Crepuscolari, [31/03/10] Host Club Plot Bunny

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Rowizyx
view post Posted on 10/6/2010, 23:26




Titolo: Crepuscolari
Autrice: Rowizyx/Rowena
Rating: Giallo
Personaggi: I sette del Club, Renge, Ranka, Nekozawa.
Pairing: Haru/Tama, Kyo/Renge (accennato e fasullo XD)
Tipologia: Long-fic; cinque capitoli
Lunghezza: 10117 parole
Avvertimenti: Spoiler volume 15! (per chi ancora non l'avesse recuperato), Crossover
Genere: Commedia; Comico
Disclaimer: Host Club non mi appartiene, purtroppo, ma è © di Bisco Hatori, Lala, Tokyo Television e chi per loro.
Non scrivo a scopo di lucro e pertanto nessuna violazione del copyright è intesa. L'idea però l'ho usata io, non copiatemi o diventerò una belva!
Note dell'autrice: Dalla regia mi chiedono di indicare il plot usato. Ebbene, è il cinque: ci tengo però a precisare che non si tratta di una parodia di Twilight spiccicata passo passo, ma una interpretazione spassosa di vari punti chiave dell'opera. Fan di Twilight, non vogliatemene. La storia si colloca praticamente tra gli episodi 70 e 71, contenuti nel volume 15, perciò ripeto, SPOILER per chi ancora non l'avesse letto. SOno cose piccole, non specifiche, ma non guastatevi la lettura, perché merita!
Introduzione alla Storia:
All'Host Club si mette in scena la passione letteraria più in voga del momento, Twilight, e ogni membro interpreta un diverso personaggio... Ma cosa succederebbe se per un incantesimo i nostri eroi finissero nel libro al posto dei protagonisti? A Forks ci sono dei nuovi soggetti, in città!

UNO


- Benvenute!
Come ogni giorno alla fine delle lezioni, le giovani principesse che studiavano all’Ouran High School spalancarono le porte dell’Host Club, ansiose di scoprire quale incredibile travestimento avessero ideato i sette ragazzi… Sei?
- Ma dov’è Haruhi? – domandò una delle giovani studentesse notando un buco nella formazione del gruppo. Era un dato impossibile da non notare, anche perché in genere il ragazzo era sempre nel centro della scena, subito alla destra di Tamaki. Neanche lo sfavillante scintillio del Lord riusciva a mascherare quell’assenza, né la strana atmosfera soffusa e buia che avvolgeva la terza aula di musica quel giorno: tende tirate, illuminazione delle sole candele sparse un po’ ovunque nella stanza…
Gli Host si guardarono l’un l’altro come se non si fossero accorti di quel dettaglio fino all’osservazione della ragazza, stupiti, poi si voltarono di scatto verso un punto preciso, il ripostiglio.
- Principesse – esclamò Tamaki con un ampio movimento del suo mantello – vogliate accordarci il vostro perdono e cinque minuti per risistemarci.
Le ragazze ridacchiarono e acconsentirono ad aspettare che anche Haruhi uscisse, poi presero posto ai tavoli.
I gemelli bussarono alla porta dello stanzino in cui la giovane si cambiava: - Haruhi, tutto bene? Serve aiuto?
- Io non esco! – gridò dall’altra parte la ragazza con voce tremula, quasi sconvolta. – Mi rifiuto di fare questo personaggio, non voglio.
- Avanti, tutti i personaggi di questa storia sono baka oltre l’immaginabile, di che ti vergogni?
- Hai letto il libro? Io non sono capace di comportarmi come questa Isabella, va al di là di quello che posso fare.
- Ma come, Haru-chan – disse Honey – non eri tu quella che voleva fare più esperienze diverse possibili?
Da dietro la porta, la ragazza sbuffò: - Nella gamma che avevo in mente, non rientrava nessuna esperienza che comportasse l’atteggiarsi come l’eroina di questa roba.
- Ormai è tardi, ci serviva un tema per la giornata di oggi e quello proposto dal Lord era l’unico disponibile – le ricordò Kyouya, infastidito. – Ora esci subito, o conterò per ogni secondo perso altri mille yen da ripagare al Club.
- Avanti, Haruhi, neanche a noi piace, ma per oggi è così.
Il Lord sembrò sconvolto: - Volete dire… Che il mio tema non vi piace?
- No, neanche un po’ – risposero in coro i gemelli, senza alcuna delicatezza. Inutile dire che Tamaki si rannicchiò in angolino con le lacrime agli occhi, depresso.
In quel momento, scattò la serratura della porta. – Va bene – disse Haruhi sconsolata sistemandosi la parrucca – facciamolo.

