Christmas Eve, [27/11/2009] Natale

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»Stella Del Sud«
view post Posted on 6/3/2010, 14:34




Autore: Stella Del Sud
Titolo: Christmas Eve
Fandom: Twilight
Personaggi: Edward Cullen, Bella Swan, Alice Cullen
Declaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Stefanie Meyer che ne detiene/detengono tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Twilight, appartengono solo a me.
Credits: << Ricordo tutto ciò che mi hai detto. >> * Bella, New Moon ( Saga Twilight ), Pagina 401.
Rating: Verde
Genere: Generale, Romantico
Oggetti scelti: Bastoncini di zucchero, decorazioni Albero di natale, caminetto.
Introduzione della Fan’s Fiction: Bella decide di passare la notte di Natale con Edward nella sua vecchia casa, quella dove ha passato la sua infanzia. Un misto di ricordi ed emozioni che li porteranno a passare una notte di Natale unica nel suo genere.
Tipologia: One-Shot
Lunghezza: 2.868 parole, 7 pagine ( Word)
Avvertimenti: Original Character




24 Dicembre
Chicago



La pioggia cadeva costantemente, bagnando i tetti delle case. Il vento soffiava imperterrito, muovendo le fronde degli alberi e fischiando tra gli spifferi delle porte e delle finestre, infine il freddo era molto rigido. Con uno sbuffo di irritazione mi sfregai le mani le une contro le altre in cerca di calore. Non ero abituata a quel genere di temperatura anche se Forks era una delle cittadine più fredde d’America.

Osservai Alice intenta a sistemare quell’ampio salone sconosciuto. In verità l’avevo visto soltanto in un paio di foto che Edward mi aveva mostrato tempo addietro e ritrovarmi in quello stesso posto che aveva fatto parte della sua vita passata era qualcosa di indescrivibile, un emozione troppo forte per essere descritta.

Avevo sempre desiderato conoscere il passato di Edward, ma non mi sarei mai immaginata di trovarmi in un luogo così importante per lui. Non sapevo come avrebbe preso la mia sorpresa, eppure ero preoccupata che Edward non avrebbe preso bene quest’iniziativa. Forse non desiderava tornare nella sua vecchia casa, forse tutto questo avrebbe portato a galla dei ricordi troppo dolorosi per essere sopportati, eppure non riuscivo a pentirmi della mia decisione.

Alice cercava sempre di rassicurarmi circa la reazione di Edward e se non fosse stato per lei non avrei potuto realizzare tutto questo. Non avevo fatto nulla di speciale ma mi ero limitata a voler ricreare in qualche modo un atmosfera natalizia all’interno di quello stesso salone che per anni aveva ospitato Edward e la sua famiglia.

Mi avvicinai a quei vecchi mobili, che sapevano di storia e malinconia. Con un dito ne disegnai la superficie sentendo dei brividi percorrermi tutto il corpo. Guardai con timore referenziale i pochi oggetti antichi posti sopra di essi e mi persi nell’osservare vecchi portafotografie che ritraevano Edward piccolo insieme ai suoi genitori. Mi avvicinai per guardare meglio la fotografia in bianco e nero e non potei non stupirmi della bellezza del mio unico amore anche da umano. Non sarei mai stata alla sua altezza nemmeno se non fosse stato un vampiro.

Spesso mi ritrovavo a desiderare di essere nata molto prima, ai tempi di Edward. Chissà se ci saremmo incontrati ugualmente e se ci fossimo innamorati. Io ero quasi certa di questo, ma Edward mi aveva sempre detto che da umano non aveva mai avuto molto tempo per le donne, per via dei suoi sogni, ovvero di far parte dell’esercito. Ero assolutamente convinta che anche se lui non se ne accorgeva molte ragazze lo desideravano e lo sognavano.

In ogni caso mi ritenevo più che fortunata ad averlo conosciuto. Anche se le nostre nature erano molto diverse, i nostri sentimenti erano uguali e davanti all’amore non c’è più nulla che conti davvero.

<< Bella, cosa stai facendo? Edward arriverà tra poco, quindi io andrò via. >>

La voce cristallina di Alice mi riportò alla realtà e solo allora notai il meraviglioso lavoro che aveva svolto. Io avevo fatto ben poco, perché presa da emozioni troppo intense per pensare ad altro. Il salone adesso era fiocamente illuminato dalle luci dell’albero di natale, addobbato con varie decorazioni, l’unica cosa a cui avevo partecipato, i mobili erano stati sistemati e i portafoto lucidati, infine il caminetto era stato acceso e mandava fiochi bagliori lungo le pareti.

