di volte! E nel discorso più lungo... beh, eravamo completamente in disaccordo!-
Kakashi inclinò la testa su una spalla e dopo un attimo di riflessione gli pose con calma un'unica domanda: -C'è qualcun altro con cui preferiresti parlarne?-
I vari significati che quella domanda portava con sé pesarono su Iruka che prima di rispondere con voce flebile si ritrovò ad abbassare inconsciamente le spalle, come se vi ci fosse stato posato un peso troppo grande.
-No.-
Il jonin gli posò amichevolmente una mano sulla spalla, come a volergli fare forza.
-Beh, allora non vedo alcun motivo per il quale io non dovrei andare bene come confidente.- Si fermò un attimo, come colpito da un idea. -Guarda che non vado mica a dirlo in giro!-
A quell'uscita Iruka alzò il viso per protestare, la voce che si alzava in un tono concitato: -Non pensavo a questo!-
Ma a quel punto vide il sorriso di Kakashi e questo lo portò a sciogliere i suoi dubbi: prese un respiro e cominciò a parlare.


-Si tratta di Naruto: ricordo quanto era solo quand'era piccolo, io mi ci sono affezionato ed ero arrivato a considerarlo come un figlio. Quando si è diplomato ero così orgoglioso e così contento di vederlo felice... ma poi tu l'hai proposto per quell'esame dei chunin, dicevi che era pronto ed io non volevo assolutamente crederci.- Iruka si portò le mani sul viso e dopo poco riprese. -Ma poi ne ebbi la prova: era cresciuto, non aveva più bisogno di me; mi sentivo quasi un traditore perché volevo essere felice per lui e invece mi sentivo triste da morire... perché temevo si sarebbe allontanato da me e io non avevo nessun'altro. Ma continuavo a sorridergli, non volevo che si sentisse in colpa, e lui ha continuato a crescere, s'è fatto nuovi amici, ha imparato cose nuove ed è andato avanti, sempre più avanti, sempre più lontano da me... E ora sono solo, veramente solo.-
Al suo fianco si alzò subito la voce di Kakashi, prima che il silenzio si potesse prolungare, quasi come se si fosse tenuto dentro delle parole che aspettavano solo la prima pausa per uscire.
-Non sei solo.-
Iruka si voltò verso di lui, verso quell'uomo che era stato a sentirlo e ora cercava di consolarlo. Ma tutti i pensieri che affollavano la sua mente furono scacciati dal sentire due labbra morbide poggiarsi sulle sue. Vide le guance di Kakashi diventare rosse e dallo sguardo che leggeva nell'unico occhio scoperto capì che quel bacio gli stava costando molto, ma che era assolutamente convinto che quello fosse il momento giusto per farlo... e che era da tanto, forse da troppo, che aspettava.
Prima che la sua mente si appannasse totalmente nella sorpresa e nel calore di quel bacio ci fu solo il tempo per chiedersi com'era possibile che non si fosse mai accorto dei sentimenti del collega, e da quanto quella cosa andasse avanti nel silenzio, pensieri che scomparirono quando sentì la lingua calda dell'altro toccargli piano il labbro inferiore chiedendogli l'accesso: era un movimento troppo delicato che non gli permise nemmeno di pensare all'eventualità di rifiutare.
Così iniziò quel bacio, morbido e dolce, senza fretta, un bacio troppo desiderato, carico di promesse di vicinanza, tra due persone che capivano che non sarebbero state più sole, che finalmente avrebbero trovato un amore che li avrebbe scaldati, un bacio che sapeva di cioccolata calda.
 
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