Istinto materno, [15/1/2011] Hey, teacher, leave them kids alone!

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Ladyhawke87
view post Posted on 30/3/2011, 17:30




Fandom: Harry Potter.
Rating: per tutti
Personaggi/Pairing: Severus Piton, nuovo personaggio, staff di Hogwarts, comparsate di Tonks, Bill e Charlie Weasley.
Tipologia: Long Fiction.
Lunghezza: 7411 parole, 11 pagine, 3 capitoli più prologo ed epilogo.
Avvertimenti: Original Character.
Genere: Commedia, Comico.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia non mi appartengono ma sono proprietà di J. K. Rowling, che ne detiene tutti i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Harry Potter, appartengono solo a me. (Ho preso questi dislaimer da Despina XD)
Note dell'Autore: L'ho già detto, ma come ho fatto dire a un personaggio in una mia vecchia ff "amo ribadire i concetti importanti" (era Sirius o Remus? Non ricordo, ma dava sui nervi che era un piacere). Iona Whitby è un mio personaggio, il cui nome e cognome sono saltati fuori dal manuale di miniatura che sto studiando. Se, e dico se, solo OSARE PENSARE di prendere questo personaggio senza farmelo sapere, be', siete morti!
Introduzione alla Fan's Fiction: Anno 1985: da un bel pezzo, ormai, Hogwarts non sa più dove raccattare un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, perchè questi puntualmente, ad ogni giugno, svaniscono lasciando il Preside con un pugno di mosche. Ad Albus Silente non resta dunque che ripiegare su conoscenti, amici e tutti coloro che sono disposti a fargli questo favore. Nessuno ha fatto però i conti con Severus Piton, docente di Pozioni che concupisce la cattedra di Difesa da anni. Sarà inevitabilmente guerra: chi la spunterà?





Prologo

Si pensa sempre, quando si porta la mente ad Hogwarts, che tutti inizi sempre il primo settembre di ogni anno e che finisca a metà giugno. Hogwarts è spoglia e deserta d’estate, e solo i fantasmi la abitano.
La realtà, però, è un po’ diversa. Già ad agosto il corpo insegnanti si vede costretto a rientrare tra le amate mura, e decidere il da farsi per l’anno scolastico a venire. Da diversi anni, poi, erano costretti a confrontarsi con un problema costante…
- Dobbiamo nominare un nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, Albus. – disse Minerva McGranitt, Vicepreside, sedendosi accanto a lui, al tavolo della sala insegnanti quasi al completo.
- Come ogni anno, sì, Minerva. In effetti dobbiamo fare di nuovo un’assunzione; il nostro precedente insegnante di Difesa contro le Arti Oscure ci ha lasciato improvvisamente per…
- Quel posto è maledetto! – esclamò Sibilla Cooman, docente di Divinazione in ritardo alla riunione, spalancando la porta della sala. – Ogni anno, ogni anno il professore di quella cattedra scompare misteriosamente in circostanze inquietanti. – continuò con enfasi, andandosi a sedere al suo posto.
- Felice che tu abbia deciso di unirti a noi. – fu il gelido commento della professoressa McGranitt. - Ma il professor Newcastle non è affatto scomparso, ha semplicemente rassegnato le sue dimissioni per… - lanciò uno sguardo ad Albus; in effetti non ricordava esattamente il perché.
- Per praticare il surf nelle lontane Americhe. – rispose Silente con un sorrisino.
- Che razza di motivo per lasciare un lavoro… - commentò la professoressa Sprite, del tutto inconsapevole di cosa fosse il surf. Si levò un chiacchiericcio nella sala, e il Preside tentò di riportare l’ordine.
- Nella pausa estiva ho pensato di trovare un valido sostituto, qualcuno che possa occupare degnamente la cattedra…
Severus Piton, più giovane e arcigno membro dello staff, era rimasto in silenzio per tutto il tempo, ed ora aveva teso le orecchie con particolare attenzione alle parole del suo superiore. Dopo quattro anni, forse e finalmente, il posto sarebbe stato suo.
- Ne ho perfino parlato con una vecchia compagna di scuola – proseguì il preside – la quale, molto generosamente, si è proposta per il posto. Considerate le sue ottime credenziali ho deciso di assumerla.
- E chi è, Albus? – domandò Vitious, incuriosito.
- Iona Whitby. Non è giovane come il nostro Severus, ma farà faville coi ragazzi.
Ruf annuì, cominciando a raccontare di quando Iona era stata una sua studentessa. Severus invece impallidì: la signora Whitby era stata sì un’ottima duellante professionista, come Vitious, ma era più vecchia del professore di Incantesimi!
La riunione proseguì per un’altra ora, ma Piton, relegato ancora una volta a stordirsi sopra ad un calderone, non vi prestò più attenzione. Non esitò però a placcare il Preside nel suo studio non appena potè.
- Professor Silente, posso disturbarla?
- Certamente Severus, accomodati. Immaginavo volessi parlarmi. - L’anziano mago pareva calmo ma il suo sguardo tradiva una certa malizia. Ogni anno, da quando era stato assunto, Piton compariva nel suo ufficio come un nefasto presagio non appena veniva nominato un nuovo docente di Difesa.
- Ho sentito della nomina. – si spiegò Severus con un grugnito. – Volevo chiederle se le sembra una mossa saggia.
Silente sospirò: - Trovi che Iona sia troppo anziana per insegnare?
- Esattamente.
- E che dire del nostro amico Ruf, allora? Spesso una volontà fuori dal comune può sopperire a molte cose, anche alla mancanza di un corpo.
- Mi perdoni, Preside. – lo interruppe Severus, giovane e talentuoso insegnante di Pozioni. – Ma allora le devo chiedere se pensa che io non abbia le sufficienti credenziali per poter insegnare la materia che chiedo da cinque anni, incluso questo.
- Credenziali fin troppo sviluppate, Severus. – ribattè Silente con tono quasi duro. Fissò Piton negli occhi, come a fargli capire che non era il caso di insistere ulteriormente, e riprese a parlare con tono pacato. – Non potrei trovare un professore di Pozioni migliore e perciò me lo tengo stretto. L’anno andrà bene come sempre. – concluse.
- Se la vecchia non tira le cuoia. – disse il giovane mago a denti stretti. Ringraziò il preside e uscì dal suo studio.

