Fever, [02/03/11] Host Club Plot Bunny

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Rowizyx
view post Posted on 24/6/2011, 17:26




Fandom: Host Club
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: I sette del Club, Fuyumi Ootori
Tipologia: One-shot
Lunghezza: 3356 parole (Word counter)
Avvertimenti: nessuno
Spoiler! nessuno
Genere: Commedia
Disclaimer: Host Club non mi appartiene, purtroppo, ma è © di Bisco Hatori, Lala, Tokyo Television e chi per loro.
Non scrivo a scopo di lucro e pertanto nessuna violazione del copyright è intesa.
Credits: nicht per questa volta!
Note dell'Autore: A parte che inizio a odiare questo contest e questi plot bunnies perché non è possibile che a ogni edizione io parta in quarta con una storia, mi esalti un sacco, poi capisca che rischio di andare fuori tema e ne debba scrivere al volo una seconda... Ce l'ho fatta a postare in anticipo per una volta, WHOOO HOOO! È una vittoria solo questa cosa...
Introduzione alla Fan's Fiction: È accaduto l'inverosimile all'Host Club: Kyouya si è ammalato. Ma i suoi amici saranno preoccupati per lui... O approfitteranno di questo stato di grazia?


I corridoi del liceo Ouran erano tranquilli e silenziosi nel pomeriggio, quando le lezioni erano ormai terminate e gli studenti si dedicavano alle attività extracurricolari.
«Corri, presto!»
Questo, almeno, di solito.
«Accidenti, Haruhi, sei davvero una tartaruga» si lamentò Kaoru voltandosi verso l’amica che era rimasta indietro. «È tardissimo, muoviti o Kyouya ti tirerà via la pelle di dosso».
Il terzetto si stava precipitando verso l’aula tre di musica alla velocità della luce, almeno i gemelli Hitachiin; Haruhi proprio non era portata per la corsa, era una triste verità che in quel momento la stava svantaggiando e preparando a essere mangiata viva dal Re nell’Ombra.
Erano incredibilmente in ritardo per l’apertura del club: non era colpa loro, i due capiclasse avevano indetto una riunione straordinaria per parlare della gita del prossimo mese e rivedere l’itinerario, poiché erano sorti alcuni intoppi durante l’organizzazione.
La ragazza boccheggiava, cercando di tenere il passo. Fosse stato per lei, non avrebbe perso tempo per quel motivo: non aveva nemmeno il passaporto e non le era possibile attraversare mezzo mondo solo per la gita scolastica! Hikaru e Kaoru, però, non le avevano permesso di andarsene.
«Se dobbiamo finire negli artigli di Kyouya, tu cadrai con noi» avevano sibilato con il solito sorriso diabolico.
Decisa a non essere lasciata indietro, Haruhi ignorò la fitta alla milza che la stava attraversando e accelerò il passo, sperando di non inciamparsi nei propri piedi. La porta del club, finalmente!
I tre si precipitarono dentro e si piegarono subito in un inchino di scuse, preparandosi alla strigliata che sarebbe toccata loro per il ritardo. «Senpai, scusa se non siamo arrivati prima. Abbiamo avuto un impegno imprevisto con la classe, e…»
«Ma dov’è Kyouya?» domandò Hikaru.
In effetti, era strano che il diavolo Ootori non fosse appostato sulla porta per riprendere i tre membri del club arrivati così tardi, ma neanche guardandosi intorno riconobbero la figura di Kyouya.
«Già, dove si è nascosto l’oni? In genere sarebbe già qui a farci la predica sui nostri doveri di membri più quotati del club… E avrebbe già aggiunto almeno centomila yen al debito di Haruhi per punirla del ritardo».
Ancora col fiatone per la corsa esagerata, date le sue scarsissime capacità sportive, la ragazza biascicò qualcosa sul fatto che non fosse un vanto incarnare fantasie incestuose, né una buona idea suggerire a Kyouya di alzare la cifra che doveva rendere al club. Esausta, e anche un po’ frustrata per aver faticato tanto senza motivo, andò a sedersi accanto a Honey, che stava attaccando una fetta di torta più grande di lui e aveva già il naso sporco di panna.