- Benvenute! – ripeté l’Host Club in direzione delle clienti, in un turbinio di petali di rosa. – Oggi vi portiamo nelle foreste del Nord America a vivere con noi un’appassionante storia d’amore, di magia e di mistero.
Nel fare questo commento, Tamaki allargò le braccia e si sciolse in un affascinante sorriso. Una delle ragazze cacciò un urletto, notando che i suoi denti avevano qualcosa di strano.
- Ma sei un vampiro, Tamaki-kun?
- Indovinato! – le rispose ammiccando il giovane, suscitando un’altra serie di gridolini. – Oggi per voi, principesse, siamo i personaggi di Twilight, il più popolare successo letterario degli ultimi tempi.
Le principesse applaudirono, liete per la notizia. – Allora tu sei Edward, Lord, ho indovinato?
Ora il quadretto sembrava più chiaro: Tamaki aveva i capelli rossicci e si teneva particolarmente vicino a Haruhi, che faceva la parte di Bella, come la lunga parrucca scura e, in particolare, l’espressione schifata che aveva in viso suggerivano. I gemelli avevano invertito il colore dei capelli: Kaoru era scuro e ridacchiava, poteva essere Alice? Se così era, si chiedevano le ragazze, allora Hikaru era di certo Jasper, la chioma bionda lo suggeriva.
Honey ululò, attirando l’attenzione delle clienti su di sé. – E tu chi interpreti, Honey-senpai?
Il ragazzo ridacchiò, prima di sistemarsi un paio di orecchie da cane sulla testa: - Io sono Jacob, il terribile lupo mannaro! – e ululò un’altra volta, prima di ringhiare in direzione di Tamaki. – Mi batto con il vampiro malvagio per il benvolere di Haru-chan.
Haruhi fece un sorrisino tirato, senza riuscire a dire nulla. Non aveva letto il libro a cui si erano ispirati, ma Mei-chan non faceva altro che parlarne come se fosse un nuovo testo sacro. Quando le aveva chiesto di descriverlo, la sua amica aveva detto che era come uno shōjo manga senza i disegni, il che era bastato per farla rabbrividire.
Come se non fosse sufficiente, a lei era toccata la ragazza femminile e sdolcinata che s’innamorava prima di uno e poi dell’altro, quindi non sapeva decidere tra i due… Lanciò una piccola occhiata verso Tamaki, ma abbassò subito lo sguardo prima che lui se ne accorgesse; come se scoprire di essere cotta di un simile baka non fosse abbastanza per quel periodo. Arienai
Honey sorrise e tirò fuori Usa-chan e lo mostrò alle ragazze, tutto contento: - Guardate, anche il coniglietto è diventato un Licantropo!
Non che un pupazzo rosa con due orecchie di pelo applicate e i finti canini agli angoli della bocca facesse particolarmente paura, ma la versione mannara di Usa-chan riscosse una certa approvazione.
- Allora, se Honey-senpai fa Jacob, chi è Mori-senpai? – domandò timidamente una ragazza, una delle fan del silenzioso Takashi.
- Ma è Emmett, chi altri potrebbe interpretare un personaggio così forte e aitante? – rispose un’altra principessa con occhi sognanti. Effettivamente, Mori era Emmett, mentre Kyouya interpretava il padre Carlisle, chiaramente riconoscibile per via del camice da dottore che indossava.
Nel frattempo, Hikaru sbuffava.
Avrebbe voluto interpretare lui Jacob, sarebbe stata più realistica come cosa… Specie con il nuovo atteggiamento di Tamaki, che lo mandava fuori dai gangheri come una bestia, anzi, come un lupo mannaro!
Kaoru notò la strana espressione del fratello e sorrise: era pronto a scommettere che Hikaru non si sarebbe mai prodigato tanto perché quell’idiota di Tamaki riconoscesse la vera natura dei suoi sentimenti per Haruhi, sapendo che quello sarebbe stato il risultato. Il Lord passava dall’essere certo di possedere già il cuore della ragazza al più profondo sconforto nella sicurezza che lei lo odiasse; nel mezzo, una serie di trip mentali perfino peggiori del periodo “paterno” e continue prese in giro nei confronti del suo rivale.
Sì, anche Kaoru avrebbe reagito allo stesso modo, spinto dal desiderio di uccidere una creatura così insopportabile. Se il suo gemello finora si era contenuto, era solo per il desiderio di battersi per il cuore di Haruhi ad armi pari con Tamaki.
Ancora ridacchiando, decise di prendere in mano la situazione. – Oh, Jasper, sei distratto – mormorò in direzione del fratello, che parve riscuotersi da un trip mentale assai truculento. Effettivamente, Hikaru in quel momento stava immaginando almeno dieci modi diversi per uccidere lentamente e dolorosamente Tamaki, e nessuno comportava che si sporcasse le mani personalmente. – Forse la nuova fidanzata di Edward ti piace più di me?
La svolta incestuosa fu accolta con giubilo dalle ragazze. – Come mai avete scelto proprio questi personaggi? – domandò curiosa una di loro.
Hikaru comprese dove voleva parare suo fratello e sorrise deciso: - Beh, è ovvio: due persone che vivono come fratello e sorella agli occhi del mondo ma in realtà condividono qualcosa di ben più profondo… – rispose ammiccando.
- Oh, Hikaru, così mi fai arrossire! – s’intromise Kaoru, vergognoso.
- Non devi, non c’è nulla di sbagliato in noi – continuò con fare eroico Hikaru, prima di accarezzare una guancia al fratello così da mandare in estasi le loro ammiratrici.
Intanto, Haruhi osservava la scena con aria sempre più disperata. Mentecatti.
Kaoru le fece l’occhiolino, quindi si staccò dal fratello. – Jasper, sto avendo una visione…
Prima che chiunque potesse continuare la recita, una voce fin troppo nota echeggiò come dall’oltretomba: - UNA VISIONEEEEEE? RACCONTAAAAA HITACHIIIIIIIIIIN!
Nekozawa comparve dalla porta comunicante con il Club di Magia Nera, accompagnato dal solito Belzeneff, la bambola maledetta, lasciando annichilito il Club.
- Ma dovevi proprio utilizzare quella parola? – disse a Kaoru un più che terrorizzato Tamaki. – Lo sai che capta ogni vocabolo legato all’occultismo pronunciato nel raggio di cento metri!
L’interpellato squadrò il Lord, irritato. – C’è chi deve impegnarsi per rimanere nel proprio personaggio. Insomma, non tutti siamo perfetti per interpretare il protagonista idiota. – E nel dire questo, pigiò il bottone che attivava l’ultima meraviglia tecnologica fatta installare da Kyouya, il sistema meccanico che apriva di scatto tutte le tende alle finestre.
Spaventato a morte, Nekozawa smise di blaterare il perfetto metodo per leggere il futuro nelle interiora di pollo, raccolse tutte le sue cose, tarocchi, strani strumenti e un grosso pendaglio che avrebbe dovuto indicare l’ubicazione di spettri nella stanza e corse a rintanarsi nell’oscurità del suo Club.
Kaoru si voltò verso gli amici, soddisfatto. – Bene, almeno uno degli impiastri è sistemato. Ma… - si bloccò, sconvolto da ciò che i suoi occhi vedevano. – Lord, ma tu brilli?
Tutti si voltarono a osservare Tamaki, che a sua volta stava fissando i suoi compagni: - Voi, piuttosto, perché voi non brillate come i vampiri del libro?
Agli Host – salvo Haruhi, che interpretava un personaggio umano, e il Licantropo Honey – ripensarono a un appunto che il Lord aveva lasciato loro in cui consigliava di stare in ammollo nella vasca da bagno per due ore, meglio tre, dopo aver aggiunto all’acqua almeno un quintale di brillanti argentati.
I gemelli scoppiarono a ridere: - Credevi davvero che ci saremmo conciati così? – continuarono a tenersi la pancia, scossi per il troppo sghignazzare.
- Ma, ma… - balbettò Tamaki sconvolto – Era per rappresentare al meglio i nostri personaggi!
- Neanche per tutto l’oro del mondo – risposero in coro i vampiri – abbiamo ancora una dignità, noi.
Il Lord, ancora offeso, non volle cedere e annunciò che avrebbe dimostrato la sua superiorità inscenando con Haruhi una delle scene più amate del libro, quindi si sbottonò parte della camicia e si rivolse verso la ragazza, che ancora lo stava fissando nel tentativo di spiegarsi quale idiota potesse fare il bagno nei brillantini e presentarsi a scuola conciato in quella maniera.
- Bella, ora che mi vedi davvero, hai capito che cosa sono?
Haruhi si riscosse all’improvviso, colta del tutto impreparata; a dire la verità, si stava chiedendo sempre più ossessivamente per quale ragione quella mattina non avesse deciso di rimanere a casa. Era anche in ritardo con le faccende domestiche, doveva fare la spesa, e il bucato…
Ad ogni modo, rispose che sì, credeva di sì.
Tamaki sembrò tutto soddisfatto e continuò a recitare. – Allora dillo, se osi.
- Sei un idiota luccicante? – domandò piccata.
Calò il silenzio.
Tempo una frazione di secondo, e tutto l’Host Club – con l’eccezione di Kyouya, che aveva leso a sufficienza la propria dignità con quella parrucca, per quel giorno – rotolava per terra dal ridere. Perfino Mori si era sciolto e ridacchiava, fatto inaudito!
Quanto a Tamaki, si era accasciato a terra come aveva preso a fare da qualche giorno, senza neanche rintanarsi a far crescere funghi, stroncato dalla mancanza di delicatezza della ragazza. Ma perché la donna del suo cuore sapeva essere così crudele nei suoi confronti? O meglio, perché gli dei volevano metterlo alla prova in quel modo, si chiedeva: forse volevano scoprire se il suo amore era vero e non una semplice infatuazione del momento?
- Temo che il romanticismo di questo libro sia troppo per Haruhi – commentarono le clienti, ridendo.
Haruhi si voltò verso di loro con espressione omicida, ma come al solito fu travisata e il suo astio fu preso per imbarazzo.
- No, Izumi-chan – disse con tutta la gentilezza che le fu possibile – è che questo genere di romanticismo non m’interessa per niente. L’amore è un’altra cosa per me.
Pensò ai propri genitori, all’amore che aveva visto tra loro, nel sostenersi e prendersi cura dell’altro, a prescindere dai problemi che si presentavano loro davanti. Non era certo tipo da pensare al futuro e a una probabile vita di coppia, ma se avesse potuto scegliere…
Lanciò un’occhiataccia a Tamaki, ancora spalmato sul pavimento come una marmellata brillante, e maledì il fato che le aveva giocato un tiro mancino così crudele.

Nel frattempo, Nekozawa si era rintanato nella cara, adorata oscurità del Club di Magia Nera a riprendersi dallo shock subito.
- SCIOCCHI MEMBRI DELL’HOST CLUB, COME OSATE PRENDERVI GIOCO DI ME IN QUESTA MANIERAAAAAAAAAA! – tuonò senza rivolgersi a nessuno in particolare, prima di rivoltare l’armadietto dei prodotti più pericolosi – MA IO HO LA GIUSTA CURA PER LA VOSTRA IRRIVERENZAAAAAA!
E detto questo, cominciò a mescolare vari ingredienti in una ciotola con foga, fino al momento in cui, pronunciando la giusta parola magica, si sollevò una nuvola di vapore violaceo.
Nella terza aula di musica, nello stesso istante, tutti furono accecati dalla luce.

