And your footsteps will always fall here, [27/11/2009] Natale

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kaos3003
view post Posted on 5/3/2010, 23:51




Fandom: Harry Potter
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: George Weasley, un po' tutta la famiglia Weasley
Tipologia: One-Shot
Lunghezza: 2546, quattro pagine
Avvertimenti: nessuno
Genere: Generale, Introspettivo
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di JK Rowling che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Credits: nessuno
Note dell'Autore: dico la verità: boh.
Intendiamoci, l'idea di base mi piace perché parlare di un ragazzo che si attacca a particolari inutili pur di andare avanti mi fa impazzire, purtroppo non l'ho resa bene.
E non ho avuto nemmeno il tempo per la correzione.
Introduzione alla Fan's Fiction: E' Natale, la guerra è finita da anni, eppure George ha ancora bisogno di esaminare la propria famiglia per sopravvivere.


La casa era ancora silenziosa e George si stropicciò l'occhio destro, mentre cominciava a scendere i gradini della vecchia, cara pericolante scala.
Il sole era sorto da poco e la famiglia dormiva ancora placidamente... Be', per quanto placidamente potessero dormire sedici persone in una casa con appena sei stanze, un solo bagno e la prospettiva di una coda interminabile la mattina.
Forse avrebbe dovuto ascoltare Carol e venire via metropolvere la mattina di Natale, ma c'erano due cose, in quelle rimpatriate natalizie, che non avrebbe scambiato con nessuna comodità al mondo: poter saggiare ancora una volta cucina di sua madre, e per un'intera settimana, e l'appendiabiti all'ingresso, dove la sua giacca e la sua sciarpa non avrebbero mai trovato posto, nemmeno se avesse usato un incantesimo restringente. E per la prospettiva di un paio di calzini finalmente lavati a dovere, se proprio si voleva essere onesti.
Sbadigliando scese gli ultimi gradini. Il terzo scricchiolava come quando era bambino: suo padre non si sarebbe mai deciso ad usare uno dei suoi preziosi martelli per riparare le assi, e senza dubbio non si sarebbe mai ricordato l'incantesimo per risolvere il problema. Almeno ora era chiaro da chi avesse preso la sua scarsa memoria per gli incantesimi domestici, specialmente per quelli di pulizia.
Stava ancora cercando di ricordare l'incantesimo per il bucato che sua madre usava sempre, quando giunse nell'atrio e un sorriso ebete gli si allargò sul volto.
Tutti si indispettivano quando provavano a sistemare le proprie cose su quell'attaccapanni, allargato e comunque mai sufficiente, ma lui non poteva non sorridere guardandolo: l'appendiabiti pieno significava che tutta la famiglia si trovava ancora una volta sotto lo stesso tetto.
E avere l'intera famiglia alla Tana voleva dire sentirsi meno solo, almeno per alcuni giorni all'anno.
La luce del giorno filtrava attraverso le tende della cucina e George si avvicinò all'attaccapanni. Ogni sciarpa lì appesa era facilmente riconoscibile, sia per la fattura, sia per la sistemazione, o almeno lo era per chi passava ore ad osservare i minimi movimenti dei propri cari.
Era una cosa scema, e se fosse avvenuta otto anni, e a qualcun altro, prima ne avrebbe riso, ma da quando Lui se ne era andato aveva cominciato a memorizzare ogni piccola abitudine familiare. Una sorta di coperta di Linus, diceva la guaritrice da cui sua madre lo aveva spedito alla fine della guerra.
George sospirò, passandosi fra le dita le frange di lana rossa di una delle sciarpe. Non aveva ancora capito chi fosse questo Linus, ma dopo quei mesi, passati ad osservare in un religioso silenzio, aveva imparato che sua madre aggiungeva sempre un pizzico di cacao allo zabaione e che la collezione di spine di suo padre era disposta in tre scatole sulla terza mensola a sinistra.
Aveva imparato che Bill teneva una pomata lenitiva, consigliatagli da Hermione per le cicatrici, nel cassetto del comodino.E che per vendicarsi degli impiccioni il suo fratellone lanciava frequentemente delle odiose maledizioni restringenti su parti decisamente incomode.
Be', almeno ora era chiaro chi fosse il mentore di Ginny nel campo delle fatture. Avrebbe potuto farsi consigliare da lui qualche novità per la nuova linea di prodotti Weasley, visto che la sua sorellina non voleva saperne di collaborare. Non dopo l'incidente di James e delle nuove crostatine canarine, almeno.
Aveva imparato tutte queste cose, ma soprattutto aveva memorizzato come sistemassero le sciarpe durante le loro visite natalizie; ormai guardarle era come avere un'immensa foto della famiglia in festa.