«Oh, Tamaki non ve l’ha detto? Kyo è malato e non è venuto a scuola, oggi. Abbiamo annullato la rappresentazione speciale in programma, per cui tranquilli. Le clienti arriveranno solo tra pochi minuti».
Accidenti, tutta quella corsa per niente? Arienai
«Sta male? Deve essere una cosa seria, se è addirittura rimasto a casa» considerò Haruhi appena preoccupata. Salvo febbroni da cavallo, che però prendeva raramente, lei in genere si metteva la mascherina e andava a scuola anche se malata, per paura di perdere argomenti importanti o collezionare assenze inutili in previsione di eventuali motivi futuri più seri, e così tutti gli altri. Se Kyouya, che era così ossessionato dalla volontà di brillare in ogni campo, era rimasto a casa doveva essere per forza una malattia grave.
«Veramente no», rispose Honey con la solita spensieratezza, «per quello che so, ha soltanto un po’ di febbre, ma dovete chiedere a Tamaki, ci ha parlato lui».
Qualche linea di febbre? Il diavolo incarnato era capitolato per così poco?
I gemelli si voltarono verso il solito angolo, da cui Tamaki stava diffondendo la solita energia cupa e negativa.
«Allora, che ha Kyouya? Nel caso peggiore, noi prendiamo il suo computer e tutti i suoi gadget tecnologici, ci prenotiamo».
Il Lord non prese bene quella battutaccia e si voltò a rispondere indignato: «Screanzati! La mamma sta male e voi non riuscite nemmeno a sembrare preoccupati? Che vergogna, avere figli così poco rispettosi dei genitori…»
«Sì sì sì, ora dicci com’è possibile che il mostro irriducibile del club si è fatto sconfiggere da due linee di febbre» lo interruppe Kaoru, che non aveva voglia di sentire una simile paternale. Non le subiva dai suoi veri genitori, doveva fargliele quel baka?
Tamaki scosse il capo, sempre offeso a morte, e allungò verso i gemelli il suo cellulare.
«Non sono in forma, pensate al club senza di me oggi. Fammi avere le lezioni e i compiti per mail» lesse Hikaru con un tono di voce perplesso.
«Non mi sembra che stia così male, è lucido e freddo come sempre…»
«Ma non leggete tra le righe? Sta così male che non vuole nemmeno il mio conforto» replicò stizzito Tamaki, scendendo nei messaggi fino a leggerne un altro. «Sentite qui: non è niente di serio, ma non sto in piedi e non è il caso di peggiorare le cose. Ci vediamo domani o nei prossimi giorni, al massimo».
«Non credo che non voglia il tuo conforto, non desidera averti tra i piedi».
Al ragazzo si riempirono gli occhi di lacrime: «Non dite sciocchezze, di certo non vuole mostrarsi debole e indifeso davanti ai suoi più cari amici per non distruggere l’immagine che abbiamo di lui e… Kaoru, Hikaru, dove state andando? E perché avete quelle facce diaboliche

*

«Ma che carini, siete venuti a trovare Kyo-kun! Sarà davvero felice di vedervi, oggi è stato così male…» Fuyumi accolse con piacere gli amici del suo fratellino minore con un sorriso, come se fosse normale per lei trovarsi a casa Ootori nonostante non vivesse lì ormai da un pezzo. «Nostro fratello maggiore gli ha preso la temperatura e ha detto che non è niente di grave, ma non è ancora riuscito ad alzarsi dal letto. Ero passata a salutare, ma quando ho saputo che non si sentiva bene ho deciso di rimanere a tenergli compagnia. Sarà felice di vedervi» ripeté con enfasi, facendo strada.