DUE


Quando Haruhi riuscì a riaprire gli occhi, ciò che le apparve davanti la lasciò senza fiato. Non l’aula in cui lavorava l’Host Club, non i suoi amici, né le clienti che stavano intrattengo, bensì una fitta foresta di conifere e alti alberi.
- Ma dove mi trovo? – domandò a voce alta, prima di guardarsi intorno. Era sola in un posto sconosciuto! – E soprattutto, come ci sono arrivata?
Era seduta in una piccola radura e sentiva il terreno umido sotto di sé, ma prima che potesse anche solo lamentarsi di quanto tempo le sarebbe servito per togliere il fango dai vestiti, una visione ultraterrena le comparve davanti a tradimento.
- Allora, Bella, hai paura? – le domandò il luccicante Tamaki tenendo le mani sui fianchi come un supereroe. A uno sguardo più attento, però, Haruhi notò delle differenze nel suo aspetto: il ragazzo sembrava brillare in maniera diversa rispetto a prima, come se fosse fatto di polvere di diamanti, piuttosto che essere un idiota cosparso di brillantini forse rubati allo Zuka Club.
I suoi occhi, poi, erano strani, quasi dorati, e la stavano guardando con tanta intensità che la giovane si sentì quasi obbligata ad arrossire.
- Non più del solito – mormorò sentendosi il cuore palpitare all’impazzata, come non le capitava… Non le era mai capitato, in effetti, neanche quando aveva realizzato che, forse, era innamorata di Tamaki; ok, lì aveva quasi avuto un infarto, ma era diverso.
In quel momento, Haruhi si sentiva presa da strani sentimenti che qualche parte bacata della sua testa in quel momento stava catalogando come amore che mai e poi mai lei avrebbe definito tali: provava un forte senso d’inferiorità, in quel momento, come se non fosse degna di lui, e non poteva fare altro che rimanere a fissarlo come ipnotizzata. Colta dalla poesia della situazione pensò che il prato, che a prima vista le era sembrato grazioso, le sembrava in quel momento così scialbo e insignificante, rispetto a lui.
Ma che diavolo
Malgrado ciò che aveva appena detto, Haruhi aveva seriamente paura. Di se stessa, però.
Tamaki le si avvicinò con fare elegante, sempre osservandola con attenzione.
- Vorrei riuscire a sapere cosa pensi… Non sai quanto mi sembra strano, non riuscire a capirlo. – sospirò melodrammatico.
Perché, da quando mai quell’essere, che per quasi un anno era stato convinto di essere come un padre, per lei, capiva ciò che pensava?
Haruhi lo fissò com’era solita fare, con quell’aria schifata e insofferente, e si preparò per dirgli una cattiveria così da sgonfiare quella sua fastidiosa presunzione e vederlo patire in un angolino. Aveva diverse opzioni, in mente: una più antipatica e odiosa dell’altra, ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu: - Mi chiedevo cosa stessi pensando tu fossi vero… E desideravo poter credere che tu fossi vero, e anche di non avere paura.
Si portò le mani al viso, sotto shock: l’aveva detto davvero? No, non era possibile! Che stesse diventando l’Haruhi mentale che, secondo i suoi amici, Tamaki s’immaginava nei suoi trip ad occhi aperti?
Qualunque fosse la ragione, era terrorizzata. Lei non avrebbe mai blaterato una cosa del genere, mai!
Tamaki le prese le mani, come se non si fosse accorto del suo turbamento. - Ma tu devi temermi, Bella, io sono un mostro. Tu non sai di quali orrendi crimini mi sono macchiato!
- Smetti di recitare – esclamò la ragazza, riuscendo a riprendere il controllo sui propri muscoli facciali – Dobbiamo andare a cercare gli altri e capire cosa ci è successo.
Fece per togliersi la parrucca, ma niente. Cosa? Diede uno strattone più forte, che non ebbe effetti se non farla gemere di dolore: erano i suoi capelli? La situazione stava diventando sempre più assurda.
- Ti comporti in maniera strana, Bella: forse finalmente la mia rivelazione ti ha provocato una reazione degna di una persona normale?
- Rivelazione? – l’ultima che aveva avuto era stata quella di suo padre, quando aveva cominciato a lavorare come travestito… – Ma di che stai parlando?
E perché continui a ripetere il mio nome? Non è che se non lo pronunci ogni cinque secondi me lo dimentico… Un momento, ma non è il mio nome!
- Parlo della mia natura, Bella! – continuò Tamaki avvicinandosi sempre di più e annusandole il collo in una maniera oltremodo intollerabile per la ragazza, che tuttavia sentì un groppo in gola, come se la cosa le facesse piacere. – Il fatto che io sono un vampiro!
Ormai la distanza era quasi impalpabile e il ragazzo cominciava a comportarsi in maniera più strana del solito, come se stesse cercando il punto giusto in cui assaggiarla. – Mi devo allontanare… Capisci cosa intendo quando dico che la carne è debole?
Pensavo che fossi debole di cervello, in realtà
Ma ancora una volta, dalla sua bocca uscirono parole che lei non pensava veramente, ma che evidentemente era obbligata a dire. Si sentiva in trappola, una situazione che le dava la nausea, ma più il tempo passava più qualcosa in lei era felice ed eccitato, come se fosse una situazione da vivere.
Tamaki riprese a blaterare sulle sue finissime capacità di predatore, su come lei non avrebbe avuto scampo, se non fosse riuscito a comportarsi, e Haruhi alzò gli occhi al cielo, disperata.
Mordimi, ti prego mordimi, io così non resisto più!
Prima che il ragazzo continuasse il suo sproloquio, tuttavia – accompagnato ovviamente da ampi movimenti di braccia, sguardi languidi e sorrisi che la parte malata del cervello di Haruhi trovava adorabilmente sensuali – fu interrotto dallo strombazzare di un clacson, che precedette di pochissimo la comparsa di un’enorme fuoristrada dal folto della foresta, si avvicinò a tutta velocità e prese in pieno Tamaki, che volò via, lontano, fino a scomparire alla vista della ragazza.
Haruhi rimase pietrificata: non si aspettava una soluzione del genere a quella scenetta da commediola da due soldi!
- Haruhi, stai bene?
- Hikaru, Kaoru… Sì, no, insomma, cosa sta succedendo? – gridò lei, ancora sconvolta.
I gemelli scesero dal fuoristrada e le andarono incontro, ma se Kaoru si avvicinò fino ad abbracciarla e controllare che davvero fosse tutto a posto – già il Lord di per sé era un pericolo pubblico, figuriamoci in versione vampiresca! – Hikaru rimase in disparte, come se fosse disturbato dalla sua presenza.
- Non lo sappiamo neanche noi, ci siamo ritrovati con Kyouya e Mori in una casa che non abbiamo mai visto, anche se in qualche modo a tutti sembra familiare, ma poi Mori è scappato all’improvviso, come se fosse stato richiamato da qualcosa nella foresta…
- Secondo Kyouya, che sembra più saggio e meno oscuro del solito, saremmo finiti nel libro che stavamo interpretando, Twilight! E ora saremmo per davvero i personaggi che abbiamo scelto.
Haruhi stava per svenire, incredula: - Com’è possibile, eravamo al Club, stavamo prendendo in giro Tamaki… E ora mi ritrovo a dire cose orrende!
Questa poi: i ragazzi si fissarono e poi tornarono a guardare lei, che si accorse di come anche i loro occhi sembrassero dorati e bellissimi. – Del tipo, Haruhi?
Haruhi non sapeva se confessare cosa le stava capitando, era davvero imbarazzante, ma poi pensò che sarebbe potuto capitare ancora e vuotò il sacco. – Rispondo alle fesserie di Tamaki come probabilmente lui vorrebbe io facessi, e nella mia testa l’unico pensiero che continua a tornare è quanto sia particolarmente bello e affascinante. Aiutatemi, vi prego.
Hikaru e Kaoru si allontanarono di qualche passo, spaventati a morte: anche loro avevano subito pensato all’Haruhi mentale con ribrezzo. – Dobbiamo tornare indietro, subito. – esclamò poi Hikaru, che sembrava particolarmente infastidito, com’era del resto incomprensibile. Il suo personaggio poteva anche desiderare di assaggiare il sangue di Haruhi come aperitivo prima del pranzo, ma lui semplicemente era geloso. Molto geloso.
- Dobbiamo andare da Carlisle, subito.
- E chi sarebbe? – domandò Haruhi senza capire.
- Kyouya, sarebbe – disse Kaoru per correggere il fratello – anche noi abbiamo problemi a controllare ciò che diciamo, ma non ai tuoi livelli. Anche se è strano, in questo momento mi viene da pensare a Kyouya come a nostro padre.
Haruhi fissò il terreno, mesta. – Quello che è veramente strano è che a me in questo momento manchi il solito Tamaki, che si lamenterebbe di come sono confusi i ruoli della nostra famiglia – disse con un profondo sospiro, prima di avvicinarsi alla macchina. – Va bene, andiamo.
Kaoru la fermò e le disse di salire dietro.
- Perché? – domandò la ragazza, sorpresa. – Sui sedili anteriori di questa macchina da yankees potrebbe starci tutto il Club comodamente!
Lui lanciò uno sguardo al fratello, che ancora si era ben guardato dal mettersi vicino alla ragazza, e scosse il capo: - Dammi retta; il personaggio di Hikaru, Jasper, ha difficoltà a controllare i suoi istinti di vampiro. Non riuscirebbe a guidare se il tuo odore lo distraesse e cercasse di piantarti i canini nel collo.
Haruhi deglutì a vuoto e ubbidì senza dire una parola. A certi argomenti ancora non sapeva ribattere, purtroppo, ed era troppo frastornata per cercare di dare un senso logico a tutto quel dramma.
Hikaru e Kaoru si sistemarono davanti, e ripartirono.