Un lembo di una vecchia, ma ben curata, sciarpa nera spuntava tra due scialli verdi, decorati d'arabeschi d'oro.

Da quando si erano trasferiti a villa Conchiglia, Bill e Fleur erano sempre stati i primi ad arrivare alla Tana. Be', i primi insieme a lui, dal momento che per i primi tempi avevano dovuto letteralmente rapirlo dall'appartamento di Diagon Alley e trascinarselo dietro.
George si lasciò scorrere tra le dita la serica stoffa di uno degli scialli; con la punta sfiorava la morbida lana della sciarpa, troppo morbida per essere la lana che sua madre era solita usare.
Non che se ne stupisse, Bill aveva sempre avuto un debole per le cose belle e tutto ciò che simboleggiava il prestigio. E se questo era, come pensava, cashmere, o qualsiasi altra lana pregiata e trattata magicamente, allora era proprio vero quello che aveva detto zia Muriel al matrimonio: chi sosteneva che Fleur fosse troppo raffinata in confronto al marito, evidentemente non aveva mai conosciuto realmente il maggiore dei fratelli Weasley.
Bill... Non avevano mai parlato delle sue cicatrici e di cosa fosse costato quell'attacco. Avevano parlato dell'ultima battaglia, della paura di perdere Harry e di chi avevano realmente perso, ma mai dell'attacco di quell'attacco ad Hogwarts.
Il ragazzo sospirò, lasciando che lo scialle ondeggiasse lievemente davanti ai suoi occhi. Forse era colpa del suo aspetto se non passavano mai le feste in Francia.
In fondo, pensò, da quando Lui non c'era più, Bill e la sua famiglia non avevano mancato un solo Natale alla Tana, sempre con indosso gli ultimi maglioni che mamma aveva confezionato: un ammasso, ormai informe, blu con una grossa B gialla sul petto e due marroni.

Due sciarpe nere, sistemate in un perfetto ordine.

Sull'appendino successivo c'erano due sciarpe nere per Percy e Audrey, una coppia di Prefetti e Caposcuola con il massimo dei voti. In poche parole la più scontata che potesse passeggiare per le vie di Diagon Alley.
Nessuno si era aspettato un suo ritorno, e come si poteva prevedere nessuno lo aveva veramente accolto, a parte lui. Solo Fred lo aveva accettato subito, Ron e gli altri avevano avuto bisogno di tempo per superare le riserve, Ginny addirittura gli lanciava ancora oggi qualche fattura quando i bambini non guardavano, giusto per ricordargli la situazione instabile in cui si trovava.
George si passò anche questa sciarpa fra le dita. A differenza dello scialle di Fleur e della sciarpa di Bill, questa era evidentemente di pessima qualità, nonostante fosse un regalo del più piccolo dei loro fratelli: per Ron lui sarebbe rimasto per sempre il traditore che, alla fine della guerra e tra una celebrazione e l'altra, portava un nuovo membro in quella chiassosa, povera e fin troppo allargata famiglia. Percy, dal canto suo, non si era mai curato di smentirlo.
Per mamma, fortunatamente, era stato diverso: era il ritorno a casa del suo adorato, Prefetto bambino dopo la prima “marachella” della sua vita. E viste le attenzione che le aveva dato dal suo rientro in famiglia, forse aveva ragione e Percy non era solamente il cumulo di cacca di drago che tutti pensavano.
George squadrò le due sciarpe, ghignando leggermente: se non ricordava male Percy teneva nel suo comodino una vecchia foto di Penelope Light, con una macchia di tè sul naso che sicuramente Audrey avrebbe visto con grande piacere.
Da troppo tempo non dedicava qualche momento per degli scherzi al suo fratellone; non sarebbe mai successo se Fred non fosse morto.

Una vecchia sciarpa di Grifondoro era rimasta letteralmente sommersa dalla sciarpa dalle frange rosse e da altre due del tutto simili, solamente più piccole.