I gemelli annuirono alle sue spalle, fingendo di essere molto preoccupati per il loro povero amico malato, tampinati da Tamaki che era forse il solo davvero in ansia per Kyouya. Dietro ancora c’era Haruhi, che francamente non capiva perché si trovasse lì, visto che lei non era affatto interessata a dare fastidio al compagno mentre stava male, e poi Mori e Honey. Quest’ultimo sperava di scroccare la merenda, contando soprattutto sul senso di ospitalità di Fuyumi, ma in fondo vedere il Re nell’Ombra messo al tappeto dalla febbre era un evento imperdibile.
«Forse dovremmo lasciarlo in pace, se sta riposando… Facciamogli avere i nostri saluti e andiamo via, su» tentò di convincerli la ragazza sentendo che quella storia sarebbe potuta finire malissimo. Kyouya malato poteva essere vulnerabile – forse – ma Kyouya rimesso in salute e vendicativo era un’immagine spaventosa, nella sua mente.
Poiché gli altri non sembravano sentire ragioni, però, tutto quello che poteva fare era assistere e cercare di mimetizzarsi sullo sfondo, così che la furia dell’oni non si scatenasse su di lei, sebbene anche lei fosse curiosa, a pensarci bene…
Senza rendersi conto della tempesta che stava per scatenare, Fuyumi li condusse fino alla stanza del fratello e, una volta arrivata alla porta, bussò piano, annunciò i ragazzi e sparì per organizzare un piccolo rinfresco.
«Giusto qualcosina per ringraziarvi della visita e di tirarlo un po’ su», spiegò con la solita aria serena e infantile. A volte non sembrava nemmeno sposata, per la sua ingenuità.
Finalmente soli, i membri del club furono liberi di entrare: la camera era molto buia, tanto che quasi non si vedeva il letto, quando improvvisamente si sentì una voce da funerale.
«Che cosa ci fate qui? Avevo detto di lasciarmi in pace…»
Haruhi socchiuse gli occhi per abituarsi all’oscurità e lo vide: abbandonato sui cuscini come se fosse in punto di morte, il sempre compostissimo Kyouya stava cercando di incutere il solito terrore con cui scacciava i disturbatori che osavano svegliarlo troppo presto, senza però riuscirvi.
Non aveva la stessa aria demoniaca, comprese: era molto pallido e aveva due pesanti segni scuri intorno agli occhi, come se non fosse riuscito a dormire per tutta la notte. Allora forse il problema era la mancanza di sonno, più che la febbre…
In quello stato, debole, malaticcio e spettinato, pure, alla ragazza fece più che altro tenerezza. Una sensazione che la lasciò interdetta, a dire il vero, poiché riteneva impossibile provarla per un essere come Kyouya. Forse era la consapevolezza che per una volta il Re nell’Ombra era una vittima inerme nelle mani degli altri demoni del club, chissà.
«Come ti senti, Okasa?» domandò Tamaki sedendosi sul bordo del letto e cercando di prendere una mano di Kyouya tra le sue, preoccupato e commosso. Il malato si rintanò ancora di più sotto le coperte.
«Male. Andatevene» sillabò tra un colpo di tosse e l’altro, incapace di scacciare via gli altri come sapeva fare di solito con un solo sguardo.
I gemelli si portarono in fondo al letto e ridacchiarono. «Ti sembra questo il modo di trattare i tuoi amici che sono venuti a vedere come stavi, preoccupati per la tua salute?»
Risalirono fino a raggiungere l’amico e gli afferrarono una guancia ciascuno, pizzicandogliele come mai avrebbero osato fare se il senpai fosse stato in buone condizioni.
«Dovresti vergognarti, altro che».
Kyouya non sembrava della stessa idea: «Dovrei chiamare la sicurezza e farvi sbattere fuori, altroché».
«Come ti senti?» tentò di mediare Haruhi, pur sapendo che si sarebbe presa la sua dose di bile. «Tua sorella ci ha detto che dovrebbe essere una semplice influenza…»
«Esattamente, per cui non c’è bisogno che rimaniate qui: mi serve pace e riposo, smammate».