Sorrisi, contenta che Alice mi avesse aiutato e andai ad abbracciarla.

<< Grazie di tutto, Alice. Senza di te non sarei riuscita a fare nulla! >>

<< Non preoccuparti, sono contenta di averlo fatto. Ora però devo andare, Bella. >>

Nel sentire quelle parole mi irrigidii. Sapevo che se ne sarebbe dovuta andare, ma all’improvviso l’idea di rimanere da sola in quella casa mi intimoriva. Mi sentivo fuori luogo.

<< Non preoccuparti. Edward arriverà presto. >>

Alice leggendo i miei pensieri nel futuro immediato mi fece sorridere e la ringraziai con uno sguardo.

Nel giro di pochi secondi rimasi davvero sola e per la prima volta ebbi paura di aver sbagliato tutto. E se Edward si sarebbe arrabbiato? Avevo forse violato la sua privacy?

Con questi pensieri uscii dalla stanza e percorsi il piccolo corridoio. Detti un occhiata alle varie stanze che vi si affacciavano ma non mi azzardai ad entrare. Avrei tanto voluto vedere la camera di Edward, ma volevo che ci fosse lui con me. Non l’avrei mai fatto senza il suo permesso, anzi forse avevo già fatto troppo prendendomi la libertà di passare la notte di natale nella sua vecchia casa.

Sospirai nervosa, ritornai nel salone e mi affacciai alla finestra. Questa era segnata in più punti e avevo paura che solo sfiorandola l’avrei rotta.

Non aveva ancora smesso di piovere e piccole gocce d’acqua percorrevano quel vetro ormai vecchio.

<< Bella? >>

Il mio cuore mancò un battito nel sentire quella voce angelica e musicale alle mie spalle. Mi voltai velocemente e lo vidi confuso guardasi attorno. La sua espressione era incomprensibile, in quanto diverse emozioni si susseguivano in quel volto perfetto. Vidi stupore, malinconia, sorpresa e infine dolore. Mi morsi un labbro con forza, sentendo le lacrime salirmi agli occhi.

Avevo sbagliato tutto come al solito.

Stavo per dire qualcosa, ma lui mi precedette e si avvicinò a me. Non disse nulla ma continuò a fissarmi così intensamente che mi sembrò di essere osservata da ore.

<< Bella, cosa ci fai qui? Cosa vuol dire tutto questo? >>

La sua voce era poco più di un sussurro che faticai a sentire.

<< Edward, volevo solo farti una sorpresa. Farti passare il Natale in questa casa… >>

Per lunghi minuti nessuno dei due disse più nulla e lui continuava a guardarmi intensamente, prima di voltare lo sguardo verso il camino e poi sull’albero decorato.

Si allontanò da me e si avvicinò al mobile dove erano posti i vari portafotografie. Quei pochi minuti che passammo in silenzio mi sembrarono durare ore e quando si voltò a guardarmi vidi spuntare un lieve sorriso sulle sue labbra.

<< Sai che è la prima volta che torno qui? Non sono mai più venuto. >>

Respirai rumorosamente mentre il mio cuore batteva forsennato. Lo vidi raggiungermi e posarmi una mano sulla guancia.

<< Bella è molto difficile per me stare qui, ma ti ringrazio per ciò che hai fatto. Essere qui con te è molto importante per me. >>

Sorrisi debolmente e lui mi attirò a sé, stringendomi tra le sue braccia.

Alcune lacrime sfuggirono al mio controllo e lui mi baciò i capelli e mi strinse più forte.

<< Edward io non volevo farti soffrire, ma forse l’ho fatto. >>

Lui mi scostò da se e mi cancellò le tracce di lacrime dal viso, mi sorrise e prendendomi per mano mi portò vicino all’albero.

<< Tu non mi fai mai soffrire. E’ un emozione forte ritrovarmi qui ma sono felice di avere avuto il coraggio di arrivarci. Quando Alice mi ha detto di raggiungerla subito, mi sono preoccupato e ho pensato a te, senza far caso al resto. Ho sentito il tuo odore e non ho avuto il tempo di realizzare che ti ho vista qui, nello stesso posto in cui ho vissuto la mia infanzia. >>

Sorrisi e gli strinsi una mano.

<< Sai che quella finestra era il mio posto preferito? >> disse indicando la finestra in cui ci trovavamo prima.

<< Spesso stavo ore affacciato da quella finestra, perso tra i miei pensieri. Vederti lì è stato un colpo per me. >>

Lo abbracciai di slancio, felice che lentamente si stesse aprendo e mi stesse rendendo partecipe del suo passato.