Quando George spostò lo sguardo sul successivo gruppo, decisamente più disordinato, riuscì solamente a vedere come qualcuno, a differenza sua, fosse riuscito ad uscire dai ricordi di quella guerra. O almeno a comprimerli in un solo giorno all'anno, conoscendo Harry.
All'inizio della Ricostruzione, perfino il grande Harry James Potter aveva dovuto frequentare un guaritore e il gruppo d'aiuto per le vittime della guerra. Eroe o meno, se per tutta la tua vita hai solamente agito da soldato, continuerai ad essere un soldato anche quando nessuno ne ha realmente bisogno.
Il ragazzo incrociò le dita dietro la testa. Se il piccolo Harry si fosse fermato alla terapia sarebbe ancora preda dei suoi incubi, fortuna che Ginny aveva deciso di imitare la mamma e imporsi sul futuro: se per un Auror essere solamente costantemente un soldato è sicuramente un'ottima cosa, per un fidanzato e un futuro padre di famiglia è quanto di più deleterio ci possa essere, quindi era ora di crescere e uscire da quel blocco.
Così aveva urlato la sua sorellina in una delle loro storiche litigate da fidanzati, supportata da tutte le donne della famiglia.
Forse era per questo che Angelina non voleva saperne della sua proposta, pensò, passandosi una mano sulla nuca, e certamente spiegava perché sua madre insistesse tanto sulla terapia. Evidentemente quattro nipotini fissi e un quinto “in prestito” nei fine settimana non erano sufficienti per una donna che aveva cresciuto sette figli e ne aveva praticamente adottato un ottavo.
In quel momento al piano di sopra il piccolo Albus si svegliò, strillando all'intera abitazione il proprio appetito, o l'arrivo dell'ora del cambio. Dal giardino veniva solo il chiocciare furioso delle galline e il borbottare continuo di quello che doveva essere uno gnomo.
George scosse la testa: era tentato di uscire e giocare ad una cara, vecchia partita di lancio dello gnomo, magari addosso a qualche gallina. Il perché sua madre si ostinasse a tenere quelle bestie era veramente un mistero, soprattutto ora che suo padre aveva un lavoro prestigioso al Ministero, ma evidentemente tutte le vecchie abitudini sono dure a morire.

Due sciarpe marroni si sovrapponevano. Ad un'estremità fra le due spuntavano delle frange azzurre.

Ma proprio quando si era ormai deciso, lo sguardo gli cadde su l'ultima sciarpa: quella del piccolo Ronnino, accompagnato come sempre dalla dolce mogliettina e dal delizioso frugoletto.
Be', sempre che la responsabile dell'ufficio per la regolamentazione e il controllo delle creature magiche Hermione Granger potesse definirsi dolce. E che la sua copia di appena sette mesi e con due polmoni da soprano fosse realmente adorabile.
Che Merlino lo aiutasse, adorava la piccola Rose e si prestava volentieri come baby sitter, o almeno lo faceva quando la bambina non contestava ogni suo esperimento con strilli e pianti.
L'ultimo fatto era avvenuto circa due mesi prima: aveva accettato di fare da baby sitter alla piccola e per quasi tre settimane non aveva potuto sedersi.
Per la sottana di Morgana, James e Albus si erano sempre divertiti con le sue bacchette finte, come poteva sapere che Rose si sarebbe spaventata per un piccolo, innocuo, stupido serpentello di gomma se perfino i bambini Babbani sembravano divertirsi con quel tipo di gioco. Ma questo importava a miss “Se sento Rose piangere dii addio alle chiappe” Granger? Ovviamente no.
Merlino, Fred probabilmente lo avrebbe capito prima e lo avrebbe fermato, o almeno avrebbe organizzato qualche altro gioco che sicuramente Rose avrebbe adorato. Di loro due era Fred quello che capiva, lui era più portato per mettere in pratica le idee.
Con un sbuffo il ragazzo rivolse lo sguardo all'ultimo gancio. Grazie al cielo Ron lavorava ancora in negozio e, se fosse riuscito ad infilargli per tempo qualche Tiro Vispo Weasley in tasca, forse quella creatura sarebbe cresciuta sana e normale, anche se con due Prefetti in casa.

E se da sempre mancava una sciarpa su quell'appendiabiti, da otto anni a questa parte quasi scompariva davanti alla mancanza più grande.