Erano in viaggio già da un po’. Kaoru indicò un punto davanti a loro, fuori dal parabrezza.
– Allora, più avanti c’è la cittadina in cui è ambientata la storia, casa nostra rimane un po’ fuori…
- Ma non dovremmo recuperare Tamaki? – chiese Haruhi prima di mordersi la lingua. Perché l’aveva detto, lei trovava che si fosse meritato la giusta punizione per essersi comportato in maniera più idiota del solito!
- È un super vampiro molto forte, molto veloce e con un’ossessione amorosa per te – rispose Kaoru senza scomporsi – penso saprà raggiungerci senza problemi. Sempre che nel comportarsi da eroe dal passato tormentato non si perda e finisca nella riserva. Lì sì che sorgerebbero dei problemi.
- Problemi?
- I nativi americani di qui sono lupi mannari e combattono i vampiri, quindi… Oh no, Honey!
- Cosa? –domandò Hikaru, confuso.
- Ho avuto una visione: Honey era vestito da Jacob Black, no? Ecco perché non era con noi quando ci siamo ritrovati qui, perché è finito nella riserva indiana, dove vive il suo personaggio.
- E secondo te Mori ha captato dove si trova in questo momento ed è andato a cercarlo?
- Perché no? Ha il GPS incorporato, quando si tratta di Honey. Spero solo che i due non combattano.
Haruhi sgranò gli occhi: - Combattere, perché?
- Al momento sono nemici giurati. – sospirò Kaoru massaggiandosi le tempie.
- Kaoru, ma come fai a sapere tutto? Hai davvero letto questo polpettone?
- Oh no, ma il mio personaggio ha visioni del futuro, anche se non sempre sono chiare. Ne ho avuto una poco fa.
- E come stato?
- Certo meno dannoso dei trip mentali di Tamaki o Hikaru, non ho dubbi.
Anche Hikaru si fa dei trip mentali? Fantastico.
Prima che potesse rispondere, però, Haruhi fu sbalzata sull’altro lato del sedile.
- Hikaru, ma non puoi guidare un po’ più piano? Sembra che tu stia partecipando a una corsa!
- A quanto pare i vampiri sono troppo snob per seguire le regole. Non dirlo a me, io non so neanche guidare nella realtà – rispose Hikaru prima di derapare in maniera spaventosa in un tornante – non mi alitare addosso, Haruhi, mi stai facendo venire fame.
- Non devo starti vicina, non devo respirare in tua presenza… qualcos’altro?
- Stai attenta a quando maneggi la carta, ho appena avuto una visione in cui scartavi un pacco regalo, ti tagliavi un dito e Jasper cercava di papparti in un sol boccone.
- E chi è così idiota da tagliarsi con la carta da pacchi? – domandò Haruhi alzando la voce. Insomma, anche lei aveva i suoi limiti!
- Tamaki ci riesce. E anche il tuo personaggio, a quanto pare, è perfino meno atletico di te.
La ragazza tacque, offesa, soprattutto per non rivelare che poco prima aveva pensato di tornare in città a piedi, ma qualcosa di nuovo le aveva suggerito che sarebbe stata una pessima, pessima idea.
- E poi… Ah, eccoci arrivati.
Haruhi guardò da uno dei finestrini – ovviamente oscurati, come le macchine delle star – e vide una casa enorme e molto moderna stagliarsi contro il profilo dei monti coperti da alti abeti. Sulla soglia, una versione biondiccia e sorridente di Kyouya li stava aspettando.

TRE


Erano entrati in casa, si erano sistemati in salotto e avevano cominciato a discutere sul da farsi.
- Ma devo proprio stare qui? – domandò Haruhi dall’angolino in cui era stata relegata.
Kyouya si sistemò gli occhiali sul naso e non fece una piega. - Sì, se vuoi assicurarti che nessuno provi ad assaggiare il tuo sangue.
Mi sento tanto Tamaki, in questo momento
- Il problema ora è capire come siamo arrivati qui e, più importante, come facciamo a tornare indietro.
- Scusate ancora, ma non dovremmo cercare prima gli altri? Siamo solo in quattro, al momento.
- Meglio cominciare a ragionare, tanto gli altri sapranno come raggiungerci: allora, secondo voi questa divertente situazione come si spiega?
- Una fuga di gas e una conseguente allucinazione collettiva? – proposero i gemelli in coro.
- Non è credibile. – ribadì Kyouya seccamente – Senza contare che l’Ouran è una scuola più che sicura, una delle ditte che fanno capo alla mia famiglia si occupa della manutenzione dei sistemi di riscaldamento, luce, acqua e via dicendo.
Haruhi alzò la mano per parlare, visto il senso d’inferiorità che sentiva per se stessa nei confronti degli altri. – So che detto da me è incredibile da credere – cominciò – ma al momento sono nei panni di una ragazzina sciocca che fa ricerche su internet sulle più strane creature fantastiche e potrebbe dar retta a qualunque sciocchezza. Comunque, non è possibile che sia stato Nekozawa?
- Nekozawa? – ripeterono tutti e tre in coro.
- Beh, lo avete preso in giro prima, maltrattandolo in maniera un po’ pesante, più del solito… E se ci avesse fatto una maledizione per vendicarsi?
Hikaru scosse il capo, scettico. – Ti ricordo che la sua migliore allieva prova a manipolare Honey per avere un appuntamento usando bottoni e fili rossi, ti sembra possibile che lui sia capace di fare una cosa simile?
- Hai altre idee? – rispose lei con lo stesso tono. Insomma, solo perché lui era una macchina da guerra assetata di sangue non poteva mica parlarle a quel modo! – Ma… Kyouya, perché ti agiti in quel modo? Sembri un gatto caduto in acqua.
Anche i gemelli si voltarono a fissare con più attenzione il senpai e notarono che gli stavano addirittura tremando le mani.
Il ragazzo fece una orribile smorfia, nervoso: - Quest’imbecille di dottore vampiro ha una connessione internet più lenta perfino di te, Haruhi, senza offesa. Ma come diavolo si fa a vivere così? Tutti fighetti e poi con una misera 56K!
Gli altri tre si guardarono in silenzio: eh sì, quelli erano i problemi nella vita.
- Mi preoccupa l’assenza degli altri – sospirò la ragazza guardando fuori della finestra.
- Degli altri, Haruhi, o solo di Tamaki? Direi che eravate impegnati quando siamo arrivati. – disse Kaoru sghignazzando.
- Ti prego, non ricordarmelo. Dico solo che è lì fuori da solo…
- Errore, sono qui! – esclamò una voce fin troppo nota ed Tamaki-Edward si lanciò attraverso la finestra dentro la stanza, facendo volare vetri ovunque.
- Imbecille – ringhiò Kyouya – la porta era aperta.
Tamaki era sporco di fango e sembra essere rotolato in un enorme cespuglio di rovi, ma Haruhi vedendolo non poté impedirsi di pensare a quanto fosse bello. Ancora, quel senso d’inadeguatezza la sopraffece.
Si guardò intorno e, quando notò Haruhi, corse verso di lei e le si inginocchiò di fronte. - Bella, eccoti finalmente! Ti ho cercato ovunque, temevo che ti fosse successo qualcosa di terribile con questi due!
Haruhi fissò Hikaru con uno sguardo implorante, ma riuscì a tenere la bocca chiusa così da non dire un’altra bestialità. Non davanti agli altri, almeno!
- Allora, ricapitoliamo il punto della situazione: tutti noi sembriamo più o meno normali, salvo qualche effetto collaterale controllabile, anche se Hikaru sta studiando Haruhi cercando il punto migliore per assaggiarla. Solo Tamaki sembra più imbecille del solito, ma dopo The New Tamaki nulla può stupirmi, ormai.
- The New Tamaki? – ripeté Haruhi abbastanza preoccupata. – E, dimmi, è peggio di questa versione qua?
- Bah, non si può mai sapere. – disse Kyouya indifferente.
Tamaki spalancò gli occhi, che si riempirono di lacrime di dolore e umiliazione. - Bella, ma perché mi tratti così? Dopo quello che abbiamo condiviso…
- Noi non abbiamo condiviso niente! – esclamò lei scandalizzata, prima di alzarsi in piedi e cambiare posto. Inutile dire che Tamaki la seguì all’istante.
- È possibile che il solo a essere così cambiato sia il Lord, perché era l’unico che stava davvero interpretando con convinzione il personaggio?
- È una possibilità.
Tutto questo discorso non tornava all’affascinante Edward, che guardò a turno gli altri con aria confusa. - Ma cosa state dicendo tutti quanti, non vi capisco!
- Sai che novità… - Fu il commento generale.
- Fratelli, padre, ma che vi succede? Non sembrate neanche in voi; Bella, tu sai cosa è successo?
Accidenti, diventava sempre peggio. - Per carità, come si spegne? – sbottò Hikaru.
Kaoru alzò una mano, credendo di aver trovato la soluzione: - Ho un’idea, l‘aglio!
Tamaki si girò verso i gemelli con un sorrisetto soddisfatto. – Leggenda, l’aglio non ci fa niente.
- Mettiamolo al sole, no? In Buffy i vampiri prendono fuoco alla luce del sole.
- Di nuovo leggenda.
- Un paletto nel cuore? È una soluzione drastica, ma potrebbe funzionare…
- Leggenda anche quella! – ripeté Tamaki sempre più tronfio e divertito.
Hikaru si batté una mano in fronte, scocciato. – Più fastidioso del solito e, ovviamente, non si può neanche zittire.
A sorpresa, però, in quel momento accadde qualcosa d’impossibile, proprio quando tutti erano convinti che non sarebbe potuto succedere nient’altro di peggio.
- Yuuh-uh! Maritino mio adorato, dove sei? Ho preparato i Bloody Mary analcolici!
Ma quella voce… Poteva essere lei? Tutti gli Host si voltarono a guardare Kyouya, che si stava particolarmente impegnando a fare finta di nulla.
- È Renge-chan? – domandò Hikaru cercando di non mostrarsi troppo divertito.
- Sì, ecco, mentre voi eravate fuori è sorta anche quest’altra complicazione – ammise il ragazzo nel tentativo di mantenersi calmo, massaggiandosi le tempie. – È comparsa dal nulla, e ora si comporta come se fosse mia moglie.
Kaoru annuì, con la risposta in tasca: - Ah, allora è Esme, nostra madre!
L’attenzione degli altri si calamitò su di lui.
- Non sai quanto questo tuo essere la wikipedia della situazione sia snervante, fratello – commentò Hikaru.
- Non è che l’abbia chiesto io, eh: non bramavo certo di avere costanti aggiornamenti sullo stato di cose di quest’universo – ribadì l’altro con lo stesso tono.
- Toc toc, posso entrare? – Renge fece la sua entrata con un grosso vassoio tra le mani. Sopra di esso, stavano diversi bicchieri colmi di un liquido rosso e denso.
Bloody Mary? Pensò Haruhi. Ti prego, dimmi che non c’è nessuna Mary morta in cucina che ha fatto da materia prima!
- Renge-chan, ma come sei finita qui? – domandarono sorpresi: da quel che si ricordavano, la ragazza non era neanche presente alla loro rappresentazione, perciò come poteva essere capitata in quell’impiccio?
- Non lo so, sinceramente – rispose candida la ragazza, tutta sorridente – ero in biblioteca a studiare, e mi sono ritrovata in cucina. Non è meraviglioso?
Certo, come no.
Kyouya cercò di non rabbrividire, quando Renge gli passò accanto e gli carezzò le spalle. – A quanto pare, qualunque cosa ci abbia portato in questo universo sta cominciano a riempire i vuoti, e sostituire i personaggi non interpretati da noi con altre persone che conosciamo.
Haruhi si domandò fino a che punto questo stesse capitando: - Kaoru, io ho un padre in questo mondo?
- Sì, vivi con lui, fa il poliziotto… Pensi che sia stato risucchiato anche Ranka?
- Devo andare a controllare, se fosse capitato anche a lui… – non terminò la frase, preoccupata.
- Ti porto io, allora – esclamò Tamaki balzando di nuovo in piedi. – Ho la macchina qui fuori.
Wow, un altro giro sulle macchine della morte vampiresche, pensò Haruhi, che tuttavia acconsentì di buon grado, troppo inquieta per ciò che poteva capitare a suo padre per rifiutare. Avrebbe allacciato la cintura e si sarebbe tenuta salda alla portiera, cercando di resistere.
- D’accordo, allora voi andate – s’intromise Kyouya – noi continuiamo a cercare una spiegazione a ciò che è successo, e a ritrovare Honey e Mori, se possibile.