<< Come ti è venuta quest’idea? >>

Non risposi subito, ma mi avvicinai all’albero e presi un bastoncino di zucchero e glielo porsi con un sorriso. Vidi un guizzo nei suoi occhi dorati e poi lo sentii ridere piano e profondamente. Afferrò il bastoncino di zucchero e ne aspirò il profumo.

<< Sei incredibile, Bella. Ti ricordavi anche che mi piacevano i bastoncini di zucchero? >>

Annuii arrossendo leggermente.

<< Ricordo tutto quello che mi hai detto. >> *

La sua espressione divenne di colpo seria e si avvicinò lentamente a me, come un puma pronto ad attaccare la sua preda. Avrei voluto dire qualcosa ma le mie labbra furono imprigionate dalle sue, fredde e lisce come il marmo. Mi stupii della sua foga, di solito i suoi movimenti erano fin troppo misurati e non si era mai lasciato andare troppo. Le sue labbra accarezzavano le mie senza sosta, ma come sempre non andò oltre a quel contatto che mi rese lo stesso felice. Mi strinsi al suo petto marmoreo e lo sentii respirare rumorosamente, interrompendo il nostro contatto. Il suo viso scese sul mio collo e sentii i suoi canini strusciarsi sulla mia pelle. Una strana agitazione mi colse, perché avvertivo Edward meno controllato del solito, ma mi fidavo di lui, così non mi mossi.

Non seppi per quanto tempo rimanemmo in quella posizione, in cui lui non faceva che lasciarmi piccoli baci sul collo alternandoli con i suoi denti, che leggeri si muovevano sulla mia pelle, fin quando lui mi staccò da sé e mi sorrise leggermente.

<< Il tuo sangue mi ricorda il sapore dei bastoncini di zucchero. Da piccolo non riuscivo a farne a meno e mia madre era costretta a nasconderli. >>

Tremai nel sentire la sua voce roca e lui mi strinse le mani di rimando.

Mi trascinò al di fuori del salone camminando lentamente lungo il corridoio che prima avevo percorso. Si diresse nell’ultima stanza sulla destra e si fermò davanti ad essa.

La sua mano strinse più forte la mia tanto che sentii lievemente dolore, ma non fiatai. Immaginavo che quella fosse stata la sua stanza, così cercai di fargli sentire il mio appoggio poggiando anche l’altra mano su quella che stringeva la mia.

<< Sei già entrata qui? >>

Scossi il capo e lui lentamente aprì la porta e mi fece entrare.

Anche quella stanza era buia e polverosa, illuminata a tratti dai lampi e dalle luci esterne alla finestra. Edward lasciò la mia mano e si diresse da solo verso un vecchio comò dove erano posti degli oggetti che faticavo a vedere chiaramente. Passò qualche minuto in cui mi osservai un po’ attorno e notai un letto, un comodino, un lungo specchio e un armadio. Infine posai il mio sguardo sull’alta figura ancora ferma davanti a quel mobile che di sicuro portava nella sua memoria chissà quali ricordi perduti. Sentii un rumore, come di qualche cassetto che si apre per poi venire richiuso, fin quando Edward non tornò da me e mi fece uscire con lui.

<< Con questo buio non si vede quasi nulla, però volevo farti vedere questi. >>

Abbassai lo sguardo sulle sue mani e vidi che stringeva due modellini che riproducevano due aerei. Ne afferrai uno e sembrava trattarsi di un aereo militare. Sorrisi appena, sapevo che Edward avrebbe tanto voluto arruolarsi.

Immaginarlo da piccolo giocare e osservare sognate quei modellini mi riempii di tenerezza e malinconia al tempo stesso. Avrei tanto voluto renderlo felice; avrei voluto che non morisse di spagnola; avrei voluto che realizzasse i suoi sogni e se questo avrebbe voluto dire non conoscerlo mi sarei sacrificata.

Avrei desiderato che conoscesse l’amore quando era ancora umano, perché non avrebbe dovuto soffrire in questo modo pur di stare con me.

Sarebbe stato sereno come un ragazzo normale, ed era questo che volevo più di ogni altra cosa: cancellare la sofferenza nel suo sguardo e regalargli serenità.

Mi stupii io stessa dei miei pensieri, perché se lui non fosse diventato vampiro non avrei mai conosciuto l’amore della mia vita e il solo pensiero mi spezzava il cuore, ma volevo la sua felicità e sapevo che infondo lui rimpiangeva i tempi passati. Era obbligato ad un esistenza dannata e potevo solo immaginare le sofferenze che aveva dovuto patire in tutti quegli anni.