“Ancora qui, fratellino?”
George si voltò di scatto. Charlie era fermo sull'ultimo gradino della scala, le braccia conserte sul petto e lo sguardo fisso su di lui.
Il più giovane sospirò; ma un domatore di draghi non avrebbe dovuto avere il sonno pesante? Insomma, non è i draghi che siano bestie propriamente tranquille, e se vivi per quasi quindici anni vicino alle loro tane dovresti essere abituato a rumori ben peggiori delle assi scricchiolanti e del pianto di un bambino. Eppure non era la prima volta che il fratello lo sorprendeva fuori dal letto ad orari improponibili.
Forse, pensò, non era il solo ad aver bisogno delle abitudini altrui per continuare dopo la guerra.
“Dovresti prendere qualcosa per quest'insonnia.” riprese Charlie, avvicinandosi a lui. “Sono sicuro che Hermione saprebbe consigliarti almeno una decina di rimedi.”
“Già, peccato che Ron vorrebbe la mia testa per aver risvegliato il suo istinto di guaritrice.” rispose George, passandosi una mano sulla nuca. Il collo gli doleva da giorni, forse avrebbe dovuto farsi vedere da un guaritore. “O vorrebbe qualcos'altro che vorrei tenere con me.”
Charlie annuì velocemente: conoscevano tutti fin troppo bene il temperamento impulsivo ed era praticamente inutile sperare che rimanesse calmo con una moglie ancora più occupata.
Un raggio di luce entrò dalla vetrata della porta, colpendo la schiera di sciarpe e scialli davanti ai loro occhi.
George sentì un braccio di Charlie circondargli le spalle. Se non fosse stato tanto assonnato, probabilmente sarebbe stato disgustato dalla banalità della scena, e da quanto avesse bisogno di quella banalità.
“Pensavo che mamma le avesse spostate in qualche armadio.” mormorò, stringendo la mano del fratello. “Sai, dopo ieri.”
“Ti ha visto fissarle.” gli confermò l'altro. “Ma immagino che la guaritrice le abbia detto di assecondarti.”
“Dovrei approfittarne e riprendere la vendita via gufo dei prodotti Weasley, allora.”
Quante volte avrà ripetuto quella battuta? Forse una decina, eppure anche quella mattina la risata del fratello coprì il chiocciare delle galline e i grugniti di rabbia degli uomini, il tutto per sua somma gioia e soddisfazione.
Forse aveva trovato uno sfidante per il lancio dello gnomo. In fondo, avrebbero fatto un favore a papà disinfestando il giardino, oltre a divertirsi.
Al piano di sopra si sentivano dei passi strascicati. Finalmente qualcuno aveva deciso di mettere il piccolo Albus a tacere, ma dubitava che si trattasse di mamma Ginny e del paparino Harry.
“Immagino che anche quest'anno avremo una sciarpa a testa.”
“Mamma non è più riuscita a preparare un maglione.” disse Charlie, sollevando appena le spalle. “Non che non ci abbia provato, ma secondo papà la faceva solo piangere.”
Come qualsiasi cosa che le ricordasse la loro famiglia otto anni prima, pensò George.
I Natali con le sciarpe sotto l'albero corrispondevano sempre ad anni con qualche disgrazia nella famiglia Weasley: la morte della vecchia zia Victoria, la lite tra papà e il cugino Lancelot, l'attacco di papà nel Dipartimento Misteri e la morte di Fred.
Be', questa valeva per molte sciarpe.
George sospirò, stringendosi al fratello, esattamente come faceva quando era bambino. Fred non mancava solo a lui: i suoi fratelli potevano essere andati avanti, in qualche modo, ma la mamma ne aveva fatto una malattia. Papà, semplicemente, si rifiutava ancora di ammetterla. E poi c'era Charlie, che ne aveva sofferto più del previsto.
“La candela è ancora accesa.” mormorò, indicando il tavolo in cucina.
Sul lucido legno era stata appoggiato un candelabro con una semplice, tranquilla candela di cera bianca. O almeno sarebbe stata semplice se non fosse stato per le mazze da battitore disegnate sopra.
Un sorriso gli si dipinse sul volto. Era così che Charlie aveva voluto ricordare Fred in quelle feste: niente pellegrinaggi sulla sua tomba, circondati da ammiratori e curiosi sciacalli, ma una candela accesa perennemente sul tavolo, esattamente al suo posto della tavolata.
Ed era stata un'ottima idea, specie per i piccoli fuochi d'artificio che la candela incantata lanciava in aria.
“Voi due che fate già in piedi?” domandò una voce femminile alle loro spalle.
I due si voltarono lentamente. E come ogni mattina non poteva mancare la mamma, sveglia alle luci dell'alba per preparare la colazione per la truppa alloggiata sotto il suo tetto.
Molly Weasley li osservava con un sorriso dolce. George non avrebbe saputo dire esattamente da quanto tempo fra i capelli di sua madre si fossero infilati quei fili bianchi, ma non li avrebbe mai accettati, esattamente come non avrebbe mai voluto vedere quelle rughe attorno agli occhi.
Lentamente la donna scese le scale, portandosi accanto ai due ragazzi. “Andate a lavarvi le mani, vi preparo dele frittelle.” sussurrò, sparendo velocemente in cucina.
 
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