Cinque minuti dopo, Haruhi teneva le mani serrate sulla maniglia della portiera, terrorizzata. Hikaru aveva guidato come un pazzo, ma Tamaki stava facendo i centocinquanta orari senza problemi.
- Ma sei pazzo, vuoi farci morire entrambi? – gli gridò in faccia e al diavolo le sensazioni che provava in sua presenza.
- Perché? Io guido sempre così, mi annoio altrimenti! Che c’è, temi che il tuo paparino mi faccia la multa?
- No, ho paura di prendere dritta una curva e finire in una scarpata, idiota! Ma chi ti ha insegnato a guidare?
Al volante, Tamaki ridacchiava come se gli avesse fatto un complimento meraviglioso. – Ho fatto il corso di guida in ogni liceo in cui sono stato, dal momento in cui sono stati istituiti, perciò dovrei essere un esperto.
- Forse qualche istruttore avrebbe dovuto… Attento!
All’improvviso, nel mezzo della strada comparvero due figure che sembravano intente a combattere; Tamaki riuscì a frenare e sterzò, così da evitare lo scontro, ma quelli erano troppo impegnati per rendersi conto di quello che stava capitando.
- Sono Honey e Mori! – esclamò Haruhi prima di sganciarsi e scendere dalla macchina.
- Bella, aspetta, potrebbe essere pericoloso – disse il ragazzo, per poi roteare gli occhi e seguirla al volo.
- Ragazzi, ma che vi succede? – disse lei andando incontro ai due senpai.
Honey scagliò un colpo molto forte all’amico, senza curarsi della situazione. – Hai sbagliato di grosso a entrare nella riserva, stupido vampiro!
Con la stessa serietà e attenzione nella lotta, Mori lo schivò e continuò a combattere come se quelle parole non avessero importanza.
Le cose sembravano mettersi sempre peggio, agli occhi di Haruhi: - Honey, basta! Perché vi state sfidando?
Non appena vide la ragazza, Honey smise di battersi e le corse incontro fino a saltarle in braccio. – Haru-chan, aiuto! Mi sono risvegliato in mezzo al bosco da solo, non sapevo dove mi trovavo… Ho avuto tanta paura.

Era di nuovo il solito Honey, possibile? Un simile cambiamento, così repentino… Il ragazzo cambiò di nuovo espressione nel vedere Tamaki. – Un altro vampiro? Bella, perché vai in giro con uno di loro? Sono pericolosi!
Perché la chiamava anche lui Bella? – Honey, ti senti bene? Mi sembri un po’ strano: perché stai lottando con Mori?
- Quello è un vampiro, ed è entrato nei territori della mia gente – soffiò Honey con rabbia, senza guardare il cugino – è mio compito combatterlo, ha infranto il patto!
- Mi sono solo preoccupato non vedendolo tra noi e sono andato a cercarlo, ma si comporta in modo strano dal momento in cui mi ha visto – disse Mori avvicinandosi di qualche passo; subito, però, Honey si voltò verso di lui e gli soffiò addosso. Nonostante la gravità del momento, tuttavia, a Haruhi venne da ridere vedendo che, malgrado tutto, il ragazzo aveva ancora con se il suo coniglietto mascherato da lupo mannaro.
- È un Quileute, siamo nemici giurati da tanto tempo – spiegò Tamaki senza perdere di vista il nuovo arrivato, ancora saldamente stretto tra le braccia della ragazza. La cosa gli dava molto fastidio, più di quanto fosse disposto ad ammettere.
- Il travestimento ha fatto scattare la personalità oscura di Honey – mormorò lei, cominciando a capire – con me è normale perché sono ancora umana, ma con voi reagisce subito male.
Tamaki sembrava poco convinto. - Avrebbe dovuto trasformarsi, però, per combattere. Da umano non può competere con noi.
Non Honey, pensò Haruhi: aveva una forza e un talento incredibile nelle arti marziali, avrebbe potuto combattere anche i vampiri.
- Mori, senti… Raggiungete gli altri, stanno cercando di capire come tornare indietro al nostro mondo. Honey – disse poi rivolta al cucciolo di lupo che aveva in braccio – non vorresti andare anche tu?
Il ragazzo guardò Mori, poi scosse la testa. – No, neanche per sogno con quello là!
- Lo sai che c’è una torta con fragole e panna, a casa sua? – gli disse Haruhi con un sorriso.
- Oh, allora è un altro discorso – esclamò lui, scese e si mise a correre senza aspettare l’altro che si mise subito a inseguirlo. Erano di nuovo soli.
Tamaki le pose una mano sulla spalla: - Sei stata brava, Bella, l’hai convinto facilmente con grande maestria.
- Dark Honey o no, una fetta di torta verrà sempre prima di tutto – rispose tranquilla lei, cercando di non mostrare il suo coinvolgimento emotivo al contatto con il vampiro. – Adesso ripartiamo.