Malato o non malato, il terzogenito Ootori ci teneva a far sentire la sua autorità, inutilmente: Honey aveva indossato una crestina da infermiera e aveva uno stetoscopio al collo e pretendeva di sentirgli la fronte e controllare le sue condizioni. Ovviamente, Usa-chan era bardato con un completo simile.
«Non per dire, ma sono imparentato con un numero notevole di medici e la mia famiglia possiede o gestisce gli ospedali più rinomati del paese. Sono già a posto, grazie», mugolò scostandosi più in là quando l’amico gli si avvicinò con un termometro.
«Ma hai preso qualcosa?» domandò ancora Haruhi. «O almeno hai mangiato…»
«Un’aspirina per il mal di testa – anche se ne servirà presto un’altra – e ho mandato giù un po’ di brodo, quindi, come ho già detto, sono a posto».
Per la ragazza sarebbe stato abbastanza, anzi, lei si sarebbe accontentata del primo messaggio inviato dal senpai quella mattina, ma purtroppo i suoi amici non erano dello stesso parere.
«Perfetto, l’abbiamo visto e non è in fin di vita, proprio come ci aveva detto… Possiamo andarcene?» propose e nel frattempo le parve di scorgere un lampo di gratitudine negli occhi di Kyouya.
«Come, andarcene? E abbandonarlo mentre soffre, anche se stoicamente cerca di nascondere il suo dolore?» ripeté Tamaki, che per esperienza sapeva che quella febbriciattola era un vero tormento. Lui rantolava per giorni, quando si trovava in quello stato, anche se cercava di non farsi sentire troppo per non spaventare lo staff della seconda residenza.
Inutile tentare di spiegargli che, se Kyouya stava soffrendo, era per l’occupazione imprevista della sua camera e per quel caos che gli impediva di dormire. Inutile cercare di portare via il club, che sembrava deciso a tutti i costi a collaborare per aiutare la guarigione di Kyouya con i rimedi casalinghi.
A un’occhiata più approfondita, però, Haruhi si rese che forse Tamaki non si era sbagliato, per una volta: a parte il disturbo che doveva sopportare, era evidente il padrone di casa era così debole da non aver neanche tentato di alzarsi dal letto, nemmeno per recuperare il telefono, che i gemelli avevano spostato in un punto che non poteva raggiungere dalla sua attuale posizione.
«Ti farei degli udon, ma probabilmente la tua cuoca avrebbe da ridire vedendo un’estranea nella sua cucina» provò a consolarlo Haruhi, che si sentiva stranamente in colpa per il trambusto scatenato dagli altri. «Comunque dovresti cercare di mangiare qualcosa di solido oltre al brodo, hai bisogno di energie».
«Mi si è chiuso lo stomaco, con la febbre è sempre così» rispose Kyouya laconico.
«È un peccato… Ma anche tu, far sapere che non stai bene! Che ti aspettavi da questi baka?»
Il ragazzo non rispose: aveva ancora un minimo di dignità che lo obbligava a non rovinarsi del tutto con le proprie mani rivelando che, in fondo, voleva la compagnia dei suoi amici, anche se erano così chiassosi e noncuranti di lui.
Si annoiava, era quella la verità: non poteva leggere né navigare online senza che il mal di testa peggiorasse, tanto che sua sorella gli aveva portato via computer e occhiali pur di obbligarlo a riposarsi, e dopo qualche ora il soffitto non gli sembrava così interessante, anche perché vedeva soltanto un campo grigio sfocato. Avrebbe voluto dormire ma, pur sentendosi spossato, la febbre gli impediva di prendere sonno.
Era così sprofondato nella noia e, in quella situazione, aveva subito sentito la mancanza dei suoi amici, che in genere gli riempivano la giornata con i loro disastri… Ma in quel momento facevano un baccano così infernale che avrebbe davvero voluto chiamare i suoi bodyguard per farli buttare fuori a calci.
