Fragole e coniglietti

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Rowizyx
view post Posted on 25/4/2010, 11:20




Fandom: Host Club
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: Honey, Mori, Nuovi
Tipologia: One-Shot
Lunghezza: 1820 parole, tre pagine e qualche riga
Avvertimenti: Original Character
Spoiler! nessuno
Genere: Commedia
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Bisco Hatori e di chi altri ne detengano i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Host Club, appartengono solo a me. Occhio che sono molto molto vendicativa.
Credits: none
Note dell'Autore: Questo è un regalo per il compleanno di Alektos... Happy birthday!
Introduzione alla Fan's Fiction: Un pomeriggio normale a casa Haninozuka, una sorpresa della bisnonna, un coniglietto rosa..






Che bello, per oggi gli allenamenti sono finiti: ora doccia e poi merenda. Questo pensa il piccolo erede della famiglia Haninozuka, Mitsukuni, uscendo dal dojo di famiglia. Alle sue spalle, il cugino Takashi lo segue silenziosamente: hanno la stessa età, eppure il secondo torreggia già in altezza, sembra un bambino più grande di diversi anni.
«Ci devono essere ancora dei daifuku, vero Takashi?», domanda il piccolo Mitsukuni, sorridendo tutto felice.
L’altro bambino annuisce senza emettere un suono, con la solita espressione distante. Lui preferisce il salato al dolce, ma non si lamenta: nella grande cucina di casa Haninozuka sicuramente la cuoca troverà qualcosa anche per lui.
I due procedono lungo il corridoio, mentre le domestiche li osservano ridendo e notando quanto siano diversi tra loro.
«Mitsukuni!», chiama una voce nota, alle spalle dei piccoli.
«Obaasan», risponde il bimbetto biondo illuminandosi nel vedere l’anziana parente: le corre incontro, mentre una cameriera si ferma a guardare la scena, intenerita, quando la nonna afferra il nipote per un braccio e lo sbatte contro al muro.
«Sei nuova di qui, Michiru», ridacchia una sua collega nel vedere la reazione di sgomento, «i membri di questa famiglia devono battersi a ogni incontro, è una regola vecchia di secoli».
«Ma è solo un bambino», balbetta la povera Michiru, che ancora stenta a riprendersi. Ma in che casa è mai capitata?
Mitsukuni, intanto, si rialza senza fare una piega: «Accidenti, mi hai preso di nuovo di sorpresa!», commenta sistemandosi i capelli. Takashi si avvicina piegandosi in un decoroso inchino per salutare la signora Haninozuka.
«Ciao Mori», saluta la donna, che di nome si chiama Fuyuko, «sei cresciuto ancora! Hai intenzione di diventare un gigante?»
Silenzio, ancora, ma la nonna non fa una piega. «Allora, sono arrivata in tempo per la merenda?»
I bambini annuiscono: «Ci sono daifuku con anko, la cuoca li ha fatti ieri».
«Davvero?», domanda la nonna divertita, «Pensa che io volevo proporvi una merenda speciale».
Ecco, la parola speciale è sempre ottima per attirare l’attenzione di Mitsukuni. «Cos’è?», domanda il bambino tutto curioso, «Cosa ci hai portato, Obaasan?»
«Andiamo in cucina, la mia cuoca ci aspetta».
Questo è ancora meglio: la cuoca di nonna Haninozuka è specializzata in cucina europea, prepara sempre delle prelibatezze senza pari.
Il terzetto procede verso la cucina: la nonna non è altissima, anzi, e cammina con un passo lento e sereno nel suo kimono dai colori primaverili. I capelli bianchi sono raccolti in una pettinatura tradizionale, che ne evidenziano l’eleganza. Se non l’avesse vista così tante volte attaccare i parenti con la velocità di un gatto, neanche Mori la crederebbe capace di combattere. Sembra così pacata e tranquilla…
La cuoca, la signora Komatsu, li sta aspettando al bancone di lavoro, sorridendo. «Eccovi qua bambini, guardate cosa vi abbiamo portato!»
Un grosso cesto è poggiato sul pianale, e Mitsukuni corre subito a vedere di che si tratta, sollevandosi sulle punte dei piedi per vedere di che si tratta. La sua espressione muta da curiosità a totale gioia. «Fragole», dice poi al cugino, mostrando il contenuto della gerla, «sono fragole!»
Anche Takashi si avvicina, interessato: i frutti sono grandi e rossi, danno l’idea di essere succosi e molto saporiti. Il bambino sorride impercettibilmente, contento anche lui: quello è un dolce che fa anche per lui, non troppo zuccherato, anzi, asprigno e fresco. Dopo un pomeriggio di allenamenti, è proprio quello che ci vuole.
La nonna ride, contenta di aver azzeccato la giusta sorpresa, e propone di mangiare le fragole con zucchero e limone, ma Mitsukuni non è d’accordo e dice che preferisce una torta.
«Una torta?», ripete la signora Komatsu, divertita, prima di guardarsi intorno nella cucina. «Ho in mente una ricetta, ma ho bisogno di due aiutanti…»
«Io, io!», esclama subito il piccolo Haninozuka alzando la mano più che può, allungandosi ancora sulle punte, per poi guardare il cugino con aria supplicante, come un cucciolo ferito, per convincerlo a offrirsi volontario. Takashi come al solito non parla, ma fa un passo avanti.
«Molto bene», risponde la cuoca facendo l’occhiolino ai due e cominciando a cercare i vari ingredienti che le servono per la ricetta: uova, farina, zucchero, lievito, latte, un po’ di scorza di limone. Un pentolino d’acqua presto finisce sul fornello a bollire.