Capitolo uno: Iona Whitby

Il primo settembre, con grande, enorme dispiacere di Severus, Iona Whitby si presentò a scuola puntuale e sorridente come una bambina, nonostante le rughe e il peso degli anni. Ignorò volutamente i suoi convenevoli di benvenuto e si rinchiuse nel suo studio, pensando a come avvelenarla senza farsi scoprire. Vedendo quello strano comportamento Iona chiese al Preside cosa non andasse in quel ragazzo lugubre come un Augurey, e Silente si trovò a dover trattenere una risata per quel paragone così azzeccato.
- Ha solo subito una cocente delusione per la quinta volta di fila, gli passerà. – le disse Albus, mentre l’accompagnava a conoscere gli altri insegnanti.
- Povero caro, spero non sia nulla di grave. – commentò, lisciandosi la lunga gonna verde mela che indossava. – Immagino che stasera mi presenterai agli studenti in Sala Grande.
- Certamente, e mi premurerei di avvisarti di stare attenta a cibi e bevande, almeno per un po’.
- I tuoi Elfi Domestici sono riottosi? – domandò l’anziana, con aria sorpresa.
- Mmm… sì, diciamo così. – ponderò Silente, carezzandosi la barba.
Fu un buon consiglio, a inizio cena Iona praticò un Incanto Scova Veleno al suo calice, che emise un fischio sinistro. Severus Piton, all’estrema destra del tavolo, ringhiò sommessamente. Non fece altro, perché tutte le sue forze si concentrarono nel tentativo di non avere alcuna reazione al discorsetto di inizio anno di Silente.
- Bene… quest’anno dobbiamo ringraziare la mia cara amica Iona Whitby, famosa per aver sconfitto incantesimo dopo incantesimo il duellante professionista Angelus Teller nell’ormai lontano 1956, e che è stata la prima duellante del paese a mantenere il titolo di Bacchetta Fulminea per tre volte di fila… - mormorii di meraviglia si levarono tra gli studenti, Iona era conosciuta, e piuttosto popolare tra le ragazze con l’aria da eterno maschiaccio. Diversi la osservarono incuriositi durante la cena.
- Ehi, hai visto la faccia del Pitone? – Charlie attirò l’attenzione di Bill e gli indicò il tavolo degli insegnanti. – Sembra ad un funerale…
- Probabilmente al suo. Spero che la professoressa Whitby sappia ancora cavarsela con le maledizioni, penso che non gli piacerà l’idea di essere stato sorpassato da una donna.
- Una donna che potrebbe essere sua nonna, perfino, Bill. – fece eco Charlie, mettendosi in bocca un pezzo di pollo grande quanto il suo pugno.
- Oh be’, alla peggio sparirà a giugno come ogni anno e Pitone potrà illudersi per tutta l’estate. – si mise a mangiare anche lui con foga. Avrebbe dovuto sostenere i G.U.F.O., quell’anno, non aveva tempo per le paranoie altrui.
In realtà, però, tutti avevano una gran curiosità nei riguardi di Iona, soprattutto gli studenti del settimo anno. Questi, abituati a un cambio insegnanti notevole, si erano già organizzati in fazioni con giri di scommesse su quanto sarebbe durata Iona e sul come, soprattutto, se ne sarebbe andata da Hogwarts. La sala comune di Tassorosso era l’insospettabile centro di questo giro di scommesse clandestine.
- Un Galeone che si fa un esaurimento nervoso dopo una chiacchieratina con la Cooman.
- Ninfadora, non farò scommettere una del secondo anno, non è legale.
- Punto primo: chiamami ancora Ninfadora e giuro che con il mio Galeone ti ci soffoco; punto secondo: nemmeno tu sei maggiorenne, Fredricksen, non farmi storie! – Tonks aveva afferrato il bavero della camicia del suo compagno di casa con fare minaccioso, gonfiandosi come un tacchino.
- Calmina ragazza, su. – il compagno aveva staccato la mano della ragazza con aria di superiorità. – Posso farti scommettere, ma senza soldi; non lo troverei moralmente valido, sei piccola.
- E che gusto c’è, allora? – mugugnò la ragazzina, passando dall’atteggiamento da bulla di quartiere a quello di adorabile dodicenne quale era.
- Quello di non subire atti di nonnismo dagli studenti del sesto anno e dai Prefetti. Vai a letto, prima che la mia socia ti faccia la pelle. Ti ho segnato alla voce “Cooman: scenate isteriche”.
Tonks ringraziò e salì in dormitorio… non certo per dormire, ma per giocare a Sparaschiocco con le sue compagne.