«Ragazzi, perché non vi spostate in cucina a discutere su quale infuso sia più salutare? Sicuramente là ci saranno tutte le erbe e gli altri ingredienti che vi servono» disse Haruhi richiamando l’attenzione degli altri, che subito annuirono e si lanciarono correndo per essere i primi a interrogare la cuoca della famiglia Ootori. Quando furono spariti, si voltò di nuovo verso il malato: «Cercherò di impedire che ti facciano assaggiare qualunque cosa».
«Grazie, Haruhi… Portateli via e cancellerò il tuo debito» bisbigliò Kyouya, tanto che la ragazza dovette farsi ripetere la frase per essere sicura di quello che aveva sentito.
«Stai dicendo sul serio?»
In genere il senpai non perdeva occasione per oberarla di altri debiti, ora improvvisamente si offriva di liberarla da quell’onere? Doveva sentirsi davvero a pezzi.
Il giovane si portò una mano alla tempia, facendo una smorfia sofferente. «Farei qualunque cosa pur di recuperare un po’ di silenzio».
«Tenterò di convincerli, ma lascia stare il debito», rispose Haruhi rifiutando l’offerta. «Non è questo il momento di pensare ai conti».
Con dolcezza gli rimboccò le coperte, senza dire altro, poi uscì dalla stanza chiudendosi dietro la porta e raggiunse la cucina dove anche Fuyumi era stata coinvolta nel nuovo, fantastico gioco dell’Host Club. Stavano già tutti preparando strani intrugli con cui speravano di curare il malato… Gli avrebbero solo causato un’intossicazione alimentare a peggiorare la situazione, pensò Haruhi scuotendo il capo.
Con pazienza e decisione, spiegò che Kyouya si era addormentato e che era meglio non disturbarlo ulteriormente.
Mogi mogi, i ragazzi si lasciarono convincere a tornare a casa, considerando che si stava facendo tardi e che Haruhi doveva ancora organizzare la cena per sé e suo padre.
Nella sua stanza, intanto, Kyouya era riuscito a recuperare il suo cellulare, che aveva poi nascosto in tutta fretta per evitare che sua sorella gli confiscasse pure quello: continuava a non dormire, ma ogni tanto si asciava scappare un minuscolo sorriso nel vedere la tempesta di SMS affettuosi di Honey – anche da parte di Usa-chan, ovviamente! – e quelli più formali di Mori, gli auguri di pronta guarigione un po’ scanzonati dei gemelli, perfino la telecronaca della serata di Tamaki non gli diede fastidio, anzi, lo fece sentire meglio, in qualche modo.
Ripensò alla loro breve intrusione pomeridiana e al modo quieto e riservato di Haruhi nel prendersi cura di lui. Quella ragazza rimaneva un vero mistero per lui, non c’era proprio niente da fare. Le avrebbe stornato almeno qualche migliaio di yen dal debito senza che lei se ne accorgesse, in segno di riconoscenza per averlo salvato… Non si aspettava quella comprensione da lei, quella che a volte non riusciva a capire i comportamenti più elementari delle persone!
Frastornato dal passaggio dei suoi amici, che forse era giusto quel che ci voleva per dargli il colpo di grazia, finalmente Kyouya riuscì ad addormentarsi. Era già nel mondo dei sogni, quando Fuyumi socchiuse la porta della sua stanza per controllare le sue condizioni.
«Hai degli amici davvero fantastici, Kyo» mormorò con dolcezza. «Sei un ragazzo fortunato».

*

Due giorni dopo, Kyouya era di nuovo in perfetta salute e riprese il pieno controllo del club. Ovviamente, non si era dimenticato del ciclone che si era scatenato in casa sua approfittando della sua indisposizione, per cui si divertì subito a mettere in vendita un intero set di foto imbarazzanti di loro bambini, i classici scatti di neonati nudi dopo il bagnetto, o pargoli all’asilo con indosso buffissimi costumi di carnevale…
Insomma, tutto ciò che ogni essere umano sano di mente terrebbe ben nascosto, al sicuro in una cassaforte, o che brucerebbe prima di avere testimoni scomodi.