<< Bella a cosa stai pensando? >>

La voce di Edward mi riscosse dai miei pensieri e vidi che eravamo tornati in salone, senza neanche accorgermene. Con un sospiro gli ridetti il modellino che lui prese senza distogliere gli occhi dai miei. Li poggiò su una vecchia poltrona lì vicino e mi alzò dolcemente il mento per poterlo guardare bene negli occhi.

<< Dimmi cosa ti turba, amore mio. >>

Allungai le braccia dietro al suo collo e lo strinsi a me con tutte le mie forze. Lui ricambiò l’abbraccio e lo sentii respirare tra i miei capelli.

<< Vorrei cancellare il dolore che ti porti dietro e vederti sereno, ma mi rendo conto che non posso e io stessa rappresento per te una sofferenza. >>

Sapevo del mio limite, ovvero la mia natura. Ero per lui una continua tentazione e doveva fare sforzi immani per amarmi senza avere paura di uccidermi.

Edward mi scostò quasi bruscamente da sé e mi guardò stupito.

<< Bella cosa dici? Tu sei una sofferenza? Tu mi hai ridato la vita e ti amo come non ho mai fatto in vita mia. >>

Mi accarezzò i capelli e poi mi prese il viso tra le mani.

<< Non voglio che tu pensi cose del genere, tu sei la mia vita, hai dato senso alla mia esistenza e mi hai regalato il tuo amore. Non potrei mai fare a meno di te. >>

Gli sorrisi e lui prendendomi la mano mi portò di nuovo vicino all’albero.

<< E’ molto bello e somiglia tantissimo a quello che ricordo quando ero piccolo, ma manca qualcosa. >>

Aggrottai le sopracciglia curiosa.

<< Cosa manca? >> dissi guardando attentamente l’albero che avevamo davanti.

Lui mi sorrise furbamente e si avvicinò a una piccola vetrinetta consunta. L’aprì e rimestò tra varie cose prima di tornare con un piccolo sacchetto trasparente. Estrasse una lunga cordicina dove vi erano applicati diversi modellini di legno che rappresentavano piccoli aerei e qualche vecchia macchina tipicamente militare. Erano molto particolari ma grossolani, in quanto non avevano una forma del tutto perfetta.

<< Questi li ho fatti insieme a mio padre. Lui era molto bravo a creare dei modellini di legno, così conoscendo bene la mia passione mi ha creato questi. Io lo aiutavo solamente ma spesso rimanevo semplicemente a guardarlo. >>

Lo osservai mentre la sua espressione era persa nei ricordi.

<< Mia madre poi li ha attaccati a questa piccola corda, quando mi disse di creare qualche cosa che rendesse particolare il nostro albero di Natale. Le portai i miei modellini e lei studiò un modo per poterli mettere tra i rami dell’albero. >>

Sorrisi e delicatamente gli presi la corda con i modellini dalle mani e con attenzione la feci passare tra i rami e sistemai i modellini. Sentivo lo sguardo di Edward addosso e quando mi voltai a guardarlo mi regalò un sorriso che non riuscirò mai a scordare. Era intriso di tante e diverse emozioni e sapevo che raramente l’avrei visto sul suo viso.

Si avvicinò e mi posò un bacio sui capelli.

<< Amore è quasi mezzanotte. >>

Io annuii e mi sedetti vicino al camino, lui si sedette accanto a me e mi passò un braccio intorno alle spalle facendomi appoggiare la testa sul suo petto. Strinsi le mani sul suo maglione e mi godetti il calore delle fiamme nel camino.

<< Raccontami qualcosa. >> dissi non accennando a staccarmi da lui.

<< Cosa vuoi che ti racconti? >> mi domandò sussurrando al mio orecchio.

<< Quello che vuoi, mi piace ascoltarti. >>

Sorrisi e mi strinse più forte a sé.

Fu così che ascoltai la sua voce melodiosa raccontare aneddoti del suo passato, delle notti di Natale e delle feste che aveva passato in questa casa. Grazie a lui vidi quasi con i miei occhi una casa piena d’amore, che nonostante i tempi duri vedeva l’amore di due genitori verso un bambino che rappresentava la loro vita. Quando mi parlò di lui da piccolo riuscii ad immaginarmi un bellissimo bambino con i capelli bronzei e gli occhi verdi, giocare con dei piccoli aeroplani e indossare un vecchio cappello militare, mentre seduto sulle ginocchia del padre, sulla vecchia poltrona vicino a noi, ascoltava rapito i racconti su suo nonno e sui valori di gloria e patria.

<< E’ la notte di Natale più bella della mia vita. >> sentii sussurrare dolcemente da Edward poco prima di addormentarmi felice tra le sue braccia.

Sì. Era la notte di Natale più bella della mia vita.
 
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