***

I primi a sperimentare i metodi di Iona furono i bambinetti del primo anno, che uscirono dall’aula di Difesa Contro le Arti Oscure con aria giuliva e festante. Nessuno però ci fece troppo caso: erano dei novizi, il loro parere non era affatto obiettivo.
Ma dopo pranzo i ragazzi del secondo anno di Tassorosso e Grifondoro avevano doppia ora di Difesa: l’eccitazione era nell’aria.
- Che ti aspetti? – Charlie, in barba alle convenienze degli studenti di sistemarsi divisi per case, si sedette di fianco a Tonks, in penultima fila.
- Che prenda ferri e lana e ci faccia un maglione, in verità. Sembra davvero una nonnina!
Non appena finì di fare quella considerazione, Iona mise piede nell’aula, e si diresse con passo calmo e tranquillo verso la cattedra.
- Buongiorno, ragazzi. – disse con vocina sottile, mentre si sedeva.
- Ora sferruzza, fidati. – fece Tonks dando una gomitata all’amico.
- Bene ragazzi, non so a che punto eravate rimasti l’anno scorso, ma sono certa che qualcuno di voi vorrà dirmelo, non è così? Tu ragazzo, avanti, non nasconderti! – indicò Charlie con la mano, che si stava trattenendo a stento dal riderle in faccia.
- Io?
- Sì, ragazzo, con tanto di nome e cognome; che sei Grifondoro lo vedo dalla divisa. – aggiunse, sistemandosi i piccoli occhialini tondi, così piccoli che in diversi si chiedevano se potessero esserle seriamente utili.
- Oh… be’… sono Charlie Weasley… e…
La professoressa Whitby stava intanto scartabellando una pila enorme di pergamene. – Dunque, dunque… vediamo che diceva di te il professor Newcastle: Charles Weasley, eccoti qua. Oh meraviglioso, hai passato l’esame di Difesa con Oltre Ogni Previsione. Allora dimmi, a che punto siete arrivati assieme al mio predecessore? – domandò cortese, senza guardarlo in faccia.
- Avevamo quasi finito il programma, mancavano i Lepricani e le Banshee. – rispose, di colpo tutto serio e professionale. Non sapeva niente di quella strega, meglio non inimicarsela.
- Oh, strano aver lasciato indietro i Lepricani, non sono affatto un argomento difficile. – commentò, tra il sorpreso e lo scocciato. – Avanti, quanti di voi hanno visto almeno un Lepricano in vita loro? Su le mani, bene in vista. – Il novanta per cento della classe alzò la mano: se ne vedevano a mucchi nelle campagne irlandesi e a volte pure inglesi.
- Immagino che i ragazzi che non li hanno mai visti provengano da famiglie interamente Babbane, sbaglio? Anche se queste creaturine sono famose per la loro ridicola socievolezza. – Iona si alzò in piedi e si trascinò verso quello che sembrava un vecchio proiettore di diapositive; lo colpì con la bacchetta con fare deciso. Questo, per tutta risposta, emise uno sbuffo di fumo rosso.
- Curioso… - commentò la strega. – Qualcuno di voi ha pensato ad uno scherzetto di benvenuto? – fissò gli studenti ad uno ad uno: erano parecchio sorpresi tutti quanti, era dunque assai probabile che la classe fosse innocente. Perciò, sospirando, Iona ripetè l’operazione, premurandosi di sussurrare un semplice contro Incantesimo. Il proiettore, stavolta, si avviò senza problemi. – Tentativo piuttosto goffo di interrompere la lezione. – disse con una risatina, mentre si sistemava una ciocca ribelle di capelli bianchicci.
Proiettò un’immagine sul lenzuolo appeso in fondo alla parete, accanto alla lavagna, e si accinse a spiegare.
- Professoressa, non si vede bene, le persiane sono tutte aperte. – le fece notare una ragazzina.
- Assolutamente vero… il tuo nome?
- Tiffany Bolt, Tassorosso.
- Cara, la tua divisa non mi aveva tratto in inganno, quelle le vedo ancora bene, ve l’ho detto. – Iona non si scompose e con la magia oscurò la stanza in un battibaleno. – Se avrete pazienza come io l’avrò con voi vedrete che imparerò ad evitarmi anche queste figure da Cioccorana. – disse la donna, senza vergognarsi più di tanto. – Allora, Lepricani: qui ne vedete un simpatico esemplare ben pasciuto, direi che il nostro amico bazzica spesso le città.
L’immagine proiettata in effetti mostrava una creaturina piuttosto pasciuta che si dondolava sui talloni con aria soddisfatta.
- La pericolosità di questi esseri di per sé non è molta; voglio sperare che non esistano maghi o streghe adulti incapaci di trattare con loro… ma per saperli tenere a bada bisogna pur sapere di che si tratta. Per chi non ha mai avuto il piacere di incontrarli sappiate che sono molto, molto chiacchieroni, un po’ come quelle belle signore di alta società che non sanno come far passare il tempo. – la strega fece una smorfia tale, mentre parlava, che gli studenti ridacchiarono divertiti. – E’ veramente difficile a volte liberarsene, poiché vi chiederanno informazioni di ogni tipo, vorranno parlare del tempo e altre amenità varie. E no, signorini e signorine, nessuna gentilezza li farà desistere, dovrete essere molto decisi!
- Quanto decisi? – chiese un ragazzino.
- Al limite della maleducazione, ed è questo il problema, in verità. I Lepricani sono anche molto, molto dispettosi. Conosco persone che si sono messe a giocare d’azzardo con loro vincendo un bel po’ d’oro… ma sapete che si dice del denaro dei Lepricani Svanisce come neve al sole.
- Prof! Ma non aveva detto che gli adulti sono in grado di cavarsela da soli sempre con questo tipo di creature? – Tonks aveva alzato la mano e aveva preso la parola senza nemmeno aspettare il permesso.
- Nome e cognome cara, e professoressa al completo sarebbe un modo migliore per rivolgersi a me. – la bloccò l’anziana donna.
- Ninfadora Tonks. – sbuffò la giovane, non contenta di dover dare alcune delle sue generalità.
Iona appellò a sé una pergamena, e lesse un appunto velocemente. – Tonks… oh sì “Vivace fino all’esaurimento”, l’avevo notato… già… - la donna ridacchiò e poi riprese il suo discorso. – Nonostante la brusca interruzione, la vostra compagna ha posto un’interessante questione, segno che mi stava ascoltando. – posò le mani sul banco della prima fila, risvegliando di colpo gli studenti dal loro stato di coma. – Vedete, gli adulti di cui vi ho appena riferito non erano del tutto in sé…
- Ovvero? – chiese Charlie.
Iona sospirò. – Non so se siete grandi abbastanza da saperlo… ma è pur vero che non potete nemmeno andare a Hogsmeade, rischi non ne correte. Be’ ecco, si trattava di persone uscite da una taverna dopo molte ore e molti esperimenti sugli effetti di bere drink combinati. Non si può biasimare, in certe circostanze, l’essere vittima dei Lepricani.
La classe intera scoppiò a ridere fragorosamente, e la donna li lasciò fare. Sapeva che il suo stoico silenzio e il suo sorriso amabile li avrebbero scoraggiati poco dopo, e così fu: cinque minuti dopo in aula non volava una mosca.
- Bene, veniamo a come poterci liberare di questi maestri del dispetto…
Finite le due ore, Iona aveva ricevuto l’approvazione del secondo anno di Grifondoro e Tassorosso.