Kyouya aveva approfittato di un pomeriggio in cui i gemelli avevano portato le loro fotografie al club, per rubare quelle che perfino quelle due facce toste avevano preferito nascondere e che, ovviamente, erano andate a ruba non appena aveva caricato l’offerta del pacchetto sul sito del club.
«Dovevi proprio farci questo?» si lagnarono in coro nel vedere che tutte le clienti sapevano individuare con precisione dove esattamente si trovasse la voglia di Kaoru, un posto decisamente imbarazzante, mentre Hikaru era immortalato mentre vestiva una bambola con gli abitini che aveva cucito sua madre dopo notevoli insistenze da parte del piccolo.
«Non so, voi dovevate proprio tentare di approfittare di me? Eccovi serviti» rispose placidamente Kyouya con il solito sorriso che ormai i suoi amici associavano alla pura essenza del male.
Haruhi, che aveva appena finito di prendere il tè con alcune clienti, scosse la testa: nessuno avrebbe mai potuto ingannare e prendere in giro il Re nell’Ombra, poco ma sicuro.
Notando il momento di pausa della ragazza, il senpai si avvicinò a parlarle: «Non mi aspettavo che rifiutassi la cancellazione del debito, era un’occasione unica per te».
Era vero: non sapeva perché fosse arrivato a offrirle tanto, in condizioni normali mai si sarebbe lasciato sfuggire una simile possibilità di controllare un’altra persona… Forse erano stati i deliri da febbre, chissà.
«Sarebbe stato inutile, l’avresti ristabilito non appena ti fossi sentito meglio», replicò con schiettezza Haruhi, prima di indicare i gemelli. «E poi non volevo finire come quei due, stanno diventando più depressi di Tamaki. Di questo passo potremo fare omelette ai funghi per mesi!»
«L’ho apprezzato, volevo dirti solo questo».
Era forse la cosa più simile a un grazie che sarebbe mai uscita dalle labbra di Kyouya, la ragazza ne era consapevole.
«Prego», rispose con un mezzo sorriso, ignorando senza difficoltà le lamentele di Hikaru e Kaoru così come Tamaki, che li stava deliberatamente prendendo in giro. Probabilmente non gli sembrava vero di avere un’occasione di netto vantaggio su quelle due pesti! «Allora, come intendi recuperare i due giorni d’inattività del club?»
«Ho in mente qualcosa, vedrai», commentò serafico il giovane, prima di tornare a concentrarsi sullo schermo del suo computer. Aveva qualche centinaio di mail ancora da leggere, in fondo…
Haruhi scosse il capo, pensando che in fondo quell’avvenimento così estraneo alla loro routine le aveva dato una consapevolezza nuova: il terzogenito Ootori era umano, proprio come lei.
Oh beh, forse non erano proprio uguali, ma per lo meno Kyouya aveva avuto la tipica reazione maschile a un malanno passeggero. Anche papà Ranka sembrava sempre in punto di morte non appena la colonnina di mercurio nel termometro superava i 37° spaccati…
Era confortante sapere che non aveva davvero a che fare con un demone, anche se di certo Kyouya non avrebbe confessato la propria umanità a nessuno. Per fortuna la settimana era quasi finita: aveva lasciato indietro le faccende domestiche e quel weekend avrebbe dovuto darsi da fare.
Mentre tornava a sedere con un paio di clienti, però, sorrise al pensiero che tutto era tornato alla normalità: il Re nell’Ombra era sopravvissuto alla febbre, i suoi amici probabilmente sarebbero scampati alla sua oscura vendetta e l’Host Club era di nuovo in pista.
C’erano malanni peggiori, in fondo, di una leggera influenza.

 
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