QUATTRO


Proseguirono il viaggio in tutta fretta, con Haruhi impegnata a non vomitare. In realtà, Tamaki continuava a porle domande stupide, tipo quale fosse il suo colore preferito o che musica ascoltasse, o i suoi gusti in fatto di cibo, tutte cose che, se fossero stati normali, avrebbe potuto sapere semplicemente chiedendo a Kyouya, che aveva un dossier fin troppo dettagliato su di lei; la ragazza non rispose neanche ad una, provocando una crisi all’altro – almeno aveva qualche sintomo dei suoi soliti atteggiamenti – che ora piagnucolava.
- TU guida più piano e IO forse risponderò! – gli disse Haruhi sempre artigliando il cruscotto.
- Troppo tardi, siamo arrivati. – disse Tamaki tirando su col naso e riprendendo l’atteggiamento da vampiro macho e senza paura.
Scese e fece per aprire la portiera alla ragazza, ma prima che ci riuscisse una furia lo travolse.
- Bella, bambina mia adorata! Che ti è successo, dov’eri finita?
- Papà? – mormorò Haruhi prima di essere stritolata da Ranka in versione poliziotto. O quasi… – Papà, ma che ti sei messo? Credevo che quella l’avessimo eliminata dal tuo armadio!
Quando Tamaki si rialzò, quasi svenne: quella, come l’aveva definita Haruhi, era in realtà una sorta di divisa da Village People, praticamente inesistente. Per poco non svenne.
- E l’avevo fatto, te lo giuro, ma non so bene cosa sia successo…
- Non ti preoccupare, va tutto bene. – rispose la ragazza con calma.
- Bene, è ora di cena, no? Entriamo in casa. – le propose con entusiasmo il padre con un gran sorriso, prima di rivolgersi al giovane. – Grazie mille per aver riportato a casa la mia bambina, ma prova ad avvicinarti a lei ancora una volta e ti faccio sbattere in cella finché non diventi vecchio e rugoso.
- Questa sarebbe un po’ difficile… Comunque me ne vado. Ci vediamo domani, Bella!
Cenarono tranquillamente, tanto che Haruhi per un po’ si convinse di essere tornata a casa, soprattutto perché lontana da Tamaki e gli altri riusciva a comportarsi come faceva di solito. Tuttavia, ciò che le stava succedendo non le andava per niente bene: voleva tornare alla sua scuola, alla vita normale.
Non le piaceva essere la fidanzatina – perché quello di sicuro era il suo ruolo – di una persona com’era Tamaki in quel momento: anche si solito era strano, folle e si comportava come un bambino, certo, ma non era mai così terribilmente insopportabile; senza contare che, almeno di norma, lei sapeva come rimetterlo a posto, frantumando speranze e sparando commenti acidi. Non riuscire quasi a parlare in sua presenza, se non per dire sciocchezze irripetibili, era mortificante.
Sparecchiò e mise in ordine, mentre suo padre si era accomodato a guardare una partita di basket, baseball o qualcos’altro di molto americano. Altra incredibile stranezza, a Ranka in genere lo sport non piaceva affatto!
Haruhi rimase a ciondolare per casa, poi si chiuse nella propria stanza: sfogliò alcuni libri, tutta letteratura inglese molto classica, rovistò tra i CD… Si annoiò molto in fretta, i suoi gusti erano molto diversi, purtroppo.
Era stanca, questa era la verità: era stata una giornata carica di emozioni, anzi, di veri e propri shock, e tutto ciò che era successo a lei e ai suoi amici l’aveva sfinita. Saggiò il letto, tanto per accomodarsi, e dopo pochi minuti si addormentò con la luce accesa.

La svegliò un rumore, diverse ore più tardi. Qualcosa si muoveva in camera sua, ne era sicura.
- Papà, sei tu? – mugolò ancora intontita, prima di accendere la luce. Ma non l’avevo lasciata accesa
Si fermò e si tirò su a sedere di scatto, comprendendo chi dovesse essere: peccato che non avesse scommesso con nessuno, perché seduto nella poltrona in angolo poteva intravedere la sagoma di Tamaki, che la stava fissando. Tornò a sdraiarsi lentamente, sperando che non si fosse accorto del suo movimento, e intanto cercava qualcosa nella borsa ai piedi del letto.
Tutte le ragazze americane l’avevano con loro, da quel che ne sapeva, perciò perché non il suo personaggio? Ah, eccolo!
- Lo so che sei sveglia, Bella – disse Tamaki senza scomporsi. Haruhi rimase ferma, ascoltando i suoi passi mentre si avvicinava al letto. – Ho sentito il tuo respiro cambiare. Avanti…
Si chinò verso il guanciale, cercando il suo viso, ma questo per il vampiro fu un grave, grave errore: Haruhi aprì gli occhi e con una mano afferrò la boccetta dello spray al peperoncino anti molestatori che aveva trovato e lo puntò dritto in faccia al ragazzo. – Prendi questo, maniaco!
Il liquido irritante prese il vampiro dritto nei suoi grandi, bellissimi occhi dorati, e Tamaki si allontanò gridando e tenendo le mani sul viso. – MA CHE MI HAI FATTO! – gridò prima di saltare fuori dalla finestra e scappare via.
- Quello che si meritano i maniaci come te – gli urlò dietro lei dal davanzale – e non provare mai più a rifarlo, o il trattamento sarà ben peggiore.
Ah, che soddisfazione: finalmente era riuscita a comportarsi come le veniva spontaneo, meraviglia!
- Bella, tesoro – sulla soglia comparve Ranka in vestaglia e con i bigodini, trafelato. – Va tutto bene, sì? Ho sentito gridare, ed era una voce maschile.
- Non ti preoccupare, ero io: ho fatto un brutto sogno, orribile – rispose Haruhi arrossendo – torna pure a dormire, papà, va tutto bene.