Capitolo due: curiosa routine

Iona collezionò un successo dopo l’altro, con le classi. Il quinto e il settimo anno, che avevano il problema di dover avere a che fare con esami particolarmente ostici, si sentirono rassicurati dalla competenza della strega che aveva assicurato loro una preparazione sufficiente per poter affrontare le prove senza crisi di panico. Tutti gli altri erano affascinati dalla sua energia e vitalità, che non aveva niente da invidiare a quella dei suoi studenti; l’apparenza da adorabile vecchina innocua non era durata a lungo. E una vaga speranza si era diffusa a scuola…
- Forse questa sopravvive per due anni o tre. – fece Bill un pomeriggio, mollemente abbandonato su una poltrona della Sala Comune. – Non sarebbe male per una volta, tanto per cambiare.
- Quando Piton vedrà quanto sta simpatica a tutti quanti forse vorrà vendicarsi… - suppose Charlie, al tavolo accanto, facendo una pausa dalla sua partita a scacchi.
- Buone maledizioni a lui, allora. – sentenziò Bill. – Cavallo in F6, comunque.
- Ehi, niente suggerimenti da parte dei fratelli maggiori, eh? – sbuffò Carl, l’avversario di Charlie.
Già dalla prima sera Severus Piton aveva capito che Iona sarebbe diventata l’idolo di quei ragazzini smidollati. Stesso modo gioviale e alla mano di Silente, solo meno trattenuta perché dopotutto, e grazie a Merlino, non era Preside. Modi a dir poco stomachevoli. Per quello aveva dato due metri di pergamena per compito a tutte le classi, prima inclusa. Non pago, doveva ammetterlo, aveva pensato anche a qualche scherzetto per la sua nuova collega; dopo tutto mettendola un po’ sotto pressione probabilmente sarebbe crollata. Non era maturo né furbo, ma maledire il proiettore era stata un’idea niente male; peccato che non avesse funzionato. Non sarebbe stato semplicemente splendido e liberatorio veder schizzare due tentacoli dall’obiettivo pronti a puntare alla sua faccia? E invece niente, piano abortito e scoperto subito: fumo rosso da falso allarme e contro Incantesimi per sistemare la faccenda. Quando Iona l’aveva raccontato in sala insegnanti con lo stesso tono con cui avrebbe detto che andava a farsi una passeggiata nel parco, l’avrebbe strozzata.
- Tutto bene, ragazzo? Sei pallido. Forse non ti fa bene stare nei sotterranei tutto quel tempo. – la Whitby gli aveva rivolto parole così gentili che l’avevano irritato ancora di più.
- Già. Per questo avevo chiesto al preside un trasferimento, ma non mi ha dato altra scelta che abituarmi al clima umido dei piani bassi. – aveva sibilato, nervoso, prima di uscire dalla stanza a grandi passi. Che razza di maledetta, rigirare il dito nella piaga.
Iona, da parte sua, continuava a notare lo strano comportamento di quello che a lei pareva solo un ragazzo come tanti.
- Quel Severus mi pare strano. – si confidò una volta con Vitious, mentre prendevano un tè durante una pausa tra una lezione e l’altra. – E’ così giovane, mi chiedo se non gli faccia male stare al chiuso qui per così tanto tempo; si rifiuta perfino di portare i ragazzi a Hogsmeade. Quando gliel’ho proposto mi ha borbottato qualcosa di incomprensibile e se n’è andato.
- Non devi fare troppo caso ai suoi modi. Non so quanto ti abbia raccontato Silente di lui, ma direi che non rientra nel canone del classico venticinquenne che si incontra in giro per l’Inghilterra. Ha un pessimo carattere ed è molto vendicativo; sono convinto che si comporti bene solo grazie all’ascendente che Albus ha su di lui.
- Mi ha solo detto che aveva recentemente subito una delusione piuttosto bruciante… - chiocciò la strega, sistemandosi le piegoline dell’ampia gonna celeste.
- E così è. – annuì Vitious con un risolino.
- Tu ed Albus non me la raccontate giusta, non è così? – fece la strega, irrigidendosi un attimo.
- Iona, sai tutto quello che c’è da sapere. Severus è un ragazzo molto bravo a nascondere i suoi sentimenti, ma non ha mai imparato a celare il fastidio. Ho paura di confessarti che penso non ti trovi affatto simpatica.
- E io che mi preoccupavo degli studenti. – mormorò la donna, posandosi una mano sulla guancia, preoccupata. – E che dovrei fare, allora? Non mi rende certo semplice fare amicizia con lui.
- Lascia che si arrenda lui. È come un gatto selvatico, se lo ignori poi si abituerà alla tua presenza. Occhio solo alle unghie.
- E dire che non sono mai andata matta per i felini. – sbuffò l’anziana, gonfiando le sue guance rugose.
- Spero tu avrai successo, Iona. Ora vado, il quarto anno di Serpeverde mi aspetta.
- Buona lezione.
Chi non ebbe buona lezione, però, furono via via gli studenti che mettevano piede nell’aula di Pozioni. Le settimane passavano, e Severus Piton sembrava inacidirsi man mano che ci si avvicinava all’inverno.
- Signorina Tonks, la prego di esimersi dal fondere il primo calderone della stagione; quel fuoco farebbe invidia alle fauci di un Dorsorugoso Norvegese. Credevo che averne fusi due l’anno scorso le avrebbe insegnato qualcosa, ma a quanto pare ragazze come lei hanno bisogno di più tempo. Veda di non perdere più tempo con i giochi di prestigio della sua testa, abbassi il fuoco e mescoli la pozione prima che il fondo solidifichi e bruci, o non uscirà di qui finchè l’aula non splenderà di nuovo. Veda di non umiliare la sua Casa più di quanto non faccia già senza il suo aiuto, se le riesce. – intimò il mago passando accanto ad una delle sue studentesse più odiate. Quella mezza Black era così confusionaria che era praticamente certo che un giorno di questi li avrebbe fatti saltare tutti in aria.
E mentre Piton pensava questo, la povera Tonks cercava di limitare i danni: aveva già fatto perdere cinque punti alla sua Casa per aver risposto al professore dopo i suoi sprezzanti commenti sul modo di affettare le radici di valeriana. In effetti, pensò mentre mescolava il liquido bluastro nel calderone, aver sbottato con un “Se dovessi preoccuparmi di come tagliare bene delle radici mi sarei messa a fare la cuoca” non era stata una mossa intelligente, né felice. Ma così non andava: se già Piton era acido, scontroso, brontolone e brusco ora era diventato maleducato, cattivo e sadico.
Non c’era speranza per i poveri studenti di Hogwarts.
- Troppi, troppi, troppi compiti di Pozioni! – sbuffò Bill alle undici di un venerdì sera, chino su un tavolino della sua Sala Comune.
- E’ il quarto metro di pergamena questa settimana. – sbottò Alice, una ragazza dai corti capelli biondi a sua volta sconvolta dalla quantità di compiti da portare avanti.
- Potete non fare i compiti. – suggerì Charlie, che invece aveva raffazzonato i suoi. Col cavolo che avrebbe perso un’altra ora per l’ennesimo compito di Pozioni in cui avrebbe preso un voto basso perché era Grifondoro: tanto valeva farlo male.