Dieci minuti dopo, la nonna sta tagliando le fragole a pezzetti per la farcitura, la cuoca si occupa del pan di spagna e i due bambini pasticciano con la farina, giocando a tirarsela addosso e a sporcarsi in libertà. Mitsukuni si è divertito molto a rompere le uova con una tecnica particolare, ossia usare la testa del cugino, e Mori dal canto suo si è rivelato un vero maestro con la frusta: la crema pasticcera, infatti, è venuta perfetta, tanto che anche la signora Komatsu gli ha fatto i complimenti.
Quando finalmente la torta va in forno, nonna Fuyuko osserva i due aiutanti e scoppia a ridere: «Che pasticcio, bambini, siete sporchi fino alle punte dei capelli!», esclama divertita. In effetti, anche il suo nipotino è ormai pronto per essere infornato, visto che sembra essersi tuffato di testa nella farina. «Facciamo così: andate a lavarvi, mentre la torta cuoce. La mangeremo tutti insieme al vostro ritorno».
I piccoli ubbidiscono e corrono via, spensierati, mentre le due donne commentano senza trattenere una risata, l’ennesima, come sempre quando si tratta delle piccole pesti; entrambi hanno un fratello ciascuno, anche loro nati nello stesso anno, ma sono ancora così piccoli… Fuyuko è dispiaciuta al pensiero che non potrà vederli crescere e giocare con loro come ha potuto fare con i maggiori, ma non sta a lei decidere quando andarsene.
È anziana, e un cancro sta uccidendo il suo corpo dall’interno: quando ha avuto la prima crisi, suo figlio si è messo subito in contatto con il signor Ootori, celebre medico in tutto il Giappone, che l’ha visitata accuratamente. La diagnosi è stata subito quella, con poco tempo rimasto, e la famiglia si è rassegnata.
Fuyuko si è rassegnata.
Ma non sa ancora come salutare suo nipote. Gli ha portato un regalo, oltre alla merenda, ma sa bene di non avere il coraggio per dirgli la verità. Lo saluterà come sempre, promettendo di tornare presto a trovarlo, anche se con tutta probabilità non lo vedrà più.
Piangerebbe, se non fosse la matriarca di una delle più importanti famiglie del Giappone, una donna forte e abituata alle difficoltà, ormai solita mantenere un certo rigore anche nell’intimità delle mura domestiche.
Cerca una sedia e si accomoda, iniziando a sentire la stanchezza, mentre la signora Komatsu finisce di risistemare la cucina; non parlano, non ce n’è bisogno. Nel forno il pan di spagna cuoce in maniera magnifica e un profumino delizioso si spande per la stanza: la cuoca aspetta che suoni il timer, poi conclude la decorazione del dolce con panna e le fragole tagliate in pezzi più grossi. «Potresti mettere su anche un po’ di tè, Chieko?», domanda gentilmente la signora Haninozuka. «I bambini forse non ne vorranno, ma mi farebbe molto piacere».
«Certamente, signora».
«Nonna, siamo tornati!»
Mitsukuni riappare prima del previsto, e come sempre Takashi vigila alle sue spalle. E pensare che Fuyuko aveva intenzione di chiedere al piccolo Morinozuka di prendersi cura del suo nipotino anche per lei, di stargli vicino e impedire che soffra… Non ce n’è alcun bisogno, pensa, il bambino ha già assunto quel ruolo come se per lui fosse naturale.
«Eccovi qua, bambini, ed ecco la vostra merenda», esclama la signora Komatsu prima di prendere la torta dal frigorifero, dove l’ha messa perché la panna non si sciogliesse. Mitsukuni la guarda come se fosse arrivata dal paradiso, ha gli occhi che brillano.
Fuyuko invita i bambini ad accomodarsi nella sala da pranzo attigua alla cucina, dove ha già fatto apparecchiare per tre, dove subito li raggiunge la cuoca con tre enormi fette di torta e la teiera fumante.
«Allora, vi è piaciuta la merenda?», domanda la nonna dopo che i piccoli si sono serviti, sorseggiando il suo tè.
«Sì, ecco…», balbetta Mitsukuni, prima di arrossire tutto, «io ne vorrei ancora!»
«Ancora? Ma se hai mangiato una fetta più grande di te, bambino mio», afferma ridendo la signora, divertita. Suo nipote le ha detto che il piccolo ha un appetito da gigante, ma credeva scherzasse.
«Era così buona…», cerca di giustificarsi il bambino, guardandosi le ginocchia. La signora Komatsu riappare subito con un’altra fetta di torta, e l’espressione del piccolo Mitsukuni cambia di colpo. «Grazie mille!», dice prima di affondare ancora la forchetta e servirsi di un enorme boccone.
La nonna lo guarda con dolcezza. «Sai, Mitsukuni, ho un altro regalo per te».
«Che cosa, Obaasan, qualcos’altro da mangiare? Un altro dolce?»
Sì, davvero insaziabile. Così pieno di vita, di gioia, di spontaneità…
«Meglio: chiudi gli occhi».
Il nipotino ubbidisce e si mette le mani sul viso, tutto curioso, e la nonna tira fuori un coniglio di pezza, rosa. «Guarda, ti piace?»
Mitsukuni fa un gridolino di felicità: «Sì, è così kawaii, Obaasan!» E subito abbraccia il pupazzo con energia.
«L’altra volta al telefono mi hai detto di aver sognato un mondo di coniglietti rosa che ti parlavano e che ti facevano mangiare le torte…»
«Te lo sei ricordata! Domo arigato, Obaasan, è bellissimo!»