La mattina dopo, Haruhi fece colazione con latte, cereali e una spremuta d’arancia, tipica colazione americana, e si preparò a rivedere i suoi amici.
Non sapeva che aspettarsi, specie da Tamaki, dopo il suo comportamento di qualche ora prima: del resto, colpa sua che faceva cose tanto improponibili come apparire di sorpresa nella camera di una ragazza in piena notte… Si era meritato la giusta vendetta, oh sì.
Sentì due colpi di clacson e si preparò ad uscire.
- Ti aspetta una giornata speciale? – le domandò Ranka vedendo che stava prendendo il giaccone.
- A dire la verità, spero che sia l’esatto contrario – disse Haruhi con un mezzo sorriso prima di uscire.
- Eccoti, finalmente. – disse Kyouya con la massima tranquillità.
Erano tutti lì, anche Honey – la terapia a base di torte pareva avergli fatto dimenticare l’antica faida – divisi in tre, quattro macchine come al solito. Haruhi salutò, notando subito che Tamaki era in fondo al gruppo, con l’aria ancora molto offesa.
- Va bene, che avete in mente per tornare indietro?
- Andiamo, abbiamo trovato una radura appartata in cui potremo provare.
Honey pretese che Haruhi viaggiasse con lui, perché di quello strano vampiro così alto e bruno che guidava non aveva alcuna fiducia, e questo le evitò ancora per un poco il confronto con Tamaki.
Al contrario del viaggio della sera prima, in macchina, un’altra astronave da yankee, ovviamente, regnava un inquietante silenzio. Era fastidioso vedere Honey e Mori così divisi, loro che in genere erano sempre vicini e affiatati; Haruhi pensò che presto i due avrebbero lasciato la scuola e avrebbero cominciato l’università: possibile che scegliessero due facoltà diverse? Lo credeva quasi impossibile, ma in fondo avevano interessi distinti, come persone, e magari avrebbero intrapreso carriere separate. – Ma… Esme, voglio dire Renge, dove l’avete mollata? – domandò per smorzare un po’ quel silenzio.
- Esme-chan è rimasta a casa a preparare altre torte – rispose Honey con un gran sorriso – ha detto che è molto felice di avere qualcuno con tanto appetito per casa, finalmente.
Certo, come se Renge svolgesse da una vita le faccende domestiche per una simile famiglia di depravati! Ad Haruhi venne da ridere, sembrava quasi di essere a casa.
- Allora, a cosa avete pensato? – domandò ancora – sembra che non vogliate dirmi nulla.
- Perché in realtà non abbiamo pensato esattamente a qualcosa… Voglio dire, ieri notte abbiamo spinto giù dalla scogliera quell’antipatico di Edward, tanto era in stato confusionale.
- Già dalla scogliera? – ripeté sconvolta Haruhi – Ma come vi è venuto in mente, si può sapere?
- Tranquilla, non si è fatto nulla – le disse Mori con tranquillità. – Hikaru e Kaoru sostenevano che potesse esserci un vortice spazio dimensionale e hanno fatto una prova.
Più che altro era un tentativo di eliminare uno scocciatore… Haruhi non aveva dubbi sulle vere intenzioni dei gemelli. – E ha funzionato?
- No, ha preso una terribile panciata al contatto con l’acqua ed è tornato su bagnato e molto arrabbiato, quello stupido vampiro – fu la risposta di Honey, che sembrava molto contrariato.
Peccato, doveva essere stata una scena molto divertente.
- Poi abbiamo provato a vedere se fosse un sogno, così ci siamo messi a dormire tutti… Ma neanche questo è servito.
Ok, questa trovata era decisamente più stupida, dovette ammettere Haruhi.
- E ora cosa volete provare?
- Non lo so, i nostri piani sono falliti tutti miseramente. Ah ecco, siamo arrivati.
Il bosco, di nuovo: era un altro spiazzo, più ampio ed esteso di quello in cui la ragazza si era risvegliata il giorno prima. – Se non sapete cosa fare, perché siamo venuti qui?
- Quante domande hai, Haruhi! Diciamo che volevamo divertirci un po’, a quanto pare il baseball è lo sport di famiglia.
- Voi volete giocare a baseball? In un momento del genere?
Scesero dalla macchina, e gli altri dietro di loro.
- Volevano testare i loro poteri, sono come bambini – spiegò un più che annoiato Honey.
La ragazza strabuzzò gli occhi, esterrefatta: - Non è possibile, in un momento tanto grave… Beh, io non gioco, sia chiaro!
Ora che ci faceva caso, notò che nell’erba erano segnate le linee di un campo da baseball – o così supponeva, visto che lei non aveva mai visto una partita – solo che su lunghezze impossibili da percorrere per un semplice umano.
Tutti cominciarono a occupare le posizioni, pronti a giocare, perfino Kyouya – ci fu un ritardo perché Honey si trasformò in lupo e portò via la palla e corse nel bosco, così da dar fastidio ai vampiri – tutti tranne Tamaki, che prese Haruhi per un braccio e la portò via con sé, nel folto degli alberi.
- Ehi, lasciami andare! – gridò lei, arrabbiata. – Non puoi trattare così la gente solo perché sei un fantastico e bellissimo vampiro che si crede onnipotente.
Il ragazzo sembrò non sentirla, continuò a camminare e a tirarsela dietro.
- Mi spieghi che ti succede? Se è per lo spray al peperoncino, te la sei cercata!
- Sei strana, perché ti comporti in questo modo? – sbottò alla fine Tamaki, arrabbiato. – Odio non sentire i tuoi pensieri! Cosa ti sta succedendo, eravamo così in sintonia, avevi promesso di proteggere il mio segreto; perché ora fai così, quello che ti ho detto comincia a essere troppo?
Haruhi lo strattonò e riuscì a liberarsi dalla presa, in qualche modo, sebbene avesse la sensazione che non sarebbe potuta andare da nessuna parte, se lui non avesse voluto. – Mi spieghi tu che hai? Ti comporti da esaltato! Anche per i tuoi standard, non è tollerabile.
Si fissarono negli occhi, per un attimo, poi la giovane distolse lo sguardo, turbata.
- Non capisci che ormai sei la cosa più importante, per me, la più speciale e preziosa di tutta la mia vita?
Annaspò, impreparata a una simile dichiarazione: si era resa conto di amare Tamaki, d’accordo, ma non aveva mai immaginato la possibilità che lui ricambiasse, perso com’era a trattarla da figlia… Quella frase la colpì come un pugno allo stomaco, e il carattere di Bella ne approfittò per prendere il sopravvento.
- Tu sai quello che provo – gridò e nello stesso istante si sentì le lacrime agli occhi – sono qui, perché preferirei morire, piuttosto che perderti!
No, questi non erano loro, non erano i soliti e stavano dicendo cose folli, non poteva essere così. - Lasciami – disse ancora – vai via, non mi sento bene.
- Il leone che s’innamorò dell’agnello, ecco cosa sono.
- Smettila, idiota! Leoni, agnelli, di che cavolo stai blaterando? – gridò, questa volta con più energia. – Io non voglio questo, anche se mi salgono alla bocca parole ignobili, perciò smettila.
- Bella…
- No, io sono Haruhi, non sono Bella. Non sono neanche la creaturina fru-fru che vaga nei meandri del tuo cervello, quindi lasciami sola. Non è questo che voglio.
E corse via, in qualche modo evitando perfino le radici e i sassi, si allontanò il più possibile da quell’essere che di certo non era la persona che amava. Tamaki non la seguì, forse era riuscita a fargli capire cosa voleva dire, forse il suo tanto declamato amore non era poi così reale…
Si fermò solo quando il pianto e la fatica le mozzarono il fiato; non sapeva dove si trovava, era semplicemente scappata via.
- E ora che faccio? – si lasciò sfuggire ad alta voce, esasperata. Si lasciò a cadere a terra, come se ormai non potesse fare altro.
- Ora troviamo insieme la via del ritorno, piccola Bella. Avanti, non piangere. – Una voce nota, di nuovo.
- Renge? O come diavolo ti chiami qui, Esme? – domandò lei piano. Aveva la sensazione che qualcosa non andasse, ma non riusciva a capire cosa.
La ragazza si fece vedere: i suoi capelli erano diventati da castani a rossi, e il suo sorriso corrispondeva alla personalità più sadica e perversa che Renge-chan avesse mai sfoggiato all’Host Club. – Sbagliato, cara… Chiamami pure Victoria.

CINQUE


- Allora, Mori a ricevere, Hikaru batte, io lancio… Sempre che quel canide ci riporti la palla, non è vero, lupastro? – gridò Kaoru indirizzato a Honey, che saltellava in forma animale a metà del campo con la palla tra i denti.
- Qui faremo notte – borbottò Kyouya, che nel frattempo si era seduto sotto un albero; in quel momento, Tamaki ricomparve dal bosco. – Ehi, tutto bene? Dov’è Haruhi?
- Bella? Non lo so, è sparita, anzi, è scappata via come una furia dopo una scenata – si lamentò il ragazzo sedendosi accanto all’amico. – Io proprio non la capisco.
- Sei difficile da sopportare anche normalmente, figuriamoci in questi panni – commentò scocciato il primo, divertito. – La infastidisci parecchio, perciò lasciale spazio.
- È una parola… Io la amo così tanto, perché adesso all’improvviso mi respinge?
Perché sei un idiota, ma Kyouya non lo disse ad alta voce.
Tamaki fece per aggiungere qualcos’altro, ma s’interruppe e voltò la testa in un’altra direzione. – È qui, riesco a sentire l’odore del suo sangue.
- Ma non è sola, purtroppo – aggiunse Kyouya, che aveva notato un’altra presenza. – Ragazzi, venite qui!
- Perché, che succede? Haruhi… - i gemelli si zittirono nel veder comparire Renge in cima alla collinetta del lanciatore. Teneva Haruhi stretta a se, bloccata per la gola, e la ragazza sembrava visibilmente preoccupata.
- Che sta succedendo? – gridò Hikaru, spaventato.
- Ha cambiato personaggio – gli rispose il fratello. – Vedi i capelli rossi? Renge è passata dalla parte dei cattivi, purtroppo.
- Renge, che cosa vuoi? Che stai facendo? – le domandò Kyouya avvicinandosi lentamente e, soprattutto, trattenendo Tamaki che fremeva per lanciarsi all’attacco e salvare la sua amata.
- C’è che vi ho sentito, ieri sera! Volete tornare nel nostro mondo, non è vero? – gridò Renge con furore – Non avete neanche chiesto cosa ne penso io, crudeli! Non avete pensato che a me potrebbe piacere, qui? Io non voglio andarmene.
Certo, qui poteva avere il suo principe azzurro… Ora era tutto chiaro.
- Non vuoi… Ma tu sei matta! Ti sembra normale, tutto questo? A noi non sta bene!
- Renge-chan – sussurrò Haruhi, spaventata a morte – Renge-chan, non sai quello che fai: qui nessuno di noi è felice e…
- Zitta, non m’interessa! Io voglio restare, e l’unico problema perché tutti stiano felici sei proprio tu – disse Renge, scoprendo i denti. – Ma se tu diventassi un vampiro, tutte queste lagne sparirebbero subito, perciò…
- Non lo fare, Renge!
- Qualcuno deve fermarla – sbottò Tamaki in direzione dell’amico che ancora lo bloccava. – Non possiamo permetterle che la trasformi…
Prima che qualcuno si muovesse, però, una palla da baseball colpì la vampira diritta in testa, facendola svenire. – Chi ha detto che sono un inutile lupastro? – disse Honey, che era tornato umano giusto in tempo per agire. Probabilmente Renge non aveva neanche tenuto conto del grosso lupo che vagava per il campo, povera scema.
Haruhi si liberò e corse via, lontana, prima di crollare a terra per lo shock.
- Ci stiamo trasformando tutti in altre persone – balbettò quando riuscì a riprendere il controllo su di sé. – Dobbiamo andare via, subito.
- Punto primo, Renge è di per sé più di una persona, sempre! – le ricordarono i gemelli, che le si erano avvicinati per controllare che stesse bene. – E in secondo luogo, come facciamo?
- Io non lo so, ma non voglio rimanere qui. Rivoglio l’Ouran, rivoglio il Club e tutte le cose normali che eravamo abituati a fare.
Hikaru puntò gli occhi a terra, sapendo di odiarsi per quello che stava per dire. – E se voi due vi baciaste?
- Noi due chi?
- Tu e quel baka convinto di essere un semidio – sbottò indicando Tamaki. – Hai detto che secondo te è un incantesimo, no? Che sia di Nekozawa o di qualunque altro, in genere questo è il sistema migliore, nelle favole, per risolvere problemi di questo tipo. Perciò baciatevi.
Sbalordita, Haruhi lo fissò senza sapere cosa fare. – Hikaru… – non trovò altre parole.
- Fallo, in questo caso non m’importa! – ripeté il ragazzo voltando il capo dall’altra parte. Era arrabbiato? Sì, ma se era necessario si sarebbe messo il cuore in pace… In fondo era un bacio di cortesia, per rimettere a posto le cose, non significava che Haruhi era innamorata di Tamaki!
- Va bene, proviamo – acconsentì la ragazza, che ancora non aveva idea di cosa fare. Si alzò in piedi e si avvicinò a Tamaki, che le mise le mani sui fianchi. Chiuse gli occhi…
Fu un bacio strano: non che avesse tanta esperienza a riguardo, eppure sentì chiaramente che qualcosa non andava, e lo imputò allo strano gioco di ruoli che involontariamente stavano interpretando. Non avrebbe funzionato, lo sapeva, e si sentì gli occhi pieni di lacrime.
Si separarono lentamente, e negli occhi di Tamaki lesse la stessa delusione, ma prima che uno dei due potesse dire qualcosa un lampo di luce avvolse loro, i ragazzi e sì, anche Renge, che era ancora distesa a terra.
Era andata.