- E’ l’anno dei G.U.F.O. Charlie, non possiamo permettercelo. – mormorò Bill. - Un G.U.F.O. in Pozioni è praticamente obbligatorio per fare qualunque cosa.
- Questo lo so, ma non potete mica morirci, su quei compiti. – fece il fratello, sbadigliando. – Comunque buon lavoro, io me ne vado a letto.
- Maledetti dodicenni senza preoccupazioni. – mormorò Alice, continuando a scrivere.
L’inverno intanto aveva definitivamente raggiunto Hogwarts; la neve era caduta copiosa sulle montagne e anche Hogsmeade aveva ora un’atmosfera fatata. I ragazzi dal terzo anno in su avevano la possibilità di effettuare la prima gita fuori da scuola, e per alcuni questa era una vera benedizione.
- Odio quelli del terzo anno. – fece Tonks, sulla soglia, assieme a Charlie e alla sua compagna di stanza Caroline. – Perché loro sì e noi no? Escono con la Whitby, avranno pure i resoconti della sua carriera per tutto il pomeriggio! Non è affatto giusto, questo!
- Coraggio, l’anno prossimo rideremo noi dei bambocci piccolini che se ne stanno a casa. – cercò di rabbonirla l’amica con tono dolce.
- Questo non mi fa stare affatto meglio. – sbuffò Tonks, mentre guardava quelli che le sembravano milioni di studenti sfilare verso il cortile con aria troppo felice.
- Voi tre! – li apostrofò una voce fin troppo nota. Severus Piton, in nero come sempre ma con addosso un mantello pesante, li affiancò. – Non penserete di tentare di svignarvela da scuola?
- Non sarebbe possibile, vero? – buttò lì Charlie, sospirando.
- La tua arroganza fa perdere cinque punti a Grifondoro. – sibilò il mago. – Senza contare, Weasley, che il tuo ultimo compito era molto più che deludente. Io mi rifugerei in biblioteca a rifarlo da cima a fondo: non glielo sto consigliando. – aggiunse.
Il giovane Grifondoro deglutì a fatica: rifare un compito da cima a fondo non corrispondeva alla sua idea di pomeriggio libero.
- Quanto a voi, signorine, vi consiglio di ripassare i capitoli da sette a dodici. Tassorosso potrebbe dover fare un compito in classe la settimana prossima.
Caroline e Tonks si guardarono in faccia, terrorizzate: sessantacinque pagine da preparare in due giorni, considerando che avevano Pozioni il lunedì… l’Apocalisse era prossima.
Si ritirarono tutti e tre dalla soglia dirigendosi a passo svelto verso la biblioteca, e a malapena notarono Iona Whitby scavalcarli per raggiungere il professor Piton.
- Bene, Severus, sono felice che tu abbia deciso di mettere un po’ il naso all’aria, non fa bene alle persone giovani starsene sempre al chiuso.
- Lei e Silente avete insistito così tanto che mi è stato praticamente impossibile declinare l’invito. – rispose Severus a labbra strette, mentre la McGranitt lo sorpassava di tutta fretta per controllare le giustificazioni degli studenti. Quella vecchia duellante pazza l’aveva quasi spedito dalla Chips per un controllo medico visto che lo trovava troppo pallido. Non aveva dei figli su cui riversare questo suo insano amore materno?
- Bene, siamo pronti, possiamo andare. – gridò la McGranitt poco dopo. – In fila ragazzi, non mettetevi a passeggiare come un branco di cani sciolti; in fila su!
- Ah, invidio la giovinezza di questi ragazzi. – sospirò con un sorriso Iona, sistemandosi gli occhiali sul naso, prima di partire con un passo degno di un cavallo alato.
- Non io. – sospirò Piton che già sapeva che avrebbe passato un eterno, estenuante, odioso pomeriggio. Gazza aveva ragione a insistere nel voler sospendere queste gite.
Severus non usciva mai da scuola, se poteva. Non vedeva attrattive nell’ameno, piccolo villaggio: orde di ragazzini urlanti e festanti, gente che ci affaccendava con le compere, professori che si perdevano in racconti di gioventù. Lo detestava.
- Oh, avevo la loro età quando ho cominciato a duellare… - cominciò Iona tutta giuliva, mentre mollavano i ragazzi al loro destino e si dirigevano ai Tre Manici di Scopa. Minerva McGranitt ascoltava tra l’interessato e il divertito, mentre Severus, pentendosi di essere lì, vivo e con le orecchie perfettamente funzionanti, cercava un cappio con il quale impiccarsi. O impiccare lei, che era quasi più auspicabile.
- … Eravamo proprio dei ragazzini, e conoscevamo giusto due o tre Incantesimi, non di più. Certo all’epoca eravamo ben più liberi di gironzolare che ora… tu Minerva ricorderai di sicuro, no?
Il primo bicchiere di Whisky Incendiario era andato, tempo di berne a forza un altro e sarebbe tornato al castello, da solo. E Merlino, i suoi studenti avrebbero pagato con il sangue.
- Quando poi ho cominciato a duellare seriamente è stata dura. Le ragazze hanno sempre duellato, ma questo non ha mai impedito ai maghi di guardarci dall’alto in basso e…
Minerva non parlava, ma annuiva comprensiva.
- … Il mio primo avversario serio, quello di cui ho veramente avuto paura deve avere avuto l’età di Severus: John Morland. Mi ricordo che le sue ammiratrici lo chiamavano Belbello, e in effetti era davvero un bel ragazzo, ma non era la prima cosa di lui che notavi quando salivi in pedana. Non c’è stato niente da fare, mi ha battuto alla grande. – fece una risatina nasale, che ebbe su Piton l’effetto di un milione di aghi piantati improvvisamente negli occhi. La squadrò con gli occhi più inespressivi del mondo, e la donna fraintese clamorosamente.
- Non biasimarmi, Severus, ero appena diplomata e alle prime esperienze agonistiche; lui aveva la tua età e una determinazione incredibile. Ma mi sono rifatta, oh sì. Ha sputato sangue solo cinque anni dopo, e ha perso, ah ha!
Morgana, le vanterie… da parte di una nonnina con una veste color carta da zucchero e un cappellino con i fiocchi coordinati. Severus si chiese se era giunto il momento di espiare tutte le sue colpe passate in una botta sola. Certo, aveva sempre odiato di cuore i colleghi di Difesa Contro le Arti Oscure, ma questa… questa era troppo!
- Severus, ti vedo distratto. Capisco che i racconti di vita di una strega che ha la sua età non siano il massimo… - fece Iona, allungando la sua mano per sfiorare quella del giovane mago, che la ritrasse orripilato. Vide Minerva osservarlo e sorridere sorniona come un gatto. Di certo non sarebbe venuta in suo soccorso, non ora che si divertiva.
- Severus non ama molto il contatto fisico, Iona. – spiegò la strega con il tono più professionale che le riuscì, mentre tratteneva una risata. Era da tutto il pomeriggio che vedeva Piton soffrire sulle braci per niente. Se doveva stare così male che ne avesse una valida ragione, almeno.
- Non credo sia il momento di parlare di questo. – Severus si alzò velocemente con uno scatto ben degno della sua età anagrafica. Posò una moneta sul tavolo e lasciò il locale a grandi falcate.
Minerva allungò il collo verso il punto in cui prima sedeva il suo collega: - Una di noi due dovrà portargli il resto. – sentenziò.