*


All’Ouran Host Club, tutto è tranquillo: è l’ora del pisolino di Honey, perciò non vola una mosca a disturbarlo. Tamaki sta cercando di convincere Kyoya a mettersi a letto a sua volta, visto che è una mamma impegnata con figli così degenerati, Haruhi cerca di leggere un libro malgrado i gemelli che, seduti ai suoi lati, la disturbano di continuo e cercano di far scattare la gelosia del Lord con i soliti trucchetti.
Mori li osserva tutti e sorride in maniera impercettibile, prima di tornare a vegliare sul sonno del suo cuginetto: presto sarà l’anniversario della morte della sua bisnonna, la signora Fuyuko, ed entrambe le loro famiglie si recheranno al cimitero per commemorarla, ma ancora Honey non sembra turbato dall’avvicinarsi di questa data. Meglio così.
Dorme sereno, con il dito in bocca e Usa-chan ben stretto sotto il braccio.
Sebbene sia storicamente il compito della sua famiglia prendersi cura dell’erede degli Haninozuka, nel suo caso Mori si è sempre sentito incaricato dalla signora Fuyuko in persona di vegliare su Honey, da quel pomeriggio passato a preparare torte alle fragole.
Chissà se la signora è soddisfatta di lui… Forse lo avrebbe ripreso per non aver prevenuto la carie al suo nipotino? Quella volta sì che si è sentito incapace.
Honey si gira nel sonno, sorride e mugola qualcosa: «Grazie mille, Obaasan, vieni più spesso a fare merenda con noi».
Gli altri si avvicinano e commentano quanto sia carino, Kyoya si lamenta di non aver piazzato una telecamera nel punto giusto per riprenderlo, cominciando a conteggiare i mancati guadagni che una scena del genere gli avrebbe portato.
«Chissà cosa sta sognando», domanda Haruhi a voce alta, senza però rivolgersi a nessuno in particolare.
Mori, come sempre, sorride senza dire una parola.
 
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