- NO, KANAZUKI! CHE COSA HAI FATTO – gridò Nekozawa. La ragazza si voltò e vide cos’era successo: una grossa ciotola era finita in terra, rompendosi, e la magia orchestrata dal presidente del Club si infranse in uno sbuffo di fumo.
- Oh, mi dispiace, Nekozawa-senpai, stavo pensando a una nuova maledizione per convincere Haninozuka a uscire con me e l’ho scontrata – rispose freddamente la giovane con aria abbastanza gelida – spero che non fosse una magia importante.
Lo era, pensò il ragazzo… Ma ormai non contava più. Dalla disperazione si sarebbe perfino fatto un giretto alla luce del sole, non avrebbe fatto caso a quegli odiosi raggi tanto era distrutto.
Kanazuki alzò le spalle e tornò al suo diabolico piano: con una fetta di torta stregata avrebbe fatto suo il cuore di Haninozuka, ne era certa!

Due giorni dopo, tutto era normale al Club: i ragazzi intrattenevano le clienti senza particolari rappresentazioni creative – e dopo quello che era successo, era normale!
Nessuna delle clienti si era accorta di niente, della sparizione degli Host o della loro assenza, il che era stato molto d’aiuto nel momento di riprendere il controllo della situazione.
Renge non si ricordava nulla, probabilmente a causa della palla in testa che le aveva lanciato Honey, ma vista la sua perfomance forse era meglio così; quanto a Ranka… Beh, a detta di Haruhi, era convinto di aver fatto un sogno particolarmente strano e aveva già lasciato correre.
Se però i ragazzi cercavano a loro volta di scordare l’accaduto, Haruhi l’aveva presa in maniera strana, probabilmente perché differiva così tanto dal personaggio di Isabella da essere andata davvero in crisi, e probabilmente le sarebbe servito del tempo.
Anche Tamaki era in una fase critica, se così poteva essere chiamata, e viveva rannicchiato in un angolo da quando erano tornati, senza quasi muoversi.
- Voi dite che dovremmo provare a scongelarlo? – disse Kaoru fissandolo. Iniziava a essere inquietante, come decorazione, e le ragazze erano sempre più preoccupate nel vederlo così in pena.
- Vuoi scherzare, dopo tutto il casino che ha fatto mentre eravamo dall’altra parte? Questo meraviglioso silenzio è una benedizione! – gli rispose Hikaru con aria scocciata. Non aveva dimenticato il bacio a cui aveva acconsentito e, sebbene avesse avuto l’impressione che non fosse stato un granché, gli dava comunque fastidio.
- CI SONO!
- Uh? Lord, ti sei risvegliato dal coma?
- Dov’è Haruhi? – domandò senza badare ai gemelli.
- È fuori in giardino, era così strana che Kyouya si è impietosito e le ha dato mezz’ora d’aria.
- Che dovrà recuperare nel prossimo pomeriggio, sia ben chiaro – specificò il Re nell’Ombra, che non scollava da almeno trenta ore il naso dal pc. Doveva recuperare il tempo perduto in quello stupido paradiso delle adolescenti!
- La raggiungo, grazie.
Tamaki corse fuori a cercare la ragazza, finalmente conscio di quello che doveva dirle. La trovò sotto un albero a fissare le foglie con aria assente.
- Haruhi?
Si mosse appena, sorpresa. – Senpai… Che succede, c’è bisogno di me al Club?
Il ragazzo scosse il capo, cercando di mantenere il controllo sul suo lato drammatico. – No, niente di tutto questo. Volevo dirti che ho capito il discorso che hai fatto.
- Quale, quello sul fatto che non ti volevo in versione vampiro glamour?
Tamaki tossicchiò, imbarazzato: pensava che vergognarsi dei mostruosi trip che si era fatto durante l’anno fosse abbastanza, nella sua nuova consapevolezza dell’amore che provava per Haruhi, ma a quanto pareva il destino aveva per lui qualcosa di peggio. Tutta la storia del super vampiro era stata tremenda, e se ne vergognava molto.
- No, di quella cosa che hai detto al Club prima che fossimo risucchiati nel libro: sul fatto che non è l’amore che vuoi per te, quello di Twilight.
- Oh. E allora?
Haruhi era davvero apatica, non sapeva più che fare.
- Allora… Lo capisco, anche io penso che l’amore sia qualcosa di diverso; i miei genitori si sono scelti, ma non hanno pensato a niente se non alla passione, e guarda che è successo…
Era successo che erano impossibilitati a vedersi, dovevano stare separati per il bene di tutti. Haruhi si avvicinò e gli pose le mani sulle sue, per rassicurarlo.
- Non era quello che intendevo dire, Tamaki.
- Lo so, lo dico io. Tu vuoi qualcosa di reale, come il sentimento che hai visto esistere tra i tuoi genitori. E lo capisco. Lo voglio anch’io.
- Davvero? – forse, allora, non aveva bisogno di leggere nel pensiero.
- Sì… Ma non credo di essere ancora capace di offrire quell’amore a qualcuno.
Delusione. Molta delusione, ma non l’avrebbe data a vedere.
- Beh, allora che succede adesso? – domandò ancora Haruhi, senza capire dove volesse andare a parare il ragazzo.
- Ehi, voi due! Caccia al tesoro, giocate?
- Arriviamo! – gridò Tamaki, prima di porgere una mano ad Haruhi. – Arriverà, più avanti. Ora raggiungiamo gli altri.
Lei sorrise… Sì, erano tornati.
- Va bene.
Tamaki aveva ragione, al momento non erano ancora pronti per niente. Erano come bambini – lui di sicuro! – e come tali si comportavano, perciò era meglio aspettare.
Aspettare il giorno in cui un bacio sarebbe stato spontaneo e voluto, non necessario, e forse sarebbe stato anche più bello.
Haruhi si riscosse da quei pensieri così sdolcinati, sconvolta da se stessa, e sorrise, mettendosi a correre dietro al ragazzo che si era scoperta ad amare.
Tutto andava bene così, per il momento, e non l’avrebbe sostituito con niente al mondo.
 
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