Capitolo tre: profusioni di affetto

Severus rientrò al castello a velocità mai vista, fumante di rabbia. Alcuni Serpeverde del primo anno che lo incrociarono lungo il cammino che portava al suo studio sparirono velocemente, spaventati dal suo sguardo iniettato di sangue. Andò in bagno e con un gesto pieno di consapevole infantilismo si lavò la mano che Iona gli aveva quasi sfiorato. Se da quella malata di mente poteva aspettarsi di tutto non capiva l’atteggiamento sinistramente complice dell’ algida Minerva McGranitt.
Tutti notarono il suo livore a cena, e notarono soprattutto quello sguardo omicida che niente prometteva di buono. Ne pagarono le conseguenze gli studenti, naturalmente: nel giro di due settimane Charlie Weasley rifece il suo compito quattro volte.
- Spero che lei riesca ad azzeccare il compito prima di arrivare alla decima replica, Weasley. Comincio a stancarmi di rileggere le stesse frasi rimasticate. Le è così difficile imparare la composizione del veleno di Belladonna?
A tutti, dunque, non restò che sospirare e attende con ansia il Natale. Quando finalmente arrivò il tanto agognato periodo di vacanza, quasi tutti lasciarono la scuola felici di potersi concedere qualche giorno di tregua.
- Quel brutto pipistrello dal naso adunco! – borbottò Tonks assumendo, mentre parlava, le fattezze del professore tanto odiato. – Giuro che ci sputo, sulla prossima pergamena, e anche dentro al calderone! Fosse l’ultima cosa che faccio!
- Sarà l’ultima di certo. – commentò Caroline sconsolata, facendole segno di salire sul treno.
Hogwarts, dunque, era rimasta quasi deserta, eccezion fatta per i professori e pochi, terrorizzati studenti, per lo più del quinto e settimo anno.
Iona era rimasta turbata dall’episodio di Hogsmeade, e avrebbe voluto parlarne con Silente subito, ma gli impegni scolastici di entrambi li avevano tenuti troppo occupati: ora che le lezioni erano sospese, avevano tempo per discuterne. La strega marciò verso l’ufficio del Preside e al grido di “Liquirizia”, attraversò il passaggio.
- Oh, ciao Iona, non ti aspettavo. Stavo per farmi un tè, ti piacerebbe farmi compagnia? – la accolse la voce di Silente, impegnato a trafficare vicino al camino.
- Oh, volentieri, sì.
- Accomodati pure su una delle due sedie, sai aspettavo Minerva. – aggiunse, mentre con la bacchetta faceva fischiare il bollitore.
- Sono di troppo forse? – chiese Iona, sorridendo.
- Oh, affatto, me ne sto sempre quassù come un vecchio gufo, la compagnia non mi dispiace. – versò il tè in tre tazze e porse lo zucchero all’amica.
- Mentre aspettiamo Minerva c’è qualcosa di cui vuoi parlarmi, o eri semplicemente passata a trovarmi? – le chiese il mago, tornando a sedersi sul suo scranno.
- Più che altro… be’, inizio a sentirmi ripetitiva, ma davvero, cos’ha quel ragazzo che non va?
- Ti riferisci a Severus? – sorrise Albus, mentre soffiava sulla sua tazza.
- Esatto! Non so se Minerva ti ha riferito dell’episodio di non molto tempo fa…
Ma Albus non la guardava, il suo sguardo si era spostato verso la porta. – Si è evocato il tuo nome giusto un momento fa.
Minerva assunse un’espressione sorpresa, mentre salutava la sua collega e si accomodava alla scrivania. – E come mai?
- La precipitosa fuga di Severus dai Tre Manici di Scopa. – disse solo Silente, rendendo chiaro a Iona che l’episodio gli era stato riferito eccome.
- Mi è dispiaciuto davvero tanto. – fece Iona, cominciando a sorseggiare la sua bevanda: adorava sorbirla quando era ancora rovente; i suoi piccoli occhiali si appannarono subito.
- Severus non è soggetto facile… - iniziò la McGranitt, seria.
- Di certo non ha avuto una vita facile, povero ragazzo. – continuò Albus, serio.
- Che gli è accaduto? – fece Iona con voce incrinata dalla preoccupazione. Se avesse avuto gli occhiali puliti avrebbe di certo scorto lo sguardo complice che Minerva e Albus si stavano scambiando, ma non aveva più la vista di una volta, e il vapore era una barriera impenetrabile.
- La versione molto breve prevede un’infanzia burrascosa e non delle più felici, e questo l’ha portato a cadere nella rete dei Mangiamorte. – riassunse la McGranitt con voce incolore.
- Diciamo che non è stato molto amato… - continuò Silente.
- Sì, certo, è sempre solo, ma penso che almeno per Natale andrà a casa qualche giorno per congiungersi coi suoi cari; tutti gli insegnanti ad Hogwarts fanno così da sempre, no? Gli farà bene! – insistette Iona.
- Severus è solo, preferisce starsene sempre qui. – rispose il Preside, con un tono vagamente drammatico, prima di bere una lunga sorsata di tè.
- Scherzerai, spero! E’ così giovane!
- Giovane e ferito dalla vita, Iona, non è un buon connubio. – fece Minerva.
- E’ terribile.
- Lo so, Iona. Dispiace vedere un giovane mago sprecare la propria vita così, ma nessuno di noi è mai riuscito a fare granchè con lui.
- Vitious me l’aveva accennato, però diceva che tu avevi un buon ascendente, Albus.
- Non abbastanza, pare…
- Oh, scommetto che se qualcuno se lo prendesse a cuore… - fece Iona.
- Vorresti farlo? Hai visto la sua reazione… - disse la Vicepreside, sorpresa.
- Ho visto sì, ma non si può fare finta di niente!
- Di certo qualche attenzione materna non può fargli male, Minerva. Sarà reticente, certo, ma alla fine potrebbe rivelarsi utile, per lui.
- E’ quello che sostengo, Albus. Nessuno è un gatto selvatico per sempre. Un po’ di affetto materno, se gli è mancato da piccolo, penso lo aiuterà. Che ne sarà di lui se lo lasciamo proseguire su questa china?
- Non lo si può prevedere… - commentò sconsolata Minerva.
In breve, Iona si autoconvinse che era la persona giusta per salvare Severus Piton da se stesso. Finì di bere il tè e rimase per qualche altra chiacchiera, poi pensò di ritirarsi; era prossima alla partenza per passare un paio di giorni con la sua famiglia. Del resto sarebbe presto tornata a scuola e stavolta con un compito in più: far sentire il professore di Pozioni amato.
Severus, ancora ignaro del destino che lo attendeva alle soglie del nuovo anno, tentò di farsi vedere il meno possibile; certo non poteva permettersi di saltare il pranzo di Natale o del Nuovo Anno con Silente e quella triste, scarna banda di maghi e streghe senza famiglia, che naturalmente comprendeva anche la Cooman. Implacabile, come ogni anno, gli fu predetta una morte tra atroci sofferenze entro l’estate, e per la prima volta, ripensando alla sua collega Iona, sperò che quella donna occhialuta non si sbagliasse.
Gennaio, alla fine, portò altra neve e, purtroppo, di nuovo la professoressa Whitby, più carica di affetto materno che mai Doveva evidentemente averne fatto una grande scorta a casa. Severus si ritrovò placcato alla fine o quasi di ogni lezione, costretto ad essere invitato a bere ettolitri di tè o altre sciocchezze simili.
- Avrei dei compiti in classe da correggere, Iona. Non ho molto tempo da perdere… - tentava sempre di sottrarsi con scuse simili ma, accidenti, quella donna non mollava l’osso facilmente.
- Suvvia, pochi minuti e sarai libero. Non dovresti startene sempre nello scantinato, e con quel broncio darai pessimi voti ai tuoi studenti anche quando non se lo meritano, ne sono certa.
- Purtroppo, Iona, i miei studenti sono molto scarsi senza che io gli dia una mano in questo… - tentò di nuovo il mago, cercando di divincolarsi dalla stretta della strega che lo aveva preso sotto braccio. – E, come ho già avuto modo di spiegare, ho fatto di tutto per non rimanere incastrato in un sotterraneo. È stato Silente a ritenermi indispensabile in quel ruolo.
- Allora dovremo dire a Silente di non sprecare i suoi talenti così. – concluse Iona, trascinando Piton di forza su per le scale in modo che metà degli studenti di Serpeverde e Merlino sapeva chi altro potessero notare quella strana coppia a braccetto.
Se già questo era stato sufficiente a portarlo sull’orlo di una vera, autentica crisi di nervi, l’idea di rimanere solo con lei per un tempo indefinito in una stanza così piccola a conversare lo spinse a darsi al tentato omicidio.
Portava sempre con sé una fialetta di veleno per momenti come questi: se non l’avesse usata subito c’era il rischio che non potesse averne più la possibilità. Del resto aveva fallito in passato, era ora che la fortuna arridesse anche a lui. Non appena l’anziana si distrasse per recuperare il bollitore di fattezze così “casalinghe” da disgustare Severus, ne versò un po’ nei biscotti graziosamente ordinati nel piatto davanti ai suoi occhi.
- Prendi pure, Severus, non mordono! – chiocciò la donna, mentre sistemava la tovaglietta che aveva posto sulla scrivania: Iona detestava le piegoline che a volte si formavano a tradimento sulla stoffa.
- Ma uccidono. – bisbigliò il mago.
- Come hai detto? Abbi pazienza, sono abituata alle voci degli studenti, che sono ben più squillanti.
- Detesto i dolci, Iona. – disse ad alta voce.
- Oh, che peccato, sicuro?
- Sì, Iona.
- Ultima offerta! – canticchiò con tono gioioso mentre avvicinava il piatto al viso di Piton che impallidiva di minuto in minuto. – No? Oh, va bene, andrò di merenda leggera anche io, è scortese mangiare in barba agli ospiti.
Severus sospirò: buon Agrippa, non era proprio giornata per lui.
Iona accantonò i biscotti, e si mise a chiacchierare gioviale della sua famiglia, come se fosse un interessante argomento di conversazione con uno come lui, poi. Figli, cugini, nipoti di vario grado: una sfilza di nomi che non avrebbe ricordato nemmeno sotto tortura… c’era della Pozione Canterina in quella maledetta bevanda? Quella vecchia strega chiocciava da secoli!
La breve merenda durò ben due ore, e il risultato, alla fine di tutto, fu che nessuno studente del quarto anno prese più di Troll nel compito in classe. E nemmeno quelli del secondo, o di qualunque altro anno, sebbene qualche Serpeverde fortunato la spuntò con un Desolante.
- Ma allora è un vizio! – sbottò Charlie, ormai distrutto dalla sequenza di insufficienze. Tonks, accanto a lui, appoggiò la testa al banco, sospirando sconsolata.
Non erano però gli studenti che se la passavano peggio. Iona stessa e alcuni ragazzi che erano stati a ricevimento da lei ebbero atroci dolori di stomaco, e senza che se ne capisse il motivo, a parte una sana scorpacciata di biscotti. Madama Chips suppose che si trattasse di avvelenamento, ma i toni melodrammatici di Sibilla sulla prossima implosione di Hogwarts alla fine convinsero tutti e la stessa Chips che forse si era trattato solo suggestionamento da panzane e pessima digestione.
Fu registrato però un curioso fenomeno: Severus Piton attraversò per giorni i corridoi della scuola sfoggiando un inquietante buon umore. Non era nemmeno un evento compatibile con il Quidditch, visto che Serpeverde aveva battuto Grifondoro quasi un mese prima.
Nei mesi successivi Piton si rese irrintracciabile eccezion fatta per le lezioni, i pasti in Sala Grande e le convocazioni di Silente. Iona non riusciva a capacitarsene.
- Pensi sia saggio lasciare la situazione così, Albus? – chiese Minerva al Preside, mentre passeggiavano per il parco all’ora del tramonto.
- Ho sparso rilevatori di veleno in ogni piatto e calice della scuola per evitare che metta fuori uso la nostra insegnante di Difesa prima del tempo, e spargerò la voce che Piton sta facendo ricerche sulla prima Pozione Miracolosa che riuscirò a farmi venire in mente per giustificare le sue sparizioni continue. Pensi basterà ad evitare il peggio?
- Lo spero, o mi pentirò di aver acconsentito a tutto questo.
Così, mentre Piton ufficialmente lavorava sulla scoperta del secolo, ufficiosamente si nascondeva dalle profusioni affettuose di quella donna terribile che era la strega Whitby.
Passarono i mesi, e l’affetto materno di Iona rimaneva privo di valvole di sfogo; finì così per riversarlo su studenti disperatamente bisognosi di attenzioni, perché erano alle prese con i sempre più tremendi compiti di Pozioni. Del resto, lo sapevano loro, come lo sapeva lo stesso Piton, non avrebbe potuto bocciare mezza scuola nella sua materia solo perché a lui andava. Era una certezza, però, che non rendeva meno crudele l’agonia.
Nei mesi a seguire diverse portate vennero trovate colme di veleno potenzialmente mortale, ma nessuna di queste venne assaggiata da alcuno grazie agli Incantesimi protettivi di Silente, i loro fischi risuonavano spesso per le grandi stanze del castello. Sembrava che qualcuno, e il Preside aveva un vago sospetto sull’identità del piccolo serial killer, pensasse di liberarsi non solo di Iona, intorno alla quale gravitavano gran parte delle portate incriminate, ma di tutta la scuola.
Minerva McGranitt non era che una silenziosa spettatrice che attendeva con ansia l’arrivo dell’estate per tornare a rilassarsi.
E incredibilmente, l’estate alla fine arrivò, e con essa gli esami di fine anno. Gli studenti si misero a lavorare duro, tutti terrorizzati dall’idea di essere rimandati in Pozioni, ma alla fine, molti, anche se per un pelo, la scamparono. Questo non aveva affatto reso felice Severus, che aveva i suoi buoni motivi (strettamente didattici, ovvio) per dare ai suoi studenti una lezione di vita, ma Silente, accecato come sempre dalla sua bontà infinita, gli aveva intimato di essere clemente.
Sembrava che l’anno, dunque, si fosse concluso quasi pacificamente, una volta tanto. L’imprevisto, però, era in agguato.

Epilogo

- Albus, ho una pessima, pessima notizia per te. – annunciò Iona una mattina, entrando nell’ufficio del Preside.
- Di che si tratta?
- Vedi, la mia nipotina Angela aspetta un bambino, e trattandosi del mio primo bisnipote vorrei stare a casa per fare la bisnonna con tutta calma. Sono mancata per quasi un anno, e mi serve di nuovo la mia routine.
- Oh, capisco… immagino che a casa il tuo istinto materno verrà ripagato più che qui a Hogwarts. – rispose Silente con un sorrisino sghembo.
- Con mio grande dispiacere devo dire di sì.
- Cosa vuoi, Iona, anche per quest’estate mi toccherà mettermi alla ricerca di un nuovo professore di Difesa. Sicura di voler lasciare?
- Sicura, a malincuore ma sicura.
Fu molto triste per gli studenti dare l’addio all’amata professoressa Whitby, soprattutto perché nessuno di loro aveva indovinato la causa della partenza del docente di Difesa.
- Non prendetevela, ragazzi. – cercò di consolarli uno degli allibratori del settimo anno, felice di poter dire addio a quella follia con le tasche piene.
- Peccato, questa avrebbe portato Piton al collasso, ci avrei giurato. – commentò Bill mentre si avviava verso il binario della stazione di Hogsmeade.
- A chi lo dici. Ma consoliamoci, c’è sempre l’anno prossimo. – concluse saggiamente Charlie.
- E’ una minaccia? – fece Tonks, inciampando nel suo mantello. – Guarda che mi fischiano ancora le orecchie per tutti quegli Incantesimi Scova Veleno!
- Non parlarmene, ho perso quindici falci, credevo sarebbe riuscito ad avvelenarla, alla fine. – sbottò il primogenito Weasley, arrampicandosi sul treno. – Avrei potuto comprarci delle Api Frizzole!
E così, con gli studenti già partiti con l’Espresso di Hogwarts, a Iona non restò che fare armi e bagagli. Severus, che aveva origliato dalla porta dell’ufficio di Silente il triste annuncio, tornò nel suo studio giubilante come raramente era stato nella vita. La sua spina nel fianco era stata sconfitta: era un uomo salvo, e di nuovo un libero torturatore di studenti!
Iona Whitby pretese di salutare i suoi colleghi prima di partire, dal primo all’ultimo. Si profuse in molte parole di dispiacere e gioia per aver condiviso delle ottime giornate con tutto lo staff. Baciò ed abbracciò tutti.
Severus tentò in tutti i modi di sfuggirle, ma Iona l’ebbe vinta un’ultima volta; placcandolo in Sala Grande, davanti a tutti i professori, a Gazza e anche davanti a Madama Chips, il giovane Piton non potè fare altro che rimanere rigido e immobile come uno stoccafisso, mentre quella donna orribile lo stringeva come un orsetto e gli baciava la guancia. Gli sembrò che il contatto di quelle labbra premute sul suo viso non dovesse finire mai. Quando Iona Whitby finalmente uscì dal portone principale e sparì dalla sua vista, Severus, ignorando qualunque commento, corse al suo sotterraneo. Doveva avere una Pozione in grado di cancellare quel terribile ricordo! E, in caso contrario, l’avrebbe inventata seduta stante!
- E’ andato tutto bene, visto, Minerva? – disse a quel punto Silente, rivolto alla sua collega.
- Diciamo che poteva andare peggio. – fu la risposta non troppo rilassata della strega.
- Spero solo di non dover sostituire anche il docente di Pozioni, quest’anno. – concluse Albus, accompagnando Minerva in cortile a godersi quella bella giornata di sole.

Edited by Ladyhawke87 - 30/3/2011, 20:39
 
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